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Messaggi - Il_Dubbio

#451
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
18 Maggio 2018, 19:59:12 PM
@aperion

in aggiunta alla mia risposta precedente ti dico questo:

ammettiamo che io faccio la misura e tu ne fai un'altra da un'altra parte. I nostri sistemi quantistici non sono correlati (questo sembra tu dire con la contraddizione che io leggo) fino a che noi due non siamo in grado di comunicarci le reciproche misure.

Mi è venuto in mente una specie di paradosso. Pensare che la correlazione fra le due informazioni sulle misure nasca nel momento in cui noi riusciamo a comunicare sembra richiamare lo scontro fra due sistemi quantistici. Io sono il sistema quantistico A e tu quello B. Nessuno dei due però è uno strumento di misura. Per cui per dedurre che lo scambio di informazione tra me e te ci sia davvero stato, ci vuole un terzo elemento, un terzo l'osservatore che leggera i riscontri tra le nostre due informazioni. Ma anche questo terzo elemento osservativo è sufficiente per stabilire che lo scambio sia davero avvenuto fino a che non lo comunica ad un quarto osservatore e cosi via discorrendo... alla fine il concetto di misura si perde come in un eco fra le montagne.
#452
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
18 Maggio 2018, 19:18:50 PM
Citazione di: Apeiron il 14 Maggio 2018, 23:00:23 PM


Risposta a @Il_Dubbio

1) chiedo perdono, mi sono espresso male. "Prima di incontrarsi" nel mio messaggio significava "prima che avviene la comunicazione". In sostanza quello che volevo dire è che se Alice esegue la misura, legge il risultato e invia le informazioni a Bob, Bob leggerà il risultato della sua misura prima che arrivi il messaggio di Alice.

2) Indipendentemente dall'interpretazione in uno stato quantistico entangled, formato da due particelle, vige la non-separabilità. Lo stato entangled non può essere considerato come la semplice "somma" delle due parti. Nell'interpretazione di Copenaghen se Alice e Bob effettuano una misura, il pacchetto d'onda collassa e si trovano dei risultati. Questi risultati, però sono correlati. Tuttavia a differenza dell'interpretazione di Bohm l'interazione della misura non fa in modo che ci sia un'influenza causale tra le due particelle: se i due osservatori comunicano i loro risultati allora c'è influenza causale ma solo tra gli osservatori.

3) Bell ha escluso che ci siano interpretazioni della meccanica quantistica con variabili nascoste (che accettano la definitezza controfattuale) locali e non superdeterministiche.

4) esatto, la misura è l'interazione tra l'apparato e il sistema quantistico svolta in un certo modo.

Ciao Aperion scusa il ritardo della risposta :)

Allora, quello che dici con la 2),soprattutto nella frase che ho sottolineato, e la numero 4) c'è una reale contraddizione.
L'influenza causale tra apparato di misura e sistema quantistico non può essere messo in dubbio. Ovvero se c'è interazione tra apparato di misura e sistema quantistico abbiamo la misura. Per cui c'è bisogno di una interazione (oggettiva) per ottenere una misura. Quindi l'interazione è la causa della misura.
In questo caso la figura degli osservatori e delle loro comunicazioni future passa in secondo piano, in quanto le interazioni sono gia avenute. Se sostieni che la correlazione sia un atto di misura provocato dalla comunicazione  tra i due osservatori, stai (secondo me) sorvolando sul concetto di misura che è un atto preciso ovvero una interazione tra l'apparato e il sistema di misura. Nella comunicazione fra i due osservatori l'apparato non c'è, avviene solo uno scambio di informazione (a voce, o tramite telefono, o anche personalmente) tra due fisici che ovviamente hanno gia fatto le loro misure e quindi hanno gia operato per creare le condizione per fare una misura. Per cui secondo me o è vera la 2) oppure la 3)
#453
Citazione di: Angelo Cannata il 14 Maggio 2018, 00:07:29 AMNon capisco in cosa non sei d'accordo, visto che di fatto hai criticato non l'evoluzionismo, ma modi errati di intenderlo; modi che in realtà travisano non solo l'evoluzionismo, ma qualsiasi affermazione scientifica, perché attribuiscono agli scienziati la pretesa di essere evangelisti. Quando la scienza offre un'interpretazione di certi fatti, essa non può appunto ignorare che si tratta di un'interpretazione. I fatti e l'interpretazione non sono la stessa cosa: è ovvio che l'interpretazione non potrà mai reclamare la stessa sicurezza offerta dai fatti. Non ha senso però pensare di cavalcare le debolezze di ogni interpretazione di questo mondo per edificarci sopra altre interpretazioni che sono ancora più criticabili. Se la scienza riconosce, come ha dovere, i limiti di ogni suo modo di interpretare i fatti osservati, perché non dovrebbe fare lo stesso anche chi propone qualsiasi altro tipo di interpretazioni?

