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Messaggi - Ipazia

#4531
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
25 Maggio 2021, 16:40:17 PM
Citazione di: anthonyi il 25 Maggio 2021, 13:48:02 PM
Ipazia, ma tu non eri quella che si inorgogliva qualche tempo fa di essersi conquistata un po' di benessere e tranquillità, nella sua villetta con giardino, grazie alla volontà, l'impegno e il sacrificio. E questa cos'è, etica egualitarista oppure etica meritocratica?
Sì, ma non ho mai sfruttato nessuno. E' questa la differenza tra la proprietà privata "naturalistica" e quella capitalistica. Il merito non è un derivato automatico dello sfruttamento come pretende la narrazione borghese-capitalistica. La remunerazione del merito non può eticamente arrivare fino alle latomie e ai bambini o adulti schiavi del Capitale.
Senza bigpharma non si sarebbe trasformato il pianeta in cavia di sostanze sperimentali. E non si sarebbe distrutta la sanità pubblica causando la morte di migliaia di umani che non sono un c. nel fantastico mondo dei miliardari con equipe medica al seguito.
#4532
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
25 Maggio 2021, 12:48:43 PM
Citazione di: anthonyi il 25 Maggio 2021, 05:45:43 AM
E perché un'etica egualitarista (che non vuol dire necessariamente solidale) dovrebbe essere più umana?
Perchè un'etica inegualitarista, fin dal suo dna ideologico, presuppone l'oggettificazione di chi è più ineguale . La morale dei signori presuppone che ci siano schiavi. Anche un'egualitarismo formale più sfociare in forme di dominio inumane. Allora la soluzione diventa un egualitarismo reale, su cui si è a sufficienza dilungato Paul11.
#4533
Non mi convince la cesura tra etologia ed etica. Come ho già detto: se fossimo immortali, erbivori e ermafroditi anche le etiche sarebbero completamente diverse. Se noi dissociamo etologia da etica possiamo inventarci tutte le etiche che vogliamo, ma poi il fondamento materiale reclama i suoi diritti e si ritorna sempre al centro di gravità permanente dei bisogni saldamente radicati nell'ethos ed in physis.

Esistono anche piani morali più lontani dal fondamento naturale, dotati di un maggiore grado di libertà nei comportamenti (più o meno altruistici, socializzanti, laboriosi, artistici, edonistici, mistici,...), ma quelli contigui ai bisogni naturali continuano a pesare finché dovremo sottostare alla biologia di cui siamo fatti. Quei piani in cui il bene e il male fisici e morali si toccano da vicino.
#4534
Phil, mi pare che ci sia nella tua visione del mondo un elemento aureolare, idealistico, delle culture, che porta ad una cesura netta tra la "materia" umana e il suo pensiero. Posizione legittima, per carità, ma altrettanto infondata del giusnaturalismo più integrale. Cesura che si manifesta nella negazione della relazione esistente tra etologia ed etica. Più pragmaticamente, io prendo atto che senza la pietra non vi sarebbe la scultura e che allo spirito umano rimane lo spazio autonomo della differente genialità tra Prassitele e l'anonimo scultore di Veneri neolitiche. Spazio che tornerebbe a svuotarsi per entrambi se quella pietra non fosse esistita. Col che se ne certifica anche la sua condizione antropologica di valore, di bene (la duplicità semantica di "bene" inteso in senso materiale ed etico/spirituale non è casuale). La mia visione è più olistica e non scinde le pulsioni originarie, istintive, animali, dalle invenzioni ed elucubrazioni dello spirito. Garantendo con ciò a ciascuna parte dell'ontologia umana la sua relativa autonomia dal tutto e il suo relativo campo di applicazione. Senza isolare tale campo di applicazione da quello più comprensivo dell'evoluzione umana. Tale approccio ha anche un carattere di prassi filosofica ed etica più proficuo in termini persuasivi (Parmenide) rispetto all'isolare nell'individuo l'universo etico. Operazione peraltro epistemicamente dubbia nel voler prescindere dai denominatori comuni sociali dell'evoluzione etica. La quale non è fissa su principi immutabili, ma quando muta non lo fa a caso.

