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Messaggi - iano

#4621
Citazione di: baylham il 02 Aprile 2021, 14:44:39 PM
Un'ultima osservazione.
Prendi una qualunque sequenza di 32 giocate alla roulette: la probabilità di questa sequenza qualunque è la stessa di quella di una sequenza di 32 giocate dello stesso colore. La differenza è che nessuno si ricorda di una sequenza qualunque di 32 giocate.
Mi scuso per l'insistenza, ti ringrazio per i tuoi interventi, che apprezzo in generale, sempre molto razionali e logici.
Non riesco a riprendere tutta la discussione quindi sospendo il giudizio sulla validità del metodo del raddoppio.
In sostanza dunque se il discorso di Eutidemo fosse corretto, lo sarebbe per tutte le sequenze.
Quindi rimane valido anche se decido al momento su cosa puntare.
Su questo non ho alcun dubbio.
Ma anche sul fatto che il casinò vinca con maggior probabilità non possono esserci dubbi, e tanto più si punta tanto più vince, indipendentemente dal giocatore e dai suoi metodi di puntata e dalle mode che ne derivino.
#4622
Tematiche Filosofiche / Scienza e magia.
01 Aprile 2021, 02:14:36 AM
Provocatoriamente affermo, non è forse magia che due corpi sì attraggano a distanza?
Che avvengano azioni a distanza senza contatto , come afferma Newton?
Solo un mago esperto come lui poteva inventarsi questa fantasia, cui Einstein volutamente ovviò, perché cosa da considerare come inconcepibile, inventandosi uno spazio non contenitore delle cose, ma mediatore dell'azione.
Ma forse che Albert, pure non sospettabile di arti magiche, non usi meno arti di fantasia?
Certamente la sua narrazione era aggiornata ai nuovi fatti su cui si era posta osservazione, ma forse per ciò fa' meno sfoggio di fantasiosa arte descrittiva?
In questi giorni su Rai Storia lo storico Lucio Villari appare in una puntata massimamente interessante che ha risvegliato in me la riflessione sulla' importanza dei simboli, e sull'uso che l'uomo, scienziato o mago che si voglia dire, ne fa'.
Il revisionismo storico che fa' Villari è affascinante, ma non del tutto nuovo, seppur lontano dall'esser diventato  luogo di comune coscienza.
Alla fine cosa importa se vi è azione a distanza oppure no?
Una fantasia vale l'altra a meno che non si voglia privilegiare la nostra soggettiva percezione.
Il punto è che i simboli con cui traduciamo la nostra esperienza sempre meno si prestano oggi a raccontarci una bella storia in cui tutta l'esperienza attuale riesca ad inquadrarsi, così che siamo costretti a dire "purché funzioni".
Pazienza se quel che funziona non è più neanche lontano parente della nostra soggettiva percezione, che anche quando la negava , restava ad essa pure ancorata.
Non è che l'utilitarismo sia una scuola filosofica, ma una necessità.
In un modo o nell'altro comunque continua l'avvincente avventura dei simboli.
#4623
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e magia.
01 Aprile 2021, 01:08:36 AM
Citazione di: Ipazia il 31 Marzo 2021, 17:41:05 PM
La scienza è magia e i suoi effetti sulla nuda realtà naturale hanno realmente un carattere magico. Piuttosto sposterei la contrapposizione tra scienza e stregoneria, tra quella che gli antichi chiamavano magia bianca (botanica, medicina,...) e la magia nera. La scienza moderna è un misto di magia bianca e nera. Ma l'opera al nero emerge spesso tardivamente, quando l'apprendista stregone ha già fatto danni: le scorie e catastrofi radioattive, le plastiche oceaniche, Seveso e Bhopal, i cancerogeni, il buco dell'ozono, l'inquinamento idrico e atmosferico, Wuhan,...
Diciamo che suggerisci elementi di continuità, come invitavo di fatto a fare, che vanno oltre le mie attese.  :)
In effetti questo vuol essere il tema della discussione , seguendo possibilmente il filo rosso dei simboli.
In sostanza le cose cambiano, ma non così tanto come ci piace pensare.
In effetti una delle centralità in cui si rifugia l'uomo, fra tutte la più disdicevole, è quella del tempo che viviamo, e siccome lo viviamo noi è speciale.
La conseguenza è che più che cercare continuità marchiamo differenze col passato.
Ieri la magia e oggi la scienza, ed è tutta un altra cosa, come ben ci spiega Viator che questo tempo vive .
Certamente c'erano maghi buoni che praticavano la magia bianca e maghi cattivi per quella nera.
Da ciò deriva che la reputazione del mago era dirimente nel valutare la sua arte.
Oggi sembra esserlo meno, ma rimane pur tuttavia importante , e non si sottolinea abbastanza.
La scienza è fatta di prove e di verifiche aperte a tutti, ma di fatto vi sono campi in cui pochi riescono ad avventurarsi per poter verificare, e così giocoforza la reputazione torna ad essere centrale.
#4624
Tematiche Filosofiche / Scienza e magia.
01 Aprile 2021, 00:20:11 AM
Citazione di: viator il 31 Marzo 2021, 21:13:10 PM
Salve iano. Citandoti : "......e fatichiamo a comprendere come si potesse credere che la natura là si potesse comandare con una formula magica, mentre ci sembra ovvio che possa essere comandata con una formula scientifica".

