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Messaggi - daniele22

#46
Cit:
"[..]Provo comunque a seguirti: immaginiamo tutto il nostro sapere contemporaneo incarnato al punto da essere istintivamente connaturato al nostro agire, quale conoscenza guiderà istintivamente la nostra azione verso il prossimo (ad esempio)? Suppongo (ma potrei sbagliarmi) nessuna; perché se ci fosse una direttiva etica oggettiva e scientifica (soft) tale, l'etica diverrebbe una scienza dura, ma, come dimostrano più di duemila anni di pensiero umani, non lo è. E le scienze morbide non danno risposte univoche al punto da poter diventare una (sola) azione istintiva, poiché sono fatte anche di domande irrisolte, di interpretazioni, di dubbi, di aporie, etc. nulla che possa tradursi in un'azione spontanea degna di poter sintetizzare con un solo gesto tutta la conoscenza di quella disciplina (inclusi appunto dubbi, aporie, etc.)."
Risposta alla domanda: la convenienza, mi sembra.
Questo soprattutto una volta accettato il vostro solipsismo inconsapevole (una questione di conoscenza quindi).
Duemila anni di pensiero umano non racchiudono certo il presente. Comunque, l'azione istintiva può essere in parte contraddittoria rispetto alla conoscenza.. esempio: penso che dovrei dimagrire (lo dice la conoscenza), ma continuo a bere assai e a mangiare come un porco; e in più fumo, cosa che mi fa male ai polmoni. Ma dato che uno può anche fregarsene alla grande di tirare uno schiocco o di prendersi un cancro, forse anche non a torto, tutto sommato non si contraddirebbe visto che il dover morire è pur sempre una conoscenza
#47
"Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume".
Ha ben ragione Jacopus.
Bella immagine, accattivante, ovvia, ma scollata dalla realtà. Eraclito o chi per esso è stato molto più contenuto nella sua formula.
Portando infatti quel pensiero alle sue conseguenze si giungerebbe a negare la forza della storia che fatalità è quella che causa il divenire. Così facendo si appiattisce la logica depauperandola della sua natura temporale, ovvero quella in cui deve assecondare la freccia del tempo. Il divenire così inteso diverrebbe caotico, indescrivibile perché non terrebbe conto delle quantità di moto, non terrebbe appunto conto della storia. Cosa che di fatto non accade visti tutti i libri di avventure umane che si sono scritti. Certo, visioni diverse dell'accaduto, ma con punti fermi e condivisi da tutti... il Congresso di Vienna, tanto per capirci, si svolse inequivocabilmente alla fine della seconda guerra mondiale.. no! prima!
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Ps: Una nota curiosa in connessione con quanto detto è costituita dal fatto che i linguisti abbiano rilevato una spontanea tendenza all'invarianza del significante rispetto al significato. In recente controtendenza Plutone è stato tolto dalla categoria dei pianeti, però resta sempre Plutone. ¿O gli hanno pure cambiato nome?
#48
Attualità / Re: La flottilla
09 Ottobre 2025, 10:23:16 AM
Citazione di: anthonyi il 08 Ottobre 2025, 11:54:22 AMIn realtà non ricordo di aver detto una cosa del genere, anche perché é una rappresentazione troppo generica per il mio stile, probabilmente ho parlato del problema dello sviluppo della comunicazione che fa perdere il senso delle parole, e questo ha molto a che fare con quelli della flottilla che hanno sparso parole prive di senso per giorni e giorni, ma in maniera molto efficace al punto che milioni di cittadini europei si sono sentiti partecipi della loro insensata missione.
Comunque se anche la missione flottilla é finita, ci saranno le sue conseguenze, per cui non vedo ragione di chiudere. Piuttosto, avete notizie di Greta Thunberg? Io l'ultima che ho sentito é che l'ambasciatore svedese aveva fatto presente che non consideravano la sua detenzione Un problema diplomatico.
Non ricordo di preciso dove e quando, ma lo dicevi, e giustamente a mio vedere, in relazione alla mancanza di un punto di riferimento fisso verso cui orientare l'azione, stella polare che naturalmente tu avresti. Se vuoi che continuiamo il discorso potremmo parlare di eventuali altri scioperi
Saluti
#49
Attualità / Re: La flottilla
08 Ottobre 2025, 09:59:23 AM
Citazione di: anthonyi il 08 Ottobre 2025, 03:31:37 AMIn sostanza avevano ragione, gli scontri ai quali assistiamo oggi sono "di civiltà", direi che é indubbio, infatti, che tra NATO e Russia ci sono profonde differenze di civiltà, che la civiltà che l'Ucraina sta dimostrando tende alla nostra civiltà europea, è anche tra Israele e arabi di Palestina ci sono profonde differenze di civiltà.
Ciao anthonyi, visto che sono un tuo fedele discepolo mi permetto di chiedere lumi.
Un po' di tempo fa avevi detto che a essere in crisi non è solo l'occidente, ma l'umanità intera. Potrebbe allora essere più giusto dire che sia una guerra tra civiltà incivili senza star lì a farsi più di tanto le pulci gli uni con gli altri. In ogni caso mi associo a InVerno, il topic sembra essersi esaurito di senso
Saluti
#50
Citazione di: Adalberto il 06 Ottobre 2025, 23:01:10 PMCiao Daniele. le mie parole "qui mi sembra collaterale"  erano anche autoreferenziali, il qui indicava anche la testa in cui frullavano pensieri su questo argomento. Sono stato ambiguo, sorry

