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Messaggi - iano

#4231
Tematiche Filosofiche / CONTRO IL NICHILISMO
02 Agosto 2021, 12:20:12 PM
@Paul 11
Tu dici....un "assoluto" , almeno ad oggi, per la scienza.
Che assoluto sarebbe , allora?
Io credo, per rispondere anche ad Ipazia, con la quale concordo, che oggi siamo passati dal centro dell'universo al centro della coscienza.
Possiamo vederli come due processi, dei quali, il secondo ancora in corso, che si concludono, e vengono quindi archiviati, una volta che si sono presi tutto lo spazio possibile, globalizzandosi.
Il primo parte dalle alture sacre , tanto vicine al cielo quanto a casa., scoprendo alla fine che non c'è un vero sopra è un vero sotto , un paradiso o un inferno dove andremo,nè un vero posto eletto in terra assegnatoci dove stare.
Il secondo parte dalle pure vette della razza, ed è ancora in fase di espansione, ma già da oggi possiamo iniziare finalmente ad archiviare le razze, per rientrare nell'intero regno dei viventi, fuori dalle convenzioni di specie.
Finché dei e razze hanno regnato abbiamo provato a spiegare tutto a partire da quegli assoluti.
Erano indubbiamente assoluti in quanto ipotizzati, e sono gli unici tipi di assoluti cui possiamo accedere.
Sono quelli che possiamo pensare, quindi anche ripensare, come infatti abbiamo ripensato e continuiamo a ripensare.
Sono quelli di cui a un certo punto prendiamo coscienza, ma che vengono da lontano , e che però non vanno mai molto lontano.
Dobbiamo aspettarci quindi che altri assoluti agiscano in noi, di cui non necessariamente abbiamo coscienza attualmente.
Tu fai un esempio di assoluto, credo in modo improprio, riferendoti agli atomi e ai suoi componenti, ma tu stesso non sembri convinto di aver trovato un buon esempio.
Infatti aggiungi ,... almeno ad oggi, per la scienza.
Gli atomi e i suoi componenti però ci aiutano solo a inquadrare i fatti della nostra esperienza attraverso una teoria relativa, mai assoluta, ma che si basa su ipotesi matematiche , che, in quanto tali, non sono dimostrabili.





#4232
Citazione di: paul11 il 31 Luglio 2021, 23:24:52 PM
@iano
daccapo......
se io dicessi che le persone sono senza cervello, verrebbe da considerarla una metafora, in quanto fisicamente un  uomo privo di cervello muore.
Ma se dico che le persone sono prive di coscienza , non intendendosi nulla di fisico , si può farne a meno........questa è la tipica "mentalità" del post moderno occidentale.
Tutto ciò che non è fisico è "orpello".
E la conoscenza allora cosa è? I pensieri cosa sono : fisici come una mela?
A me ormai pare ovvio, che dovranno essere recuperati culturalmente, e lo si può fare solo se la cultura  deciderà  che non è solo nel mondo fisico la risposta a problematiche umane. Così come a me pare del tutto ovvio che fin quando saremo attaccati alla tecnica ,figlia della cultura moderna che l'ha oltremodo gonfiata, non ritorneranno ad essere prese in considerazioni forme non appartenenti al mondo fisico.


La tua è una critica non ben centrata.
Per evitare che ciò si ripeta sarò sintetico.
L'assoluto esiste, ma non è posto alla fine di un percorso verso la verità, ma al suo inizio.
L'assoluto esiste perché non possiamo fare a meno di ipotizzarlo, anche se non sempre abbiamo la coscienza di farlo, se poi dichiariamo di andare in cerca della verità, senza ben sapere cosa diciamo.
La tua critica non è ben centrata perché io credo che mela e pensiero hanno lo stesso diritto all'esistenza, anche quando attribuiamo a loro diversi gradi di esistenza.
I diversi gradi si spiegano meglio ponendo l'assoluto come premessa, coi diversi gradi di deduzione da esso.
Una persona cosciente, come Viator stesso fa' notare, non ammette pause da essa?
È una visione drastica, permettimi di dire anche ingenua.
Credo che la coscienza, nei diversi gradi di uso, massimo per l'uomo, sia relativa a tutti i viventi.
Non posso dimostrarlo, come non posso dimostrare il contrario.
Ma allora tanto vale , dovendo assumerlo, fare l'assunzione più generale.
Tu poni demarcazioni mette dove non vi sono e per tuo pregiudizio culturale.
Mela e pensiero esistono parimenti.
Gli esseri sono coscienti e incoscienti parimenti, nel senso che non sono sempre on o sempre out.
La vituperata tecnica non sbuca dal nulla.
