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Messaggi - Socrate78

#451
La storia del Cristianesimo è piena di meschinità e di orrori semplicemente perché l'uomo è meschino e tendente sovente al male. E' il vecchissimo argomento degli atei secondo cui se i credenti si comportano male allora anche ciò in cui credono è falso. Nulla di più irrazionale se ci pensate, anche dei criminali possono credere in qualcosa di vero, la verità/falsità non si misura dalla condotta di chi afferma qualcosa. Se l'antico Testamento mostra un Dio differente da come Egli dovrebbe giustamente essere, ciò dimostra soltanto che non tutta la Bibbia è ispirata e che alcuni passi possono anche essere falsi, ma ciò non significa che sia completamente da rigettare e che si debba buttare con l'acqua sporca anche il fanciullo.  Dio si è rivelato lentamente, non ha voluto sconvolgere le convinzioni del popolo a cui si manifestava perché non avrebbe comunque capito in quanto immaturo, secondo molti esegeti (liberissimi di considerale idiozie, ma le riporto per onestà di cronaca) Dio nel rivelarsi al popolo ebraico non ha voluto immediatamente parlare di Amore universale, di fratellanza, poiché un messaggio del genere sarebbe stato ritenuto immediatamente falso perché troppo discordante dalle idee del tempo. Sarebbe stato insomma come parlare della filosofia di Kant ad un bambino di cinque anni.....
#452
Lo dicono gli atei che Paolo di Tarso sia stato il vero fondatore del Cristianesimo, ma non è accettato da tutti gli storici, in realtà Paolo di Tarso non ha fatto altro che prendere atto di idee che già circolavano nella Palestina del tempo e poi le ha adottate, con grande versatilità, ad essere "digerite" anche dai gentili, dicendo che l'ebraismo era superato del tutto e che quindi si poteva anche essere cristiani senza alcun segno di appartenenza ebraica, come la circoncisione, l'osservanza del Sabato e della Torah.  Paolo di Tarso non ha quindi fondato il cristianesimo, lo ha svezzato dalle influenze ebraiche, prova ne è il fatto che ci sono oggi degli ebrei definiti messianici che sono a tutti gli effetti cristiani, credono in Gesù mantenendo le usanze ebraiche.
Giorgio Jossa, nel suo testo "Il Cristianesimo ha tradito Gesù?" nota come determinate affermazioni o interpretazioni riguardo a Gesù potevano benissimo essere sorte prima di Paolo nella comunità di Gerusalemme e poi essere successivamente riprese da Paolo stesso in polemica con i cristiani più ancorati al giudaismo. Quindi Paolo arriverebbe al termine di un processo già in corso, non all'inizio.
#453
Il sacrificio del figlio di Abramo è assolutamente simbolico. Isacco è il simbolo dell'uomo che si sottomette a Dio solo per paura e timore e quindi è necessario essere disposti a sacrificare (leggi superare) questo modo di rapportarsi al divino per evolvere verso una relazione più spontanea e vera verso l'Assoluto.
Quanto alle stragi di Gerico lì la Bibbia non fa altro che ritrarre storicamente il modo con cui si comportavano i popoli di quel tempo, anche gli Assiri quando prendevano una città compivano massacri indiscriminati (peggio degli ebrei stessi), lo stesso i Romani con molte città che espugnarono, quindi per quale motivo bisogna puntare il dito solo sugli israeliti? La Bibbia è ispirata da Dio in alcuni punti, ma non in tutti e soprattutto non è stata dettata dall'alto come i musulmani pretendono per il loro Corano. Non c'è poi nemmeno nessuna testimonianza che garantisce che sia vero, che davvero in queste città sia stato fatto il deserto dai conquistatori distruggendo tutto, c'è quindi da pensare che sia anche questo un linguaggio simbolico, in cui "uccidere" l'altro popolo significa semplicemente non voler rapportarsi con lui per evitare influenze culturali e religiose, fare come se esso non esistesse insomma.
Tornando al tema del topic, secondo me per i non credenti rimane il fatto di non poco conto di come spiegare per quale motivo  un popolo (quello ebreo) che aveva una precisa visione del mondo che separava nettamente Dio dall'uomo ad un certo punto decida di elaborare una presunta mitologia in cui una persona (Cristo) viene in qualche modo divinizzata. Perché lo farebbe? Quale bisogno avrebbero visto che per loro,come riportato dalle parole del sacerdote Caifa, paragonarsi a Dio equivaleva a bestemmiare?
#454
Io rimango dell'idea che per le condizioni di partenza e il tipo di cultura di origine se non fosse successo nulla di eccezionale, nulla sarebbe stato tramandato nemmeno dagli apostoli stessi.