Scusa ma credo ti gioverebbe riflettere anche dopo esserti dato alla scrittura. Che cacchio c'entrano le formule magiche con quelle scientifiche ? Le prime sarebbero ciò che - una volta richiamato, scritto, enunciato..........genera l'effetto da esse previsto, ovvero risulterebbero le CAUSE DELL'EFFETTO VOLUTO.

Le seconde - all'opposto - sono ciò che viene derivato DA CAUSE CHE PRECEDONO LA FORMULAZIONE, quindi risultano essere EFFETTO di ciò che è stato osservato. Saluti.
Hai ragione , non sempre scriviamo dopo profonda riflessione, ma non in questo caso, non per me.
Secondo te da dove nasceva la convinzione che i simboli avessero potere sulla natura?
Per Galileo la natura era un libro scritto in caratteri geometrici.
Quindi in sostanza era già scritta in simboli.
Bastava saperla leggere impadronendosi di quei caratteri.
Ma la natura non è scritta in simboli.
Siamo noi che la traduciamo in simboli.
Ora a me sembra che a questi simboli noi non diamo l'omaggio che i maghi gli dedicavano, sbagliando.
Poniamo l'accento sulle prove, sulle verifiche, sulle cause e sugli effetti, come giustamente fai tu, ma dimentichiamo volentieri mi pare, e mi chiedo perché, di sottolineare che tutto funziona nella misura in cui la nostra esperienza  si può tradurre in simboli.
Cosa tentavano i maghi , goffamente se vuoi , col senno di poi, di tradurre in simboli?
Non chiedere a me cosa c'entra la magia con la scienza, perché io ti ho invitato a chiederlo direttamente a Newton, che nei due campi e' stato massimo esponente.








