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Messaggi - cvc

#466
L'escalation di violenza cui stiamo assistendo non è riducibile al solo terrorismo o al femminicidio.  C'è un generale imbarbarimento nei rapporti, una progressiva perdita di filtri, di tolleranza, persino di spensieratezza e di umor. Diventa superfluo parlare di pace e guerra, perché la pace è già una guerra, dato che ogni banale discussione rischia di provocare un'efferatezza. Certo ci sono state epoche ben più violente di questa, ma allora non c'era la psicologia, questa scienza che rende chi la studia convinto di saperne più degli altri in quanto a pensieri e comportamento delle persone. Ma se è davvero così, se la scienza psicologica è così efficace, come si spiega questa esplosione di violenza in una società civilizzata come la nostra? Saranno mica, sti psicologi, come i giocatori d'azzardo, che parlano solo dei successi e dei fallimenti mai?
#467
Citazione di: Sariputra il 15 Luglio 2016, 15:56:30 PM
Quello che mi premeva mettere in evidenza era l'analogia tra il pensiero antico e quello attuale, che si serve di motivazioni religiose per giustificare atti orribili e sanguinari. Un filo conduttore che percorre la storia da 2.500 anni, ossia la giustificazione ideologica religiosa per atti che hanno fini esclusivamente politici.
Al grido di "Dio lo vuole" le fosse si sono riempite (soprattutto di innocenti) e questo grido trova rispondenza in testi, come l'Esodo per l'appunto, nei quali sembra che lo stesso Dio adorato si serva del terrore per i suoi fini. E si ha un bel dire che si deve intendere i testi come "terrore contro il male interiore" o "lotta all'interno dell'animo umano"...quando osserviamo che invece, nella storia, è sempre stata l'interpretazione letterale a dominare le scelte e ad essere usata per fini vigliacchi.
In non credo a popoli vittime e altri carnefici. Tutti sono stati , nel corso dei secoli, a volte carnefici e poi vittime. Tanto che, probabilmente, dovremmo risalire al neolitico o addirittura alla lotta tra i Neaderthal e i Cro- magnon, per capire dove è nato tutto quest'odio che divora le genti. I popoli arabi sono stati vittime dell'imperialismo britannico e francese, soprattutto, per un periodo susseguente al dissolversi dell'Impero Ottomano, a suo volta carnefice di moltissime popolazioni e profondamente aggressivo per secoli. Trovare il colpevole dello stato attuale, fatto di scelte infelici ( come la guerra in Irak) che si innestano in conflitti confessionali locali (Sunniti contro Sciiti) mi sembra un dover ripercorrere a ritroso la storia ...fino a dove?
Per questo ho posto la provocazione come una domanda . Una domanda che l'uomo di tutte le epoche, vittima dell'odio, pone, con il fardello della morte in braccio, all'uomo "di fede": "Il tuo dio è un assassino di bambini?". Domanda che è quasi un'invocazione proprio a Dio: "Perchè tutto questo odio ? Perchè tanto affannarsi sopra la terra per ucciderci tra noi? Perchè ci hai fatto così sbagliati, o Dio ?...Salvaci e non distogliere il Tuo volto da noi...". Come fai sempre, aggiungo io...
Tutto nasce dal fatto che c'è chi pretende di parlare in nome di Dio. Che ci siano dei testi sacri di riferimento va bene, ma che qualcuno, attraverso la suggestione religiosa, pretenda che la sua interpretazione dei testi sia esatta a scapito di altre, manco glielo avesse detto Dio stesso, questa è un'altra storia. L'interpretazione letterale dei testi sacri è roba da medioevo. Evidentemente c'è chi ne ha una gran nostalgia (sic), se pensi che ci sono studiosi di testi che si contendono non una cattedra o un riconoscimento, ma il privilegio di tagliare la testa ad un'infedele, così come prescrive rigorosamente il loro grande libro. Pensano che le crocia (700 anni fa) siano un problema attuale, come la brexit. Come si fa a ragionare con e di sta gente?
#468
Dio non si occupa di guidare i camion sulle folle, per questo basta un qualsiasi imbecille frustrato che avverte l'irresistibile necessità di dare un senso alla sua miserabile esistenza. E la cosa incredibile è che in cuor suo sarà morto con la convinzione di essere morto da eroe. Evitando di far rivoltare nella tomba gli eroi autentici (Salvo D'acquisto, Giovanni Falcone, Giuseppe Puglisi), riclassificherei questi nefandi personaggi ponendoli un bel po' al di sotto del mostro di Milwaukee, quello di Firenze, e simili. Almeno questi non avevano l'ipocrisia di nascondere la loro sete di sangue dietro ad un'ideologia. Perlomeno erano più autentici, bestie erano e non pretendevano di immolarsi per un'ideale che, non fosse per i morti, sarebbe non più che ridicolo.
#469
Tematiche Spirituali / Re:pentimento ed espiazione
12 Luglio 2016, 11:09:02 AM
Citazione di: Duc in altum! il 12 Luglio 2016, 10:48:32 AM
**  scritto da cvc:
CitazioneA parte che spesso e malvolentieri lavoro anche il sabato e la domenica, credo che la questione sia analoga a quella del matrimonio. Ovvero, ci si giura solennemente eterna fedeltà, ma poi però si può sempre divorziare... Così, nell'ottica della conquista del paradiso, si può anche uccidere, purché ci si penta. Allora possiamo benissimo mandare sulla forca l'assassino e poi, magari, pentircene.
Beh, se il pentimento sarà sincero ed espiatorio lo può verificare solo Dio, auspico che così sia per i boia e per i loro mandanti. Per quel che riguarda il matrimonio, se uno pensa: "...tanto che importa, posso sempre divorziare...", il sacramento è viziato dall'origine, così come per la confessione sacramentale incompleta o senza sincero pentimento, quindi c'è un'assenza di fede, una mancanza di amore, e le conseguenze sono nell'intimo del reo, né più  né meno del killer, e se la vedrà con la sua coscienza.
Forse, in risposta a questa tua considerazione, le parole di Sant'Agostino possono assistere la nostra riflessione:
"Il demonio inganna gli uomini in due modi: con la disperazione e con la speranza. Dopo il peccato, tenta il peccatore alla disperazione con il terrore della divina giustizia; ma prima di peccare spinge l'anima al peccato con la speranza nella divina misericordia. Perciò il Santo ammonisce: «Dopo il peccato, spera nella misericordia, prima del peccato, abbi timore della giustizia». Infatti non merita misericordia chi si serve della misericordia di Dio per offenderlo. Dio usa misericordia con chi lo teme, non con chi si serve di essa per non temerlo".
Se bastasse il timore di Dio ad impedire i delitti, allora sarebbe perfetto. Ma stiamo assistendo a crimini commessi anche in nome di Dio, e non è certo la prima volta nella storia che avviene. Ciò che dice Agostino può andar bene per la lotta interiore all'individuo fra bene e male. Ma l'individuo per sopravvivere ha bisogno di chi lo difenda da chi uccide gli altri individui. Il pentimento oramai è diventato una tappa della carriera criminale. Infatti ci si pente più spesso per vantaggi personali che per reale ravvedimento. Il pentimento riguarda l'individuo e l'assoluzione Dio. Chi dice che il condannato a morte non trovi pentimento e redenzione dei peccati proprio davanti al capestro? Ciò potrebbe forse impedirgli di raggiungere il regno dei cieli? La possibilità di espiazione e redenzione riguardano solo Dio, è ridicolo che l'uomo si attribuisca il ruolo di esserne lui il dispensatore.
#470
Tematiche Spirituali / Re:pentimento ed espiazione
12 Luglio 2016, 10:20:54 AM
Citazione di: Duc in altum! il 12 Luglio 2016, 09:52:27 AM
**  scritto da sgiombo:
CitazioneInfatti non sono cristiano anche perché ritengo profondamente errato il "rovesciamento" della concezione della giustizia come premio e/o punizione per l' operato di ciascuno (se e quado la giustizia viene realizzata).
Il rovesciamento non è un cambio delle regole (se Dio esiste solo lui può concedere l'espiazione della colpa - anche vivendo da ergastolano o morendo sulla sedia elettrica - dopo un sincero pentimento, né magistrato, né legge, né carcere, né giustizia umana), ma un richiamo all'ordine iniziale dove nessuno è degno di premio, giacché tutti siamo colpevoli (tranne l'uomo Cristo), quindi meritevoli solo di punizione.

