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Messaggi - InVerno

#4276
Ho poco tempo per rispondere la violenza delle frasi è dovuta a questo, cercherò di farlo

a) Non si tratterà di apologia vera e propria ma il contrasto tra i "decerebrati occidentali" (da cui ovviamente l'autore si esclude) e i bombaroli che "hanno capito il senso della vita" è evidente e lo inserisco in un contesto più ampio di discussione.

b) Avrà famiglia e tutto quello che vuole, si tratta comunque di pedine, e l'avvocato che si era incaricato di difendere il sopravissuto di parigi ha parlato (e io cito) di "imbecilli completi che pensano di vivere in un videogioco, incapaci di riconoscere la destra dalla sinistra se non gli viene ordinato" E gli altri casi a vedere le biografie non si discostano, e non ci sarebbe da meravigliarsi, stiamo parlando di pedine che non hanno nulla a che fare con la questione.
Peraltro, quando si parla di terrorismo recente generalmente si parla di attentatori occidentali che hanno colpito in occidente, nati e vissuti in occidente alcuni da generazioni che hanno semplicemente trovato un pretesto per fare "la cazzata della vita" e non conoscono un acca della cultura islamica fuori dalle loro puerili letture su wikipedia.


  • io sono il primo a considerare il terrorismo di casa nostra, aspetto ancora giustizia storica per il vietnam, timor est (etc etc etc) fino ai droni in yemen che ammazzano un bambino ogni dieci fottuti minuti. Ma questo non ha nulla a che fare con l'argomento (o meglio ne avrebbe molto, quando scenderemo di grado dai massimi sistemi)

d) Il virus occidentale, in Italia sublimato alla perfezione nella frase "chiagni e fotti" è sempre tra noi (il terrorismo poi è la cristallina dimostrazione di questa crisi morale). La globalizzazione può essere usata al contrario, come una patente pirandelliana, si prende un aereo e si emigra nei paradisi del senso della vita. Se la società attuale non combacia con i propri desideri il trivio è semplice, si cambia società, si cambia la società, o si cambia i propri desideri. Preferiamo vivere in un dramma di Ibsen, Hedda prende il manoscritto del marito scrittore dove lo stesso aveva enunciato come sarebbe finita l'umanità e lo getta nella stufa, nel terribile atto di privare l'umanità di conoscere il proprio destino. E' bello immaginare che ci sia una Hedda per ognuno di noi, e che il dramma si consumi nella stufa invece che "li fuori". Ma non è cosi, il dramma è li fuori, tangibile e ha bisogno di risposte.
#4277
Citazione di: paul11 il 09 Febbraio 2017, 13:15:25 PM
Inverno,
è inutile discutere se non sei in grado idi dare serie argomentazioni.

1) basterebbe studiarsi il rito dello sciamano per capire qualcosa di quelle culture
2) attenzione a non trovarsi "....anime contadine in volo per il mondo..." con una cintura  in vita di bombe, che sa cosa vuole, che sa qual' è il senso della vita, incazzato con i decerebrati occidentali che attendono la morte nel baccanale e bivaccamento  certo a modo magari tutto suo, ma ce l'ha, a ricordarci un attimo prima di esplodere  insieme a lui cos'è il senso della vita": tanti auguri.
3) e qual'è la ragione del precariato, disoccupazione, job act? Tutti già ora sono fisicamente mutanti e replicanti ,costi sociali sull'altare , fuori uno e dentro l'altro , o meglio fuori uno e dentro un automatismo,dell'efficienza ed efficacia della ltecnica. la politica non può gestire gli effetti creati dall'economia ,perchè è dentro la stessa cultura, è funzionale ad essa e gerarchicamente sottomessa:
Di nuovo tanti auguri
Quando il proprio pensiero porta a fare apologie di bombaroli che pensano di vivere in un videogioco, uno potrebbe anche porsi delle domande, se il risultato delle tue corse nei verdi campi del noumeno è questo, auguri a te, e auguri alla filosofia.
#4278
Attualità / Re:La bella e grande Marine Le Pen
09 Febbraio 2017, 13:13:16 PM
Citazione di: Fharenight il 08 Febbraio 2017, 13:12:02 PM
Baylham, e meno male che la Costituzione si possa cambiare!  Io la cambierei incominciando proprio da  questi articoli,  perché oggi non tiene piú, non è piú idonea a proteggere il popolo italiano.
E' perlomeno curioso che un topic sulla LePen deragli in "la costituzione che vorrei", uno sarebbe tentato di fare un analisi psicologica di questa digressione. Beh allora io nella mia letterina a Babbo Costituzionalista voglio mettere altri elementi tradizionali. Mi piacerebbe riportare in auge per esempio tradizioni romane (ancora più antiche di quelle cattoliche!) individuando in ogni provincia una Rupe Tarpea, per dire allo straniero "questi siamo noi" e per rendere tradizionale la gestione dei delitti, e anche per conservare le nostre mitologie, utilizzando le rupi per selezionare i bambini inetti, strumento decisamente migliore di qualsiasi leva militare. Allo stesso tempo mi rendo conto che sarebbe una costituzione un po antiquata, allora vorrei metterci anche una spruzzatina di Garibaldi (a chi altro dovrei la mia nazione?) espropriando tutte le proprietà della Chiesa fuori i confini vaticani e portando a processo tutti i preti per la ragione stessa che Garibaldi denunciava "maestri impostori e truffatori di derelitti, discendenti di Torquemada". Ecco cosi bilanciamo bene, ora chiudo la busta e spedisco.
#4279
Citazione di: paul11 il 08 Febbraio 2017, 13:47:57 PM
Rispondo ad entrambi, Baylham ed inverno.

Nei post precedenti tovi le risposte alle tue domande Baylham, comunque....

Preferire è già, dividere, direi propendo, e non è solo un gioco semantico lessicale. Non ho ma idetto che questa società attuale "induttiva" è tutto da buttare e quella "deduttiva" è tutta da santificare; sia perchè in entrambi non c'è una "perfezione", ma soprattutto a mio parere entrambi hanno una contraddizione conoscitiva che è alla base della costituzione della coscienza.
Parli di effetti, si stabilità nell'una e l'individualismo nell'altra.
la stabilità nella prima è data dall'ordine che costruisce si signifcati e sensi che relazionano ogni particolare al tutto, quindi il filo d'erba ha signifcato dentro l'universale, il cerchio che racchiude il tutto. La stabilità è data proprio da circuito di relazione chiuso, ogni essente ha una relazione, non trovano necessità di farsi altri perchè, va bene così. Ecco perchè  sono società chiuse e stabili.

Personalmente sostengo che la fuoriuscita da quell'ordine della società induttiva poteva farlo solo chi temerariamente avesse una propensione attitudinale ad oltrepassare quell'ordine, oggi diremmo qualcuno ha superato il primo tabù e così ha demolito la relazione di quel tabù al totem. Perchè accade che quella parte di umanità (sono le nostre precedenti civiltà che si sono storicamente passate il testimone) che decise di oltrepassare la soglia si accorse che la conoscenza è potente, ma solo per sè e contro qualcosa, non come nuova forma epistemica di verità.  Quella conoscenza gli dava potere sulla natura e sull'altra parte di umanità attraverso la tecnica e la tecnologia.Non gli costruiva più coscienza, anzi si apre la dicotomia e la contraddizione storica. La spinta verso la tecnica, vers ole scienze natural ie fisiche , è la spinta verso il ragionamento induttivo L'uomo classifica, categorizza costruisce gerghi linguistici e divide e si divide.Questo è spingersi sui particolari e abbandona la civiltà della deduzione che aveva l'ordine, ormai superata ,ma anzi messa in discussione.
Sono d,accordo e l'ho scritto che entrambi i ragionamenti vanno utilizzati, sia il deduttivo che l'induttivo, ma è centrale la coscienza umana, la volontà, la mente.Oggi in cui è il ragionamento induttivo delle scienze naturali e fisiche che ha il potere culturale, come s ifa a riportare questa cultura dentro un'ordine che la comprende, in cui daccapo ogni particolare della scienza è relazionato ad un principio del tutto.