#4625
Tematiche Filosofiche / Scienza e magia.
31 Marzo 2021, 14:54:56 PM
Sintetizzerei questo mia sensazione nel seguente modo: finché occorreranno simboli ci sarà magia.
#4626
Tematiche Filosofiche / Scienza e magia.
31 Marzo 2021, 14:19:26 PM
Il clima culturale in cui sono cresciuto distingueva bene fra scienza e magia, ma la storiografia attuale tende a vedere continuità dove si vedeva discontinuità.
Questo revisionismo però  sembra dare per scontato che la magia sia del tutto superata in ambito scientifico, e che sia da perseguire culturalmente laddove fosse attualmente rilevata. Sono d'accordo, ma mi pare perciò si sia trascurato di indagare  quanto di magico persista strutturalmente  nella scienza ufficiale attuale.
Culturalmente ci crediamo ormai lontani dai tempi in cui si praticava la magia e fatichiamo a comprendere come si potesse credere che la natura là si potesse comandare con una formula magica, mentre ci sembra ovvio che possa essere comandata con una formula scientifica.
Non ho dubbi sul fatto che la natura risponda ad una formula scientifica , ma in che termini ciò avvenga, alla luce di pari precedente convinzione magica, andrebbe sottoposto a una critica sulla quale ho l'impressione che si sia storicamente sorvolati.
Provate con un esperimento mentale  a riguardare i principi di Newton come fossero formule magiche.
In fondo chi le ha formulate era un mago prima che uno scienziato.
Sembrano quelle formule davvero magiche, seppur sconfinino nella poesia con la loro semplicità e limpidezza.
Nulla sembrano conservare del vecchio ermetismo, diversamente dalle attuali formule scientifiche che,  agli occhi del profano , quell'ermetismo sembrano aver recuperato.
Che la natura possa essere ingabbiata dentro simboli umani per me rimane ancora una magia, pur senza doversi appellare a forze extraterrene.
#4627
In teoria siamo chiamati a fare una scelta epocale fra continuare a combattere i microbi o allearci con essi.
In pratica la scienza ha già deciso per noi.
Saranno nostri alleati.
Sorgerà la discussione se sia giusto modificare geneticamente i microbi a questo scopo.
Potrebbe sembrare cosa innaturale, se non fosse che loro lo fanno con noi da sempre , perché sono naturali ne' più ne meno che come noi.
La coscienza può darci l'illusione di essere qualcosa di speciale, di fare con essa  chissà' quali invenzioni mai viste prima, ma in effetti non ci siamo inventati nulla di nuovo.
Conoscere le leggi della natura non è indispensabile per agirla.
Si può agirla con e senza coscienza di esse.
Non c'è un solo modo per farlo.
#4628
Citazione di: Jacopus il 30 Marzo 2021, 19:35:59 PM
Premesso che quello che esponi è possibile, vi sono delle strategie di contenimento delle pandemie che sono esattamente quelle suggerite: vaccini, distanziamento, sussidi come mascherine e guanti. Tutto ciò è indipendente da ogni manovra del Capitale, ma deriva dalle nostre conoscenze scientifiche.
Ciò per gestire il presente. Per gestire le future inevitabili pandemie bisognerebbe ripensare il nostro modello di sviluppo ma questo minerebbe così a fondo gli equilibri della società da rendere questo ripensamento quasi impossibile. Immagino già la ripartenza con il desiderio di recuperare il tempo perduto, con ulteriori deforestazioni, pozzi estrattivi, coltivazioni e allevamenti intensivi con uso industriale di antibiotici, acquisto e consumo di animali selvatici ed esotici come affermazione di status, viaggi intercontinentali.
Secondo me invece cambierà tutto, e la pandemia accelererà un processo culturale già in atto. Il punto di vista scientifico ]si sta rivoluzionando. Infatti si inizia a considerare i microbi una risorsa e non un problema.Per la vita sul pianeta terra i microbi sono sempre stati una risorsa essenziale.A noi non resta che imitare ciò con coscienza. A me sembra da un po' di intravedere il progresso scientifico in termini di esplicitazione dell'uomo, laddove facciamo usando coscienza ciò che abbiamo fatto anche senza.Ma il nuovo punto di vista che la scienza sembra abbracciare oggi prevede che si parli di vita più che di uomo.Non sarà più possibile intanto parlare di uomo, ma in generale di qualunque altro animale, senza far "esplicito" riferimento al suo corredo microbico.In teoria la tecnologia può continuare a metterci una pezza quindi per permetterci di continuare a vivere come abbiamo fatto finora, e anche "peggio".Certamente questa pandemia vale come un esperimento sociale non voluto, e i risultati di questo esperimento , manco a dirlo, ci/ mi hanno sorpreso.Ma non sono sorpreso di essere sorpreso perché la globalizzazione già da un po' è impegnata a mettere in luce aspetti di noi uomini , agli uomini finora sconosciuti.Continuiamo ad esplicitarci al punto che il termine stesso uomo inizia a starci stretto.

