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Messaggi - Il_Dubbio

#421
Citazione di: iano il 20 Maggio 2024, 00:04:45 AMDal tuo post non si evince che tu abbia un idea chiara di determinismo, ma solo che tu stia cercando di fartene una tua idea personale, cosa rispettabilissima, cosa in cui infatti anch'io proverò a cimentarmi.
Innanzi tuto mi viene da chiedermi,  se avessimo un idea chiara di determinismo, contestualmente avremmo chiara l'idea del suo contrario, il LA?
Si, se il LA fosse il suo contrario, ma così non è.
Il contrario di ciò che è determinato è ciò che è casuale.
La confusione è scusabile, e magari perchè  non è casuale,  cioè sotto sotto intuiamo che a tutti gli effetti l'esercizio del libero arbitrio equivale a una generazione di casualità, unico esempio di caso dunque di cui conosceremmo la causa.
Ora, vista l'importanza che ha il caso nelle cose di questo mondo, come ad esempio nell'evoluzione, se il caso non esistesse bisognerebbe inventarlo, e il libero arbitrio potrebbe essere questa invenzione.
Sarebbe cioè l'equivalente della natura al nostro tirare i dadi, che è un evento determinato quanto volutamente architettato per risultare indeterminabile.

se non facessi tu confusione fra casuale e causale magari si qualche ragionamento si potrebbe fare.
Il problema è che sia il casuale che il causale, sotto spoglie differenti, si sottopongono al determinismo. 
Il determinismo non lo elimini solo perchè non distingui cosa voglia dire casuale da causale. 
#422
Chi fa filosofia ha almeno una laurea.

Questo però non è un forum per chi abbia una laurea in filosofia, supponendo che la filosofia sia di tutti.

Io non ho la risposta a questo quesito. Bisognerebbe farlo al capo supremo del forum.
#423
Citazione di: Jacopus il 19 Maggio 2024, 22:51:02 PMOgni volta che noi compiamo un'azione siamo determinati da innumerevoli fattori precedenti, ma abbiamo un margine di libertà insopprimibile. La prova l'ho già illustrata, e sta nelle enormi differenze comportamentali delle società umane. È anche possibile far nuovamente rientrare nel determinismo questa relativa libertà dell'essere umano, come scelta evolutiva "determinata" per favorire il nostro adattamento. Resta il fatto che se fossimo davvero così determinati in automatico, in cosa consisterebbe la morale o l'etica? ogni azione sarebbe inevitabile. Dovremmo aprire le prigioni, smantellare polizia e tribunali. Sarebbe il trionfo di ciò che è a discapito di ciò che dovrebbe essere. Il senso di essere liberi o di sentirsi più o meno liberi è invece il propellente che ci ha permesso di essere ciò che siamo: una specie animale che non appartiene più al solo mondo della natura ma che ha un piede in un altro mondo, nel quale le leggi della fisica non contano, dal momento in cui l'uomo ha iniziato a pensare in modo riflessivo, creandosi una identità culturale, che è inevitabilmente anche libera. C'è un racconto di Borges che lo spiega bene: "il giardino dei sentieri che si biforcano", se non ricordo male.

non ho compreso appieno il discorso, ma non comprendo ancora maggiormento questo che attinenza abbia con il determinismo.

Io ho gia scritto in precedenza qual è il mio pensiero e guarda caso quel pensiero non riguarda per nulla il determinismo. Perchè? Perchè non è superabile facilmente.... altri tirano fuori cose riguardanti l'indeterminismo, ma per me non sanno bene cosa sia. Quindi meglio non parlarne. 

