Da qualche anno la mia comprensione per ladri di appartamento è notevolmente aumentata; vi sembrerà strano, ma è proprio così.
Ovviamente, non è che io gradisca particolarmente le loro attenzioni, però devo dar atto a costoro, che (almeno quelli davvero "professionali"):
- non sono violenti, come i loro colleghi rapinatori;
- rubano discretamente, senza disturbare il sonno delle loro vittime;
- non costringono nessuno a compilare appositi moduli per legalizzare il prelievo;
- non pretendono di avere giustificazioni ;
- rischiano comunque di finire in galera.
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Ciò premesso, sono sicuro che molti di voi penseranno che io stia per produrmi in una violenta filippica contro il sistema tributario italiano nel suo complesso, che, secondo alcuni, ci deruberebbe legalmente con un'iniqua imposizione progressiva; ed invece non è certo questa la mia intenzione.
Ed infatti, a mio avviso, non c'è nulla di più sacrosanto dell'art.53 della Costituzione, il quale sancisce che "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."
Penso, invece, che i veri ladri siano gli evasori (e gli elusori), in quanto costoro derubano i concittadini della parte da loro dovuta di contribuzione alla finanza pubblica; o meglio, più che "ladri", sono dei "truffatori" dei loro vicini di casa che pagano le tasse!
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Chiarito il punto, quelli con cui ce l'ho sono i governi (di sinistra, di destra e di centro), i quali, in dispregio del principio costituzionale sopra enunciato, nel corso dei decenni hanno preteso di di tassare sempre più iniquamente determinati cespiti a favore di altri; e, questo, senza tenere nel benchè minimo conto sia del principio di capacità contributiva di cui all'art.53 della Cosituzione, sia del principio di eguaglianza di cui all'art.3 della Costituzione;
Mi riferisco, in particolare, alla tassazione degli immobili: appartamenti, ma, soprattutto, negozi.
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Le ragioni di tale scelta, comune a tutti i governi degli ultimi decenni (di sinistra, di destra e di centro), secondo me, è stata principalmente determinata da due ordini di ragioni:
I)
Visto che la "ricchezza mobile" dei cittadini, proprio perchè è "mobile", è più difficile da accertare, si è ritenuto più comodo rifarsi su quella "immobile"; ed infatti, quest'ultima (salvo eccezioni elusive ed evasive su cui qui sorvolo), "in genere", può sottrarsi al Fisco con molta maggiore difficoltà.
Anche io, invero, quando tiravo di scherma, preferivo un avversario "immobile", ad uno che si muovesse troppo!
II)
In secondo luogo, sospetto che la tendenza vessatoria verso gli immobili, sia stata dovuta anche all'intento di favorire gli istituti di credito, e su "spinta" dei medesimi; ed infatti, dovendo effettuare una scelta tra un investimento "immobiliare" ed uno "mobiliare", ormai molti preferiscono investire "bancariamente" o "finanziariamente", piuttosto che in immobili.
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Ma perchè sostengo che la tassazione immobiliare è particolarmente iniqua (in generale ed in particolare per determinate fattispecie)?
A)
Be', innanzitutto, l'art.23 del DPR 917/86, stabilisce che i redditi in questione concorrono a formare il reddito complessivo dei soggetti che li possiedono "...indipendentemente dalla loro percezione"; il che significa che, se l'inquilino non mi paga, io devo comunque corrispondere le imposte sul canone di locazione sancito nel contratto, anche se non l'ho mai percepito ed anche se ho le prove di non averlo mai percepito.
Cioè, viene tassato un reddito meramente ipotetico (nella supposizione che magari, un giorno, l'inquilino mi pagherà); il che, a mio giudizio, è assolutamente arbitrario!
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E' vero che se l'immobile risulta locato ad uso abitativo (categoria A, tranne la categoria A/10), qualora si sia concluso il procedimento giurisdizionale di convalida di sfratto, al proprietario dell'immobile viene gentilmente concesso di non dichiarare il reddito relativo ai canoni di locazione non riscossi (sorvolo sul meccanismo del "credito" per non complicare troppo l'esposizione); però, se, come il sottoscritto, il proprietario è così sfigato da aver dato in affitto un A/10 e/o un C/1, come si dice a Roma "...se la prende in saccoccia", ed è costretto a pagare le imposte su un reddito mai percepito.
Il che, oltre a violare il principio di capacità contributiva di cui all'art.53 della Cosituzione, viola anche il principio di eguaglianza di cui all'art.3 della Costituzione; ed infatti la sperequazione tra proprietari di abitazioni affittate, e di negozi affittati, non ha alcuna giustificazione razionale.
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B)
Così come non ha alcuna giustificazione razionale la sperequazione tra proprietari di abitazioni affittate, e di negozi affittati, in materia di "cedolare secca"; in effetti, per un breve periodo, il governo gialloverde aveva eliminato tale ingiustizia, ma il governo giallorosso l'ha subito ripristinata.
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C)
Per concludere, a me sta benissimo che mi tassino ai fini IRPEF i redditi che percepisco per i negozi che ho dato in affitto, ma non vedo per quale ragione, poi, io debba pagarci pure l'lMU e la TASI; ed infatti, anche se tecnicamente non si tratta di una vera e propria duplicazione d'imposta, sostanzialmente lo è a tutti gli effetti, in quanto devo pagare due volte in relazione ad uno stesso cespite.
Senza considerare che:
- mentre la tassazione IRPEF sui redditi immobiliari percepiti (non certo quelli virtuali), ha assolutamente senso, in base all'art.53 della Costituzione;
- la tassazione IMU sullo stesso immobile, invece, per me, non ha senso alcuno, sia perchè già ci ho pagato l'IRPEF, sia perchè, secondo me, la mera proprietà in sè stessa di un immobile, non non dovrebbe MAI costituire presupposto impositivo.
Ed infatti, in determinati casi, tale presupposto potrebbe dar luogo ad un vero e proprio paradosso logico; in quanto, se un nullatenente ereditasse un immobile sfitto, essendo privo di reddito, non si vede con quali soldi potrebbe e dovrebbe pagarci l'IMU.
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CONCLUSIONE
Ammetto di aver semplificato un po' troppo le cose, e che tale tipo di tassazione (per analoghe ragioni) vige un po' in tutto il mondo; e so pure che illustrissimi giuristi hanno ingegnosamente dimostrato, con sottilissime argomentazioni, il fondamento di un tal genere di imposizione.
Ed allora, chi di noi oserà mai cambiare una legge consacrata dal tempo, così universale e scontata un po' da tutti, come la tassazione degli immobili in quanto tali, a prescindere dal fatto che essi producano (o non producano) reddito?
"C'è forse qualcosa di più rispettabile di un antico abuso? La ragione è più antica, rispose Zadig." (Voltaire)
Ed invero, almeno per quanto mi riguarda:
- ritengo "giustissimo" di essere privato di una parte di quello che "effettivamente" guadagno, per contribuire alle spese pubbliche;
- ritengo invece "intollerabile" di essere tassato, a prescindere dal reddito prodotto (o non prodotto) da un determinato bene, per il solo fatto che ne ho la proprietà.
Proprio non ci sto, perchè, per me, la cosa è priva di senso; checchè ne dica la stragrande, se non totale, maggioranza dei professori di diritto.
Come ho detto in premessa, preferisco essere derubato da un ladro di appartamenti; il quale, almeno, non cerca giustificazioni per i furti che commette.
