Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Sariputra

#466
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
18 Gennaio 2019, 11:11:32 AM
Non ho mai sentito in me la fascinazione della vita. Nemmeno da bambino. Per questo ripeto spesso di essere nato vecchio. Non che mi dispiaccia, dopo tutto. Forse nascere in una casa vecchia , decrepita e quasi in rovina ormai, ti rende magari sensibile all'impermanenza e al mutare di ogni cosa, ma meno al fascino della vita in sé. Certo, si rimane 'affascinati' da una bella fanciulla dal volto di luna o da una ricca mensa imbandita, ma non è fascinazione per la vita quella...è desiderio, che è ben altra cosa. Naturalmente si ha una gran paura di abbandonarla, questa vita, anche se non si è affascinati da essa...paura dell'ignoto e attaccamento per la nostra mentecorpo attuale. Aggrappati  ai rami della foresta e saltellanti da uno all'altro come una scimmia, passiamo i nostri giorni, sempre uguali e sempre diversi. Ora siamo irretiti da questa idea, domani da quell'oggetto, dopodomani da quella cena da fare...Ci proiettiamo sempre verso qualcosa. Non c'è molta consapevolezza in questo afferrare e lasciare; è quasi un processo automatico ormai... Che diavolo sto facendo?...Mah! Lo faccio o non lo faccio? Attimi di consapevolezza balenano nella mente, per poi spegnersi...lo facciamo, aggrappiamoci ancora...alla fine l'oblio della consapevolezza ci pare persino piacevole, più piacevole dell'esser consapevoli.
Dobbiamo stordirci e non riflettere. Ancora vetrine per favore!..Ancora volti da osservare e non conoscere...ancora perdersi nel formicaio umano, nel termitaio delle menticorpo...capelli, peli, sudore...odore , profumi eccessivi, volgari...l'occhio che scatta verso un bel viso, due occhi dolci, un bel sedere...va da sola la scimmia...non si ferma mai: afferra e lascia per riafferrare e lasciare ancora...zac zac..zac zac...
La vita mi sembra come un autobus senza autista. Non c'è nessuno al volante. Non ci resta che stare seduti al nostro posto e smettere di lagnarci...Se non c'è nessuno al volante, se ho questa minima consapevolezza, allora non mi metto a gridare come un ossesso: "Sbrigati, portami via di qui!" e nemmeno di rallentare per farmi ammirare il panorama. Non c'è nessuno là davanti e...non c'è nemmeno il volante! Ahia...
Però...però...che pace senza più aver fretta, senza sbraitare ad un autista che non c'è...Adesso, quasi quasi...posso starmene in pace mentre attraverso territori stupendi...aride pietraie...ho lasciato andare la volontà di controllare il percorso...che pace! Non sono più coinvolto...sono distaccato...sembra quasi che stia meditando...
E' incredibilmente facile! Meditare è facile...ma di solito la gente non lo sa. Di solito si sforza per renderlo facile, il che è proprio paradossale. Siccome non abbiamo i risultati sperati...ci sforziamo sempre più. Siamo tutti là davanti nell'autobus che cerchiamo i comandi...che non ci sono...e così non osserviamo più le pietraie e nemmeno le dolci colline ricoperte di boschi spogliati dall'inverno...Più ci si sforza, più è difficile...
Invece bisogna solo smettere di lottare con l'autobus e restare consapevoli del viaggio...senza nessuna aspettativa...tutti i sogni sono morti...lasciati uscire dal finestrino... inerti come quei tronchi abbattuti dal vento.
Sto marcendo anch'io...sono impermanente come quelle foglie ammassate ai lati della strada da quel netturbino imbaccuccato...non sono diverso...c'è solo questo respiro che entra e che esce dalle narici...c'è solo questa consapevolezza del respiro che entra e che esce...la consapevolezza del passare...
La scimmia si è placata...
#467
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
17 Gennaio 2019, 15:34:26 PM
Sull'ateismo di Giacomino io sarei un pò dubbioso. Secondo una mia personale interpretazione, data da quel  poco che ho letto di lui (letto però intensamente, versando lacrime e con un serio accapponamento di pelle...) direi che la sua era quasi una concezione buddhista del nulla nel quale l'esistenza o meno di Dio non era il problema principale dell'uomo perché, se c'era, questo Dio non s'occupava del destino delle 'sue' creature'.A  corroborare la mia tesi che trattasi di caso tipico di 'disperato' che anela all'annientamento definitivo  porto l'entusiasmo verso li suoi scritti di un altro 'ottimista' , cioè Schopenauer...anche lui  'anima indiana' in corpore occidentale...tra simili ci s'intende ovviamente...

Il prof Davide Casagrande osserva:

...a proposito di Dio e il suo rapporto con il nulla che lo fonda – e quindi non lo fonda –, Leopardi scrive:
«Io non credo che le mie osservazione circa la falsità d'ogni assoluto, debbano distruggere l'idea di Dio. [...] Ego sum qui sum, cioè ho in me la ragione di essere: grandi e notabili parole! Io concepisco l'idea di Dio in questo modo. [...] Io considero dunque Iddio non come il migliore di tutti gli esseri possibili, ma come racchiudente in se stesso tutte le possibilità, ed esistente in tutti i modi possibili. [...] Così resta in piedi tutta la Religione, e l'infinita perfezion di Dio».