Come rispondo (ammesso di aver capito, non so)? Per l'etica o la morale la risolvi con le leggi. Una legge è al di sopra della tua morale e se non sei d'accordo vai fuori dal confine dove tale legge è valida, o non entrarci nemmeno se ne sei ancora fuori. 
Per stabilire le leggi oggi usiamo la votazione, quindi è la maggioranza che vince. E se la maggioranza stabilisce che le prigioni debbono essere aperte, le si aprono.
In un certo senso la libertà personale è demandata a quella della maggioranza. La morale che non infrange una legge è libera... o quasi
#424
Citazione di: Jacopus il 17 Maggio 2024, 23:17:46 PMPer Bob:Giusto. Allora dimostrami empiricamente l'esistenza del determinismo nella prassi umana. Che cosa mi ha determinato stasera nel mettermi davanti ad un PC e risponderti? Quello che volevo sottolineare è il fatto che nè il LA nè il Determinismo hanno uno statuto di verità dimostrata logicamente o scientificamente. Dobbiamo accontentarci delle nostre reciproche e differenti convinzioni. Possiamo cercare tracce che vanno verso il partito che abbiamo scelto, ma al momento, nessuna certezza, nè da un lato, nè dall'altro.
Secondo me si fa un errore. Però non so se sia proprio un errore o una cattiva interpretazione del concetto di determinismo.
Ammettiamo stia parlando ad una platea di persone che mi chiede cosa sia il determinismo. La prima cosa che mi viene in mente è usare il concetto stesso del termine, cioè qualcosa che avviene in modo "determinato" da qualcosa che l'ha preceduta in senso temporale. Il senso temporale lo devo mettere per forza, perchè un fenomeno non avviene per qualcosa che lo ha preceduto nel futuro. Oggi io sono qua perchè tutto quello che è successo nel passato mi ha portato ad essere qua.
Va però messo in luce un aspetto che reputo importante. Io oggi sono qua a scrivere perchè ho letto l'argomento (potevo leggerlo ieri o domani) e mi è venuto di rispondere. Oggi!
Il concetto di determinismo (quello che io conosco) non si ferma in modo temporale a quello che oggi mi è venuto di fare. Cioè potrei dare per scontato che l'imput me l'ha data l'aver letto il forum (non l'ho letto ieri però) e poi per una ricerca praticamente consueta, quindi determinata dalla consuetudine,  sia stato portato, sempre in modo determinato, a rispondere.
Ora però magari ho un amico su Titano che fa altre cose sempre determinate da ciò che è avvenuto prima. Ma non è il prima rispetto a me, ma rispetto a lui (il mio tempo infatti con il suo non è possibile metterlo a confronto).
Questo determinismo lo chiamiamo locale. Ognuno si fa i propri comodi e non può in alcun modo "determinare" le scelte di chi gli sta lontano.
Tutto questo va bene fino ad un certo punto, perchè è plausibile che prima che esistesse Terra e Titano esisteva un'altra entità che ha determinato Titano e Terra, e così, sempre andando indietro nel tempo, a qualcosa che ha determinato ogni cosa.

Ora qua Jacopus chiede di trovare empiricamente l'esistenza del determinismo nella prassi umana.
Qua è un problema, perchè per me non esisterebbe una "prassi" che si svolga fuori dal tempo e dallo spazio.
Anche nella prassi umana quindi esiste il prima e il dopo, e ciò che viene prima causa ciò che viene dopo. 
E' chi pensa che non sia cosi che deve trovare un modo empirico per dimostrare che il determinismo non riguarda la prassi umana. 


#425
Citazione di: Il_Dubbio il 01 Maggio 2024, 13:51:18 PMLa mia proposta cosa diceva (piu o meno, magari ora la sto solo cambiando un pochino i connotati) ? Diceva che la coscienza separa gli eventi nella mia testa tanto che questi siano quel che basta distanti anche spazialmente. In questo modo imput ricevuto per far fare un'azione non è simultaneo all'azione eseguita e forse nemmeno a quella ancora precedente. In questo limbo, in cui le cose sono effettivamente gia successe, ma non sono simultanee e nemmeno conseguenziali temporalmente, agisce la coscienza.
E' chiaro però (sempre che quello che ho detto sia chiaro per tutti) la coscienza per quanto possa sforzarsi non può agire senza dei contenuti. Se deve prendere una decisione la deve prendere fra due o piu opzioni. E se non gliele metti dentro questa libertà non potrà mai concretizzarsi.
Ove fosse possibile vorrei chiarire meglio la mia visione delle cose. La coscienza non è un luogo e non è nemmeno un soggetto unico. E' una condizione per la quale è possibile vedere le cose da un qualsiasi punto di vista possibile. Le cose sono gia accadute, sono quelle, non è possibile dire quale delle due sia avvenuta prima o dopo, non sono nemmeno conseguenziali temporalmente. Quindi è la coscienza che indirizza da quale punto di vista vedere le cose e quindi poi ricavare anche laa successione temporale rispetto a quel punto di vista. 
E' come per la relatività ristretta. Due eventi separati spazialmente rispetto ad un osservatore è avvenuto prima uno dei due eventi, se cambiamo l'ossevatore l'evento accaduto per primo è l'altro evento. 
La coscienza è come se rappresentasse il punto di osservazione. E' la coscienza a decidere come vedere gli eventi. E quindi a decidere di conseguenza.

