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Messaggi - iano

#451
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 22 Giugno 2025, 10:13:29 AM
Grazie, mi pare di capire da ciò che scrivi (non so se interpreto nel modo corretto) che sia necessario andare oltre ogni dualità: odio/amore, gioia/tristezza, ecc... Su questa necessità concordo, anche se poi ho (come tutti del resto... almeno credo) una mente che, per semplificare appioppa etichette a destra e a manca e vede tutto o come bianco o come nero, perdendosi la stragrande maggioranza dei colori che si trovano tra questi due estremi. Anche a me piace ciò che ha scritto Seneca. Grazie per avermelo ricordato!

Dipende cosa ci devi fare coi colori. Se devi disegnare il mondo due sono pochi e tre sono troppi, che è un modo di dire per spiegare il concetto, perchè tre in effetti sono ancora pochi. A meno che il terzo non sia il colore ''ne bianco ne nero'' che tutti i rimanenti contiene, ma che non si trova come tubetto in commercio, senno tre sarebbero bastati davvero.
Deciso quanti colori usare, ognuno può disegnarsi il mondo che crede, ma se poi non riesce a condividerlo ci rimane chiuso dentro.
Il mondo che condividiamo perciò lo diciamo vero, ma in effetti è solo un disegno in cui riusciamo a stare  tutti insieme dentro ;  ma pur vivendoci arriva sempre il momento in cui a qualcuno sta stretto., e perciò lo vuol cambiare.
Egli crede di cambiare solo le regole del gioco, ma così facendo cambia il mondo.
Così griderà al nichilismo chi quel mondo crede vero, vedendo che qualcuno diversamente lo disegna.
Ma se egli teme che quel disegno possa distruggere il suo mondo, allora sotto sotto  deve avere la consapevolezza di vivere in un disegno, unico e ordinato se divino; ma sembrandomi un gran casino,  unico spero non sia, e che lo si possa un pò riordinare, senza nascondere la polvere   nell'aldilà. :)
#452
Tematiche Filosofiche / Re: METAFISICA DELL'ESSERE
20 Giugno 2025, 16:00:41 PM
Citazione di: PhyroSphera il 20 Giugno 2025, 11:46:17 AMQui si leggerebbe: Platone versus Parmenide... Ma l'eclettismo neoplatonico ha mostrato possibile compatibilità di Uno ed Essere assoluti.

Notevole soluzione per risolvere l'enigma del come salvare capre e cavoli, che vanta più imitazioni della settimana enigmistica.
Checchè sei ne pensi di Platone non si può che ammirare la longevità del suo pensiero, in teoria e pratica, però non è proibito pensarla diversamente.
Non è tanto la realtà ad essere ''uno'', ma la sua essenza.
Essere uno significa sfuggire ad ogni definizione che lo posa negare, essendo negabile ogni definizione. Di contro ogni definizione è possibile, perchè non essere nulla di preciso ti consente di poter essere ogni possibile cosa.
Però questo essere qualcosa deve passare dalla teoria alla pratica per essere sensato.
Deve consentirmi cioè di trattare quell'uno come fosse ciò che definisco essere, o che credo essere, senza diventare un ostacolo insuperabile a un diverso, ma non meno sensato essere altro.
Ogni definizione dell'uno lo rende duale negandolo.
Questo può essere un problema per chi cerca la verità, ma non per altri.
Chi non cerca la verità non mancherà di apprezzare l'utilità della finzione, che solo chi crede nella verità intenderà come un inganno.
E' da intendersi più come il gioco dei bambini ''facciamo che io ero'', nella sua versione adulta.
#453
Le fedi che al contrario abbracciamo coscientemente, condividendole, creano superindividui, che diremo cristiani, mussulmani, indù etc..., creando divisione nell'umanità.
in ogni caso, per quanto problematiche possano risultare queste divisioni, esse rimangono la nostra ricchezza culturale, essenziale non meno di quella biologica, con la quale fanno il paio.
#454
Citazione di: PhyroSphera il 20 Giugno 2025, 14:15:09 PMQuesta fede che tu dici è meglio definibile come intuizione.
Certo bisogna dare crediti e affidarsi nella vita, ai sensi finanche... ma soltanto la fede in Dio, filosoficamente nell'Assoluto, raggiunge l'obiettivo di una serenità e sicurezza sufficienti.