Questa citazione spariglia le carte; chiunque voglia fare di Leopardi un gigante dell'ateismo non si è, evidentemente, preso la briga di leggere queste annotazioni del 1821. Rolando Damiani, in una conferenza dell'ottobre 2014, riguardo il tema della "religione" leopardiana, affermò che, d'essa, occorre parlare:
«In un senso anomalo [...] perché in Leopardi la religione non è un fatto né semplicemente confessionale, cioè di adesione confessionale alla dogmatica cristiana, questione che evidentemente per Leopardi si pone solo fino a un certo periodo della sua vita [...] e neanche nel senso di rifiuto del religioso in una prospettiva di laicismo ottocentesco, che è uno dei modi per i quali è passata l'accoglienza di Leopardi".
Nel  dettato di Zibaldone 1619-1621; Leopardi legge la tradizionale formula di presentazione che Dio fa di sé stesso in Esodo 3, 14, come una dichiarazione ontologica di autosussitenza. Dio esiste in quanto deve esistere e, per riprendere alcune osservazioni fatte da Kierkegaard negli Atti dell'amore, il dover-essere fonda l'eternità dell'essere; Dio deve essere, dunque è eternamente. Avendo in sé la propria ragione necessaria – e sufficiente – d'esistenza, il Dio di Leopardi esiste "in tutti i modi possibili", ovvero ci appare come ci deve apparire.
Osserva ancora Damiani:
«Nel 1824, cioè nella piena maturità del pensiero, il Dio di Leopardi non è un dio malvagio, è un dio casomai impotente. Un dio che non può fino in fondo essere padrone del manifestato, cioè di ciò che egli stesso ha creato. Perché? Perché al di sopra di lui c'è un potere inconoscibile [...] che viene chiamato da Leopardi, tradizionalmente, 'ordo fatorum'. [...] Esso ha a che fare con l'Ἀνάγκη, la necessità [...]. Di essa, Leopardi fa un'ipostasi, ma un'ipostasi maligna» (perché era pessimista; nota del Sari. Se Giacomino fosse stato amato e di carattere ottimista forse diventava un'ipostasi begnigna...).
Da questo punto di vista, la necessità è un Über–Gott che sovrintende a Dio, ma prima ancora alle cose di questo mondo. In questo quadro, Dio si inserisce come motore, e pro-motore, di quel poco di bene che possiamo rintracciare nella storia: Dio è esperibile nello straordinario, certo, ma anche nella quotidianità del dolore, in cui Egli, pur volendo inserirsi per modificarla, non può:
«Dio poteva manifestarsi a noi in quel modo e sotto quell'aspetto che giudicava più conveniente: [...] Egli si è rivelato perché ha voluto e l'ha stimato conveniente, secondo le diverse circostanze delle sue creature»
«I suoi rapporti con gli uomini e verso le creature note, sono perfettamente convenienti a essi: sono dunque perfettamente buoni, e migliori di quelli che vi hanno le altre creature, non assolutamente, ma perché i rapporti di queste sono meno perfettamente convenienti»
Il che significa che Dio tenta d'accompagnare le sue creature e lo farebbe, se potesse. Vi è però la Necessità che, in qualche modo, fa resistenza e s'oppone all'assolutà bontà di Dio. Ciò che ciascuno di noi ottiene dal suo rapporto con Dio, è sempre e comunque il massimo che potrebbe avere. Ergo, ciò che otteniamo da Dio come atto d'amore puro, è il massimo che possiamo ottenere: chiedere di più sarebbe sfidare non solo Dio, ma la necessità che lo sovrasta.

L'abisso che ci separa da Dio è incolmabile, vasto, non giungiamo a lui se non saltuariamente. E questa Necessità, che supera Dio e supera l'uomo, questo ordo fatorum, insondabile e invincibile, come lo chiameremo? Lo chiameremo nulla: nulla di buono, nulla di razionale, nulla in ogni forma.

In questo senso dunque, l'Ἀνάγκη – il nulla – fonda tanto le cose del mondo quanto Dio, perché ordina le prime e frena l'azione del secondo. Ma affermare che Dio c'è, ma non può agire, è ben diverso dal dire ch'Egli non (c')è! Leopardi, esattamente come l'ultimo Sartre (ricordate la famosa intervista a Lèvy del 1980?) non era un ateo, piuttosto il testimone disincantato d'una sorta di "eclissi contemporanea del divino".

Leopardi sentiva la mancanza di Dio. N'era ossessionato. Lo cercava nelle forme del rito tradizionale (come dimostra l'ultima lettera prima della morte a Monaldo, in cui afferma d'essersi confessato e comunicato) ma faticava a scovarlo, assuefatto com'era dal "piacere fremebondo della disperazione". ( attaccamento al piacere della disperazione direbbe un buddhista di livello medio-basso... :( )

Il dibattito resta aperto, come si conviene di fronte a questi giganti...
#468
Citazione di: Ipazia il 17 Gennaio 2019, 10:04:17 AM
Citazione di: Sariputra il 16 Gennaio 2019, 14:51:40 PMP.S. Anche a me, pur essendo 'spiritualista', la 'realtà' appare molto misteriosa ma...per nulla affascinante! ( definizione di affascinante nel vocabolario:Che attrae in modo irresistibile, che desta ammirazione ed illimitato consenso; incantevole, seducente). Non capisco proprio come questo postaccio di pianeta dove siamo confinati possa destare illimitato consenso, o essere incantevole e seducente..se non per gli illusi... :(
Anche a me, pur essendo 'materialista', la 'realtà' appare molto misteriosa e...quindi affascinante! ( definizione di affascinante nel vocabolario:Che attrae in modo irresistibile, che desta ammirazione ed illimitato consenso; incantevole, seducente. Cosa c'è di più affascinante, irresistibile e seducente del mistero ?). Capisco perfettamente come questo universo dove si svolge la nostra vita possa destare illimitato consenso e desiderio di conoscenza, senza fantasticare su altri mondi incantevoli e seducenti..se non per gli illusi... :(

Si  può tranquillamente  non trovare per nulla affascinante, irresistibile e seducente questo universo e nello stesso tempo non fantasticare affatto su altri mondi incantevoli e seducenti creati dalla fantasia.  ;D  Le due cose non sono necessariamente collegate...


cit. Jean:Questo venire al mondo è stato un gran colpo di culo, pensa se non nascevi...