Io ho detto che non per forza devi dare una interpretazione. Facciamo un altro esempio visto che quello che ho fatto non ha prodotto i risultati sperati.
Abbiamo un numero di avvistamenti ufologici. Ad un certo numero di avvistamenti la scienza da una sua interpretazione. Però esistono un numeno, anche risicato, di avvistamenti a cui la scienza non sa dare una interpretazione. Questo non vuol dire che quelli sono extraterrestri, ma solo che la scienza non sa dare una spiegazione. Per cui non è detto che tu debba per forza dare una spiegazione soprattutto se poi è una spiegazione non verificabile e altamente fantasiosa. Io questo ho detto.
#454
Citazione di: Angelo Cannata il 13 Maggio 2018, 22:15:43 PM
Il problema sta tutto nell'alternativa proposta.

Io non sono d'accordo.

Non l'ha scritto mica il dottore che dobbiamo per forza avere una soluzione scientifica al problema proposto.

Se c'è una soluzione scientifica allora deve essere al di la di ogni sospetto e di non essere solo una soluzione di parte.

Faccio un esempio. Qualche anno fa usci la notizia di cronaca su inspiegabili fatti di autocombustione in Sicilia. Le cose sembravano incendiarsi da sole. Si fecero mille ipotesi di tipo scientifico (poi alla fine trovarono il colpevole in carne ed ossa), ma nel frattempo la mia sensazione è che la scienza rimase fuori da qualsiasi ipotesi che potesse dare una risposta certa all'evento in atto. Ovvero quando la scienza non sa rimane in silenzio. Può dare delle indicazioni, piu o meno razionali, ma se non lo sa non deve per forza imporre una sua risposta e questa deve essere accetta solo in quanto pervenuta da un organismo scientifico.
Se non lo sa non lo sa.
Non c'è una verifica sperimentale su un cambio di specie. Se vuoi sperimentare qualcosa del genere devi avere il tempo di poterlo verificare in un tempo breve, mentre i tempi di evoluzione possono richiedere milioni di anni. Puoi fare quindi un certo ragionamento razionale, e nessuno ti dice che quel ragionamento sia sbagliato, ma non puoi verificarlo. A quel punto l'assunto di base è perseguito non dalla verifica sperimentale ma dai ritrovamenti archeologici. Le ricerche archeologici sono equiparabili ad una ricostruzione storica. Equiparare la scienza ad una ricostruzione storica (si sa che la storia poi la costruiscono i vincitori delle guerre e non i perdenti) mi sembra gettare la scienza in un settore da serie C.
E' come se tu mi venissi a dire che hai trovato delle somiglianza tra la Terra e Marte per cui ritieni (e in base a questa somiglianza dici che questo è un parere scientifico) un tempo formavano un solo pianeta. Non è detto però che se due pianeti sono simili hanno un'origine in comune. Probabilmente tutti i pianeti hanno una modalita di nascita comune, ad esempio può darsi che siano nate da polveri di stelle. E' possibile però che la Luna si sia staccata dalla Terra mentre Marte si sia formato autonommamente per altre ragioni. Ma non possiamo pensare di poter ricostruire origini in comune solo perche troviamo somiglianze. Queste ricostruzioni sono fantasiose... per carità se uno ci vuole credere va bene, ma non difendiamole a tutti i costi solo perche non abbiamo alternative. Con ciò si fa secondo me una cattiva scienza. Io invece credo che la scienza sia una cosa seria. Davvero molto seria... non indicano verità, ma nemmeno le vanno a cercare a tutti i costi.
#455
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
12 Maggio 2018, 13:23:54 PM
Citazione di: Apeiron il 10 Maggio 2018, 23:05:50 PM
Citazione di: Il_Dubbio il 08 Maggio 2018, 09:14:45 AM
Citazione di: Apeiron il 07 Maggio 2018, 23:32:58 PM