Forse non si vuol capire che la nostra cultura ha ucciso Dio è la cultura deduttiva, spostando la verità nella dimostrazione evidente del fenomeno. noi crediamo in quello che vediamo e proviamo sperimentalmente dice la giustifcazione di verità dell'attuale cultura.
Non risponde a nessuna problematizzazione esistenziale, da dove veniamo, che significato ha esistere, che senso ha la vita, dove andremo alla fine? Se l'uomo tronca, recide una parte del suo ragionamento perchè ha deciso che non esistono verità, ma opinioni perchè regna l'epistemologia popperaina della falsificazione.
(2)Allora non ci sono verità, ma solo opinioni e tutto ciò che linguisticamente o come filosofia metafisica è essere, essente, sparisce nell'assiomatizzazione delle tautologie, ma basate su un metodo scientifico induttivo.Quindi è importante il filo d'erba perchè è evidente, punto, fine,stop. Se ogni cosa è per sè e in sè la coscienza umana ne soffre razionalmente e spiritualmente ( se volete psichicamente), perchè non trova risposte alle sue domande di senso.

Ma ora voglio ulteriormente porre un paio di considerazioni.

(1)Se la saggezza fosse memoria, sappi che l'uomo ha chiuso, non ha più senso da quando ha creato i computer.
Il saggio è colui che interpreta i segni che guarda la terra in cui è il filo d'erba e il cielo in cui osserva le stelle e dà una risposta di senso ad ogni manifestazione .Quelle società chiuse deduttive hanno sempre una risposta di senso,cosa che non esiste più nella nostra.

Ma la replica sarebbe, loro credono a cose che appartengono ad un mondo per noi superato, ignorante dal punto di vista conoscitivo, superato dalla nostra storia.
Attenzione: lui crede e voi no e non importa se crede a "baluba". Questa è la sua forza perchè lui ha l'intera narrazione di senso nella sua esistenza, lui crede in un suo ordine che non riuscirete mai ad abbattergli perchè lui ragiona dentro un altro modello rappresentazionale che è assoluto mentre il nostro è relativo ai tempi e falsificabile.

Daccapo se noi non siamo certi di nulla, noi diciamo che colui che crede in baluba dice falsità.
Ma Inverno cosa ha importanza sapere nella nostra cultura cosa è vero o falso , se tanto non è certo?
La differenza la fa allora la coscienza quando non la fa più la conoscenza, perchè la sua forza è interiore e si espande nell'ordine esteriore  che la comprende ed è potente quanto lo è la nostra tecnica.

(3)La seconda considerazione: ditemi il valore aggiunto dell'uomo rispetto ad un robot i n questa cultura
I robot, i computer hanno sostituito e sostituiscono il lavoro umano, poi sostituiranno l'uomo stesso,perchè l'uomo ha limiti
ascrivbili in questa contraddittoria cultura nello stesso dominio in cui è collocato il computer e il robot, anzi lui li fa meglio, più veloce e senza errori. Se l'uomo  perde anche il valore aggiunto della coscienza ha chiuso davvero:tanti auguri fra un paio di generazioni.
E non pensate che è l'uomo che crea i computer, algoritmi e ragionamenti euristici ormai sono in grado e lo saranno sempre più di autoprodurlo. Se l'uomo è  solo calcolo e ragionamento induttivo con una conoscenza estensiva e quantitativa . ci batteranno. e la fantascienza diverrà ancora una volta realtà. Saremo, come già lo siamo schiavi dei nostri artifici, della tecnica e tecnologia.

C'è gente che fa triple turnazioni, lavora il sabato, la domenica, e magari pure a Natale, abbiamo inventato la luce elettrica per lavorare anche di notte, instancabilmente e ininterrottamente con processi continui industriali , ma non abbiamo ancora capito che la tecnica ormai  risponde a se stessa e noi non la stiamo affatto dominando, perchè la tecnica è figlia indissolubile di questa cultura.

(1) No no, io non ho mai detto che la saggezza è memoria, ma semplicemente ho cercato di distinguere diversi tipi di "saggio", per ricordare che quello primitivo era fondamentalmente memoria (più vicino quindi ad un moderno computer). Il modello umano che invece sembra venir avvocato non ha nulla a che fare con le società primitive (di qui, il paradosso) e parla di un uomo "teocratico" che mescola diverse funzioni delle società primitive ma che in realtà non è mai esistito prima delle società statuali dove l'autorità gli ha permesso di legare a se la guida, la conoscenza e l'interpretazione del mondo (capo\anziano\sciamano non erano quasi mai figure sovrapposte, e Montesquieu era li da venire) solo l'autorità può costringere la commistione delle competenze in questa buffa chimera antimeritocratica, quando c'è di mezzo la sopravvivenza immediata le buffonate portano alla morte immediata, non ci sono servi della gleba da mandare al macello al proprio posto.

(2) Ma non è vero, questa è una visione iperiduttiva di indagine a camere stagne. Cionondimeno, sarebbe necessario porsi le domande giuste prime di attendere la risposta, se aspettiamo la risposta a "che senso ha la vita" ho proprio paura che attenderemo invano, o ci acconteteremo di risposte cucite a misura di domanda.

(3)Ora, io personalmente ritengo che la questione della singolarità sia semplicemente ridicola. E' dagli anni 60 che al MIT annunciano (minacciano in realtà) che entro 6 mesi avranno un computer capace di emulare perfettamente un essere umano. Mi sembrano sopratutto a caccia di fondi, ma comuque sarebbe un discorso ampio. Finchè cercheremo di renderli più intelligenti, puoi dormire tranquillo, è quando cercheremo di farli più stupidi, quando dubiteranno del risultato di una divisione, che dovrai preoccuparti. Ciò che invece importante notare, è che da quando ci sono i computer ad aiutarci con la memoria, il mercato del lavoro ha completamente smesso di cercare "uomini memoria" ma ha cominciato a cercare persone capaci di fare relazioni, collegamenti, indagini, sensate tra le diverse memorie. La memoria ha perso grandemente di valore economico, la capacità di inventiva, di relazione, di organizzazione, ne ha grandemente beneficiato. Il mio giudizio è che questo rispetti maggiormente la nostra "eccezionalità umana" e meno le nostre qualità di pappagalli ma potrei sbagliarmi.

