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Messaggi - Sariputra

#421
Tematiche Filosofiche / Re:Il fine giustifica i mezzi?
01 Febbraio 2019, 17:59:34 PM
@Everlost,
Ciao 
hai visto quanta pioggia oggi? Ho dovuto correre come un matto a 'metter sotto' la legna perché non si bagnasse... :-X
Concordo ampiamente con quello che scrivi.
Dobbiamo essere consapevoli che viviamo in un mondo condizionato e interdipendente e quindi il "non nuocere" è sempre da vedere come un ideale verso cui tendere. Consapevolezza vuole che non sarà mai possibile ottenerlo in senso assoluto, ma lo sforzo per farlo è l'etica stessa. Lo sforzo può essere autentico ("puro" se usiamo un termine spirituale...), ma il risultato non sarà mai 'perfetto'. Non è concessa, in questo mondo, la perfezione.
Anche se la realtà fosse solo un'apparenza, in senso ultimo, non significa che l'apparenza sia priva di cause ed effetti. Anche di notte nei sogni cerchiamo di evitare i muri...almeno io lo faccio! ;D
#422
Secondo me, come non dobbiamo farci un 'totem', un feticcio dell'etica non possiamo, per lo stesso motivo. farne un'altro di Nietzsche e della sua filosofia, alla quale l'Occidente si è come "rattrappito" sopra...ma sottoporla al dubbio e alla critica più spietata, per verificarne i 'limiti', ossia dove quella filosofa, quella rappresentazione mentale della 'realtà' , si ferma...
Per esempio parlare di una generica 'volontà di potenza' in mancanza di un possessore di questa volontà è un assurdo logico a parer mio. E' una definizione corretta? Che la vita stessa (cos'è la "vita"? Quello che percepiva Nietzsche?...) sia il possessore di questa volontà che pare 'cieca' non descrive in maniera completa l'insieme del 'desiderio', che non consiste solo nel voler essere ( voluntas) ma anche in quello di non essere (noluntas), ossia  l'orrore dell'uomo per l'essere, che si manifesta nel suo desiderio di distruggere se stesso...( Raskol'nikov odia se stesso non per quello che ha fatto, perché è un assassino, ma perché non trova un senso alla sua esistenza...e uccidendo prova a darselo... inutilmente...e arriva la "febbre mentale", si sente sospeso tra il reale e l'irreale, appaiono 'fantasmi', vede sguardi 'strani' che lo osservano...ricorda la 'febbre' nicciana,l'inizio dello sprofondare nella follia, no?...Perché incombe e domina la "schizofrenia" della mente scissa tra voler e non voler essere...).

Una volontà presuppone la capacità di scegliere in vista di fini determinati. Gli esseri senzienti dispongono di una volontà di potenza che sceglie in vista di fini determinati?  Certo non possiamo definire la tensione delle forme senzienti di vita verso la propria sopravvivenza come una forma di"volontà", visto che non dispongono di un'alternativa che permette la 'scelta'. E'  un uso improprio del termine che fa molto 'letteratura' ma poco plausibile a parer mio.

E poi...ma siamo così sicuri che la rappresentazione che se ne fa la mente dell'apparire e scomparire delle percezioni sia "un divenire"?....Diviene vuol dire che si assume una qualità, una condizione o un ruolo diversi dai precedenti...ma la 'mente' siamo poi sicuri che assuma qualità, condizioni e ruoli diversi nel suo 'percepire' ? O questo 'divenire' è contenuto in 'qualcosa' che non diviene ?

