Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - iano

#4441
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
14 Maggio 2021, 22:26:02 PM
Ciao Paul.
Mi pare concordiamo sulla importanza della condivisibilita', che in qualche modo sia scienza che religione attuano.
Ma dire che l'uomo non è cambiato nei millenni implica una precisa idea di uomo che non è quella che abbraccio io, preferendone una che mi permetta di descrivere la storia dell'umanità con poche parole.
Così mi pare tutto si semplifichi definendo l'uomo come comprensivo della sua tecnica, la quale pare in effetti a me una esplicitazione di se stesso mediata dalla coscienza.
Possiamo raccontare la storia degli esseri viventi solo dopo che li abbiamo messi a catalogo nei bestiari che diventa il prologo di quella storia dove subito se ne tratteggiano i protagonisti.
Concordiamo anche sul fatto che si possa essere scienziati e credenti allo stesso tempo, e io aggiungerei anche altro ed eventuale andando a pescare nell'inconscio, cioè in quel che siamo ma non sappiamo di essere.
La scienza non include la morale nella misura in cui  è inclusa nell'uomo, mentre la morale riguarda la religione nella misura in cui essa sta fuori dell'uomo, ed  è solo con un atto di fede e di adesione che possiamo sposarla, adeguandoci così alle sue istanze etiche.
La scienza no. Ad essa non occorre aderire, perché è da sempre aderente a noi. Dobbiamo solo prenderne coscienza.
Il nostro agire e quindi le nostre azioni, in parallelo al bestiario e all'erbario, possono essere poste nell'eticario dividendole in specie cui Andy Luotto darebbe nome , buono e non buono.
La scienza non dice quale azione sia buona e quale non buona, perché essa è colei che agisce, non colei che giudica le azioni e nell'azione l'uomo muta e la sua morale cambia.
#4442
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
14 Maggio 2021, 18:02:40 PM
Ci siamo capiti Paul, e non condivido.
La tecnica non migliora ne' peggiora l'uomo, in quanto essa è l'uomo., e in quanto condivisa è l'umanità.
Legittimamente abbiamo due visioni distinte e diverse di cosa sia uomo, o se preferisci ne diamo una diversa definizione.
Sarebbe legittimo chiedersi quale sia l'origine dell'uomo se fosse scontato cosa esso sia.
Ma così non è, come le nostre diverse visioni dimostrano, e se non si specifica di cosa parliamo, allora non ha senso chiedersi quale sia la sua origine.
E anche quando ne diamo una definizione in chiaro, nel chiedersi quale sia la sua origine ,la risposta non può non risentire della relativa definizione data.
La mia definizione di uomo non è quella giusta, ma nel momento in cui riconosco che non ve ne è una giusta, sono chiamato a giustificare la mia scelta particolare, quantomeno nella misura in cui è stata una scelta cosciente.
Il motivo è che tale definizione esclude che la tecnica sia alienante per l'uomo, evitando così di dover rappresentare ciclicamente lo stesso dramma, dove la nuova tecnica in via di condivisione , quella nuova,  interpreta il cattivo e quella passata , ormai pienamente condivisa e quindi inglobata , interpreta il buono.
Così tu non dirai mai che la scrittura peggiori l'uomo, eppure di tecnica si tratta, si, ma del passato, per quanto ancora attuale, tanto da essere indiscutibilmente parte di noi.
Per le stesse religioni possiamo distinguere un prima e un dopo della scrittura.
Un prima e un dopo Radio Maria, e amen , e così via.
#4443
Ognuno dovrebbe poter sperimentare liberamente quanto in matematica la forma sia sostanza., per potersene innamorare. I simboli hanno il loro fascino e si possono amare come odiare e ogni scarabocchio è bello a mamma so'.
A me ad esempio il simbolo di integrale mi sta sullo stomaco.
Come potrei dunque comprendere la analisi matematica? 😄
#4444
Ciao Eutidemo.
Suggestiva l'etimologia di simbolo, che non conoscevo.
Gli Arabi sono capaci di commerciare qualunque cosa, e sono riusciti a raccattare le cifre Indiane, acquistate poi come souvenir dal figlio di un ambasciatore pisano in terra Araba , detto il bonaccione, da cui Fibonacci, quando ancora i simboli posti a nostra corrispondenza  ci qualificavano, non limitandosi a distinguerci.
Un uso dei nomi, che se fosse ancora di moda, io mi chiamerei Nivaloro, venditore di neve.
Un nome che dice da dove venivano e cosa facevano i miei avi.
Oggi si preferisce svincolare i simboli dai significati , lasciandone libera la corrispondenza.