Eh!...Su questo ci sarebbe tanto da discutere, se sia veramente un colpo di sedere (le chiappe sono due...) ;D
#469
@Davintro
il problema del liberismo però, a mio parere, è quello di creare enormi diseguaglianze sociali, come stiamo vedendo un pò dappertutto. Se anche si dà l'"elemosina" ( reddito di cittadinanza) a tutti quelli che, progressivamente, con la tecnologizzazione, l'industria 4.0, l'IA, ecc. perderanno via via il lavoro questo non basterà a creare una società nemmeno minimamente coesa.  Avere un reddito minimale che al massimo ti potrà permettere di placare la fame, senza che i tuoi figli possano nemmeno aspirare...che so... a studi superiori perché troppo costosi  e quindi a carriere professionali retribuite decorosamente,  creerà un malcontento sociale che via via aumenterà fino a determinare una situazione esplosiva ( e qualche avvisaglia, vedi Francia, comincia a manifestarsi...). Il liberismo deve essere controbilanciato da politiche sociali (l'avidità si dovrebbe almeno limitare...sappiamo benissimo che, al contario di quel che si crede, i top manager vengono retribuiti in maniera mostruosa anche se portano al fallimento, da incompetenti avventurieri, le loro banche o aziende...questa è un'aberrazione tipica del liberismo/mercatismo economico odierno, che non premia le capacità ma ben altro, ossia la speculazione finanziaria selvaggia). 
Le paghe odierne sono molto basse nella maggior parte dei paesi. In molti sono vergognosamente basse. Il lavoro è così difficile da trovare per un giovane, che alla fine lo si costringe ad accettare lavori temporanei mal pagati, festivi, con contributi pensionistici minimi che saranno causa della sua sicura povertà futura, da anziano. Quasi la metà dei giovani sono senza lavoro e l'altra metà si 'arrangia', spesso migrando...Non è questione di 'far la morale' ma certo che un minimo criterio di giustizia sociale mi sembra necessario affinche il liberismo non diventi semplicemente, come per me sta avvenendo, la "libertà dei ricchi di diventare ancor più ricchi"... :(
Ciao
#470
Anche se mi prenderete in giro io sono fautore di un socialismo dhammico buddhista, come terza via:

...Non credere che il socialismo è morto! Questo è solo la propaganda degli irriducibili capitalisti neo-conservatori.
Il vero socialismo non è mai stato provato su larga scala.Il socialismo è la prospettiva e l'orientamento che considera il bene della società nel suo complesso come centrale, piuttosto che il bene personale, individualista. Così, il socialismo è l'opposto dell' individualismo con cui siamo irretiti oggi. Per i buddhisti impegnati, il socialismo deve essere radicato nel Dhamma. Così, si parla di " socialismo dhammico".Non si tratta dello stalinismo dittatoriale. Il socialismo Dhammico non è servile conformismo, in quanto rispetta e nutre gli individui. Tuttavia, lo scopo della vita dell'individuo non può essere solo il proprio piacere di successo. Nel socialismo dhammico, lo scopo e il significato della vita dell'individuo va al di là del nostro piccolo "io" e si ritrova nella società, nella natura, e nel Dhamma.Il socialismo Dhammico è l'espressione di due fatti fondamentali: uno di questi è che noi siamo inevitabilmente e ineluttabilmente esseri sociali che devono vivere insieme in una forma di società che dà la priorità all' interrelazione, alla cooperazione, e all' aiuto vicendevole, per risolvere il problema della sofferenza. Pertanto, il principio della giusta relazione o giusta inter-parentela è il cuore di una tale società.
Tan Ajarn concepì questa forma di società come essere il vero significato del socialismo, che può differire dalla comprensione di scienziati e politici marxisti.
Tan Ajarn amava utilizzare certe parole a modo suo e noi lo fraintendiamo se non ci rendiamo conto di questo. Sangkom-niyom, la parola thailandese per socialismo, letteralmente significa "preferenza per la società", o "a favore della società", piuttosto che favore dei singoli (cioè l'individualismo), come è stato spesso il caso in Occidente o nella società capitalista e del consumismo.
Il suo socialismo si radica nel fatto che noi dobbiamo vivere insieme, e quindi per sopravvivere si deve dare importanza alle strutture e ai meccanismi della società che ci permetteranno di farlo nelle maniere più idonee.
Siamo tutti responsabili per la promozione, e la cura di questi mezzi.
Questo è il nostro modo di comprendere il socialismo.
l secondo fatto è che il socialismo può andare storto. Ci sono stati diversi approcci al socialismo, e alcuni sono stati incorretti, hanno assunto forme autoritarie, violente e corrotte. Ajarn Buddhadasa insiste sul fatto che il socialismo deve essere modificato dal Dhamma buddhista per tenerlo onesto, morale, e non violento.
Così, si parla di socialismo Dhammico. Non vogliamo un socialismo che è principalmente materialistico o economico. Esso non sposa l'idea di un socialismo basato sul conflitto di classe o sulla vendetta.
Piuttosto, crediamo in quel socialismo che è in armonia con il Dhamma.
Per essere in armonia con il Dhamma significa che esso si deve basare sulla realizzazione dell' interdipendenza umana.
In altre parole, il nostro socialismo deve essere morale, radicato nel siladhamma (moralità, normalità). Il Siladhamma consiste in relazioni e attività che non opprimono o si approfittano di nessuno, incluso se stessi, e che sono volte al reciproco beneficio, di noi stessi, degli altri, e del collettivo.
... l'oppressione sociale è radicata nella personale e strutturale presenza dei kilesa, che è l'egoismo.
L'eliminazione di questo egoismo è il compito del siladhamma, della religione, e del socialismo dhammico.
Se il nostro socialismo può andare oltre il livello morale e realizzare una società in cui tutti sono liberi non solo da un comportamento egoista, ma anche da un attitudine egoistica non deve essere discusso in questa sede.
Credo che sia sufficiente per ora concentrarsi sullo sviluppo di una società in cui il comportamento egoistico è ridotto al minimo.
...La gente richiede una visione che mostra come la felicità sta nel socialismo dhammico e in una società nibbanica, piuttosto che nell' egoismo, nel consumismo, nel materialismo, e simili.