Non c'è un after e un before tecnica.
Questi sono solo tuoi pregiudizi rispettabili, ma poco plausibili.
#4233
Per quanto riguarda le valutazioni statistiche e' ben noto quanto siamo poco abili a farle.
Ma è significativo che non ci sia una distribuzione casuale di questi errori di valutazione, perché sbagliamo tutti allo stesso modo. Cioè, appunto, non in modo casuale.
Il covid potrebbe essere un esperimento diffuso quanto non cercato a tal proposito per via di  una maggiore possibilità di accesso ai dati statistici , in una misura mai data prima quindi.
Sono vecchie cose note, ma mai tanto attuali, motivo per cui Eutidemo meritoriamente , e con una costanza encomiabile, continua a porvi accento.
Paradossalmente fra i no vax vi sono due categorie ben distinte.
Quelli come Ipazia, auterovoli e in grado di fare una seria valutazione autonoma, che poi si tengono stretta, agendo di conseguenza, per quanto una valutazione autorevole fra tante e tutte diverse fra loro.
Poi ci sono quelli che agiscono in base a valutazioni del cui valore si è detto sopra, e che si caratterizzano ,quando anche fossero giuste, per essere tali solo per sbaglio.
Io, che autorevole non sono, oltre a seguire con interesse le discussioni di Eutidemo, più in genere cerco di farmi scivolare addosso il diluvio di notizie da cui non saprei trarre comunque autorevoli conclusioni, anche se alcune nonostante tutto mi restano attaccate addosso nonostante la mia avversione a trattenerle.
Una di queste , come più in dettaglio Eutidemo riporta, è che le morti recenti riguardano quasi esclusivamente i non vaccinati.

Paradossalmente mi fido della scienza medica in generale, ma non dei singoli dottori che non mi hanno dato mai impressione di avere confidenza con la scienza statistica che si elevi sopra la media.
Il 99% per cento delle prescrizioni che mi hanno fatto sono rimaste ricette morte.
In pochi casi ho preso consapevolezza di aver sbagliato facendo ciò.
Ma sospetto che sia statisticamente superiore il numero delle volte che ho indovinato, anche se non lo posso dimostrare.
Per la mia mania di non prendere antibiotici, quando mi si è lasciato libero di scegliere, almeno una volta ho rischiato la vita.
Ma ormai è assodato che tutti gli antibiotici che i dottori hanno prescritto non servivano a salvarmi la vita, ma a pararsi il loro c...., con i danni che sono sotto gli occhi di tutti ,e con la fiducia verso la scienza medico, ma credo ingiustamente, scesa sotto le scarpe.
Sarebbe veramente ingiusto negarne i successi della scienza medica,nonostante gli umanissimi dottori il cui acume sembra assimilabile al nostro, temo.




#4234
Citazione di: Alexander il 31 Luglio 2021, 14:15:47 PM
Buongiorno iano


Io invece, a differenza di te, pavento una grande mancanza di consapevolezza (coscienza) nell'uomo. Se ci fosse non saremmo in questo stato, a livello globale. Non siamo nemmeno consapevoli delle forze interiori che ci muovono all'agire. Siamo incoscientemente semplicemente proiettati all'esterno di noi, tanto che possiamo dire che siamo quasi sconosciuti a noi stessi. Persino i nostri desideri sono contraddittori: vogliamo e non vogliamo allo stesso tempo. vogliamo libertà e sicurezza allo stesso tempo. Vogliamo pancia piena per tutti (a parole) ma non vogliamo poi vedere quelli che ce l'hanno vuota.
Comprendo il tuo sfogo, ma la coscienza è solo un dettaglio marginale nella storia dei viventi .
Mi sembra evidente che tu non condividi ciò, ne' io voglio convincerti di ciò.
Ti invito ad accettarla come ipotesi di lavoro, perché mi pare che con tale ipotesi diverse cose trovano spiegazione dentro un quadro più semplice.
Sempre per tornare alla vecchia convinzione dell'uomo di essere al centro dell'universo, in fondo non importa se ciò sia vero o falso. Tutto quello che possiamo dire con certezza è che assumere l'ipotesi di essere al centro dell'universo complica la spiegazione di molte cose.
Io credo che ogni uomo sia cosciente, ma l'umanità non lo è, ed è l'umanità a "decidere" non l'uomo.
Ma l'umanità in effetti non decide nulla, essa in effetti è incosciente, senza che ciò ne blocchi nel bene e nel male l'evoluzione.
Credo che molta confusione nasca dal riferirsi genericamente all'uomo intendendo sia l'individuo che l'insieme degli uomini, ma sono due cose ben diverse.