Per tornare alla tua domanda qui sopra forse sono le varie situazioni ambientali  che ci rendono diversi anche se siamo uguali. il nostro corpo mente è sostanzialmente uguale a quello dei  nostri progenitori che a spanne 12.000 anni fa hanno iniziato la prima delle grandi rivoluzioni: quella agricola. Quante generazioni sono seguite? Facciamo 400?  troppo poche per adeguarci al mondo che ci siamo creato intorno che corre sempre più veloce della nostra capacità di adattamento.
Siamo più lenti di quanto realizziamo

Su etica e morale non sono in grado si spendere parole. Che poi sono le parole, le storie che ascoltiamo sin da piccoli  quelle che conquistano le menti per imprimerci i punti di vista per orientare opinioni che magari sentiamo genuine.. . Perfino il modo di scrivere sillabando lettera per lettera sembra che orienti i  nostri pensieri diversamente da chi scrive ideogrammi.  Anche se si cerca di uscire o rompere questi gusci rivoltandoci in un modo o nell'altro non so quanto valga in termini di risultati, ma vale sicuramente lo sforzo di tentarci. In primis, individualmente. ma solo  perché non ho grandi visioni...
Poi ogni tanto, in certe (rare?) fasi storiche, quegli sforzi si scoprono essere un sentimento collettivo, primo di steccati e  confini.  Per me baby boomer,  la fine degli anni '60 è stato un periodo esemplare: un'esperienza spontaneamente universalista che è durata una decina d'anni. Poi ognuno per la sua strada, ma con un segno esclusivo dentro, forse.

Siamo più lenti della AI la cui velocità di calcolo cresce esponenzialmente. Non sono tanto interessato indagare se in qualche piccolo ambito creativo siamo o saremo più intelligenti di lei, non mi consolerebbe.
Al di là delle modalità di utilizzo che possiamo farne per un uso "intelligente", c'è  da preoccuparsi prioritariamente della concentrazione di potere di chi  la produce, gestisce e soprattutto programma i suoi protocolli di selezione delle informazioni da elaborare  per poi filtrarne i risultati agli utenti.  Non so se riesco a esprimere quanto potere ci sia in questo processo che coinvolgerà solo un numero limitato di costosissime e complesse intelligenze generative. Che  diventeranno la più grande macchina produttrice di cultura, con cui sarò difficile competere. Ma mi accorgo che stasera devo aver mangiato  mangiato troppo: la cattiva digestione mi sta facendo diventare distopico. :)

