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Messaggi - sgiombo

#421
Mi capita di assistere a dispute fra scientisti che ritengono quella propria delle scienze naturali l' unica possibile conoscenza razionalmente fondata e ragionevolmente (se non anche assolutamente) certa di tutto ciò che é umanamente indagabile da una parte, e credenti che alla scienza affiancano la religione come fonte di verità che esulano dalla conoscenza dei modi del divenire naturale - materiale proprio delle scienze naturali stesse.
Gli scientisti (in sostanza quelli che una volta, con un termine un po' più "vetero" -ma come mi piace, da comunista, affibbiare ad altri questa pretesa contumelia che sento continuamente rivolgere contro me stesso!- si dicevano "positivisti") denunciano l' irrazionalismo e le frequenti sopraffazioni subite dalla scienza ad opera delle religioni (per la verità bisognerebbe dire delle chiese, che é cosa un po' diceversa) e tendono ad identificare con credenti in Dio e nel "soprannaturale" tutti coloro che criticano razionalmente la scienza e ne analizzano i limiti.
Dall' altra parte i credenti tendono ad arrogare a sé (o nei casi meno peggiori a sé e a credenti in altre religioni) l' unicità di una più critica comprensione dei limiti della conoscenza scientifica e della necessità di accedere a verità più "profonde" (come dicono di solito loro), o comunque più generali sulla realtà complessivamente intesa (verità ontologiche), oltre che relative ad ambiti diversi da quello materiale - maturale intersoggettivamente constatabile che é oggetto delle scienze naturali (verità circa i fenomeni mentali).
Una terza posizione frequentemente osservabile é quella di coloro che ritengono che conoscenza scientifica e fede religiosa si integrano complementarmente l' un' l' altra.
E' questa per esempio la tesi sostenuta, con mia grave delusione, da uno scienziato grandissimo (per me comunque uno dei due o tre maggiori ricercatori del XX° secolo!) e uomo coltissimo (anche in campo "umanistico"), che ammiro comunque moltissimo, Stephen Jay Gould nell' ultimo libro scritto poco prima di morire, I pilastri del tempo.
Anche qui nel forum la questione si affaccia di tanto in tanto in questi termini.
A me sembra doveroso precisare che in realtà la religione (anzi, le diverse religioni) costituiscono risposte a problemi non scientifici ma filosofici; ma non affatto le uniche risposte possibili e di fatto tentate.
In realtà quelle religiose sono solo un sottoinsieme della ben più ampia classe delle filosofie.
E la scienza può essere criticata razionalmente e integrata o "affiancata" con considerazioni ontologiche generalissime e con conoscenze dell' ambito non materiale - naturale della realtà e dei suoi rapporti con quello materiale - naturale, anche attraverso teorie critiche razionali ben diverse dagli irrazionalismi (più o meno integralmente tali: non faccio di tutte le erbe un fascio) religiosi.
#422
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
03 Aprile 2019, 17:51:16 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 03 Aprile 2019, 17:04:39 PM
A Tersite e Sgiombo
Si sta con ogni evidenza discutendo della teoria della conoscenza, non di quella della morale (nella
quale Kant, come dicevo in un altro post, la pensa come Dostoevskij - "se Dio non esiste, allora tutto
è lecito"). Quindi la Ragion Pratica non c'entra nulla (ammettevo infatti qualche intervento addietro,
in risposta a Davintro o a Paul, che vi è un Kant un forte "stacco" fra la Ragion Pura e quella Pratica).
Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
saluti


E' inutile che la giri e rigiri e che tiri in ballo sempre la solita falsa pretesa da te per davvero continuamente ripetuta come una liturgia (e toglierei persino il "come"...), la stessa credenza (cioè lo stesso articolo di fede) senza tener minimamente in conto i rilievi che ti sono stati fatti (e a cui non hai mai risposto), secondo cui

"se Dio non esiste, allora tutto è lecito".

Resta il fatto che la Critica della ragion pratica é di Kant non meno della Critica della ragion pura e che Kant nella Critica della ragion pratica afferma convintamente, inequivocabilmente che Dio esiste (fa parte del noumeno).

Per davvero non credo che ci sia bisogno di aggiungere altro.
#423
Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2019, 09:10:27 AM

In topic è invece analizzare le forme sovrastrutturali del fascismo, le sue giustificazioni retoriche: dio-patria-famiglia e via cantando. Ma non si troverà mai una messa in discussione della base economica che gli ha dato la vita.