P.S. Quando mai i fondamenti hanno determinato il comportamento delle loro creature ? Solo nella fantasia sillogistica degli idealisti. Basti pensare agli esiti delle avventure genitoriali. Ma hanno comunque un'autorevolezza epistemica ed etica per poterci impostare sopra dei progetti umanistici razionali.
#4535
Aggiungerei il 2 giugno 1946 che ci ha liberato da quella infausta dinastia. Anche gli italiani ogni qualche secolo ne azzeccano qualcuna di giusta.

#4536
Tematiche Filosofiche / Dogma e Doxa
24 Maggio 2021, 12:40:24 PM
Il computer è programmato dall'uomo e risponde alle domande che il programmatore ha programmato attraverso algoritmi decisi a tavolino. Non vedo dove, finchè non esisterà una effettiva autonomia decisionale, la macchina potrebbe sfuggire alla verifica umana. Che chi esercita il potere escogiti paradigmi tali da rendere impossibili le alternative all'interno del sistema (tipo euro, borsa, rating) è nella logica della natura umana nella sua parte più malefica. Ma se il sistema si rivela malefico, c'è sempre il piccone come estrema ratio. Varrà pure con le macchine ultraintelligenti, se non ci saremo definitivamente votati all'annichilimento.
#4537
Citazione di: Phil il 24 Maggio 2021, 11:24:08 AM
Premettendo che l'«è cosi» applicato alla ricerca/legittimazione di fondamento non è comparabile con l'«è così» applicato alla constatazione della realtà (che potrebbe anche essere spiegata valicando il fatalismo di quell'«è così», ma non divaghiamo),
Vi è un processo ermeneutico a legittimazione di quel "è così" che sto cercando di esplicitare.
Citazione...pongo solo alcune domande per assicurarmi di aver ben capito la tua posizione:
Citazione di: Ipazia il 24 Maggio 2021, 00:06:46 AM
La dicotomia bene/male non trae ispirazione dall'iperuranio, ma sempre dalla natura: vita=bene, morte=male. Tutto il resto dell'impalcatura etica si regge su questo paradigma naturalistico, nel quale anche le eccezioni confermano la regola.
quindi la natura (im)pone bene/male nella dicotomia vita/morte, ovvero la morte per la natura è male, non è solo un processo di trasformazione? Non ricadiamo in una anacronistica teodicea applicata alla natura ("come può la natura alimentare il proprio male")?
Non è che si sta leggendo con categorie culturali umane quello che in natura è solo un istinto di sopravvivenza (tanto quanto l'aggressività, solo che questa viene interpretata e giudicata moralmente, non a caso, diversamente dall'uomo)? Verrebbe quasi da chiedere dove tale "natura moraleggiante" (e antropomorfizzata in quanto persino filosofeggiante) fondi il suo bene/male... ma è di certo un'altra storia o un altro troncante «è così».
Si sta leggendo l'istinto di sopravvivenza come fondamento di un elaborato culturale di tipo etico. Non arbitrariamente, ma in quanto elemento ontologico sine qua non. Il bigbang della condizione biologica. Bigbang che funziona come Dio nell'immaginario moderno. Se non radichiamo lì l'etica, dove altro potremmo farlo. Neppure la cultura nasce nell'iperuranio. Dalla mia parte vi è pure la causalità aristotelica: no marmo, no statua. La causa materiale funziona anche nell'artefatto etico, nell'etica/morale che è arte della convivenza umana. Con le sue propaggini sociali e individuali. Se parliamo di causalità non è più "perchè è così", ma si spiega pure "perchè è così".
Citazione
Citazione di: Ipazia il 24 Maggio 2021, 00:06:46 AM
Sulla non arbitrarietà dei fondamenti etici la verifica è facile e, analogamente alle dimostrazioni matematiche per assurdo, investe il campo della non-etica. Salvo patologie psichiatriche, nessun assassino, ladro, truffatore, mentitore, violento, ama essere ucciso, derubato, truffato, ingannato, violentato.
Dunque, stando a tale "dimostrazione" basata su ciò che l'uomo "naturalmente" non ama (senza voler sviluppare il pericoloso piano inclinato che lega ciò che il singolo vuole/ama e il bene della società, questione per nulla "naturale"), la natura fonda anche la proprietà privata come bene (il cui furto è male), la correttezza morale del non truffare, etc.?
Non è che rovesciando fondamento e campo di applicazione possiamo farle fondare, ad libitum, anche tutto ciò che invece è sembrerebbe fondato piuttosto sulla cultura (v. diritti individuali, umani e altre convenzioni contrattualmente stabilite, senza voler entrare nel merito, che presuppone appunto la comprensione dei fondamenti da cui si parte)?
Anche la proprietà privata ha una legittimità naturalistica prima che l'organizzazione statale classista la faccia divenire strumento "culturale" di espropriazione e oppressione umana. Il furto di cibo tra animali non mi pare cosa gradita, pur in assenza di codici positivi umani. L'inganno non è coesivo del branco nemmeno dove regna la legge naturale. L'etologia animale mostra i presupposti naturalistici della stessa etologia umana su cui si evolve la sovrastruttura etica in concordanza con gli aspetti che promuovono la socialità e in superamento di quelli che la minano, altrettanto presenti in natura. Il piano inclinato si supera da solo nella coincidenza tra individuale e sociale, negli esempi da me riportati. Fatte salve patologie gravi sempre possibili. Da indagarsi medicalmente nella loro causalità, in quanto atipiche e autolesive.
#4538
Tematiche Filosofiche / Dogma e Doxa
24 Maggio 2021, 11:45:54 AM
Non è che c'è qualche "non" di troppo. Esplicita meglio per favore.