Sì, concordo con te, ma aggiungendo che non solo un Dio può salvarci, ma anche una profonda comprensione dell'agire karmico della mente può farlo...l'importante è evitare la 'scissione'...incombe la follia...
#423
Percorsi ed Esperienze / Re:Nun Me Scuccia'
01 Febbraio 2019, 15:24:25 PM
Citazione di: Freedom il 01 Febbraio 2019, 15:02:11 PMMi meraviglierei del contrario. Se già ci riesci qualche volta, a mio modo di vedere, è un risultato ottimo. In un certo senso è quello che ritengo così importante da averci fatto un Topic in Spiritualità: https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-spirituali/morire-alla-propria-volonta/

Ma ha veramente senso il concetto di noumeno?
#424
Tematiche Filosofiche / Re:Il fine giustifica i mezzi?
01 Febbraio 2019, 10:36:01 AM
Il fine giustifica i mezzi? Ma il fine non è semplicemente un altro mezzo per un altro fine? Se chiamiamo 'A' il mezzo e 'B'  il fine e A serve per ottenere B la cosa pare semplice. Ma se osserviamo bene mi par di vedere che 'B' è anche il mezzo per ottenere 'C' e 'C' è il mezzo per ottenere 'D'...e così via...
Per questo motivo ogni lignaggio spirituale insegna di 'astenersi dal male'; perché non sappiamo se anche il nostro mezzo 'A' non diventi strumento perché 'B' non compia il male in 'C' e poi questo in 'D' e così via...
'Non nuocere' è l'insegnamento base...ma non sempre è possibile...anche se diventiamo dei vegani il nostro mangiar verdure distrugge e ammazza violentemente una miriade di piccole creature viventi...forse che queste hanno meno "diritto" d'esistere delle grandi ? E chi lo dice?... :-\
#425
Il mondo è solo una rappresentazione che se ne fa "qualcosa" che chiamiamo mente o coscienza o che dir si voglia. Non ha importanza come la definiamo. Non si può uscire da questo "qualcosa". Come un cane si rappresenta la realtà da cane, l'uomo si rappresenta la realtà da uomo. Il "cane" e l'"uomo" sono solo rappresentazioni mentali. Ogni tentativo di uscirne è semplicemente assurdo. Una nuova teoria scientifica non è più 'vera' ,è solamente un'interpretazione più dettagliata, un disegno più complesso. Un bimbo fa un disegno molto semplice, un ragazzino un pò più complesso, un adulto lo fa molto dettagliato...ma è sempre e solo un disegno. Il disegno più dettagliato è utile per barcamenarsi meglio nella rappresentazione mentale della realtà, ma non ci dice nulla della realtà in sé. Infatti non esiste qualcosa come una realtà "in Sè", è solo un'altro disegno della mente. Esiste solo la mente/coscienza, vuota di esistenza intrinseca. Mente che sogna , crea, muore, rinasce, ecc. Tutto è nella 'mente', che continuamente mente a se stessa.
Big Bang? rappresentazione mentale. Gravità? Rappresentazione mentale. Morte? Rappresentazione mentale. Nascita?Rappresentazione mentale. Dolore? rappresentazione mentale. Guarigione dal dolore? Rappresentazione mentale. Meccanica quantistica? Rappresentazione mentale. Tutto come trama del disegno, come pennellate, come spatolate di colore sulla rappresentazione. Sappiamo già tutto della nostra rappresentazione, stiamo solo continuando a disegnare. Quando la 'mente' smette di rappresentarsi il 'mondo', il 'mondo' cessa di esistere. Perché "continuare ad esistere" è solo un'altra rappresentazione mentale, Tutte queste mie parole sono senza senso, sono solo rappresentazioni. Sono vuote...strasene Zitti è l'unica cosa saggia da fare... meditare e bere prosecco. Prosit!  ::)
#426
cit.Sgiombo:Per restare nella metafora la definirei sessualmente tanto appagante che neanche un rapporto ben riuscito con la Liz Taylor dei tempi migliori in persona potrebbe farmi godere di più (forse quando ero più giovane e certe cose mi funzionavano meglio non mi sarei espresso in questi termini...).