Malgrado maliziose e maldestre mistificazioni come le "nazionalizzazioni" (proclamate e mai nemmeno avviate) di Mussolini in articulo mortis, quali "mine sociali" da collocare nei territori conquistati dall' alleanza degli antifascisti (salvo l' URSS, relativamente e momentaneamente tali).
#424
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
03 Aprile 2019, 10:32:28 AM
Correzione dell' osservazione finale nella discussione#183

Che il noumeno vada "trattato con cautela" sono d' accordo; ma non su una valutazione così negativa: la possibilità di qualche ("mille" mi sembrano un po' troppi) travisamento é sempre in agguato, anche per la storia alquanto "travagliata" del termine, ma credo sia sempre possibile (e neanche tanto difficile, a dire il vero) fronteggiare adeguatamente e superare questo pericolo destreggiandosi con le  armi della critica razionale.
#425
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
03 Aprile 2019, 10:19:16 AM
Citazione di: davintro il 02 Aprile 2019, 19:54:36 PM
 L'errore sta nel non aver considerato la correlazione soggetto-oggetto nell'intenzionalità, presumendo di poter applicare le pretese di scientificità di un punto di vista intelligibile e trascendentale "la critica", non all'oggetto corrispondente, il materiale delle intuizioni intellettuali, ma a un altro, quello fisico dei sensi, posto come l'unico possibile di una scienza, non seguendo la corretta correlazione

Di tutto questo intervento #178, che pur espresso in un linguaggio (fenomenologico?) che non sono sicuro di comprendere correttamente mi sembrerebbe almeno in gran parte condivisibile*, questa affermazione mi sembra sostenere che non colga la realtà effettiva della scienza (in senso stretto o forte: le "scienze naturali"), il materiale di ricerca e di conoscenza della quale é costituito proprio dai fenomeni "fisici dei sensi" e non da fantomatiche "intuizioni intellettuali" non empiricamente verificabili-falsificabili.

______________________
* Ma non la dimostrabilità o indubiltabilità di "un legame di corrispondenza e adeguazione tra le varie tipologie di modalità soggettive di esperienza e apprensione (noesi) e varie tipologie di oggetti (noemi)"; che io intendo (ma potrei clamorosamente sbagliarmi) come l' intersoggettività dei fenomeni materiali, la quale a mio parere é ipotizzabile razionalmente e credibile solo arbitrariamente, letteralmente "per fede".
#426
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
03 Aprile 2019, 10:02:42 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 02 Aprile 2019, 19:44:53 PM
Ciao Tersite
Ma prego, continuiamo a far finta di non sapere che per Kant: "Dio non ha più realtà dell'idea che io abbia cento talleri in tasca"...
saluti

Non so se questa famosissima e citatissima affermazione di Kant di fatto sia contenuta nella Critica della ragion pura.

Ma resto convinto di avere studiato (sia pure solo indirettamente, con un professore di liceo che ritengo molto attendibile e su libri scolatici pure ragionevolmente degni di attendibilità) che per Kant Dio non é bensì dimostrabile (come parte del noumeno) nella Critica della ragion pura, ma é ben é creduto ed affermato esserlo (insieme all' immortalità dell' anima) nella Critica della ragion pratica.
In questo confortato da quanto sostenuto in questa discussione anche da Tersite (e forse, se ben ricordo, da Lou).

(Invece non posso che concordare con quanto affermato nell' immediatamente precedente intervento #176).
#427
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
03 Aprile 2019, 09:50:44 AM
Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2019, 09:27:49 AM
Certo che sono metaforiche, perchè il noumeno è null'altro che una metafora della nostra ignoranza (e con ciò rispondo anche ad Ox). Erede dell'essenza/sostanza greca che sta dietro il fenomeno. Che io uso pure, ma storicizzandola e contestualizzandola. Ockham ci sta perchè ci invita a non appesantire il mondo con enti non necessari. Tra cui il noumeno. La scienza l'ha capito sui fenomeni materiali, vediamo di capirlo anche noi sui fenomeni trascendentali umani. Stabilendo degli storicamente validi centri di gravità provvisori (anche Descartes era arrivato a questa saggia conclusione esistenziale) a prova di relativismo etico, ma lasciando quelli permanenti ai cantanti e quelli assoluti agli ultimi mohicani della metafisica.

Come letteralmente in natura prima del famigerato "test del DNA", anche in filosofia le filiazioni dei concetti sono molto discutibili: "mater semper certa..."

