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Messaggi - PhyroSphera

#451
Dio crea il mondo, nel mondo c'è il male, come mai? Dalla semplice domanda all'interrogativo filosofico il passo è breve.

I neoplatonici cristiani non erano di fronte a decisive perplessità e bastava loro notare che bene e male sono come luce e assenza di luce, il male cioè è privazione.
Durante la modernità la questione si era fatta dura e Leibniz affermò che il male, a causa dell'intervento di Dio, finisce per concorrere al bene.
Kant rigettò con forza questa concezione, indicando la vanità di rispondere a una domanda sul perché di Dio e il male, dato che quest'ultimo possiede una propria radicalità.
Recuperando i contesti particolari di queste riflessioni, si potrebbe ritenerle tutte vere; invece ponendole in una sequenza ideale, esse conducono a un vicolo cieco.

Durante il Secolo Ventesimo Nikolaj A. Berdjaev trovò una via alternativa. Si tratta di riconoscere la creatività quale fondamento della vita del mondo stesso. Questo non è uno sviluppo continuo che inizia con Dio ma dipende anche dalla nostra creazione. L'atto creativo di Dio include in sé tutti gli altri ma non li relativizza del tutto.
Dunque non esiste alcun legame oggettivo tra Dio, il mondo e il male. Dovere dell'uomo è, in un appressamento sempre maggiore, di creare con Dio.

Certo che questa conclusione non resta senza possibili dubbi.
Curiosamente la riflessione di un poeta capace anche di incursioni nella filosofia, E. A. Poe, proponeva provocatoriamente la visione di un Dio unico vero creatore, e di noi quali personaggi del suo lavoro creativo. Ma ciò non vale quando si valuta la qualità di sommo artefice di Dio e la corrispondente funzione dell'uomo, bensì quando si pensa genericamente l'atto dell'artista, attribuendolo anche a Dio stesso. Se il mondo creato fosse un grande teatro inventato da Dio, noi saremmo soltanto i suoi personaggi; e in un certo senso lo siamo, nel teatro del mondo; che però non è tutto di ciò che esiste nel mondo. Penso che Poe usasse la sua dimostrazione per fare la caricatura di una società che rendeva la propria esistenza una finzione.