Però vorrei fare una precisazione: la misura in sé non causa una trasmissione di informazione tra le due particelle, nemmeno a velocità "permesse".  Tra di loro, in sostanza, non c'è nemmeno un collegamento "effettivo" all'atto della misura. L'unica informazione che viene trasmessa, è quella trasmessa dagli osservatori. Il fatto che le proprietà siano reali all'atto di misura non implica che tra le particelle entangled debba avvenire uno scambio di informazioni. Anzi nemmeno in questo la particella "misurata" invia un segnale alla sua compagna.

Questa versione mi è nuova, ma non è da escludere. Però apre scenari nuovi.
Quella che era partita come una correlazione immediata tra due particelle entangled non lo sarebbe invece in tutti i casi tranne quando gli osservatori (che abbiamo detto fanno le loro misure in autonomia e distanti spazialmente) confrontano i risultati.
Ciò però sembra contrastare con la memoria dei due osservatori che possono testimoniare di aver fatto le loro misure prima di incontrarsi e che i risultati erano sempre stati gli stessi. A me sembra che l'idea sia un po' forzata. Anzi credo sia più vicina a chi ritiene che i risultati delle misure siano dipendenti dalla coscienza dell'osservatore, in piu in questo caso alla somma delle coscienze dei due osservatori. Ovvero si da più risalto al concetto di osservazione come una operazione  mentale piu che fisica dove per fisica si intende invece solo l'interazione tra lo strumento di misura e il sistema misurato. Avevo gia aggiunto questo piccolo problemino in uno dei post precedenti, perchè il problema mi è noto.  ;)

Vicina sì, ma non è la stessa cosa. In sostanza il discorso è questo: ci sono due particelle entangled e due osservatori. Supponiamo che le due particelle entangled vengano prodotte durante un esperimento di decadimento prodotto nel laboratorio di Charlie. Charlie telefona ad Alice dicendole che sta per arrivare una delle due particelle e fa la stessa cosa con Bob. Alice e Bob mettono in funzione l'apparato. Supponiamo, per farla semplice, che la proprietà da misurare sia la quantità di moto e che la particella decaduta a riposo (a quantità di moto nulla). Sapendo questo sia Alice che Bob sanno che la somma dei due risultati sperimentali che otterranno sarà zero. Per l'interpretazione di Copenaghen però all'infuori della misura non si può parlare di quantità di moto delle particelle. Non si può dire che "durante il tragitto" avevano la quantità di moto totale nulla. Quello che si può dire è che quando Alice misurerà una quantità di moto, Bob misurerà una quantità di moto uguale in modulo e opposta in verso. Quindi Alice appena legge il risultato della misura già sa alla perfezione cosa le verrà comunicato da Bob. Tuttavia l'informazione di cosa ha ottenuto Bob arriverà dopo un po' di tempo, ovvero quando arriverà la comunicazione di Bob (lo stesso per le parti invertite ovviamente!). Chiaramente per entrambi la misura è stata fatta prima di incontrarsi ma non c'è stato scambio di informazione e quindi la località è "salva"  :)

