Estetica del paesaggio

Capri vista da Punta Campanella
Nei post precedenti vi ho proposto la visione di dipinti con paesaggio, adesso voglio argomentare sull'estetica del paesaggio.
Cos'è l'estetica e cos'è il paesaggio.
Gli antichi Greci non conoscevano il sostantivo estetica.
Usavano la parola "àisthesis", che significa sensazione, da cui l'aggettivo "aisthetikòn" = capace di sentire.
Il termine "estetica" che oggi usiamo nacque come neologismo ideato dal filosofo tedesco Gotlieb Alexander Baumgarten (1714 – 1762) per il suo elaborato titolato: "Meditationes philosophicae de nonnullis ad poema pertinentibus" (= Meditazioni filosofiche su argomenti concernenti la poesia), pubblicato nel 1735.
Si dedicò anche all'elaborazione di un trattato filosofico (rimasto incompiuto) che titolò "Aesthetica". Il primo volume lo pubblicò nel 1750, il secondo nel 1758.
Ebbe la necessità di definire la "teoria della conoscenza" ed introdusse il termine "gnoseologia".
La "cognitio sensitiva" (= conoscenza sensibile) ha una sua specificità, è poliedrica e polisemantica.
La "sensibilità estetica" denota sia l'esperienza sensibile del bello sia la teoria che ne codifica i criteri tramite il giudizio estetico, incentrato sulla conoscenza della bellezza naturale e artistica.
Baumgarten nel primo paragrafo del suo trattato definisce l'estetica l'arte del pensare bello. La bellezza è connessa all'arte, alla percezione del bello, all'immaginazione.
L'estetica è lo studio del bello nelle sue varie forme, la teoria dell'arte.
Sul termine estetica argomentarono successivamente altri filosofi, a cominciare da Immanuel Kant, che usò il sostantivo "giudizio" in ambito estetico (giudizio estetico) per giudicare "bello" uno spettacolo della natura o una visione.
Tralascio gli altri filosofi per non annoiarvi; i filosofi oltre che noiosi sono mentalmente contorti; rendono difficili i concetti facili per considerarsi "intellettuali" ....
Accenno soltanto al sociologo e filosofo tedesco George Simmel (1858 – 1918). Nel 1913 pubblicò un libro titolato "Filosofia del paesaggio": è una raccolta di suoi saggi pubblicati tra il 1911 e il 1913 dedicati al paesaggio.
Le sue riflessioni sono un tentativo di definire il paesaggio, la sua dimensione estetica, il rapporto tra l'attività creatrice dell'uomo e quella della natura, che nel paesaggio assume forma visibile e cristallizzata, e sul rapporto tra il paesaggio reale e quello artistico nei dipinti.
Per Simmel nel paesaggio non sono i singoli elementi (l'albero, una montagna, il mare, la costa ecc.) a creare il paesaggio, ma la sua visione complessiva, che viene percepita ed elaborata mentalmente dall'osservatore.
Infatti il paesaggio è una costruzione mentale, una organizzazione di elementi. Ognuno di noi compie questa operazione spontaneamente nel suo apprezzamento del paesaggio, ma è solo nella pratica artistica che tale operazione raggiunge il massimo grado.
Il pittore paesaggista compie ciò in maniera consapevole, evidenziando nella composizione i tratti più salienti, giungendo a sintetizzarne le qualità al punto da comporre paesaggi anche immaginari, come esito della costruzione mentale estetica e non di una pittura dal vero.
segue

Capri vista da Punta Campanella
Nei post precedenti vi ho proposto la visione di dipinti con paesaggio, adesso voglio argomentare sull'estetica del paesaggio.
Cos'è l'estetica e cos'è il paesaggio.
Gli antichi Greci non conoscevano il sostantivo estetica.
Usavano la parola "àisthesis", che significa sensazione, da cui l'aggettivo "aisthetikòn" = capace di sentire.
Il termine "estetica" che oggi usiamo nacque come neologismo ideato dal filosofo tedesco Gotlieb Alexander Baumgarten (1714 – 1762) per il suo elaborato titolato: "Meditationes philosophicae de nonnullis ad poema pertinentibus" (= Meditazioni filosofiche su argomenti concernenti la poesia), pubblicato nel 1735.
Si dedicò anche all'elaborazione di un trattato filosofico (rimasto incompiuto) che titolò "Aesthetica". Il primo volume lo pubblicò nel 1750, il secondo nel 1758.
Ebbe la necessità di definire la "teoria della conoscenza" ed introdusse il termine "gnoseologia".
La "cognitio sensitiva" (= conoscenza sensibile) ha una sua specificità, è poliedrica e polisemantica.
La "sensibilità estetica" denota sia l'esperienza sensibile del bello sia la teoria che ne codifica i criteri tramite il giudizio estetico, incentrato sulla conoscenza della bellezza naturale e artistica.
Baumgarten nel primo paragrafo del suo trattato definisce l'estetica l'arte del pensare bello. La bellezza è connessa all'arte, alla percezione del bello, all'immaginazione.
L'estetica è lo studio del bello nelle sue varie forme, la teoria dell'arte.
Sul termine estetica argomentarono successivamente altri filosofi, a cominciare da Immanuel Kant, che usò il sostantivo "giudizio" in ambito estetico (giudizio estetico) per giudicare "bello" uno spettacolo della natura o una visione.
Tralascio gli altri filosofi per non annoiarvi; i filosofi oltre che noiosi sono mentalmente contorti; rendono difficili i concetti facili per considerarsi "intellettuali" ....
Accenno soltanto al sociologo e filosofo tedesco George Simmel (1858 – 1918). Nel 1913 pubblicò un libro titolato "Filosofia del paesaggio": è una raccolta di suoi saggi pubblicati tra il 1911 e il 1913 dedicati al paesaggio.
Le sue riflessioni sono un tentativo di definire il paesaggio, la sua dimensione estetica, il rapporto tra l'attività creatrice dell'uomo e quella della natura, che nel paesaggio assume forma visibile e cristallizzata, e sul rapporto tra il paesaggio reale e quello artistico nei dipinti.
Per Simmel nel paesaggio non sono i singoli elementi (l'albero, una montagna, il mare, la costa ecc.) a creare il paesaggio, ma la sua visione complessiva, che viene percepita ed elaborata mentalmente dall'osservatore.
Infatti il paesaggio è una costruzione mentale, una organizzazione di elementi. Ognuno di noi compie questa operazione spontaneamente nel suo apprezzamento del paesaggio, ma è solo nella pratica artistica che tale operazione raggiunge il massimo grado.
Il pittore paesaggista compie ciò in maniera consapevole, evidenziando nella composizione i tratti più salienti, giungendo a sintetizzarne le qualità al punto da comporre paesaggi anche immaginari, come esito della costruzione mentale estetica e non di una pittura dal vero.
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