Mauro Pastore 
#452
Si parla ancora tanto di postmoderno e postmodernismi, dimenticando spesso che si tratta di considerazioni, di eventualità. Sicuramente però l'uso di queste categorie ha rivoluzionato il modo di pensare la storia. Coloro che le pensano come un destino certo per tutti, non le scelgono e ne restano fuori; e molti che le accolgono sentono di essere come i primi uomini che raggiunsero la luna, ma questa può essere un'illusione. Esse non hanno introdotto ma solo additato la molteplicità dei parametri storici, hanno liberato gli eventi da una reciproca incomunicabilità, tuttavia molti mondi si sono ritrovati così in una non desiderata prossimità o contiguità, se non proprio promiscuità. La storia a volte trascina, non sempre la si guida; e il mondo postmoderno, per certi versi salvifico, per altri versi diventa una opzione cui stare in guardia o da rifiutare, una via da cui fuoriuscire o tornare indietro. Non per tutti va così; e non tutti lo rifiutano per un giudizio negativo...
Io ne vissi la dimensione con la creatività artistica, un volumetto di poesie che raccontava di me più di quel che poi mi sarebbe sembrato... Eppure sapevo che poteva o forse doveva essere solo un momentaneo vagabondaggio per i tempi della storia. Infatti, non tardò a imporsi, nuovamente all'attenzione, il titolo di un libro del filosofo russo Nikolaj A. Berdjaev: Nuovo Medio Evo; un pensiero che mi risultò sùbito familiare, che si imponeva alla mia intuizione con pochissimo, come il materializzarsi di un mosaico da pochi frammenti.
Il precipitare degli eventi politici internazionali negli ultimi anni ha reso questa espressione particolarmente significante. La tragica evenienza del conflitto armato in Ucraina a detta di molti sembra aver riportato l'orologio della storia indietro fino alla Prima Guerra Mondiale, intanto però sembra esser nata una nuova opposizione fredda come ai tempi della competizione Usa-Urss; forse nessuna delle due cose è del tutto vera, e a dire molto di più è la situazione religiosa del Paese.
Una parte della Chiesa Ortodossa Russa in Ucraina abbandonava il Patriarcato di Mosca per quello di Costantinopoli; poi la restante parte si distaccava da Mosca, restando russa; tutto ciò dopo che i greco-cattolici si erano riavvicinati al Vaticano. Questo che sembrerebbe l'anticipazione del conflitto potrebbe invece essere visto come una indicazione degli altri fatti che sarebbero dovuti accadere: non un Paese conteso dalle due maggiori potenze atomiche, non uno Stato obbligato a decidere tra la protezione americana o russa, ma un luogo divenuto neutrale, dai vari destini, secondo le varie vicende, compresa ancora quella della Rus' di Kiev, senza che la molteplicità spezzasse l'unità. Ma i dissidi religiosi incontravano delle mancate interpretazioni o delle interpretazioni sbagliate. Il cosiddetto Equilibrio del Terrore, dai primi esperimenti nazisti per la realizzazione degli ordigni atomici alle distruzioni di Hiroshima e Nagasaki e alle cessioni dei progetti atomici ai sovietici, prevaleva, tra le ipocrisie della amministrazione Biden e il revanscismo in Russia. Ma dove la verità della storia? Nel precipitare degli eventi bellici, nelle minacce implicite americane e nelle ritorsioni russe, nel ritorno alle trincee, o nei confronti-scontri tra le alte autorità della chiesa ortodossa? Quale senso avevano ed hanno questi? Sicuramente un altro da quello che la politica dei grandi Stati ha tentato di conferirvi...
Si manifesta in tale dissidio religioso un evento diverso, che le armi moderne o le minacce di distruzione non possono seguire. Non un ritorno al passato dell'Evo di Mezzo, quando fanti e cavalieri provavano a rendere onore alle chiese; ma l'abbandono delle nuove armi e minacce a sé stesse, e l'avvio di un percorso senza scorte... e questo non è evidente nella Russia di Kyrill ma nelle chiese ortodosse russe in Ucraina, con la resistenza non-violenta ai tentativi del regime di Zelensky di fare prevalere la russofobia nel Paese.
Mi pare questa la traccia del Nuovo Medio Evo, non un ritorno... Mentre scrivo questo smetto anche di lasciarmi suggestionare da quel titolo, che in fondo mi diceva altro da quanto il suo autore poteva pensare.

Mauro Pastore
#453
Citazione di: PhyroSphera il 09 Aprile 2024, 16:50:29 PMTanto tempo fa' ascoltavo con interesse i discorsi di alcuni cattolici sulla filosofia, in particolare su quella antica. Aristotele, Tommaso e la Causa Prima, la Critica di Kant alla Scolastica, ma soprattutto Platone, Plotino, Ficino; e l'Eros che da solo non deve stare, perché l'importante è Agape.
Anni dopo studiai il pensiero di Vladimir Solov'ëv su Platone. Mentre in Italia il solito cattolicesimo trattava quest'ultimo come un separato in casa e Plotino quasi come un profeta, eleggendo Agostino a nume tutelare, Solov'ëv notava che la filosofia di Platone era protesa verso il futuro, fatta per essere completata, il suo divino autore essendone ignaro e per questo incorso finanche in una decadenza psicofisica... E mentre quei cattolici non evitavano di presentare l'Agape come elemento in concorrenza con Eros, ponendoli di fatto quasi come opposti, il filosofo russo suggeriva di vedere l'una il complemento dell'altro.
In termini semplici direi che Solov'ëv mostrava una funzione erotica nella stessa Agape, affermandone tra il resto la necessaria virtù propiziatrice, anche sessuale; invece quegli altri proponevano una improbabile anzi inconcludente (e penosa) ascesi.
Per mezzo sta il passato dramma personale di Agostino, con le sue Confessioni in realtà non definitive e il legame che egli istituiva tra sesso e peccato originale, fatto che mi ricordava il biblico imbarazzo di Cam per le nudità del padre (Noè) ubriaco, quindi le necessità di fuga della decadente civiltà romana in Africa al tempo delle invasioni dei barbari, non la vicenda di una umanità primitiva rinnovata — tranne che questa appunto non fosse vista attraverso una lente deformatrice.
Agostino riformulava, legittimamente, le tre ipostasi neoplatoniche, lui che in fondo era rimasto un pitagorico; però la sua novità non mi pareva adatta al senso greco della natura, libero da labirinti intellettuali quanto da scrupoli morali di troppo. Infatti i bizantini assunsero direttamente Platone come riferimento, così anche i russi (che cristianamente, religiosamente, ai bizantini si rifanno).
In fondo il clero cattolico e i suoi effettivi sottoposti non hanno cambiato registro; sicché l'unione teandrica per loro non sarebbe fondata veramente sul cosiddetto uomo-Dio, dato che in tal caso l'umanità è tutta quanta compresa, eros e sessualità pure...
E del pensiero di Agostino sono state tradite le motivazioni, giacché esso conteneva una visione storica consapevolmente soggettiva, non una descrizione oggettiva del destino umano. In tal senso, sembra proprio che i Papi si fossero fatti sedurre dalle incertezze e i guai di Platone, la stessa negatività che invece avrebbe fatto indignare il Tiranno di Siracusa, durante lo storico incontro dal quale il filosofo di Atene non otteneva nessun vantaggio politico, solo una durissima scomunica.