A proposito di pappagalli
La mia compagna che lavora in una nota agenzia di stampa, ha una dote. Parlando di attualità con le persone riesce con precisione quasi millimetrica a individuare da quali giornali si "riforniscano" abitualmente, se l'argomento di discussione non è sufficientemente "colorito" almeno non i nomi ma perlomeno l'area editoriale e nel caso anche geografica, in generale a quale "echo-chamber" appartengano. Fa sempre un certo effetto per noi "liberi pensatori" essere messi a nudo in maniera cosi drastica davanti ai nostri limiti di pappagalli, ma la pluralità di opinioni ci aiuta a coltivare le relazioni, infatti è quasi impossibile fare lo stesso esercizio con lei che viene bombardata dall'intera informazione giornalmente, il suo assomiglia quasi ad un libero pensiero, grazie alla pluralità. La Verità (come la Pravda), è un allevatrice di pappagalli, non di uomini. Che poi i pappagalli vivano meglio perchè necessitano solo di becchime, sonno e defecare, è tutto un altro paio di maniche.
#4280
Attualità / Re:Chi o cosa potrà salvarci?
09 Febbraio 2017, 11:15:09 AM
Sono i vari Michele sparsi per il mondo, quella generazione compressa e costretta alla nullità dalla generazione precedente. Persino nell'america fallita di Trump, l'opinione di quella generazione fa tirare un sospiro di sollievo. E l'Europa che aveva saggiamente innestato il seme dell'Erasmus ma non ne ha mai visti i frutti. Purtroppo è una generazione che sta diventando vecchia a sua volta senza aver avuto la possibilità di incidere, una generazione che ha sopportato il precariato esistenziale e quindi riesce a sopportare anche i famosi "dinosauri da distruggere". Come potrebbe ribellarsi Michele se a costringerlo a quella vita è uno come lui, se a fargli il colloquio è un altro precario? e il vero mandante è offuscato da una coltre di fumo. Sarà davvero Poletti? o sarà un altro? Il trasformismo delle elite e la guerra tra poveri rende ciechi,e un cieco può solo sparare a se stesso. Michele si affida alla storia per avere giustizia, e l'avrà. Ma quelli che oggi invocano le armi nelle scuole e ai confini, i manganelli contro gli straccioni e il carcere per i dormiglioni, presto si accorgeranno di aver messo in mano le pistole ai vari Michele del mondo.
#4281
Citazione di: paul11 il 08 Febbraio 2017, 00:03:40 AMUn tempo esisteva il saggio, il sapiente, oggi dov'è finito?
Ti consiglio di guardare il film "F come Falso" di Orson Welles (se non l'avessi già fatto). E' la storia di un falsario di quadri scritta da un falsario di biografie registrata in un film a tratti dichiaratamente falso. La sfida è capire cosa è vero in tutto ciò, e quale esperto (o saggio) riesca a stabilirlo, considerato che già i saggi delle gallerie erano già stati bellamente gabbati tutti quanti. E quale sia il rapporto tra il vero e l'arte, ma a questo punto, anche l'arte della vita.
Onestamente non riesco a trovare la quadra di come da un lato invochiate una verità dall'alto (veicolata inevatibilmente tramite umani), e dall'altra facciate apologie delle società prestatuali, non ha onestamente molto senso. L'onere del saggio era la conservazione della memoria non scritta, la sua valenza è andata a scemare proporzionalmente alle nostra capacità di conservare le nostre memorie al di fuori dei nostri cervelli. Il "saggio di biblioteca" è un saggio molto diverso dal "saggio di una cheferie", il loro scopo era quello di essere la biblioteca, non tanto quanto quella di interpretarla. Lo stesso rapporto tra il saggio e l'autorità è estremamente complesso e diversificato, ma la coincidenza delle due è fatta di un rapporto molto diverso da quello che oggi noi intendiamo per un "saggio guida".

Riguardo invece al "giro lungo", si mi riferivo al percorso percorso nella catena alimentare (ecologico).
Però, non fate l'errore "positivista" di considerare l'ecologia come una branca a se dell'universo, il rapporto con il territorio è fondamentale e determinante e simbiotico per le persone che ci vivono, una pessima gestione del territorio porta inevitabilmente a condizioni di vita pessime, conflitti, etc..
#4282
Attualità / Re:La bella e grande Marine Le Pen
08 Febbraio 2017, 10:07:47 AM
Avendo avuto la fortuna e l'onore di conoscere seppur solo un poco una delle cinque "madri costituenti" penso di non farle un torto dicendo che sta facendo le capriole nella tomba. Riempirsi la bocca sulla difensa dell'identità e non saper nemmeno difendere quella sancita sessantanni fa.
La cosa tragicomica è che non vi balena nemmeno in mente che sono tutte critiche che se applicate non farebbero altro che accelerare la distruzione dei valori cristiani. E' dalla nascita del regno d'Italia che la chiesa fa leva sul diritto e la politica (divisione stato-chiesa sic!) e facendolo non fa altro che marginalizzarsi volta dopo volta, apparire sempre più interessata ad un proselitismo farisaico che a seguire la sua missione, stucchevoli dimostrazioni di pensiero debole che scalcia. Spero vivamente che le vostre istanze vengano accolte e venga apposto un crocifisso in ogni cesso, mi spiace solo per i bambini nelle scuole che non capisco (o meglio lo capisco) perchè debbano essere esposti a queste viltà subliminali. Ma forse dovrei fidarmi di loro, impareranno con chi hanno a che fare.
#4283
Tematiche Spirituali / Re:Dio e il senso del dovere
07 Febbraio 2017, 21:07:43 PM
Citazione di: bluemax il 07 Febbraio 2017, 12:50:41 PM
Citazione di: Duc in altum! il 07 Febbraio 2017, 12:09:12 PM
**  scritto da bluemax:
CitazioneFondamentalmente penso che l'errore di fondo sia proprio qui. Definire un fenomeno REALE come giusto o sbagliato senza notare la semplicissima cosa che è un semplice effetto per lo piu' mutevole nel tempo e cio' che giusto diviene sbagliato o viceversa nel tempo.
Penso che non vi sia nulla di giusto o sbagliato (in quanto mero giudizio personale, dettato dallo stato mentale del giudizio del fenomeno) ma vi sia semplicemente l'effetto.

Per fare un esempio estremo non ho mai pensato che Hitler sia l'incarnazione del male, ma un mero effetto che nasce nella notte dei tempi che ha semplicemente mostrato gli effetti di cause poste nel tempo da TUTTI NOI (odierni. Va capita).
Quindi sostieni che Hitler (come il Padrino) sia un fenomeno reale? Dunque l'effetto vincente di quei modelli dovrebbe essere insegnato? Visto che invece c'è il proselitismo ateo e agnostico del contrario?


Ciao  ;)
Hitler, come del resto Gesu' o Buddah per intenderci e qualsiasi altro fenomeno che di manifesta nell'universo, dallo sbocciare di un fiore alla nascita di pianeti puo' avvenire se e solo se vi sono TUTTE le condizioni per la manifestazione di quel fenomeno. Se ne manca anche solo uno tra le infinite condizioni, il fenomeno si manifesta in modo differente (o non si manifesta affatto).
Hitler quindi è senza dubbio un fenomeno REALE ma non puo' essere considerato l'incarnazione del male. Se ci pensi bene, Hitler fu creato dalla prima guerra mondiale e via discorrendo a ritroso sino all primo degli infiniti BIG BANG :) . Cio' che puo' cambiare un EFFETTO futuro è solo la SCELTA PERSONALE. Unica colpa (anche se per me il concetto di colpa ha pochissimo senso) di quella mente che fu Hitler è stata quella di avere fatto una SCELTA sbagliata. Ma tale scelta è frutto di numerosissime altre scelte non ultime quelle di Churchill, Stalin, e tutte le persone che in quel momento interagivano con la realtà.
Dare la colpa comunque, per me, è' un concetto estremamente infantile (a mio vedere naturalmente).

Se OGGI nascesse un Hitler al massimo potrebbe portare il cane a far pipi' al parco per mancanza di condizioni. Condizioni che comunque, grazie a tutti noi, possono ripresentarsi.