Si dice allora , come fai tu, che l'uomo difetti di consapevolezza, intendendo però l'umanità,  cne in effetti, è vero,  non può averne.
Ogni singolo uomo è ben dotato di coscienza e di consapevolezza invece, qualunque uso poi ne faccia.
#4235
Citazione di: paul11 il 31 Luglio 2021, 09:35:48 AM

Devo anche dire che è proprio in  questo periodo che vado ad approfondire il pensiero di Aristotele dopo quello di
Il primo problema è gnoseologico , è il metodo di conoscenza innata che ha l'uomo. Spostandosi totalmente nel ragionamento deduttivo-induttivo e viceversa, dimenticando la parte animica innata intuitiva che non estrinseca per ipotesi ,tesi, assiomi, postulati, enunciati.
Il darwinismo ha contribuito ha far credere ad una scienza ingenua che il conoscere......puff......sia venuto chissà come e perché, in maniera progressiva evolutiva come se il progresso e l'evoluzione in sé siano una "coscienza animica" teleologica , con finalità, contribuendo a focalizzarsi sul cervello materico.
E sono ancora lì da sei  secoli da Cartesio e quasi tre secoli da Darwin a chiedersi se la mente esiste e il rapporto con il cervello. E' ovvio che la scienza per suo metodo sperimentale materico non troverà mai la soluzione se non muta i paradigmi del suo sistema conoscitivo. Leibniz è sicuramente più avanti da quasi sei secoli fa  rispetto alla scienza attuale, perché aveva intuito, capito degli aspetti fondamentali.



La scienza, con i suoi paradigmi , è l'unico esempio di sistema conoscitivo che possediamo.
Posto che i suoi paradigmi sono liberi di mutare, e infatti sono mutati, chi ne ha deciso i mutamenti e in qual modo?
Non credo nel modo tu inviti a fare, non potendo in effetti poi tu specificare come.
E chi potrebbe farlo davvero.
Seppure i suoi mutamenti di paradigma siano stati opera di uomini coscienti, si tratta di fatto dell'opera di una collettività che non possiede in se' una coscienza e che quindi nulla può decidere.
Credo semplicemente che tutti , da Aristotele a Darwin, si siano attenuti ai fatti di cui disponevano , scegliendoli in base ai loro pregiudizi culturali, e applicando i paradigmi conoscitivi di cui disponevano.
Credo che per digerire completamente l'evoluzionismo di Darwin basti provare a disintossicarsi dall'eccesso di coscienza che nel bene e nel male ci caratterizza.
Se facciamo l'ipotesi, che a noi drogati di coscienza sembra forte, che tutto ciò che si può fare in coscienza lo si può diversamente fare anche in inconscienza, allora a me pare che tutto si spieghi in modo semplice.
Personalmente non ho nulla contro la coscienza.
Anzi, in quanto essa ci caratterizza, senza che ciò sia essenziale per caratterizzarci come essere viventi, se non convenzionalmente come specie di esseri viventi ti, che è ciò che secondo Darwin dovrebbe essere sufficiente, allora se facessimo davvero il nostro dovere di specie, dovremmo della coscienza fare miglior uso.
A ciò si oppone la nostra cultura contingente , fatta di pregiudizi, in base ai quali scegliamo quali fatti sono importanti e quali trascurabili, fra tutti quelli di cui pur tutti abbiamo coscienza.
Ciò sarà pure normale che sia, ma noi, in quanto ci piace giocare col pensiero, forse dovremmo assumerci il compito di non farci solo trascinare dalla corrente culturale, ma di provare a deviarla, per vedere l'effetto che fa'.
Un esempio che mi preme fare è quello delle centralità in cui si annidano gli uomini.
Ogni volta che veniamo scalzati da queste centralità, come quando ad esempio siamo stati scalzati dal centro dell'universo, ciò equivale a una evoluzione della scienza.
Tutto ciò è avvenuto con una tale frequenza che sarebbe arrivato il momento di chiederci in quale centralità siamo oggi nascosti, perché possiamo star certi che ve ne sarà sempre una.
Io credo che la centralità in cui ci nascondiamo oggi sia la coscienza, e per questo non riusciamo a digerire, pur non negandolo, l'evoluzionismo di Darwin, che quella coscienza invece non postula come necessaria.
#4236
Citazione di: Jacopus il 30 Luglio 2021, 18:37:05 PM
"Il pensare per ipotesi", "il pensare ciò che ancora non è", ciò costituisce la base del pensare all'assoluto.
Non saprei bene come dirlo, ma dentro questa frase "intuisco" la chiave per comprendere molte cose, ma mi astengo al momento dal commentarla , se non brevemente, per non andare fuori tema.