E poi, secondo me si aveva tutto l'interesse a non scrivere niente da parte di terzi di una persona che faceva i miracoli e predicava, perché per i romani sarebbe stato un agitatore e per gli ebrei un impostore, quindi tanto meno si sapeva meglio era per tutti, c'era l'interesse a insabbiare, non a divulgare. Io non mi stupisco affatto per queste ragioni che non sia stato scritto nulla da parte di terzi. Il fatto che mancano testi del soggetto narrato non ne dimostra l'inesistenza storica, anche perché lo stesso si può dire di tanti altri personaggi storici, potrebbero essere miti e leggende, lo stesso Socrate non scrisse nulla, ma non è detto che sia anche lui un simbolo, un mito. Tutta l'argomentazione secondo cui solo perché è stato scritto da una setta è completamente falso è pregiudiziale, anche perché questa setta da che cosa avrebbe tratto le sue idee di base? Da una generica volontà di affermazione dei diseredati, dei poveri? Oppure da una volontà di ribellarsi al potere della casta sacerdotale ebraica?Ma allora perché inventarsi Crocifissione, Resurrezione di un uomo che poi non predica certo la ribellione, ma l'amore universale?
#455
@Ipazia: Vista la situazione precedente a Cristo, non c'era bisogno di costruire nessuna Speranza, o meglio nessuna Illusione. Gli ebrei infatti attendevano un Messia politico, uno che avrebbe liberato Israele dal giogo di Roma, mentre Gesù aveva detto chiaramente che il suo Regno non era di questo mondo terreno. Implicitamente è come dire: "Non attendetevi liberatori politici, gente che costruisce un mondo senza mali, senza povertà,  senza ingiustizie, ecc.". Quindi di quale speranza si può parlare? Di nessuna speranza che riguardi una salvezza terrena ed era proprio quel tipo di speranza che gli ebrei volevano, volevano qualcuno che li rendesse liberi politicamente e che guidasse Gerusalemme in una posizione di forza e non di sottomissione a Roma.
Sembra che voi atei vogliate sempre ridurre tutto ciò che riguarda i Vangeli a metafora senza costrutto storico, invece io ti ripeto che le vostre argomentazioni mi sembrano fragili e inconsistenti e che se non fosse successo niente, non avrebbero inventato dal nulla tutta la storia di Cristo, poiché per la loro religione Dio e l'uomo sono infinitamente lontani e l'ebraismo del tempo era chiuso (io dico anche giustamente....) all'influenza delle religioni pagane in cui appunto potevano nascere storie di semidei che nascevano, risorgevano, andavano agli Inferi per poi tornare sulla Terra e amenità simili. Non credo nemmeno come Kobayashi che la vera via per giungere a Dio sia quella dello smarrimento, della sofferenza, perché Gesù è il Dio della Vita e ci vuole forti, sani, nel pieno della nostra salute e libertà, infatti guarisce, fa risorgere gli altri, non è il Dio della sofferenza, dell'angoscia, della debolezza ma dell'esatto contrario. Se ci facciamo del bene soltanto perché siamo deboli alla fine non facciamo altro che usare gli altri per compensare le nostre debolezze e secondo me Dio non apprezza questo. Pura opinione comunque, ma sinceramente io credo che si stia dicendo un cumulo di sciocchezze in un modo o nell'altro.
#456
Le isterie collettive si verificano quando si è tutti insieme in un posto e si crede già fortemente in qualcosa, per cui il cervello è come se creasse con l'allucinazione la realtà stessa in cui si crede. In questo caso specifico invece si dice addirittura che San Tommaso era incredulo, non credeva affatto, quindi la sua mente non era disposta a vedere ciò che non esisteva.
Inoltre, come ho detto prima, per quale motivo se ormai i discepoli pensavano soltanto a se stessi e non credevano più vedendo la fine che aveva fatto il loro "Messia", per quale motivo darsi tanta briga a trafugare il corpo e poi ad annunciarne la Resurrezione? Con la conseguenza poi di essere guardati con sospetto, derisi, esclusi dalla società in cui vivevano? Posso comprendere se avessero guadagnato un sacco di soldi dalla loro bugia oppure fossero diventati potenti nella loro comunità, ma invece no, furono costretti ad affrontare un contesto ostile, loro e anche i seguaci che provenivano dall'esterno e si univano a loro. Se si fossero inventati tutto, sarebbero stati soltanto un mucchio di delinquenti stupidi, perché esponevano persino alla morte tutti quelli che influenzavano nelle loro menzogne consapevoli! Credi che sia così quindi?