Da "Quali possibilità per il socialismo dhammico", di Santikaro Bhikkhu (2009)
#471
cit. Vorrei porre una domanda agli spiritualisti: che relazione c'è tra l'investimento di un'automobile e lo spirito del gatto?Sono d'accordo con Ipazia che sugli interrogativi posti da Freedom la biologia dà le risposte più valide. Se si vuole ampliare il tema allora è un compito per la filosofia.Secondo me la scienza non è materialista  è interpersonale, altrimenti le teorie non sarebbero comunicabili, trasmissibili.Sono ateo, ci tengo però a precisare che, attratto dal relativismo, non sono né materialista né spiritualista, la realtà mi appare ben più misteriosa ed affascinante.

Allora: per uno spiritualista la differenza sta che, nell'investimento da un'automobile, si rovina il corpo del gatto e spesso anche parte dell'automobile. Mentre però l'automobile è riparabile, il corpo del gatto generalmente no (di solito vengono maciullati nell'impatto...). Però la "gattità" del gatto svincolata dal suo corpo ri-nasce in altro corpo in base alle dinamiche karmiche del gatto stesso: se è stato un buon gattone, un gattone diciamo 'coscienzioso', può rinascere ancora come gatto, ancor più 'coscienzioso' , oppure addirittura come essere umano (ma in questo caso deve essere stato particolarmente coscienzioso e provenire da un flusso che si perde nella notte dei tempi di gattoni 'coscienziosi'...). Come essere umano può allora studiare il profondo Dhamma che libera da ogni ulteriore ri-nascita  in questo mondo senza senso e pieno di dolore. Se invece è stato un pessimo gatto, di quelli che si divertono a torturare i topolini e le lucertole in modo sadico, senza necessità, godendo gattescamente della sofferenza inflitta, senza 'coscienza' per il dolore inflitto, rinascerà come gatto che subirà sulla propria pelliccia il karma avverso da se stesso procuratosi. Allora si potrà vedere , per esempio, un gattino nascere con un moncherino al posto della coda e si saprà che quello era in una precedente esistenza un gatto che strappava le codine alle lucertole ( tipo Cagliostro che gira di solito attorno alla Villa e che mi ha confidato di essersi amaramente pentito di quello che credeva essere un innocente sollazzo da gatto...)...oppure subirà una retrocessione a essere senziente ancor più sprovvisto di coscienza, che potrebbe essere un cozza,un pidocchio o una zecca destinata a vivere succhiando la vita altrui...
Poi c'è da considerare il karma negativo che matura per l'umano che ha investito il gatto. Come si vede che l'episodio ha creato karma negativo per l'investitore?...Beh! Freedom sta ancora ripensando all'episodio e non certo con piacere...essendo però un gesto involontario (almeno così ricorda ORA il Freedom, ma all'epoca? Stava forse discutendo con la moglie? Era furioso perché in ritardo?...) non maturerà karma che lo porterà ad una rinascita infausta, esaurendo già in questa stessa vita la 'potenzialità negativa' insita nell'azione stessa...
Diversa la cosa se fosse stato un gesto feroce intenzionale del Freedom...allora potrebbe essere 'neutralizzato' solo dall'accumulo di molte azioni meritorie che creano karma positivo (tipo adottare un gatto senza coda rifiutato da tutti, non sbraitare più con la moglie, infischiarsene se si arriva un pò in ritardo, ecc. ecc.).
Ciao