I Modelli vincenti o perdenti, come ogni cosa, variano nel tempo :)

ciao :)
Ti dirò di più, Hitler era fondamentalmente un incapace riguardo alle tattiche di guerra, i suoi errori macroscopici dettati da paranoia\narcisismo\idiozia erano estremamente comodi alle forze alleate che non si impegnarono mai seriamente per assassinarlo (stesso vale per il Duce) la sua presenza è sempre stata giudicata dagli esperti come un vantaggio per gli alleati. Uno dei più importanti "utili idioti" della storia. A volte il male è un processo complesso radicato nelle più insospettabili istanze.
#4284
Percorsi ed Esperienze / Re:Problemi con l'università
07 Febbraio 2017, 16:48:39 PM
Vorrei aiutarti di più, ma non sarebbe coerente con ciò che ti sto per dire..
Nella mia esperienza sono 2 le cose che hanno aiutato maggiormente me e le persone che conosco a prendere delle cantonate.
A)le preferenze dei genitori B)I voti alle superiori
Ora.. è ovvio che abbiamo bisogno di riferimenti per prendere decisioni, ma il fatto che le hai citate cosi espressamente a me onestamente ha un po preoccupato.
E' ovvio che è impossibile eliminarle dalla tua vita, ma il mio consiglio è di provare a toglierle temporaneamente dall'equazione e vedere se il risultato è lo stesso, come "controprova" diciamo
e poi continuare con le tue scelte. Spero ti sia d'aiuto, buona fortuna.
#4285
Citazione di: donquixote il 07 Febbraio 2017, 14:14:25 PM
Citazione di: InVerno il 07 Febbraio 2017, 12:06:05 PMOnestamente non sono preparato di storia cinese, o perlomeno so poco del secolo XV e non saprei se mettere li un paletto alla loro crescita (in senso assoluto, non relativo all'Europa). Conosco però il colonialismo, la guerra dell'oppio, etc. Provocatoriamente avevo infatti precedentemente parlato di Giappone, la cui cultura non si dirà certo occidentale (con tutte le recenti compenetrazioni, è comunque difficile intenderla cosi) e che deve il proprio successo a come i lacci coloniali siano stati strappati (allo stesso modo degli States\UK, nessuna novità). Riguardo al mondo Islamico suppongo vi rifacciate a Renan? Mi sembra una posizione ambigua. Riguardo alla rivalutazione del medioevo Europeo, a me sembra onestamente mitologica, o per meglio dire letteraria, basata più sulle chanson che su quello che l'Europa stava realmente vivendo? Mi trovi d'accordo invece quando parli di indiani ed agricoltura. A mio avviso il punto sta proprio li (a dimostrazione che tutti abbiamo un età dell'oro di riferimento), l'agricoltura sancisce non il dominio dell'uomo sulla natura (a mio avviso inevitabile) ma il suo dominio sugli altri uomini, l'autorità, inevitabile nelle società agricole. Paradossale no? Stesso riferimento, ma conclusioni opposte. E' anche vero che il punto sta nella definizione di cultura, ma anche e sopratutto di "occidentale", i cui confini vanno a seconda dell'osservatore da globali (Fukuyama) a continentali (Hungtinton), che avevo non a caso citato nel "puzzle di citazioni".

Per quanto riguarda la storia cinese faccio riferimento alla monumentale opera di J. Needham intitolata "Scienza e civiltà in Cina" che, cosa alquanto rara per un autore occidentale in oriente, anche in Cina è stata apprezzata e divulgata, e il XV secolo coincide con l'arresto di uno sviluppo scientifico e tecnologico durato svariati secoli che allo stesso autore è apparso inspiegabile. I giapponesi sono molto più simili, come indole aggressiva, agli occidentali di quanto non lo fossero i cinesi (e gli indiani) in quanto la cultura scintoista (a differenza di quelle taoiste, confuciane, buddiste e induiste che sono più propriamente "orientali" in quanto più indirizzate alla prevalenza del pensiero rispetto all'azione) esalta la guerra e il militarismo e  proprio i cinesi ne sono stati troppo spesso le vittime designate. Per quanto riguarda invece gli indiani d'America la loro cultura considerava l'agricoltura come una violenza alla terra, ovvero una usurpazione della volontà del "Grande Spirito" che si manifestava con la crescita spontanea dei frutti della terra piegandola ai voleri dell'uomo; sulla medesima linea nel libro della Genesi, nato in un luogo ove sono sorte le prime comunità umane stanziali e agricole, si legge che Dio rifiutò i doni sacrificali di Caino, agricoltore, mentre accettò quelli di Abele, allevatore (e credo sia difficile pensare a contatti e scambi culturali fra gli estensori della Bibbia e gli indiani nordamericani, in quell'epoca). Gli aborigeni australiani e la maggior parte delle comunità primitive, pur vivendo in villaggi e avendo superato il nomadismo non coltivavano la terra, ma costruendo i propri villaggi nei pressi dei corsi d'acqua la naturale fertilità della terra circostante (oltre alla caccia e alla pesca) permetteva loro di avere di che sopravvivere. L'agricoltura quindi sancisce la prima cesura fra l'uomo e la natura che deve essere piegata ai desideri e ai bisogni umani, poichè l'autorità e la gerarchia è presente in ogni comunità primitiva, e i ruoli sono molto più rigidi di quanto lo siano nelle società moderne (la "mobilità sociale" è invenzione stupida e assai recente). Il Medioevo è stato per trecento anni quel che il nazismo è negli ultimi 60: un qualcosa da cancellare, da denigrare, da ridicolizzare, da diffamare, tanto che tutte le scienze medievali sono sparite o trasformate nelle loro caricature (tipo ad esempio l'alchimia e l'astrologia) e solo negli ultimi decenni Le Goff in Francia e Cardini in Italia hanno provato a rendere un poco di giustizia a quel periodo che, ribadisco è stato l'unico degli ultimi 2500 anni in Europa a poter essere definito "cultura" tanto che sarebbe molto più corretto definire "secoli bui" quelli che sono venuti in seguito. L'aggettivo "occidentale" riferito alla cultura è ovviamente applicabile solo all'attualità, e credo che si possa a buon diritto definire "occidente" in senso culturale tutto ciò che è fondato sulla prevalenza della materia rispetto allo spirito, sulla prevalenza dell'azione rispetto al pensiero, sulla prevalenza dell'uomo rispetto all'ambiente, sulla prevalenza dell'utilità rispetto alla verità, sulla prevalenza dell'interesse rispetto alla giustizia, sulla prevalenza della competizione rispetto alla collaborazione, sulla prevalenza dell'individuo rispetto alla comunità, sulla prevalenza dell'uguaglianza rispetto alla gerarchia.
Ho paura che molto difficilmente troveremo un punto di contatto riguardo al medioevo, credo che vedresti le mie argomentazioni come "propaganda antinazista". Mi viene solo in mente quella bella filastrocca medievale che intimava al bambino di morire nel sonno per evitare di vivere quella vita (seguita poi probabilmente dalla comune pratica del soffocamente al seno).. ma suppongo non facesse parte dei codici cavallereschi. E' un po come la diatriba se l'uomo sia o meno un prodotto della sua cultura, che ho volutamente evitato ma ripropongo. Generalmente chi propone che l'uomo sia un prodotto della sua cultura è perchè immagina se stesso come modellatore della storia (Marx passò da una versione all'altra nel corso della sua vita). Allo stesso modo chi rivaluta il medioevo si emoziona probabilmente all'idea di una fervente vita di convento o in armatura scintillante, non molto all'idea di bollire il letame per cena, ma la pura statistica di un possibile "viaggio nel tempo" vi vedono svantaggiati per 99 a 1, attenzione.