Non riconosco assolutamente il "mio" noumeno come figlio dell'essenza/sostanza greca e men che meno di qualsiasi divinità soprannaturale comunque intesa (ma sono convintissimo anche che Platone e C,. si guarderebbero bene dal riconoscerne la paternità).

Il rasoio di Ockam, correttamente inteso, impone di eliminare ipotesi inutili a spiegare alcunché di ciò che si crede reale ed immediatamente constatabile.

E per parte mia ritengo il noumeno utilissimo a spiegare importanti questioni altrimenti incomprensibili.

Ripeto che la scienza "fa il suo mestiere", e dunque si occupa unicamente di quella parte della realtà che é costituita dai fenomeni materiali.
Ma che al mio razionalismo (che cerca di essere) conseguente fino in fondo non basta (senza pretendere ovviamente che la filosofia sia interesse obbligatorio anche di tutti gli altri).

Ritengo le scienze umane (praticabilissime, come quelle naturali, da chi ha interessi anche filosofici non meno che da chi si limita ad accettare le conoscenze scientifiche -in generale; anche naturali- "a scatola chiusa") inevitabilmente ben diverse dalle scienze naturali (con ben minore grado di certezza e precisione) in quanto nella loro materia di studio giocano un ruolo fondamentale i fenomeni mentali privi di misurabilità quantitativa e di (e di cui non si può postulare la) intersoggettività, che sono le caratteristiche che consentono la "solidità" e sicurezza (e l' universale concordanza sulle sue teorie, almeno dopo adeguate sperimentazioni) propria delle scienze naturali.
#428
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
03 Aprile 2019, 09:30:38 AM
Citazione di: tersite il 02 Aprile 2019, 18:45:01 PM
-------> Ma "chi vi autorizza" ad identificare (quali fondamenti mai avrebbe il farlo, oltre ad un mero pregiudizio arbitrario) il noumeno con Dio e addirittura ad attribuire  ad esso una "venerazione" da parte di chi lo propone come ipotesi razionalmente esplicativa metafisica (e metapsichica; letteralmente "al di là dei fenomeni sia materiali che mentali)?

Non l'ho fatto.
Citazione
E' vero.
Ti avevo accomunato nella mia risposta ad Ipazia (sempre brillantemente caustica; ma a volte indebitamente secondo me) che riprendeva, ma anche integrava di considerazioni solo sue, una tua precedente risposta, indebitamente "facendo indebitamente di tutte le erbe un fascio".

Io ho proposto che il concetto di inconoscibilità fosse modellato sulla conoscena perfetta posseduta da dio.
Citazione
Da questo dissento (almeno per parte mia, almeno deliberatamente consapevolmente; ma non solo, dato che non credo all' "inconscio freudiano").


La questione del noumeno di kant nasce con la ragion pura e viene risolto nella ragione pratica in dio, e questo lo fa kant; il noumeno e la legge morale risolvono in dio.  Critica pura, pratica e giudizio, liscia gassata o ferrarelle ?  ;D
Citazione
Mi conforta questa tua affermazione perché é quanto anche  da me "sempre" affermato contro Oxdeadbeef).

Poi c'è il noumeno come lo intendi tu e che a me in fin dei conti non da nessun fastidio perché più o meno so da dove parti, ma non è una cosa generale, è una cosa mia.

Non potrei contestarti l'uso\riadattamento\stravolgimento dei termini perché è una mia metodologia di pensiero abituale.
Non potrei nemmeno darti del "metafisico" perché io stesso manipolo\i e mi  balocco\con concetti che con il reale hanno contatti meno che vaporosi.

Tutte le volte però che scrivi noumeno devi assumere la consapevolezza di trascinarti  un orpello gravido di scorie, che prima o poi, tra un discorso e l'altro e tra i mille fraintendimenti della parola scritta emergeranno qua e la, ogni tanto.
Citazione
Che il noumeno vada "trattato con cautela" sono d' accordo; ma non su una valutazione così negativa: la possibilità di qualche ("mille" mi sembrano un po' troppi) travisamento é sempre in agguato, anche per la storia alquanto "travagliata" del termine, ma credo sia sempre possibile (e neanche tanto difficile, a dire il vero) destreggiandosi con le  armi della critica razionale.
#429
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
03 Aprile 2019, 09:09:04 AM
Citazione di: Ipazia il 02 Aprile 2019, 18:24:26 PM


Caro sgiombo sei tu, non la scienza, ad aver bisogno di posare i piedi sul fondo inesistente della cosa in sè. Alla scienza basta esercitare la sua azione demiurgica sulle cose per noi, fenomenicamente ricche ed abbondanti, creandone sempre di nuove, teoriche e pratiche.