Lo stesso concetto è applicabile alla riflessione di @cvc:
CitazioneSe c'è in giro un serial killer, cosa deve importarci di più? Che sia messa al sicuro la comunità o che il killer si penta e salvi la propria anima? E dato che siamo in mano ai tecnici, quante sono le probabilità che il cattivo diventi buono? Si d'accordo, bisogna dargli una possibilità, ma, sempre in termini di possibilità, egli ha ucciso persone (magari buone) che potevano mettere al mondo altri buoni, ed altre si rischia di ucciderne per dare la possibilità ad un solo uomo.
...dove, se Dio esiste, è sempre il sabato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!
Quindi va sempre fatto il tentativo di riabilitare il killer, anche se qualcuno storce il naso perché è domenica e si va al mare.
A parte che spesso e malvolentieri lavoro anche il sabato e la domenica, credo che la questione sia analoga a quella del matrimonio. Ovvero, ci si giura solennemente eterna fedeltà, ma poi però si può sempre divorziare... Così, nell'ottica della conquista del paradiso, si può anche uccidere, purché ci si penta. Allora possiamo benissimo mandare sulla forca l'assassino e poi, magari, pentircene.
#471
Tematiche Spirituali / Re:pentimento ed espiazione
12 Luglio 2016, 09:25:08 AM
Citazione di: sgiombo il 12 Luglio 2016, 08:39:55 AM
2]


Ci sono anche tante altre cose della realtà odierna che ritengo gravemente regressive e per le quali reputo che sarebbe preferibile "fare passi indietro" (per sempio l' esistenza dello "stato sociale" da noi, la buona coesistenza di popoli e religioni diverse in Yugoslavia e in quella che fu l' URSS anziché le guerre civili sanguinosissime, le "pilizie etniche", i rarazzismi che vi sono succeduti e ancora imperversano e tante altre cose).
La storia non é una trionfale marcia in avanti ininterrotta della civiltà e del progresso: esistono anche fasi di reazione e decadenza (come l' attuale).
Dunque non tutto del passato é necessariamente da gettar via, anzi!