Riguardo all'agricoltura, in realtà il mito genesiaco ha poco senso(una cantonata deduttiva), l'allevamento è una forma ancora più intensiva di agricoltura dove le proteine fanno il "giro lungo" per arrivare "raffinate" sotto forma di carne. Ad oggi infatti il problema ecologico principale legato allo sfruttamento del suolo, è l'allevamento. Anche supponendo che la demografia non costringa all'allevamento intensivo, avere dei pascoli significa deforestazione massiva ed eradicazione della fauna concorrente\predatrice per estensioni anche dieci volte superiori (l'anatolia e la siria, ma anche la sardegna, non erano semidesertiche una volta). Ma suppongo il mito abbia più a che fare con l'archetipo del sacrificio animale che con l'ecologismo. La caccia\raccolta è un altro discorso ma è sostenibile solamente a basse demografie, e come fai a controllare le nascite senza controllare la natura? (quando per deduzione, una nascita è sempre un evento positivo) Il motivo per cui gli indiani hanno avuto il lusso di poterla mantenere cosi a lungo si deve a una qualche forma di controllo demografico, probabilmente molte incrociate, infanticidio, malattie e una sana dose di mazzate. Oppure ci hanno ragionato su "induttivamente" e hanno tenuto a bada i pisellini.
#4286
Citazione di: donquixote il 06 Febbraio 2017, 19:37:03 PM
Citazione di: InVerno il 06 Febbraio 2017, 17:53:42 PMNon so, mi sembra stucchevole parlare del buon selvaggio in un topic sull'occidente, forse colpa mia che ci continuo a dare martellate, ma i chiodi non mancano eh!

Infatti qui non si parlava delle società primitive e dei presunti genocidi o disastri ecologici che anche alcune di esse avrebbero compiuto (come se dire "lui è come me" o "lui è peggio di me" assolvesse dalle proprie colpe),  anche se è intellettualmente disonesto citare la popolazione dell'isolotto ai confini del mondo e tralasciare ad esempio che gli aborigeni australiani vivevano in un luogo immenso con praterie e cavalli ma il loro modo di vita era molto simile a quello degli "isolotti", così come le popolazioni del nordamerica che non hanno mai utilizzato l'agricoltura e molto probabilmente non lo farebbero nemmeno ora se non fossero state sterminate. O della Cina che dopo aver avuto uno sviluppo tecnico e tecnologico durato mille anni e immensamente superiore a quello dell'occidente nel XV secolo l'hanno arrestato: forse avevano capito qualcosa? E se vuoi anche dell'Europa che dopo il crollo dell'Impero romano d'occidente per quasi mille anni ha arrestato l'espansione imperiale per perseguire un equilibrio continentale, riprendendola poi subito dopo il crollo di quella che, unica nella storia d'Europa,  possedeva i lineamenti della vera cultura. E Colombo non aveva praterie o cavalli ma pericolosi oceani davanti, eppure non si fermò, e nemmeno i suoi epigoni lo fecero. Comunque qui si parlava appunto di cultura, di cosa si può definire tale e di cosa invece rappresenta la sua negazione. Se la cultura unisce il suo opposto divide, e i valori "non negoziabili" dell'occidente non fanno altro che dividere popolo da popolo, famiglia da famiglia, padre dal figlio. Non mi interessa dare giudizi morali su nessuna cultura o presunta tale, ma i difensori di questa cultura occidentale che da un lato esalta e alimenta la competitività di tutti contro tutti  e dall'altro tenta di frenarla con sempre maggiori lacci, maggiori leggi, maggiori regole che non hanno alcun senso logico poichè non sono giustificate da nessuna ragione condivisa (che ragione ci sarebbe per "proteggere" il debole, l'handicappato, il misero, il povero, se non quella di andare, una volta di più, contronatura?) ma solo da una esibizione di potere di chi lo detiene in quel momento dovrebbero considerare se questa non possa definirsi, a tutti gli effetti, la cultura della schizofrenia o della dissociazione.
Onestamente non sono preparato di storia cinese, o perlomeno so poco del secolo XV e non saprei se mettere li un paletto alla loro crescita (in senso assoluto, non relativo all'Europa). Conosco però il colonialismo, la guerra dell'oppio, etc. Provocatoriamente avevo infatti precedentemente parlato di Giappone, la cui cultura non si dirà certo occidentale (con tutte le recenti compenetrazioni, è comunque difficile intenderla cosi) e che deve il proprio successo a come i lacci coloniali siano stati strappati (allo stesso modo degli States\UK, nessuna novità). Riguardo al mondo Islamico suppongo vi rifacciate a Renan? Mi sembra una posizione ambigua. Riguardo alla rivalutazione del medioevo Europeo, a me sembra onestamente mitologica, o per meglio dire letteraria, basata più sulle chanson che su quello che l'Europa stava realmente vivendo? Mi trovi d'accordo invece quando parli di indiani ed agricoltura. A mio avviso il punto sta proprio li (a dimostrazione che tutti abbiamo un età dell'oro di riferimento), l'agricoltura sancisce non il dominio dell'uomo sulla natura (a mio avviso inevitabile) ma il suo dominio sugli altri uomini, l'autorità, inevitabile nelle società agricole. Paradossale no? Stesso riferimento, ma conclusioni opposte. E' anche vero che il punto sta nella definizione di cultura, ma anche e sopratutto di "occidentale", i cui confini vanno a seconda dell'osservatore da globali (Fukuyama) a continentali (Hungtinton), che avevo non a caso citato nel "puzzle di citazioni".
#4287
Attualità / Re:La bella e grande Marine Le Pen
07 Febbraio 2017, 11:22:03 AM
Citazione di: paul11 il 07 Febbraio 2017, 09:58:50 AM
Devo stare attento a quello che scrivo...........perchè qualcuno capirà "Roma per toma..."

Le ferite della Seconda Guerra mondiale e forse ancor più di errori ed orrori di nazismo, fascismo e comunismo,sono ancora  relativamente recenti.
La cultura in generale, per suoi falsi pruriti morali, sta ostacolando un sereno e sincero riesame della cultura che era alla loro base.
L'intento è chiaro, non riesaminare serenamente la storia  passata significherà rischiare di ripercorrere i medesimi errori, perchè i presupposti socio-economici, l'incapacità della politica attuale di gestire le problematiche in atto, porterà prima o poi all'esasperazione.

Non dimentichiamo che alla fine ella prima guerra mondiale il pre-fascismo fu l'arditismo, vale adire avanguardie che volevano e desideravano risposta nel dopoguerra da una politica corrotta e inadeguata.
Il nazismo nasce dalla crisi di Weimar, dove un kilo di pane lo si acquistava con una caretta di denaro, talmente era elevata l'inflazione. Ma quell'inflazione fu generata,(sempre loro) dalla celebre crisi del Venti in USA.

Noi oggi siamo nella fase pericolosa, perchè può aprire diversi scenari Incapacità delle classi al governo politico di gestire le problematiche in atto. Incapacità dello stesso capitalismo di ricreare condizioni di sviluppo con più investimenti e più occupazione e quindi muovere il denaro e i capitali e con essa la distribuzione e prima ancora, la produzione di ricchezza.
siamo inastasi asfittica, tipica degli aerei quando sono in "stallo" e rischiano di precipitare..

La politica del bon ton "il poliyically correct", il regno dell'ipocrisia per lasciare un capitalismo selvaggio che sta macinando carne umana, ha avuto l'andamento di portare destre e sinistre a centralizzarsi ipocritamente in un interclassismo becero, che non esiste perchè c'è lo straricco, una classe abbiente, dei lavoratori con vite "normali" ,e dei poveri da paesi ricchi che stanno aumentando numericamente.

