Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Koba

#46
Il cristianesimo è abitato da un'ambiguità di fondo: da una parte la teologia del Padre celeste lontano e inconoscibile, dall'altra l'Incarnazione, il divino cioè che scende nel mondo e rimane tra gli uomini anche dopo la morte di Gesù (nello Spirito).
La mistica speculativa del Duecento con l'idea della generazione del Verbo in ogni uomo, tramite uno specifico cammino incentrato sul distacco, "puntava" tutto sul lato dell'Incarnazione (un'incarnazione "diffusa", "democratica" e sempre possibile), mettendo in allarme le autorità ecclesiastiche interessate a conservare il monopolio della mediazione del divino.
La crisi attuale della metafisica e quindi anche della teologia tradizionale ci dovrebbe spingere ad una lettura del cristianesimo sbilanciata verso quelle esperienze, come la mistica speculativa o come la povertà francescana (povertà francescana intesa come strumento privilegiato di riproduzione della scena evangelica), capaci di esprimere ancora qualcosa di vivo, rispetto alla cultura morta del racconto dell'onnipotenza di un Dio lontano.
Questa eventuale lettura come si declina con il tema di Edipo?
A me sembra che manchi un attore: va bene la Legge e la lotta per la conoscenza e l'ordine simbolico del Padre. Ma non manca il desiderio?
Il racconto di Sofocle, a differenza di quello che dirà poi Freud, non parla di desiderio. Edipo non desidera Giocasta, per intenderci. Accetta l'onore di sposare la Regina. Tutto qua. La cosa riguarda la sua carriera. Poi, dagli eventi, sarà portato a ricostruire la verità con tutto ciò che ne consegue. Il tema è il destino e la conoscenza delle sue radici poste nel passato.
Ma il Vangelo sarebbe incomprensibile senza il tema del desiderio. Desiderio di vita vera, la quale non può che essere vita divina, la vita che sa incarnare lo Spirito.
Anche qui c'è lotta per la conoscenza, ma nel senso di un costruire la verità, di un incarnare la verità, di un aprire gli occhi sulla vita al di là della paura della morte e del potere, a proprio rischio e pericolo.
Che tanti uomini poi preferiscano rifiutare quello che il Vangelo mostra (al di là dell'ambiguità di fondo di cui si è detto all'inizio) per farsi condurre quindi dall'autorità lo aveva già mostrato Dostoevskij con la leggenda del Grande Inquisitore.
Va però notato che nel romanzo è Ivan Karamazov l'autore di quel racconto e che Ivan era un nichilista. La sua idea dell'uomo è che si tratti di una creatura troppo debole per essere capace di accettare la sfida della libertà.
Ma appunto questa sfida è il senso fondamentale del Vangelo.
#47
L'invidia, appunto "non poter guardare", "non sopportare la vista", sembra riguardare un certo bene posseduto dall'altro (di cui si sente apparentemente la mancanza) solo come pretesto. Ciò che non si sopporta è la sua condizione generale di autosufficienza. Si vede nell'altro qualcosa che a noi manca radicalmente: la completezza, la pace che viene dalla prosperità, dall'avere a disposizione tante risorse.
Ecco perché alcuni studiosi vedono nelle radici dell'invidia un odio generale per la vita: odio per la sua imperfezione, per la sua mancanza perenne. Un odio poi proiettato sul singolo che ci sta davanti il quale sembra fare sfoggio di cose che rimanderebbero a una completezza immaginaria.
L'aggressività dell'invidioso non viene dalla frustrazione di non riuscire ad ottenere ciò che ha l'invidiato.
La sua violenza è odio verso la vita, è volontà di distruzione, è desiderio di azzerare tutto e ricominciare, di cancellare questo mondo miserabile, insufficiente, complicato, pieno di oscurità.
#48
Tematiche Filosofiche / Re: Nietzsche e Zarathustra
18 Gennaio 2025, 11:15:08 AM
Consacrarsi all'auto-miglioramento, alla cura di sé, ad un'erotica dell'auto-realizzazione.
Pensiamo alle basi di psicologia motivazionale di Scientology. Ma anche a tutta la cultura laica che si pone come management delle potenzialità individuali, dei talenti.
L'ingiunzione del sacro che si presta, in queste forme irreligiose, ad essere lo strumento ideologico perfetto dell'odierno assoggettamento?