Nel duecento così inizia in Occidente l'uso della numerazione Indiana che soppianta quella  romana.
Ciò che è equivalso a una rinascita della matematica occidentale per ibridazione. La rinascita e' partita di fatto dal distinguere il modo di comporre le cifre per indicare numeri, dall'operazione di comporre i numeri per sommarli.
Svincolare il modo di indicare i numeri dalle operazioni fatte fra numeri, ne ha reso l'uso libero per operazioni più generalizzate.
Quindi si è potuto porre una cifra accanto all'altra senza che ciò implicasse sommarli.
Il misticismo simbolico indiano quindi si è sposato alla  mentalità ingegneristica dei romani, per i quali i numeri si costruivano aggiungendo una cifra all'altro, come fossero mattoni per fare ponti, in un proficuo matrimonio che continua ancora adesso a figliare.
Certamente l'origine dei simboli è in un processo di astrazione, avvenuto però senza uso di coscienza, per cui nella cultura passata non si distinguevano bene i simboli da ciò che essi indicavano.
C'era fra simboli e realtà un matrimonio d'amore.
Oggi si sono separati, ma sono rimasti buoni amici.
Uno dei motivi per cui invece non vi è intimità in generale fra noi è la matematica è il fatto che dobbiamo accettarne per convenzione i simboli scelti da altri, e come tutti i matrimoni fatti per convenienza, e non per amore, non funzionano.
Altro sarebbe potersi scegliere i propri simboli e costruirsi la propria matematica, come figli nati dall'amore.
#4445
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
14 Maggio 2021, 11:36:16 AM
Citazione di: Alexander il 14 Maggio 2021, 10:31:43 AM
Buongiorno Daniele22


Il problema è che non serve certo Mattarella per capire che tutti noi mentiamo. Mentire è però un termine non del tutto esatto. Se io conosco ciò che è vero e consapevolmente lo nego, allora mento (in primis a me stesso), ma noi non conosciamo ciò che è "vero" e quindi escogitiamo un sistema collettivo di illusioni che ci appaia almeno vero-simile. Questo sistema ci permette di controllare la fondamentale angoscia esistenziale che proviamo. Il bisogno di sicurezza psicologica è fortissimo: la mente ha bisogno di sentirsi al sicuro, in qualche modo. Ecco allora che strumenti come la religione e la scienza  hanno un grande potere di fascinazione. Un sistema di pensiero che affascina e che rassicura è cibo nobile per la mente umana ( naturalmente poi di tutti e due ci si fa sopra pure un bel business). Ognuno, in modo diverso, cerca questa sicurezza e tanto più un pensiero è collettivo tanto più aumenta , illusoriamente, questa rassicurazione ("Se tutti lo credono, allora dev'essere vero.Meglio che ci creda anch'io"...è questo più o meno il ragionamento interiore che si fa). Un menzogna collettiva, per fare un esempio, tipo: "La natura è bella", finisce per costruire un mondo, indipendentemente dal fatto che lo sia, o che tutti provino questo sentimento verso di essa . L'importante è che, nella rassicurazione collettiva, si affermi la menzogna/illusione/fascinazione. Naturalmente poi diventa luogo comune, tendenza, moda e quant'altro serva per cementare questa menzogna collettiva, rendendola così apparentemente più "reale". E se la natura tradisce questa fascinazione, come è successo con la pandemia, allora si escogitano pensieri collettivi che tentano di salvare l'illusione, "estraendo" una parte dal tutto e utilizzando nuovamente il fascino dato da termini come "lotta", "guerra", ecc., da sempre utilizzati dall'umanità, per dare un senso all'imprevedibilità che ha colpito proprio la sicurezza illusoria. La fascinazione che proviamo dal contatto dei sensi con quel qualcosa che c'è "là fuori" è già una ricerca di senso, si può dire.