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Non posso che condividere dato che questo pensiero rispecchia molto il mio modo di vedere. Tanto più in quanto viene da uno che si interessa anche di teoria evolutiva. Il cammino dell'evoluzione non è una linea retta, se ci si accorge di aver buttato il bambino assieme all'acqua sporca, si dovrà pure fare un passo indietro per riprenderlo, sarà sempre meglio che sacrificarlo per zelante ortodossia. Personalmente vedo una tendenza involutiva anche nei costumi, tatuaggi e piercing sembrano un voler tornare ad una sorta di tribalismo, voler impressionare l'interlocutore col proprio aspetto ancor prima che con la ragione. Sul piano politico, credo che storicamente questa sarà ricordata dai posteri come l'era della tecnocrazia, dove si pensa che per governare i popoli non siano necessarie doti umane (come il carisma, l'autorevolezza, il polso, la preveggenza), basta una buona squadra di tecnici. Però, contraddittoriamente, questo mondo tecnoburocratico, è orientato, ad occidente, all'individualismo. Così nella questione della giustizia, per rientrare nella discussione, ci si dimentica che ci sono due punti di vista: quello del singolo ma anche quello della comunità. Invece sembra che ci si preoccupi sempre più del primo.  Se c'è in giro un serial killer, cosa deve importarci di più? Che sia messa al sicuro la comunità o che il killer si penta e salvi la propria anima? E dato che siamo in mano ai tecnici, quante sono le probabilità che il cattivo diventi buono? Si d'accordo, bisogna dargli una possibilità, ma, sempre in termini di possibilità, egli ha ucciso persone (magari buone) che potevano mettere al mondo altri buoni, ed altre si rischia di ucciderne per dare la possibilità ad un solo uomo.
#472
Tematiche Spirituali / Re:pentimento ed espiazione
11 Luglio 2016, 18:28:22 PM
I cristianissimi soldati di Carlo Magno massacravano i pagani e poi espiavano. I crociati vedevano addirittura nell'uccisione dei nemici l'espiazione dei propri peccati. Ciò sta a significare che per quanto a fondo si possa calare il senso del peccato nell'animo umano, c'è sempre modo di sviare. L'umanità a volte  sembra un branco di pecore che cerca solo un pastore che con bastone e carota gli offra l'assoluzione dai peccati, incapace com'è di ragionarvi in proprio.
#473
Citazione di: Daniele_Guidi il 05 Luglio 2016, 07:10:21 AML'auto realizzazione non è uguale per tutti.. Se lo chiedi ad uno yogi ti risponderà in un modo se lo chiedi ad un imprenditore ti risponderà in altro modo.
Ognuno è giusto che ritenga sul come auto realizzarsi. C'è chi in questa vita gli serve realizzare materialmente per proseguire su questo piano evolutivo, ovvero il creare ricchezza o beni materiali, ed anche questo c'è un perché. E chi invece per auto realizzarsi gli serve perseguire una via più interiore. Le esigenze di ogni individuo sono molteplici, tutto porta conoscenza e crescita. L'auto realizzazione non è che una conoscenza più approfondita di se stessi non credete? Bisogna comprendere che ognuno ha il suo percorso e livello evolutivo e differente obbiettivo. Ciò che serve a me non è detto che serva anche a te..
Un saluto e buona giornata
Daniele guidi
Sicuramente esistono tanti diversi tipi di auto realizzazione. Principalmente esistono due tipi: l'auto realizzazione che punta al raggiungimento dei canoni che l'opinione comune identifica come simboli del prestigio (ricchezza, fama, charme), quindi un tipo di auto realizazione che è orientata in base all'opinione degli altri; c'è poi quella che è orientata invece al consenso della propria coscienza. Quando parlo di mito mi riferisco al primo tipo, come ad una specie di meccanismo montato ad arte per pilotare la gente in una certa direzione. Come quando ad un giovane, con prospettive assai ristrette sul futuro, vengono proposti tutti i vari talent show che si propongono di regalare un sogno, ma che nella totalità o quasi dei casi finiscono solo con l'arricchire chi li organizza, lasciando l'affranto sognatore con la chimera di inseguire un successo che non arriva mai. Quando non succede addirittura che le aspiranti celebrità vengono apertamente sbeffeggiate in pubblico, derise dei talenti che non hanno, in balia degli imbarazzi causati da chi li manda allo sbaraglio senza alcun pudore.
#474
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è un sofisma?
05 Luglio 2016, 15:57:27 PM
Citazione di: Phil il 03 Luglio 2016, 21:27:28 PMLa sofistica, intesa come arte del convincere dialogicamente (o eristica) è l'applicazione del linguaggio per finalità retoriche(persuasive) e non logico-argomentative, quindi è proprio l'approccio logico che può permettere di smascherare le trappole della sofistica: qualunque imbonitore non può incantare facilmente l'ascoltatore che è dotato dell'antidoto composto da competenze logiche e spirito critico (e magari una sana diffidenza di base).

Il fatto che le asserzioni del retore/sofista non siano apofantiche (dimostrative e falsificabili), ma incentrate su meccanismi di ricerca del consenso, stabiliscono, secondo me, un rapporto di parentela fra la sofistica ed un'altra applicazione del linguaggio: la poesia.
Sia la poesia che la retorica, infatti, prescindono dall'ambizione veridica del dire, mirando a solleticare l'emisfero destro dell'ascoltatore, ad ammaliarlo, ad incantarlo... entrambe si servono di figure retoriche (appunto!) per rendere il linguaggio ammiccante ed evocativo... entrambe abusano delle parole per "ipnotizzare" l'uditore/destinatario (non credo che i poeti, in generale, scrivano "per loro" o perché hanno "bisogno di scrivere"; il gesto stesso della scrittura presuppone inevitabilmente un destinatario, fosse anche il proprio Io-futuro), mentre un discorso strettamente formalizzato logicamente può funzionare anche come "soliloquio analitico".

A scanso di equivoci, sottolineo che ho parlato di "parentela" fra poesia e retorica/sofistica: indubbiamente, ci sono anche sostanziali differenze...