Questa ottusità mentale, culturale ch agisce sull'azione politica ha quindi portato a governi dove le politiche sono tute uguali e conseguenze asservimento al capitale.
Il trovare soluzioni avrebbe dovuto già da tempo permettere quella serena capacità di ridiscutere anche le ideologie, dove hanno sbagliato, cosa invece hanno ancora di buono da salvare. se ne hanno.Insomma uscire da questo pantano significa rivisitare la storia per trovare nuove soluzioni, queste attuali sono incapaci.

L'appiattimento politico, la potenza del capitale e della  tecnica, di un treno lanciato verso il futuro(ma quale futuro?) senza guidatore ci sta portando alla follia sociale.
Come già i Greci sapevano (Aristotele? Non ricordo), la democrazia cessa di funzionare quando la diseguaglianza sociale supera un certo livello. Il popolo affamato decidere (ed elegge) per perseguire i propri scopi protezionistici, anzichè per il bene comune. Il capitalismo ha portato in città quelli che in gerco tecnico si chiamano irrational peasants, "contadini irrazionali", che vanno poi ad aggravare questa situazione. Situazione a cui le soluzioni sono chiaramente due, o si diminuisce la democrazia, o si diminuisce la diseguaglianza. Il padre costituente americano Madison James avvocava (a differenza dei buontemponi greci) la diminuzione della democrazia, e sembra la strada (implicita) intrapresa anche dai movimenti popolisti europei, che tutto fanno anzichè attaccare le concentrazioni di capitali, utili idioti della plutocrazia.
Sarebbe interessa chiedere a LePen cosa pensa di ottenere uscendo dalla NATO, a parte prendere voti dalla orgogliosa borghesia "militarista" francese e perdere un mucchio di potere contrattuale nei trattati internazionali. Tanto poi lo sanno tutti che in caso di guerra passerebbe le giornate a telefonare a Washington in lacrime. La NATO è esattamente lo scotto che abbiamo dovuto pagare per "quelle ideologie", il problema è che non si tratta di un contratto a termine, il termine arriva solamente quando c'è una equivalenza di forze, e nessuna nazione Europea può equivalere gli states da sola. Con il fallimento politico Europeo e i movimenti nazionalistici sulle barricate, ci apprestiamo a un altro mezzo secolo assicurato di inenesistenza internazionale a fare i cagnolini Americani, dopo tre generazioni a scontare ancora il prezzo di quelle ideologie, i pronipoti ci consegnano altre tre generazioni di sudditanza.
#4288
Citazione di: Fharenight il 06 Febbraio 2017, 16:10:02 PM
Una delle operazioni piú stupide che un occidentale può fare in malafede è equiparare il cristianesimo all'islam. Il proselitismo i cristiani l'hanno realizzato con la predicazione, specie nelle prime comunità cristiane. Per quanto riguarda  le dispute all'interno del cristianesimo paiono  barzellette in confronto ai conflitti sorti sin dall'inizio nell'islam e mai terminati.
A prescindere che si creda o no, che si vogliano criticare o eliminare le religioni o meno, ma negare o sottovalutare la particolaritä del cristianasimo e il suo prezioso apporto nell'emancipazione dell'Occidente, non solo non ha senso, ma è controproducente nel tentativo di conciliazione dei due mondi. Ammettere la verità di ciò che è stato (del cristianesimo e delle crociate), riconoscere gli aspetti positivi e superiori della nostra religione (aspetti che sono evidentissimi)  e dichiararlo apertamente e tranquillamente, non vedo quale catastrofe possa causare, anzi, ridimensionerebbe l'esaltazione degli islamici. Al contrario, disprezzare il cristianesimo unitamente al continuo "mea culpa", si alimenta l'esaltazione di chi è rimasto indietro di millenni nello sviluppo culturale e si predispone terreno fertile al conflitto sociale. Mescolare  per forza due culture cosi differenti tra loro si ottiene, volenti o nolenti, lo stesso risultato che si ottiene quando si tenta di mescolare l'olio con l'acqua. Dunque il problema non consiste su quale delle due religioni possiede la verità, chi delle due ha ragione,  bensí il voler mescolare  due realtà incompatibili tra loro. Pertanto, cosí come due coniugi che si separano per incompatibilità di carattere riescono a riappacificarsi e ragionare solo durante le poche volte che si incontrano, allo stesso modo possiamo rapportarci col mondo islamico.
Noi occidentali amiamo l'ironia, il sarcasmo e la satira anche  nei confronti della religione come arma politica; a loro non piace affatto, dunque se ne stessero o tornassero nei loro Paesi e vivessero, cosí come da loro si vive, felici immersi nel loro mondo incantato.
Per quanto riguarda gli ebrei, nessuno di noi occidentali ce l'ha con loro, solo gli islamici.

Riflettere bene e onestamente prima di scrivere sarebbe cosa buona e saggia.

Se il problema dei libri di storia è che si aprono verso sinistra e la cosa ti disgusta, puoi prenderne versioni giapponesi, quelli si aprono verso destra..
E' bello che tu abbia scritto di questo abbraccio riappacificatore. Immagina quanta voglia avrebbe un islamico di abbracciarti dopo aver letto ste robe, tu non vuoi un abbraccio, vuoi un inchino.
#4289
Citazione di: donquixote il 06 Febbraio 2017, 16:26:40 PM
Citazione di: InVerno il 06 Febbraio 2017, 13:17:27 PM

