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Messaggi - paul11

#466
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
05 Novembre 2019, 18:07:15 PM
Citazione di: viator il 05 Novembre 2019, 15:20:10 PM
Salve Paul11: Riprendo dalla tua replica nr.183 ; "La vita è limitata, ma non si sa perché debba essere così e il suo senso nel breve limite, ma allo stesso tempo si inventa l'infinito".
Forse il perchè della limitatezza della vita (individuale) è ignoto a molti non perchè la cosa sia molto misteriosa, ma perchè la nostra personale ossessione per l'immortalità individuale (seccamente in contrasto con le leggi naturali) obnubila, confonde la nostra capacità e volontà di fare un semplice ragionamento.

Il fatto è che il mondo e la natura sono "ossessionati" anch'essi dalla propria immortalità complessiva, ma da sempre "sanno" che essa è realizzabile solo attraverso un continuo rinnovamento dei propri singoli contenuti, dei quali noi facciamo parte.

Se tali singoli contenuti non venissero implacabilmente rinnovati, trasformati (la morte è una forma particolare di trasformazione) nel mondo si instaurerebbe una situazione di "congelamento" dei suoi aspetti. Nulla morirebbe (cambierebbe, invecchierebbe) ma l'unico modo di ottenere ciò sarebbe l'interruzione del funzionamento del mondo stesso ! Nulla più dovrebbe accadere ! E questa non sarebbe proprio la situazione che abbiamo appena cercato di evitare ??.

L'unico modo di evitare la morte del mondo nel suo insieme è mantenerlo vivo attraverso la mutevolezza e la caducità dei suoi componenti.

Vedi che è bastato un ragionamento poco più che infantile per dare senso e risposta a quello che moltissimi considerano un insondabile mistero ?

Naturalmente il problema è che una simile visione dell'argomento non riesce a soddisfare neppure una dei sette miliardi di psiche umane, per cui.....................avanti con il sogno dell'immortalità!. Saluti.
ciao Viator,
Se non ricordo male, da ormai antichi studi alle superiori, fu Galileo a dire che la fantasia umana non può fare a meno di relazionarsi alla realtà.
Così come le alterazioni artistiche spazio/temporali ,non sono altro che astrazioni, ma sempre della realtà.
Non sono quindi per l'antitesi fra fantasia e realtà, ma si tratta di coniugarle razionalmente se vogliamo trovare dei signifcati.

Quindi non capisco le dicotomie fra ossessione immortale, o si potrebbe anche dire, ossessione mortale come contrapposizione.

Per natura cosa si intende? Le scienze naturali del regno animale, vegetale, minerale? O insieme alla fisica?
Le scienze naturali sono relegate al pianeta Terra e la vita per come qui la intendiamo.
Se lo estendiamo alla fisica, arriviamo all'astrofisica e dall'altra alle scienze delle particelle e ci dicono aggiungendo altro alle strette conoscenze del pianeta che ci ospita.

Ci sono almeno tre domini che devono essere correlati fra loro: natura (in senso stretto), fisica,
e continuo a dire "mentale".
Nessuno dei tre domini da solo ci dice la verità, ma una verità parziale per il singolo dominio.
Il tempo della vita umano è un attimo rispetto alla natura dei cicli del nostro pianete e a sua volta il pianeta Terra è un attimo rispetto ai tempi dell'universo.

La nostra cultura poggia sul senso della vista, come dei S.Tommaso, per dimostrare che vi sia almeno una parziale verità. Ma questo empirismo porterebbe anche ad un estremo scetticismo.
Perchè se occhi non vedono e non c'è allora verità, su tutto ciò che esula dalla vista fosse finzione, ne deriverebbe che la storia raccontata e non vissuta non è vera, che dove non sono stato fisicamente, non è vero, che tutto ciò che interpretazione e informazione datami fin dall'infanzia poggia sulla non verità, poiché esula dalla mia esperienza.

Ma la mia esperienza è solo mia e ognuno ha la sua. Che cosa mai accadrebbe e in fondo accade?
Che ognuno si sente portatore di una propria verità incomunicabile e solo la necessità di una socialità di individui poggia sulle convenuto, sulle convenzioni, che poggiano sulle falsità poiché non corrispondono a nessuna esperienza vissuta.

Ti sei mai chiesto perché l'universo debba essere per forza in divenire, per cui tutto appare e scompare? La trasformazione è proprio l'apparire e lo scomparire, eppure l'universo è sempre lì.
L'universo non appare e scompare, i fenomeni interni all'universo appaiono e scompaiono.
Noi rimaniamo noi stessi, nonostante i fenomeni interni metabolici, chimico fisici, ci trasformano nel tempo delle età della nostra esistenza.
Lo vedi il nesso? Noi non siamo altro dal bambino che eravamo,nonostante l'esperienza della vita, nonostante ci trasformiamo fisicamente.

Ogni cosa, ogni ente ha un sua identità e ha una sua memoria.
saluti
#467
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
05 Novembre 2019, 01:04:34 AM
Se come dice Sini, nella modernità(Nietzsche, Husserl, Heidegger) si fa esperienza con un'altra verità, perché la verità si articola nella molteplicità dei corpi e dei discorsi, in maniera che non è traducibile in una unica verità.
E ancora: la verità non è giudizio, non è un principio di non contraddizione.
E infine: l'umano è quello da fare, non quello che è.


Gli suggerirei di prendere seriamente in considerazione di scrivere " La fenomenologia della menzogna! " E spiegare finalmente e senza chiacchiere, come l'uomo sia riuscito nei millenni a costruire quegli stessi discorsi e quegli stessi strumenti ,senza giudizio, senza non contraddizione, eppure fondando una cultura.