P.s. Curiosando, ho letto che la retorica, arte del trivium, talvolta veniva rappresentata come una donna allo specchio... il tema di quel topic ha riflessi ovunque!
Sono d'accordo, ma credo anche che quando il ricorso alla "arte di avere ragione" diventa talmente diffuso da permeare ogni ambito del quotidiano, diventa anche difficile procurarsi degli antidoti da avere sempre sottomano, perchè non si tratta solo di distinguere la sostanza dalla parvenza, si tratta di capire anche se nell'altro ci sia o meno il desiderio di verità. Perchè l'uso strumentale della verità non è amore di verità, la verità deve essere il fine (pur essendo un fine forse inaccessibile) e non lo strumento per altri fini. 
Sul parallelo che mi pare tu faccia fra retorica e poesia sarei un pò meno del parere, poichè il retore ha dei fini pratici. Nell'antica Roma si studiava retorica per poi farsi strada nel foro e nella vita pubblica, e chi insegnava lo faceva dietro compenso. La persuasione poetica ha scopi meno materiali, in primis estetici o sentimentali, cui non può giungere con la sola dimostrazione o confutazione logica, ma ricorrendo anche al linguaggio simbolico ed evocativo. Cosa cui senz'altro ricorre anche il retore, ma indubbiamente per altri fini.
#475
Citazione di: Jean il 03 Luglio 2016, 14:47:57 PMAbbiamo un nuovo utente, Andrea,

che voglio ringraziare per la sua partecipazione all'attività principale di questa riserva indiana (forum): la ricerca del perché la vita dell'uomo sia divenuta quella che è.

Visto che alcuno ne può dare una spiegazione esaustiva, essendo troppi i fattori in gioco, personalmente non disdegno nessun tipo di contributo e apprezzo, purtroppo in compagnia di pochi altri, anche le sezioni del forum che all'apparenza non dispongono dei potenti strumenti d'indagine quali le due (sezioni) maggiormente frequentate, tematiche filosofiche e spirituali.

Nel preoccuparmi di comprendere limiti e possibilità dei luoghi e delle persone che incontro, ho paragonato il forum ad una riserva indiana, che come forse sapete son strutture sociali ad alto rischio di sopravvivenza, per tanti motivi che sarebbe interessante approfondire.

Anche il forum è sempre a rischio, la sua linfa vitale sono le interazioni tra i partecipanti, la scarsità delle quali è l'equivalente della mancanza d'acqua per le piante.
Né si può usarne d'ogni provenienza, neppure la più pura, la distillata... dovendo (gli interventi) contenere gli altrettanto indispensabili sali (... cum grano salis, diceva Plinio il Vecchio, che perse la vita a causa dell'osservazione diretta dell'eruzione Vesuviana, anche se il nipote riporta nell'occasione il tentativo di soccorrere delle persone in fuga...).

A volte do un'occhiata ad altri forum, dove le fonti d'acqua son inaridite a tal punto d'esser divenute dei rigagnoli di pochi partecipanti che un po' se la suonano e se la cantano, come dei piccoli circoli Pickwick (inteso come consesso ristretto, non certo confrontabili per qualità al capolavoro di Charles Dickens).

In molti siti vien esplicitamente dichiarato come la sezione forum sia un'appendice che incide marginalmente sull'economia globale dello stesso, tanto che se ne potrebbe far a meno, tuttavia, come per le riserve indiane, permetterne l'esistenza, la continuità, è patente di democrazia e ampiezza di vedute... e molto di più.

Mi son permesso d'essermi rivolto ad Andrea a causa della sua indagine e dell'ambizioso (in senso positivo) obiettivo, invero non troppo dissimile da quello citato: la ricerca del perché la vita dell'uomo sia divenuta quella che è.

E chi si proponga una tale meta, anche se non rischiosamente come Plinio il Vecchio, deve necessariamente lasciar aperte tutte le porte che possano, in qualunque modo, fornire indizi e suggerimenti... ben sapendo che il cantiere in corso (espressione di Giona che condivido) difficilmente sarà chiuso avanti il termine dell'esistenza.

Qui tutti, chi più chi meno, si propongono il medesimo obiettivo e dalle loro risposte s'evince il grado d'apertura al nuovo, quello che Gibran, un altro recente e dotato frequentatore del nostro mondo - se occasionale sarà da vedersi - s'era proposto in un'altra discussione (non chiamatela religione).
Poi, essendo noi diversi, ognuno lo coniuga con le conoscenze e competenze che gli corrispondono, cercando nell'interazione di renderle fruibili, a mezzo della semplificazione nell'esposizione, a chi difetti degli strumenti idonei a causa di percorsi (di studio e indagine) non sovrapponibili.

Nel merito dell'ipotesi di Andrea (del quale apprezzo altresì il modo misurato di porsi) ne parlerò nella precipua sede, qui mi interessava introdurre elementi di confronto sul metodo, similitudini tra organizzazioni differenti (forum e riserve indiane)... e fare un po' di pubblicità riguardo le stanze allestite nella nostra casa virtuale.

Tutti voi potreste farci una visita e contribuire, visto che questo è l'albero che ci ospita, a far sì che possa sviluppare rami e fronde in tutte le direzioni, o, con un'altra metafora (una mia debolezza, perdonatemi) far allenare anche l'altro braccio, quello che non vien impiegato per il gioco del tennis... ma che torna utile nell'abbracciare compiutamente un amico.

Le metafore van colte ma per questa volta mi permetto di tradurle...

... la sezione Viaggi... la metafora principe dell'esistenza... ... accidenti, mi aspettavo resoconti ed impressioni a iosa e siam fermi a due visite, in Olanda e a Venezia... più un cretino che viaggia tra i titoli...