ora mi sembra tu stia dicendo un'altra cosa. Che non ci sia uno scambio di informazioni tra i due osservatori mi sembra di averlo ribadito molte pagine prima.
Il punto non è quello. Il fatto che le due particelle debbano rimanere collegate pur partendo da una situazione non-reale ci impone di chiarire in che modo possono rimanere correlate se sono fra loro distanti. Chiaramente se fai il giochino dei due osservatori che non possono scambiarsi le informazioni in tempo reale non stai producendo una risposta sulla correlazione tra i due sistemi quantistici. Se infatti tu dici che la misura è stata fatta prima di incontrarsi, vuol dire che la correlazione nasce precedentemente all'incontro tra i due osservatori.  
Avresti ragione secondo me (e forse è proprio ciò che succede in senso lato seguendo il teorema di Bell e gli esperimenti)  se i due osservatori avessero fra le mani no correlazioni perfette ma un miscuglio di dati all'interno dei quali ci sono anche correlazioni perfette. In quel caso infatti i dati dicono che le particelle si sono comportante come se non avessero proprietà reali. Per cui se io non misuro la proprietà correlata, il dato di quella correlata ri-sparisce nel limbo delle cose non-reali da cui si può ottenere solo la probabilità del 50/50% (se le alternative fossero due). Infatti Bell non mi sembra abbia prodotto un teorema contro la possibilità di variabili nascoste non-locali. Ma il nostro inizio è stato quello di non attribuire realtà alle proprietà prima della misura, quindi ci ritroviamo perfettamente. In caso di correlazioni perfette però lo scambio dell'informazioni non è uno scambio fra osservatori. In ordine di idee... l'idea principale che oggi è di moda tra i fisici (di quelli intervistati di cui mi sembra tu sia un rappresentante) è che la misura è una interazione fra lo strumento e il sistema. Possiamo anche metterci l'osservatore come elemento dello strumento di misura, ma il dato rilevato è strettamente circoscritto a questi elementi locali. Se la misura fosse invece intersoggettiva allora l'elemento informativo non è contenuto nelle parti ma solo nella sintesi. Ma la sintesi non può realizzarsi se le due parti non contenessero l'informazione. Come infatti la contengono, altrimenti le correlazioni non potrebbero avvenire.
In estrema sintesi, se io vedo la parte della luna visibile e tu quella non visibile, la luna esiste nella sua interezza a prescindere dal fatto che io e te ci scambiamo l'informazione sulle due parti della Luna in un secondo momento. Scambiarci i dati inizialmente parziali sulla Luna non è piu una interazione fra uno strumento di misura e il sistema misurato. E' un'altra cosa... ma se è un'altra cosa allora diciamo anche che non abbiamo ancora capito cos'è oggettivamente un'operazione di misura. Che vuol dire misurare una proprietà? Sicuramente con la tesi che tu porti, sembrerebbe che non sia solo una interazione fra uno strumento di misura e il sistema quantistico.
#456
Citazione di: iano il 10 Maggio 2018, 23:20:22 PM

Ovviamente poi si può distorcere qualunque teoria scientifica o meno a propri fini , ma questa è un'altra storia.
Ma stai tranquillo che il successo della teoria non deve nulla ai razzisti.

non ci sono state distorsioni. Era proprio la tesi "scientifica" a distorcere la realtà.
 Se poi mi vuoi dire che hanno creato una teoria pseudo scientifica per secondi fini...allora cancelliamo la parola scientifico alla parola evoluzionismo darwinano.
#457
Citazione di: iano il 10 Maggio 2018, 23:12:14 PM
C'è un malinteso di fondo sulla scienza molto diffuso.
La scienza non viene prodotta dai geni ma dagli uomini.