#426
Citazione di: Koba II il 01 Maggio 2024, 11:44:30 AMAndrebbe proposta non dico una confutazione del determinismo, ma almeno un'argomentazione un po' più solida dell'indicare la semplice evidenza dell'esperienza della libertà.
Vi sfido a farlo.
Nel vecchio forum io cercai una via di uscita. Non posso dire che fosse una via di uscita filosofica e nemmeno scientifica. Una specie di proposta para-filoscientifica (una cosa cioè che mette insieme cose o argomenti di natura scientifica e filosofica, senza essere ne una ne l'altra). Una cosa appartenente però ad una sfera che attualmente non è ancora una vera conoscenza, cioè cosa sia la coscienza. 

Il prerequisito è la relatività ristretta di Einstein. Cosa dice in particolare e che qui mi interessa? Due eventi separati spazialmente non potranno essere "simultanei". Il fatto è che si parla di eventi separati spazialmente, mentre le cose che ci interessano succedono molto vicine, cioè nella nostra testa quindi non saranno lontane spazialmente ma al limite lontane  temporalmente. Quindi nella nostra testa succedono cose conseguenziali in senso temporale. Per cui mi sembra chiaro che quando io prendo una decisione questa dipenda (temporalmente) da una precedente. Per cui se dipende non potrà essere "libera" ma appunto (come scrivi) determinata. 
La mia proposta cosa diceva (piu o meno, magari ora la sto solo cambiando un pochino i connotati) ? Diceva che la coscienza separa gli eventi nella mia testa tanto che questi siano quel che basta distanti anche spazialmente. In questo modo imput ricevuto per far fare un'azione non è simultaneo all'azione eseguita e forse nemmeno a quella ancora precedente. In questo limbo, in cui le cose sono effettivamente gia successe, ma non sono simultanee e nemmeno conseguenziali temporalmente, agisce la coscienza. 
E' chiaro però (sempre che quello che ho detto sia chiaro per tutti) la coscienza per quanto possa sforzarsi non può agire senza dei contenuti. Se deve prendere una decisione la deve prendere fra due o piu opzioni. E se non gliele metti dentro questa libertà non potrà mai concretizzarsi. 

Ma questa era una proposta para-filosofica_scientifica non una cosa che si può discutere o meno ne in senso fislofico ne in senso scientifico. Ma è una soluzione... 
#427
Citazione di: Athena il 24 Aprile 2024, 12:32:59 PMBuongiorno a tutti e piacere di conoscervi. Avrei voluto aprire un nuovo topic sul libero arbitrio ma ho notato che c'è già. Purtroppo non ho ancora avuto modo e tempo di leggere con calma gli interventi, lo farò quanto prima.
Mi chiedo da un po' se il libero arbitrio sia sempre e comunque esercitabile anche in condizioni-limite ad estreme. Mi riferisco al nascere, ad esempio, in un contesto che mina profondamente l'integrità, il senso di identità, l'autonomia decisionale, il pensiero critico e la volontà. Per esser più specifica, un luogo dove la propria mente è bombardata costantemente da informazioni incoerenti provenienti da più persone che producono, come effetto fisiologico di difesa, un suo congelamento. Se per strutturare la realtà bisogna affidarsi a propri schemi interni di riferimento quando questi vengono indeboliti e/o distorti, con assiduità, si viene a determinare una radicale e totale impotenza. Il nostro sistema di credenze ci permette di interpretare le informazioni, prendere decisioni e agire secondo ciò in cui crediamo. La privazione alla base (dalla nascita) della capacità di pensare, parlare ed agire secondo la propria volontà toglierebbe qualsiasi margine di manovra ed eliminerebbe del tutto il libero arbitrio. Voi che ne pensate? Dove non c'è possibilità di azione non potrebbe neanche esserci reazione quindi, in questo caso, non si può parlare di scelta soggettiva, di variabili individuali ma di posizione di incastro.

