Ciao Paul.
Mi pare concordiamo sulla importanza della condivisibilita', che in qualche modo sia scienza che religione attuano.
Ma dire che l'uomo non è cambiato nei millenni implica una precisa idea di uomo che non è quella che abbraccio io, preferendone una che mi permetta di descrivere la storia dell'umanità con poche parole.
Così mi pare tutto si semplifichi definendo l'uomo come comprensivo della sua tecnica, la quale pare in effetti a me una esplicitazione di se stesso mediata dalla coscienza.
Possiamo raccontare la storia degli esseri viventi solo dopo che li abbiamo messi a catalogo nei bestiari che diventa il prologo di quella storia dove subito se ne tratteggiano i protagonisti.
Concordiamo anche sul fatto che si possa essere scienziati e credenti allo stesso tempo, e io aggiungerei anche altro ed eventuale andando a pescare nell'inconscio, cioè in quel che siamo ma non sappiamo di essere.
La scienza non include la morale nella misura in cui è inclusa nell'uomo, mentre la morale riguarda la religione nella misura in cui essa sta fuori dell'uomo, ed è solo con un atto di fede e di adesione che possiamo sposarla, adeguandoci così alle sue istanze etiche.
La scienza no. Ad essa non occorre aderire, perché è da sempre aderente a noi. Dobbiamo solo prenderne coscienza.
Il nostro agire e quindi le nostre azioni, in parallelo al bestiario e all'erbario, possono essere poste nell'eticario dividendole in specie cui Andy Luotto darebbe nome , buono e non buono.
La scienza non dice quale azione sia buona e quale non buona, perché essa è colei che agisce, non colei che giudica le azioni e nell'azione l'uomo muta e la sua morale cambia.
Mi pare concordiamo sulla importanza della condivisibilita', che in qualche modo sia scienza che religione attuano.
Ma dire che l'uomo non è cambiato nei millenni implica una precisa idea di uomo che non è quella che abbraccio io, preferendone una che mi permetta di descrivere la storia dell'umanità con poche parole.
Così mi pare tutto si semplifichi definendo l'uomo come comprensivo della sua tecnica, la quale pare in effetti a me una esplicitazione di se stesso mediata dalla coscienza.
Possiamo raccontare la storia degli esseri viventi solo dopo che li abbiamo messi a catalogo nei bestiari che diventa il prologo di quella storia dove subito se ne tratteggiano i protagonisti.
Concordiamo anche sul fatto che si possa essere scienziati e credenti allo stesso tempo, e io aggiungerei anche altro ed eventuale andando a pescare nell'inconscio, cioè in quel che siamo ma non sappiamo di essere.
La scienza non include la morale nella misura in cui è inclusa nell'uomo, mentre la morale riguarda la religione nella misura in cui essa sta fuori dell'uomo, ed è solo con un atto di fede e di adesione che possiamo sposarla, adeguandoci così alle sue istanze etiche.
La scienza no. Ad essa non occorre aderire, perché è da sempre aderente a noi. Dobbiamo solo prenderne coscienza.
Il nostro agire e quindi le nostre azioni, in parallelo al bestiario e all'erbario, possono essere poste nell'eticario dividendole in specie cui Andy Luotto darebbe nome , buono e non buono.
La scienza non dice quale azione sia buona e quale non buona, perché essa è colei che agisce, non colei che giudica le azioni e nell'azione l'uomo muta e la sua morale cambia.