Bhe non direi. C'è una certa differenza fra un uomo scienziato  e un un uomo e  basta. Gli uomini scienziati non devono per forza essere dei geni, ma devono produrre tesi sostenibili altrimenti si fa solo danni;  oggi gli stessi scienziati nemmeno ti prendono in considerazione ma potresti avere successo come mago otelma.
Mentre io e te possiamo andare al bar e discutere di tutto quello che vogliamo senza fare danni e fregandocene di cosa diciamo perche nessuno ci sente. Essere scienziati, se vuoi, è una responsabilità. E le tesi di Darwin hanno una responsabilità storica...
#458
Citazione di: iano il 10 Maggio 2018, 22:49:42 PM

L'evoluzione non è da intendere come un cambiamento indirizzato verso una perfezione della specie.
Si tratta di un cambiamento per adattarsi ai cambiamenti dell'ambiente , che non sempre va' a buon fine , determinando sia l'estinzione di alcune specie , sia la diversificazione di altre.

Insinuare che la mia pelle è diversa dalla tua perche tra me e te cambia la razza... o è una verità scientifica oppure non la dici. A me non interessa le motivazioni dei cambiamenti ecc. quelle magari le troviamo dopo. Se tu sei uno scienziato dici solo quello che sei in grado di dire e di sostenere. Se devi dire (pensando di sostenere) una tua opinione allora è meglio che quella rimanga circoscritta all'opinione di pinco pallino...che oggi sarebbe indicato come fuffaro.  Altrimenti fai piu male che bene.
#459
viator ed altri che hanno risposto.

Io penso che se Darwin non avesse mai dato alla luce quella teoria penso che le ragioni della scienza avrebbero avuto il loro corso in modo meno traumatico e con piu cognizione di causa.
Darwin è stato un errore storico... errori che li stiamo pagando ancora oggi.
#460
Citazione di: viator il 10 Maggio 2018, 22:07:44 PM
Salve. Per il Dubbio e Socrate78 : Ma la TEORIA darwiniana ha rappresentato/rappresenta un tentativo ragionato di darsi una spiegazione sulle ragioni della mutevolezza delle specie. Darwin si è limitato a contemplare ed argomentare senza pregiudizio alcuno.


No scusa, qui si sta parlando se il tipo di "ragionamento" sia scientifico o meno.
Posso essere d'accordo che un tempo un ragionemento scientifico poteva avere un controllo minore di quello che ha ora.  Ma insomma Galilieo è andato contro la dottrina della Chiesa, per cui in un momento storico un ragionamento scientifico potrebbe avere  delle resistenze, oppure come nel caso di Darwin degli appoggi di tipo filosofico. Il punto è che se Galileo storicamente ha avuto ragione delle resistenze, non si può puo dire la stessa cosa di Darwin la cui teoria ha solo dato l'input per cose aberranti di cui tutti sappiamo. Ciò significa che Galileo è stato uno scienziato Darwin, mi spiace, no...
#461
ma le stesse leggi razziali di Mussolini da dove provengono?

Luglio 1938. Un gruppo di dieci professori universitari, con a capo l`endocrinologo Nicola Pende, sottoscrive il "Manifesto della razza", che allinea il fascismo alla campagna nazista contro gli ebrei.
(rai storia)

domandiamoci se Darwin avesse fatto le sue scoperte oggi dopo Popper ecc. dopo la fisica quantistica e la relatività generale di Einstein ecc., con quale epiteto sarebbe stato classificato? io penso "fuffari"...
#462
Citazione di: baylham il 07 Maggio 2018, 15:18:51 PM
Citazione di: Il_Dubbio il 06 Maggio 2018, 18:01:25 PM
Mentre per Darwin si è trattato di una bellissima intuizione durante un viaggio di lavoro. Il resto lo hanno fatto gli altri.

Gli altri però hanno pure fatto cose peggiori... perchè quando si parte solo da intuizioni e no da un lavoro effettivamente scientifico si creano i presupposti per altre opinioni vicine alle intuizioni (di intuizione in intuizione) cosi è nato il razzismo, cosi è nato il nazzismo, Hitler, la seconda guerra mondiale e l'olocausto.