Che la scienza limiti le sue ricerche e le sue conoscenze al mondo fenomenico materiale l' ho sempre saputo, detto e ripetuto, anche qui nel forum.

Ma anche che per parte mia (senza pretendere che anche altri siano obbligati a condividere i miei interessi; anche questo l' ho sempre puntualmente precisato in ogni occasione in cui parlavo della questione) la conoscenza scientifica non (mi) basta.
Il mio razionalismo radicale (che cerca di essere) del tutto conseguente fino in  fondo (reiterazioni volute) non si accontenta delle verità scientifiche (acriticamente accettate), ma mi impone anche di criticare la conoscenza scientifica, analizzandone significato, limiti, condizioni di verità, ed inoltre di prendere in considerazione la realtà tutta (di coltivare non solo le scienze naturali ma anche l' ontologia filosofica; con annesse eventuali -e di fatto secondo me reali- ipotesi metafisiche e metapsichiche, metafenomeniche), ivi compresi i fenomeni mentali o di pensiero altrettanto reali di e non identificabili con, né riducibili a, né emergenti da, né sopravvenienti a i fenomeni materiali, nonché di cercare di spiegarmi la reale natura ciò che le scienze (e i presupposti indimostrabili delle scienze) mi dicono del mondo (la realtà in generale) e di me stesso.

P.S.: Condivido e apprezzo molto quanto brillantemente sostieni nella discussione sui fascismo - antifascismo, ma "in quest' altra sede" mi corre i' obbligo di precisare che i termini da te colà usati di "fenomeno" e "noumeno" (e aggettivi derivati) sono meramente metaforici.
#430
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
02 Aprile 2019, 18:02:50 PM
Citazione di: Ipazia il 02 Aprile 2019, 17:34:51 PM
Certo che il fenomeno è ontologico, ma riesce perfino a stimolare l'ontologia dell'immaginario umano che comprende, con marcate similitudini, la cosà in sè metafisica e quella divina. Entrambe, seguendo il principio di Ockham,  inutili a capire il reale.
Citazione
Dissento.
Per me (l'  ho già argomentato troppe volte nel forum per farlo anche qui) il noumeno é utilissimo, anzi necessario a capre il reale. 


Tralasciando quella divina, la cosa in sè metafisica è del tutto ontologicamente insensata in quanto tutto il reale che possiamo conoscere e scoprire si manifesta fenomenicamente. Nel fenomeno c'è tutto quello che serve per capire il mondo e trasformarlo. Postulare un'essenza indefinibile dietro il fenomeno è il solito trito trucco del mondo dietro il mondo: la primula rossa della metafisica. E della religione.
Citazione
Nemmeno per sogno!

Nemmeno di quanto si manifesta fenomenicamente del reale ed ecceda la mera constatazione immediata delle sensazioni coscienti immediatamente in atto si può avere certezza, conoscenza certa.
Ed il noumeno, per nulla "indefinito", é ipotizzato allo scopo di rendere comprensibile, sensato il modo fenomenico in quanto non immediatamente constatato all' effimero presente, ma conosciuto scientificamente.

Ripeto che se si rade, con Ockam, il noumeno, allora, per essere coerenti, si dovrebbe radere anche l' intera conoscenza scientifica, altrettanto (nè più né meno) indimostrabile.
#431
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
02 Aprile 2019, 17:50:36 PM
Citazione di: Socrate78 il 02 Aprile 2019, 15:32:36 PM
Leopardi non credeva nella solidarietà tra gli uomini come qualcosa di realizzabile, né nel progresso verso un mondo migliore: egli era scettico verso tutto ciò che poteva rappresentare un vero progresso, infatti nelle Operette Morali e nello Zibaldone critica proprio l'ideologia illuminista che considera la storia un percorso progressivo verso il benessere e la felicità, verso un'umanità moralmente migliore. Sebastiano Timpanaro (di orientamento politico-culturale marxista) a mio avviso forza il pensiero di Leopardi presentandolo come un credente laico nelle utopie, forse per avvicinarlo al suo mondo ideologico, ma leggendo bene tutta la sua opera (Zibaldone, Operette Morali, ecc. ) egli tende semmai a deridere quelle ideologie basate sull'ottimismo progressista verso un mondo migliore. Leopardi, dal punto di vista della visione dell'uomo, lo trovo invece molto vicino ad Hobbes e a Nietzsche, cioè a quei filosofi che sono scettici sulla fondamentale bontà dell'essere umano.