Ogni uomo è una moltitudine di individui dal destino inscindibile.
Moltitudini per di più convenzionali, perché l'uso della coscienza richiede queste convenzioni.
E certamente i confini di ogni cosiddetto individuo sono destinati ad essere stiracchiati in futuro.
Quando diciamo che noi uomini stiamo distruggendo la natura, tradiamo nel dirlo un punto di vista che secondo me è ormai obsoleto.
Noi siamo parte della natura fino in fondo, per nulla distinti, se non per utile e mutabile convenzione a beneficio della naturale coscienza .
Di quella si siamo veri "consumatori".
Per altri beni, cui in parte abbiamo dovuto rinunciare per la pandemia, mi auguro tutti possano aver constatato non essere stato tutto questo dramma, senza voler mancare con ciò  di solidarietà a chi di questa evenienza ha fatto  contingentemente   le spese.
Mi rifiuto di pensare che siamo così imbecilli,  e  comunque una rivoluzione culturale e alle porte.
Sicuramente ne vedremo ancora delle belle.
Sicuramente avremo ancora modo di sorprenderci di noi stessi e della natura attorno a noi e dentro di noi.
#4629
Non vedo il perdono necessariamente legato alla spiritualità, e la possibilità di perdonare dipende dalla capacita' di immedesimarsi nell'altro. Più ci riesco più il perdono diventa esercizio consequenziale e quindi lieve.
La fatica consiste invece nel riuscire ad immedesimarsi.
Amare gli altri come te stesso è facile quando riesci a rispecchiarti negli altri.
Mi sembra quindi qualcosa di molto umano.
Oserei dire perfino che un perdono, che il perdonato non percepisca come derivante da comprensione , possa essere controproducente. Immagino sarebbe percepito come un gesto di superiorità che rafforza nell'altro la sensazione di semtirsi escluso, e magari proprio da questa condizione di disagio potrebbe derivare il suo male agire.
Quando Gesù dice " Chi è senza peccato scagli la prima pietra" ci invita ad immedesimarci.
Non ci invita ad un atto di superiorità.
Un perdono genuino non può non produrre riconoscenza e sentimento di fratellanza.
Ma un perdono che derivi dall'applicazione asettica di un precetto non serve a nessuno, ne' a chi lo da' , ne' a chi lo riceve.
Riassumendo, non riuscire a perdonare, cosa più facile che no, è un fallimento completamente umano, e vale anche il suo viceversa.
#4630
Tematiche Filosofiche / Il mondo privo dell'uomo
28 Marzo 2021, 14:01:17 PM
Citazione di: Alexander il 28 Marzo 2021, 09:35:03 AM
Buona domenica delle palme a tutti