P.S. Anch'io sono piuttosto logoro. E non lo dico per "rassicurarti"  :'(
Concordo, ma come dice Daniele tendiamo a trascurare quella parte emotiva di noi che ci fa' dire ad esempio che la natura è bella.
Ciò razionalmente non significherebbe nulla, ma solo perché non conosciamo il processo che genera il giudizio.

#4446
Le cifre e i simboli in genere sono ben definiti e ben distinti.
Di essi abbiamo perfetta conoscenza nella misura in cui li abbiamo creati consapevolmente.
La loro  esistenza è tanto certa quanto arbitraria in quanto nascono da un atto creativo.
Nella misura in cui riusciamo a metterli in corrispondenza con la realtà trasferiamo a questa esistenza e certezza.
Questo non significa che parimenti creiamo la realtà, perché diverse sono le possibili corrispondenze.
Ma di fatto operiamo sulla realtà nella misura in cui operiamo coi simboli.
Di volta in volta la natura della corrispondenza andrebbe specificata, ma non sempre lo facciamo e/o ne abbiamo coscienza.
Il rischio è di usare diverse corrispondenze contemporaneamente.
Quindi, pur a fronte di una perfetta definizione e distinzione fra simboli, ci ritroviamo a volte in un caos operativo, dove il vuoto è pieno e il pieno è vuoto, dove cioè un simbolo vale l'altro.
Le cose vanno meglio quando mettiamo in corrispondenza i simboli fra loro, specie quando li sfrondiamo da ogni riferimento non voluto e/0 inconscio con la realtà , così che a zero ed uno non corrisponda nulla di speciale se non nella misura in cui lo decidiamo noi.
In questa ultima corrispondenza, che è quella della matematica pura, possono pure presentarsi situazioni poco chiare, pur a fronte di chiare definizioni. Ma di solito sono situazioni dipanabili , e soprattutto lo sono una volta per tutte. Una volta risolto un problema matematico lo si è risolto per sempre.
Conviene quindi scoprire tutte le possibili contraddizioni insite nella matematica prima di metterla in corrispondenza con la realtà.
La matematica è, della realtà, la parte che di essa risulta ben distinta e definita , in quanto da noi creata, e nella misura in cui riusciamo a metterla in corrispondenza col resto della realtà, riusciamo a trasformare innocue operazioni fra simboli in azioni sulla realtà.
Non occorre una perfetta conoscenza della realtà, impossibile nella misura in cui non la abbiamo creata noi, ciò che equivarrebbe a conoscere la verità, cosa che in effetti possiamo in campo matematico.
Quando andiamo alla ricerca della teoria del tutto cerchiamo la corrispondenza perfetta ed esclusiva fra simboli e realtà, e quindi in sostanza crediamo possibile mettere in corrispondenza il nostro arbitrio con la realtà una volta per tutte.
Cerchiamo la fine del nostro arbitrio.
#4447
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
14 Maggio 2021, 03:03:25 AM
Citazione di: daniele22 il 13 Maggio 2021, 22:48:36 PM
Ciao a tutti. Penso di dovervi delle scuse per essermi introdotto in questo forum in un modo a dir poco invadente. Unica attenuante è che vi sono approdato un po' logoro. Saluti intanto
Siamo con te Daniele. Fatti coraggio.
#4448
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
14 Maggio 2021, 02:28:24 AM
Citazione di: paul11 il 13 Maggio 2021, 21:19:24 PM


Ma dobbiamo capire, e lo ribadirò alla nausea, che quello che noi crediamo, fra verità e menzogna,  edifica una cultura.
C'è chi crede nel Tao, chi al libretto rosso di Mao, chi pratica il buddismo, chi è islamico, chi cerca nelle particelle fisiche il segreto dell'universo, chi cerca esopianeti come la Terra in altri sistemi stellari e planetari, eccetera. Per edificare una cultura, non è necessario che sia sia trovata una verità, se la cultura è socialità l'importante è che quella cultura sia condivisa e costituisca una identità, come una bandiera, come un inno nazionale.