A margine della discussione in riferimento a Bobmax:
Nell'uomo la tecnica si è sviluppata enormemente (probabilmente per le corde vocali e le mani prensili con il pollice opponibile), ma la sua essenza è rimasta la medesima.

Non vi è perciò alcuna differenza ontologica tra l'azione dell'uomo e quella dell'animale (d'altronde su cosa mai si fonderebbe questa differenza?)


Con il "plesso" ,utilizzando il termine di Sini, su cui potrei essere d'accordo.Non è scindibile lo strumento dal discorso, in altri termini la tecnica dal linguaggio.Il superamento del limite di efficienza di ogni strumento ha sfidato l'uomo a costruire, progettare altri strumenti sempre più efficienti e quindi potenti.
#468
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
04 Novembre 2019, 23:41:14 PM
Citazione di: viator il 04 Novembre 2019, 21:23:44 PM
Salve Paul11. Osservo:" senza configurazione universale il senso dell'esistenza perde significati o ne acquisisce altri del tutto parziali".
Ovvio che senza il complessivo venga messo in risalto il particolare ed il relativo.

Poi:" Il nulla si crea e nulla si distrugge, dimentica la mente................". Perdona, ma qui proprio non capisco. O forse credo di capire che secondo te il nulla possa esistere, a questo punto non saprei se da solo od accanto (per modo di dire : in realtà in cantucci assai separati) al qualcosa.

Infine; "che energia è visto che acquisiamo sempre più conoscenze , anche se non necessariamente divengono sapere di saggezza?
L'entropia dell'informazione segue la regola dell'energia fisica?"
.
L'energia secondo me è una delle due vesti del mondo fisico. La conoscenza è secondo me l'insieme delle informazioni, le quali hanno caratteristiche meta-fisiche (risultano essere enti formali, in sè impercepibili ai sensi -suoni, parole, scritture, codici etc. sono solo veicoli di informazione, la quale è generata dalle- e contenuta nelle- strutture costruibili attraverso l'assemblaggio di tali veicoli).

Quindi l'entropia ha il proprio andamento mentre conoscenza ed informazione sono tutt'altri enti. Se tu intendi far paragone tra l'entropia come spontanea diffusione ubiquitaria dell'energia e la apparentemente analoga tendenza (soprattutto attuale) dell'informazione umanamente codificata, siamo secondo me invece su due fronti opposti : l'entropia tende all'uniformità energetica con conseguente arresto del funzionamento ("vita") del mondo, l'informazione tende al suo opposto (la diversificazione e complicazione dei contenuti del mondo) provvedendo a vivacizzarne il funzionamento. Saluti.
Ciao Viator,
scusa......lapsus: "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma" ,come da te scritto.


SE l'entropia fosse un dominio separato dal mentale ,come agisce la parola, il pensiero, il logos dentro il dominio fisico?
Se vi fosse dicotomia dei domini, i due domini sarebbero incomunicanti e noi umani, in quanto fisica e in quanto pensiero rappresenteremmo questa contraddizione........vivendola.
#469
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
04 Novembre 2019, 15:24:33 PM
Ciao Aperion,
Ritengo l'archè immutabile ontologicamente:ciò che è , è.
Il divenire è il processo gnoseologico, senza divenire perde senso l'esistenza.

La presenza di regole a noi appaiono infiniti e per due buoni motivi.
Il primo è che il tempo è troppo grande per una breve esistenza.
Il secondo è che l'infinito non ha senso se non come uno dei paradigmi culturali che assecondano il ben più importante paradigma moderno che la vita essendo finita viene dal nulla e va nel nulla:
per togliere il nulla si inventa l'infinito.

Deve esserci razionalmente una causa prima e in quanto tale a sua volta incausata.

Altro termine importante: il limite.
Lo è quanto l'infinito e ci si accorge dell'antinomia fra un limite e qualcosa che invece non ha limite, l'infinito. Questa è un'aporia moderna.
La vita è limitata, ma non si sa perché debba essere così e il suo senso nel breve limite, ma allo stesso tempo si inventa l'infinito.
Questa è mimesi antitetica dei paradigmi meta-fisici, perché invece ogni cosa ha un limite e nulla è infinito.

E' impossibile determinare direi meglio il motivo, piuttosto che la causa, per cui l'universo esiste e ci tocca allora ragionare con quello che abbiamo per potere tentare di capire,Il divenire porta con sé la possibilità di conoscere i fenomeni e di cui i parametri spazio e tempo ci indicano le posizioni.
Ci sono, forme, essenze, che sono costanti, altre conoscenze che sono variabili.
Il senso dell'universo e della nostra esistenza percorre il processo inverso in termini di ragionamento razionale , dall'esperienza empirica , al concetto che mostra le forme.


Citaz.Aperion

'Causa Prima' precederebbe tutto, senza che ad essa si possa applicare la proprietà di essere 'effetto di...'. Viceversa, se ci fosse regressione infinita, non vedo come ciò possa configgere con la prospettiva 'topologica'.

Perchè il concetto fissa e fotografa qualcosa, lo ferma. Un prima di un prima deve avere anche riferimenti a qualcosa; quindi è giusto come hai scritto che la causa prima non è effetto a sua volta di un'altra causa.

La regressione non è infinita in termini razionali concettuali, lo si vuole identificare con i fenomeni empirici come processo, ma è diverso .Quando scrivi una legge fisica, hai sancito un comportamento, un divenire che hai fissato in un segno ,simboli, ecc.
Noi prendiamo dal dominio del sensibile esperienziale e lo collochiamo in concetto razionale.

Per Viator,
senza configurazione universale il senso dell'esistenza perde significati o ne acquisisce altri del tutto parziali.