#49
Tematiche Filosofiche / Re: Nietzsche e Zarathustra
17 Gennaio 2025, 16:59:27 PM
Citazione di: Phil il 17 Gennaio 2025, 14:22:26 PMLa sacralità può essere metaforica o letterale: il sacro religioso non è metaforico, è una sacralità autentica, con le radici in Cielo, sacralità che è rapporto con il sovra-umano, il divino. La sacralità metaforica è quella per cui il "sacro" non ha più rapporto con il divino (ha le radici in terra), ma è "sacro" in quanto fondamentale e fondante, normativo, etc. ossia non è sacro, ma "sacro", come è "sacra" la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, come sono "sacri" gli assiomi di una matematica, etc.
La differenza fra la sacralità come tangenza asintotica con il divino e la "sacralità" come fulcro concettuale (v. "i maestri del sospetto") o sociale (v. citazione di Koba), è la differenza fra la religione e le scienze umane o, più semplicemente, fra un significato letterale ed uno metaforico.
Differenza che emerge ancora più lampante se si considera l'evento della violazione del sacro: dissacrare offendendo/adirando una divinità non è come dissacrare proponendo un altro orizzonte di senso (in politica, matematica o altro). La mutevolezza della "sacralità" umanamente decisa non può essere confusa con la perentoria sacralità del volere divino, proprio come le frontiere umane (v. etimo di «sacro»), sia per mobilità che per sorveglianza, non possono essere paragonate a quelle divine.
No. L'ingiunzione del sacro è un fatto tutt'altro che metaforico.
È una forza che spinge all'adorazione. E quando ciò accade al di fuori della mediazione di una religione/spiritualità attenta al valore della vita umana si frammenta in eccessi più o meno pericolosi, più o meno stupidi.
Ciò che è sacro non è deciso nel senso di una deliberazione, ma è scoperto, sentito, intuito. Si viene trascinati da esso.
Per fare un esempio un po' scemo: le presentazioni di Steve Jobs dei nuovi prodotti della Apple erano una vera e propria liturgia, con una platea di devoti, con la rivelazione di una vita nuova ora possibile, con al centro l'idolo luccicante.
Si può dire fino a un certo punto che coloro che poi, per concludere il rito rimanevano in fila per tutta la notte in attesa che lo store Apple aprisse, avessero liberamente scelto tutto ciò.
Certo si tratta di un'idolatria stupida, ma c'è, nelle menti di queste persone, un dominio, un'occupazione, una presenza adorante. Sono come possedute.
Merci inanimate capaci di esercitare una possessione demoniaca.
#50
Tematiche Filosofiche / Re: Nietzsche e Zarathustra
17 Gennaio 2025, 11:03:38 AM
Bisogna considerare che la distruzione della metafisica è altro rispetto alla desacralizzazione del mondo.
Il sacro è mediato dalla religione. Morta la religione, il sacro continua a manifestarsi.
Del sacro (così come inteso dall'antropologia culturale) ecco una definizione di Pierangelo Sequeri:

"Il sacro indica ciò che deve essere assolutamente custodito, ma anche ciò che deve essere assolutamente distrutto: avvolge la vita e la morte, il dolore e la felicità, l'amicizia e l'inimicizia, imponendo atteggiamenti radicali e anche contraddittori (la vita umana è un dono e merita protezione; ma la morte del mio predatore è una benedizione e una grazia).
In ogni comunità umana, è sempre presente l'intuizione di qualcosa di assolutamente degno di protezione e di qualcosa che può e deve essere assolutamente sacrificato a quella inviolabilità. Persino una società relativistica, come la nostra, ha i suoi "assoluti" che tacitamente vengono considerati inviolabili, ossia simboli del "sacro" che non possono essere violati".

Da questo punto di vista il pensiero di Nietzsche potrebbe essere interpretato come una purificazione della religione, una purificazione della mediazione del sacro.
Ciò che è sacro torna sulla Terra. Viene demolita la barriera della metafisica attraverso cui la filosofia classica da Platone in poi aveva recluso il sacro, lo aveva come neutralizzato.
L'uomo nuovo non si sottomette più ad alcun imperativo (tu devi!), ma non è disposto a sacrificare nulla del caos che lo abita.
Esagerando si potrebbe dire che il vero cristianesimo inizia solo dopo Nietzsche.
#51
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
16 Gennaio 2025, 10:15:29 AM
Non è la fede a dividere ma il convincimento che essa sia la base della propria identità.