Qualunque ipotesi è assoluta in se', in quanto pensata, ma nella misura in cui poi mostra di prestarsi ad una proficua interazione con la realtà si concretizza in relativo esistente, e tanto più la sua esistenza appare concreta quanto più si presta in modo in-mediato.
Seppure le ipotesi in matematica abbiamo perso il loro carattere di verità, mantengono, in quanto arbitrarie, in quanto pensate, un che' di assolutezza che la relativa teoria eredità.
In qualche modo non si può fare a meno dell'assoluto, inteso come ciò che indiscutibilmente esiste.
Altro però è costruirci sopra una religione.
Meglio si presta una teoria matematica o fisica.
#4237
Ma perché sull'intuizione  spontanea ( e come altro senno') dell'assoluto , si dovrebbe fondare una religione? Sarà al massimo materia ipotetica su cui imbastire una teoria matematica.
È vero poi semmai che l'infinito somiglia al finito e non viceversa.
L'infinito infatti somiglia al finito in quanto molteplicità, la quale non richiede invece l'intuizione dell'infinito per essere.
Ogni esempio di finito è relativo, e in quanto tale non è mai un esempio definitivo ( assoluto) di finito.
La molteplicità è un finito definibile,  che non si ritiene di dover definire, quindi è un contenitore per tutti i possibili esempi di finitezza, che vale come un finito non determinato.
Un finito che ci si limita ad intuire come tale, senza bisogno di definirlo se se ne ha convenienza.
L'infinito somiglia a un generico finito , in quanto molteplicità.
L'indefinito, che non derivi da generica convenienza, ma da necessità contingente, si presta meglio al numinoso, che non l'infinito. Un indefinito non voluto  , perciò solo intuito, è solo ciò che è in attesa di definizione.
#4238
Tematiche Filosofiche / CONTRO IL NICHILISMO
28 Luglio 2021, 08:48:31 AM
@Paul 11
Se il problema è universale la soluzione non può essere individuale, infatti, ma riguarda al minimo una umanità fatta di individui indipendenti, i quali devono adattarsi non a condizioni statiche naturali, ma ad ambienti dinamici di cui sono parte.
Da ciò segue una morale, e non dal racconto di un "saggio" individuo.
Le contraddizioni nascono dal porre troppo l'accento sull'individuo, in quanto individuale è la coscienza ed ad essa è relativo il controllo del processo.
L'umanità in se' non ha coscienza e non controlla nulla quindi.
Diamo però troppo per scontato, mutuando la nostra individuale esperienza, che i problemi possono risolversi solo usando coscienza e controllando il processo risolutivo.
Non riusciamo a concepire/accettare che i problemi possano risolversi "da soli", o meglio per il contributo conflittuale di molteplici individui, indipendenti in quanto tali.
Se astraiamo il conflitto , l'interazione fra diversi, però tutti vogliamo la pace, quale singolo, o pochi saggi individui, se non illuminati (forse) dittatori , dovrebbero risolvere il problema, che è sempre un problema di inadeguatezza, una continua rincorsa alle condizioni al contorno.
La soluzione non è tentare di bloccare le dinamiche dell'umanità perché ogni singolo individuo vive l'ansia di non poter controllare personalmente il processo.
L'unico principio etico universale che riesco ad individuare per l'individuo è di agire liberamente , perché solo così potrà dare il suo contributo essenziale.
#4239
Tematiche Filosofiche / CONTRO IL NICHILISMO
26 Luglio 2021, 19:50:10 PM
@ Ciao Alexander.
Sicuramente aumenteranno le sacche di emarginazione.
Ma il paradosso, mi ripeto, è che a gonfiarle contribuisce l'avversione alla tecnica.
Lo dico cercando di mantenere un giudizio obiettivo, nonostante io mi senta parte ormai di quegli emarginati.
Come racconti tu stesso, per quanto ti impegni, basta che ti prendi una pausa per goderti con soddisfazione il risultato raggiunto e sei già fuori.
Caso vuole sia successo anche a me, guarda un po' le coincidenze. ;)
Forse le cose per noi sarebbero andate diversamente se ci fosse stato in ciò una maggioranza di noi consapevole, che avesse quindi determinato una politica virtuosa che si occupi di ridurre l'ansia del singolo moltiplicata dal sentirsi solo, anche quando crede di aver imboccato la via giusta.
Ma per quanto la tecnica sia veloce è anche prevedibile e quindi governabile.
In fondo io e te questa previsione l'abbiamo azzeccata, ma lasciati a noi stessi non siamo riusciti a governarla.