Mauro Pastore
Ho cercato di spiegarlo nel testo, ma è meglio che lo ribadisco.
L'agape è necessaria per l'eros ma non è solo questo. Anzi aggiungo: è anche molto di più. Essa completa l'eros, ma non nel senso che se ne riduce; la nostra vita cioè solo con l'eros non avrebbe senso; esso è necessario e non se ne può né deve fuggire.

Mauro Pastore
#454
Citazione di: iano il 08 Aprile 2024, 11:38:38 AMMa se tu provassi a ribaltare l'opinione che hai sull'illusione potrebbe aprirsi a te un intero nuovo mondo fatto di possibilità, sempre che tu avessi ancora lo spirito dell'esploratore, cosa che con l'età purtroppo, come posso testimoniare, ci viene a mancare.
Però, per chi ancora quello spirito possegga, la notizia buona è che l'epoca dell'esplorazione di mondi nuovi non è finita, ma anzi solo appena iniziata.
Se poi per questioni anagrafiche siamo costretti a restare aggrappati al nostro vecchio mondo alla deriva me ne farei di ciò una ragione senza costruirci sopra una filosofia.
Nella mia risposta non mi basavo su opinioni.

Mauro Pastore 
#455
Tanto tempo fa' ascoltavo con interesse i discorsi di alcuni cattolici sulla filosofia, in particolare su quella antica. Aristotele, Tommaso e la Causa Prima, la Critica di Kant alla Scolastica, ma soprattutto Platone, Plotino, Ficino; e l'Eros che da solo non deve stare, perché l'importante è Agape.
Anni dopo studiai il pensiero di Vladimir Solov'ëv su Platone. Mentre in Italia il solito cattolicesimo trattava quest'ultimo come un separato in casa e Plotino quasi come un profeta, eleggendo Agostino a nume tutelare, Solov'ëv notava che la filosofia di Platone era protesa verso il futuro, fatta per essere completata, il suo divino autore essendone ignaro e per questo incorso finanche in una decadenza psicofisica... E mentre quei cattolici non evitavano di presentare l'Agape come elemento in concorrenza con Eros, ponendoli di fatto quasi come opposti, il filosofo russo suggeriva di vedere l'una il complemento dell'altro.
In termini semplici direi che Solov'ëv mostrava una funzione erotica nella stessa Agape, affermandone tra il resto la necessaria virtù propiziatrice, anche sessuale; invece quegli altri proponevano una improbabile anzi inconcludente (e penosa) ascesi.
Per mezzo sta il passato dramma personale di Agostino, con le sue Confessioni in realtà non definitive e il legame che egli istituiva tra sesso e peccato originale, fatto che mi ricordava il biblico imbarazzo di Cam per le nudità del padre (Noè) ubriaco, quindi le necessità di fuga della decadente civiltà romana in Africa al tempo delle invasioni dei barbari, non la vicenda di una umanità primitiva rinnovata — tranne che questa appunto non fosse vista attraverso una lente deformatrice.
Agostino riformulava, legittimamente, le tre ipostasi neoplatoniche, lui che in fondo era rimasto un pitagorico; però la sua novità non mi pareva adatta al senso greco della natura, libero da labirinti intellettuali quanto da scrupoli morali di troppo. Infatti i bizantini assunsero direttamente Platone come riferimento, così anche i russi (che cristianamente, religiosamente, ai bizantini si rifanno).
In fondo il clero cattolico e i suoi effettivi sottoposti non hanno cambiato registro; sicché l'unione teandrica per loro non sarebbe fondata veramente sul cosiddetto uomo-Dio, dato che in tal caso l'umanità è tutta quanta compresa, eros e sessualità pure...
E del pensiero di Agostino sono state tradite le motivazioni, giacché esso conteneva una visione storica consapevolmente soggettiva, non una descrizione oggettiva del destino umano. In tal senso, sembra proprio che i Papi si fossero fatti sedurre dalle incertezze e i guai di Platone, la stessa negatività che invece avrebbe fatto indignare il Tiranno di Siracusa, durante lo storico incontro dal quale il filosofo di Atene non otteneva nessun vantaggio politico, solo una durissima scomunica.