#4539
Tematiche Filosofiche / Re:Dogma e Doxa
24 Maggio 2021, 11:20:04 AM
Direi che, come in etica, bisogna sempre rispettare la santissima trinità semantica: referente, significato, significante. Se lo si fa si ottengono buoni risultati conoscitivi, epistemici, sulla realtà, mondo, e si realizzano progetti utili alla nostra sopravvivenza e al suo benessere. Tale risultato non può essere ascrivibile a dogma od opinione ma, fino a prova contraria (falsificazione), a verità scientifica. Che la paranoia covidemica abbia adulterato il dato scientifico non significa che esso sia farlocco. Si deve liberarlo dalla paranoia totalitaria e dagli sciamani peer review che ci pascolano, e vedere cosa rimane. Cosa che in questa fase, totalmente e malamente sperimentale, nessuno può fare. Col senno di poi, e le tracce di pistole fumanti non occultate, vedremo.

Sulla matematica ho già discusso qui della sua necessità e ragionevolezza.
#4540
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
24 Maggio 2021, 11:02:06 AM
Citazione di: Donalduck il 24 Maggio 2021, 01:43:50 AM
Trovo singolare che l'unico intervento che presenti una visione abbastanza verosimile dell'anarchismo (considerando comunque che dell'anarchismo non esiste certo una sola versione), ossia quello di paul11, sia stato ignorato da tutti, mentre hanno prevalso tesi fantasiose come quella che l'anarchismo sia incompatibile con la democrazia (e addirittura che la democrazia sia incompatibile con l'egualitarismo), o che faccia affidamento sull'intrinseca bontà degli esseri umani. In sostanza viene presentato come una sorta di ideologia infantile concepita da persone che vivono fuori dal mondo o affetti da qualche disturbo cognitivo.
Come fatto osservare da paul11, l'anarchismo, in generale, si fonda sulla democrazia diretta, l'aggregazione volontaria e il federalismo. Inoltre l'anarchismo mi sembra essere più una tendenza che una teoria compiuta, una vera teoria dovrebbe anche occuparsi di come arrivare a costruire un sistema del genere, e mi pare che questa parte sostanzialmente manchi.
Non è vero che il post di Paul11 sia stato ignorato da tutti:
Citazione di: Ipazia il 18 Maggio 2021, 07:29:25 AM...Ha ragione Paul nel porre la differenza tra la democrazia rappresentativa di uno stato non classista e di uno classista. Nel primo le componenti sociali, tutte di uguale peso, eleggono i loro rappresentanti con vincolo di mandato ed esercitano un potere effettivo di sintesi politica. Al contrario, nel parlamentarismo borghese si trasforma la rappresentanza politica in una uguaglianza formale, avulsa dal contesto sociale, svuotata di ogni reale potere, che si trova altrove, nelle oligarchie economiche che reggono i fili delle marionette politiche attraverso gli onnipotenti meccanismi del Mercato e le loro istituzioni - borsa, rateing, finanza - laddove si esercita il potere sociale reale. "Il mercato insegnerà agli italiani come votare" si lasciò sfuggire, in un raro momento di sincerità, un funzionario dell'oligarchia capitalistica europea...