Detto ciò, per quanto io abbia poca confidenza coi concetti di morale e di etica ( faccio parte della maggioranza che le confonde) mi sentirei di dire, analizzando i fatti e la storia, che sarebbe etico, sperando di aver azzeccato il termine giusto, non opporsi alla tecnica, perché ciò di fatto equivale opporsi alla propria natura, almeno a quella che possiamo derivare col senno di poi, dato che questa è in continua evoluzione.
Questo tipo di opposizione comunque è tutto meno che esclusiva storia dei giorni nostri, quindi dalla storia dovremmo imparare qualcosa.
Bibbia ,Vangeli e libri vari sono testimonianze di questa tendenza dura a morire.
È un bene ciò? Ognuno giudichi.
Certo che se ci rifiutiamo di prevedere ciò che è prevedibile al fine di meglio governarlo, limitandoci a maledirlo quando ci sommerge fino al collo, possiamo poi ben derivarne l'impressione di essere noi schiavi della tecnica, e questo è certamente un nell'esempio di alienazione.
Non sono io il , cattivo, se separo da me la tecnica, e la colpevolizzo.
È una evidente assurdità che non serve nemmeno a temperare il disagio esistenziale che in sostanza deriva dal rifiuto di accettarci per quel che siamo, e perciò chiediamo aiuto alla metafisica, ma senza sapere bene poi, ovviamente , come muoverci.


#4240
Tematiche Filosofiche / CONTRO IL NICHILISMO
26 Luglio 2021, 16:54:38 PM
Credo che il nichilismo non abbia a che fare direttamente con la tecnica, ma con la sua accelerazione.
È l'espressione di un disagio attuale, ma non nuovo in se'. Un render conto del nostro affanno.
La tecnica in se', in quanto noi siamo tecnica, come è facile immaginare, avrà avuto sempre i suoi detrattori essendo cosa che richiede tempo per essere condivisa, e quindi in definitiva per diventare "tutti noi"
Quindi immagino che finora, all'opposizione alla tecnica, dall'invenzione della ruota o dalla scoperta del fuoco in poi., abbia avuto sempre i suoi detrattori., sia sempre seguito un suo uso, come normale, se non come ovvia pratica, come quelle cose che fai senza più pensarle, e quindi tanto meno criticarle.
Quando si critica la tecnica in effetti non si critica la tecnica in se', ma si intendono sempre le sue recenti novità .
La condivisione della tecnica, anche quella che oggi ci appare ovvia, avrà' sempre avuto le sue vittime.
Ci sarà stato sempre qualcuno che non è riuscito a salire sul carro.
Paradossalmente, stante l'eterna opposizione alle tecniche recenti, i politici non ne hanno mai agevolato la diffusione, per mantenere il consenso, salvo provare a farlo in modo maldestro quando non più rimandabile.
Così oggi ognuno di noi è lasciato da solo ad affrontare il nuovo mondo digitale, il cui avanzamento non è stato fermato dalle nostre solite critiche e maledizioni.
Sarebbe etico ciò non avvenisse più.
Alla fine comunque, seppur in modo maldestro, faremo quel che c'è da fare, e una nuova morale ne verrà fuori, come sempre è avvenuto, e come noi potremo osservare col senno di poi.
Fermare la tecnica equivale a fermarci.
Alla fine l'impressione che se ne riceve è che l'azione dell'uomo, la conoscenza e la tecnica, siano il male, e perciò vadano contrastate .
Occorre fermarsi, o ancor meglio "agire" per tornare sui nostri passi, in un epoca in cui la tecnica non era un problema, perché era talmente parte di noi, da essere noi in modo ovvio.
Innocua quindi, quanto può essere innocuo un uomo.
Io non ho mai ucciso un uomo e non perché sia una brava persona per natura o perché timorato di Dio.
Non l'ho mai ucciso perché non ho mai comprato una pistola.
Perché non l'ho mai comprata?
Perché ho ben chiaro che un uomo senza pistola e un uomo con la pistola non sono lo stesso uomo.
L'esempio in negativo è voluto.
Quelli in positivo trovateli voi, anche se non è propriamente questione di distinguere tecniche buone da tecniche cattive.
Domani potrei comprare un missile, invece di una pistola, e bombardare l'asteroide che avrebbe provocato l'ennesima estinzione di massa.
Chi vuole sostenere la causa della tecnica afferma che essa non è cattiva in se' e dipende dall'uso che se ne fa'.
La verità è che se ne fanno sempre tutti gli usi possibili, ma ciò finora non ha significato la fine di ogni morale, ma un suo adattamento alla bisogna, come cosa che sorga dalla natura dell'uomo, proprio come la tecnica.