Non vedo analogia con la trascendenza dello SS, che secondo tradizione teologica non è immanente al mondo.Naturalmente, come ho specificato,l'albero è solo una metafora, con i suoi ovvi limiti. In questa ipotesi mi sembra difficile applicare i concetti di trascendenza o immanenza ad una coscienza che entra nel processo costruttivo della realtà, come ad essa appare.Ci sono scuole che hanno approfondito questa concezione, per i lettori che fossero interessati. Naturalmente una ipotesi non è necessario porti beneficio a qualcuno. Sono un pò allergico all'equazione utilità=verità (cui prodest). Non trovo gradevole sottomettere il pensiero ad un'eventuale necessaria estensione pratica. Che è un pò il mantra di questo tempo. Ipotesi vale per sè , indipendentemente dall'uso possibile. Perché diamo molta importanza alla coscienza? Chiede Iano. Mi verrebbe da dire che, senza di essa,  forse  un termine come "importanza" perde di significato. Essendo il mio ultimo post sul quesito posto da Viator, con umiltà non di comodo, devo anche dire che , nel caso fossi rinchiuso a mia insaputa in una sfera di cristallo, cosa possibile intendiamoci, il cristallo è molto sporco.
Ciao Alexander.
Naturalmente occorrerebbe approfondire, ma credo che una volta che liberamente facciamo nostri i pensieri altrui possiamo sostenerli senza più il loro aiuto.
Anche chi come me non coltiva fonti, pure ne ha, ma senza poterle citare, perché non ne ha coscienza.
Personalmente sono allergico alla verità in se' e non amo ingabbiare il mio pensiero indirizzandolo verso nulla, compresa  l'utilità a qualcosa, ma a quella constato esso vada in parallelo, quindi ad essa mi rassegno.
In particolare apprezzo quelle ipotesi che semplifichino le spiegazioni, perché questo solo compito riconosco a loro, non quello di portarmi a verità .
Ipotesi che abbiano questo effetto, anche quando non verificabili sperimentalmente, hanno già fatto il loro dovere.
La coscienza è uno strumento diffuso in natura, ma che caratterizza noi fortemente come specie, perciò credo gli diamo importanza esagerata,compromettendone così l'efficacia, non usandola per quel che è.
Il compito della coscienza è proprio quello di attribuire importanza alle cose.
Di scommettere sul futuro per non subirlo passivamente.
È però uno strumento che rallenta i processi.
È uno strumento, non un bene in se'.
Perde efficacia quando diventa strumento per la ricerca di verità, strumento di autoesaltazione.





#4631
Citazione di: Eutidemo il 28 Marzo 2021, 05:06:11 AM
Ciao Iano. :)
A parte il fatto che testa o croce escono con la moneta, e non con i dadi, il tuo ragionamento è indubbiamente interessante e intrigante; però i sondaggi non si fanno così, perchè il campione deve essere scelto con la dovuta accuratezza, e la percentuale delle risposte deve essere calcolata all'interno del campione.
Quello che la gente scrive su INTERNET, non fa statistica, perchè è meramente casuale e non quantificabile in modo scientifico.
Per quanto concerne noi italiani comprendo le cautele di Ipazia a livello dell'"efficienza" della campagna vaccinale (soprattutto in certe regioni), ma non riguardo alla "sicurezza" e all'"efficacia" dei vaccini in se stessi.
Un saluto :)
Ovviamente non siamo né dadi ne' monete😂
Sorprende anche me l'avversione di Ipazia.
Ogni ritardo nella vaccinazione è un ben probabile danno per se' e per gli altri , ma rimane fondamentale la libertà di scelta.
I motivi del rifiuto non sono certamente razionali, temo quindi che fare appello alla ragione non funzioni.
Non si dovrebbe mancare però di lodare chi, potendolo fare, privilegi l'isolarsi come soluzione cautelativa, mostrando comunque responsabilità.

Non dovrebbe certamente essere il comportamento di Ipazia la fonte delle nostre preoccupazioni.
C'è ne fossero tante di Ipazia☺️
Certamente però fai bene a far notare che questo è un momento n cui dovremmo ben pensare a quel che diciamo e pesare bene le parole che usiamo, se dal loro uso dipende il destino delle nostre e altrui vite.
#4632
Tematiche Filosofiche / Il mondo privo dell'uomo
28 Marzo 2021, 00:26:31 AM
Non ci sono due fiori con lo stesso identico profumo, anche se , per limiti del nostro naso, parliamo di profumo della rosa.
Ma il profumo della rosa non esiste. Esistono i profumi delle rose, di cui il nostro naso fa' media.
#4633
Tematiche Filosofiche / Il mondo privo dell'uomo
27 Marzo 2021, 23:49:41 PM
Citazione di: Alexander il 27 Marzo 2021, 09:02:02 AM
Buongiorno a tutti


