Ho appena ascoltato la registrazione della trasmissione di "Otto e mezzo" di due giorni fa, laddove Cacciari, sostenuto dal più pacato Severgnini, si è scagliato con estrema furia verbale contro coloro che vorrebbero prolungare il lock dow, ancora per qualche tempo, nei confronti delle persone anziane; al riguardo, a dire il vero, non so bene:
- nè chi abbia avuto tale idea;
- nè se effettivamente il governo abbia intenzione di recepirla;
- nè quale sarebbe il limite di età eventualmente previsto (non ho capito se sessanta o settanta anni);
- nè per quanto tempo dovrebbe prolungarsi la cosa.
Comunque, con tutto il rispetto per entrambi, a me sembra che il loro punto di vista non sia fondato su una visione "corretta" e "lucida" della situazione:
- nè in diritto;
- nè in fatto.
Ed invero:
1)
IN DIRITTO
Cacciari, in modo del tutto "anapodittico" sostiene che una simile restrizione sarebbe da ritenersi "incostituzionale" ; senza peraltro indicare quali norme, secondo lui, risulterebbero violate.
Per cui ipotizzo che lui si riferisca agli 16 e 3 della Costituzione; però, a mio avviso, del tutto a sproposito.
Ed infatti:
a) Art.16
L'art. 16 della nostra Costituzione stabilisce che ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale; però "fatte salve le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza."
Per cui, se per profilassi sanitaria il Governo emanasse un D.L. che, con forza di legge, prolungasse il "lock down" per le persone anziane, ovvero anche per quelle affette da particolari patologie debilitanti, la cosa risulterebbe assolutamente costituzionale; e, questo, checchè ne dica Cacciari.
Senza considerare che l'art.10 della nostra Costituzione sancisce che l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale, e, per quanto concerne l'emergenza sanitaria, all' art 52, paragrafo 1 e 3 della Carta UE.
Con la quale norma viene attribuita, in determinate circostanze, in base agli obiettivi di interesse generale, sanciti nell'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea (TUE) e, nel caso specifico, all'interesse alla protezione sanitaria della salute pubblica, contenuto nell'articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, la facoltà per uno Stato di sospendere provvisoriamente alcuni diritti costituzionali fondamentali: tra i quali il diritto alla libera circolazione, il rispetto della vita privata e della vita familiare (art. 7 Carta), la protezione dei dati di carattere personale, ecc.ecc. (art.8 Carta).
b) Art.3
L'art. 3 della nostra Costituzione stabilisce che "tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"; per cui si potrebbe sostenere che, mantenere le restrizioni alla libera circolazione solo per gli anziani a differenza degli altri, potrebbe costituire una illegittima sperequazione e diseguaglianza.
Ma, sebbene Cacciari di diritto ne sappia poco, come filosofo dovrebbe facilmente comprendere che il principio di eguaglianza di cui all'art.3, viene violato:
- sia trattando in modo "diseguale" casi "eguali";
- sia trattando in modo "eguale" casi "diseguali".
Questa è semplice "logica"!
Ed infatti, da bravo professore di Filosofia, Cacciari dovrebbe ricordare che anche Platone, diceva chiaramente che: "L'eguaglianza si applica ai casi eguali, e non a quelli diseguali." (Repubblica, VIII, 558c).
Per quanto, peraltro, riguarda la giurisprudenza della nostra Corte Costituzionale, sin dalle sue prime sentenze il giudizio di "ragionevolezza" è stato ancorato al principio di "uguaglianza" e, dunque, all'art. 3 Cost.; verificandosi così, in primo luogo, se le differenziazioni introdotte in sede di disciplina legislativa siano compatibili con tale principio, se cioè il legislatore abbia trattato in modo diseguale soggetti (e/o fattispecie) uguali o in modo uguale casi diversi.
Ciò premesso, essendo comprovato che la condizione delle persone anziane rispetto al COVID19 è ben diversa e più esposta al pericolo della condizione delle persone giovani, un trattamento legale differenziato rispetto alle cautele più opportune (prolungamento del "lock down" compreso), a mio avviso non solo sarebbe costituzionalmente "lecita", ma, forse, addirittura "dovuta".
Come, in fatto, si cercherà di dimostrare.
2)
IN FATTO
Forse Cacciari non conosce o non tiene conto dei dati sulla abissale differenza di "letalità" del COVID19 a seconda dell'età dei malati, quali emergono dalle tragiche statistiche, e che riporto nel LINK qui sotto:
http://bayimg.com/EanCkAagp
Si pensi solo ai 47 morti trentenni, rispetto ai quasi 7.000 morti settantenni.