P.S. Anche a me, pur essendo 'spiritualista', la 'realtà' appare molto misteriosa ma...per nulla affascinante! ( definizione di affascinante nel vocabolario:Che attrae in modo irresistibile, che desta ammirazione ed illimitato consenso; incantevole, seducente). Non capisco proprio come questo postaccio di pianeta dove siamo confinati possa destare illimitato consenso, o essere incantevole e seducente..se non per gli illusi... :(
#472
Gigio:  Soffro terribilmente!
Doc:  Che tipo di sofferenza?
G.: Di tutti i tipi: mentale, materiale e fisica.
Doc: Mi spieghi meglio.
G.: Soffro e non so il perché.
Doc: Ogni problema ha la sua soluzione.
Gigio: Davvero? E chi lo dice?
Doc: Beh!...Si sa...insomma...bisogna vedere ...farsi forza e pensare che domani andrà meglio.
Gigio: L'ho pensato proprio ieri che oggi sarebbe andata meglio...non funziona! Ma vede, la mia domanda è     proprio sul perché. Perché si soffre.
Doc: Sì...allora...fisicamente perché abbiamo un corpo materiale che invecchia, s'ammala, ecc. Mentalmente per tante cose...ma bisogna pensare positivo, capisce...bisogna proprio, se no...se no arriva la depressione e poi bisogna assumere farmaci e andare dallo psicoterapeuta.
Gigio: Torno da lei?
Doc: Se vuole, se si è trovato bene...l'importante è che capisca il punto, se ne faccia consapevole. Suvvia! La vita è bella.
Gigio: Chi lo dice che è bella ?
Doc: Ehm! ..Va beh!...Glielo concedo, è un modo di dire...
Gigio: No, no, andiamo a fondo...affondiamo il coltello nella piaga...per quale motivo devo sopportare la sofferenza che è la vita? Perché io vorrei farmi saltare le cervella...ma se lei mi dà un buon motivo...beh! Posso rimandare...
Doc: Il buon motivo deve cercarlo e trovarlo dentro di sé. Abbiamo così tante potenzialità da sviluppare e poi...poi c'è l'amore!
Gigio: L'amore mi fa soffrire terribilmente.
Doc: Già!...Ma pensi alla bellezza della natura allora...
Gigio: Proprio stamattina ho trovato metà pollaio sbranato da quella maledetta volpe che non riesco a stanare e per giunta, venendo da lei un cagnaccio mi ha morso leggermente...e l'avevo pure guardato in modo dolce...perchè a me piacciono i cani...ma mi ha morso...senza alcun motivo, il bastardo. Nooo...non mi sembra poi così bella...Ha qualcosa di più...di più profondo?
Doc: Pensi che siamo esseri coscienti e che viviamo questa grande avventura chiamata vita.
Gigio: Ma se è proprio per il fatto che sono cosciente della mia situazione che soffro terribilmente? E poi se l'avventura è senza lieto fine ...solo l'idea mi fa soffrire ancor di più...Oh! Come soffro...soffro terribilmente al pensiero di dover lasciare tutto...anche questa sofferenza che in fondo...le confesso...un pò mi è anche cara...
Doc: Vede che lei in fondo ha trovato qualcosa per cui valga la pena vivere? 
Gigio: Vuole dire...vale la pena vivere per poter continuare a soffrire?
Doc: Eh sì...la scienza dice che l'essere umano si adatta a tutto. Si adatterà anche lei alla sua sofferenza terribile, vedrà...abbia fiducia...
Gigio: Ho provato a pregare Dio...un pò mi vergogno a dirlo..è così superato...ma non trovavo di meglio capisce...le pillole avevano finito l'effetto e...così ho pregato e...(guardandosi intorno sospettoso)...ho anche un pò pianto...
Doc. Naaah! ...Vede...è un fuggire dalla situazione...è un illudersi...
Gigio: Erano finite le pillole...
Doc: Posso aumentarle il dosaggio. Ma deve trovare la risposta dentro di sè...insisto. Mi ascolti: Ha una donna?
Gigio: Mi hanno levato la prostata e piscio accucciato sul vater...
Doc: Ehm!...Già...ahmaahm!...allora non so se posso aumentarle il dosaggio...sa la funzione renale...bisogna essere prudenti...
Gigio: Ma soffro terribilmente!
Doc: Deve rafforzare la convinzione che la vita è un valore malgrado tutto.
Gigio: Perchè è un valore?
Doc: Perché ...perché è una cosa meravigliosa...lo dicono tutti...c'è anche su Wikipedia...provi a cercare. Guardi che meravigliosa complessità della natura...il cielo...le stelle...
Gigio: ma se è la natura che mi fa pisciare accucciato sul vater? Ed è pure doloroso...Il cielo e le stelle non le vedo perché ho solo tre decimi di vista...
Doc: Sì...ecco...ehm! Allora...pensi alla sofferenza che proverebbero i suoi figli se mettesse in atto il suo insano proposito.
Gigio: Ma se soffro anche per loro! Non mi chiamano mai. Fanno la loro vita e se provo a chiamarli mi dicono che .. che devo mettere il pannolone...che non hanno tempo...che devono vivere la loro meravigliosa vita piena di valore...Se mi ammazzo gli faccio pure un piacere...mi viene da piangere!
Doc: Vede lei è un pò depresso. Piange facilmente, pensa a Dio...deve reagire! La scienza dice ...
Gigio: Che dice la scienza?
Doc: Dice...aspetti...ecco..se si reagisce si mettono in circolo delle endorfine che poi rialzano l'umore e poi...poi...poi ci si sente un pò meglio...e si vede tutto più rosa...ehm!Lasciamo perdere il 'si vede', mi scusi...
Gigio: Rialzano proprio tutto tutto?
Doc: No, che ha capito...ahahahah! Sempre voglia di scherzare lei...si sentirà meglio in senso generale, più tonico...perché non fa un viaggio?
Gigio: Non c'ho un euro! Ho la pensione minima. Ma ho la casetta di proprietà e allora il caf mi ha detto che non mi danno neppure il reddito dei cittadini, capisce? 'Sti stronzi! Mi fanno soffrire pure loro!...
Doc: Ah...non ha soldi?
Gigio: No. Per fortuna che pago solo il ticket per questa visita...
Doc (improvvisamente duro e serio) : Guardi che le visite al pomeriggio sono in libera professione.
Gigio: Ma va? Che disdetta che non la posso neppure pagare. Sono così avvilito...soffro tanto . E' proprio umiliante...
Doc: Se ne vada immediatamente!!
Gigio: Suvvia, non soffra così anche lei adesso!...
#473

(da Icebergfinanza)

Intanto, mentre si discute su populismo sì populismo no, o se Salvini è meglio di Narendra Modi, tutti i dati macro danno l'Europa all'inizio di una nuova recessione economica...nuova linfa per i partiti definiti ( o che si autodefiniscono) populisti? Però diversi di questi sono anche al potere adesso (Italia, Austria, Ungheria,Polonia).; riusciranno a navigare nell'eventuale crisi recessiva? Ai posteri...
#474
Citazione di: Ipazia il 14 Gennaio 2019, 10:08:37 AM@sari Mi sorprende comunque che la "buona novella" faccia così fatica ad attecchire laddove essa è nata ed anzi ne abbia i riscontri più negativi. Tal quale nel mondo cristiano. Forse non basta l'ideologia per cambiare il mondo, come non basta la matematica per sollevarlo.