E' stato ignorato da chi ritiene la società classista borghese-capitalistica l'unico dei mondi possibili.

Il resto del tuo discorso, che rafforza quello di Paul11, non tiene conto della lezione di Marx, ovvero che il nodo gordiano da sciogliere non è quello dell'ingegneria politico-decisionale, ma quello della decostruzione e ricostruzione su basi diverse del potere effettivo: il potere economico che controlla le risorse naturali e il lavoro. A livello politico lo schema rappresentativo di delega politica comunista è analogo a quello anarchico e per un po' ha pure funzionato bene con i suoi delegati eletti dai consigli (soviet) dei mestieri e professioni, con deleghe molto stringenti e senza un potere economico privato capace di adulterare il processo decisionale democratico. Ma poi è prevalso un sistema oligarchico di partito che ha distrutto sul piano politico quello che di positivo si stava realizzando sul piano economico, minando alfine pure l'economia divenuta territorio di scorribande ideologiche e di potere della burocrazia di partito.

Ovviamente di tale fallimento chi, come Anthonyi, ha sposato la causa dell'ordine sociale capitalistico si fa forte e credo che chiunque in futuro, anarchico o comunista, cercherà di realizzare una società non classista e realmente democratica su questo fallimento storico epocale dovrà pure interrogarsi e trovare soluzioni adeguate.

I padri fondatori del marxismo l'avevano pure previsto, escludendo la possibilità di una rivoluzione egualitaria in un solo paese che sarebbe stato schiacciato inesorabilmente dai paesi capitalistici circostanti, cosa che è regolarmente avvenuta in Unione Sovietica, ma non in Cina. Al costo però di dover potenziare in senso capitalistico (cosa peraltro già prevista dai suddetti padri fondatori che riconobbero tale funzione "progressiva" del modello capitalistico) la propria economia, riuscendo a mantenere un impianto politico alla guida del paese relativamente autonomo dai potentati economici interni. Non senza grandi problematiche sociali anche in questa formazione sociopolitica che riesce ad opporsi con successo allo strapotere del totalitarismo finanziario occidentale.

L'ingenuità del modello anarchico, M5S, e di chiunque pensi sia possibile solo sul piano politico realizzare una società democratica reale è ormai conclamata. Bisogna tornare ai fondamentali di economia politica, consapevoli che finché ci si baloccava con la politica volontaristica il potere economico capitalistico aveva fatto un deserto e l'aveva chiamato: fine della storia.
#4541
Citazione di: Phil il 23 Maggio 2021, 00:01:14 AM
@Ipazia