Il nulla si crea e nulla si distrugge, dimentica la mente che conosce: che energia è visto che acquisiamo sempre più conoscenze , anche se non necessariamente divengono sapere di saggezza?
L'entropia dell'informazione segue la regola dell'energia fisica?
#470
Sono d'accordo con Phil, è impossibile togliere l'esistenza all'osservatore e all'osservato, poiché è la relazione fra i due che determina la conoscenza, in questo caso della misura.
E' altrettanto vero che ogni cosa interagisce con il resto del mondo.
Il disturbo è implicato dall'esistenza.
Gli strumenti sono amplificatori sensoriali e delle modalità conoscitive implicite dell'uomo.

Una via neutrale ,di non disturbo, da parte dell'osservatore sull'osservato penso sia impossibile:
essendo l'atto del conoscere una relazione, che in quanto tale interagisce.
#471
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
02 Novembre 2019, 12:24:08 PM
ciao Aperion,
Per me è evidente un origine di tutto, è il fisico che si sposta la livello superiore meta-fisico.
Perchè questo universo ha determinate regole? Potremmo pensare ad altri universi con altre regole?
L'origine detta le regole e le condizioni affinché vi siano le relazioni, senza tutto questo non ci potrebbe essere regolarità conoscibile:sarebbe davvero caos del tutto indeterminato.

Se il divenire è il piano in cui la causalità si mostra, non può esserlo l'origine, deve per forza essere incausato. Cosa direbbe Bohm topologicamente e non con le coordinate cartesiane: prima ,del prima, del prima.......
La regressione infinita, verso il basso e l'alto, verso l'infinito più piccolo e l'infinito più grande ,riguarda un processo, un procedimento che culturalmente l'uomo ha scelto e ha portato a risultati, ma non più nella meccanica quantistica. La stessa cosa si pone sull'origine dell'universo.
Bohm lo dice nel dialogo. Una certa matematica, una certa visione fisico-naturale, ha fatto progressi conoscitivi in questi ambiti, ma non aiutano più, anzi diventano pesi e condizionamenti.

La mia impressione è che siamo in un periodo storico umano conoscitivo di forte transizione, perché gli strumenti conoscitivi finora conseguiti hanno fatto il loro tempo.
Oggi siamo in crisi su tutto.
Ad esempio, la filosofia analitica del linguaggio è dovuta da Frege, Russell, Wittgenstein arrivare alla filosofia della mente attuale. Per il semplice motivo che il processo fra cervello e mente, fra stato empirico e stato mentale non sono la stessa cosa, per cui entra in crisi il significato della parola che nasce dal mentale o nasce dalle cose fisiche? Il mondo si dà e mi dice.... Ma è la mente che dà il nome, denotazione, simboli e segni.
Sono allora gli esperimenti dell'elettrone sulle due fessure che aprono il paradosso fisico, perché non è il comportamento della causa effetto degli stessi procedimenti classici che avevano portato a conoscenze conseguite.

La nostra conoscenza costruisce categorie ,classificazioni, tassonomie, in qualunque campo.
Per costruirle ci vogliono parametri. Per gli animali sarà al dentizione, la colonna verterbrale,ecc: per i vegetali saranno i gameti, i fiori, l'apparato vascolare,ecc.
A seconda dei parametri che sono soggettivi umani pur dentro l'oggettività osservata, sempre un arbitrio è, noi decidiamo come parametrizzare l'universo con bosoni e fermioni, ecc.
Nessuna classificazione sarebbe possibile dall'alto al basso e viceversa se in origine l'energia non avesse avuto al propri interno anche le regole e le condizioni per potere essere modellata, per divenire nel tempo e nello spazio
Il problema non è la regressione, ma perché ontologicamente già in origine esiste energia e forze interagenti: o meglio questa energia e quelle forze dal punto di vista fisico.

Il processo, procedimento, protocollo, è uno standard attribuito quando una conoscenza funziona. Ma funziona fino a quando la stessa mente umana, non incontra conoscenze nuove che contrastano con lo steso procedimento. Quì necessita il salto delle procedure.
E l'origine è in parte procedura, poiché è in relazione con energia ,regole e condizioni, ma allo stesso tempo è ontologia necessariamente ed è quest'ultimo il problema fisico, ma non meta-fisico
poiché incausato.

In fondo è lo stesso problema sul tempo fra Einstein e Bergson: l'uno vede lo stato empirico e l'altro lo stato mentale,ma entrambi essendo umani riconoscono le ragioni dell'altro
#472
Storia / Re:Austerity e storia
31 Ottobre 2019, 00:08:12 AM
....e dal 1932, come d'incanto comincia a risollevarsi l'economia tedesca.
Perchè era una crisi finanziaria, non strutturale produttiva.I beni immobili dei ricchi compensano i valori inflattivi dei beni mobili circolanti, perché un immobile sale altissimo di valore. Oggi per leggere un bilancio di un'azienda vi sono degli indici sulla parte industriale si chiama EBITDA(che poi è il margine operativo lordo) e poi ci sono gli indici finanziari.
La classe media fu colpita ,perchè è sempre in mezzo al guado nei sistemi statali moderni.Non è così ricca da coprire gli investimenti immobiliari precedenti alle alte inflazioni, e perché è quella che investe sui debiti pubblici finanziari dello stato.

Il secondo aspetto è storico: dal 1918 della rivoluzione d' Ottobre comunista, al comparire del movimentismo pre fascista con l'arditismo alla fine della Grande Guerra e prima del movimento nazista tedesco, intercorrono poco più di dieci anni.
Non può essere un caso.
C'era già allora una crisi liberaldemocratica in politica, nei fatti più che nelle teorie e c'era una cultura anti modernista trasversale, interessante come studio culturale e anche filosofico.
Benedetto Croce aderisce al fascismo, come Gentile, poi si ritrarrà.
Heidegger in Germania fa la stessa cosa.