Spero tu abbia digerito nel frattempo. A dirti la verità mi aspettavo una risposta a quello che avevo detto prima di porre quella domanda (retorica per me) che tu hai ripreso.
Comunque, dieci giorni fa scrivevo (tralascio ciò che precede): "Sarebbe in fondo tutto questo processo a giustificare infine la varietà delle specie viventi e la varietà delle culture umane. Una visione in un certo senso lamarckiana della storia (alla faccia del caso)."
Mi rendo quindi perfettamente conto di come girano le cose e di come prima di homo sapiens l'individuo fabbricasse già piccoli utensili. È vero quindi che saremmo arretrati, ma la natura di tale arretratezza non sarebbe tanto di natura epistemica (tecnologico/scientifico), fermo restando che non si è tutti uomini di scienza, bensì sarebbe di natura gnostica.. in parole povere siamo (siete) privi della consapevolezza di essere solipsisti. Quello che dico naturalmente è opinabile, ma fintanto che nessuno dice nulla di serio contro la mia tesi ¿c'aggia fa? Quelli con cui dialogo, o si perdono per via o dicono menzogne, i feedback chiari sono pressoché inesistenti a parte un paio di significativamente positivi ed espressi verbalmente (non col like) da Ipazia (saranno passati due o tre anni).
Insomma, per come la vedo, una volta colmato il gap cognitivo non vedo ostative a fronte di un obiettivo chiaro, che è quello condiviso con te e Jacopus eccezion fatta per ciò che attiene al mio discorso allargato all'etica. Se non fosse chiara la nozione di solipsismo (inconsapevole) con conseguenze annesse se ne può parlare.
Infine, è assodato che a.i. è una macchina potente, ma non so se il problema sia dato da quello che dici. Sicuramente i gestori possono avere dati sul tuo pensiero individuale, su questo non ci piove. Premesso quindi che non sono un esperto, non credo però che le istruzioni che permettono il funzionamento di a.i. siano manipolabili e un indizio di questo sarebbe il manifestarsi di quelle che chiamano le "allucinazioni di a.i."
Saluti
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Ps: allego questi due articoli sull'intelligenza artificiale. In ogni articolo c'è un punto che non mi trova in accordo, e dipende dal solipsismo inconsapevole, ma sono comunque interessanti:
#51
Attualità / Re: Il Limite Invalicabile
07 Ottobre 2025, 09:16:15 AM
Citazione di: InVerno il 06 Ottobre 2025, 21:57:37 PMPiù seriamente, partecipai alle manifestazioni contro la guerra in Iraq, se non sbaglio a Roma e Londra fu guiness dei primati di partecipazione, le manifestazioni più grandi nella storia, a cosa servì? A niente, purtroppo queste manifestazioni andrebbero fatte in anticipo, quando la macchina della guerra è in moto segue strade tutte sue. Parlavo qualche settimana fa con un sergente americano, mi ha detto "mi addormento pensando al conflitto con la Cina, mi sveglio pensando al conflitto con la Cina, gli altri dell'esercito che conosco fanno lo stesso". Hanno praticamente la data sul calendario segnata di rosso, ora sarebbe il momento per protestare, ma ovviamente non succederà.
Ancora un po' a disagio, ma non più di tanto... E meno male che parli seriamente. Dovresti suggerire al tuo amico, conoscente, fonte, sergente di ferro, di farsi curare da qualche piacente psicoterapeuta. Il tuo ragionamento vale quanto un dollaro bucato. È ovvio che "purtroppo queste manifestazioni andrebbero fatte in anticipo, quando la macchina della guerra è in moto segue strade tutte sue". Ma in tv e nel forum fanno vedere che quelli che si definiscono antifascisti e dovrebbero stare all'opposizione se la prendono coi pacifinti anziché con i fascisti. Va da sé allora che i fascisti godano di grande approvazione e facciano quello che vogliono, ovvero guerre e/o asservaggi di varia natura. Mi chiedo, un po'ironicamente ¿qui nel forum, quelli che si preoccupano tanto della difesa di Israele ... anzi, tu, da che parte stai?
#52
Attualità / Re: Il Limite Invalicabile
06 Ottobre 2025, 22:13:59 PM
Citazione di: Enrico73 il 04 Ottobre 2025, 13:18:32 PMHo visto un frammento di storia. Forse. Il 3 ottobre 2025 è stato il giorno in cui la nostra intrinseca INDIFFERENZA si è scontrata con un fatto chiaro.
L'origine di tutto è stata un dolore insopportabile, il dolore dell'impotenza, l'orrore dinnanzi al genocidio dei palestinesi e alle brutalità contro i civili israeliani che non si poteva più guardare dall'altra parte. Il punto di rottura, la scintilla che ha acceso il fuoco, è stato l'arresto di chi cercava di portare aiuto simbolico, rivelando l'ipocrisia del sistema: esiste UN LIMITE INVALICABILE. In quel momento, le persone hanno compreso che la procrastinazione era finita. Ignorarlo o banalizzarlo sarebbe PORNOGRAFIA INTELLETTUALE
Ciò che definiamo "caos" o "potere al popolo" è stata solo una cosa: la reazione a quel dolore. Non violenza cieca e irrazionale; è stata una scelta obbligata dettata dalla necessità. Come una persona stanca che deve fermarsi per guarire, la gente ha detto: Basta.
La risposta, a livello globale, sono stati gli scioperi. Non per uno stipendio, bensì per un'esigenza molto più antica: la PACE. Gli scioperi sono diventati il nostro muro. Non un muro di droni, bensì un muro di voci e canti che si è alzato contro il rumore assordante della guerra e dell'indifferenza. È stata la dimostrazione che siamo stanchi di vivere in un mondo oceanico senza avere le branchie.
È stato il monito a tutti i colori politici: esiste un LIMITE A TUTTO, un confine che non si può più tollerare. Non permetteremo a nessuno di OLTREPASSARE QUESTO LIMITE.
L'auspicio è che questo sia solo l'inizio, e che includa presto anche l'Ucraina, attraverso l'innalzamento delle spese per la PACE al 5% del PIL. Forse, è l'ennesima credenza salvifica.
Perché, in fondo, l'unica cosa di cui sono certo è che non ho risposta alcuna né soluzioni brillanti. So però che la GUERRA NON È MAI LA RISPOSTA GIUSTA ALLA GUERRA.
Ciao, contrariamente a quello che sostiene la mia guida spirituale anthonyi trovo abbastanza facile capire quale sia il limite invalicabile. E hai perfettamente ragione. Mi dispiace che provi così tanto dolore. Parlavamo del disagio in altro post. Ecco, io non è che provo tanto dolore in questo caso, ma mi fa piacere che qualcuno abbia scioperato. L'avrei fatto pure io. Provo invece disagio a dare degli idioti a chi se lo merita. Gente che confonde il diritto con la giustizia e non si rende conto che il Dio delle tribù di Israele è un Dio fallimentare che sta trascinando l'occidente nel fascismo. Ma si vergognano di dire che sono essi stessi fascisti e allora se la prendono con quei pidocchiosi oppositori a volte rossobruni e a volte pacifinti.
Beh! Intanto qualcuno ha scioperato e forse quelli tanto finti non lo erano. A meno che non siano come me che scioperavo sempre e a prescindere (persona certo poco raccomandabile).
E provo ancora disagio nel dire che per quello che mi riguarda sarei anche contento se buttassero a mare tutti quelli della loro stirpe (di Abramo e Mosè) che non rigettino quella Legge ascientifica, morbosa e astuta.Insomma, un branco di maschilisti succubi della donna! Ti prego di scusarmi per il finale violento.. ma qualcuno deve pur dirlo
Un saluto
#53
Citazione di: Kephas il 04 Ottobre 2025, 11:27:19 AMRitornando alla domanda primaria della discussione che chiede se è possibile inventare oggi una nuova religione, si potrebbe pensare che oramai le religioni che albergano su questa terra siano più che consolidate.
A che serve un'altra religione fra tutte le altre religioni? Dove ognuna vanta la propria, quale l'unica Verità.
Alla fine nessuna religione porta alla Verità, perché nel mezzo c'è il culto esteriore che relega le anime alla Terra.

