Citazione di: sgiombo il 29 Settembre 2016, 17:58:00 PML'intelligenza cui si riferisce Laplace è inesistente, ma il punto è che lui dice che, se esistesse, conoscendo tutti I dati passati essa potrebbe prevedere con esattezza il comportamento futuro dell'universo. Ma, dato I teoremi d'incompletezza di Godel, anche se esistesse non potrebbe comunque prevedere esattamente il futuro perchè per farlo avrebbe bisogno di una teoria che, stando a Godel, sarebbe o incoerente o incompleta. Non potrebbe cioè abbracciare con coerenza tutte le relazioni e tutte le variabili del'universo. Ma, mi rendo conto che comunque con Laplace ho sbagliato l'esempio con cui volevo spiegare che I fenomeni umani sono meno prevedibili dei fenomeni fisici.Citazione di: cvc il 28 Settembre 2016, 16:23:48 PMCitazione di: maral il 27 Settembre 2016, 22:54:43 PMCredo che Protagora e i sofisti in generale abbiano portato alla luce il problema dell'uomo come "essere giudicante". Problema poi approfondito da Socrate e dalle scuole elleniche. L'uomo come misura significa che l'uomo a livello esistenziale si pone su di un piano completamente diverso dal resto della natura. In quanto le cose che cadono sotto la lente della scienza sono di due tipi: passive (che non giudicano=natura inerte), e le cose attive (esseri giudicanti=natura vivente). Questo è il problema della sistematizzazione della conoscenza e del riduzionismo. Dal momento in cui l'uomo come misura si è elevato dal sincretismo dei filosofi fisici, lo strappo non si è più ricucito. Perché nel mondo degli esseri giudicanti ogni giudizio successivo può retroagire sul primo giudizio, con buona pace della perfezione dell'iperuranio o del mondo delle idee o dell'universo perfettamente prevedibile di Laplace. Noi viviamo nell'imperfetto mondo dei nostri giudizi.
Ma perché mai ce l'avete tanto con Protagora sofista e democratico per eccellenza?
Credo però che Eutidemo si riferisse a Protagora nel senso della retorica come strumento per persuadere per il proprio interesse.CitazioneMa rendiamo giustizia anche a Laplace, oltre che a Protagora!
Il grande matematico e fisico (e almeno per me anche ottimo filosofo) francese non parla affatto semplicisticamente di un "universo perfettamente prevedibile".
il suo celeberrimo passo del "Saggio filosofico sulle probabilità" del 1814 maliziosamente distorto da tantissimi denigratori (solitamente viene citato interrompendolo maliziosamente ad hoc in modo da suggerirre un del tutto inesistente "delirio scientistico di onnipotenza" suona esattamente così:CitazioneTutti gli eventi, anche quelli che per la loro piccolezza non sembrano ubbidire alle grandi leggi della natura, ne conseguono necessariamente, come ne conseguono le rivoluzioni solari. Non conoscendo i legami che uniscono tali eventi allo intero sistema dell' universo, li si è considerati come dipendenti da cause finali o dal caso, a seconda che accadano e si succedano con regolarità oppure senza ordine apparente; ma queste cause immaginarie hanno subito un graduale regresso con l' estendersi dei limiti della nostra conoscenza, fino a scomparire completamente di fronte a una sana filosofia, che non vede in esse altro che l' espressione della nostra ignoranza delle vere cause.(omissis)Dobbiamo quindi considerare lo stato attuale dell' universo come l' effetto del suo stato precedente e come la causa di quello futuro. Un' Intelligenza che conoscesse sia tutte le forze da cui è mossa la natura, sia la corrispondente situazione dei componenti di essa, in rapporto a un dato istante, e che fosse inoltre così vasta da poter trattare l' intera serie di tali dati per mezzo dell' analisi matematica, abbraccerebbe in una sola formula i movimenti tanto dei maggiori corpi dello universo, quanto del minimo atomo. Nulla sarebbe incerto ai suoi occhi, ed entrambi presenti le risulterebbero il passato e lo avvenire. Con la perfezione che ha saputo conferire alla astronomia, l' ingegno umano offre un limitato esempio di tale Intelligenza. Le sue scoperte in meccanica e in geometria, aggiunte a quella della gravitazione universale, l' hanno reso capace di abbracciare nelle medesime espressioni analitiche gli stati presenti e futuri del sistema del mondo. Applicando lo stesso metodo agli oggetti della sua conoscenza, l' intelletto umano è riuscito a ricondurre i fenomeni osservati a leggi generali e a prevedere quelli che vengono prodotti da determinate circostanze. Tutti questi sforzi nella ricerca della verità tendono ad avvicinarlo continuamente alla grande Intelligenza sopra nominata, dalla quale, però, resterà sempre infinitamente lontano. Siffatta tendenza, tipica della specie umana, è ciò che ci rende superiori agli animali, e il progresso in tal senso distingue nazioni ed epoche e ne costituisce la vera gloria.
(le parti in grassetto sono state evidenziate da me)
Come si vede per Laplace l' universo sarebbe "perfettamente prevedibile" (periodo ipotetico dell' irrealtà!) solo da un "Intelligenza" inesistente (o forse divina, per chi ci crede), dalla quale l' uomo e la sua conoscenza scientifica "resterà sempre infinitamente lontano": SIC!


. Ovviamente, meno guardi il mondo, meno ti verrà l'idea e la tentazione di cambiarlo!...