Una certa cultura non positivista si spende nei primi movimentismi.
E' vero che il fascismo e il nazismo furono la risposta finanziata contro l'ormai istituto comunismo russo che era nato prima.

Ma tutti e tre sono partoriti dopo la prima guerra mondiale, ognuno con le sue forti problematiche economiche e c'era il grande vento culturale socialista rivoluzionario che spirava da decenni.
C'era, a mio parere, una speranza in cui credere completamente alternativa ai sistemi vigenti e con uomini di cultura di primo piano disposti a spenderci. A prescindere dai discorsi ideologici, perché, almeno per me, l'interessante è studiare le condizioni ambientali delle variabili in gioco per capire le prassi rivoluzionarie. Sono tre fortissimi leader intesi come personalità (si dice che Hitler avesse timore verso Mussolini....).

Quindi e ribadisco ci vogliono il concorso di più cause storiche nel momento più basso del ciclo economico
#473
Storia / Re:Austerity e storia
30 Ottobre 2019, 13:47:27 PM
ciao Inverno,
La crisi del 1929 investì violentemente la repubblica di Weimar, che si concluse con l'ascesa di Hitler. L'iperinflazione era tale che un kilo di pane costava 400 miliardi di marchi: questo dice molto  sul livello economico in cui si trovò esposta la repubblica. http://www.viaggio-in-germania.de/inflazione-1923.html

La tua tesi è giusta. Però come insegna un insigne storico come Le Goff ad es.. sulla rivoluzione francese, ci vogliono il concorso di più cause ,in dato ambiente, affinché vi sia un colpo di mano.

Le condizioni potrebbero essere: condizione economica disastrosa, colui o coloro che hanno il potere sono inetti, colui o coloro che vogliono il potere sono innovativi.

Quindi: debito pubblico non redimibile; un quarto stato, una popolazione alla fame( però nell'epoca di Weimar fu il ceto medio ad essere colpito e questo accade storicamente da quando gli Stati emettono titoli ); chi ha il potere è odiato; chi vuole il potere ha qualcosa da dire progettativo, innovativo che veicola il consenso di coloro che subiscono di più la crisi.

La nostra attuale situazione italiana non ha queste condizioni, a parere mio.
#474
Riflessioni sull'Arte / Re:Una storia risorge
29 Ottobre 2019, 14:59:56 PM
Mi piace.
In effetti c'è qualcosa di antico, di famigliare con le due brocche e due tazzine.

Creare ceramica dalla terra , è arte e gratificante, così come dipingere da una tela bianca.
#475
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
28 Ottobre 2019, 15:18:41 PM
ciao Aperion,
Platone dalla modernità viene screditato volutamente,costruendo ad arte luoghi comuni, in modo tale che pochi lo leggano e studiano.

La meta-fisica è auto fondante nella misura in cui riesce a relazionare i tre domini: universo, natura, uomo, che il resto della filosofia e correnti culturali dimentica.
E la vera filosofia è ricordare che non si possono costruire parziali forme accentuando o particolari domini o particolari tematiche dimenticando altre tematiche e altri domini.

Sul trascendentale ontologico hai ragione. E sono nati assurdi nelle correnti della filosofia analitica.
Quando Frege pone le sue tre tesi :definizione del significato in termini di verità; composizionalità delle lingua; carattere non psicologico del significato , in realtà temeva che la psicanalisi allora galoppante ,in realtà era nata dall'empirismo psicologico di Brentano fra i cui discepoli vi erano un certo Husserl e un certo Freud.
La filosofia della mente attuale che riunisce neurobiologia e congnitivismo è il tentativo di costruire un piano ontologico in cui il soggetto mente costruisce i linguaggi relazionati, la conoscenza, il sapere,grazie al cervello umano analogico con il mondo.
L'assurdo è che se ontologicamente ad una certa scienza e ad una certa filosofia, mancando una realtà ontologica fondamentale come la mente, che è l'agente conoscitivo, come possiamo costruire linguaggi come affermazione di ver oe falso, mancando l'ontologia appunto del soggetto?
E' lo stesso paradosso per cui si pensa che veniamo dal nulla per tornare nel nulla, ma in mezzo c'è la vita, c'è il linguaggio. Queste filosofie ci dicono degli strumenti relazionati, ma non delle ontologie del soggetto e nemmno dell'oggetto e in quanto tale falliscono.
Il fare esperienza, il piano pratico così esaltato dalla modernità , manca di quello stesso senso che Frege vuol invece trovare nel piano delle relazioni con il linguaggio. E' come dire, studio la Luna per definire la Terra.

Husserl ha un merito -come d'altronde Kant seppur sbagliando impostazione, vale a dire cercare di scientificizzare la filosofia- quello di riunire il soggetto e l'oggetto come vissuto pur sapendo che sono distinti. Io vivo la realtà. l'agente conoscitivo è sia passivo che attivo allo stesso tempo.
Rientra il piano psicologico per alcuni versi, ma daccapo ,o trascende o se rimane al trascendentale deve ontologizzare la psicologia ,il che significa dichiararla, definirla. E la psicanalisi è morta adducendovi come causa l'indimostrabilità... e siamo daccapo sul piano di come si intenda verità dalla modernità.