MAURO PASTORE
No, credo che l'intuizione sia un esempio di ciò che può produrre un processo  nascosto, o che non affiora in toto alla nostra coscienza, al modo della ''fede profonda'' che ho ipotizzato, cioè quella che non puoi ritrattare, perchè non sai di avere. Se poi questa fede nascosta condividiamo è perciò che possiamo dirci uomini, che condividono di conseguenza, almeno a parole, la stessa etica.
Il prodotto di un processo nascosto può creare sorpresa, che può essere financo piacevole, ma non insicurezza.
E' quando questo processo affiora alla coscienza che ci crea insicurezza, perchè quella parte che di te è stata intima, potendola osservare, inizierai a dubitare che sia parte di te; se fa parte della tua essenza, o se devi considerarla col timore misto a curiosità che riserveresti ad un alieno.
Allora si che la fede in un Dio può intervenire a rassicurarti.
Però è una fede meno potente questa, in quanto ritrattabile in ogni momento, magari perchè quella sicurezza nel frattempo credi di averla ritrovata ponendo fede in altro.
Credo che la capacità di credere sia un essenza dell'uomo, mentre ciò in cui crede sia accessorio.

Aprendo gli occhi, ciò che ti appare puoi credere sia la realtà, ma ciò che conta non è che lo sia, ma che, in concordanza con Kierkegaard, se non l'ho inteso male,  tu lo creda.
Ciò non scongiura che potrai in seguito giudicher pura apparenza quell'apparenza, ma non potrai fare a meno di sostituire a quel credo uno nuovo, facendolo in modo più o meno cosciente, per cui potrai più o meno dichiarare la tua fede in dipendenza di ciò, se è vero, come credo, e  ripeto, che la fede sia essenziale all'uomo.

Insomma, conta più la capacità di credere, perchè con essa puoi abbracciare ogni possibile fede,  che non una particolare fede.
E' più la fede che abbracciamo a farci individui, che non la separazione fisica, se è vero che quando condividiamo una fede nascosta, perciò ci chiamiamo con un sol nome, umanità, astraendo la corporalità.
#455
Tematiche Filosofiche / Re: Paradossi divulgativi.
20 Giugno 2025, 11:05:21 AM
  • Ho interrogato ChatGPT sull'argomento.
  • E' la prima volta che vi interagisco.
  • Mi pare che le sue risposte rispecchino la tradizione divulgativa sulla relatività, ed è quello che mi aspettavo.
  • Nel libro che ho citato, c'è una svolta nel modo di fare divulgazione sulla relatività, che personalmente preferisco.
  • La differenza è quella fra un genitore che parla a un bambino cercando le parole per farsi capire, scendendo  al presunto basso  livello, e un genitore che consideri il bambino alla pari cercando di colmare le sue lacune.
  • Partire dalla premessa che l'utente non può capire, raccontandogli la favola del tempo che cambia rispetto al tempo, non mi sembra una buona idea.
D'altra parte immagino che i primi  stessi divulgatori si ponessero di fronte alla teoria come un bambino di fronte a una favola.
Quindi sarebbe interessante conoscere la storia di come è cambiato il modo di porsi dei divulgatori scientifici.
Conoscete dei testi in proposito?
#456
Citazione di: iano il 19 Giugno 2025, 12:44:58 PML'irrazionalità comporta imprevedibilità, ma se ci limitiamo all'effetto, al nostro essere imprevedibili, al netto della causa, la macchina ci imita alla perfezione, tanto che è difficile distinguerla dall'umano,  perchè se la macchina non può dirci come ci è arrivata, noi che potremmo dirlo, non lo sappiamo.
Difficile da distinguere in base alla prevedibilità dei risultati, perchè per il resto la si può ancora sgamare, per la cortesia che non manca mai di usare, perchè ci dice che abbiamo ragione anche quando abbiamo torto, per non darci un dispiacere, per la buona educazione in genere, cioè per tutte quelle cose che  la rendono disumana. :(
#457
Citazione di: nessuno il 18 Giugno 2025, 12:07:36 PMl'uomo perde le proprie caratteristiche irrazionali lungo la strada tecnologica;
l'uomo si perde.
Sottoscrivendo in toto la risposta che ti ha dato Phil, aggiungo che, forse, tutta questa perdita di razionalità non vi sia, se includiamo nell'irrazionale ciò di cui non vediamo la ragione, non potendo  garantire che questa parte non coincida con l'irrazionalità intera.
Noi non conosciamo la ragione di certi risultati dati dall' AI, e almeno in questo l'uso del termine intelligenza, riferito ad una macchina, mi sembra appropriato, non sapendo parimenti prevedere dove vada a parare la nostra intelligenza.
Che le cose debbano andare così, per una macchina, come per gli umani, dovrebbe essere ovvio,  e invece ne siamo sorpresi.
Dovrebbe essere ovvio perché sapere dove l'intelligenza va a parare, renderebbe inutile l'uso dell'intelligenza, la quale ci darebbe un risultato che già conosciamo.
L'irrazionalità comporta imprevedibilità, ma se ci limitiamo all'effetto, al nostro essere imprevedibili, al netto della causa, la macchina ci imita alla perfezione, tanto che è difficile distinguerla dall'umano,  perchè se la macchina non può dirci come ci è arrivata, noi che potremmo dirlo, non lo sappiamo.
#458
Tematiche Filosofiche / Re: Paradossi divulgativi.
19 Giugno 2025, 11:35:48 AM
A questo proposito c'è un altro interessante paradosso da considerare, che rende la divulgazione scientifica un arte difficile.
Ciò che abbiamo compreso, non perciò lo sappiamo spiegare, e questo sembra appunto paradossale, al netto, ripeto, dell'apprendere la relativamente difficile arte della matematica.
Con estrema difficoltà la divulgazione scientifica riesce a sostituirsi al percorso di comprensione.
La divulgazione scientifica è infatti un tentativo di accorciare i tempi del personale percorso di comprensione di ognuno di noi, ma anche qui, a quanto pare, il tempo si mostra recalcitrante a lasciarsi accorciare. :)