Quando si parla di scienza si dimentica che dall'elettricità in poi, la scienza è "invisibile" ai sensi, oppure vedete le frequenze dell'elettricità , la velocità del fotone: siete supereroi ?
L'elettricità la si percepisce ......come un dito che prende la scossa. La relatività, la meccanica quantistica, tutto ciò che è particella, il coronavirus, la biochimica del DNA, le nanotecnologie............internet. intesa come rete virtuale il cloud, tutto invisibile, tutto fuori controllo dai sensi che sono adattamento all 'ambiente terrestre non alla tecnologia. Il cervello fa fatica a capire, perché conosce sempre meno per via esperienziale sensoriale, è solo apprendibile dai concetti teorici che applicano le tecnologie.

Ho sempre detto che è importante avere coscienza della propria filosofia , perché influenza la nostra vita, in quanto singoli, e possiamo sceglierla. È la nostra unica chance, in quanto non scegliamo la cultura, e di fatto neanche la religione.
Non scegliamo neanche i nostri sensi e quindi ereditiamo una percezione del mondo .
Condividiamo quindi questa percezione , e questo è un punto importante.
Se i sensi ci illudono, ci illudiamo insieme. Se ci ingannano ci inganniamo insieme.
Qualunque cosa pensiate dei sensi, vale per tutti insieme.
Ci concentriamo sulla critica dei sensi e dimentichiamo di sottolineare che qualunque cosa facciano, in positivo o in negativo, non avrebbe alcun valore e alcuna conseguenza di fatto, se non li condividessimo.
Non importa sapere come si sia arrivati a questa condivisione . Non tutto cio' facciamo passa per la nostra coscienza, tanto più se viene da lontano.
Lo stesso vale per la scienza. Il suo potere non sta nel fatto che ci dica o meno la verità , ma nel fatto che sia un impresa condivisibile e di fatto condivisa.
Amiamo raccontarla come l'invenzione di pochi geni, ma si tratta di una impresa collettiva.
Essa , al pari della percezione ci da' una visione comune, e conta più che sia comune, più che corrisponda a verità.
Conta poter sbagliare insieme per correggersi insieme.
Conta di meno invece il fatto che la "scienza sia invisibile , anche  perché in effetti è solo "diversamente visibile".
Naturalmente non si tratta di una visione immediata, come avviene per i sensi .
E non è immediata, perché diversamente che per i sensi, è mediata dalla coscienza.
E' un modo diverso di vedere le cose, con i suoi pro e i suoi contro.
Ha il vantaggio della flessibilità. Possiamo modificare questa visione a piacimento se occorre, anche nel breve tempo.
I sensi invece vengono da lontano e vanno lontano .
Sono immodificabili. Se colonizziamo il pianeta dell'infrarosso e dell'ultravioletto ci ritroveremmo ciechi, se non fosse per la scienza.
Con la scienza possiamo vedere qualunque "invisibile sensoriale".
Quindi in sostanza concordo con te, ma ho credito di dover completare il tuo discorso.
La relatività di Einstein è partita da una immagine che ossessionava il giovane scienziato, dove egli si vedeva sfrecciare accanto a un raggio di luce, e non la vedeva com gli occhi.
Si dice che il modo in cui vediamo il mondo derivi dal successo , e quindi dalla condivisione dello spazio e del tempo Newtoniani , e che prima di allora gli uomini lo vedessero diversamente. Come dire che vediamo ciò  che crediamo, angeli e madonne comprese.
Lo stesso non ha fatto è non farà' la Meccanica quantistica.
Ma questi sono solo dettagli.
Ciò che conta è la condivisibilta' e la condivisione, e in questo la scienza si affianca alla religione nell'opera di costruzione di società coese, nel bene e nel e nel male, immagine più, immagine meno.
Nel momento in cui la scienza smette di essere condivisa , l'impresa fallisce.
Sarebbe come se ognuno avesse i suoi sensi particolari, e ognuno andasse per la sua strada, che solo lui vede.