La morale è necessaria per orientare i comportamenti che sono etici. Morale ed etica non sono la stessa cosa. La morale è il faro, il parametro per cui noi stessi giudichiamo i comportamenti nostri e altrui. Se la morale diventa individuale e non accettata come comunità accade quello che sta accadendo al giorno d'oggi. Ognuno auto giustifica i propri comportamenti e la giustizia sanzionatoria dello stato semplicemente regola i rapporti reali sotto l'incudine della sanzione, poiché agisce armandosi come prepotente verso l'individuo disarmato. E' quindi un rapporto solo di forza oggi lo Stato e molto poco morale. Per questo ogni Stato ha necessità di conformarsi alla propria tradizione, per avere non solo forza fisica militare brutale. Ma questa è mimesi di un dispositivo culturale che invece originariamente disarmava i singoli individui costruendo la pace nella comunità. Oggi la paura e il timore è la sanzione della norma, l'uscire dalla disciplina dell'ordine e delle regole, poiché lo Stato che è ente astratto filosoficamente agisce con le cattive.
E' caduta la remora antica della morale che non era nell'uomo ,era l'armonia profonda fra i domini dell'universo e della natura che ovevano riflettersi nelle comunità umane. Qualunque tradizione umana in qualunque latitudine regge secondo questa regola, poiché dichiara il limite morale di rispetto oltre il quale il comportamento è contro natura.
La potenza umana della tecnica ha svincolato anche il rapporto uomo-natura, seppur esaltando le regole naturali, perché l'uomo manipola e trasforma a suo particolare e parziale utilità e funzionalità la natura stessa .In realtà l'uomo combatte dalla modernità la natura, poiché la natura gli grida : morirai! Le culture non contaminate dal tramonto dell'occidente, reggono come comunità poiché la regola morale e sopra le volontà dei singoli umani ed è la linea invalicabile del rispetto di un ordine, di una regola non scritta ed esercitabile dall'uomo che invece noi come occidente abbiamo frantumato tenendo però gli etimi : ordinamento, norma, legge.


Ben conoscerai la teoria cosmologica del big bang.
Ben conoscerai le teorie delle particelle sub atomiche

La scienza fisica attuale sta alla meta-fisica nel momento in cui il piano concettuale fuoriesce dai sensi come parametro di verità. Sono scienze contro intuitive e puramente concettuali dove la mente e la cultura relegata ai sensi fallisce ed è di ostacolo (c'è per questo timore delle future intelligenze artificiali che non avranno questi limiti sensibili)
La cosmologia dichiara un tempo zero in cui tutta l'energia espressa dall'universo era dentro una capocchia dispillo. Il tempo 1,2,3.......... è l'apparire delle forze:atomica debole e forte, gravitazionale elettromagnetica che rimodellando l'energia stessa la trasformano anche in materia(che alla fine è una forma di energia).Miliardesimi di secondo che spostando l'energia dal punto zero nel tempo zero si espandono fisicamente ....come un grande respiro.
E se dicessi che quel tempo zero è l'archè meta-fisico? La cosmologia delle scienze moderne non può rispondere chi, cosa ,come e perché c'è stato un tempo zero in un luogo zero.
Quel tempo è un eterno, prima che apparissero gli elementi, le forze, ed è dimostrabile solo dalla ragione e non volerlo dimostrare, perché occhi non vedono e cuore non duole, significa che quella capocchia di spillo viene dal nulla e nulla sarebbe il significato allora dell'intero universo, compreso l'uomo.

«L'arché dunque non solo è ciò che vi è di identico nelle cose diverse, e non solo è la dimensione da cui esse provengono e in cui esse ritornano, ma è anche la forza che determina il divenire del mondo, ossia è il "principio" che, governando il mondo, lo produce e lo fa tornare a sé» (La filosofia dai Greci al nostro tempo,di  Emanuele Severino I vol., pag. 34, BUR, Milano 2004).
#476
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
25 Ottobre 2019, 23:01:48 PM
ciao Aperion,

Dovresti leggerti ad esempio il Parmenide di Platone, un dialogo socratico fra un giovane Socrate e il vecchio Parmenide insieme a Zenone, per capire come la dialettica dei rapporti,relazioni ,delle uguaglianze ,dei confronti ecc. funziona a montare e smontare le tesi e argomentarle dimostrativamente.
Inizia addirittura con il concetto di Uno correlato all'eterno, al divenire, agli enti.
La meta-fisica non è niente affatto correlazione solo fra enti astratti, bensì le relazioni fra dominio naturale mediato dal linguaggio umano e teso a rappresentare un tutt'uno inteso come enti concreti ed enti astratti. Il ragionamento logico razionale è ciò che come strumento linguistico può relazionare diversi domini, così come le geometrie e matematiche ,come enti astratti con tanto di postulati si applicano agli oggetti concreti della realtà sensibile.

Cartesio, Leibniz e Spinoza sono razionalisti nella modernità ( e non per questo significa che non lo fossero prima della modernità, in quanto la logica predicativa e proposizionale e le categorie sono di Aristotele e degli stoici) . La rottura empirista , che viene fatta passare per razionale da una certa cultura moderna strumentalmente, si fida della VISIONE PERCETTIVA SENSIBILE e per questo Hume predicherà l'incausazione dei fenomeni fisici e riterrà che la morale è sentimento, in quanto l'emotività è più importante della ragione.
Ed è qui che arriva Kant se vuole scientificizzare la filosofia, che poi significa piegare la filosofia al fenomeno fisico che non è la fenomenologia dello spirito hegeliano, che non è la fenomenologia husserliana dove oggetto e soggetto sfumano empaticamente nell'intenzionalità.