Non vorrei che l'"accanimento maieutico" diventasse sconveniente, quindi proverò ad essere sintetico (per i miei canoni): affermare che «il fondamento è fondamento»(cit.) è un po' come rispondere alla domanda «perché?» con «perché sì»: un dogmatismo che è la tomba di ogni analisi ed indagine (filosofica o meno). Riguardo i "comuni denominatori" delle dottrine giuridiche: essi hanno da sempre lo scopo di tenere coesa e funzionale le società; se si consente di uccidere a piacimento, la società si sfalda, quindi si vieta l'omicidio con una legge che si basa sull'instaurazione del contratto sociale (altrimenti non ha senso parlare di legge), non sulla natura o sul valore della vita (valore che è infatti stabilito, utilmente ed arbitrariamente, a posteriori dal diritto). La natura non ha valori, né esistenziali né etici, ma, come detto, solo meccanismi, cambiamenti di stato, istinti, etc. sui quali fondare un'etica è frutto di interpretazione a posteriori; tutti i dibattiti etici sul fine vita assistito, sulla pena di morte, sul come dare la vita, etc. lo dimostrano, senza che il chiamare in causa il "fondamento della natura" risolva inappellabilmente le questioni etiche connesse.

Il "perchè sì" oppure "perchè è così" non è dogmatico quando si riveli l'unica risposta sensata alla fine, ovvero all'inizio, di un lungo percorso causale. E' vero che la natura non ha valori, ma i valori che noi decidiamo a posteriori sono, per i bisogni fondamentali, dipendenti dalla evoluzione naturale che ci ha resi così come siamo. La nostra etica riguardo i bisogni fondamentali è il campo di applicazione di condizioni biologiche che sono così perchè sono così. Fossimo immortali, erbivori, ermafroditi, tutta la nostra impalcatura etica e giuridica sarebbe diversa. Non ci sarebbe l'omicidio, gli animalisti e il patriarcato. Il campo correttamente giusnaturalista è quello in cui l' a posteriori non è opzionale, ma è indotto con zero gradi di libertà dall'animale umano così come si è formato in natura.

Ci sarebbe tra l'altro da capire come mai anche in una dottrina giuridica così intrisa di proprietà privata come quella borghese-capitalistica il furto sia ritenuto meno "sfaldante della coesione sociale" dell'omicidio.

CitazioneIl «come è la natura (umana) coi suoi bisogni naturali»(cit.) non è l'«a priori di ogni elaborazione e postulazione etica»(cit.) ma è il campo d'applicazione dell'etica: ad esempio, di fronte all'immigrato affamato (che per "come è la sua natura" ha urgente bisogno di cibo) si può decidere se respingerlo in mare, o accoglierlo, o riportarlo dove morirà di fame, etc. senza che (v. sopra) si possa fare appello al "fondamento naturale" per falsificare eventuali posizioni etiche "malfondate" (il che dimostra che il fondamento è altrove e i bisogni naturali sono ciò su cui l'etica "legifera", o almeno giudica, ma non si fonda).

Sulla necessità di garantire la sopravvivenza a popolazioni inconsultamente prolificanti non ci piove, nella pia speranza che alfine si diano una regolata giusnaturalisticamente compatibile con il loro impatto prolificante. Ma il come farlo lo decide chi le soccorre, non chi ha bisogno di essere soccorso. Se la fame è di welfare e non di cibo non siamo più in ambito giusnaturalistico "fame". E ancor meno lo siamo se la fame di welfare si trasforma in invasione. La quale sposta il campo di applicazione del naturalismo etico al piano decisamente meno solidaristico della difesa delle risorse sociali del branco che si sente minacciato.

CitazioneDirei che l'«a priori di ogni elaborazione e postulazione etica»(cit.) è, fino a prova contraria, la dicotomia bene/male, e andarli a rintracciare a posteriori nella natura comporta darne una lettura umanizzata: come già spiegato in precedenza, il bene è negli occhi di chi guarda, non nella natura, negli istinti, nei bisogni, etc. D'altronde se bastasse appellarsi ai bisogni primari per individuare o "dedurne" il Bene, allora l'etica sarebbe solo la versione poetica o la formalizzazione pre-giuridica della biologia; tuttavia, da quando sono nate le prime società sino alla complessità e la plurivocità delle questioni etiche contemporanee, si può anche sospettare che non sia troppo credibile rovesciare campo d'applicazione e fondamento, neppur per amore di "solidità".