Io penso alla coscienza come qualcosa di transpersonale. Mi immagino, con una metafora,  che sia come una pianta che produce molti fiori. Ogni fiore è un "campo psichico" della pianta, cioè un punto di visione. Ci sono un'infinità di fiori, continuamente fioriscono e periscono, ma c'è solo UNA pianta. Questi fiori interagiscono fra loro, la loro interazione crea il "mondo" (cioè quello che i fiori de-finiscono come mondo, come oggettività). Il "profumo" è però unico, perché unica è la pianta. E il profumo lo chiamo desiderio.
Ciao Alexander .
La metafora della pianta si addice più alla vita che alla coscienza, e forse ,senza volere , tu confondi appunto le due cose.
La coscienza più che cosa condivisa è un mezzo di condivisione.
Questa condivisione è facile quindi da confondere con una coscienza comune.
Ma non è una condivisione che si cala dall'alto, dividendosi  ma nasce dal basso, moltiplicandosi.
La tua idea di coscienza assomiglia allo spirito santo.
Non è che consideri balzana la tua ipotesi. Proprio per nulla.
Ma non mi pare che ci aiuti a capire meglio.
Mi sembra la tua una delle tante scappatoie per cercare di superare l'individualita'.
Come fosse un peccato.
Apparentemente l'individualita' c'è, ma in effetti non c'è, in quanto unica e' la coscienza, e la coscienza è ciò che conta, quindi l'individuo è una illusione, in effetti.
La mia impressione è che la diversamente ingiustificata importanza che si da' alla coscienza ( non là si considera come mero strumento) miri a trascendere l'uomo.
Magari lo spirito santo non ci pare argomento forte da portare in discussioni ragionevoli, e allora ci inventiamo in alternativa una super coscienza.
Fatti una domanda e datti una risposta.😊
Perché diamo tanta importanza alla coscienza?
Cui prodest?
#4634
Diciamo che la bontà sul campo del metodo delle probabilità  è proporzionale alla conoscenza del sistema e/o al numero di prove effettuate.
Diversamente occorre provare sul campo e prendere atto della frequenza dei casi.
Non si può dire che un vaccino funzioni a priori.
Bisogna provarlo prima, e fin qui nulla di nuovo.
Infatti le relative procedure di verifica sono assodate.
Ma là probabilità che un nuovo vaccino funzioni è aumentata, perché migliore è la conoscenza del sistema.
Sembra un paradosso quindi che sia aumentata la diffidenza della gente.
Ma è un paradosso apparente.
La stessa teoria della probabilità ci spiega il perché.
Supponiamo per semplicità che la gente decida con il lancio di un dado.
Gli si chiede se si fida dei vaccini.
Lancia  il dado e se esce testa risponde di sì.
Se esce croce risponde di no.
Sappiamo che là probabilità, in questo esempio, che la gente non si fidi del vaccino, all'aumentare delle interviste, si avvicinerà sempre più al 50%.
Viceversa al diminuire delle interviste, al limite ( nessuna intervista) il risultato si avvicina a  0%.
In effetti non vi è stata nessuna intervista, ma grazie a internet la gente ha detto la sua , come se fosse stata intervistata, e il 50% ha detto che non si fida, come se fosse un dado.
Prima, quando internet non c'era ,il dado non è stato lanciato , oppure , se è stato lanciato, nessuno ne ha riportato i risultati. La sfiducia nei vaccini quindi risultava pari a zero, in base ai dati disponibili.

In definitiva ,per la migliore conoscenza del sistema, mi aspetterei che i risultati della sperimentazione dei nuovi vaccini abbia avuto mediamente maggior successo rispetto ai vecchi.
Se questo dato è vero sarebbe un peccato non averlo riportato.
Ci direbbe infatti che là probabilità di effetti collaterali dei nuovi vaccini è inferiore rispetto ai vecchi.
Per fortuna , grazie alla globalizzazione , non tutto dipende da noi.
Ma per quanto dipenda da noi italiani comprendo le cautele di Ipazia.
Siamo ancora la nazione dove non diventi primario senza raccomandazioni, se non per eccezioni che si verificano con irrisoria probabilità.Quasi impossibili.
Come ho detto è cruciale la conoscenza del sistema, e non possiamo ignorare la conoscenza del sistema Italia.
La conclusione è che statisticamente gli italiani non si fidano di se stessi, ma hanno oggi un buon motivo per non maledire la globalizzazione.
#4635
Tematiche Filosofiche / Il mondo privo dell'uomo
25 Marzo 2021, 16:35:24 PM
Citazione di: niko il 25 Marzo 2021, 14:40:35 PM
"Chi può affermare di aver mai visto la specie umana?"