Riferimento bibliografico: ''Sean Carroll. Spazio, tempo, movimento. Le leggi fondamentali dell'universo. Raffaello Cortina editore.''
#459
Tematiche Filosofiche / Re: Paradossi divulgativi.
19 Giugno 2025, 11:20:49 AM
Nel famoso paradosso dei gemelli, (che paradosso non è, ma un esperimento mentale, che essendo stato nel frattempo  provato, è divenuto un fatto),
due gemelli effettuano un percorso diverso.
Uno resta fermo, o meglio rimane solidale al percorso della terra, e l'altro parte per una avventura spaziale.
Alla fine si ritrovano insieme, uno più vecchio e l'altro più giovane.
Questo è un esperimento mentale, confermato comunque sperimentalmente, ma sostituendo ai gemelli le particelle elementari della fisica.
Non abbiamo quindi al momento motivo di non credere che se potessimo davvero effettuarlo, uno dei due gemelli risulterebbe anche molto più vecchio, per cui uno ad esempio potrebbe avere vent'anni e l'altro sessantanove ( l'eta che compio oggi non essendomi mai mosso dalla terra).
Al gemello ormai decrepito io chiederei, se il passare del tempo, solo perchè è passato, non gli abbia portato saggezza, essendo lui riuscito a comprendere cose che per il gemello più giovane rimangono ancora un rebus.
E se le ha comprese come è arrivato a questa comprensione?
#460
Tematiche Filosofiche / Paradossi divulgativi.
19 Giugno 2025, 10:49:23 AM
Nella divulgazione delle teorie Einsteniane si parla di distanze che si accorciano e si allungano, ma un metro che si accorcia o si allunga rimane sempre della lunghezza di un metro, quindi non si allunga ne si accorcia.
Il tempo invece rallenta o va più veloce, cioè il tempo cambia nel tempo, il che però non significa niente.
Eppure è con queste spiegazioni paradossali che si cerca tradizionalmente di spiegare nei testi divulgativi teorie fisiche che ci appaiono paradossali, ma che paradossali non sono, perché esse nascono dalla constatazione dei fatti, che potranno apparirci insoliti, ma che non sono mai paradossali, perchè i fatti sono fatti.
Il problema non sta quindi nella difficoltà di comprendere certe teorie, seppure la matematica che vi sta sotto può essere un difficile scoglio da superare, ma nell'accettare i fatti da cui derivano.
Questa difficoltà di accettare i fatti si presenta ovunque, non facendo differenza quale parte dello spazio abitiamo, e si risolve solo col passare del tempo.
Quindi in sostanza non c'è nulla da capire, ma c'è solo da aspettare che  certi fatti insoliti diventino soliti nella nostra considerazione, e quindi c'è solo da aspettare che ciò avvenga.
In alternativa si può cercare di forzare i tempi, accorciandoli, con la forbice della ragione.
Quindi se non cia avete capito niente in certe teorie fisiche, avete capito bene, perchè non c'è nulla da capire.
L'unica cosa che ci resta da capire quindi, è cosa significa per noi capire.
#461
L'intelligenza quindi non riguarda propriamente la soluzione dei problemi, misurabile in quanti problemi risolve in quanto tempo, ma il come li si risolve.
L'intelligenza è la pezza che mettiamo alla nostra mancanza di potenza. Se l'intelligenza artificiale è quella pezza, allora non è intelligente, perchè intelligente è il rammendatore, non la pezza.
#462
Citazione di: nessuno il 18 Giugno 2025, 12:07:36 PMQual è la discriminante di "qualità" quando parliamo di intelligenza artificiale?
Come definiamo intelligente una macchina?