La dicotomia bene/male non trae ispirazione dall'iperuranio, ma sempre dalla natura: vita=bene, morte=male. Tutto il resto dell'impalcatura etica si regge su questo paradigma naturalistico, nel quale anche le eccezioni confermano la regola. Del tipo che la morte diventa accettabile se in cambio ottieni la vita eterna. Che il sacrificio della vita è giustificato se permette la sopravvivenza di altre vite, ecc. Per quanto la scansi, la natura irrompe da ogni buca scavata nelle sovrastrutture etiche più apparentemente arbitrarie, appena ci si accinga ad una indagine ermeneutica accurata. Non certo facile, vista la complessità dell'etologia umana e i numerosi piani di bisogni e desideri in cui essa si articola. Tale complessità si ripercuote anche sulla "deducibilità" dei principi etici: la stessa acqua che nel deserto è un/il bene preziosissimo, poco di fianco può significare malaria, alluvione, quindi un/il male. Non solo il fondamento, ma anche il campo di applicazione esige un'ermeneutica accurata.

Sulla non arbitrarietà dei fondamenti etici la verifica è facile e, analogamente alle dimostrazioni matematiche per assurdo, investe il campo della non-etica. Salvo patologie psichiatriche, nessun assassino, ladro, truffatore, mentitore, violento, ama essere ucciso, derubato, truffato, ingannato, violentato. L'etica non solo ha fondamenti solidi nella natura ma, falsificando le metaetiche arbitrarie, ha pure un senso di marcia non reversibile.  Il che dà indubbiamente "solidità" al discorso etico.
#4542
L'attività sportiva aerobica abbassa la pressione e riduce i fattori psicosomatici del rigurgito esofageo. Con ponderazione secondo l'età, ma io in età giovanile ho risolto così un fastidiosissimo rigurgito curato con benzodiazepine che ho ben presto abbandonato.
#4543
Citazione di: Phil il 22 Maggio 2021, 16:38:51 PM
Citazione di: Ipazia il 22 Maggio 2021, 11:47:11 AM
La base dell'etica è ben radicata in physis. Negarlo è fallacia antinaturalistica.
Non sono sicuro di cosa tu intenda con «fallacia antinaturalistica», ma credo nessuno neghi che ci sia un rapporto/relazione fra etica e physis, in quanto l'etica si rivolge anche ai bisogni fisiologici primari. La questione è se si tratti o meno di fondamento/legittimazione (come da titolo del topic) o di appello argomentativo (v. esempio precedente sulla violenza) o campo d'applicazione (che è solitamente al capo opposto del fondamento, logicamente parlando).
La convinzione etica che «non si può prescindere da: dar da mangiare agli affamati, curare gli infermi, vestire gli ignudi»(cit.) non ha fondamento né nella natura né nella physis, ma in una morale che inevitabilmente si applica (non fonda) anche ad aspetti naturali e fisiologici.

Il fondamento è fondamento. La legittimazione deriva da una presa d'atto razionale del fondamento. Il campo di applicazione è la comunità di umani che condividono fame, freddo, malattie e morte.

CitazioneConcretizzando: se guardando la natura (umana o altro) riusciamo a dire «questo è bene» e «questo è male», è perché tali giudizi si fondano sulla natura che osserviamo o vi si applicano a posteriori? In sintesi: il bene/male etico è già negli occhi di chi guarda o si "scopre" guardando e studiando l'"oggetto naturale"?

Studiando l'oggetto naturale umano se ne individuano i bisogni totalmente condivisi sui quali si può costituire, a posteriori, un'etica fortemente condivisa. I comuni denominatori delle diverse dottrine giuridiche ce ne danno esempi consistenti.