Beh!..Effettivamente, da quel che possiamo vedere, l'avidità e l'avversione/odio umani l'hanno cambiato e lo cambiano in modo assai più efficace...comunque tra Buddha e Salvini dò ancora una "leggera" preferenza al primo... :)
Ciao
#475
Citazione di: Ipazia il 14 Gennaio 2019, 09:29:53 AM
Citazione di: Sariputra il 14 Gennaio 2019, 09:15:48 AM@Oxdeadbeef Parlando da una prospettiva buddhista ( mi sia concesso, per oggi...), vorrei dire che ciò di cui c'è più bisogno, al di sopra di ogni altra cosa, è una rinnovata modalità di percezione, una consapevolezza universale che possa farci contemplare gli altri come non essenzialmente diversi da noi stessi. Per quanto difficile possa essere, dobbiamo imparare a disidentificarci dalla voce insistente del proprio interesse egoico, ed elevarci ad una prospettiva universale, secondo la quale il benessere di tutti appare tanto importante quanto il proprio bene. Vale a dire, dobbiamo liberarci dalle attitudini egocentriche ed etnocentriche cui siamo legati in questo momento, ed abbracciare un'"etica universo-centrica", che assegni priorità al benessere di tutti. Lo so che appare utopistico. Mi si dirà che la politica è il prevalere di determinate forze sociali su altre. Ma questo istinto di prevaricazione non ci farà mai uscire dal cerchio dell'interesse egoico distruttivo, sia a livello individuale che di gruppo sociale... Però ripeto: non sono ottimista...potente è la radice dell'avidità umana, alimentata di continuo dalle illusioni che coltiviamo noi tutti... Ciao
E' concesso sempre, mi auguro. Ma io resto comunque basita di fronte al karma di una filosofia che riesce a tenere insieme, anche oggi, il più iniquo sistema castale con "una prospettiva universale, secondo la quale il benessere di tutti appare tanto importante quanto il proprio bene. Vale a dire, dobbiamo liberarci dalle attitudini egocentriche ed etnocentriche cui siamo legati in questo momento, ed abbracciare un'"etica universo-centrica", che assegni priorità al benessere di tutti." Non vorrei fosse il solito ritornello alla Menenio Agrippa in cui nell'armonica "prospettiva universale" c'è chi fa il cervello e chi lo sfintere anale.