Credo che confonda Timpanaro (della cui amicizia epistolare mi onoro) con Luporini (Leopardi progressivo), pure lui marxista, e pure lui autorevolissimo studioso del grandissimo recanatese.

Su Leopardi credo che, come tanti grandissimi, sia interpretabile in più di una maniera e utilissimamente e creativamente discutibilissimo.

Più che dell' illuminismo fu critico di un certo ottimismo romantico "provvidenzialeggiante" (e politicamente reazionario; tipico della restaurazione postbonapartistica):

Ad esso si riferisce con i versi famosissimi (e attualissimi, in questa fase storica di "restaurazione.2"!) della Ginestra:

Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E proceder il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra se. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra

Non credo si possa negare che proprio nell' ultimo dei suoi canti la solidarietà fra gli uomini contro la matura "matrigna" consenta legittimamente di intravederne, da parte di Luporini (che probabilmente la enfatizza), una "vena progressiva", accanto ad altri atteggiamenti e suggestioni più disperatamente nichilistici.
#432
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
02 Aprile 2019, 17:37:11 PM
Citazione di: Vittorio Sechi il 01 Aprile 2019, 23:31:56 PM
Oltre Dio non vi è necessariamente il vuoto.

Dio è il fondamento della speranza escatologica. Il Nulla è fondamento dell'uomo qui ed ora. Senza Dio l'uomo è possibile.


Concordo.

E aggiungo un corollario: morto Dio non é affatto vero che tutto sia lecito!
#433
Citazione di: Socrate78 il 02 Aprile 2019, 15:13:47 PM
@Viator: Ti rispondo, anche se sicuramente non capiresti e soprattutto sono sicuro che per te si tratta di stupidaggini, visto che so che hai già deciso di non credere in nessun Dio. Comunque Dio preesisteva alla comparsa del Mondo e soprattutto si trova in un mondo tutto trascendente, separato ed esterno al nostro, il nostro è solo un riflesso (anche blando e pieno di contraddizioni) della potenza e dell'energia di Dio, che però è distante dal nostro mondo. Dio non è assolutamente il mondo. Si può fare un paragone efficace con riferimento al rapporto tra la Terra e il Sole: il calore del Sole influenza la Terra e la vivifica, ma il Sole non si trova affatto sulla Terra, è esterno ad essa, tuttavia la sua energia riesce ad arrivare da noi ma non con tutta la sua forza, infatti esistente anche il freddo, l'oscurità. Allo stesso modo è il rapporto tra Dio e il mondo: Dio, che è energia di Bene, influenza il mondo, ma non in modo totale, poiché nel mondo c'è anche il male che è una forza opposta al bene di Dio.

Ti chiedo:

come si concilia (a me sembrano reciprocamente contraddittorie) questa affermazione che ho evidenziato in rosso-grassetto con quanto da te affermato nel tuo intervento immediatamente precedente a questo (il penultimo da parte tua):

Dio è insomma la Sostanza di tutte le cose ed esiste già da prima che questo mondo fosse ed è totalmente autosufficiente, altrimenti avrebbe dentro di sé un limite che non lo farebbe essere Dio.

Dio é la sostanza di tutte le cose o di tutte meno che il male?

Dio ha dunque in limite, per quanto non dentro ma fuori di sé, costituito dal male?
#434
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
02 Aprile 2019, 17:19:10 PM
Citazione di: Ipazia il 01 Aprile 2019, 22:49:44 PM
E con ciò liquidiamo il noumeno dal mondo sensibile e lo consegnamo al regno che gli compete delle astrazioni antropologiche. Teniamoci invece il fenomeno che è l'approdo umano all'esperienza sensibile. Degno di ontologicizzarsi in contesti in cui recita tutte le parti, comprese quelle metafisicamente e mitologicamente riservate alla "cosa in sè". Dei cui cultori comprendo l'imbarazzo, che non è scansabile declinandolo all'inconoscibile, ma piuttosto all'indefinibile, fantasma consegnato al tempo da un apeiron che rivela i suoi confini ontologici nell'ambito semantico del concetto. E da quella gabbia, fenomenologicamente metafisica seppur sublime, non può fuggire.