Sgiombo, per risolvere quel tuo famoso "problemino" ti inviterei in Villa  per una seduta di 'pratica meditativa',che generalmente inzia così (ti posto una foto di qualche anno fa per illustrare meglio, tieni presente che trattasi della "fase preparatoria" alla pratica stessa...):




Se clicchi sopra alla foto potrai apprezzare, ingrandendola, l'elevata purezza del prosecco di Villa Sariputra... ;D
#427
Presentazione nuovi iscritti / Re:Eccomi qui
31 Gennaio 2019, 10:37:35 AM
Citazione di: Iamthedoctor il 30 Gennaio 2019, 20:51:09 PMMi sono ritrovato qui, come scritto altrove, durante una mia ricerca sul libero arbitrio confutato ( a mio parere senza alcun fondamento) da una parta ( seppur piccola) della scienza. Ho letto un po' delle vostre discussioni che ho trovato appassionanti e interessanti. Dalle quali trarre molte riflessioni e spunti. Iscrivermi qui dentro è un po' una sfida, per me. Non sono al vostro livello, non ho una laurea ( come penso abbiate tutti voi), il mio bagaglio culturale sono le letture. Le letture che sono il rifugio che mi sono ritagliato per evitare di avere a che fare con il resto ( o quasi) dell'umanità. Spero di farmi apprezzare, coi miei interventi. Ciao a tutti.

Ciao e ben arrivato.
Se ti può consolare anch'io non ho nessuna laurea. Ho frequentato un 'misero' istituto professionale agrario e poi non ho potuto continuare perché i miei erano troppo poveri per poter pagare l'università ed avevano bisogno del mio sostegno 'materiale' ( il che però non mi ha fatto diventare 'materialista'... ;D ).
Ho letto tanti libri e li ho quasi tutti scordati (fortuna? Sfortuna? Chi lo sa...). Quindi ci rassomigliamo, in un certo senso...anche se non riesco proprio a fare del tutto a meno dell'umanità (e in particolare delle femm...ops delle donne, che Allah le protegga sempre! la Villa è piena di donne, che sono la mia croce e la mia delizia...in particolare una :-[ )
#428
cit. @Acquario:credo che il "difetto" in nuce del Cristianesimo (e a parer mio la sua stessa fragilità con cui avrebbe poi fatto i conti) sia stato quello di aver in qualche modo "identificato-personificato" Dio come qualcosa appunto di "esterno" ...o per meglio dire quello che avrebbe portato al suo fraintendimento, lo stesso che poi avrebbe causato la sua "istituzione"

Il Cristianesimo smarrisce la sua stessa integrità nel momento in cui si fa Grande Inquisitore. La smarrisce proprio perché pone il Cristo stesso "fuori da sé". La smarrisce perché dimentica (oblìa) il comandamento fondamentale  che Cristo stesso lascia: "non giudicare". C'è un passaggio nel memorabile dialogo tra Raskol'nikov e la giovanissima prostituta Sonja illuminate:

Cominciò a osservare Sònja più attentamente.«Allora, Sònja, tu preghi molto Dio?» le domandò.Sònja taceva; lui stava in piedi accanto a lei e aspettava la risposta.«Che cosa sarei mai senza Dio?» mormorò lei in tono energico e concitato, guardandolo con occhi sfavillanti e serrandogli forte la mano nella sua. «Proprio come pensavo!» gli passò per la mente.«E Dio cosa fa per te?» le domandò, continuando il suo interrogatorio.Sònja tacque a lungo, come se non potesse rispondere. Il suo debole petto era tutto scosso dall'emozione.«Tacete! Non fatemi domande! Voi non ne siete degno!...» esclamò a un tratto, guardandolo severamente, tutta indignata.«È proprio così! È proprio così!» ripeteva lui insistentemente dentro di sé. «Egli fa tutto!» sussurrò lei concitatamente, abbassando di nuovo gli occhi.