Forse stai parlando del sistema castale hindu. La filosofia buddhista è da sempre contraria ad ogni casta e disuguaglianza sociale. Già 2.500 anni fa il Buddha storico accettava nel Sangha monastico (la comunità dei 'mendicanti') i senza casta e le donne. Per questo la prospettiva buddhista è universalistica e si è sviluppata presto al di fuori dell'India, a differenza dell'induismo o neobrahmanesimo che dir si voglia, ancora fortemente radicato nell'etnia identitaria locale...
Non vedo quindi punti in comune con la 'filosofia' di Menenio Agrippa... :)
#476
@Oxdeadbeef
Condivido ampiamente la tua diagnosi dei mali della nostra società, mentre non vedo come il populismo ne sia la cura. Io non ho cure immediate. Sono consapevole che processi storici che si sono dipanati attraverso decenni  ( se non secoli) non si possono invertire in breve tempo. Il loro "karma" stesso lo impedisce... :(
Soltanto seminando ogni giorno nuovi semi privi di tutto quell'egoismo che ci ha portati a questo punto ci saranno, amio parere, reali possibilità di cambiamento in meglio per un futuro che è impossibile da stabilire.  Forse non è nemmeno veramente realizzabile questo mutamento, non sono particolarmente ottimista in proposito...
Con il prevalere dell'avidità, ecco che il mondo è stato trasformato in un mercato globale, dove le persone sono  state ridotte allo stato di consumatori, addirittura di merci, e le risorse vitali del nostro pianeta sono state e vengono depredate senza alcuna considerazione per le generazioni future. Con il prevalere dell'avversione, ecco che le diversità nazionali ed etniche divengono terreno di coltura del sospetto e dell'inimicizia, esplodendo spesso in autentica violenza. L' illusione sostiene le altre due radici insane con convinzioni erronee e ideologie politiche, elaborate per giustificare comportamenti motivati da avidità e avversione.
Parlando da una prospettiva buddhista ( mi sia concesso, per oggi...), vorrei dire che ciò di cui c'è più bisogno, al di sopra di ogni altra cosa, è una rinnovata modalità di percezione, una consapevolezza universale che possa farci contemplare gli altri come non essenzialmente diversi da noi stessi. Per quanto difficile possa essere, dobbiamo imparare a disidentificarci dalla voce insistente del proprio interesse egoico, ed elevarci ad una prospettiva universale, secondo la quale il benessere di tutti appare tanto importante quanto il proprio bene. Vale a dire, dobbiamo liberarci dalle attitudini egocentriche ed etnocentriche cui siamo legati in questo momento, ed abbracciare un'"etica universo-centrica", che assegni priorità al benessere di tutti.
Lo so che appare utopistico. Mi si dirà che la politica è il prevalere di  determinate forze sociali su altre. Ma questo istinto di prevaricazione non ci farà mai uscire dal cerchio dell'interesse egoico distruttivo, sia  a livello individuale che di gruppo sociale...
Però ripeto: non sono ottimista...potente è la radice dell'avidità umana, alimentata di continuo dalle illusioni che coltiviamo noi tutti...(lo vedo ogni giorno anche in me stesso).
Ciao
#477
Se guardiamo all'Italia, o all'Europa nel suo complesso, non possiamo parlare di 'popoli' ormai , ma di popolazioni che vivono in un medesimo territorio, sottoposte alle stesse leggi, ma che non condividono etiche e valori comuni. Abbiamo solamente  pseudo-etiche e pseudo-valori condivisi da 'gruppi' di popolazione anche molti distanti le une dalle altre.
Per me il populismo è quindi quella forma di politica che parla non al popolo, ma che si rivolge in modo che vorrebbe essere diretto, a ciò che accomuna le diverse popolazioni. Si rivolge cioè a ciò che è percepito come più condiviso in questo momento storico: la paura , la rabbia e l'insicurezza data dallo sbriciolamento della comunità e dalla sua 'molecolarizzazione'.
Genericamente si dice così che il populismo parla "alla pancia della gente". Pancia che viene intesa come luogo dell'irrazionalità e delle passioni più 'basse'.
Viene da chiedersi però se l'angoscia dell'epoca moderna, del nostro vissuto da 'isolati', abbia realmente una risposta nel populismo, ossia nel tentare di 'sopprimere' la paura e non invece in uno sforzo di capire le ragioni di questa paura, che viene alimentata proprio dal senso di isolamento, di separazione ("Aiutati che nessuno t'aiuta"). 
Ma come sentirsi di nuovo comunità quando la stessa comunità 'di base', ossia la famiglia, si è sgretolata? Quando all'interno della stessa famiglia non si condividono più gli stessi valori e le stesse etiche'? Quando questa frammentazione è percepita come un 'progresso' umano in nome di una non bene definita 'libertà'? Come si può ritenere che, su queste basi, su queste premesse, si possa ricostituire una sorta di 'popolo' e non invece delle popolazioni sempre più frammentate e individualizzate quasi? Quando una persona è sola è sempre più esposta alla paura, all'insicurezza e alla rabbia e quindi vedremo sempre più furbi che cavalcheranno questa paura data dallla "post-modernità".
#478
Tematiche Spirituali / Re:coscienza: cos'è ?
12 Gennaio 2019, 19:20:52 PM
Citazione di: Ipazia il 12 Gennaio 2019, 18:42:00 PMPurtroppo, per la filosofia, il significato e senso delle cose si appoggia incontrovertibilmente (quanto mi piace questa parola philosophisch :-* ) sulle cose. Rispetto alle quali la scienza (galileiana ma ormai universale) al noumeno ci è andata più vicino di qualunque altro sapere. Tant'è che tutto il resto ha dovuto adeguarsi. Prendere atto che non siamo il centro dell'universo ha avuto ripercussioni filosofiche più profonde di tutte le dispute metafisiche. Con questa banale scoperta scientifica abbiamo dovuto ritarare radicalmente il senso e significato delle cose, inclusa la nostra autostima. I valori sono cambiati. Tutta roba filosofica dovuta alla scienza. Anche le nostre prospettive più trascendentali: etica, arte, qualità e visione della vita, si modellano su ciò che l'operari umano ci mette a disposizione. Lungi da me negare l'autonomia della coscienza umana, che ritengo ancora troppo timida rispetto alle prospettive che lo sviluppo tecnoscientifico ci ha spalancato. Ma non vedo alternativa ad una integrazione sempre più profonda tra sapere scientifico e sapere filosofico. Sta in ciò l'unica teoria possibile del Tutto. Come ci insegnarono i nostri progenitori greci.

C'è un'influenza reciproca. Anche la scienza empirica si chiede, per esempio, fino a dove è lecito spingersi con le manipolazioni genetiche (che è una valutazione etica). Io non credo a qualcosa come ad una teoria del Tutto: anche se l'otteniamo...poi che ce ne facciamo? Ci mettiamo a rimirarla o arriva il solito furbo che esclama. "Bene! Organizziamola"...?  :(
Voglio dire , non è detto che saremmo più felici sapendo "Tutto"...Infatti il mio cane che non sa un .... mi sembra assai più felice di me!  ??? Mah!

Signori, ho letto tutto ma mi tormenta qualcosa...non so spiegarlo bene. Non so in effetti di cosa si tratta...Leggendo spesso quel che si scrive su questo forum , mi vien da dire che sembra...sì insomma...sembra che molti di voi vogliano qualcosa dall'uomo... mi sembra che lo volete come disavvezzare da tutte le sue vecchie abitudini e correggere la sua volontà. Tutto conformemente all'esigenze della scienza e del buon senso. Ma, come fate a sapere con sicurezza che l'uomo  si può, ma non solo...si deve anche trasformarlo in siffatto modo? Cioè, intendo dire...come fate  ad esser sicuri che una tale 'correzione' porterà sicuramente dei benefici all'uomo? E per dirla tutta...come fate a sapere che non andare contro questo buon senso, contro tutti gli ottimi argomenti forniti dalla ragione e dalla scienza, sia davvero, effettivamente un vantaggio per l'uomo e sia cosa buona per l'umanità? Questa, signori...beh! Intanto questa mi sembra solo una vostra supposizione. Sarà anche una legge della logica, ve lo concedo...ma non è per niente detto che sia una legge per l'umanità. (cit. Sariputra --" il giovane del sottosuolo").