Il tempo è un a-priori per Kant, se vuol fare filosofia un po' più seria degli empiristi scozzesi.
Deve accettare degli a-priori e le categorie se vuole relazionare concetti anche solo sugli enti fisici e deve accettare dei posteriori se vuol trarre un minimo di conclusioni.
Ma deve a sua volta dividere il soggetto e l'oggetto, scendendo di livello razionale cartesiano fra il cogitans e l'extensa, non superandolo.
Ma Kant ha avuto più fortuna nella corrente culturale modernista, semplicemente perché vincerà non culturalmente ,ma come potenza economico militare la cultura anglosassone, quella dell'altro scozzese Adam Smith, poi del pragmatismo americano e del positivismo .
Quì avviene la scissione fra analitici e continentali che dura da più di un secolo.
Perchè se il VEDERE è la dimostrazione di una tesi, se si scinde il soggetto dall'oggetto, se si inseriscono nel contesto culturale generale e non strettamente filosofico, il soggettivismo della concreata realtà del solo dominio del sensibile, non ha più nulla di fondativo nelle morali, perché ognuno come soggetto è libero di opinare. Per questo hanno esaltato la libertà, per formare l'individualismo dentro il solo dominio umano come metafora della natura.
Il potere dominante seleziona la cultura che lo giustifichi.
Ritornando a Kant il trascendentale è il passaggio dal dominio della natura alla mente umana, non è il trascendente che relaziona il dominio fisico naturale del sensibile con il sopra sensibile: il concreto e l'astratto.
Kant non fonda la scienza moderna che era galileiana e newtoniana, fu l'illuminismo a esaltare la ragione dalle solo prassi,sotto il vento delle scienze sperimentali , semmai cerca e ripeto di rendere come la scienza moderna la filosofia. Ma la ragione rappresenta, media i domini costruendo un modello, che sia scientifico sperimentale, che sia filosofico, una legge fisica è un procedimento linguistico dove numeri e simboli riproducono oggetti fisico naturali.
E' evidente che la cultura moderna non supera affatto quella antica nel metodo filosfico, lo esclude volendo la potenza sulla natura del sensibile, e volutamente dimenticando tutta lameta-fisica del sopra sensibile che era scomoda, niente affatto superata.La dimostrazione è la coscienza in hegel nella fenomenologia dell ospirito.la coscienza diventa il mediatore fra enti in sé e per sé de ldominio naturale ed enti astratti nel dominio del sopra sensibile
Se credo in Dio devo calarlo nel dominio della natura, della propria esistenza, la stessa cosa fanno le ideologie moderne, la stessa cosa fanno le Costituzioni nell'enunciazione dei valori nei primi articoli. Senza paradigma sopra sensibile ,che siano valori morali, o enti a -priori, non esiste una costruzione completa di nessun modello di pensiero. Ognuno di noi, senza essere filosofo, presta fiducia in qualcosa e si apre a costrutti del pensiero che dialetticamente operano nella realtà della vita e daccapo la dialettica delle prassi ridiventano rimodulazione di ciascun modello rappresentativo della realtà che le scienze, le filosofie, e ognuno di noi nel suo piccolo, compie.

La morale è sopra sensibile per necessità, l'etica è dentro le prassi dei comportamenti.
Non sono la stessa cosa. Noi confrontiamo i nostri comportamenti con la nostra coscienza.

Su Heidegger diciamo succintamente che siamo gettati nel mondo e dobbiamo avere un pro-getto se vogliamo dare senso alla vita.

E' normale che il club della cultura dominante non possa disancorare le scienze fuori dal sensibile, dal vedere come dimostrazione. Sono i San Tommaso che devono vedere le piaghe per poter credere.

Deleuze risponde bene allo scontro/incontro fra scienza e filosofia, fra Einstein e Bergson.
Erano personaggi pubblici ,in quanto assai famoso al tempo e del tempo ognuno ha portato le sue considerazioni. Il tempo fisico è una scansione di attimi, il tempo vissuto ha durate diverse perché è vissuto e ogni evento o corre troppo o ci sembra che si fermi.
Hanno ragione entrambi.
#477
Tematiche Filosofiche / Re:Nietzsche
24 Ottobre 2019, 01:23:49 AM
Sul post di Anthonyi
«I deboli e i malriusciti devono perire, questo è il principio del nostro amore per gli uomini.»
Perchè questa è la legge di natura


istinto di libertà, e sarebbe interessante capire come questo si abbina con la volontà di potenza e il super-uomo (anche se qui ci sono differenti interpretazioni) del quale lui parla.

Togliendo ragione e morale


Sul post di Ipazia
Nietzsche non è affatto illuminista, visto che crede in Dioniso.

Della religione, come giustamente scrive Franco altrove, intesa come costruzione razionale non dice assolutamente nulla. Nietzsche semmai ne critica gli effetti pratici, anche giustamente, come condizionamenti non emancipativi .

E ne indaga la fenomenologia con rara efficacia ermeneutica (l'esaltazione nichilistica della morte sacrificale e la svalutazione di tutto ciò che è vitale)
E scrive scempiaggini, contraddicendosi visto che ama la tragedia greca. Non c'è nulla di più vitale del sacrificio essendo tragedia.
Se crede nel guerriero e pensa che questi non sacrifichi qualcosa di sé per qualcosa che ritiene ancor più importante, dimostra la pochezza filosofica anche dal solo punto di vista della vitalità.
La sua era una ossessione.

Ha contribuito a creare il nichilismo moderno e contemporaneo , ma non lui volutamente e qui dimostra la sua ignoranza e pochezza sul futuro


post d' Inverno
La geniale intuizione di Nietzsche è quella di aver scritto "per tutti e per nessuno", ovvero, tutti pensano di averci capito qualcosa ma nessuno ci ha capito niente

PERFETTO e ci aggiungo: ognuno vi vede quello che vuol vedere.
Per un semplice motivo, è sinceramente ambiguo come lo è l'uomo ,soprattutto di natura.
Ci sono molti Nietzsche e anche contraddittori fra loro, perché non è affatto un filosofo, non ha costruito un pensiero filosofico e il suo testo migliore"Così parlò Zarathustra" lo è perché finalmente manca quella vena nichilistica, di cui i poteri incarnati moderni e contemporanei ringraziano, in quanto lo hanno strumentalizzato.
Nietzsche è geniale poiché è estremamente sincero e mostra l'uomo per quello che è: genio e bestia.