In quel "fa tutto" risiede la 'sacralità' della relazione umana. L'etica non può mai prescindere da un 'tu' che viene accettato e amato veramente solo nel momento in cui cessa il giudizio etico/morale incessante che facciamo su di lui.
Che cosa sarei senza Dio? Dio fa tutto per me, Dostoevskij fa dire a Sonja. Ecco ciò che le permette di resistere: questa profonda fede in Dio, che si traduce in un totale abbandono e in un forte senso della sua presenza, unica certezza in una situazione che sembra non avere alcuna speranza, alcun futuro di riscatto. Ora, questo stesso 'abbandono' (della scissione) è necessità di 'dilapidarsi', di spendersi e non di attaccarsi, di accumulare. Sonja dilapida il suo stesso corpo per dar da mangiare ai fratellini e al padre ubriacone e alcolizzato. Quando Cristo dice "chi perde la sua vita la ritroverà', inteso superficialmente come "in paradiso" da alcuni, intende proprio  la necessità d'incontrare l'altro solo nel momento in cui ci rendiamo consapevoli che ogni cosa è sacra, ogni incontro, ogni fatto, la terra stessa che Sonja invita/costringe Raskol'nikov a baciare perché l'aveva bagnata di sangue innocente, quello della povera semidemente Lizaveta...la stessa Lizaveta che aveva donato la Bibbia che Sonja tiene nel cassetto della stanza dove riceve i "porci", i clienti, e che poi legge a Raskol'nikov...così che è proprio la vittima (Lizaveta) che inizia l'opera di cambiamento e "salvezza" del proprio stesso assassino ( ed ecco allora quel "fa tutto per me") e in questa consapevolezza ritrovata "lasciar andare" la follia della separazione, della scissione.Certo, se c'è un progetto di questo  Dio, che Sonja sente 'fare tutto per lei' , e che Dostoevskij ha inteso vedere nel sudore stesso dei compagni di pena, i condannati ai lavori forzati dove, con le pietre arse dal sole, ha "spaccato il proprio nichilismo", è più vasto e richiede un lungo e spesso, se non sempre, doloroso processo di partecipazione e di disponibilità da parte dell'uomo; ma che importa, sembra dire la giovane prostituta, se c'è la certezza che «Dio fa tutto per me»? ...E a volte sono proprio le vittime a collaborare alla rinascita dei loro carnefici...
Dostoevskij prende spunto da un passo fondamentale del NT in cui c'è un'altra prostituta che 'dilapida' un vasetto costosissimo di profumo versandolo sui capelli di Cristo e viene severamente criticata da tutti i Grandi Inquisitori presenti ("potevamo dare quei soldi ai poveri"). Ma quel profumo simboleggiava proprio il dilapidarsi tutta per l'altro e in questo dilapidarsi porre le basi del proprio ritrovarsi, del ritrovare l' integrità della propria coscienza etica...
#429
Mi riallaccio alle considerazioni di @Acquario, che saluto, perché riportano nel discorso la 'scissione', l'"inganno" che nutre il Grande Inquisitore e in definitiva  tutti noi.

Mi sembra quasi che il problema stia nel non rendersi consapevoli che il 'bene' non è un oggetto della coscienza, qualcosa che la coscienza osserva, che se ne sta lì davanti ad essa. In questo modo la coscienza è schizofrenica, scissa o 'satanica' tanto per restare nel solco del pensiero di FD. In termini cristiani si potrebbe dire "è l'ha-satan che guarda il bene"... Questo è un punto molto importante, a mio parere, perché ci fa capire la posizione del Grande Inquisitore, e di tutti noi. Mettiamo l'etica " davanti"alla coscienza stessa, non la integriamo, non diventa coscienza stessa, non la nutre, è solamente un "totem", un feticcio . Non è l'alimento di cui si nutre la coscienza e che assimila facendolo essere 'se stessa'.  Così che il bene, l'etica diventa semplicemente un altro condizionamento della mente. E' qualcosa di cui si appropria e con cui comincia a misurare le cose.  Non diventando integrità stessa della coscienza,ma in un senso più ampio, di tutta la persona , di rispetto per tutto se stesso, corpo compreso che non è "altra cosa", l'etica necessariamente porta all'ipocrisia. La mente , in un certo senso, se ne rende conto perché è nella sua natura consapevole avvertire lo stacco, percepire l'ipocrisia sottostante al suo stesso agire e "osservare" l'etica, e ne soffre.  Il Grande Inquisitore soffre, il bacio lo sconvolge perché è il contatto con l'integrità che non può sopportare, essendosi ormai identificato con un 'bene' posto fuori da sé, messo là per proteggere il condizionamento.
Quando la mente è attratta da qualcosa, diventa condizionata. Il Grande Inquisitore è attratto dall'idea di "salvare il mondo", di "placare la sofferenza, almeno un pò". Ma non lo fa perché mosso da un'integrità etica , ma dal proprio disperato tentativo di fuggire proprio la necessità di questa integrità; questa sì che, se diventa coscienza stessa e non il suo soprammobile, manifesta il potere del reale cambiamento . Quindi sorge l'avversione,  verso Cristo stesso  che nel romanzo di Dostoevskij simbolegggia questa integrità.  Tutti noi facciamo esperienza mentale dell'immediata avversione che proviamo appena qualcuno, anche senza volerlo, va a toccarci nella nostra ipocrisia etica. Noi pensiamo di essere giusti perché osserviamo (osserviamo , non siamo...) un 'etica a noi esterna, messa là per rassicurarci. Appena uno ci fa notare un'incoerenza...apriti cielo! Come si permette? Chi crede di essere?E poi...poi...in fin dei conti...tutti siamo ipocriti, anche Lui lo è, anche Dio stesso lo è...e così partono le giustificazioni..è uno dei lavori preferiti dalla mente quello di trovare giustificazioni.
#430
Citazione di: Ipazia il 29 Gennaio 2019, 22:37:15 PMNon capisco che riflessioni filosofiche si possano fare sulla circolazione del sangue. Se ne prende atto e basta. Supporre che un medico ne sappia più di un filosofo non è dogmatismo, ma buonsenso. Altre sono le questioni su cui la filosofia ha da dire qualcosa. Mentre la scienza sta zitta.