Scegliendo un cammino spirituale, che implica una specifica fede, si deve capire che essa è funzionale alla propria vicenda personale, solo ad essa, la quale (e questo bisogna accettarlo una volta per tutte) è casuale, nel senso che viene da fuori, dal mondo, e non dallo sviluppo di una personalità che da un seme dà poi i suoi frutti specifici, se opportunamente irrigata.
Se assimilassimo veramente l'idea della nostra soggettività come il risultato di vicissitudini esterne, di uno squilibrio perpetuo verso l'altro, verso il mondo, allora non avremmo alcun interesse a imporre agli altri la nostra verità e il fondamentalismo (da una parte e dall'altra) scomparirebbe.
Più che altro ci sentiremmo in dovere di parlarne. Non per fare proselitismo. Ma come una specie di assunzione di responsabilità, o qualcosa del genere.
#52
Tematiche Spirituali / Re: La legge della parola
14 Gennaio 2025, 19:28:14 PM
Per "nuda vita" intendevo la realtà così come ci apparirebbe se venisse meno la nostra capacità di assimilare mentalmente l'esperienza.
Ovvero qualcosa di insensato, di estraneo, di gelido (come al melanconico appare la vita nei suoi momenti peggiori).
Con la parola, le immagini, etc., quel luogo desolante diventa abitabile. Nasce il nostro mondo.
Quindi non è questione di assenza o presenza di cultura, di vita semplice contro civiltà, ma di qualcosa che li precede e li rende possibili, poiché anche il rifiuto della vita civile e l'eventuale decisione per un'esistenza nella natura selvaggia implica la capacità di immaginare un certo modo di abitare il mondo etc., cioè anche il rifiuto radicale della civiltà per essere perseguito ha bisogno della capacità di una partecipazione all'ordine simbolico.
#53
Tematiche Spirituali / Re: La legge della parola
14 Gennaio 2025, 09:07:42 AM
La parola crea il mondo nel senso della produzione di un ordine simbolico, qualcosa capace di proteggerci dalla nuda vita.
Essere coscienti di andare verso la propria morte, di avere semplici bisogni fisiologici, di doversi occupare della manutenzione del proprio corpo..., se fossimo costretti a un'esistenza del genere (che è la vera vita) vivremmo in uno stato di perpetua melanconia e la razza umana si estinguerebbe velocemente per il suicidio dei più.
La parola ci fa scudo da tutto questo.
Questa è la sua magia.
#54
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
06 Gennaio 2025, 21:10:14 PM
Citazione di: InVerno il 06 Gennaio 2025, 20:10:50 PMCon tutto il rispetto non penso risolverete la teodicea in questo topic e neanche nel prossimo.. mi limitavo a notare, seguendo lo spunto di Duc che vedeva l'esclusiva evangelica nella regola d'oro, quanto la fede trasformi anche concetti piuttosto banali in oro colato col mestolo, a volte anche concetti disfunzionali, un esempio è il famoso scagli la prima pietra, che se messo in pratica cancellerebbe i tribunali terreni, ma per fede viene accettato come un idea molto intelligente e rivoluzionaria, salvo che nessuno vuol metterla in pratica, perché rivoluzionaria lo è, intelligente poco.

E cosa ci sarebbe di poco intelligente nell'insegnamento della scena evangelica dell'adultera?
Sicuro di averne compreso il senso?
#55
Tematiche Filosofiche / Re: Ragnatele di signficato
02 Gennaio 2025, 14:14:41 PM
L'immagine della ragnatela non fa capire una cosa fondamentale: i significati implicano una mutazione del modo di vedere le cose. I fili della ragnatela, cioè, non solo ci reggono, ma in qualche modo trasformano la nostra visione della realtà.
All'immagine di Geertz meglio allora quella di William Burroughs: il linguaggio come un virus capace di sovvertire la realtà, infiltrandosi e alterando l'organismo umano, e quindi la percezione del mondo.
Nulla toglie che questo potere, oltre ad essere subìto, possa essere esercitato (sapendo parlare e scrivere e immaginare, naturalmente). Quanti meravigliosi sabotaggi...
L'antropologo Jacopus Geertz che ci indica i diversi fili della ragnatela, a sua volta è bello che ancorato ad una di esse. E dicendo quello che dice, sbavando un po', produce i suoi filamenti, le sue trappole.
Una di esse consiste nel fingersi arbitro quando in realtà ci sono solo giocatori.
#56
La religione cristiana non vuole spiegare come funziona il mondo, come funziona la realtà.