Che dire dell'arte... non avete un quadro che vi abbia non dico commosso, ma almeno emozionato e di cui render merito, con due parole quali che siano in ringraziamento all'artista?
E per la musica, la letteratura, poesia, cinema..?

Scienza..?
Noi comperiamo 1,300.000.001 (l'uno finale è il mio, però almeno quadriennale...) smartphone all'anno, usiamo il pc quotidianamente (o quasi), abbiamo sotto gli occhi le devastazioni crescenti a causa di cambiamenti climatici... e Fukushima, dove una lega di uranio e zirconio (corio) da 700 tonnellate fondendo dopo il vessel d'acciaio di 20 centimetri anche i quattro metri di calcestruzzo sottostante... è sprofondato e scende... e se incontra un deposito d'acqua... preghiamo che non accada...

Comunque scienza è anch'essa un viaggio... tra poche ore Juno se tutto andrà bene entrerà in orbita attorno a Giove... ma l'avete visto 2001 odissea nello spazio? Un gigante gassoso, un potenziale (secondo qualcuno) secondo sole... e le foto delle galassie, delle nebulose (la mia preferita, l'occhio di gatto della mia icona...), dei pianeti... e Curiosity, il rover della Nasa su Marte che si avvicinerà per documentare a mezzo fotografie la presenza dell'acqua, altro che ipotesi di vita extraterrestre...

http://www.repubblica.it/scienze/2016/06/27/news/marte_acqua_rover-142843201/



Detto che vi sono altre sezioni del forum, che non abbisognano di presentazioni, finisco con questa, che potrebbe raccogliere ogni sorta di suggerimento, esperienza e dialogo... e oggi ospita, tra le poche, queste mie riflessioni... quelle di uno che s'è fatto indiano per camminare in questa riserva, una delle ultime possibilità dove condividere, pubblicamente e non settorialmente, quanto s'è raccolto dal proprio viaggio.

Un'ultima considerazione, assolutamente senza alcun intento critico, riguarda la componente femminile del forum.

Stante il rapporto 4:1 (... mi piace entrare nel merito delle statistiche... vedi il pollo del grande Trilussa...)

















« Sai ched'è la statistica? È 'na cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c'entra la percentuale,
pè via che, lì, la media è sempre eguale
puro co' la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perché c'è un antro che ne magna due. »


(Trilussa, La Statistica)
... non proprio marginale, è un bel gruppetto... di cui personalmente avverto la mancanza, tanto da aver aperto per loro una discussione apposita (ecoutér les femmes), dove ascoltarne le considerazioni in merito e dove non mi sento di rimetter piede, neppur per rispondere al sollecito Acquario, che ne ha dato un'interpretazione... prima che non ne compaia almeno una dell'altra metà del cielo...

Che altro dire, l'Italia calcistica ha perso e unanimi commenti riconoscono i meriti di quello che nel tempo e attraverso le prove affrontate è diventato un gruppo... un intero che è più della somma dei suoi componenti.

Quello che potenzialmente potremmo diventar a nostra volta, ambiziosa speranza.

In questo momento, un attimo prima di cliccare su "invia", mi sto specchiando nel foglio che ho scritto, dove ho cristallizzato, racchiudendola, una piccola parte di  me.

Tra un attimo sarà virtualmente e realmente nella coscienza collettiva, e chiunque lo leggerà ne trarrà i frammenti che gli son congeniali.
Li condividiate o meno, vi avranno arricchito, come a me arricchiscono i vostri.

Nel farlo il mio specchio cresce... e nella cura di considerar il vostro, pian piano lo pulisco, sì che un pochino aumenta la luce riflessa.
Alla fine, al termine della corsa, quando è destino che mi cadrà di mano, chi mi abbia incontrato ne serberà un pezzetto, come ho fatto e farò a mia volta con quelli  che mi capiterà di venir in contatto.

Attraverso i frammenti condivisi si potrebbe ricostruire la forma dell'intero specchio e noi vederci in quello come le gocce di un unico mare... troppo immenso, al di là delle umane possibilità... ma almeno si può immaginare, in questo giorno dove ricordiamo i nostri connazionali trucidati dalle gocce velenose di chi quello specchio lo considera una cosa propria...



Cordialmente  

Jean  
Mio caro Jean, alias Galvan, personalmente e purtroppo credo che non manchi tanto la lettera quanto lo spirito. Mi si perdoni se, dato che qui ci si rivolge con piacere alle metafore, mi permetto di scherzare un pò su questo forum che, appunto per amor di metafora, m'appare un pò come un migrante costretto a fuggire da un luogo considerato obsoleto (il vecchio forum) per approdare con mezzi di salvataggio (i vecchi nick ripetuti o rinnovati come nel tuo caso, oltre ai nuovi arrivati) ad una sito più tecnologicamente aggiornato, con tutto il trauma che ne comporta. Dobbiamo qui pensare, data la natura della nostra frequentazione, che un forum sia un pò un organismo vivente, un luogo virtuale abituato da spiriti eterogenei, dove ognuno contribuisce con la sua varietà e col proprio carattere a rendere la "flora e fauna mentale" quanto più ricca ed eterogenea. E qui mi viene in mente la visione economico scambista di Adam Smith, con cui spiega il sorgere della civiltà: c'è quello abile a cacciare, quello abile a fare frecce, quello abile a costruire case, un altro a fare vestiti e così via, cosicchè tutti insieme ci si arricchisce attraverso lo scambio. Similmente nel forum c'è quello più portato all'attualità, un altro alla storia, un altro alla filosofia, un altro alla scienza o all'arte o alla letteretaura, e tutti insieme ci si arricchisce arricchendo. Ma la chiusura e congelamento del vecchio forum ha portato questo smottamento ai nostri spiriti che ha lasciato taluni, me compreso, un pò disorientati. Credo ci voglia un pò di beneficio del tempo per ritornare all'antica floridità delle vallate della nostra riserva. Le discussioni vecchie hanno lasciato impronte tali nel nostro animo che, affacciandosi nel nuovo forum, si ha l'impressione di un vuoto disorientante. Occorre il tempo che le nuove risorse crescano ancora un pò, così che questo nuovo luogo ci risulti accogliente come il vecchio. Assalto degli yankee (innovazioni tecnologiche con tendenze sempre più social) permettendo
#476
Citazione di: altamarea il 28 Giugno 2016, 00:52:50 AM
Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo, nello spazio temporale che ci è concesso di vivere chi può, chi ci riesce, cerca l'autorealizzazione. L'individuo consapevole, che conosce se stesso e sa cosa vuole è motivato ad agire per conseguire le sue aspirazioni, per realizzare il suo "progetto di vita", che non è statico ma evolve nel tempo tramite le esperienze, la determinazione, la fede, l'impegno, il coraggio. 


