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Messaggi - Lou

#436
Tematiche Filosofiche / Re:L'io di me stesso
01 Novembre 2018, 22:03:51 PM
Citazione di: Phil il 01 Novembre 2018, 21:23:48 PM
Quando un corpo umano si presenta e dice "io sono un corpo", nel privé fumatori (di cui parlavi ;) ), subito si sentenzia che in verità non è il corpo a parlare, ma la sua "c.r.e.m.a." (coscienza, ragione, essenza, mente, anima) e ciò che articola i suoni è solo l'esterno contenitivo del "cannolo ripieno" (rivisitazione pasticcera e pasticciata della "canna pensante" pascaliana...).
Che quel corpo parlante sia semplicemente un corpo parlante, è iniquo scandalo per "i fumatori", soprattutto perché con la morte del corpo dovrebbe allora finire tutto lì, compreso (non senza rammarico) il vizio del fumo... tuttavia, ciò è inammissibile, perché nemmeno le sigarette si limitano banalmente a finire, bensì si "sublimano" (da materia ad aria), si trasformano in fumo (come termodinamica docet); figuriamoci quale sublime trasformazione può capitare a "cannoli ripieni di c.r.e.m.a."...
(niente battute meteoristiche, please ;D).
https://youtu.be/tf5nCPFBSHw

Per contaminare con letteratura animata, dallo 0.27. Geniale, la letteratura.

#437
Tematiche Filosofiche / Re:L'io di me stesso
01 Novembre 2018, 18:49:52 PM
Grazie Phil!
Sicuramente concordo su una tua specificazione: "Io sono un corpo" che trovo assai orfana di quel rigido dualismo tra res cogitans e res extensa tanto cara a Cartesio, corpo nè pura cosa nè pura coscienza.
#438
Tematiche Filosofiche / Re:L'io di me stesso
01 Novembre 2018, 15:50:02 PM
"Salve. Riflettevo sul fatto che passano gli anni ma noi continuiamo a sentirci noi stessi.

Ennesima stupefacente contraddizione di certe realtà, come sto per spiegare.

Mi chiedevo quanti fossero gli atomi del mio corpo che hanno soggiornato, senza mai farsi dei giretti fuori, sempre in me dalla mia nascita ad ora.
Pensavo che probabilmente di me neonato attualmente possiederò solo un pugno od un bicchiere di sostanze – per di più inorganiche, minerali – sepolte nel mio scheletro. Persino il mio patrimonio genetico e le mie cellule staminali dovrebbero essere state sostituite da copie – identiche in qualcosa ma composte da atomi individualmente rigenerati – e quindi non dovrebbero ormai più essere gli "originali".

Eppure mi sento sempre me stesso."

@viator,
questo paradosso dell'identità è espresso, in antichità, a mio parere molto bene, dal famoso racconto della nave di Teseo, che credo tutti conoscano. Il permanere dell'identità a fronte del permanere del divenire e della sostitutuzione "delle componenti" particolari.
Tuttavia, al problema dell'identità personale e alle domande "chi sono?" e/o "che cosa sono?" e le eventuali risposte che possiamo dare necessitano di un requisito essenziale: "sè"  autobiografico, capace di raccontarsi.
#439
@Phil
""Halloween" deriva da "All Hallow Even", sera di tutti i santi; il linguaggio prova a fare il santo, cioè a trascendere la sua immanenza, ma non può: se fosse assoluto, non sarebbe alla nostra mercé..."
A sopravvalutare* il linguaggio si rischia di essere noi mercé di esso - dei parlati, agiti dai linguaggi - a obliarne** la potenza che ne rimarrebbe di noi?
Tra diavolo* e morte ** e santi invocare fantasmi percepibili (@Ipazia) di assoluti, è un buon escamotage per "dare un colpo alla botte e uno al cerchio". Perchè a lasciarli, sti assoluti, esser gestiti dalla scienza, al di là delle affermazioni, disattese dalla effettività, preferiamo i festini filosofici, privé fumatori.
#440
Mi spiace, ma non ci capiamo. Con "assoluto dei filosofi" non so bene a quale concetto di assoluto ti riferisci. (e per inciso assoluto come limite è un concetto anche e prima filosofico, che scientifico, vd. Kant)
"Assoluti relativi" che continui a ripetere è un nonsenso per me, ripeterlo non supera il punto contradditorio che ho esplicitato nei post precendenti (così come sull'assolutezza del significato dipendente da) senza considerarlo "ente".
#441
Citazione di: Ipazia il 30 Ottobre 2018, 10:24:16 AM
Citazione di: Lou il 29 Ottobre 2018, 18:35:04 PM
Se l'assolutezza del significato dipende dal contesto, semplicemente per il significato non v'è assolutezza alcuna poichè è vincolato a un contesto. L'assolutezza perchè sia tale non deve essere sciolta da ogni vincolo, anche contestuale? Una "assolutezza dipendente da" a me pare un attimino problematica come roba.

