Mi è capitato recentemente per le mani un documento riguardo il cosidetto "biohackering" che verrà trasmesso sul primo canale dello zar (non stanno a chiedersi come sono le donne dell'ovest). Conoscevo questa questione solo per sentito dire, in pratica si tratta della cosidetta "biologia fai-da-te" dove singoli individui o piccoli gruppi mettono su piccoli laboratori privati e clandestini per tentare esperimenti di varia natura, siano essi genetici o di robotica, nel 2015 Wired scriveva "è l'inizio dell'era della biologia da garage, sei pronto a comprare un laboratorio su ebay?". Ora al di la della cultura "futurista" che fa da spinta a questi progetti (che in realtà è il fulcro della discussione) è ovvio che questi laboratori sono completamente clandestini e non rispondono a nessuna legge-regolamento, per via del fatto che i mezzi per poterli installare sono scesi drasticamente. A questo punto mi è venuto in mente quell'altro documento abbastanza famoso, che metteva in luce la questione delle stampanti 3d e la costruzione di armi "in garage", incredibilmente difficile da regolamentare e tutt'ora non regolamentata. La domanda è: lo strumento repressivo, la legge, può realisticamente arginare determinati comportamenti, quando la possibilità di attuarli diventa cosi diffusa e di facile accesso? Oppure siamo arrivati al punto dove non esiste scelta se non quella di lavorare sulla prevenzione (cultura) anzichè sulla repressione? Il magma culturale di questi biohackers e il codice etico multiforme che ne deriva , è sufficiente a garantire che non combinino errori assurdi nei loro piccoli laboratori? (non parlo di un Frankeinstein, ma sappiamo bene quanto gli equilibri biologici che ci circondano siano labili e delicati). Mi è venuto in mente il mio amico che ogni tanto produce dinamite (per far saltare rocche nelle strade nei boschi, non è un terrorista). Effettivamente il materiale necessario per fare un candelotto è di facilissimo accesso, lui solamente si fida della sua capacità di farlo e poi avere il tempo di scappare, eppure chiunque potrebbe farsi un tubetto di polvere nera e fare un disastro, ma effettivamente la prevenzione culturale "funziona". Ma è davvero realisticamente applicabile anche al resto? Ho paura che sia una discussione che ha come argomento di sfondo la fiducia nell'uomo e la sua naturale bontà o cattiveria, ma forse è anche più interessante di cosi.