Certo, se noi, come individui, pretendiamo di poter controllare e dirigere tali processi, per attenuare la nostra ansia, la vedo dura .
L'unico modo per superare l'ansia è accettarci per quel che siamo, pur nel nostro divenire.
La soluzione di un problema non è negarlo.
#4241
Tematiche Filosofiche / CONTRO IL NICHILISMO
25 Luglio 2021, 11:38:24 AM
Citazione di: Alexander il 25 Luglio 2021, 10:02:03 AM
Buona domenica a tutti


Anche dire che non c'è alcuna verità è però pronunciare una verità. Esplicitamente o implicitamente nel discorso è sempre presente la necessità del "vero". Bisogna poi distinguere il fenomeno culturale dalla ricerca metafisica. Le chiese piene per secoli era un fenomeno culturale. Si andava perché era normale e andandoci ci si sentiva normali; come adesso culturalmente si acquista lo smartphone per essere normali e sentirsi normali, o vaccinarsi per aderire culturalmente alla "nuova realtà". Ma questo non aveva a che vedere con la ricerca di Dio, che è un problema metafisico , non culturale. La culture cambiano, la domanda di senso resta, perché connaturata al bisogno umano di darsi un senso di fronte all'assurdità dell'esistenza. E' un problema del soggetto . Se una balena concepisse se stessa come soggetto  di fronte al mondo da lei stessa creato ( e non sappiamo per certo che non sia così, in qualche forma a noi sconosciuta) si domanderebbe necessariamente il senso di questa creazione. Si porrebbe senz'altro la domanda:"che senso ha continuare a nuotare per tutta la vita per nutrirmi e poi morire e finire divorata dagli altri pesci?". Naturalmente poi ogni balena si darebbe la propria risposta. Per alcune  magari il senso sarà quello di provare il massimo piacere possibile nel "nutrirsi", come è un pò la risposta che si dà una larga fetta dell'umanità attuale.
Hai ragione. Bel post.
In effetti io ho detto che mi limito a supporre le verità necessarie.
Una e' la realtà, e l'altra, anche se ammetto di sentirmi un po' ridicolo a dirlo, sono io, o meglio noi.
C'è poi certamente qualcosa dentro noi che ci spinge, e alcuni la chiamano ricerca della verità.
Quando sento questa spinta non faccio opposizione, come non faccio opposizione a tutto ciò che sento far parte di me.
Se però fosse ricerca della verità mi chiedo, se mai la raggiungerò,questa verità, come farò ad accorgermene?
Credo che sia comunque questo qualcosa che ci fa' umani, che va' oltre l'individuo, ma senza negarlo.
La verità se esiste immutabile non può che essere eterna.
Per poter mutare dovrebbe infatti essere fatta di parti dotate di indipendenza.
Ma queste parti, gli individui nel caso dell'umanità, e dei viventi più in generale, non sono mai del tutto indipendenti e liberi, in quanto il grosso di se' lo hanno avuto in eredità, senza averlo scelto.
Io, quando "mi sento" libero, sono in pace con me stesso , consapevole che questo è il mio compito, ciò in cui trovo il mio senso di esistere.
Ma la ricerca della verità mi pare che storicamente sia approdata a vincoli che arrivano perfino a vedere l'individuo come il male, e la sua dissoluzione come il bene.
È la filosofia del "se non fai non sbagli" e così ti salvi.
Mi salvo da chi, da me stesso?
Dimmi tu se questo non è il vero nichilismo.
#4242
Tematiche Filosofiche / CONTRO IL NICHILISMO
25 Luglio 2021, 01:50:19 AM
@ Paul 11
Complimenti per la chiarezza, Adesso anch'io ho capito cosa si intenda per nichilismo, e posso quindi dire di esserne culturalmente partecipe, seppur di ciò non fossi finora cosciente.
Non credo esista alcuna verità, ne' rivelata ne' da ricercare.
Sempre esistesse una verità , e seppure vi giungessimo, non riesco a immaginare da cosa c'è ne dovremmo accorgere.
Pongo fiducia nell'uomo per motivi pratici, perché non mi pare di avere alternative.
Ma più in generale pongo fiducia negli esseri viventi e in ciò mi pare che la filosofia che tu esprimi faccia difetto.