Facciamo un esempio pratico-pratico: Se dico "gatto" tutti coloro che parlano la mia lingua ed hanno un minimo di educazione scolastica o familiare capiscono di cosa sto parlando. Et voilà: l'assoluto.
Beh è un concetto di assoluto un po' semplicistico, scusatemi. Filosoficamente "un assoluto dipendente da" mi pare sia ben poco assoluto e pure contradditorio come dire. Non ha senso.
Peraltro l'esempio che mi proponi, al di là della simpatica battuta del "turbare i sonni dei filosofi", a livello pratico non narra di alcun assoluto, ma di una convenzione linguistica per cui gli appartenenti a una cultura e i parlanti la stessa lingua se dico "gatto" capiscono di cosa si tratta, ma tutto ciò non legittima e non dimostra per nulla in merito al considerarlo l'assoluto. Poi se a tutti i costi trovate corretto parlare di assoluto in merito a pratiche convenzioni linguistiche condivise in un dato contesto, me ne farò una ragione.
Anzi aggiungo che da questa tendenza a considerare il linguaggio un assoluto lo stesso Wittgenstein ci mette sommamente in guardia, sarebbe una "gabbia", tant'è che svilupperà proprio la teoria dei giochi linguisticie e dell'"uso" di cui accennava Mauro nel post precedente, che sfatano proprio l'idea che dell'assolutezza del linguaggio.
#442
Tematiche Filosofiche / Re:Antropologia sociopsichica
29 Ottobre 2018, 22:40:49 PM
L'idea che ti ho proposto è che , 2, 3, 4 facciano a capo di 1. Come dire, a me pare che la 1 sia madre di ogni diramazione possibile(2, 3, 4 già sottocategorie, quali 1A, 1B, 1C e via di diramazioni successive).
Più di così non riesco a spiegarmi.

In merito ad apprezzamenti o snobbamenti, trovo snobboso incasesellare in 2B, 1A, 3B quali classificazioni sociopsichice ( anche opinabili, peraltro ), sì è che così, detto papale papale.

Ed è snobboso, volutamente, anche il mio "etciù", che rinnovo.
#443
Citazione di: sgiombo il 29 Ottobre 2018, 19:47:49 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 29 Ottobre 2018, 16:58:53 PM


Ciao Sgiombo
Ma, al di là di come si possa definire il linguaggio, da che cosa possiamo vedere se una proposizione linguistica
afferma il vero o il falso (o meglio: ciò che presumiamo essere tale)?
Quando (riprendo l'esempio che ti facevo) Junker afferma che: "è bene vi sia austerità monetaria", e dall'altra
parte Di Maio dice: "è bene vi sia espansione monetaria", chi dei due dice il vero e chi il falso?
Chiaramente non ci interessa, in questa "sede", il discorso economico: ci interessa però che se uno dei due
afferma il vero, l'altro afferma necessariamente il falso (come lapalissiano, dirai...).
Ed in effetti sì, è lapalissiano, ma molto meno lapalissiano ritengo sia il constatare che ambedue affermano
con certezza, in maniera assoluta, quel che affermano.
Im parole povere, io sostengo che questa certezza, questa assolutezza, non sia di Di Maio o Junker in quanto
megalomani, ma sia DEL linguaggio in sè (gli sia cioè intrinseca).
saluti

Ciao, Mauro.

Ma a me pare evidente che vi possono essere e di fatto vi sono anche affermazioni e discorsi dubitativi, condizionali, relativi: non tutte le affermazioni sono perentorie.
L'evidenza che individua mauro, é che pur in proposizioni dubitative e condizionali occorre tener per vero la verità del linguaggio, per poterle considerali tali ( in sintesi estrema di quel che ho capito). Da quel che ho inteso del suo discorso, il mio problema specifico è correlare tutto ciò con l'assolutezza, è un passaggio che mi sfugge, o meglio..., che mi manca di esplicitazione di passaggi.
#444
Manco Platone è riuscito a dire "la giustizia è" nella sua assolutezza, tanto da poterne dare una definizione, ma adesso se io dico "giustizia è pincopallo" sta a vedere che me lo pavento significato assoluto. Forse il linguaggio anela a dire l'assolutezza, beh riuscirci. Ma poi che significa assolutezza, assoluto? Di che parliamo?
#445
Tematiche Filosofiche / Re:Antropologia sociopsichica
29 Ottobre 2018, 19:12:11 PM
Citazione di: viator il 28 Ottobre 2018, 18:38:21 PM
Salve Lou. A dire il vero avevo premesso che è impossibile appartenere ad una solo di tali "ruoli esistenziali", ma evidentemente la mia precisazione ti è sfuggita.