  • Come a fai a dire che le società primitive siano formate da individui principalmente deduttivi? Lasciando perdere la differenza a volte abissale tra società e società, e cercando di immaginare una mediana tra di esse, io continuo a credere si tratti di società profondamente induttive, ma che demandino certe fasi della vita sociale alla deduzione, in una proporzione simile alle società moderne. Questa storia che nell'occidente le ideologie sono "cadute" onestamente a me non convince, penso che si siano semplicemente "allargate" a tal punto che la frattura tra di esse sia cosi lontana da non vederla. Facile vedere il nazismo seguendo i confini germanici, ma il capitalismo? è cosi diffuso che per vederlo come una ideologia e trovarne i limiti bisogna andare ai confine del mondo. L'universalismo, l'idea che i nostri principi siano "universali"etc ettc. Non sono ideologie? Il punto sta comunque nel perchè tu pensi che le società primitive siano esenti da ragiomento induttivo, che onestamente non capisco.
Mi permetto di intervenire anch'io, se consentite. Non mi sembra che Paul abbia detto che le società primitive sono formate da individui "deduttivi"; le società primitive (nella quasi totalità) non fanno altro che custodire, praticare e tramandare la cultura, gli usi, i costumi, i riti e le abitudini che hanno ricevuto a loro volta dai loro antenati e che sono stati elaborati chissà quanto tempo addietro. Hanno raggiunto un equilibrio e ritenendolo soddisfacente lo mantengono. Ma se si guarda nel complesso il modo di fare e di comportarsi di quelle società (anche se non si ha occasione di parlare con i loro sapienti o i loro "filosofi") si può vedere che tutto ciò che fanno è ad evocazione e imitazione della natura ed armonico con essa, che è rispettata, amata e se del caso temuta in tutti i suoi aspetti. Da cui si può comprendere che la loro cultura è stata elaborata deduttivamente assegnando alla comunità umana una posizione gerarchica inferiore rispetto alla natura  (la quale a sua volta è inferiore al divino, al sacro, allo spirituale, ove questo sia ancora chiaramente presente ed espresso dalla cultura). Loro semplicemente si adattano al mondo (e in particolare al loro ambiente) e non fanno di tutto per adattare il mondo alle proprie esigenze. La loro è una conoscenza giustificativa per cui qualsiasi fenomeno che accade può essere giustificato tranquillamente con una favola, un mito, una leggenda in quanto deve placare la naturale curiosità umana che chiede: perchè? La nostra è invece essenzialmente una conoscenza funzionale poichè la conoscenza del fenomeno deve essere finalizzata al suo controllo e al suo sfruttamento allo scopo di piegarlo alle nostre esigenze, ai nostri desideri, e dunque noi non siamo più interessati al perchè ma solamente al come.
Quando, da piccolo, mi capitava di andare per funghi con qualche parente, ero sempre negativamente sorpreso dal fatto che vi fosse l'abitudine di distruggere i funghi velenosi che si incontravano nei boschi e si insegnava agli altri a farlo. Si ragionava induttivamente pensando che siccome questi erano velenosi per l'uomo allora dovessero essere eliminati anche per salvaguardare altre persone che avrebbero potuto non riconoscerli come velenosi. Nelle società primitive invece pensano (deduttivamente) che siccome l'uomo non è solo sulla terra e questa non è a sua disposizione quei funghi, essendo stati creati da altri, avevano sicuramente una loro ragione per esserci e sarebbero stati magari ottimo nutrimento per innumerevoli altre specie del bosco, e anzichè insegnare a distruggerli insegnavano a chiunque a riconoscerli e rispettarli.
La gran parte della letteratura antropologica, essendo stata generata nel periodo positivista, è viziata da un grande pregiudizio occidentale, a cominciare dal "Ramo d'Oro", e se i popoli ivi descritti avessero potuto leggerla e comprenderla non vi si sarebbero mai riconosciuti, come capitò del resto (e come ancora capita) quando qualche "professorone" nostrano scrive di filosofia induista o commenta i testi sacri dell'induismo. Credo tu conosca un libretto che si chiama "Papalagi" che riproduce il racconto che un capo villaggio delle isole Samoa fece dell'uomo bianco (appunto il papalagi) al suo popolo dopo aver visitato l'Europa di inizio '900. Credo che questo documento illustri molto bene, sia pur in maniera magari ingenua, spesso ironica ma sicuramente disincantata e sincera, la vera fenomenologia della paranoia. Se invece non lo conosci al link qui di seguito ne trovi una riproduzione.

http://freaknet.org/martin/libri/Papalagi/papalagi.html
Specifico: mi rendo conto di aver espresso malissimo riguardo agli "individui deduttivi", intendevo semplicemente come prodotti di una cultura deduttiva (e non discuto se l'uomo sia o meno il prodotto della sua cultura altrimenti non si finisce più). Conosco Papalagi, ma questa simpatica rappresentazione soffre di un problema fondamentale.
Il fatto è che proprio un errore "positivitista" (atteggiamento grandemente corretto nell'ultimo secolo) quello di considerare come rappresentatative le poche società rimaste a disposizione di un "primo contatto" negli ultimi secoli. E se vogliamo, un errore di ragionamento induttivo. Queste società erano inevitabilmente piegate a se stesse per il fatto stesso che fossero state fino ad allora inacessibili. Non si può prendere una tribù relegata alle paludi amazzoniche o a un isolotto del pacifico e non considerare che la cultura che rappresenta non sia stata inevitabilmente resa "autarchica" ed in un certo senso "ecologica" dal confinamento stesso che ha subito. Chi aveva le praterie ed i cavalli ha raso al suolo l'Europa intera, l'Età del Bronzo non sappiamo perchè è finita ma di sicuro la popolazione globale umana ne è uscita decimata, un misto di desertificazione e guerre della fame (e primi migranti climatici su barconi). E' per questo che bisogna chiamare in causa l'antropoarcheologia, perchè la maggior parte delle società primitive non erano confinate su isolotti, e per il fatto stesso si comportavano in maniera molto diversa. E allora vale la pena ricordare tutte le invasioni, i genocidi, i danni ecologici, etc che con molta fatica si prova a documentare nelle società primitive ma che inevitabilmente ci sono stati e raccontano di un uomo a cui si possono attribuire le migliori intenzioni, ma  incapace di rapportare il suo bisogno di articialità al territorio in equilibrio. Il ragionamento induttivo fa parte della nostra natura umana, deriva probabilmente dal pollice opponibile, e in seguito dal linguaggio, che poi questo sia una sorta di rincorsa ad un monolito nero (kubrikianamente parlando) è un archetipo antico, ma che in nessun modo ci può liberare dalle catene della nostra natura, anche se essa è frenata da una cultura deduttiva. Se non esiste un alternativa (a patto di vivere su isolotti e fondare piccole Libertalia, idea romantica ammetto), ha senso parlarne? E sopratutto ha davvero senso incolpare l'occidente per aver perseguito l'unica strada in maniera più efficiente degli altri? Io credo di no, e solamente il fatto che siamo qui a parlare se la mentalità induttiva sia il virus mortale che potrebbe essere, significa che il metodo induttivo ha funzionato, siamo ipoteticamente in grado di fare un autocritica a riguardo. Hanno la stessa possibilità le società primitive, che spesso e volentieri si estinguono senza conoscerne la ragione? Non so, mi sembra stucchevole parlare del buon selvaggio in un topic sull'occidente, forse colpa mia che ci continuo a dare martellate, ma i chiodi non mancano eh!
#4290
Citazione di: paul11 il 05 Febbraio 2017, 14:31:36 PM
Inverno,
finalmente almeno chiarisci qualcosa e non solo come un puzzle di citazioni.
Certo, quelle culture sono sempre più accerchiate, residuali ,nicchie come le ho caratterizzate.
Sono quelle tribù non ancora urbanizzate in Africa e in Asia.Non ancora idustrializzate dagli standard occidentali e costruite sul consumismo.Sono sempre meno, e come ho scritto saranno invase dal batterio occidentale.
Ma loro,quelle culture, non invadevano, non imponevano, non "rompevano i coglioni".
Sono la freccia dell'indigeno lanciata contro un elicottero.La misura di differenze culturali e tecnologiche.
Non sono da santificare, non sono a noi superiori, semplicemente hanno una dignità come esistenza, perchè sono al mondo come noi. noi siamo a loro superiori per tecnica e tecnologia, e li vinceremo, perchè la regola della terra e della natura è la forza bruta o l'artificio tecnologico della bomba.

Questi sono fatti, non elucubrazioni antropologiche per vendere libri..

Il nostro induttivismo, non ha possiblità di costruire un ordine , perchè lo abbiamo perso uscendo dalla comunità/società deduttiva. Noi abbiamo scelto di esplorare l'ignoto, e abbiamo fatto scoperte e invenzioni e ci siamo accorti di essere forti e superiori, ma non pr cultura, ma per forza bruta.
La nostra storia è sangue ed arena, sotterfugio, competizione allo spasimo.le guerre  le battaglie sono fondamento della nostra cultura, come spartiacque di nuovi nomi, nuove casate, nuovi potenti , di nuove civiltà che hanno vinto non sul pino culturale ma prima con frecce e spade e poi con bombe sofisticate.
Ma noi no sappiamo più il rapporto fra il divino, la natura e la società,non essendoci nessun pensiero che li lega, anzi decostruiamo e distruggiamo il passato,come un passaggio in giudicato entrato nei libri di storia, E allora i nuovi potenti interpretano la storia a loro modo.Perchè non è vero che nel relativismo vi sia più libertà, più uguaglianza, chi vince impone il modello e cancella immediatamente il passato .