Post di Green

le prime opere sono nettamente le migliori ,fino al suo capolavoro, poi la mente gli ha giocato brutti scherzi, anche perché i suoi amici lo lasciarono solo nella sua follia,come Wagner, pochi  lo aiutarono fra cui il suo grande maestro di filologia.
#478
Premessa:
F. Nietzsche, Su verità e menzogna in senso extramorale.

Questo che segue è l'incipit iniziale.

In un qualche angolo remoto dell'universo che fiammeggia e si estende in infiniti sistemi solari, c'era una volta un corpo celeste sul quale alcuni animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e menzognero della «storia universale»: e tuttavia non si trattò che di un minuto. Dopo pochi sussulti della natura, quel corpo celeste si irrigidì, e gli animali intelligenti dovettero morire. - Ecco una favola che qualcuno potrebbe inventare, senza aver però ancora illustrato adeguatamente in che modo penoso, umbratile, fugace, in che modo insensato e arbitrario si sia atteggiato l'intelletto umano nella natura: ci sono state delle eternità, in cui esso non era; e quando nuovamente non sarà più, non sarà successo niente. Per quell'intelletto, infatti, non esiste nessuna missione ulteriore, che conduca al di là della vita dell'uomo. Esso è umano, e soltanto il suo possessore e produttore può considerarlo con tanto pàthos, come se in lui girassero i cardini del mondo. ............

La posizione di Nietzsche qui rappresentata è la premessa e chiave di lettura dei suoi scritti migliori, perché ha anche vagheggiato, vaneggiato, contraddicendosi con altri scritti.

L' Uomo bisogna prenderlo per quello che è : natura. Porsi altri problemi mentali , vaneggiare che ne so di metafisica ,di filosofia diventa la presopopea umana, un darsi troppa importanza e crearsi falsi problemi....che diventano cultura e in quanto tale condizionano la vita stessa dell' Uomo.

La domanda è: è davvero così come pensa Nietzsche?

I post di Sariputra e Phil implicitamente pongono nelle loro argomentazioni la vera problematica che non è storia è la reale e vera condizione umana da sempre: il senso di precarietà.
Due sono gli estremi: o si vince costruendo una sicurezza, una consolazione , o si accetta la precarietà naturale.

La civiltà , la cultura attuale ha scelto la strada dell'uomo-natura con i concetti a corollario(evoluzione darwinista, utilità, opportunità, funzionalismo, il capo branco, ecc).
Qualunque forma di potere si autoconsacra nella natura in questa cultura, perché, e Nietzsche è estremamente coerente nel ragionamento logico ,data la premessa), perché non c'è morale, ma regola naturale del più forte per cui è la volontà sola e le condizioni ambientali-naturali (che poi sono anche organizzazione sociale umana come metafora naturale nelle piramidi sociali).
Qualunque tipo di sovvertimento sociale è giustificabile da questa cultura, qualunque atto di forza.
Non è disumanizzazione, rimangono i sentimenti, la giocosità, la gioia, ecc, ma sono relazionati alle regole della natura. Il più forte decide della sorte del più debole. Nietzsche, a mio parere, ha fiducia nella natura umana mentre non ne ha per qualunque tipo di cultura in quanto veicolo di condizione, di costrizione, degli istinti umani. Il merito , la forza, la volontà fanno da discrimine sui valori .

Questa società attuale è più nietzschena che cristiana. Solo che la cultura dominante moderna è a metà strada, ed ecco il vero problema mistificatorio.
La mimesi dei dispositivi culturali agisce svuotando i concetti e contenuti antichi, ma mantenendo la parola ,il termine. La retorica e la prosopopea agisce per tenere unite le comunità, ma la prassi agisce come regola spietata di natura.
Si ha la necessità dei grandi paroloni, come evocazioni, perché lo stato di natura non riuscirebbe mai a tenere l'ognuno per sé e tutti contro tutti. Non è questione di tattiche o strategie di potere, il livello è più alto, è di cultura ,di identità di popoli, di singole persone naviganti per il mondo.

Ma la domanda culturale, essendo l'uomo cultura, nonostante Nietzsche si contraddica(essendo uomo di cultura anche se ama la natura come culla umana) , è:
l'uomo può dimenticare le domande fondamentali sul proprio senso esistenziale, vedendo esso stesso nascere e morire in continuazione, secondo la regola naturale? Può accettare la precarietà come condizione di senso della propria vita?

Oggi siamo a metà del guado, una crisi culturale per certi versi anche interessante, per chi cerca di capire. Nella cultura non esistono vuoti, chi si sottrae immediatamente il suo spazio/tempo viene preso da qualcosa d'altro. La filosfia si sottrae ? La scienza moderna diventa divinatoria, come segno di speranza .Ma sono proprio gli archetipi umani ,più ancora degli archè meta-fisici, a dichiarare che l'uomo non può fingere di sottrarsi alle domande fondamentali creando un luna park globale per stordire la propria coscienza.
#479
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
21 Ottobre 2019, 17:47:16 PM
Alimento la discussione con un noto incontro/scontro che avvenne

fra Einstein e Bergson.



Bergson concepiva il tempo come coscienza, per cui la successione precisa dell'attimo dopo attimo era sostituita dalla durata secondo l propria coscienza, irripetibile,adducendo che il tempo della coscienza è quello vero e non la convenzione scientifica di un tempo intellettuale.

