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Messaggi - Ipazia

#46
Citazione di: Visechi il 09 Settembre 2024, 19:32:00 PMEntrambi non attribuiscono un'identità ed un carattere ben definito a questo 'coagulo' umano da cui si genera la storia. Non ci sono Stalin, Napoleone, Hitler o Mussolini o Churchill. La storia, in mano a Tolstoj, assume i connotati di un Fato ineludibile
Direi pure che "qualcuno se l'è andata a cercare". Col sangue degli altri, as usual. Il gelo russo ha fatto il resto.
#47
Purtroppo gli umani sono specialisti nel fare storia anche con i disastri naturali che producono. E assai poco abili a gestire quelli che si producono da soli (terremoti, alluvioni, siccità, frane, valanghe,...) che finiscono per fare storia per l'incuria umana. Sullo sfondo c'è sempre physis ad intrecciarsi con la storia umana. Se l'Armada Invencible non fosse incappata in una tempesta, o Colombo e Magellano vi fossero incappati di brutto, anche la storia sarebbe cambiata. La neve benedetta e le temperature polari hanno cambiato la storia di chi voleva stanare l'orso russo, augurandogli ogni bene.
#48
Ho detto che quello che si spaccia per caso è spesso incuria e ignoranza. Poiché sul caso realmente imprevedibile non possiamo fare nulla (fenomeni eccezionali, rischi residui) vediamo almeno di metterci la coscienza a posto su ciò che è prevedibile e prevenibile.

Questione più fisica che metafisica. E più illuminante, a livello antropologico, la coppia machiavellica: virtù e fortuna. Intese in senso classico come valore e fato.

Caso e necessità puzza di poco approfondita veterometafisica.
#49
L'imponderabile è l'imponderato, l'imprevedibile è l'imprevisto. Più questione di ignoranza che di sfiga o fato, e pertanto non resta che la doxa. Ma si può sempre fare meglio, epistemicamente parlando.
#50
Citazione di: iano il 06 Settembre 2024, 23:48:51 PMQuindi non chiedi il risarcimento al proprietario del palazzo per mancata manutenzione?

Appunto l'abbiamo falsificata. Com'è facile falsificare tante "fatalità" infortunistiche. E prevenirle, in barba al prezzemolino "caso".

Gli aerei non cadono per caso, per quanto casuale sia il fatto che io ci fossi in quell'aereo, o non ci fossi perché il taxi arrivò in ritardo all'aeroporto. Quindi per caso ? No, perché c'era un ingorgo. Casuale ? No, perché le città fanno schifo ...

A guardarlo bene anche il caso è una cosa. Quindi qual-cosa di determinabile. Come insegna Bacone enumerando i "casi" possibili attraverso il metodo induttivo, fino a renderli non più casuali, ma deterministici.

Direi che il concetto machiavelliano di (s)fortuna è più epistemico e meno metafisico della "casualità". E pertanto più "scientificamente" gestibile.
#51
Certo: eliocentrismo, etere, flogisto, i dadi di Einstein, vaccini .. La storia della scienza rintrona di pre-giudizi che abitano a due passi dall'ideologia. Appena si instaura un dogma, anche nella koinè scientifica, la ruggine istituzionale (comunità scientifica, manuali e modelli consolidati) è più dura da scalfire della presa della Bastiglia. Se poi vi aggiungiamo il fattore $ ...

Le rivoluzioni scientifiche sono rivoluzioni vere, non "scherzi a parte". Rivoluzioni vere nel modo di sentire e agire il mondo, non solo di interpretarlo. E questo comporta resistenza accademica e istituzionale di cui la leggenda della pagina persa e ritrovata di Kant è paradigmatica.

L'epistemologia racconta anche questo aspetto meta-fisico della "fisica". La purezza epistemica è un ideale, un mito, un pregiudizio.
#52
Più che sottostare a categorie metafisiche, penso che gli elementi costitutivi della Storia siano ancora e sempre quelli, di natura antropologica, individuati da uno che la visse in prima persona, da una plancia di comando: virtù e fortuna.

Virtù delle avanguardie e classi che sanno interpretare abilmente una contingenza storica e fortuna nell'eterogenesi di cause e fini che tale interpretazione assecondano o meno.

Tali fattori devono essere proporzionati alla difficoltà dell'impresa e chi ha il potere lo sa, per cui impiegherà tutta la sua virtù dominante e la fortuna acquisita per neutralizzare, meglio preventivamente, ogni possibile assalto.

Direi che mai come oggi il potere imperiale occidentale si è trovato in una condizione di così marcato vantaggio nei confronti della plebe, al punto che solo altri poteri esterni potranno eroderne la fortuna.

Quando ciò accade, inutile interrogarsi su quale sarà l'esito. A meno che la fortuna non inventi l'Impossibile.
#53
Terminata la lettura, devo quantomeno rivedere l'ultimo periodo del post precedente, scaturito da una virata "illuminista" della parte centrale (pg. 200-250), strumentale all'epilogo carico di misticismo teologico che non dice nulla più di qualche prestito ed esito obbligato del philosopheîn, minimo sindacale per non soccobere all'episteme scientifica.