Chi è contento di questa società è perchè sta bene materialmente, è un privilegiato,Oppure può essere un privilegiato ,ma ancora con "sale in zucca".
Ma dobbiamo anche sapere che se la regola della terra è la forza tutti hanno il diritto di violentare e uccidere, compresi quegli originari inermi che si rivoltano.
Perchè se la nostra cultura ha appiattito all'opinione il significato della propria esitenza, c'è chi la pensa diversamente e hanno imparato il peggio di noi.Ci invaderanno fisicamente, come noi abbiamo prima invaso per interessi la loro cultura contaminandola.Gli abbiamo insegnato, consciamente o incosciamente che è allettante avere potere e denaro e che per farlo bisogna fregare il prossimo.

Se non vogliamo capire dai sintomi dell'<occidente quale sia la malattia, correremo continuamente dietro ai problemi culturali, economici e sociali che giornalmente da qualche parte ogni giorno puntualmente i nostri mass media ci informano.

Sarà mia considerazione personale, ma l'uomo occidentale oggi è un malato di coscienza ,psichica e spirituale, i linguaggi non utilizzati dalla tecnica e dalla tecnologia, è ferito nei sentimenti nella sua propria identità come persona, nella regola di ognuno per sè e nessun Dio per tutti.Nessuno può consolarci, Nemmeno una cultura, una credenza una fiducia in qualcosa. Ogni individuo ha ormai personalizzato la propria idea di società, di giustizia, di relazione sentimentale, non essendoci limiti, non essendoci regole che abbiano senso. Tutto è fatto oggi per essere di nuovo decostruito e distrutto domani, dagli oggetti di consumismo, dai suicidi, dagli alcolizzati, dai problemi mentali e familiari,dalla società che impone di competere dal cercare lavoro, dall'essere primi della classe, perchè gli ultimi sono "out", sono già derelitti e i vecchi non sono produttivi, sono un costo sociale pensionistico , sono un costo sanitario. Sono socialmente inutili, evviva l'eutanasia!.

Ma quanto e come devo descrivere questa società per  far capire che il nostro desiderio culturale è finire?Per mano nostra o per mano altrui.Andiamo avanti per inerzia,giorno dopo giorno scongiurando la morte e contraddicendola con il desiderio stesso di finire. Tanto più una cultura cerca con la volontà soluzioni di una eterna giovinezza bandendo la malattie e tanto più è malata nel profondo di Sè, perchè non sa accettare la regola della vita, non sa più vivere.

Io credo in  una società in cui la coscienza umana sappia armonizzare il deduttivo e l'induttivo, il micro con il macro.Che sappia che le cose più importanti nella vita sono le relazioni sociali, saper stare in famiglia, in società.Sapersi accettare come limite, saper sfidare il proprio limite per questa è la vera competetizione con noi stessi,Sapere ancora stare attorno ad un cammino, neri, gialli, bianchi di pelle con un calumet, se vuoi, o semplicemente con un buon bicchiere di vino e sapere ascoltare e parlare.
Noi abbiamo perso la semplicità, complicando il mondo,Quando le cose essenziali passano fra ragione e sentimenti e toccano i nostri nervi.
Io vedo un mondo di animali che ha costruito artificiosamente una società che rispecchia per metafora la giungla,Questa umanità è bestiale, non animale, perchè non prova nemmeno più compassione, ha imparato ad anestetizzare i propri sentimenti perchè questa società di forti vuole uomini forti che poi sono ignoranti, astuti nella loro finalità disumana, spregevoli nei loro sentimenti, ipocondriaci nelle loro fobie.
Io vedo malattia ovunque mi giro,ogni tanto barlumi di verità in essenziali gesti ancora umani,ultimo residuo di un baluardo di un uomo ancora umano.
Non parli con un "radical-chic" (oddio l'ho detto) che vive in un attico a Milano e pontifica sulle società primitive. Non che ci sarebbe qualcosa di sbagliato a priori, ma senza fare biografie, sono un agricoltore ed un curioso di società primitive da anni, e la curiosità cela sempre una certa invidia che non nascondo e che ho cercato di soddisfare per quanto possibile nelle mie scelte di vita. Detto questo, che magari ti aiuterà a vedermi meno come un "nemico", è importante nel tuo ragionamento, che ripeto, in linea di massima condivido (ma che tu mi sembra voglia addobbare di una sorta di morale, cosa che non condivido) bisogna arrivare al "micro" per vedere se esiste una coesione con il reale. Perchè è importante stabilire la prospettiva riguardo alle società primitive? Perchè ne definisce la qualità, se esse siano un "alternativa" o semplicemente un iterazione sostanzialemte equivalente che diverge semplicemente nella forma.

  • Come a fai a dire che le società primitive siano formate da individui principalmente deduttivi? Lasciando perdere la differenza a volte abissale tra società e società, e cercando di immaginare una mediana tra di esse, io continuo a credere si tratti di società profondamente induttive, ma che demandino certe fasi della vita sociale alla deduzione, in una proporzione simile alle società moderne. Questa storia che nell'occidente le ideologie sono "cadute" onestamente a me non convince, penso che si siano semplicemente "allargate" a tal punto che la frattura tra di esse sia cosi lontana da non vederla. Facile vedere il nazismo seguendo i confini germanici, ma il capitalismo? è cosi diffuso che per vederlo come una ideologia e trovarne i limiti bisogna andare ai confine del mondo. L'universalismo, l'idea che i nostri principi siano "universali"etc ettc. Non sono ideologie? Il punto sta comunque nel perchè tu pensi che le società primitive siano esenti da ragiomento induttivo, che onestamente non capisco.
  • La "serenità"... ora questo che sto per dire non ha bibliografia a sostegno, ma vedi tu come considerarlo. I greci consideravano l'isteria come una malattia prettamente femminile derivata dallo spostamento dell'utero. Ora, detta cosi sembra quasi stupida da quanto è scollegata dal nostro mondo, eppure a mio avviso si capisce bene guardando un parto nelle società primitive. La donna "madre" non solo acquisisce uno status sociale diverso, ma caratterialmente cambia a tal punto da diventare paranoica, aggressiva, iperdifensiva, a volte violenta, isterica appunto, quasi dispotica, il suo cambio di status sociale è da un certo punto di vista spontaneo per via della riverenza verso la fertilità, ma anche imposto dalla "follia materna". Ora è vero che anche nelle società moderne le madri non sono esenti da cambi caratteriali, ma vogliamo confrontare la "serenità" di due eventi chiave nella vita degli individui che compongono le suddette società? Siamo sicuri sul chi possegga maggior serenità nell'affrontare la vita?
  • Non solo è difficile isolare l'"induttivismo" all'occidente. La forbice tra le diverse società del mondo, si apre e si chiude in una maniera che non sembra direttamente collegata a questa differenza. Sarebbe troppo facile dire che si tratta semplicemente di "conseguenze a scoppio ritardato". Ci sono troppe variabili, sparse nel tempo in maniera caotica, che è difficile collegare ad uno schema cosi semplice. Come si spiegano i 6 secoli di illustre progresso scientifico nel mondo islamico? Come si spiega che l'Egitto alla fine del 1700 era una nazione comparabile sotto tantissimi profili socio-economico-culturali, agli stati uniti? Come si spiega il boom giapponese, rispetto alle altre società sud asiatiche? Come si spiega il grande fallimento del Congo? Potrei continuare all'infinito. Sarà pure l'antropologia una scienza elucubrativa per vendere libri, però mi sembra che il suo tentativo fornisca risposte un po più precise e coese con una realtà complessa, senza negare tuttavia gli aspetti filosofici.