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Per me, Chiunque abbia puntato un adeguato microscopio su una cellula umana diploide e abbia contato i cromosomi.

Poi la specie, e la vita in generale, esiste come confine alle possibilità di ricerca di senso, realizzazione e autodefinizione dell'individuo: possiamo fare tantissime cose, progetti, monumenti, vocabolari, e definire il nostro orizzonte di senso in mille modi, ma la tendenza complessivamente considerata agente in ogni individuo fare prole, difenderla finché non sia autonoma e a quel punto o una volta mancata l'occasione levarsi dalle scatole morendo, sarà sempre più forte delle nostre autodefinizioni, nominazioni e orizzonti di senso.

Anche l'individuo è convezione ed è tanti, ma proprio questo essere "tanti" dell'individuo vuol dire essere vita ed essere specie, quindi il volersi riprodurre e il tendere a morire prevarranno appunto sulle istanze proprie dell'io e dell'individualismo spicciolo. Questo è anche il motivo per cui non si può definire una base pro-vita dell'etica, per cui in generale bene è vita e male e morte, la morte dell'individuo è vita per la specie e per la bio-massa della vita in generale, un certo grado di "morte" nella massa deve darsi perché possa essere l'individuo, quindi il mors tua vita mea non è solo nella lotta tra compresenti i un dato momento, ma nello scarto differenziale tra interessi del gruppo e dell'individuo.
Ripeto , diciamo le stesse cose, ma guardandole da sue prospettive diverse.
Io mi sforzo di guardarle da un punto diverso di vista perché questo mi suggerisce la scienza nella sua evoluzione .
Il quesito posto da Viator mi è parso ammissibile quando l'ho letto, ma nel corso di questa utilissima discussione mi è parso via via più paradossale.
Il paradosso nasce, come ha scritto Jacopus, dal credere vero ciò che per convenienza costruiamo.
Che ciò  succeda direi sia inevitabile.
Le nostre teorie prendono il posto della realtà quanto piu esse si mostrano utili, e quanto più vi prendiamo tutti confidenza.
Questo "senso di realtà" è tanto più forte quanto nella sua costruzione non sia intervenuta la coscienza.
È un senso di realtà che certamente condividiamo con le altre specie animali.
Certamente caratterizzarci dunque come specie che usa coscienza in abbondanza sembra una scelta obbligata, ma a rigore si tratta di una libera scelta fatta in attesa di comprendere meglio cosa sia coscienza.
Non è facile modificare un senso di realtà nella cui costruzione non sia intervenuta la coscienza.
Diversamente sarebbe facile farlo. Sarebbe facile disfare ciò che si è costruito in coscienza,
Disfare per ricostruire secondo nuovi criteri suggeriti da nuove conoscenze.
E le specie fanno parte di queste costruzioni.
Non ci vuole una scienza per percepire che una zebra è una zebra.
Là si percepisce così chiaramente che sembra strano immaginare un tempo in cui questa percezione non fosse data.
Ma se si usa la scienza la prospettiva cambia, e cambia in continuazione, e cambiamo quindi noi.
Comprensibile una certa apprensione quando ciò  avviene e il volersi aggrappare a punti fermi quando la "realtà " solita, più che solida, trema.

Se continuiamo a considerarla solida al di là' dei suoi limiti funzionali contingenti, e così succede perché non li percepiamo chiaramente, rischiamo di costruire castelli in aria, di cui il quesito posto da Viator è un buon esempio.