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Messaggi - Jacopus

#421
Ciao Eutidemo. Sicuramente Socrate qui gioca con le parole, ma che vita e morte siano intrecciate è verissimo. Solo morendo diamo spazio alle nuove generazioni che mutando, cercheranno di adeguarsi ai mutamenti dell'ambiente. Giocando con il tuo esempio, il sacrificio del pollo ad Esculapio non farà tornare in vita il pollo, ma è uno dei tanti atti che generarono un nuovo tipo di vita, la vita culturale dell'uomo. In sostanza dietro quel brodo c'è la nascita dell'uomo post-litico.
#422
CitazionePer quale motivo?
Perchè è giusto aiutare gli altri. Altrimenti non si spiegherebbe perchè dovremmo pagare le tasse, costruire scuole ed ospedali pubblici o strade o pagare polizia e pompieri. Solo attraverso una modalità di pensiero di aiuto reciproco siamo diventati la specie dominante sulla terra. Ora, al culmine di questa vicenda, questa capacità viene abbandonata sempre di più e poichè abbiamo una fisionomia neuroplastica, ovvero poco determinata da comportamenti fissi e istintuali, possiamo anche abituarci o credere di non doverci aiuto reciproco, poichè "non esistono società ma individui". Le conseguenze, a lungo andare, saranno catastrofiche.
Quello che è accaduto è la frattura estrema fra capacità tecnica di intervenire sul mondo e capacità etica di riflettere sulle conseguenze di questa capacità. La tecnica, in qualche modo, ci ha reso anche impermeabili alla necessità dell'aiuto reciproco, perchè pensiamo, erroneamente, che sarà la tecnica ad occuparsi anche dell'aiuto reciproco.
#423
Varie / Re: Il rifiuto!
31 Luglio 2024, 17:10:00 PM
Weil Gift, in Deutsche Sprache, todlich ist.
#424
Ben arrivata Scimmia. Non è tanto carino chiamarti così 😸. Ma per un evoluzionista come me non è neppure così brutto. Buone discussioni.
#425
Mario Pastore sei la precisa dimostrazione di cosa voglia dire scissione del pensiero. In ogni caso non ho intenzione di parlare con uno che dà lezioni. I prossimi tuoi interventi saranno da me ignorati. Anche perché sono interventi che tendono a condizionare anche me in una dinamica scissa.
#426
CitazioneIl tuo ragionare, jacopus, é condizionato dal mito del buon selvaggio di Rousseau, un mito che ha ben poco a che fare con la realtà antropologica
Il mio ragionare è condizionato dalle letture che faccio e cerco di aggiornarmi su questo argomento: la natura umana. Ebbene limitarsi a Rousseau è un grave errore ma anche considerare la natura umana come tendente ad una purezza che estromette il male (rinunci a Satana?). Tutta la letteratura di derivazione junghiana parte dal presupposto della necessità di riconoscere il male dentro di noi (l'ombra), così come l'esistenzialismo (L'inferno sono gli altri). Rispetto agli esempi che ho riferito, non si tratta di caoticità e neppure di dissacrazione ma l' esemplificazione di quanti modi e quanti obiettivi e quante forme può indossare la scissione bene/male. È anche possibile che detta scissione non sia il frutto delle religioni ma dipenda dalla struttura del nostro cervello. Diciamo che abbiamo in noi, a livello antropologico, delle potenzialità sia di interpretare il mondo come scisso fra buoni e cattivi che come non scisso, e quindi come popolato da individui la cui "bontà" e "cattiveria", non solo sono stati temporanei e reversibili ma anche che quegli stati sono condizionati proprio dalla presenza o meno di quella scissione. Infatti credere, ad esempio, che un nazista sia un essere spregevole è errato, in primo luogo perché oggettivamente falso ed in secondo luogo perché non lo si aiuta in questo modo ad essere qualcosa di diverso dall'essere un nazista.
Parlando in un modo un po' più esteso della religione cristiana, anche al suo interno coesistono messaggi scissi fra bene/male ma anche messaggi che comprendono la inevitabilità della presenza del male in ognuno di noi, basti pensare al "chi è senza peccato scagli la prima pietra" oppure alla parabola del buon samaritano. Ma soprattutto è lo stesso messaggio del sacrificio della crocifissione che sposta il discorso dalla scissione, alla comprensione del male presente in ognuno di noi. Ma quel messaggio è tuttavia debole, e ci turba perché non ci piace guardare il lato malvagio di noi stessi. Ed allora ha più presa il "Gott mit uns" scritto sulla cintura delle S.S., perché ci permette di scindere il bene dal male e rassicurarci sull'evidenza che noi stiamo dalla parte giusta. Invece a mio parere, ed è per questo che diffido da ogni religione (compreso il marxismo), non esiste una parte giusta ottenuta scegliendo un rito o una fede politica o (peggio) calcistica. La solidarietà senza distinzioni dovrebbe essere alla base delle nostre azioni e della nostra ideologia. Solo così potremmo salvare il mondo. Penso peró che questo non accadrà e il mondo dell'uomo, così come lo conosciamo, dall'XI secolo in poi, è destinato nuovamente ad una spettacolare regressione. Questione di tempo.  Ed uno dei motivi di questa regressione è proprio la scissione bene/male. Una scissione che per secoli è stato un grande motore per il successo tecnico dell'uomo, ma ora è diventato il suo veleno. Mi fermo qui.