E' interessante quello che si legge nell'Evangelo di Luca (cap.19): narra di un certo Zaccheo che al al passaggio di Gesù, corse innanzi e salì sopra un Sicomoro per vederlo, perché Egli doveva passare per quella via.
  "Questo albero viene  scelto, ed egli vi sale, un Sicomoro, simile all'albero della conoscenza, nelle cui foglie è nascosta la sostanza fine e lucente che serve per le vesti dei Re."
Ma quando Gesù passa e vede Zaccheo sull'albero gli dice: <<Scendi giù prestamente, perché oggi ho da albergare a casa tua.>>

Come si possono interpretare queste parole?
FORSE, il Signore voleva dire attraverso queste parole: "colui che vuole vederlo e conoscerlo, non serve salire sull'albero della conoscenza (conoscenza esteriore) ma di ritornare a casa propria (nella propria religione) e là aspettarlo nella "cameretta" del proprio cuore, perché sarà Lui a venire a chi lo ama e lo cerca".

Che dite? Può essere giusta questa interpretazione?

P:S:
E' scritto nella Bibbia che il profeta Elia riceve una manifestazione di Dio, e spiega che non è nel rumoreggiare dell'uragano, ne nell'infuriare del fuoco, ma bensì " nel dolce e soave alitar del Zeffiro mattutino" che Dio si manifesta.