#457
In realtà Inverno non mi sembra che tu abbia portato nemmeno UNA vera argomentazione che confuti quanto ho scritto sopra, sia riguardo alla Sindone sia riguardo agli indizi che porterebbero a escludere che la resurrezione sia un clamoroso falso storico. La Sindone in realtà conferma i racconti evangelici, poiché il lenzuolo rappresenta un uomo torturato e crocifisso, con lesioni dovute a flagellazione molto simili a quelle lasciate dal cosiddetto "flagellum" romano, si vede il calco delle ferite che riproducono la struttura di quell'antico strumento di punizione corporale, si notano anche le lesioni al costato con le tracce di sangue e siero, dovute ad un collasso delle strutture cardiache. Tutti elementi che confermano le descrizioni evangeliche che parlano di flagellazioni, torture e simili. Sulla Sindone sono state trovate tracce di pollini che si trovano solo in Palestina, quindi anche geograficamente viene confermata la narrazione canonica. E la vecchia datazione al carbonio 14 che la considerava risalente al Medioevo è stata smentita dagli studi più recenti, in particolare dal fisico Francesco Carboncini.
E poi, ammesso che sia un falso, resta da capire come questo falsario l'abbia prodotto, cosa per nulla chiara. Tornando poi al discorso di cui sopra, i Vangeli non testimoniano affatto prima della presunta Resurrezione una comunità di cavalieri senza macchia e senza paura pronti a difendere il loro presunto Messia quando era in vita, anzi, Pietro lo rinnega, Giuda lo tradisce, ai piedi della Croce non c'era più nessuno tranne Giovanni, gli apostoli erano ormai sfiduciati e confusi e oltretutto la religione ebraica non era affatto una fabbrica di semidei invulnerabili che nascono e risorgono mille volte, anzi, nell'ebraismo era diffusa la convinzione che nessun uomo potesse mai essere divinizzato, essendo infinita la distanza tra uomo e Dio. Come mai all'improvviso questi discepoli sono disposti a sostenere che Cristo era risorto dalla morte?  A me sembra che tu voglia restare a tutti i costi aggrappato al tuo scetticismo di fondo, per cui siccome per te non conviene credere, allora cerchi di sminuire ogni indizio che va in una direzione diversa dalle tue convinzioni.
#458
@Ipazia: Invece anche nella relazione madre-figlio a mio personale parere il giudizio (assolutamente inconscio, ma presente) è ravvisabile, in realtà secondo me la madre prova tutti quei sentimenti positivi verso il figlio proprio perché il figlio l'ha generato LEI, quindi è come se dicesse: "Se il figlio viene da me, è parte di me,  non può essere che una realtà positiva, da accogliere incondizionatamente.....". Sempre di giudizio latente però si tratta....... O non ti sembra possibile? Infatti nei terribili casi in cui il figlio è il frutto di un abuso sessuale, vi sono madri che provano semmai rifiuto verso la vita che portano in grembo , proprio perché associano il figlio all'esperienza negativa dello stupro, quindi anche qui è come se lo giudicassero qualcosa di cattivo, di negativo.
#459
Per quanto riguarda la Sindone, la medicina legale ha testimoniato che quel lenzuolo ha avvolto il corpo di una persona, ma solo per 40 ore. Successivamente il presunto cadavere non era più presente, ma non ci sono i segni di un movimento, di uno spostamento, poiché i coaguli di sangue sono rimasti intatti. Il corpo si sarebbe quindi liberato dal lenzuolo come passandovi attraverso, e ciò è difficile da spiegare, sto semplicemente riportando i risultati di ciò che appare dall'analisi della Sindone.
#460
Normalmente si tende a separare, nella riflessione comune, la ragione dal sentimento, quasi come se i due ambiti fossero decisamente distinti e con pochi elementi in comune. Io non credo però sia così e vi spiego il perché. Quando proviamo un sentimento, noi in realtà non stiamo semplicemente provando qualcosa, ma proviamo qualcosa perché abbiamo fatto una valutazione istintiva, se il giudizio istintivo è positivo il sentimento sarà di gioia o addirittura euforia, se invece la valutazione (anche sommaria) è negativa il sentimento sarà negativo, proveremo sconforto, paura, angoscia, persino disperazione. Ma il giudizio appartiene alla ragione, quindi anche il sentimento non è altro se non il risultato di un ragionamento particolarmente immediato, che però si può riassumere così: "Se si verificano queste condizioni, allora la situazione è bella/brutta, quindi provo gioia/dolore". Come vedete, vi è tutto un ragionamento dietro che condiziona le emozioni che proviamo, quindi è errato separare ragione e sentimento.  La scelta tra il seguire il "cuore" (sentimento) o la ragione è quindi malposta, poiché anche quando ci sembra di seguire il sentimento in realtà non facciamo altro che obbedire al cervello, che prima valuta e poi ci impone le sue reazioni, spesso e volentieri ingannandoci. Il segreto quindi per essere più liberi è proprio quello di porsi davanti alla realtà in una posizione non giudicante, così evitiamo quei pregiudizi da cui derivano una parte molto consistente di emozioni negative, come ansia, angoscia, pessimismo. Secondo voi la mia analisi della dinamica dei rapporti tra ragione e sentimento è corretta? Avete mai riflettuto sul fatto che dietro ai sentimenti vi è spesso un giudizio molto sommario che però condiziona la nostra psiche?