Vuole spiegare che cos'è Dio.
Non vuole dimostrare che ciò che è sovrannaturale, tutto ciò che l'uomo ingenuo pensa sia il sovrannaturale, quindi l'onnipotenza etc., appartiene a un certo Dio, quello del popolo di Israele.
Ma chiede di cancellare tutti i propri pregiudizi su ciò che sarebbe il divino, cosicché poi nella vicenda di Gesù si possa dire: ah, è questo dunque ciò che si intende per divino? Questo spirito, questo modo di vivere e di amare!
Ovviamente non è detto che ciò che viene mostrato piaccia.
Tutto qua. In fondo si potrebbe dire che la faccenda riguarda essenzialmente il dolore, il vuoto, la paura. L'ingenuo pensa che queste cose si possano superare con una teoria. Ma no, purtroppo no, non è fantasticando su un Dio onnipotente che ci si salva. È solo con un certo modo di vivere che ci si trascina piano piano fuori dalla fossa, dall'inferno.
#57
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Ignoranza
22 Dicembre 2024, 10:07:01 AM
Per quanto riguarda il fallimento della scuola, cioè il fatto che negli ultimi 40-50 anni almeno si assiste ad una diminuzione graduale delle performance degli alunni, una diminuzione che a quanto pare riguarda anche i risultati dei test di intelligenza, in tutto l'Occidente, non solo in Italia, anche nei paesi Scandinavi presi di solito come esempio, ebbene, su questo inquietante fenomeno io mi sono dato questa risposta: il sistema produttivo ha sempre meno bisogno di persone preparate all'analisi e alla soluzione di problemi complessi, cosa destinata ad aumentare ulteriormente con l'introduzione, in tutti i settori, dei sistemi di intelligenza artificiale capaci di fornire un'assistenza efficace nelle normali attività lavorative.
Un solo esempio: nell'informatica come è cambiata in un paio di decenni l'attività della programmazione, dalla scrittura riga per riga in editor minimalisti, che presupponeva una formazione seria su algoritmi e linguaggi, a composizioni super assistite in piattaforme sofisticate.
Per cui la scuola, nella sua decadenza, rispecchia i bisogni del mondo produttivo.
La scuola è sempre stata soggetta alle esigenze della politica. Ci sono stati periodi e luoghi in cui doveva essere strumento di indottrinamento. Altri in cui, all'opposto, esprimeva il fine di costruire cittadini tolleranti e liberi. Negli ultimi anni ha forse dominato l'idea che dovesse formare alle professioni.
Ora, nel pieno della crisi dell'Occidente, per poter decidere quale sia il suo fine, bisognerebbe prima avere un'idea almeno generale di quale possa essere il futuro della nostra civiltà.
È pura retorica asserire semplicemente che deve avere l'obbiettivo di formare la capacità critica dei ragazzi. Perché se le cose non cambiano, se la nostra società dovesse perseguire in questo andazzo di smobilitazione generale, allora la priorità non potrà che essere l'apprendimento di tecniche per la pura e semplice sopravvivenza (cioè essere pronti ad emigrare da un stato all'altro etc.).
#58
Citazione di: green demetr il 18 Dicembre 2024, 20:16:02 PMUn altro non sequitur. Uno dei tanti.
Non ho nè tempo nè voglia di stare lì a discutere punto per punto su qualcosa.
A che serve? Tanto vale: uno sfogo vale l'altro.
Dietro c'è tutto l'apparato politico.
Se poi sei uno dei tanti che ritiene Adorno superato.
Io non so che farci.
Non sappiamo nemmeno tenerci ai fatti.
La battaglia del mio maesro è chiara.
Tornare ai fatti.
Poi l'intellettualità una volta che si dimostri onesta intellettualmente, potrà parlare.
Ma più passa il tempo, più le cose peggiorano.
La Turchia con l'assenso/consenso dell'Europa ha messo su un terrorista al potere in Siria...c'è bisogno di dire veramente altro?
Stavo scherzando, era una battuta. La prossima volta utilizzerò delle faccine ridenti...
Comunque sì neanch'io ho voglia di star qua a discutere di uno sfogo o qualsiasi cosa fosse.