Mauro Pastore
#456
Citazione di: PhyroSphera il 26 Marzo 2024, 10:32:59 AMIl carbonio non è biologico ma è bio. La biologia non deve limitarsi ai fenomeni dotati di una logica vitale, perché la vitalità non è solo logica.

Mauro Pastore
Preciso: le scienze logiche non studiano solo la logica degli oggetti di studio, anzi sono ancora più adatte al resto. Ad esempio: la psicologia non studia solo la psicologia stessa, anzi fondamentalmente studia meglio la psiche stessa. 
La logica è tale anche con sé stessa, ma non serve tanto per sé stessa.

Mauro Pastore 
#457
Citazione di: iano il 08 Aprile 2024, 01:02:03 AMEraclito osservava che a volte le cose fredde si riscaldano e le cose calde si raffreddano e che ciò che è umido si asciuga e ciò che è arido si bagna.
Questi, caldo e freddo, umido e asciutto, sono esempi di cose facenti parte del nostro metamondo, che possono essere intese come reali, ma che col tempo vengono sgamate non essere tali, e quindi dal metamondo estromessi una volta per sempre.
Una volta cioè sgamate, sostituendo ad esse concetti come quello di energia con le sue trasformazioni, ci illudiamo allora che le cose siano cambiate, e che usciti dall'inganno adesso siamo se non nel vero, molto più vicini al vero, riproducendo però inconsapevolmente lo stesso meccanismo col quale creiamo i nostri metamondi.
Il caldo , il freddo , l'energia, l'anima e la materia, sono fatti cioè della stessa sostanza metafisica sempre barattatile, ad ogni nuova tornata con la realtà.
Quello che è improbabile però è il percorso inverso, partendo dall'energia per tornare al caldo e al freddo, perchè il gioco metafisico una volta speso non è più rimborsabile, e il gioco del sole animato non si può perciò più rifare.
Adesso si gioca un gioco nuovo.

La metafisica è come i virus, quando ci sembra di esserne del tutto guariti ce ne prendiamo un altro sempre a nostra insaputa, finché non si manifesteranno i nuovi sintomi, e il nuovo virus metafisico verrà così a sua volta sgamato.


Gli opposti e l'unità che li sottende sono illusioni metafisiche per chi usa la metafisica per illudersi.

Mauro Pastore 
#458
Citazione di: Duc in altum! il 07 Aprile 2024, 09:35:15 AMPerché? ...questa è la domanda!

1) Perché Gesù è la risposta  finale - materiale e metafisica - all'origine di qualsivoglia filosofia (ossia con l'avvento di Gesù la filosofia è morta).
2) Perché la filosofia non ha mai reso felice nessuno ...e molte meno salvato qualcuno dalla caduca condizione umana.
3) Perché Gesù (l'uomo) è anche il Cristo (Dio).