Perché ciò che diviene nel suo divenire, per ciò che può, dovrebbe ispirarsi a ciò che eterno., cioè ciò di cui non ha vero esempio ne' certezza che esista?Se su tutto ciò si è esercitato finora il pensiero filosofico con insistenza non v'è dubbio che vi sia una esigenza di fondo nell'uomo, che in tal modo si è espressa, ma che è possibile altrimenti esprimere , provando narrazioni alternative, anche perché la vecchia narrazione, che pure ha adempiuto a meraviglia il suo compito, oggi sembra non riuscire ad esprimere che pessimismo verso l'uomo, e ciò dubito possa esserci oggi di aiuto alcuno.Ciò che è eterno può esserlo solo per ipotesi, e partire da queste ipotesi sembra in effetti inevitabile, perché almeno le ipotesi, come ci ha insegnato Euclide da te citato in altro post, almeno quelle , devono restare ferme.Ma oggi sappiamo che restano ferme all'interno di una teoria relativa, caratterizzata appunto da quelle ipotesi, e che diversamente da come pensava Euclide non sono evidentemente vere.Non c'è nulla di vero in nessuna teoria, ma solo eventuale attinenza al nostro rapporto con la realtà , la quale possiamo solo ipotizzare.Come vado ragionando in questo periodo, forse annoiando i più, urge una nuova definizione di esistenza , che renda meno contraddittori i fatti nuovi che vengono ad accumularsi.Ci vuole coraggio per farlo, o forse no, perché a me sembra solo un gioco. Il gioco della vita.Non credo che serva prendersi troppo sul,serio, ponendo l'accento sull'uomo e sull'umanità, dimenticandoci che siamo parte di un tutto, e che queste parti sono inestricabilmente relazionate fra loro, e non potrebbero non essere tali, visto che nascono da una convenzione cosciente insieme alle loro relazioni.
In fondo non è essenziale se sia l'essere a giustificare il divenire o viceversa.Cioè che conta è che i fatti della nostra esperienza, aggiornati a quelli attuali, siano elegantemente legati fra loro in modo logico, di modo che non siano di impedimento a nuove esperienze, ma le agevolino.
Ciò hanno fatto in modo mirabile i filosofi del passato, per i fatti che li riguardavano , ed alcuni in modo così  mirabile,da,destare ancora adesso meraviglia.
Certamente la ricerca della verità può essere stata una motivazione decisiva nel loo percorso filosofico, ma noi non dovremmo quantomeno provare ad imitarli solo in questo , trovando le motivazioni dentro di noi, perché la ricerca della verità è solo un modo di esprimerle , ormai inattuale a mio parere, e non certo un modo di trovarle.
Sono essi un esempio per tutti noi da seguire, non pedissequamente, ma nella sostanza .
Quell'esempio è ancora attuale, e dovrebbe dissolvere il nostro pessimismo per il futuro dell'uomo, se quelli sono stati uomini Se invece cerchiamomfra le loro scartoffie una verità che potrebbe esserci sfuggita, allora stiamo solo girando intorno perdendo tempo.
#4243
Tematiche Filosofiche / CONTRO IL NICHILISMO
24 Luglio 2021, 19:41:26 PM
@Paul 11
E' vero, non ho voglia di studiare, ma considera che il mio punto di vista ignorante è un punto di vista relativo si più, agli ignoranti appunto, e quindi non dovresti mancare di trovarlo interessante.
Non far mai che io possa sospettare che tu tiri in ballo la mia ignoranza per mancanza di altri argomenti., anche se non mi sembra questo il caso.
Tutto però   mi sarei aspettato di leggere, ma non che la tecnica sia figlia della metafisica, e gli esempi che porti ( coi quali pure ho una certa confidenza) non mi aiutano ad avvicinarmi a tale posizione. Semmai è vero che nelle cose degli uomini le distinzioni sono sempre convenzionali e funzionali, senza mai corrispondere pienamente alla realtà, ma chi sa' perché poi, specie i filosofi finisco per prendere tutto sul serio, iniziando a inveire contro quella realtà quando, come è normale che sia, non sembra corrispondere del tutto a quelle convenzioni.
Per me la scienza, la tecnica, la fisica e la metafisica sono l'uomo è tutte non agiscono mai a compartimenti stagni.
Se non riusciamo più a stare dietro alla tecnica significa che non riusciamo più a stare dietro a noi stessi, ma questa non è una novità,anche se la nostra evoluzione ha ormai superato il lungo è lento passo degli avvicendamenti generazionali, per cui di solito una questione si chiudeva di fatto  a causa della morte di chi la sosteneva.
A noi tocca invece vivere più vite in una, con un certo affanno ma io cercherei di vedere il lato positivo della cosa.
Come ho detto il salto tecnico non giustifica una discontinuità nel giudizio.
Comprensibile invece l'espressione del disagio che non dovrebbe però influenzare l'obiettivo ta' del giudizio.
Le difficoltà di stare dietro alla tecnica sono mie prima di tutto, ma non sarebbe perciò corretto da parte mia maledirla.
Non sto dicendo che sia un male o un bene.