Prima di Darwin il razzismo e lo sterminio dei popoli non c'erano?
Le intuizioni di Einstein sono invece alla base della creazione della bomba termonucleare, alla quale parteciparono fattivamente numerosissimi fisici di entrambe le parti in conflitto.

a me sembrano due cose diverse. Che gli uomini siano tutti uguali anche davanti alla natura questo non era molto chiaro in quei tempi, tempi in cui si credeva che gli uomini fossero divisi in razze. E ciò veniva giustificato anche dalle teorie evoluzioniste. Che essendo opinioni potevano dire qualsiasi cosa compreso avvallare tesi razziste gia esistenti.
Non ricordo il libro che lesse Hitler su tali questioni (devo andarlo a rileggere), ma lui stesso dichiarò in una lettera di ringraziamento all'autore, che quelle sono state di fondamentale importanza per le sue idee, che sappiamo tutti cosa hanno prodotto.
Mentre Einstein non ha fatto altro che costruire una teoria sulla natura dell'universo. Non ha predetto la bomba atomica. E comunque sia anche se avesse visto la possibilità che con la sua teoria si poteva costruire una bomba atomica, costruirla avrebbe dimostrato che aveva ragione. E ciò è il contrario di chi non ha niente in mano e con le sue opinioni scientifiche crea un supporto su una ipotetica differenza di razza fra gli umani avvallando  l'idea inizialmente soltanto filosofica.
Un conto che tu mi dica: con la mia idea puoi costruire una bomba atomica, ma alla fine se la mia idea è sbagliata tu non la crei e finisce la. Un conto è invece partire con niente in mano e creare con questo, dal nulla, una differenza di razza fra gli umani avvallando la possibilità che l'olocausto è giustificato dalla scienza. Ora sto enfatizzando la questione ma è per chiarire il punto nodale ovvero la differenza fra un'idea veramente scientifica e una falsificazione della realtà che, invece di essere un passo in avanti verso la conoscenza (anche della possibilità di creare una bomba atomica), crea solo i presupposti per cose aberranti.
#463
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
08 Maggio 2018, 09:14:45 AM
Citazione di: Apeiron il 07 Maggio 2018, 23:32:58 PM

Però vorrei fare una precisazione: la misura in sé non causa una trasmissione di informazione tra le due particelle, nemmeno a velocità "permesse".  Tra di loro, in sostanza, non c'è nemmeno un collegamento "effettivo" all'atto della misura. L'unica informazione che viene trasmessa, è quella trasmessa dagli osservatori. Il fatto che le proprietà siano reali all'atto di misura non implica che tra le particelle entangled debba avvenire uno scambio di informazioni. Anzi nemmeno in questo la particella "misurata" invia un segnale alla sua compagna.

Questa versione mi è nuova, ma non è da escludere. Però apre scenari nuovi.
Quella che era partita come una correlazione immediata tra due particelle entangled non lo sarebbe invece in tutti i casi tranne quando gli osservatori (che abbiamo detto fanno le loro misure in autonomia e distanti spazialmente) confrontano i risultati.
Ciò però sembra contrastare con la memoria dei due osservatori che possono testimoniare di aver fatto le loro misure prima di incontrarsi e che i risultati erano sempre stati gli stessi. A me sembra che l'idea sia un po' forzata. Anzi credo sia più vicina a chi ritiene che i risultati delle misure siano dipendenti dalla coscienza dell'osservatore, in piu in questo caso alla somma delle coscienze dei due osservatori. Ovvero si da più risalto al concetto di osservazione come una operazione  mentale piu che fisica dove per fisica si intende invece solo l'interazione tra lo strumento di misura e il sistema misurato. Avevo gia aggiunto questo piccolo problemino in uno dei post precedenti, perchè il problema mi è noto.  ;)
#464
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
06 Maggio 2018, 19:33:42 PM
Citazione di: Apeiron il 05 Maggio 2018, 12:31:21 PM
OK, è tempo di rispondere  ;D parto con Il_Dubbio. Secondo me dai troppa importanza all'evento "misura". Ad ogni modo:


Allora: se non ha senso parlare di momento della particella quando non avviene la misura, chiaramente, non avviene che la modifica del momento di una particella influenza quello dell'altra. Semplicemente perchè il momento della particella non è "reale".
Di nuovo, nel gergo della fisica, l'informazione è strettamente connessa alla causalità. Nella fisica newtoniana non c'era limite alla velocità della gravità, per esempio, quindi "l'influenza della gravità" era "non-locale". Ma tale influenza della gravità è concepita (anche) come trasmissione di sengali. Con la relatività si è posto il limite della velocità della luce. No trasmissione informazione= no trasmissione segnali = no interazione causalità.