Ciao Kephas, non penso ti sia sfuggito Il mio riferimento a Luca 19 e non penso che ti sfugga nemmeno il contrappasso con la parabola delle 10 mine sempre in Luca (19-11): "Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose (Zaccheo), disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro."
È più che condivisibile il tuo pensiero. Sarebbe giusto quindi che si possa ambire a una nuova religione solo quando questa rileghi atei e credenti. Essendo un agnostico, per quanto già detto nei miei post precedenti in questo topic, la rilegatura l'avrei già compiuta. Pertanto ci sarebbe secondo me un difetto imputabile ai credenti (quello di conoscere Gesù).
Ma ve ne sarebbero due imputabili agli atei. Il primo di pensare che Dio sia morto e il secondo, se vogliono la pace assecondando la guerra, quello di non dichiararsi apertamente antisemiti, specialmente quelli che difendono Israele. Devo dire che, da agnostico, non sono antisemita nonostante la loro ragione sia contraria alla mia.. ma proprio irragionevolmente contraria. Nella religione democratica questo contrasto può solo risolversi nelle urne di voto
Saluti
#54
Citazione di: Adalberto il 04 Ottobre 2025, 12:38:25 PMCapisco quanto  il tema economico ti stia più a cuore, Daniele:  è sicuramente importante ma  qui mi sembra collaterale.
Il tema primario credo sia la contrapposizione (che è anche relazione) fra l'idea di una umanità universale e quella di una identità di gruppo, che però -  spesso – ha la pretesa di diventare essa stessa universale.
E talvolta ci riesce, convincendo gli altri, magari la maggioranza, che quell'identità di gruppo (ristrettamente elitario,  piuttosto che collettivo) esprime davvero un valore universale!
Ho l'impressione che la creazione dell'identità di gruppo (oggigiorno  nazionale o politica, ma prima ancora confessionale,  piuttosto che etnica) si fondi su un qualsiasi rito collettivo, ovvero quello in cui la folla diventa "soggetto" (attraverso  percorsi  psicologici evidenziati ai tempi  da Le Bon) e quindi crogiolo produttivo di  una immagine di pensiero, cioè una fede, nonché primario processo  di trasmissione di questo  sentire, che si fa (credere) universale in quanto virulento.

Per certi versi la tecnologia è stata a fianco e concausa di  questo processo prevalentemente umano.
Il ferro, inizialmente più morbido del bronzo,  ha  sconfitto quest'ultimo (e anche l'ideologia di una società/nazione/civiltà che si era costituita intorno) perché la tecnologia di allora aveva  scoperto come ottenere l'elevatissimo  punto di fusione di una singola materia-prima, molto più accessibile. Invece per realizzare il bronzo ne servivano due di materie prime  (stagno e rame) le quali abbisognavano  di  una complessa catena logistica per i rifornimenti da terre lontanissime dalla Grecia, ad esempio le isole britanniche.
In parole povere la tecnologia aveva abbassato la soglia di accessibilità ad un materiale (il ferro) che inizialmente non era migliore del bronzo (lo diventerà tecnicamente in seguito), ma solo più facilmente diffondibile in quanto più accessibile localmente.
Se allora la tecnologia si esprimeva come braccio armato di una identità (tribale, religiosa, etnica, e più recentemente nazionale)  ora la tecnologia con la sua accessibilità e immediatezza aiuta più civilmente a conquistare le menti. Perché quest'ultime sono sempre fragili, in quanto fondate sull'ambiguità delle loro contraddizioni.