Ciao, sicuramente in una situazione di poca libertà fisica e psicologica, e credo di supporre (da ciò che scrivi) anche culturale, il libero arbitrio è praticamente inesistente.
Il libero arbitrio, per essere esercitato, ha bisogno di alcune predisposizioni. A parte la consapevolezza, che da sola non basta, anche aver imparato a gestire le fonti di informazione.
Ad esempio sarebbe utile affidarsi non tanto a persone per bene o che nutrono in noi dell'affetto, ma a gente che sappia le cose. Avere il dubbio che possa essere quella la fonte migliore e cercare sempre il contradittorio. Al momento adatto sarai tu a scegliere. Ma senza informazioni, alle volte meglio se discordanti, non si può parlare di libera scelta.
Ed anche se questa libera scelta, o libero arbitrio non sarà mai profondamente quello che ci aspetteremmo, sarà la migliore possibile. Sotto a questo livello si è costretti ad agire praticamente istintivamente, come quando si mettevano i timbri e ce n'era uno per ogni protocollo. Alla fine impari a fare quello che è giusto, quindi un timbro per ogni protocollo. Magari si potrebbe anche essere consapevoli di fare delle azioni, ma senza avere l'idea che avremmo potuto fare diversamente. Sarà cosi e basta. 
#428
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
01 Maggio 2024, 10:11:56 AM
Citazione di: daniele22 il 01 Maggio 2024, 09:29:47 AM
Sempre su sollecitazione da parte di Dubbio:
Noi intendiamo "linguaggio" la lingua umana, ma questo nulla toglie al fatto che altre specie comunichino tra loro. Penso che un cane di fronte a un altro cane che inizia a ringhiare realizzi senz'altro un segnale ¿ma il ringhiare di un cane potrebbe essere simulato? Non ne sono certo, ma mi verrebbe da dire di no. Cosa che non si potrebbe dire per uno scimpanzé. Allora direi che il linguaggio dello scimpanzé è prossimo alla lingua umana. ¿Ma lo scimpanzé che riesce a simulare un segnale si rende conto che la sua simulazione corrisponde a un parlare? Sarebbe cioè consapevole di usare una lingua? Non ne sono certo, ma mi verrebbe ancora da dire di no

il termine linguaggio, come democraticamente abbiamo discusso qua, non è sinonimo di comunicazione. Quindi non basta che due enti comunichino tra loro per parlare di linguaggio. Certamente c'è il tentativo di comunicare qualcosa, ma non basta. Per parlare di linguaggio avremmo bisogno di un soggetto che consapevolmente stia utilizzando un mezzo di comunicazione. Potrebbe anche essere un segnale di fumo, oppure un fischio o qualsiasi cosa che produca un segnale codificabile da un altro ente destinatario della comunicazione.
In altri termini il linguaggio è un mezzo in mano ad una mente che consapevolmente lo utilizza per comunicare attraverso dei segnali piu o meno complessi. 
#429
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
29 Aprile 2024, 09:56:07 AM
Per Jacopus:
Appunto, ma non è quello animale (come voi avete detto). Perchè anch'io potrei comportarmi in un modo istintivo che qualcuno comprende come un linguaggio del corpo. Ma quello, anche se parte da un essere umano, non è utilizzato consapevolmente per comunicare. 
Se dobbiamo circoscrivere il concetto o in significato di linguaggio, dobbiamo escludere le tante forme di "comunicazione" esistenti. Non possiamo buttarle tutte dentro, perchè altrimenti ci vanno dentro (e non si comprende per quale motivo) quelle che voi state escludendo.

Citazione di: daniele22 il 29 Aprile 2024, 08:14:24 AM
Detto diversamente e togliendo dal discorso reazioni chimiche o esplosioni di stelle, tutti sanno a grandi spanne cosa sia una lingua. Molto schematicamente, a mio giudizio vi sarebbero dei passaggi fondamentali per cui una lingua possa costituirsi. Premesso che un segnale non esiste di per se stesso come segnale, ma in virtù del fatto che un individuo lo ritenga tale, perché possa realizzarsi una lingua il primo passo consisterebbe, da parte di una popolazione di individui, nel riconoscerlo come tale (il segnale).