(1000 e non più 1000 ?....)
.


Innanzitutto non vedo quale imbarazzo ci sarebbe da parte mia di sostenitore del noumeno, che tu (allucinatoriamente) ti illudi di comprendere (conditio sine qua non di essere compreso essendo l' esistere-accadere).

Inoltre quello del noumeno (credo di poter dire anche per Kant e per la fenomenologia; da cui personalmente dissento) non é il "regno delle astrazioni antropologiche" (é ben diversa cosa dalle idee platoniche), bensì quello dell' ontologia (in particolare metafisica e metapsichica, in una parola metafenomenica).

Il "regno" dei fenomeni, dell' esperienza sensibile non ha alcun bisogno di "ontologizzarsi" essendo già di per sé "ontologico" (reale).
Piuttosto a mio parere "ha bisogno" di essere integrato (o meglio: noi si ha bisogno di integrarlo, nell' ambito della nostra ontologia) dal noumeno perché siano spiegate (perché si comprenda che cosa si intende quando le si pensa; o si crede di pensarle senza comprendere bene di che si parla) cose come la (indimostrabile ma indispensabile per la conoscenza scientifica) intersoggettività dei fenomeni materiali e i rapporti cervello-coscienza.
Quindi si tratta di un concetto ben sensato (con una connotazione o intensione logicamente coerente) di cui non é provabile (ma nemmeno é provabile che non ci sia) la denotazione o intensione reale (ma é utilissima a comprendere importantissimi aspetti della realtà).

Che l' esistenza reale del noumeno non sia provabile (logicamente o empiricamente) non mi sembra poi così grave: se dovessimo credere solo a ciò che é provabile (logicamente o empiricamente) non potremmo sortire dal solipsismo, ma nemmeno semplicemente dal più radicale scetticismo; e allora dovremmo considerare un "fantasma consegnato al tempo da un apeiron che rivela i suoi confini ontologici nell'ambito semantico del concetto", chiuso in una "gabbia, fenomenologicamente [ ? ? ? ] metafisica seppur sublime", da cui "non può fuggire" (fra l' altro, anche) l' intera conoscenza scientifica: scusa se é poco! 
#435
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
02 Aprile 2019, 10:00:41 AM
Citazione di: Ipazia il 01 Aprile 2019, 21:01:24 PM

Citazione da: tersite - 31 Marzo 2019, 19:09:43 pm
CitazionePerché il noumeno è l'ennesima immagine di dio.  L'errore sta tutto lì, quando si scrive\pensa della "inconoscibiltà" si finisce "gravitazionalmente" attratti dal pianeta concettuale "dio".  
Vorrei proprio sapere da dove nasce questo concetto di inconoscibilità se non come  ricalco della "conoscenza perfetta" guarda caso appartenente a dio.

Infatti i postulanti di entrambi postulano lo stesso ente inconoscibile facendo ontologia laddove si dovrebbe fare soltanto gnosi. Gnosi dalla quale non li salva nemmeno l'escamotage concettualistico proposto da Lou perchè, fatti salvi i piani del discorso, chi venera la cosa in sè la considera un oggetto sensibile al pari di Dio e non si limita a concettualizzare nemmeno alla guisa del biscomunicato Spinoza.


(Questa é una reazione stizzita; non ho difficoltà ad ammetterlo, in quanto la ritengo giustificatissima).

Ma "chi vi autorizza" ad identificare (quali fondamenti mai avrebbe il farlo, oltre ad un mero pregiudizio arbitrario) il noumeno con Dio e addirittura ad attribuire  ad esso una "venerazione" da parte di chi lo propone come ipotesi razionalmente esplicativa metafisica (e metapsichica; letteralmente "al di là dei fenomeni sia materiali che mentali)?

Metafisica =/ teologia !

Questa è una vostra del tutto gratuita, arbitraria interpretazione del pensiero altrui.

Che per quel che riguarda me in particolare destituisco di ogni fondamento: la mia (ma in realtà non solo) concezione del noumeno non consente alcuno "sbandamento" interpretativo verso il soprannaturale, ma é invece perfettamente compatibile col naturalismo (e ovviamente l' ateismo) delle scienze naturali: non c'é proprio nulla di "personale", né men che meno di "provvidenziale" nel noumeno, che non ha nulla a che vedere nemmeno col deismo (figurarsi col teismo) ! ! !