Autorealizzarsi o rimanere dove si è insieme ai rimorsi ed ai rimpianti ?

Spesso non è tanto importante ciò che si realizza, è il "viaggio" che conta.


Provare ad essere felici è un diritto, ma soprattutto un dovere per non morire spiritualmente, lentamente....

"Lentamente muore" dice in una sua poesia la giornalista e scrittrice brasiliana Martha Medeiros, che l'ha pubblicata l'1 novembre del 2000 sul quotidiano "Zero Hora", edito a Porto Alegre.

 

La poesia evoca la filosofia del "yourself it" ed è titolata "A morte Devagar", ma in Italia è conosciuta col titolo "Ode alla vita", oppure "Lentamente muore". In Internet la si trova erroneamente attribuita a Pablo Neruda. 
L'importante può essere il viaggio ma citando Seneca "Non c'è porto sicuro per il marinaio che non sa dove andare".
Sappiamo che moriremo, ma quante volte ce ne rendiamo veramente conto? Se lo facessimo non ci apparirebbe infinitamente stupido quel nostro accapigliarsi su cose da niente, quando sappiamo che da un momento all'altro ce ne possiamo andare? L'autorealizzazione fa presagire un qualcosa che avverrà nel futuro, ma il nostro destino può compiersi in qualsiasi momento. Quindi non si tratta forse di scalare una montagna, ma di tenersi pronti per la voragine che può improvvisamente spalancarsi sotto i nostri piedi. Ma se si cambia ottica, se si concepisce il nostro corpo come parte del tutto in cui siano immersi, se si riesce a vedere la nostra ragione come uguale a quella del cosmo che ci comprende, se si riesce in tale impresa, allora la morte non è che un fatto del tutto naturale nel dispiegarsi degli eventi che animano il tutto.
#477
Citazione di: Phil il 26 Giugno 2016, 12:14:11 PM
Citazione di: cvc il 25 Giugno 2016, 14:51:15 PMÈ  il tema  della scelta dei desideri: valutare ciò che si desidera prima di desiderarlo convintamente. Ma mi pare che domini la convinzione per cui il desiderio sia un fatto del tutto spontaneo, per cui uno non può farci niente se desidera questo invece di quello. Così se all'improvviso desidero una bella e giovane fanciulla, al diavolo dieci o venti o trenta anni di matrimonio!
Distinguerei fra l'avere un desiderio e scegliere se realizzarlo; l'agognata maturità personale dell'auto-gestione è forse tutta qui... sull'istintività-dei-desideri vs la scelta-dei-desideri: temo non sia possibile decidere autonomamente di desiderare qualcosa (forse autosuggestionandosi involontariamente?).
Proviamo a fare un esperimento: provo a decidere di desiderare un tè caldo... penso al tè... mi dico che mi farebbe bene e mi darebbe un po' di carica... inizio a prepararlo... poi magari lo bevo anche... eppure il desiderio non è mai nato, ho bevuto il tè perchè ho deciso di berlo, ma senza desiderarlo davvero.
Totalmente diverso è il caso in cui mi ritrovo a pensare "appena torno a casa, mi faccio un bel tè!" (qui c'è il desiderio... poi scelgo se realizzarlo o meno).
[è un esempio banale e generico, ma forse rende l'idea...]

Citazione di: sgiombo il 26 Giugno 2016, 09:37:18 AMFelicità = soddisfazione di desideri; infelicità = insoddisfazione di desideri.
Di passaggio, ricorderei che la felicità non è solo la soddisfazione di desideri (ma forse quell'uguaglianza la poni proprio per identificare meglio il campo parziale della tua analisi).
Se trovo dieci euro per strada sono felice, anche se non ho mai desiderato di trovarli (e non potevo certo desiderarlo prima di uscire di casa in quell'occasione). Talvolta, la felicità e l'infelicità, ci trova senza che fossimo noi a cercarla/desiderarla.


Citazione di: sgiombo il 26 Giugno 2016, 09:37:18 AMI desideri avvertiti eccedono sempre i desideri soddisfabili.
Più che i desideri "soddisfabili", direi che la felicità eccede sempre i desideri "soddisfatti"... se sono una persona concreta e poco sognatrice, posso anche avvertire solo desideri plausibilmente soddisfabili, ma, salvo illuminazioni mistiche (scherzo!), appena li avrò soddisfatti ne produrrò inconsciamente degli altri...