E allora dove riporre la speranza di poter uscire da questi labirinti?
Direi nel tanto  bistrattato individuo, perché è da lui/lei che emerge un senso critico, un punto di vista che matura proprio dalle sue inesauste ma creative contraddizioni interne/esterne. Un senso critico che nel dialogo con altri individui si riempie di contenuti, di proposte, spesso destabilizzanti la collettività stessa, nonché l'dea di universaliità che quest'ultima pretende spesso di  esprimere.
Il topic inizia con questo post:
"La storia umana, o addirittura una certa interpretazione filosofica della storia potrebbe suddividere l'agire storico sotto due bandiere: la bandiera dell'universalismo e la bandiera dell'identità gruppale (potrebbero esserci e ci sono anche altre bandiere, ma per il momento fermiamoci a questa dicotomia)".
Il post termina cosi:
"...In questo panorama ecco emergere l'individuo, come portatore di valori unici, lontani e diversi sia da quelli gruppali che da quelli universalistici, con esiti difficili da prevedere. Si tratta ovviamente di tendenze in un quadro dove tutte queste prospettive coesistono ma che lasciano vedere una direzione non esattamente positiva, dal mio minuscolo punto dí osservazione."
Tralasciando la parte finale sono intervenuto con:
"Bisogna considerare che l'universale da poco più di cent'anni sta diventando una necessità pratica. Il mondo è piccolo e le tribù sono tante, con l'aggiunta che sono poco definibili rispetto a tempo fa."
Allora, un conto è la pretesa di universale espressa ai tempi quando non erano noti i confini del mondo, altro conto è la pretesa di universale che si è espressa ad esempio con la prima Esposizione universale o l'istituzione dell'ONU. Questo fattore è determinante. Dobbiamo dunque continuare a sprecare energie inutili per fare sì che ci si possa continuare a guardare in cagnesco? Siamo proprio così diversi tra noi umani? In questa domanda si esprime una parte del concetto che ho di economia. Pertanto l'economia non sarebbe collaterale, bensì centrale.
Torno quindi al finale del tuo post:
"...E allora dove riporre la speranza di poter uscire da questi labirinti?
Direi nel tanto  bistrattato individuo, perché è da lui/lei che emerge un senso critico, un punto di vista che matura proprio dalle sue inesauste ma creative contraddizioni interne/esterne. Un senso critico che nel dialogo con altri individui si riempie di contenuti, di proposte, spesso destabilizzanti la collettività stessa, nonché l'dea di universaliità che quest'ultima pretende spesso di  esprimere."
Siamo qui per questo, almeno si spera ... io una via te l'ho indicata e tu hai detto che è un punto fermo, posso raffinarla.. la prospettiva di cui parlo dice che sono per nulla favorevole a un'etica (distinta dalla morale) che piove dall'alto, tanto che la pioggia giunga da teologi, da scienziati, filosofi, partiti o persons of good standing in the community (Dio stramaledica gli inglesi). Nessuna elite può stabilire priorità d'azione. Certo, la scienza deve compiere il suo lavoro per discernere sulle priorità. Però si parte da oggi col potere che piove dall'alto.
Non so cosa tu intenda con conquistare le menti, ma nella migliore delle ipotesi nutro parecchi dubbi sulle attuali capacità di a.i. di stare alla pari con l'intelligenza umana, e al tempo stesso la percepisco un po' inquietante. Ma non è certo questo il tema del topic
Saluti

#55
Attualità / Re: La flottilla
04 Ottobre 2025, 17:41:39 PM
Citazione di: anthonyi il 04 Ottobre 2025, 11:15:24 AMNon per fortuna, ma grazie alla professionalità delle forze militari israeliane.
Certo anthonyi, pensa però che anche i terroristi di flotilla si sono comportati bene pur issando il gonfalone delle truppe del male.. erano infatti armati con micidiali dispositivi cinesi invisibili che però volendo si auto-dematerializzano pigiando il tasto 3 dell'emisfero cerebrale destro (in verità non sono certo se sia il 3 o il 5, uno dei quattro insomma). Ed è quello che hanno fatto evitando inutili spargimenti di sangue. Gli israeliani lo sapevano naturalmente, anche se sono stati zitti, ma sono stati bravissimi tanto da meritare un super premio e inoltre essere  presi come modello da seguire.. Crosetto sta già ridistribuendo alle masse osannanti il nuovo vecchio verbo e, come disse l'illustrissimo viator, "nessun futuro luminoso ci sarà più precluso"
Saluti
#56
Attualità / Re: La flottilla
04 Ottobre 2025, 08:47:44 AM
Per fortuna non è morto nessuno. 
Mi sembra sempre più evidente la contraddizione in cui naviga da sempre l'opposizione. 
Tutto si mostra dalla differenza degli atti intrapresi in questa guerra e in quella Ucraina Russia.
La semplice assunzione che l'aggressore (tengo fuori i modi con cui lo fa) abbia sempre torto, in questo caso Hamas e Russia, è fuorviante, cioè non è rispettata alla prova dei fatti essendosi ribaltata la situazione, ovvero l'aggressore è divenuto Israele. In tutto questo balza all'occhio come il diritto internazionale sia ormai solo carta straccia (quello nazionale seguirà la stessa sorte). 
L'opposizione è andata in confusione totale, vuole stare con un piede qua e uno là quando sarebbe evidente che questo non sia possibile ... ci sono dei limiti nello stare con un piede qua e uno là.. un po' come l'entanglement, tanto per capirci
#57
Citazione di: Adalberto il 03 Ottobre 2025, 15:36:31 PMGarantire posizioni egualitarie di "partenza" risulta già difficile ora, ma sicuramente  è un obiettivo verso cui tendere con fermezza. Ne siamo lontanissimi e forse stiamo anche peggio di mezzo secolo fa.
 Ma "garantire" parità di aspirazioni vitali "in ogni istante"  lungo "la sua vita" mi pare non tanto irrealistico (e lo è) , o assistenzialistico (e lo è), quanto paralizzante i meccanismi dell'ampio  ascensore sociale che bisogna far funzionare  nella società odierna.
 