Io non credo alla esclusione della filosofia dall'àmbito religioso e anzi ne constato la possibile convivenza. A parte ribadire questo mi preme correggere il pensiero che hai espresso nel punto 3.
Assolutamente dalla corretta prospettiva cristiana non si tratta di affermare che un uomo o l'uomo è Dio, ma che per "Gesù Cristo" si intende l'evento dell'incontro tra uomo e Dio che, come espresso (tra le altre cose) dai Concili antichi, non è da ritenersi un esser dentro corpo e mente, ma una identità nel senso limitato della uguaglianza. Non differentemente l'esser pervasi dallo Spirito di Dio, dei cristiani. Una volta si usava non tanto raramente la parola "medesimanza", ma il suo significato effettivo di fatto cambia a seconda dei contesti e allora non bisogna fidarsi del suo semplice utilizzo.
Il concetto che tu, assieme a molti altri, esprimi è invece adatto a dire della scintilla umana che è in noi, a prescindere dal suo destino, dalla relazione che noi possiamo avere con essa o dal rapporto che essa avrebbe con noi. Si tratta, te lo dico francamente, di un elemento caratteristico del pensiero pagano che peraltro trasportato nel cristianesimo pone in crisi entrambe le dottrine, avendo per unico possibile sviluppo un ateismo basato su un fraintendimento. È vero pure che tale fraintendimento finisce con l'elevare Gesù di Nazareth e i suoi presunti seguaci a esseri superiori e tutti gli altri ad esseri inferiori: i primi trattati come Dio stesso e pressoché Dio, l'unico invece veramente in tutto eterno, i secondi come materia inerte. La contraddizione è gigantesca ma, riguardo alla prima, va detto che pensare a Dio connotandolo giustamente non è cosa scontata e gli errori sul suo essere sono diversi da quelli sulle cose evidenti; inoltre a volte il credente non sa tradurre la propria fede in pensiero e anzi la doppia con un pensiero non veritiero... E, data l'assurdità della seconda contraddizione, la tendenza dei suoi protagonisti è una continua inconcludenza. Con queste considerazioni, si può valutare il fenomeno del cristianesimo senza disperarsi sulla sua esistenza (ma neppure con troppo ottimismo) e senza sopravvalutare il potere negativo delle sue imitazioni. La religione cristiana a livello di massa è in gran parte contraddistinta non solo da scarsa consapevolezza ma pure da persuasioni sbagliate e per questo è un fenomeno di massa in gran parte confuso e inaffidabile. Altra cosa la sua vera collettività, non direttamente evidente.

Ovviamente non ho scritto solo per te (non solo perché non so se prenderai sul serio questo discorso).


Mauro Pastore
#459
Citazione di: iano il 06 Aprile 2024, 01:29:10 AMGli opposti si dividono nascendo e si ricompongono morendo, ma finché sono in vita sono irriducibili fra loro, sennò che opposti sarebbero?

È vero in parte. In psicologia per esempio esiste la enantiodromia, la conversione degli opposti. Fu studiata da Jung.

Mauro Pastore 
#460
Citazione di: Duc in altum! il 07 Aprile 2024, 00:45:54 AMEsatto, ma bisogna accogliere questo "amore" ed elargirlo così come ci è stato donato - ossia gratuitamente.

Questo è l'invito a perdonare di Gesù: non si perdona perché si è bravi, buoni e caritatevoli, ma, bensì, perché si accoglie quella giusta misericordia (la Grazia) che ci ha perdonati (salvati) ...oppure si può benissimo seguire la propria logica-filosofica.

Ci sono quelli che accolgono il perdono senza darlo a loro volta.

Mauro Pastore 
#461
Citazione di: bobmax il 06 Aprile 2024, 16:14:40 PMSeguendo la mistica, che è pensiero filosofico per eccellenza, si può constatare come le parole di Gesù siano in effetti filosofiche.
Nel senso che sono squisitamente spirituali, cioè a-religiose.

La religione cristiana verrà dopo, perdendo l'afflato filosofico e cadendo nel dogma.

La mistica non è perciò che il tentativo di tornare alle origini, cioè al pensiero filosofico di Gesù.

Perché l'invito di Gesù a perdonare, non segue una logica di scambio.
Bensì di amore!

E l'amore non segue alcuna logica.
Non calcola, non scambia, prescinde da tutto.

È la manifestazione dell'Uno in terra.
Secondo uno studio, Gesù aveva conosciuto e praticato la filosofia cinica o semplicemente il pensiero cinico. Io, che ipotizzavo lo stoicismo, mi trovai a capire meglio con l'aiuto di questa tesi la sua vicenda biografica e in particolare il suo martirio. Ma il ruolo di Gesù di Nazareth per il cristianesimo non comprendeva tutta la sua vita e il cristianesimo non è iniziato come religione filosofica anzi in verità non è una religione definibile filosofica. Non bisogna confondersi col buddhismo. Neppure però ne è aliena anzi è aperta alla possibilità filosofica come tutte le religioni universali.