CitazioneDetto altrimenti (riformulo alla ricerca della domanda meno ambigua): casa nella natura o nella physis (di)mostra che sia bene «dar da mangiare agli affamati»? Il fatto che altrimenti muoiano è un male solo per un paradigma che già presuppone l'assioma «la vita è un bene», ma tale paradigma non si fonda sulla (ma di certo è in relazione con la) natura, essendo essa un contesto in cui vita/morte sono solo cambiamenti di stato, di attività organico/energetica, di interazione fra cellule, batteri, etc. senza che sia in gioco «bene» o «male» (categorie degli uomini per gli uomini), almeno  prima che l'uomo rivolga verso tali fenomeni naturali e fisiologici il suo sguardo già etico, di un'etica fondata altrove (e che, inevitabilmente, assegna alla vita umana un valore che, per natura, non ha; come ben ci spiegano i virus e le pandemie... per quanto riguarda l'istinto di sopravvivenza vale quanto già detto in precedenza sul non confondere etica ed istintività).

Infatti l'etica razionale non si costituisce su un fallace giusnaturalismo che trae belli e pronti i suoi precetti da quello che fa la natura, ma da come è la natura (umana) coi suoi bisogni naturali, a priori di ogni elaborazione e postulazione etica.

CitazionePer chiarire ho già usato altrove il parallelismo con il linguaggio (parallelismo in senso euclideo, ovvero che non confonde i due ambiti): il fondamento della lingua italiana è tutto ciò che può esser detto in italiano (nomi, concetti, frasi, etc.) o l'insieme delle sue regole sintattiche, grammaticali, etc.? Se è l'insieme di tali regole (e non i referenti a cui l'italiano si applica), esse sono fondate sulla physis della nostra natura cerebrale (area del linguaggio, etc.) o su altro? Quale "spicchio" di physis o natura fonda il congiuntivo in italiano e lo rende assente in altre lingue? Da notare che non sto parlando del linguaggio in generale, ma nello specifico della lingua italiana che ci fa scrivere queste stesse frasi (proprio come la nostra etica, volgendosi agli altri uomini, ci fa dire «non si può prescindere da: dar da mangiare agli affamati, curare gli infermi, vestire gli ignudi»).
Secondo me, non c'è niente di male (appunto) nel riconoscere che abbiamo bisogno di etica e morale per dare coesione alla nostra vita sociale e culturale, un bisogno tale che non importa (fondativamente parlando, non contenutisticamente parlando) se siano dettate dal cielo divino o radicate nell'"oggettività" della natura o approntate storicamente dagli uomini, resta il fatto che non possiamo farne a meno (la stessa immoralità non è altro che una morale differente).

Qui il discorso è già molto a posteriori e poco physis trattandosi di sviluppo del linguaggio grammaticale.
Piuttosto sarebbe da approfondire se l'immoralità/no-etica è davvero una moralità/etica alternativamente opzionale o se non sia il caso di approfondire il campo di applicazione etico, prima di posizionare ogni oggetto sullo stesso piano.
#4544
Sorprendente che tra i politicanti europei, Letta incluso, nessuno si sia impegnato seriamente a prendere i soldi dove ce ne sono a valanga: nelle multinazionali con elusioni fiscali multimiliardarie grazie ai paradisi fiscali, pure europei. Almeno tassarle sui profitti realizzati in Europa. Ma questo significherebbe affossare il motivo stesso di esistenza dell'UE.
#4545
La pandemia, convertitasi in covidemia, è stata una caduta degli dei della competenza che emerge sempre più a livello medico, sociologico, politico e mediatico. Il santo Graal settimino, strombazzato come miracoloso al di là di quello che scientificamente se ne sa, sta operando il miracolo, più o meno come l'anno scorso quando non c'era. Impossibile che la loggia economico-scientifica globale non ne abbia azzeccata una, ma i coni d'ombra di tutta la vicenda non hanno certo giocato a favore di Bigscience. Qualcosa di sicuro rimarrà nella memoria storica: l'indecente balletto degli esperti, sottotraccia bigpharma, e sopratraccia virustar.