In "Durata e simultaneità" del 1922 Bergson spiegava appunto che era impossibile porre il tempo senza una coscienza. Se il tempo dello scienziato è un tempo artefatto, una spazializzazione del tempo del vissuto dal soggetto, allora i diversi tempi della teoria di Einstein sono spiegati come artefatti di uno stesso tempo unico. Perché possano esistere tempi diversi, sembra concludere il ragionamento di Bergson, deve esistere un tempo unico che li contieneequando la relatività asserisce che esistono due tempi, propone solo un'astrazione matematica. In poche parole, il grande errore della relatività non sta nei suoi calcoli, ma nel suo porsi come una teoria generale, nel darsi una valenza metafisica.



Gilles Deleuze scriverà che senza una metafisica, la scienza sarebbe astratta e priva di significato. Per quanto possa apparire paradossale, quella discussione del tempo che era apparsa come uno scontro tra una concezione filosofica e una scientifica, non sarebbe stato altro che un tentativo di evitare proprio tale scontro.





La teoria della relatività ristretta mostra che «un orologio ritarda in proporzione all'aumentare della velocità», cioè che «il tempo scorre più in fretta per un osservatore stazionario rispetto a uno in moto». Dobbiamo quindi abbandonare l'idea «che la simultaneità sia un concetto universale, su cui tutti concordano indipendentemente dallo stato di moto». Come rileva Bergson, il passo dalla teoria ristretta a quella generale è breve (Einstein lo compì nel 1907) se ogni moto è relativo e non c'è un punto di riferimento assoluto né un sistema privilegiato, è evidente che l'osservatore interno a un sistema non avrà alcun modo di sapere se il suo sistema è in moto o in quiete, il suo sistema sarà immobile, appunto per definizione, se egli ne fa il suo "sistema di riferimento" e se vi colloca il suo punto di osservazione .È evidente che la teoria di Einstein incide profondamente sul concetto di simultaneità, relativizzandola



La simultaneità si contrappone, in questo senso, alla durata: simultanei possono essere due istanti del tempo, cristallizzati e quasi astratti dalla durata complessiva del fenomeno in esame. Misurare il tempo significa dunque numerare delle simultaneità .Della durata del fenomeno la teoria non tratta: ma per Bergson è proprio la durata che definisce la "natura del tempo", poiché in sua assenza non sarebbe possibile nemmeno il darsi di istanti. Si tratta di un punto valorizzato anche da Husserl nelle lezioni sulla coscienza interna del tempo: «del fenomeno di decorso noi sappiamo che è una continuità di mutamenti incessanti la quale forma un'unità indivisibile, non divisibile in tratti che possano stare a sé, e non separabile in fasi che possano stare a sé, in punti della continuità. Le porzioni che noi rileviamo per astrazione possono essere solo entro il tutto del decorso e così pure le fasi, i punti della continuità del decorso» L'insistenza sull'importo percettivo e intuitivo è dunque funzionale alla rilevazione di un versante ulteriore rispetto a quello matematicooggettivo: si tratta della dimensione soggettiva e qualitativa dell'esperienza del tempo .
#480
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
21 Ottobre 2019, 14:41:53 PM
Ciao Aperion,
in realtà la filosofia antica ebbe prima un approccio direi naturalistico, poi la speculazione della ragione porrà elementi meta-fisici.
Ma c'è un luogo comune culturale e dominante che purtroppo è diventata convenzione, quello di pensare che la meta-fisica giunga all'ontologia senza passare dalla natura ,dalla realtà.
E' un grosso errore perché il percorso razionale è uno e uno solo ed è quello che permette al linguaggio, che si tratti di solo forme o di solo sostanze, di costruire relazioni.
La matematica e la geometria sono scienze con proprie postulazioni, ma sono applicabili al mondo in altre scienze valutandone qualità e quantità.

Per Kant, avendo una visione della filosofia come la scienza galileiana, lo sforzo del trascendentale , è già il solo ammettere che senza degli a-priori e le categorie è impossibile costruire relazioni logiche. Il trascendente è andare dentro il noumeno kantiano, entrare nel dominio dell'Essere, dell'ontologia. Senza quest'ultima è improponibile una morale, ed è quello che infatti la scienza moderna non può fare,se non per vie traverse che la relazionino alla filosfia.

In modo molto succinto, poiché Heideggere è parecchio complesso e persino contorto (c'è un primo e secondo Heidegger, come da letteratura)

1) Sì , con l'Esistenza noi abitiamo il tempo, il nostro tempo.
2) un esserci è ogni persona
3) il senso di attualizzare l'orizzonte temporale è il progetto

E' curioso, ripassando ultimamente Husserl(fenomenologia), come quest'ultimo trovi più in Cartesio che in Kant, la sua fonte di ispirazione.
Heidegger non ama il positivismo e le scienze moderne, non basta come speculazione umana davanti alle grandi domande sul senso della vita. Kant è invece un illuminista, ma ogni filosofo è figlio del suo tempo e quindi è chiamato a rispondere anche ai quesiti culturali coevi a lui.
Per questo non do mai giudizi assoluti su ogni singolo filosfo. Kant vive il tempo in cui le scienze e la tecnica si dispiegano in piena potenza, Husserl vive la crisi delle scienze ; Heidegger discepolo
indisciplinato di Husserl, vive la crisi della potenza della tecnica e di un nichilismo sociale prepotente (l'influenza in lui di Nietzsche è forte).

Trovo che l'ontologia dello spazio e tempo e delle particelle in termini fisici nella relatività e quantistica siano più vicini alla meta-fisica originaria di quanto lo sia stata la fisica classica.
Non è un caso che grandi scienziati abbiano speculato anche di filosofia, poiché il sapere muta la qualità delle domande che ci si pone(perchè il mondo è così, che senso ha tutto questo e io stesso in questo mondo?.....)