Mi fai venire in mente, Daniele, quella bella frase che mi entusiasmò da adolescente e che tuttora ogni tanto rispolvero " da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni". 
La definisco bella perché ha un forte senso estetico. E' un'immagine fortissima,  ma non un utensile che faccia davvero funzionare la società.
Forse si potrebbe integrarla con un vecchio adagio kennediano, ma  con una mia piccola aggiuntina..
" Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, ma chiediti cosa puoi fare per il tuo paese.... e anche per te stesso."

Ciao Adalberto, per forza sarebbe già difficile ora, perché gravitiamo all'interno del modello economico attuale. Allora si pensa che il metro di valutazione per risolvere i problemi stia nell'equa retribuzione (paga). Però, secondo me, il contestuale e odierno sfascio istituzionale (giustizia e scuola tanto per dirne due) non sarebbe influenzato più di tanto dalle paghe basse.
Se infine pensi che sarebbe un obiettivo verso cui tendere con fermezza, dovresti allora considerarlo (con fermezza) nulla più che una prospettiva sulla quale tessere le varie politiche
#58
Francamente penso che si viva già in un mondo a caste, ma questo è solo ciò che vedo io. Capisco lo sfogo Jacopus, ma lascerei stare liberali e comunisti.
Se anche tu pensi che l'ostacolo possa essere quello che ho indicato, sarebbe opportuno chiedersi come mai sussista questa pratica a super premiare il merito, giacché le cose non accadono per caso e al tempo stesso sembra che non si possano cambiare per semplice volontà.. ci sarebbe cioè una forza che ostacola tale volontà
#59
Citazione di: Jacopus il 02 Ottobre 2025, 18:10:33 PM.....Non ho soluzioni e certamente non è una soluzione l'egalitarismo (dove succede sempre che ci sono quelli che sono "più" uguali degli altri). Ma esiste un problema dato dalla frattura dovuta al fatto che i problemi vanno risolti a livello globale/universale ma il nostro "archetipo" umano è ancora un "archetipo" tribale.

Sicuramente credo che avere una visione delle relazioni umane in senso più universalistico, aiuti a superare questa aporia, ma senza che questo significhi egualitarismo. Allo stesso tempo affinché abbia un senso occorrerebbe anche smantellare queste differenze di reddito e di occasioni sociali così enormi, che non sono più il frutto del merito, come insegnano tutte le teorie liberiste, ma il frutto dell'appartenenza ad una classe neo-aristocratica.
Ciao Jacopus. Forse dovresti considerare che l'egualitarismo può assumere una foggia diversa. Se siamo uguali siamo uguali nel senso che dovrebbero essere garantite a ciascun individuo le possibilità di parità di aspirazioni "vitali" in ogni istante lungo la sua vita.
Ciò non accade.
Il primo bivio che trovi, secondo me, sarà quello che stabilisce quanto sia opportuno favorire più di tanto il merito e deprecare più di tanto il demerito. Insomma, se uno è già bravo di suo, una volta vinta un'olimpiade e premiatolo, ¿che altro dovrebbe pretendere? Sì accontenti quindi della fortuna che gli consente di essere bravo e di essere stato premiato
#60
Bisogna considerare che l'universale da poco più di cent'anni sta diventando una necessità pratica. Il mondo è piccolo e le tribù sono tante, con l'aggiunta che sono poco definibili rispetto a tempo fa. Meglio comunque morire liberi che schiavi