#461
Alcuni atei riescono a trovare un senso alla vita nei valori umani, ma altri atei soprattutto filosofi NO, e le loro stesse opere lo dimostrano, si sente dalle loro parole che avvertono come senza il divino la vita stessa finisca per perdere di significato. Nietzsche ad esempio vi sembra un ateo "felice"? Non lo è affatto, si vede leggendo le sue opere che egli trascorse la vita nella disperata ricerca di un senso quasi trascendente, al punto che affermò persino che l'uomo, per ottenere un senso vero, debba superare se stesso. Questo perché senza Dio egli avvertiva il peso del nichilismo, infatti afferma chiaramente che l'ateo deve accettare coraggiosamente il non-senso della vita, percepita però come priva di significato oggettivo. Lo stesso si può dire di Sartre, e di molti altri. Infatti, escludendo Dio, quale può essere lo scopo ultimo della vita? Riprodursi, produrre, per poi morire magari tra grandi sofferenze? Non mi sembra affatto il massimo. Senza un Assoluto gli stessi normali valori morali finiscono per diventare molto soggettivi, e allora l'unico criterio per stabilire il bene o il male diventa l'utile individuale.
#462
@Jacopus: Per quale ragione al mondo si deve essere per forza agnostici o meglio atei per essere tolleranti? La vostra visione denuncia chiaramente l'intolleranza, poiché tradotto è come dire: "Devi essere agnostico/ateo per essere una persona migliore!", quindi implicitamente si è intolleranti e ostili verso chi crede.
#463
Ovviamente in questo forum non immagino di trovare nemmeno un sostenitore vista l'altissima percentuale di atei/agnostici, ma vi spiego perché io credo nella resurrezione di Cristo e quindi ritengo di essere veramente cristiano, nel senso autentico (e non traslato) del termine. Secondo me il fatto di credere nella Resurrezione non è un mero fatto irrazionale di fede, ma esistono al contrario degli indizi che addirittura portano, dal mio punto di vista, a concludere che l'ipotesi della Resurrezione è ben fondata razionalmente, per quanto possa sembrare istintivamente impossibile. Partiamo da un primo fatto, la tomba vuota di Gesù. Il fatto che la tomba di Gesù fosse vuota traspare non solo dai Vangeli, ma anche da una fonte ostile al Cristianesimo, il Talmud babilonese: gli ebrei infatti nel Talmud (scritto nel I secolo D. C.) accusavano i cristiani di aver fatto sparire il corpo di Cristo per creare un falso mito, quindi se credevano questo è ben evidente che ammettevano che la tomba fosse vuota! Del resto se la tomba non fosse stata vuota chi metteva in giro la storia della Resurrezione sarebbe stato immediatamente considerato un impostore o meglio un malato di mente. Ma il problema allora è questo: ammettendo che la tomba era vuota siamo sicuri che si tratti davvero di un falso costruito ad arte? Secondo me la risposta è che davvero tutto era autentico. Infatti nei Vangeli è scritto che le prime persone a fare la scoperta della tomba vuota il mattino di Pasqua furono delle donne e ciò è significativo, poiché per la mentalità ebraica (come di molte civiltà antiche) la testimonianza di una donna valeva molto poco (in tribunale niente), mentre aveva un gran peso la testimonianza degli uomini. Di conseguenza, se gli apostoli avessero voluto davvero creare un mito, per dargli credibilità avrebbero fatto scoprire quel fatto straordinario a discepoli maschi, così la loro testimonianza sarebbe stata solida e credibile. O no? C'è un altro aspetto da considerare: nei Vangeli è scritto che Gesù apparve a molti discepoli nelle settimane seguenti alla sua morte. Ora, ammesso e non concesso che si fosse trattato di allucinazioni, come mai tutti hanno avuto la stessa identica allucinazione? Le allucinazioni sono un fenomeno individuale, non accade mai che diverse persone, in situazioni differenti tra l'altro, vedano e addirittura tocchino nell'allucinazione la stessa cosa, pranzino con l'oggetto dell'allucinazione e via discorrendo. Bisogna ammettere che è quantomeno insolita questa cosa, e oltretutto le presunte apparizioni avrebbero una prova materiale esterna a supporto di