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Più in dettaglio, come si evince da tale tabella:
- fino a 50 anni il tasso di letalità, qui in Italia, si è manifestato sino ad oggi inferiore ad un risibile 1% (dallo 0,0 allo 0,9)
- tra il 50 ed i 60 anni si è attestato ad un misero 2,6%
- tra i 60 ed i 70, invece, si è attestato su un molto più preoccupante 9,9%
- superata tale età, infine, la percentuale del rischio di morte "salta" di colpo ad oltre il 20%, per poi raggiungere e superare il 30% oltre gli ottanta anni.
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Ciò premesso, a me pare che:
- si possa ragionevolmente discutere se valga la pena di allentare o meno subito il "lock down" tra i sessanta ed i settanta anni;
- almeno nella fase due, invece, il rischio di contagio dai settanta anni in poi sia troppo grave per esporre ad esso chi si trova in tali fasce di età.
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Essendo io, in via di principio, un sostenitore della libertà di scelta individuale:
- non sostengo affatto questo perchè ritengo che restare in vita sia un obbligo (morale o sociale) per nessuno, soprattutto superata una certa età;
- ritengo, però, che la libertà di scelta individuale non possa superare il limite della libertà e della sicurezza altrui.
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Per cui, essendo così rilevante ed elevato per le persone anziane il rischio di contagiarsi, di contagiare gli altri, ed infine di finire in terapia intensiva (e poi, magari, pure morire), occupando così più medici, infermieri e respiratori di quanto accadrebbe se se ne rimanessero ancora un po' tranquilli a casa loro, se io fossi al governo dilazionerei senz'altro ancora un po' l'uscita degli anziani; magari graduandola per età.
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Secondo Cacciari, questa sarebbe "una scelta da folle e da ubriaco"!
Può anche darsi, ma a me, invece, la sua sembra una opinione scarsamente argomentata molto poco logica, e, soprattutto, ben poco lucida!
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Lo capirei se qualcuno sostenesse che gli anziani dovrebbero restare per sempre (o per anni) reclusi in casa; il che, in effetti, sarebbe davvero discutibile, in quanto anche io ho sempre ritenuto che l'ergastolo sia molto peggiore della pena capitale.
Ma si tratta solo di pazientare un altro po', attendendo che il rischio scenda al di sotto di una soglia inferiore a quella che ancora indubbiamente ci sarà il 4 maggio.
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Ed invero, a mio parere si tratta :
- di un rischio che i più giovani, sia pure con tutte le precauzioni del caso, dovranno necessariamente affrontare al più presto per tornare al lavoro, e così evitare il default economico della Patria;
- di un rischio che i più vecchi, sia pure con tutte le precauzioni del caso, non c'è alcun bisogno che affrontino prima del tempo, anche perchè, così facendo, alla Patria potrebbero recare più danni che vantaggi.
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Si potrebbe obiettare che, comunque, gli anziani resterebbero pur sempre esposti al rischio di contagio domestico, soprattutto se convivono con familiari che tornano in attività.
Il che è vero, però:
- purtroppo più si è anziani e più si vive da soli, in quanto al di sotto dei 25 anni vive solo l'1% degli italiani, tra i 25 e i 34 anni vive solo l'11%, tra i 35 e i 54 anni la percentuale resta intorno al 12%, tra i 55 e i 74 vive solo il 16% della popolazione, mentre nelle età successive la percentuale si raddoppia (attorno al 38%);
- anche per i fortunati che convivono con i familiari, è ovvio che il rischio dovuto al loro contagio si aggraverebbe, se anche loro se ne andassero liberamente a spasso prima del tempo.
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La reazione di Cacciari la capisco, perchè ho quasi la sua età; ed infatti, di primo acchito, quando ho saputo la cosa (fondata o meno che che essa sia) anche io mi sono sentito un po' irritato e stizzito, come se essa costituisse una iniqua "deminutio capitis" dovuta alla mia età.
Ma poi ho esaminato la faccenda il più lucidamente possibile, a lume di buon senso e di logica, e mi sembra che l'ira di Cacciari sia del tutto infondata; il che non vuol dire che, "melius re perpensa", non mi sovvengano altre ragioni che mi facciano cambiare idea.
Ma, almeno per ora, continuo a pensare che forse sarebbe meglio, per gli anziani, aspettare qualche tempo in più per rivedere l'erba dei prati, piuttosto che rivederla subito, col rischio di beccarsi il COVID; e così, poi, continuare a vederla per sempre...ma dalla parte delle radici.
Un saluto a tutti, e, soprattutto, agli anziani (come me)!