@Sgiombo...mi fai arrossire fino alle orecchie!  :-[  L'ho fatto leggere alla mia massaggiatrice shiatsu mentre mi premeva le reni ed è scoppiata in una sonora risata...aumentando notevolmente la pressione esercitata con le mani... :'(
#479
Tematiche Spirituali / Re:coscienza: cos'è ?
12 Gennaio 2019, 16:26:50 PM
cit.Ipazìa: Insomma, per dirla alla viator, la scienza potrebbe anche non riuscire mai a smutandare il noumeno, ma la penicillina e il riscaldamento autonomo, almeno quelli, ce li ha garantiti. Io mi godo il bicchiere mezzo pieno, tu goditi quello mezzo vuoto.

La peniccilina mi ha salvato la vita, quando avevo sedici, curando l'infezione derivata dalla peritonite gangrenosa. La questione se il fatto sia da considerarsi un 'bene' o un 'male' per il Sari è competenza della filosofia. La scienza non sa e non può dare alcuna risposta in merito...
Le domande sul significato e sul senso competono alle scienze umane e spirituali e non alla scienza empirica.
#480
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
11 Gennaio 2019, 16:19:10 PM
Un'antica storia popolare cinese racconta di un anziano contadino poverissimo che viveva con il suo unico figlio adolescente in un villaggio di montagna. Gli abitanti del villaggio avevano l'abitudine di riunirsi ogni sera, dopo il calar del sole, nella grande casa del capo villaggio per condividere la loro giornata, per raccontare storie o per comunicare nuovi accadimenti, formavano cioè quella cosa che oggi non esiste più: una comunità. Un giorno si scatenò un violento temporale e, a causa di un fulmine, un albero cadde rompendo il recinto dove il contadino teneva il suo unico vecchio e macilento cavallo. Questi, appena vide una possibile via di fuga, tagliò la corda. A sera, quando tutti si riunirono, il vecchio contadino raccontò l'accaduto e tutti, quasi in coro, commiserandolo,gli risposero: "il cavallo è fuggito via? E ora come farai, non potrai più arare la terra. Che sfortuna!".

Ma il contadino rispose: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa".

Passarono dei giorni e il mal tempo si placò. Il contadino si svegliò, com'era solito fare, di buon' ora per iniziare a lavorare i suoi campi e, una volta giunto colà, con immensa sorpresa, trovò che il suo cavallo era tornato, portando con se... una mandria intera di cavalli selvaggi. Senza pensarci due volte il contadino, aiutato dal figlio, chiuse il recinto. Adesso aveva non uno, ma molti cavalli. A sera, quando tutti si riunirono, il contadino raccontò l'accaduto e tutti, quasi in coro, gli risposero: "Tutti quei cavalli? Sei proprio fortunato. Da averne zero ad averne così tanti. Che fortuna!".

Ma il contadino rispose: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa".

Il mattino seguente il contadino ed il figlio si alzarono come sempre di buon' ora. Il ragazzo chiese al padre se poteva iniziare a domare i nuovi cavalli per poi addestrarli e usarli per il lavoro nei campi. Il padre acconsentì ma quando il ragazzo cercò di salire in sella al primo cavallo venne sbalzato via e cadde malamente, rompendosi una gamba. A sera, quando tutti si riunirono, il contadino raccontò l'accaduto e tutti, quasi in coro, gli risposero: "tuo figlio si è rotto una gamba? E ora come farai? Dovrai fare tutto il lavoro da solo! Hai tanti cavalli ma sei da solo e vecchio ormai! Che sfortuna!".

Ma il contadino rispose: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa".

Passarono le settimane e nel regno scoppiò la guerra civile. Un mattino, pieno di nuvole nere, un soldato imperiale fece visita al villaggio per arruolare tutti gli uomini e i ragazzi che potessero combattere. Ovviamente, a causa della gamba rotta, il figlio del contadino non fu reclutato. A sera, quando tutti si riunirono, il contadino raccontò l'accaduto e tutti, quasi in coro, gli risposero: "tutti i nostri figli sono partiti per la guerra e molti di loro, se non tutti, moriranno! Il tuo invece no, è rimasto a casa! Come sei fortunato!".

Ma il contadino rispose: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa".

Questa è una delle storie che cito e racconto con più frequenza a mia figlia quando mi riporta tutti quei piccoli fatti della sua vita che percepisce come sfortuna (sfiga dice lei...) e che mi è capitato di rispolverare  anche per un nipote affranto e distrutto nel cuore dall'amore negato di una bella "doppia" fanciulla. E' comparso domenica alla porta di Villa Sariputra abbracciato, in modo così tenero da farmi quasi sciogliere in lacrime per la commozione (sono un tipo così romantico... :-[ ), ad un'altra ragazza invero assai più carina e dolce della precedente nonchè dotata di rara perspicacia avendo notato la differenza tra l'olmo e il noce che , anche se spogli, ornano l'aia della villa; cosa questa che nessun visitatore si è mai soffermato ad osservare...
"Avevi proprio ragione zio" mi ha detto, scaldandomi il cuore...ma poi ...avvicinatosi un attimo mentre la fanciulla era tutta intenta ad osservare gli arredi e le opere d'arte...mi ha sussurrato all'orecchio: "Ma questa, zio?..."
Ahimè...con un sospiro non ho potuto che rispondergli:

"Fortuna ? Sfortuna? Chi lo sa?"  :-\