Mauro Pastore 
#462
Citazione di: bobmax il 06 Aprile 2024, 14:32:06 PMLa religione, per il filosofo, è da un lato fonte di ispirazione e dall'altro è una sfida problematica.
Perché nella ricerca della Verità, la religione non può essere declassata a banale credulità, in quanto la questione, a cui pretende di dare una risposta, interroga pure il filosofo.

La filosofia non è in grado di accettare la "verità" dogmatica religiosa, perché ciò comporterebbe il tradimento dello proprio stesso essere filosofia.
Ma allo stesso tempo, la filosofia non può nemmeno non interrogarsi su cosa vi sia di "vero" nella spiritualità religiosa.

Perché mai si dovrebbe perdonare?
Cosa vi è di vero in questo invito della religione?
Cosa sa la spiritualità che il pensiero razionale non riesce a comprendere?

Secondo me, il filosofo è costretto a inoltrarsi, con la ragione, nelle profondità che motivano la fede.
Magari seguendo chi lo ha preceduto in questa ricerca, come per esempio la mistica.
Non ci sono solo i rapporti conflittuali o dialettici tra filosofia e religione, non sempre il dogma è un ostacolo per il filosofo e non sempre la filosofia è incapace di farsi una ragione delle dottrine religiose. Esistono la filosofia mistica e quella religiosa, la religione e la religiosità filosofiche.
Il dissidio tra religione e filosofia cominciò con Marx e il marxismo, ma già prima non sempre la convivenza era facile. Il dubbio iperbolico illustrato da Cartesio non era e non è da tutti facilmente conciliabile con tutte le religiosità e religioni.

Mauro Pastore 
#463
Citazione di: Duc in altum! il 05 Aprile 2024, 10:10:36 AMInfatti, l'atto logico principale è "amare così come ha deciso Lui", da cui ne consegue - anche - il perdonare.

Inoltre, nel cristianesimo - se può servire a qualcuno - non si perdona per carità, gratuità o generosità, ma perché si è consapevoli che prima si è stati perdonati...


Non è un vero perché, quello che dici tu. La motivazione del perdono cristiano non sta nell'averlo ricevuto. Non c'è una logica di scambio — pur essendo presente anche lo scambio.

Mauro Pastore 
#464
Citazione di: iano il 04 Aprile 2024, 21:36:34 PMImmaginare una materia che possieda un pur minimo grado di psiche/coscienza è possibile solo a partire dalla presunzione  del dare  per certo  cosa sia la materia, per provare quindi a dipanare la matassa di qualcosa che pur percepiamo, ma con minor grado di certezza, la psiche/coscienza.
Ma più che diversi gradi di certezza direi che abbiamo diversi gradi di incertezza, per cui la materia non mi sembra una solida base da cui partire per spiegare la psiche/coscienza oggi, anche se fino ieri la cosa ci sembrava ragionevole.
Materia e psiche/coscienza condividono quindi più o meno lo stesso problema do dover essere spiegate a partire da altro.
Cosa altro?
Non si sà, o meglio si tratta di una altra eventuale discussione da aprire, ma almeno così la questione è meglio posta.

Di fatto una materia che ha una psiche è il tuo stesso corpo.

Mauro Pastore 
#465
Citazione di: iano il 04 Aprile 2024, 20:48:48 PMMi sono limitato a sottolineare del mio post la parte che ho ben capito, e se non la condividi mi spiace dirti che non ci hai capito nulla.
Evidendentemente l'improprio nome dato al principio non smette di fare danni.
Per indeterminazione infatti paradossalmente si intende qualcosa di invece ben determinato, che è un errore di misura ineliminabile, ma non riferito a una singola misura, ma ad una precisa coppia di misure, ad esempio posizione insieme a quantità di moto di una particella, effettuate in contemporanea.
Cosa c'entra tutto ciò col caso?
Possiamo confondere l'errore ''minimo'' ineliminabile previsto di una coppia di misure, e indipendente dagli strumenti di misura usati, con un evento casuale?
Direi proprio di no.
Non è una questione di nomi né di casi. Semplicemente molti hanno dei preconcetti che impediscono un approccio corretto alla Teoria dei Quanti. Esiste una gran pubblicità per questi preconcetti e un gran clamore che distrae anche chi vorrebbe applicarsi a capire senza metterci sempre un pensiero di troppo. Non saprei se tu sei tra quest'ultimi, probabilmente no.

Mauro Pastore