Così come a lei bene pare...
#431
Citazione di: Ipazia il 29 Gennaio 2019, 20:51:14 PMFinché la realtà "illusoria" della scienza ci permetterà di comunicare con vari tipi di carabattole tecnoscientifiche riterró ogni critica alle sue verità mere paturnie filosofiche. Per sconfessare le quali, come nel paradosso di Zenone, è sufficiente allungare il passo. Che il pneuma caldo distingua il morto dal vivo lo riconosce ogni medico moderno, tal quale l'antico, appoggiando uno specchio sulle labbra di un paziente. I paradigmi si evolvono, ma ciò che è scientifico permane.

Secondo me invece le riflessioni di iano offrono spunti molto interessanti e da approfondire. Approfondimento che non è nelle mie capacità in quanto ampiamente a digiuno delle moderne teorie quantistiche. Mi interessa invece proprio la riflessione filosofica su quelle teorie che ha introdotto. Altrimenti il tuo diventa un dogmatismo: "esiste la scienza, io ci credo, punto e basta". Invece mettere in discussione anche questo dogma è proprio compito della filosofia, che non deve MAI subordinarsi alla scienza empirica, al pensiero religioso, al senso comune, ecc.
Il termine "mere paturnie filosofiche" iindica chiaramente, secondo me,  che tu sottometti il pensiero filosofico e la sua libertà di riflessione ad un "potere superiore" del quale è 'inferiore' e che ne deve necessariamente stabilire i confini...
#432
La presenza o meno del sacro su cui poggiare il nostro desiderio di una vita  eticamente sincera è un tema che divide dagli albori dell'umanità e non credo che lo risolveremo nel nostro piccolo del forum, anche se è sempre una delle discussioni più interessanti.
Intanto...giusto per tagliare l'aria...oggi è stato ritrovato il bimbo scomparso nel bosco da due giorni, e cosa ti racconta? Che un orso lo ha protetto e scaldato per tutto il tempo...Considerando che c'era la neve, il gelo e che non aveva né cibo nè acqua il racconto appare plausibile. "Mami, un orso mi ha fatto compagnia, è il mio amico..." sembra aver detto il piccolo appena tra le braccia della madre.
Ora, come è facile immaginare, anche un orso in pieno inverno, con la neve e il gelo , fa grandissima fatica a trovare una preda per sfamarsi. E questo cosa ti fa? La protegge addirittura. Sicuramente 9 orsi su 10 avrebbero sbranato e si sarebbero saziati del corpo del bimbo...ma lui non l'ha fatto!
Sapete che vi dico? Che questo orso ha accumulato un enorme karma positivo con questa eroica azione orsesca, che probabilmente (anzi ne sono quasi certo...) gli consentirà di ri-nascere come umano, la prossima volta (e forse lo ritroveremo a spiegarci l'etica in questo stesso forum...). ;D  :-[  :-[  :-[
E adesso non cominciate con la solita "la scienza dice che"....non smontatemi tutta la poesia!!!
#433
Citazione di: Ipazia il 29 Gennaio 2019, 18:19:29 PMI numeri di cellulare delle navi scafiste sono pubblici e bene affissi con cartello sulle navi medesime. Con un po' di buona volontà e lingua inglese avresti potuto chiamare anche tu: pronto, siamo a 15 miglia nord da Misurata. Stiamo finendo il carburante. Veniteci a prendere prima delle motovedette libiche.