P.S. Poi non è neanche vero che la percezione sia immodificabile, ma questa è un altra storia.
#4449
Tematiche Spirituali / Re:Scienza e religione.
13 Maggio 2021, 14:01:59 PM
Non è una mia citazione quella riportata nel tuo precedente post, Viator. 😊
#4450
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
13 Maggio 2021, 12:30:30 PM
Citazione di: Alexander il 13 Maggio 2021, 08:35:13 AM
Buongiorno a tutti


Atto di fede su dei sensi che sappiamo già limitati e che forniscono solo visioni parziali dell'"immanente"? E sulla base di visioni parziali stabilire con certezza che esiste solo quella parzialità? Una formica può credere con certezza che esista solo l'erbetta del giardino, ma solo perché non ha mai visto una montagna. I sensi ci illudono eccome, sono deputati a questo. Un semplice strumento per farci adattare al "giardino" che noi assumiamo come vero.
I sensi non ci illudono tanto quanto la scienza non ci dice la verità.
Però se credi che la scienza tenda al vero , con visioni sempre meno parziali, allora i sensi ci illudono.
Ma tu dici queste visioni parziali ci permettono di adattarci al giardino.
E una visione completa servirebbe invece a farci adattare a cosa?
Come fanno i sensi a smettere di illuderci, anche quando potenziati dagli strumenti della scienza, se ci illudono.
Non è che la verità te la danno al supermercato dopo che haii completato l'album dei bollini.
Ieri si vinceva l'erba, oggi la montagna ,e domani cosa?
Per giungere alla verità occorrerebbe un salto di qualità, che per alcuni è la scienza.
Ma tu credi davvero in queste salvifiche discontinuità?
Se non è uno spirito santo che cade dal cielo, allora sale laicamente dalla terra, reiterando il discontinuo atto creativo..

E se le visioni non fossero parziali, ma fossero visioni?
Puoi dire che una visione sia parziale solo se possiedi già la visione intera.
Se invece possiedi una visione ha senso chiedersi di quale completa visione sia parte?
Come si fa' a riconoscere la completezza di una visione , se a quella tendi?
Come si fa' a sapere quando l'album è completo, se non c'è lo hanno dato?
Più elegantemente la religione ci dice che non si può acquisire la verità, ma si può solo perdere, e infatti, non avendola, la pone nel passato, mentre la filosofia, non avendola parimenti, la pone nel futuro, mentre Ipazia saggiamente gli ha dato un calcio.
Tu però continui ad illuderti con le tue visioni.
#4451
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
13 Maggio 2021, 01:51:14 AM
Citazione di: Ipazia il 13 Maggio 2021, 01:48:22 AM
Abbiamo creduto a tante baggianate, possiamo pure fare un piccolo atto di fede sui nostri sensi e sull'immanenza che ci circonda.
Ma perché scusa, finora a ieri cosa abbiamo fatto?
Lungi da me il volere screditare i sensi.
Difenderli è la mia battaglia di sempre.
Una scienza buona è quella che impara da essi.
I sensi non ci illudono tanto quanto la scienza non ci dice la verità.
#4452
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
13 Maggio 2021, 01:38:58 AM
Possiamo ben evitare di chiederci l'origine delle cose, se non nella misura in cui non abbiamo coscienza che si originano in noi nel rapporto con la realtà .
O se preferite esistono in noi, e nascono e muoiono quando e se ci pare, e il fatto che abbiano carattere intersoggettivo non ne muta la natura, ma rafforza la bontà del criterio che ci definisce.
L'intersoggettivita' avrebbe valore se accompagnata dalla perfetta indipendenza dei soggetti.
Cioè se non ci potessimo definire umanità.
Si tratta comunque di una definizione variabile.
Varia con inerzia perché non riguarda il singolo.
È arrivato il momento di allargare la definizione.
È arrivato il momento di cambiare mestiere.
È arrivato il momento di smettere di credere che il mondo sia fatto di seghe.
Dobbiamo inventarci un nuovo attrezzo e un nuovo mestiere.
#4453
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
13 Maggio 2021, 00:53:17 AM
Citazione di: paul11 il 12 Maggio 2021, 00:25:41 AM