Se per intelligenza artificiale intendiamo un mezzo in grado di risolvere problemi complessi, stiamo dando per scontato che la qualità primaria sia rappresentata dalla efficienza nel risolvere problemi.

Se per intelligenza artificiale intendiamo un mezzo in grado di creare contenuti originali, stiamo dando per scontato che la qualità primaria sia rappresentata dalla efficienza nel creare artefatti.

Se avessimo la potenza di una macchina ci limiteremmo a trovare le soluzioni senza inventarci nulla di nuovo, ed è quello che facciamo usando l'intelligenza artificiale, posto che essa non sia quella invenzione.
Suggerisco di definire un processo tanto più intelligente  quanto meno consumo di energia comporta, che cioè, è tanto più intelligente quanto più è sostenibile.




#463
Un non credente come me può essere interessato all'episodio di Abramo e Isacco, centrale nella filosofia del capitano Kierke , come è interessato ai miti.
E' un mito di passaggio, perchè sta a metà fra una fede cui non puoi derogare perchè non sai di avere, e una fede che puoi ripudiare in quanto abbracci.
Abramo abbraccia la sua fede, ma non vi può derogare di fatto, come colui cui essendo stata data libertà di scegliere, non ha fatto ancora la prima scelta, quella fondamentale, la scelta di scegliere.
Infatti se ci viene data libertà di scelta, la prima scelta è se useremo questa libertà, una scelta che Abramo non ha ancora fatto, agendo di conseguenza.
E il mito di passaggio fra una fede che non si può pensare di non avere, e una fede che si abbraccia in quanto rivelata, e in quanto tale sottoponibile al pensiero.
L'episodio di Abramo e Isacco si ripropone ogni volta che un testimone di Geova nega al filglio una trasfusione, o un no-covid  il vaccino.

L'episodio biblico, nella lettura di un non credente come me, è fonte di saggezza, laddove ci avverte che ciò in cui crediamo ci può uccidere.
Per cui, se manteniamo fissa la fede, contro ogni ragione, sappiamo già di cosa moriremo.

Bisogna agire in modo ragionevole, ma anche con quella convinzione che solo la fede ti può dare, senza la quale qualunque azione sarebbe inefficace.
Non impariamo allo stesso modo dai tutti i nostri errori. Impariamo di più da quelli che facciamo con convinzione.
#464
Citazione di: Alberto Knox il 17 Giugno 2025, 23:42:42 PMSe a qualcuno interessa capire cosa cavolo significa aut- aut (o in Danese enten-eller) o questo o quello. indico qui un ottimo riassunto esplicativo

https://library.weschool.com/lezione/riassunto-kierkegaard-aut-aut-timore-e-tremore-6822.html


"Non si tratta assolutamente di tappe collegate tra loro da un rapporto di necessità, al contrario, fra esse c'è un salto, per cui ogni stadio risulta alternativo all'altro. (o questo o quello) Fra queste modalità di vita s'impone, dunque, una scelta."
Credo che la scelta della fede in Dio sia accessoria a una fede ben più potente, che non hai scelto e non sai di avere, ben più difficile da ritrattare. E' quella che produce l'evidenza della realtà, che cerchi di giustificare con Dio o ti limiti a prenderne atto.
Più che a un Dio creatore penso a una fede creatrice, a un ''così è se ci credì'', ma senza aver scelto di crederci, come non abbiamo scelto di essere, perchè noi siamo quella fede.

#465
Citazione di: Alberto Knox il 17 Giugno 2025, 21:46:11 PMUna definizione universalmente valida della natura dell essere umano sarebbe per kierkegaard del tutto priva di interesse. Ciò che conta per lui è l'esitenza del singolo . Avrai capito che è totalmente in antitesi con Hegel? Non siamo solo figli del nostro tempo ognuno di noi è una persona unica che vive solo una volta. Un punto di vista che non interessava molto a Hegel vero?
Hegel non l'ho letto, quindi non saprei dirti se è in antitesi.
Posso dirti solo che il Kierke, più vicino alla mia sensibilità, lo comprendo bene.
Il problema è che, spero tu non la prendi come una critica personale,  una volta fatti tuoi certi autori, devi dimenticarli per andare oltre, sempre che tu non abbia l'impressione di peccare così di lesa maestà.
Fare di certi autori dei miti insuperabili, non aiuta a fare filosofia.
Parliamo di autori certamente notevoli, ma che alla fine non facevano altro che pensare con la loro testa, e una volta che questa lezione da loro abbiamo imparato, il più è fatto.
Concordo con quanto dici, o dice il Kirke, o con chiunque lo dica.
Non solo l'importante è ciò che noi crediamo, ma basilare è una cosa che diamo per scontata, la capacità di credere appunto... o almeno, così io credo. :)