Per cui il prerequisito perchè si possa incominciare a parlare di lingua è che l'individuo ritenga che un segnale (che sta inviando) sia proprio un segnale da mandare ai suoi simili o a chi è in grado di capirlo. Quindi hai bisogno di un soggetto. All'interno di una comunità di individui il segnale è riconosciuto come segnale, e quindi comprende che il soggetto vuole comunicare qualcosa utilizzando un tipo di linguaggio piu o meno complesso (esempio: io non conosco l'alfabeto morse ma quello è un segnale complesso spedito consapevolmente e ricevibile da una comunità dove l'alfabeto morse è riconoscibile come un segnale).
Da qui si dovrebbe partire. Le altre forme, tipo la coda del cane o quella del gatto, che per noi può essere un segnale riconoscibile perchè abbiamo studiato i cani e i gatti, mancano di un soggetto che consapevolmente tenta di spedire un segnale.
Quindi non si può parlare di linguaggio degli animali.
#430
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
29 Aprile 2024, 00:27:43 AM
Citazione di: Jacopus il 27 Aprile 2024, 23:38:47 PMPremesso che il post riguardava il linguaggio, cercherei di circoscrivere almeno il significato di comunicazione, che non riguarda mai le relazioni fra entità fisiche (lo so Iano che ti piace avvicinare mondo fisico e mondo organico...) ma le relazioni fra soggetti viventi, e quindi riguarda uomo, animali, piante e secondo alcuni anche macchine intelligenti (computer e tutto il resto). La comunicazione avviene fra un mittente e un destinatario: produce un mutamento in entrambi in termini di aspettative, progettualità, sentimenti, conoscenze, rapporti di potere, riconoscimento reciproco, ostilità. La comunicazione è insomma connessa con i nostri stati emotivi e con la nostra memoria (sia in quanto uomini, che animali o piante) e prepara all'azione nell'ambiente, favorendo la sopravvivenza (con qualche eccezione).

secondo me dovresti cercare di essere più preciso su ciò che intendi per comunicazione. 
Il linguaggio così può diventare solo un mezzo della comunicazione.

Come abbiamo visto in italiano si usa interazione per stabilire il contatto fra due enti fisici. Ma questi enti fisici, durante il contatto, sono controllati da una legge fisica che li istruisce su come comportarsi. Questa istruizione è già un linguaggio, in quanto la legge è utilizzata come mezzo di comunicazione fra i due sistemi fisici.  
Ciò che manca alla "legge" (che istruisce gli enti fisici come comportarsi) è il soggetto. In pratica se scrivo qui sul forum, il mezzo di comunicazione è tutto l'apparato (computer, tastiera, Internet ecc.) ma il soggetto, cioè chi scrive, sono io e il ricevente e chiunque legga ciò che ho scritto. 
Per cui per differenziare tipi comunicazioni, credo avresti bisogno di individuare almeno un soggetto. Se interviene una legge fisica non si è in presenza di un soggetto, ammesso di non individuarlo nella natura. Nel caso di un individuo c'è un soggetto, che utilizza il linguaggio per comunicare. 
Ma qual sarebbe la differenza fra un soggetto che utilizza il mezzo linguistico per comunicare e un ente fisico?
Se la comunicazione avvenisse senza una volontarietà, o se al minimo il soggetto non fosse consapevole di utilizzare un liguaggio per comunicare, che differenza farebbe con ciò che fa la legge fisica quando istruisce gli enti fisici come comportarsi? 

E' facile parlare di linguaggio senza specificare quale sarebbe il soggetto e la sua intenzionalità. 

Spesso, secondo me, si mette tutto nel calderone. Allora se io scappo difronte ad un pericolo e lo faccio istintivamente, come quando allontano una mano dalla fiamma accesa, si potrebbe parlare di "linguaggio del corpo". Come se io avessi fatto apposta a scappare dal pericolo o se avessi allontanato la mano dal fuoco utilizzando uno dei linguaggi del corpo.
Tutto diventa un "linguaggio", anche dove non esiste un soggetto (pensante e cosciente) e una intenzionalità. 

Io questa cosa non la capisco... anche se comprendo che lo stato confusione su certi argomenti siano abbastanza comuni. Non parliamo con una lingua che richiama solo una circoscritta situazione. Mettiamo tutto dentro, magari togliamo solo ciò che convenzionalmente viene tolto senza alcuna ragionevolezza. 

Ma io a questa ragionevolezza mi appello.
#431
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
26 Aprile 2024, 17:45:23 PM
Citazione di: Alberto Knox il 26 Aprile 2024, 00:17:43 AMlo scodinzolare del cane è una chiara manifestazione di gioia, il cane è cosciente di essere gioioso e il suo scodinzolare è istintivo ma è sempre una forma di comunicazione del suo stato d'animo.

ci sono vari modi per manifestare la gioia...potrebbe andare a farti un caffè mentre scodinzola la coda. 
#432
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
26 Aprile 2024, 00:01:24 AM
Citazione di: Jacopus il 25 Aprile 2024, 22:16:32 PMLa penso come te, Dubbio. Il linguaggio umano non è comparabile con quello animale per le ragioni che hai detto ed anche per altre, ma non è possibile neppure comparare la caduta della mela con l'agire comunicativo di un animale. 