Quindi in termini, come dire, temporali ,come sono state collocate  dal post introduttivo di questa discussione: la religione è forte nel cercare di dare risposte sull' origine e fine, ma è debole nel "quì ed ora".Perchè è  nella propria e dalla propria esistenza che sorgono dubbi nella fede, perché comunque questa fede condiziona il vivere e lo scarto fra ciò che dice la fede e ciò che è il mondo vissuto, c'è sempre, quindi è debole nel "qu' ed ora",ciò che stà nel mezzo fra: origine- qui ed ora- fine; ma ritorna forte nel  fine, perché si muore solo fisicamente come corpo materico.



Per quel che ci capisco mi sembra la tua la migliore risposta fra tutte.
La religione si candida a dare risposte sull'origine e sulla fine dell'essere, in quanto non pone dubbi sull'essere.
Non lo definisce perché non occorre.
Per la scienza l'umanità è una specie animale la cui origine è nella convenzione che la definisce in base ad un criterio arbitrario, che tale può non apparire solo nella misura in cui non ne abbiamo coscienza.
Scienza e religione concordano sull'esistenza, ma non sull'essere.
Per la religione ogni essere è parte dell'esistenza. Quindi possiede l'esistenza. È in se'.
Per la scienza ogni essere è una astrazione dell'esistenza. Quindi non possiede l'esistenza. Non è in se'.
Se qualcosa non è in se', ha in se' la sua origine è la sua fine.
Nasce nel momento in cui lo si astrae, e muore nel momento in cui si smette di astrarlo.
I nostri concetti, in particolare quelli di continuo e discontinuo, sono attrezzi "astrattori".
L'esistenza in se' non è ne' continua ne discontinua .
La filosofia e la scienza dicono ora che è continua, e poi che è discontinua, quindi ancora continua in una staffetta infinita.
Un paradosso?
Se ciò si può tradurre con, usa ora il cacciavite, e poi la pinza, e poi ancora il cacciavite, non ci sarebbe alcun paradosso.
Il mondo non è fatto ne di cacciaviti ne' di pinze, anche se da sempre ci si prova a spiegarlo così.
Questo è il complesso del falegname per il quale il mondo è fatto di seghe, e finché si limita a fare il falegname non c'è cosa migliore a cui possa credere.
In questo modo noi crediamo nell'essere delle cose animate e inanimate.