Sto dicendo che la tecnica siamo noi.
Il tuo atteggiamento è molto diffuso quanto reiterato nella storia umana, e alla fine, permettimi di dirlo, con tutta la stima che ho per te, tutto ciò risulta stucchevole.
#4244
Tematiche Filosofiche / CONTRO IL NICHILISMO
24 Luglio 2021, 14:24:42 PM
@kobayashi.
In effetti qualcosa mi sfugge, ma rimane comunque una impressione di saggezza nel leggerti.
La scienza non può certo salvare l'umanità, sia perché la scienza stessa  è l'umanità,sia perché non è chiaro da cosa dovrebbe essere salvata.
La confusione nasce dal non specificare sempre bene se si parla di individui, di specie cui appartengono, o di viventi in genere.
Spesso si parla di uomo come se si parlasse di umanità.
E l'individuo che aspira a salvarsi.
Ma salvarsi da cosa, dalla sua umanità?
Dal suo imbarazzo di sentirsi unico, eppure uno fra tanti?
L'etica si riferisce al comportamento individuale, non certo a quello dell'umanità, ne' tanto meno dei viventi tutti.
Ma le esperienze che stiamo vivendo in diretta hanno posto in evidenza il fatto che ci si salva tutti insieme, come umanità, e ancor meglio come viventi.
L'individualta' però' non è un peccato da espiare, perché senza di essa l'intero insieme dei viventi perderebbe il suo senso
Nella misura in cui siamo liberi individui diamo senso all'umanita', ma senza illudersi di essere del tutto liberi, essendo umanità.
Non dobbiamo salvarci da nulla, ne' tanto meno da noi stessi.
I problemi non si risolvono negandoli.
#4245
Scorrendo questa discussione "da vicino" vedo argomenti ben esposti da persone ragionevoli, tanto che mi compiaccio di far parte di questo forum. Ognuno ha le sue opinioni, ma ciò sembra più che normale.
Ma se mi alzo a volo di uccello vedo qualcosa di mai visto prima.
È credo il primo notevole esempio di qualcosa di nuovo e dirompente.
Al confronto, il motivo specifico generante, per quanto grave, passa nella mia considerazione in secondo piano.
Vedo una guerra, ma sembra che ogni singolo soldato , pur avendo una visione limitata del campo di battaglia, pretenda di agire ognuno per se', e ogni comando che venga dall'alto è una imposizione.
Ora , è ovvio che ogni soldato non obbedisce agli ordini solo perché questo sarebbe il suo dovere.
Conta molto la fiducia che egli ripone nei suoi ufficiali e le motivazioni che gli sono state porte nella misura in cui le ha fatte sue.
Tutto ciò però è venuto a mancare di punto in bianco, e non per fatti specifici, ma per una distanza che è venuta a ridursi fra comandanti e soldati per accidentali motivi tecnologici.
La scienza ha perso la sua aurea mistica, il che non può che essere un bene, se non fosse che nel contingente è la causa che ci farà perdere la guerra.
L'unica speranza è che la natura, nonostante tutto ci metta la sua pezza.
Intanto però il vero argomento che dovrebbe conquistare la massima attenzione è come fare perché ciò non si ripeta.
Non si intende le pandemie che ci sono sempre state e continueranno ad esserci.
Ma il nuovo modo di affrontarle tutti insieme tenendo conto che la nostra percezione del campo di battaglia è cambiata, e le consolidate gerarchie sembrano essere saltate.
Non c'è nessun complotto, ma una somma di comportamenti singoli irresponsabili, con diversi gradi di consapevolezza.
Non si può più ragionevolmente invocare un ritorno ad una situazione pre- internet, e chi maldestramente lo fa' rischia di apparire un dittatore che cerchi di imporre censure in modo più o meno diretto, mentre magari cerca inutilmente e maldestramente di por fine a questo caos inatteso.
Dobbiamo quasi essere contenti che il problema,e cioè  le conseguenze occasionalmente negative dell'uso di internet, e non il covid in se' , si siano palesate a causa di una nuova pandemia, e non di una nuova vera guerra, fin qui usata solo come metafora.
Ma temo abbia ragione anche chi afferma che per uscire dal fango non serva astenersi dal nuotarci dentro.
È un passaggio che forse non si può saltare.
Intanto però a me sembra saggio, seppur sempre in modo contingente , in mancanza di nuove strategie salvifiche, far finta di credere che il vaccino sia la soluzione, come nessuno dubitava lo fosse , fino ad appena ...ieri.

Quando poi questo problema però, come si spera, in qualche modo sarà stato superato, ricordiamoci di qual è stato il vero problema. Non certo la pandemia.