Scusa, ti rispondo nuovamente, spero di farlo piu o meno con gli stessi concetti perchè ho avuto la disavventura di una sessione scaduta e un messaggio interamente mandato a vuoto nell'etere  :'(

Allora dicevo, anzi sottolineavo il fatto che tu mi attribuisci di dare troppa  importanza alla misura.
Ti rispondevo sostenendo che in m.q. bla bla bla è inutile chiedersi se tale proprietà sia reale prima della misura. Anzi ricordavo il lavoro svolto da Bell e dagli esperimenti. In sostanza proprio come probabilmente avrebbe detto anche Born, chiedersi cosa c'è prima della misura è solo un problema filosofico e no scientifico.
Ma proprio per andare incontro (e non scontrarsi con Bell, Born e qualcun altro) ho dato per scontato che le proprietà sono reali solo all'atto della misura e solo in questo frangente avviene la correlazione. Tu mi sai dire cosa pensi? Io sto evitendo di pensare, sto solo traducendo l'idea oramai, penso, maturata nella comunità scientifica, che l'atto della misura sia il momento topico per rendere reali le proprietà. (avevo scritto in modo diverso... ma spero che sia ugualmente efficace). 

scrivi in fondo:
No, qui confondi due cose. SE le proprietà sono reali la non-località non c'entra con l'essere osservati o meno. Come dicevo, se una particella della coppia entangled interagisce con qualcosa, sotto questa assunzione, anche se l'altra particella non viene osservata o non interagisce, le sue proprietà vengono modificate. Se, per ipotesi, "partisse" un fotone in contemporanea con l'interazione di una delle due, il fotone arriverebbe dopo (nel riferimento della particella che non ha interagito) che l'influenza ha fatto il suo effetto.

Ripeto, per come le sto considerando io le cose, le proprietà non sono reali prima della misura. Diventano reali però nel momento in cui sono osservate (altrimenti tu cosa vuoi dire: sono reali sempre, solo quando sono misurate o mai?).
Poi è chiaro che il fotone non c'entra con la trasmissione di questa variazione (per cui arriverebbe dopo l'influenza come giustamente dici). Mi sembrava chiaro che non stessi pensando al fotone come il fattorino dell'informazione di correlazione. Se c'è una correlazione causale tra le due proprietà diventate reali dopo la misura, dovrebbero utilizzare qualcos'altro per comunicarselo.
Pero mi hai risposto cosi senza tener conto di quello che cercavo di dire. Io ho detto che se l'informazione partisse verso il compagno (entagled) che però sarà misurato invece su una proprietà diversa da quella entagled che succede? Ha entrambe le informazioni? E se queste fossero due proprietà in cui vige il principio di indeterminazione? Mentre io comunque sostenevo (ed è la contraddizione che tu invece non vedevi) che se l'informazione parte è anche nello stesso tempo arrivata.
O arrivano entrambe nello stesso momento (a prescindere dal momento in cui siano entrambe misurate nei loro luoghi differenti) oppure ne parte solo ma senza poter sapere che fine faccia.

Ok l'ho cercato di riscrivere, devo dire che ero stato piu bravo prima  ;D
#465
Socrate78 ha inserito questo titolo: l'evoluzionismo darwiniano è scientificamente attendibile? Ed io su questo rispondo.

Un po' di anni fa (attualmente ho perso questa voglia) ho cercato di leggere (alcuni testi) per capire.