non poco conto, cioè la tomba vuota. I Vangeli e gli Atti degli Apostoli mostrano poi come i primissimi cristiani (ancora per molti aspetti ebrei) furono disposti ad essere derisi, perseguitati, uccisi e banditi dalla comunità ebraica per la loro fede nella resurrezione, ora ditemi: chi, sapendo di mentire, è disposto ad andare incontro a ostracismo, distruzione di legami affettivi, lapidazione per una menzogna consapevole? Direi che è quantomeno improbabile. Inoltre la narrazione evangelica canonica, nei punti in cui descrive la Resurrezione, non presenta stilisticamente particolari elementi mitici (esagerazioni, descrizione di miracoli, ecc.) che invece si riscontrano in testi successivi ed apocrifi, rifiutati dalla Chiesa: di conseguenza anche dal punto di vista stilistico siamo lontani da quelle iperboli, esagerazioni, che caratterizzano le leggende e l'agiografia. I Vangeli sono stati inoltre scritti presto, quello di Marco è databile nel tardo 50 D. C. , e il lasso di tempo è secondo me troppo breve per parlare della creazione di un mito, che guarda caso sembra invece spuntare nei testi apocrifi molto successivi a quelli canonici, poiché in quel caso il tempo era trascorso e si era avuta una proliferazione di narrazioni false ed esagerate sul fatto originario. Per queste ragioni io credo che effettivamente qualcosa di straordinario sia accaduto e che Gesù sia risorto veramente: anche Blaise Pascal affermò a questo proposito: "Che cosa è più incredibile? Nascere o risorgere? E' più incredibile che dal non essere venga l'essere o che ciò che era continui ad essere?" Il filosofo Pascal giunge quindi a sostenere che è solo l'abitudine a farci ritenere che la resurrezione sia per definizione impossibile e la credenza in essa folle.
#464
Percorsi ed Esperienze / sulla noia
21 Aprile 2019, 21:09:22 PM
SIccome secondo me ogni emozione ha una sua ragione d'essere, quale potrebbe essere il significato profondo del sentimento della noia? IO in realta ad esempio mi annoio molto, mi sembra di essere sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ma quando la situazione diviene ordinaria ecco che provo noia. QUINDI con la noia evidentemente la mia psiche vuole dirmi che quelle situazioni forse sono solo apparentemente piacevoli, ma che non sono in grado (in realta per nessuno) di dare felicita autentica, ma appunto solo una parvenza di bene.  La noia diventerebbe allora la prerogativa di animi sensibili, che riescono a percepire il vuoto dietro quelle gratificazioni tanto care agli edonisti.Secondo voi e corretta la mia interpretazione della noia oppure annoiarsi troppo e sempre la spia di un problema caratteriale?
#465
@Apeiron: L'eliminativismo in realtà afferma questo, cioè che quel sentimento che ti porta a dire "IO penso, io credo, ecc." sia illusorio, cioè in pratica che questo Io non esista affatto. Ciò che sarebbe illusoria quindi non è la sensazione in sé, poiché essa è innegabile, ma il riferire la sensazione ad un Io. Se ci pensi l'eliminativismo non è così folle come sembra, in quanto il neonato non si percepisce affatto come un Io, solo successivamente egli impara a distinguere se stesso dagli altri attraverso la relazione con il mondo esterno. Tuttavia questa separazione potrebbe benissimo essere illusoria, ed in realtà esistere una Coscienza collettiva che si manifesta solo in maniera differente nelle diverse persone, per cui i diversi "Io" altro non sarebbero se non manifestazioni diverse di una grande Coscienza, la si può chiamare anche Dio se si vuole.
Per quanto riguarda invece il fatto che la coscienza emerga dai fenomeni fisici, in realtà a mio avviso è semmai vero il contrario, cioè credo che sia la Coscienza la vera causa di tutto, quindi anche di ciò che accade all'interno del cervello. Ad esempio io ipotizzerei che non è la dopamina (sostanza chimica alla base dell'attenzione e della decisione) a rendermi attento e motivato, ma l'aumento della sostanza è la risposta a qualcosa che avviene sul piano della coscienza, che poi determina quella precisa configurazione materiale. Ci hai mai pensato?