Citazione di: sgiombo il 26 Giugno 2016, 09:37:18 AMDunque la felicità non può che essere sempre (se e quando c' é) relativa, parziale-
Più che quantificare la parzialità della felicità ne quantificherei la durata ridotta: se so di aver passato un esame difficile, in quei brevi momenti, la mia felicità è assolutamente totale, festeggio e sorrido; ma dura poco...


Citazione di: sgiombo il 26 Giugno 2016, 09:37:18 AMil sorgere (e ancor più il successivo diffondersi in occidente ) della psicoanalisi, con la sua pretesa che ogni pulsione vada soddisfatta in quanto il reprimerla sarebbe psicopatogeno.
Non sono esperto di psicoanalisi, ma ti chiederei comunque di confermare questa connotazione: una psicoanalisi scellerata che invita a seguire istinti e pulsioni... lo psicoanalista non dovrebbe aiutare il paziente ad "armonizzarsi", interiormente e con la realtà che lo circonda? Davvero il consiglio principale è "soddisfa le tue pulsioni"? Scusa l'infondata diffidenza, ma, per quel poco che so, mi suona piuttosto strano...
Bisogna vedere se il desiderio è da considerarsi un tutto monolitico che si presenta come un fatto già compiuto. Oppure, ed io dono incline a pensarla così, se i desideri non si sviluppino per fasi, dove vi è una prima fase involontaria in cui il desiderio si affaccia nel nostro animo. Ma poi vi è pure una seconda fase in cui siamo noi a decidere se abbracciarlo o meno.
#478
Citazione di: sgiombo il 26 Giugno 2016, 09:37:18 AM
Citazione di: cvc il 25 Giugno 2016, 14:51:15 PMCertamente esiste anche un altro tipo di autorealizzazione che consiste nel far quadrare il proprio cerchio. Ma è giusto e credo non scontato capire la differenza fra le due cose, in quanto si tratta di far luce sulle proprie aspirazioni, le quali influenzeranno la nostra volontà. È  il tema  della scelta dei desideri: valutare ciò che si desidera prima di desiderarlo convintamente. Ma mi pare che domini la convinzione per cui il desiderio sia un fatto del tutto spontaneo, per cui uno non può farci niente se desidera questo invece di quello. Così se all'improvviso desidero una bella e giovane fanciulla, al diavolo dieci o venti o trenta anni di matrimonio! Che ci posso fare se la desidero? Questo e ciò che mi pare di riscontrare nel modo di pensare dei più e al quale sono contrario. O cerco di esserlo, perché non è facile. Quello della fanciulla è solo un esempio.
Citazione di: cvc il 25 Giugno 2016, 14:51:15 PM
NON E' UNA CITAZIONE DI CVC BENSI' LA RISPOSTA DI SGIOMBO:

Felicità = soddisfazione di desideri;  infelicità = insoddisfazione di desideri.


I desideri avvertiti eccedono sempre i desideri soddisfabili.

Dunque la felicità  non può che essere sempre (se e quando c' é) relativa, parziale-

Saggezza = capacità di valutare correttamente gli alterrnativi insiemi complessivamente soddisfabili, la loro forza totale o complessiva onde scegliere di soddisfare l' insieme realisticamente possibile complessivamente più forte (= tale da dare in quanto soddisfatto la felicità maggiore) e inoltre capacità di valutare i mezzi che nelle circostanze oggettive date:
a) rendono ciascun insieme di desideri soddisfabile o meno:
b) costituiscono le condizioni di soddisfazione di quelli soddisfabili.

("Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca")

Il punto "b" della saggezza é relativamente più facile da conseguirsi in quanto nel mondo materiale (res exetensa) in cui si agisce é possibile compiere misurazioni vere e proprie e dunque da una parte ottenerne una conoscenza scientifica delle leggi del divenire, applicando la quale alle condizioni in cui ci si trova si conseguono gli insiemi realistici di scopi che si scegliere di perseguire (che ci si prefigge); e dall' altra parte misurare l' entità dei risultati (per esempio si può misurare quanti chili di un oggetto desiderato -per fare un' esempio molto banale oro- si possono ottenere facendo un certo lavoro che da una certa retribuzione e ha certi costi.

Ovviamente é sempre possibile sbagliare nel praticare il punto "b", anche perché spessissimo (anzi: di regola!) si danno condizioni nelle quali si agisce perseguendo determinati scopi attraverso determinati mezzi sono estremamente complessi e non é possibile avere una misurazione certa, precisa e completa di tutti i fattori in gioco (che oltretutto spesso sono fattori umani, rientranti nel punto "a" relativo ad altre persone con le quali si é inevitabilmente in relazione).

Ma il punto "a" é di regola molto più difficile da conseguirsi adeguatamente per il fatto che i nostri desideri (positivi e negativi, che qualcosa accada e che qualcos' altro non accada) essendo res cogitans, non sono propriamente misurabili istituendo fra di essi rapporti espressi da numeri.

Per restare al tuo esempio, mentre posso letteralmente "pesare" (= misurare) in chili, etti o grammi l' oro che posso permettermi di comprare con una certa somma di denaro, invece le soddisfazioni che posso trarre da una relazione con una giovane ed eccitantissima amante che mi si concede e le sofferenze che rischio di subire dalla probabile fine dei miei complessivamente felici dieci o veri o trent' anni di matrimonio le posso solo vagamente "ponderare" (e non propriamente misurare): probabilmente le prime saranno minori delle seconde (almeno nel mio personale caso quasi sicuramente; l' incertezza dipende solo dalla vaghezza dell' ipotesi "eccitantissima amante": in linea di principio se fosse "eccitante oltre un certo grado" la felicità che potrebbe darmi potrebbe anche superare l' infelicità rischiata con la possibile fine del matrimonio; la quale -per la cronaca- dipende ovviamente anche dal sentirmi in colpa per avere agito ingiustamente verso mia moglie e disonestamente); ma non posso certo stabilire di quanto saranno minori. Mentre con 100 euro so che potrò comprare 5 grammi di oro e in alternativa 20 grammi di argento (cifre del tutto casuali e di fatto probabilmente sballatissime: di acquisti di oro e di argento non me ne é mai fregato niente!), l' infelicità che rischio in caso di fine del matrimonio di quanto é maggiore della felicità che ottengo dalla relazione con la giovane piacevolissima fanciulla? tre volte maggiore? Cento volte maggiore? maggiore del 15%???