Cosa ho capito? Che anche la teoria darwiana ha avuto molti cambiamenti nel corso degli anni e sapere a che numero (o nome)di versione della teoria siamo vuol dire ricominciare a leggere tutto quello che non ho letto prima e anche quello che è stato pubblicato nel frattempo. Uno sforzo immane.

Quando ci si chiede sulla teoria della gravitazione si può seguire le orme di Newton o quelle di Einstein. Quando ci si chiede sulla teoria evoluzionistica ci si perde come quando si entra nella foresta Amazzonica (immagino che ci si perda, io non ci ho mai provato).

I pochi concetti (che anche qui ho letto) che rimangono per generazioni e generazioni (poichè si studiano quelli e poi chi si è visto e si è visto) forse sono gia state superate da l'ennesima teoria evoluzionista in corso.

Una cosa sorprendente è pensare che Darwin abbia partorito la sua teoria (poi comunque con parecchi cambiamenti fino ad oggi) solo per essersi andato a fare un viaggio in un luogo sperduto. Solo vedendo quel luogo (o magari un paio non di piu) ha capito tutto. E' come se un essere di un altro universo sbarcasse sulla Terra e solo vedendo la Terra mettesse su la teoria del Big bang con l'aggiunta pure dell'inflazione.
Ma considerando che potesse trattarsi di un'intuizione, possiamo anche farla passare per buona.
Ma per essere scientificamente attendibili non bastano le intuizioni.
Cosi sono nate una serie infinita di specializzazioni tutte protese alla raccolta di dati che potessero confermare l'intuizione.
E' come dire che la teoria di Einstein sia stata solo un'intuizione, poi è venuto qualcun altro ad aggiungere le equazioni ricavandole dagli esperimenti. Cosa che mi risulta nuova. Einstein non ha mai messo su un'equazione delle sue teorie della relatività?  Se le ha messe vuol dire che ha creato piu di una intuizione.
Mentre per Darwin si è trattato di una bellissima intuizione durante un viaggio di lavoro. Il resto lo hanno fatto gli altri.

Gli altri però hanno pure fatto cose peggiori... perchè quando si parte solo da intuizioni e no da un lavoro effettivamente scientifico si creano i presupposti per altre opinioni vicine alle intuizioni (di intuizione in intuizione) cosi è nato il razzismo, cosi è nato il nazzismo, Hitler, la seconda guerra mondiale e l'olocausto.

Ebbi modo di leggere il libro di uno dei due scopritori del Dna, il quale con molta maestria ammetteva errori (storici) di opinione scientifica.

Ecco che la scienza è diventata un'opinione. Lo è diventata perche era partita gia come un'opinione. Per cui tale è rimasta.
Ma esistono attualmente infinite (come ho gia detto) ramificazioni di tanti settori scientifici tutte tese (ognuna per se) a ricostruire passo dopo passo l'evoluzionismo.
Non so a che punto sono ora. Magari (la butto sul ridere) una mezza equazione l'avranno trovata dopo un paio di secoli di intuizioni? Chi lo sa...

Per risponde al titolo, infine, non mi sembra che l'evoluzionismo darwiniano sia scientificamente attendibile. E' una bella intuizione, ma forse non riusciremo mai a racchiuderla all'interno di una sintetica definizione scientifica. Quelle sintesi che spesso circolano (molte le ho lette anche qua) infatti sono solo parziali modelli frutto di parziali intuizioni,  e non generali modelli (solitamente sono modelli matematici) attribuibili all'evoluzione "della specie" (o meglio della vita sulla Terra) in senso generale. Le ramificazioni, ad esempio faccio un nome, la biologia molecolare, crea dei modelli matematici ridotti e li testa scientificamente. Magari riproducento in serie gli stessi risultati. Ma per rimanere nell'analogia cosmica è come voler passare dallo studio di un granello di sabbia all'intuizione dell'esplosione di una supernova. Specifici settori sono circoscritti ai loro specifici utilizzi. Non possono passare alle generalissime asserzioni richieste da una teoria evoluzionistica in senso scientifico.