Il linguaggio, intasato di grecismi e germanismi, funziona da specchietto per allodole filosofanti, ma la ousia della sua ontologia metafisica non dice nulla di nuovo, che non sia già contenuto nella veterometafisica e nella teologia cristianeggianti.

Spiazzante la contrapposizione tra ateo e non-credente (ovviamente devoto), a dimostrazione plateale della volgare incomprensione della spiritualità antifeticistica atea. Forse perchè di feticci, meglio se Impossibili (credo quia absurdum est), il Cacciari ha concretamente bisogno.

La filosofia, no.
#54
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
06 Settembre 2024, 14:37:29 PM
Risposta: Gli utili, divenuti inutili a giochi fatti, idioti dell'arcobaleno atlantista targato Francia, Italia, Svezia, GB, Polonia, e ovunque gli arcobalenati abbiano sostenuto la NATO. Se li contiamo, se la giocano coi neo nazifascisti dei medesimi paesi.

Inventare un differenziale di schifo è solo cacca "tessera e distintivo".
#55
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
06 Settembre 2024, 11:44:52 AM
Considerando che gli antisistemici arcobalenati erano (come da noi) dello stesso avviso, cosa cambia ? Hanno fatto addirittura desistenza per favorire Macron dove era possibile. Ma si può essere più coglioni ?!?
#56
La poesia è qualcosa di molto personale. Come la metrica che ha un suo qui ed ora immodificabile rispetto al suo sgorgare. Talvolta la raddrizzai, ma raramente risuonò meglio dell'originale. Così almeno nel componimento breve, che impone un suo ritmo libero da ciò che non segue. In quelli più lunghi invece bisogna eliminare sbandamenti eccessivi. 

Nulla è meno replicabile dell'esperienza amorosa:

L'amore che colsi
sapeva di alga
più che di vigna
e altro non so
#57
Si ci sonno assonanze, in particolare sul falso e fin troppo enfatizzato nichilismo:

"Ripartiamo da ciò che gli stessi 'nichilisti' (come errando continua a chiamarli la philosophica opinio, che non è filosofia), a partire da Schopenhauer e Nietzsche, ritengono incontrovertibile: ogni caso è e non può non essere...pg 295"

Cacciari cerca di fare il divulgatore mediatico, ma sui libri indossa l'aura professorale, ed anche in pubblico (vedi bobmax) ha difficoltà a comunicare il suo logos ;D

Il libro comunque merita lo sforzo (di lettura e traduzione) perchè è un onorevole tentativo di trarre la filosofia dalle secche in cui la dominante macchina scientista cerca di renderla inoffensiva ed ancella servile.
#58
Prolisso lo è certamente, ma l'erudizione regge i concetti e alla fine è con quelli che bisogna confrontarsi. Io cerco di farlo, trattenendo ciò che trovo chiarificante e affinante la mia visione del mondo. I filosofi professionisti sono fatti così: qualche buona intuizione e tanta zavorra. Tengono famigghia e il numero di pagine fa punteggio. E una volta trovato il filone buono, per quanto liquido sia, ci si naviga ad libitum.
#59
Agghiacciante come l'evoluzione dei marmocchi straviziati di un occidente in cui conta solo la roba, inclusa la vita propria e soprattutto altrui, come roba intesa. Dal Verga ad oggi ne ha fatta di strada la civiltà capitalistica della roba.
#60
"Metafisica concreta" di Cacciari tratta l'oggetto di questa discussione e lo fa tenendo conto di tutte le posizioni metafisiche fin qui inveratesi nella storia della filosofia. L'evoluzione attuale la sussume piuttosto alla categoria del Ni-ente che del Nulla, illuminando così la vexata quaestio del nichilismo, oltre le nebbie in cui restò immerso lo stesso pensiero nicciano ed epigoni.

Passando all'operatività dei concetti, ni-entificare è l'opposto dialettico del nullificare. L'atto del nichilismo è la nullificazione dell'altro (padrone-schiavo; uomo-natura) ridotto ad oggetto di un dominio assoluto. La nientificazione è al contrario la rinuncia al dominio dell'entificazione, per un atteggiamento metafisicamente (e politicamente) più rispettoso dell'alterità, inclusa la sua reticenza ad essere dominata da un logos "infelice" e totalitario.

Vi si scorge una analogia con la "critica della ragion cinica" in cui si distingue tra il nichilistico Zynismus del potere, e l'opposto dialettico del Kynismus, risalente a Diogene cinico, che quella narrazione nega.

Ni-entificare è prendere atto della natura convenzionale, funzionale, dell'(ess)ente e della impossibilità di ricondurlo ad una "cosa in sè", ad una essenza, sostanza, ousia "to ti en einai". Ovvero all'Essere.

Da rideclinare in una ontologia aggiornata. E concreta. Avendo imparato a come non perdersi nell'essere. E pure nel non-essere nichilista, ridefinito pur'esso nella sua concretezza metafisica e sociale.