Noi umani non abbiamo alcune abilità che possiedono altri animali. Non abbiamo l'abilità di volare come gli uccelli o di poter vivere sott'acqua come i pesci. Gli altri animali però non comunicano tra loro attraverso un linguaggio. Ciò che utilizzano non è nemmeno ipotizzabile essere anche solo lontanamente simile al nostro linguaggio. 
Voler chiamare il loro interagire con il termine linguaggio è secondo me un errore. 
Sempre che al significato di linguaggio non vengano dati per lo meno dei requisiti minimi. 
Un requisito minimo per parlare di linguaggio (come voi lo proponete) è l'avere l'attitudine al simbolismo utilizzando questa attitudine in modo cosciente; meno di questo non si può parlare di linguaggio.

Proponete voi... scodinzolare la coda è un'attitudine utilizzata in modo simbolico e cosciente? 
No, lo fanno istintivamente, nemmeno se ne accorgono che stanno muovendo la coda. Ma allora perchè parlare di linguaggio per azioni senza un minimo di attitudine alla trasmissione simbolica di un messaggio? 
#433
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
25 Aprile 2024, 21:12:52 PM
Citazione di: Jacopus il 25 Aprile 2024, 14:36:51 PMFissare una terminologia esatta in campo linguistico è una scommessa persa, dovuta alla polisemanticità del linguaggio. Ogni autore definirà in modo diverso interazione, comunicazione, linguaggio, e così via. 

Mi sembra che qui il problema sia fissare un metodo.
Io non trovo differenze fra lo scondizolare della coda di un gatto quando vede un topo, lo scondizolare della coda di un cane quando vede il padrone e la mela in caduta libera da un albero verso il suolo.  

Ognuna di queste azioni ha un'origine. Il gatto scodinzola quando vede il topo, il cane quando vede il padrone, e la mela quando si libera dalla presa dell'albero. 
Poi ognuna di essa si origina quando esiste una interazione, ovvero il gatto vede il topo, il cane vede il padrone, la mela viene attratta dal suolo. Ovvero gatto/topo, cane/padrone, mela/suolo.
Ognuna di queste interazioni avviene nel momento in cui un segnale viene spedito e ricevuto (non basta solo spedirlo).
Cioè nel momento in cui il gatto vede il topo, il cane il padrone, e la mela (staccata dall'albero) avverte la presenza della terra. Tutte cose che accadono dopo una necessaria interazione. 

Questo primo step è la base. Non si può scendere al di sotto. 

Il linguaggio umano invece viene arricchito da altri fattori. La consapevolezza, la capacità di astrazione, il pensiero simbolico, l'arte di poter mettere in relazione simboli e significati, la letteratura, la poesia...ecc. 

leggere che un tipo di linguaggio è anche lo scondizolare di un gatto o quella del cane... mi ribolle dentro. 

Fin tanto che si parte dalle fondamenta allora anche la mela che cade da un albero è un linguaggio, che non è il nostro ma quello della natura. Ma se si vuole partire da piu su, non si possono mettere a confronto. Non è sano... O:-)  

#434
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
25 Aprile 2024, 14:02:05 PM
Citazione di: Alberto Knox il 25 Aprile 2024, 13:37:09 PMla differenza sta tutta nell intenzionalità.

esatto, la penso uguale.

ora si dovrebbe chiedere a chi invece sostiene che due canarini comunicano fra loro, se questa comunicazione è intenzionale. 

Se non lo fosse la loro sarebbe solo una interazione e non una comunicazione. 
#435
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
25 Aprile 2024, 13:22:18 PM
Citazione di: Pensarbene il 25 Aprile 2024, 12:14:36 PMInoltre mi chiedo se,forse, siamo così  orgogliosi del nostro linguaggio da escludere un po' di orgoglio negli altri esseri viventi o no?


Non credo sia una questione di orgoglio. Io la sto ponendo nel senso filosofico (e scusate il termine  :-[ ).

Si è detto che il linguaggio serve per "comunicare" qualcosa. Questa comunicazione differisce dalla interazione (altrimenti non si comprende quale sia la differenza con l'iterazione fra due particelle). Cioè due canarini non starebbero solo interagendo, ma starebbero comunicando. Ora è necessario a questo punto distinguere, su basi filosofiche, la differenza fra comunicare e interagire. 

Non mi sembra di assistere ad un dibattito filosofico sulla differenza fra questi due termini.