#427
La pericolosità delle religioni, di alcune religioni, in prima istanza quelle monoteistiche, consiste nella loro "idealistica" lotta fra bene e male. E' molto consolatorio pensare che il male stia là fuori, che non siamo noi il male e pertanto lo descriviamo come Satana, Lucifero e così via, oppure come Russia, prostituzione, nazismo, omosessualità, possessione demoniaca, etnia rom, ebrei, delinquenza, follia. Ovvero una entità aliena a noi, cattiva, imbruttita dalla menzogna e così via. Se pensiamo invece che il male è anche dentro di noi (come il bene, ovviamente), riscopriamo la possibilità di connetterci con gli altri e di comprenderli, anche nelle loro piccole e grandi cattiverie. E' per questo motivo che mi fido molto di più di chi dissacra rispetto a chi consacra. Almeno se chi dissacra non lo fa per consacrare un idolo in concorrenza con quello dissacrato. In questo caso il gioco della scissione si ripete, tale e quale. Di sacro dovrebbe esserci, ad esempio, la vita umana, qualsiasi vita umana. Principio troppo spesso (quasi sempre) non rispettato dalle religioni, sempre pronte a dividere tra buoni e malvagi (e i malvagi, si sà, prima di espiare all'inferno, possono essere maltrattati anche qui da noi, un pò come un anticipo della liquidazione).
#428
Percorsi ed Esperienze / Re: Scrivere
22 Luglio 2024, 20:06:06 PM
Forse più che uno sfogo è un modo per restare connessi con qualcuno di cui sentiamo la mancanza. Ma in realtà tuo padre è ancora vivo, perché vive dentro di te.
#429
Il linguaggio è convenzionale e cerca un compromesso fra classificazione e descrizione del mondo. A ció non fa eccezione il linguaggio scientifico. La classificazione ordina il nostro pensiero e ci aiuta a semplificare per comprendere un mondo che è sempre vario, contraddittorio e complesso. Almeno questo è quanto credo di aver capito nell'ambito della biologia (ma forse è la stessa cosa anche in chimica o in fisica). Ad ogni modo, senza classificazione non avremmo avuto neppure la teoria evoluzionistica, e neppure la genetica. Classificare è molto utile a livello pratico. La sola scienza perfetta, perché fa combaciare in modo preciso segno e ciò che il segno esprime, è la matematica (forse oppure anche questo è una specie di stereotipo della matematica). Possiamo quindi addentrarci più nel discorso fine degli individui ma perderemo il senso generale dei fatti del mondo, oppure restare nel mondo ordinatorio, perdendo la singolarità. Un buon studioso dovrebbe cercare di non perdere di vista nessuno dei due campi (specialmente in biologia).
#430
In effetti, parlare di specie ha senso perché aiuta a classificare il mondo biologico, così com'è oggi. È una specie di fotografia istantanea. Ma il mondo biologico cambia anche grazie all'ibridazione fra specie diverse, il cui risultato è la generazione di cuccioli o pulcini a loro volta fertili, vettori di materiale genetico da una specie all'altra. È questo uno dei motori dell'evoluzione, meno noto delle modifiche genetiche casuali o di quelle di natura virale. Le specie pertanto non sono completamente isolate. Una prova siamo noi stessi, che abbiamo una piccola percentuale di dna dell'uomo di Neanderthal. A rigor di logica quindi noi dovremmo essere una specie diversa da homo sapiens puro (ovvero l'attuale africano di pelle scura), che non ha dna del Neanderthal. Ma possiamo accoppiarci con un uomo/donna Neri e fare figli fertili. La realtà è sempre più sottile del linguaggio che cerca di descrivere. Ma senza linguaggio che cerca di descrivere e classificare non saremmo neppure riusciti a trovare queste diversità biologiche.
Iano: usi troppo l'emisfero destro. Sei una volpe ( nel senso di I. Berlin).
#431
Percorsi ed Esperienze / Re: Scrivere
20 Luglio 2024, 23:39:33 PM
A parte sul lavoro, scrivo prevalentemente su questo forum, che è una bella ginnastica per la mente.