Il falegname è un lavoratore è il dubbio è nemico di chi lavora.
Tutto ben finché c'è lavoro.
Ma se il lavoro inizia a mancare inevitabile il dubbio si insinua, se ha scelto il mestiere giusto.
#4454
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
12 Maggio 2021, 23:31:02 PM
Ciao Paul 11
Non sono citazioni mie, quelle del tuo precedente post. :)
#4455
Tematiche Spirituali / Scienza e religione.
11 Maggio 2021, 14:11:00 PM
Citazione di: daniele22 il 11 Maggio 2021, 11:08:43 AM
Salve a tutti. Mi sembra che ad ogni post che viene messo in giro, all'interno di esso si verifichi un decadimento pressoché costante su discorsi che nulla hanno a che fare col post. Che relazione vi è tra il Post di Iano con le diatribe circa la teoria dell'evoluzione? Tutto ciò influisce sulla qualità e sulla partecipazione al forum. Io penso di essere un eretico ad esempio, ma se voglio mettere sul banco degli accusati la scienza penso di dover avere l'onestà intellettuale di farlo dall'interno delle sue regole che son poi le regole della ragione, senza cioè spacciare pochi indizi come prova di qualcosa. Detto ciò volevo chiedere a Iano cosa intenda dire quando sostiene che la chiesa auspica un ritorno al passato invocando ad un presente eterno. Poi dice che meglio sarebbe stato non esserci mai mossi. Siccome a me vien da dire che la civiltà umana sia un grande sogno che spero prima o dopo si ridimensioni a fronte di qualcosa, nondimeno non riterrei che si debba tornare indietro, sempre che con questo termine si voglia esprimere un ritorno all'età dell'innocenza. A mio giudizio dovremmo infatti andare avanti con altro metro di misura, sempre però corroborato dalla ragione. Se la ragione giusta fosse quella che sostiene che tutti (innanzitutto e per lo più) auspicano pace e giustizia, mentre ottengono in realtà guerra e ingiustizia, per me significa che c'è qualcosa che non quadra. Oppure si abbia il coraggio di dire che l'unica ragione buona è quella che il più forte debba sottomettere il più debole e non se ne parli più
Meglio sarebbe stato non essersi mai mossi...ovviamente lo dico con ironia Daniele.
Diciamo che per cambiare bisogna prima essere, e queste due cose entrano in conflitto.
Se ho la tensione di cambiare in bene, di chi sto facendo veramente il bene se io non sarò più ciò che sono?
Se c'è' un paradiso vorremmo andarci per quel che siamo ora mantello e sandali compresi.
Insomma, il nostro amor proprio è inevitabilmente limitato nel presente , e anche quando ci proiettiamo nel futuro ci immaginiamo come noi stessi ora.
Il discorso sull'evoluzionismo in qualche modo non è fuori tema.
Il nostro amor proprio , rivolto a noi stessi, adesso, ci rende irricevibili le prove che noi un tempo si fosse diversi da quel che siamo, fidando che continueremo ad essere quel che siamo, perché ovviamente non possono esserci prove che in futuro smetteremo di essere quel che siamo.
Il ritorno al paradiso perduto è l'aspirazione ad essere in modo definitivo ed immutabile , seppur con qualche variabile incidente di percorso cui comunque confidiamo di rimediare.
L'autocoscienza è conservativa.
In quanto individui, per affermarci come tali, non solo entriamo in competizione con gli altri individui, ma anche con i nostri fantasmi del passato e del futuro e come in tutte le competizioni in cui l'importante è vincere, e dove il premio è noi stessi, siamo disposti a giocare sporco.
Se c'è un milione di prove fra queste sceglieremo l'unica che dimostri che noi siamo stati, siamo e saremo quel che siamo.
Possiamo anche proiettare questa nostra aspirazione in un futuro paradiso, ma per noi il vero paradiso è sempre adesso, perché così come siamo adesso ci immaginiamo in quel paradiso..
In questo paradiso ci immaginiamo per quel che siamo. Vorremmo andarci noi in paradiso e non chi sa' chi altro, quell'altro che saremo. Cosa abbiamo noi a che spartire con lui?
Credo che l'autocoscienza sia qualcosa di costruito, anche se noi non abbiamo coscienza del come si sia costituita, ma non per questo dobbiamo ammantarla di mistico mistero.
Abbiamo esempio più in chiaro di come si costituiscono le specie.
Come facciamo a dire infatti che i cavalli sono quel che sono se siamo stati noi a costruirne le razze?
Le leggi dell'evoluzione le abbiamo applicate da molto prima che Darwin le sistematizzasse con criterio.
Di fatto possiamo modificare a piacere le specie, disfacendo le e ricreandole, non perché siamo Dio, ma perché esse nascono da una nostra libera convenzione, che possiamo quindi modificare volendo, e a queste modifiche corrisponderanno nuove specie.
Considerando che l'autocoscienza non può che derivare da meccanismi simili, seppur non noti a noi nei dettagli, e considerando i suoi pro e i suoi contro, non credi che potrebbe essere arrivato il momento di provare a ripensarla?
Come? Credo che lo scopriremo, anche perché è qualcosa in divenire, e ad essa si può risalire dai suoi effetti , specie quando questi effetti non possono ignorarsi a causa della loro evidenza paradossale.


La nostra religione siamo noi, ma la scienza ci invita a non affezionarci troppo a noi stessi, perché domani saremo altro, come altro siamo stati.