#59
Citazione di: Visechi il 18 Dicembre 2024, 21:47:40 PMConcordo pienamente! Non c'è alcuna necessità di fare una rivoluzione per assumere atteggiamenti totalmente responsabili verso sé stessi, verso gli altri e, soprattutto, verso la comunità. Non c'è neppure un'effettiva urgenza di cambiare i governi o l'organizzazione politica dell'unione europea per iniziare a creare un "nucleo di azione virtuosa", definiamolo così, che sappia proporsi come monito ed esempio fattivo e silente rispetto a chi ha l'inveterata abitudine di buttare la palla nell'altrui campo, pur di non sentirsi responsabile. Dovremo imparare a fare, non solo a dire. Imporci un'azione che prescinda dal seguito. I grandi rivoluzionari son spesso stati dei controcorrente che agivano in perfetta solitudine, spesso osteggiati dalle masse: gli esempi della storia sono straripanti e l'esempio più eclatante lo offrirebbero le narrazioni evangeliche. È già un atto rivoluzionario alzarsi in piedi a guardare avanti senza curarsi di quali e quanti siano i seguaci.  Si va avanti, si cammina e si costruisce, anche in solitudine. Rosa Park non ha atteso il sostegno del suo mondo per dar l'avvio ad una rivoluzione che ha cambiato il suo mondo; Ghandi, ai suoi esordi, non se lo filava nessuno, ed i britannici non erano minimamente preoccupati da quell'ometto. Ci vuole la forza dell'intimo convincimento circa la piena fondatezza delle proprie idea e del proprio sentimento per essere un Mandela, un Martin Luter King, anche in misura minore. La nostra epoca non esige eroi che sacrifichino la propria vita, ma solo uomini e donne che, nonostante tutto, riescano ancora oggi ad udire l'eco soffusa della propria capacità di immedesimarsi nel disgraziato di turno, ed, immedesimandosi, sappiano abbandonare la propria confort zone per intridere abiti e mani del fango in cui rotolano le esistenze degli 'scarti' di questo mondo. 
No! Davvero non ci si può sottrarre alle proprie responsabilità ed il contratto sociale, cui giustamente fai cenno, esige l'impegno fattivo di ciascuno di noi, aborrendo, nel contempo, il lassismo, la sciatteria, la noncuranza ed il giustificazionismo dell'indifferenza. Il contratto sociale rigetta, ricusa ed odia l'indifferenza... tanto per fare il verso ad un mio carissimo corregionario.
Rosa Parks lottava per i diritti di una minoranza all'interno di una democrazia, che a esclusione di alcune minoranze, funzionava.
Ora, se tu pensi che il destino della civiltà occidentale sia difendere in eterno tutte le minoranze, una dopo l'altra, perché fatto questo, finalmente la democrazia e la giustizia sociale possono regnare indisturbate nella pace perpetua, mi sa che ti stai illudendo.
Infatti mentre eravamo impegnati a istituire i matrimoni fra persone dello stesso sesso, il terreno sotto i piedi ci è come scivolato via, cioè ci ritroviamo con i nostri sacrosanti diritti civili ma con delle nazioni amministrate in modo suicida da un'élite autorefenziale.
Questo accade in tutti i paesi occidentali.
Il problema quindi è serio, leggermente più serio della pulizia delle nostre strade.
#60
Citazione di: InVerno il 18 Dicembre 2024, 17:40:54 PMQuesta è la tua catastrofe intellettuale? Persino nelle dittature i cittadini sono responsabili dei loro governi perché in ultima analisi sono gli unici che possono cambiarli, votando o sparando. Il contrario è "difesa alla Norimberga" dove il cittadino "segue gli ordini"  irresponsabile delle conseguenze che producono. Non si può tirarsi fuori dal contratto sociale quando fa comodo, puoi cambiarlo con un altro, con un altro governo o spostandoti di paese, come molti migranti fanno. Se "i tromboni" insistono sul votare è si per conformismo, ma anche perché probabilmente hanno realizzato che non votare non significa lavarsi le mani di ciò che accade nel paese, ovvero che uno può non interessarsi di politica ma la politica si interesserà comunque di lui.

La tua invece piuttosto che una catastrofe intellettuale la descriverei come un crollo delle facoltà cognitive di base.
Il mio post, niente affatto originale, indicava nella crisi della democrazia, che non è solo la crisi di identità dei partiti che derivano dalla socialdemocrazia, ma qualcosa di più strutturale, la necessità di uscire dalla mentalità di seguire e premiare i bravi politici perché questa cosa sta solo prorogando la vita di un'élite che intanto, per singoli e a volte casuali interessi, sta distruggendo il futuro delle nazioni occidentali.