Comunque e quindi, ragionando a quintalate, ciò che affermi è vero. Il contemplativo o l'eremita che defechino in un bosco certamente contribuiscono anch'essi a fare il destino del mondo. Auguri per l'allergia e salutoni.
Basta ragionare a insiemi, se mi hai letto non a quintalate ho scritto un concetto diverso rispetto alla tua premessa. Ma capisco che i test classificatori godono di maggior successo. " etciù"
Cari salutoni.
#446
Percorsi ed Esperienze / Re:Immortalità a la Borges
29 Ottobre 2018, 19:01:58 PM
Citazione di: Ipazia il 29 Ottobre 2018, 12:57:22 PM
Citazione di: Lou il 28 Ottobre 2018, 17:33:43 PM
In un tempo infinito tutte le permutazioni possibili di un numero finito di 500 pezzi sono anch'esse finite e si raggiungono, quindi anche il modellino bello montato.
Ottima soluzione. Peccato che sia soltanto metafisica. Invece quella rompiscatole della fisica potrebbe ostinarsi all'infinito a non assemblare un bel nulla, lasciando ogni pezzo al suo solitario destino  :P

La migliore rappresentazione (e utilizzo) dell'infinito è quella della matematica, che lo riconduce al finito come limite di una funzione. In ciò concorda con l'idea che noi moderni abbiamo dell'apeiron di Anassimandro, mentre è difficile dire quale fosse veramente la sua. Ci resta il concetto di miriade di miriadi che, per quanto grande, è pur sempre finito. Così come la progressione quadratica dei semi di grano sulle caselle di una scacchiera che è finita, ma sufficientemente grande da mostrare la distanza infinita tra un suddito che sa e un sovrano che non sa.
No dai, guarda quanti modellini di aerei ben costruiti ci sono, se non fosse un possibile, nemmeno ci sarebbe un reale. Che la fisica s'è scordata di " quel che c'è"?!?:P
Scherzi a parte, rileggendo, e non so se sbaglio, la mia risposta a Koba manca il punto, poichè egli inseriva un elemento causale e non casuale ( una ragione?) aggiuntiva da inserire perchè il modello si realizzi.
#447
Se l'assolutezza del significato dipende dal contesto, semplicemente per il significato non v'è assolutezza alcuna poichè è vincolato a un contesto. L'assolutezza perchè sia tale non deve essere sciolta da ogni vincolo, anche contestuale? Una "assolutezza dipendente da" a me pare un attimino problematica come roba.
#448
Ciao Jean, effettivamente non avevo introdotto il video postato da un commento non pensando alle regole, video che è l'illustrazione ( che trovo ben fatta ) della canzone narrata al modo di libro di favole, favole
immortali  che rendono prezioso ogni tempo, nella nostalgia, il tempo, quello serio e gioioso dei gesti e giochi dell'immaginazione e dell'irrivente desoderio di riuscire a restaurare quello sguardo bambino con il suo stupore, meraviglia e audacia, compagno irrinunciabile.
#449
@Ox, sei un amico di lunga data, ricordo le conversazioni nel tempo e nello spazio di altri fora, sono molto d'accordo sull'autorevolezza così come la presenti. Dal titolo del topic che hai aperto mi permetto una estensione: filosofia come condivisione e integrazione, integrazione perchè è solo attraverso la condivisione dei dubbi e dei saperi che si riesce eventualmente a integrare aspetti della realtà su cui  prospettive altre rispetto alla propria invitano a osservare e valutare e aggiornare. Se ci si riesce lo sguardo si trova rinnovato.
#450
Parto dalla chiosa di Jacopus, nella mia esperienza mi è capitato di constatare in diverse occasioni quanto più il mio interlocutore conosceva tanto più era umile e aperto al dialogo. Viceversa spesso l'ignoranza e rigide convinzioni si rivelano essere fautrici di gretta arroganza. Per quanto mi riguarda la via della conoscenza forma, educa e insegna l'umiltà, perchè senza umiltà non si può conoscere nè imparare a guardare i n faccia la propria ignoranza, che è uno step necessario.