Sei sicura di questo? Perchè è un'affermazione piuttosto grave. Quando si fanno pubblicamente queste affermazioni si dovrebbero citare le fonti, a mio parere.
#434
Citazione di: iano il 29 Gennaio 2019, 10:24:07 AMA cosa serve pensare che siano reali gli oggetti della ricerca scientifica , se ad ogni nuova teoria dobbiamo ridefinire i termini di quella realtà ? È molto più agevole , almeno dal punto di vista psicologico , rinunciare all'ipotesi di realtà. Il mondo non è fatto tutto di materia , alla quale per completezza si aggiunge il vuoto , perché la definizione della materia è solo una definizione di comodo , sia quando la definiamo inconsciamente in ambito percettivo , sia quando la definiamo ,senza spesso farlo in effetti e n modo distinto , in ambito scientifico. Nessuna materia è reale , ne' quella che percepiamo ne' quella che teorizziamo. La mappa non è la realtà , ma è l'unica cosa che ci appare , non avendo accesso diretto alla realtà. Quindi ciò che ci appare non è reale. Continuare a pensarlo , almeno in ambito scientifico crea problemi che fino a un certo punto siamo riusciti comunque a gestire. Adesso non più. In ciò si racchiude il problema di accettabilità della meccanica quantistica. Il problema è solo psicologico , ma non per questo banale. E ciò che vale per la materia vale anche per il tempo e per qualunque altro simbolo appaia sulla mappa. Esiste una mappa della MQ dove il simbolo t non appare. E allora.Dov'e' il problema? Dobbiamo restituire la mappa e farci tornare indietro i soldi? 😅

Nel Dhammapada c'è una frase che recita: la mente precede le cose, le domina, le CREA.
Una teoria scientifica può ipotizzare/postulare un universo senza "tempo". E questo è il 'mondo' creato dalla mente scientifica.
Se io non smetto presto di scrivere non avrò più "tempo" per preparare il pranzo. E questo è il 'mondo' creato dalla mia percezione sensoriale.
Nessuno dei due è irreale, sono ambedue 'reali' però nella consapevolezza che "irrealtà" e "realtà" sono solo categorie della mente che le crea e le domina.
Quindi 'realtà' e 'irrealtà' sono interne alla mente (anche se il termine 'interne'  è inadeguato...). Se, e ripeto SE, c'è "qualcosa" là fuori (dalla nostra mente) non è sicuramente né il mondo quantistico, né il mondo delle percezioni. E' 'qualcos'altro' che non potremo mai capire e di cui potremo solo costruire dei disegni.
La mente ha però la qualità di poter esserne cosciente/consapevole (che sta solo disegnando). E questa è conoscenza, in un certo senso...
Non so se ho interpretato correttamente in parte la tua riflessione... :-\
Ciao
#435
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
29 Gennaio 2019, 00:28:44 AM
Da sempre sono affascinato da quel tipo di percezione estetica giapponese che è nota col nome di Wabi-Sabi. Nome praticamente intraducibile. Questa visione viene talvolta descritta come "bellezza imperfetta, impermanente, incompleta, deficitaria" e naturalmente ha il suo fondamento nella dottrina buddhista della  anicca (anitya in sanscrito). Figurarsi se non parla di impermanenza il Sari starete pensando... Già all'epoca in cui producevo ciotole e vasetti in ceramica raku nel piccolo e inadeguato laboratorio di Villa Sariputra mi domandavo, osservando questi oggetti imperfetti, affumicati, tratti dal fuoco, come le cose belle quasi sempre sono le più nascoste, quelle che il tempo ha in parte deturpato  o , in questo caso, il fuoco di cottura. E invero c'era una grande differenza tra una modesta ciotola raku e un splendido vaso di porcellana o grés (stoneware) bianco, lucido e perfetto, quasi un proclama a sfidare l'impermanenza di tutte le cose. Il raku viene cotto in atmosfera riducente, mentre la porcellana bianca in quella ossidante. In parole semplici: ad uno manca l'aria durante la cottura e l'altro invece respira ( il che è paradossale se pensate che la pratica meditativa usa spessissimo proprio il respirare...ma il vero significato è più profondo)...Mi sono recentemente imbattuto in una classificazione e un confronto tra l'estetica nostra occidentale, che chiamerò estetica del modernismo e quella Wabi-Sabi.Ecco il confronto:

 MODERNISMO                                                 WABI-SABI
pubblico                                                          privato
logico-razionale                                              intuitivo
assoluto                                                           interdipendente
simpatia                                                           idiosincrasia
modulare                                                         variabile
progressivo                                                     ciclico
controlla la natura                                           armonia con la natura
tecnologia                                                       natura
adattamento alle macchine                            adattamento alla natura
simmetrico                                                     organico
rettangolare                                                   curvo
fatto dall'uomo                                              naturale
liscio, pulito                                                   aspro, rude, tattile
mantenimento                                              degradabilità
riduzione/controllo dei sensi                        espansione dei sensi
chiarezza                                                       ambiguità
funzionalità-utilità                                        naturalezza
materialismo                                                 immaterialità
tutti i tempi                                                   stagionale
luce, brillantezza                                           scuro
freddo                                                           caldo

Mentre scorrevo l'elenco mi veniva da pensare che l'estetica Wabi-Sabi era praticamente, pari pari, il sapore del Dhamma buddhista. Se da una parte si leggeva , nel modernismo, il segno della nostra civiltà di metallo, fredda, tecnologica, "ossidante" per l'appunto, dall'altra la debolezza, la naturalezza, l'immaterialità per l'appunto "riducente" (l'"Io"). Quasi come mettere a confronto un piccolo vasetto raku sbeccato a un poderoso e luccicante vaso bianco di porcellana smaltata e dorata...
Il termine giapponese raku significa "comodo, rilassato, piacevole, gioioso da vivere", e deriva dal sobborgo di Kyōto nel quale era estratta l'argilla, nel sedicesimo secolo. Erano ciotole usate per la cerimonia del tè nello spirito zen, anche se pare che questa tecnica sia nata per realizzare tegole, data la robustezza del materiale con la chamotte impastata all'interno...
"La definizione di wabi Sabi in termini fisici è come spiegare il gusto di un pezzo di cioccolato, a qualcuno che non l'ha mai assaggiato, attraverso la sua forma e il suo colore. Focalizzandosi sulla fisica, uno è destinato a vedere solo il lato posteriore del broccato, mentre la sua vera bellezza rimane nascosta. Per vedere la sua vera essenza, uno deve guardare al di là dell'apparente, deve guardare all'interno."

Da un tempio di montagna
il suono di una campana suonata a mano
svanisce nella nebbia
(Yosano Buson)

Una poesia come questa ci parla di una coscienza estetica che è quasi un'amalgama di solitudine e nello stesso tempo di serenità ,  un senso di malinconia, ma  di una malinconia dolce, quasi inafferrabile. 
Questo è il sentimento del Wabi -Sabi. Si può sperimentare solo spostando l'attenzione dall'aspetto esteriore verso l'interno. Ossia cerca di rappresentare anche come ci si sente dentro, non solo l'apparenza!
È un ideale estetico, che sposa uno stato tranquillo e sensibile della mente, raggiungibile imparando a vedere l'"invisibile", eliminando ciò che non è necessario.  Lo definirei come un'impermanente essenzialità...