#432
Aspirante che la natura non sia "un pranzo di gala", lo sappiamo, tranne i tanti che intasano la rete con immagini pucciose, al di fuori di ogni realtà. Ma tu hai iniziato la discussione, alludendo all'ipotesi che l'uomo non sia così diverso dal resto della natura. A livello extra-specifico, direi che siamo molto più sanguinari e violenti di ogni altra specie, probabilmente perchè abbiamo gli strumenti tecnici che ce lo permettono, (ma nello stesso tempo stecchiamo zampe di volpi.) Oggi però siamo arrivati al punto che questa efferatezza si sta rivolgendo contro di noi, attraverso disequilibri globali, di cui non conosciamo ancora la portata. Quindi il mors tua-vita mea è assolutamente coerente, a livello extra-specifico. Ma con le dovute cautele. Perchè, come ho già detto, esistono dinamiche naturali cooperative fra specie diverse, dove vige il "vita tua-vita mea".
Inoltre a livello umano, abbiamo una nostra identità molto particolare che non rientra più nelle leggi convenzionalmente dette di natura, ammesso che ve ne siano, visto l'estrema differenza comportamentale anche fra gli animali, fra poligamia (primati, felidi), monogamia (molte specie di uccelli), omosessualità (cigni), omosessualità di gruppo (scimmie bonobo), incesto (pesce pagliaccio), infanticidio (felidi), vita di gruppo (primati), vita solitaria (tigre), vita in grandi gruppi (formiche, api).
Il richiamo alla natura, anche a causa di questa estrema differenza, è incongruo e nasconde sempre una ideologia, ovvero quella dell'homo homini lupus. Che l'uomo non è il lupo dell'uomo è raccontato dalla nostra storia. Se fossimo stati davvero degli auto-predatori, saremmo stati in grado di costruire la civiltà umana? Se non ci saremmo estinti, poco ci sarebbe mancato. Eppure è comunque vero che non siamo degli stinchi di santo. Amiamo e odiamo, abbiamo degli stati affettivi, come tutti gli altri animali, ma abbiamo un cervello ingombrante, meraviglioso, brillante, ma proprio a causa della sua superpotenza, si ipotizza che sia in grado anche di funzionare in modo non del tutto adeguato alle leggi di natura e di qui gli omicidi gratuiti, la violenza paranoica, le dittature, le violenze in famiglia e tutto il resto (comportamenti che in natura condividiamo solo con lo scimpanzè, unico animale come noi, che è stato osservato uccidere come atto gratuito, e la cosa non sorprende, visto che è l'animale a noi più simile geneticamente).
La situazione è pertanto come al solito, piuttosto intricata e complessa, dovendo rispondere a condizionamenti di diverso genere, ma questo richiamare sempre la natura come ultimo giudice legittimante la violenza dell'uomo, la sua "struggle for life", è ideologia, che se ne sia consapevoli oppure no.
#433
Pan. Hai descritto in modo pittoresco come funziona l'interazione fra cervello umano e ambiente. Nessun altro animale, oltre homo sapiens, riesce a fare quello che hai illustrato, perché nessuna specie si è mai sognata di riservare ad un organo così complesso e apparentemente non così utile, dal 15 al 20 per cento delle risorse alimentari. Il risultato è il caravanserraglio della commedia umana. Siamo inevitabilmente dei centauri, fra natura e cultura.
#434
Fatto sta, Inverno, che noi non siamo più animali, o perlomeno non siamo solo animali. A meno che non si vogliano relegare fra gli atti psicopatologici (tipo masochismo) tutte le azioni altruistiche che l'uomo compie e che tra l'altro sono fondate neurobiologicamente nei processi di cura verso la prole (come quella di steccare la gamba ad una volpe). Il resto lo fa la cultura e il nostro sistema cerebrale altamente modellabile. Sull'altruismo degli animali dobbiamo intenderci. Credo che gli animali oltre a cooperare sono in grado di manifestare il loro aiuto intraspecifico (all'interno della stessa specie) e extra-specifico nelle specie domesticate. Un aiuto che parte dalle emozioni e dagli affetti che uniscono gli esseri viventi ( forse tutti, sicuramente mammiferi ed uccelli).
#435
Aspirante. Io dico che il tuo discorso si presta a due obiezioni. La prima naturalistica, riguarda il fatto che in natura, oltre alla sopraffazione, esiste anche la cooperazione, intra ed extra-specifica. Per non andare tanto lontano, noi siamo in grado di vivere grazie a miliardi di batteri che ci aiutano a trasformare il cibo in proteine e carboidrati e poi in scorie. Ci siamo alleati. Di esempi del genere sono stati scritti libri. A livello intraspecifico, gli esempi sono ancora maggiori, specialmente fra mammiferi e uccelli, ma anche gli insetti sono dei formidabili cooperatori.

La seconda obiezione è relativa al fatto che il "mors tua vita mea" è una immagine pittoresca della natura spesso collegata al tentativo di legittimare una società umana spietata, dove esistono solo prede e predatori. Ma come puoi constatare tu stesso in natura non esistono ospedali, gruppi di autoaiuto, forze di polizia, bagnini, tribunali, assistenti sociali, redditi di cittadinanza, politiche sociali, cooperative, associazioni filantropiche, codici penali e civili. Non a caso in filosofia si parla di passaggio dallo stato di natura allo stato della civiltà. Ma forse questo secondo aspetto non era al centro del tuo post.