Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.