Comunque sia, credo che il razionalismo, cioé il cercare da una parte di analizzare scientificamente e di calcolare quanto più possibile gli elementi materiali (almeno in linea di principio misurabili quantitativamente e calcolabili) e dall' altra di "ponderare" il più attentamente e attendibilmente possibile l' entità di gioie e dolori ottenibili dai reciprocamente alternativi insiemi di desideri realisticamente soddisfabili complessivamente sia l' atteggiamento migliore per cercare di essere quanto più felici e realizzati possibile (senza pretendere alcuna impossibile "beatitudine paradisiaca" ma destreggiandosi al meglio -ovvero al meno peggio- fra gli inevitabili "alti e bassi" della vita).

Mentre l' irrazionalistica e assolutamente non realistica pretesa di soddisfare sempre e comunque acriticamente qualsiasi desidero avvertito sia il migliore modo per non autorealizzarsi e per precipitare verso l' infelicità.
E che sia l' atteggiamento che gli attuali assetti sociali "capitalistici in avanzato stato di putrefazione" (intrinsecamente irrazionalistici), come mi piace definirli, di fatto tendono a diffondere e a promuovere.
E che già a cavallo fra otto e novecento, allorchè la "putrefazione" degli assetti sociali era già iniziata, il sorgere (e ancor più il successivo diffondersi in occidente ) della psicoanalisi, con la sua pretesa che ogni pulsione vada soddisfatta in quanto il reprimerla sarebbe psicopatogeno. ne siano stati e ne siano un' evidente dimostrazione.
La felicità è relativa in quanto non può essere una sorta di animale insaziabile e onnivoro che divora tutto ciò che stimola il suo appetito. L'uomo non è un buco nero che risucchia al suo interno tutto ciò che gli si presenta. È, o dovrebbe essere, un essere discriminante che sa di dover avere delle preferenze perché le sue azioni hanno una conseguenza soprattutto su se stesso. Se esistono desideri soddisfabili e desideri insoddisfabili, il saggio saprà che per raggiungere la sua felicità dovrà perseguire i primi e astenersi dai secondi. La felicità che qui s'intende è la serenità dell'animo, non certo quella egotista e libidinosa che si sbandiera da più parti, e nemmeno la mollezza della faciloneria che ci fa pensare che tanto tutto andrà bene in ogni caso. Questo è quello che hanno predicato, seppure per vie diverse, stoici ed epicurei.
#479
Citazione di: Donalduck il 25 Giugno 2016, 14:19:28 PM
Come diversi altri hanno evidenziato la cosiddetta "autorelizzazione" non è che il perseguimento di un obiettivo indotto dalle culture sociali (potentemente e subdolamente installate come parassiti nelle nostre menti da ciò che chiamiamo educazione e dall'influenza dell'ambiente sociale). Ma il concetto di autorealizzazione, correttamente inteso, ritengo sia tutt'altro che un mito. L'autorealizzazione, secondo me, consiste soprattutto nello sbarazzarsi dei questi parassiti sociamente inoculati, che fanno di noi delle mistificazioni viventi, per ritrovare ciò che sentiamo come autentico.
In effetti l'autorealizzazione è un mito quando con essa si intendono i simboli del prestigio: ricchezza, popolarità, fascino. È un mito, o una chimera, perché tali obbiettivi sono difficilmente raggiungibili, o lo sono ad un costo elevato in termini di tempo e serenità e comunque, in ogni caso, è impensabile che la torta basti per tutti, se ognuno vuole la fetta più grossa. È evidente che c'è chi ha interesse che si corra dietro a tali sogni o chimere, per motivi economici o politici. Certamente esiste anche un altro tipo di autorealizzazione che consiste nel far quadrare il proprio cerchio. Ma è giusto e credo non scontato capire la differenza fra le due cose, in quanto si tratta di far luce sulle proprie aspirazioni, le quali influenzeranno la nostra volontà. È  il tema  della scelta dei desideri: valutare ciò che si desidera prima di desiderarlo convintamente. Ma mi pare che domini la convinzione per cui il desiderio sia un fatto del tutto spontaneo, per cui uno non può farci niente se desidera questo invece di quello. Così se all'improvviso desidero una bella e giovane fanciulla, al diavolo dieci o venti o trenta anni di matrimonio! Che ci posso fare se la desidero? Questo e ciò che mi pare di riscontrare nel modo di pensare dei più e al quale sono contrario. O cerco di esserlo, perché non è facile. Quello della fanciulla è solo un esempio.
#480
Tematiche Culturali e Sociali / Re:identità europea
25 Giugno 2016, 11:44:58 AM
Credo che dopo la brexit assisteremo ad un cambiamento epocale, nel senso che finora l'autorità dell'UE non era stata messa in discussione. Ora la brexit crea un precedente perché chi non sarà più d'accordo con gli ordini calati dall'alto di Bruxelles, potrà minacciare con la propria uscita dall'eurozona. Il punto non è che in Islanda, Norvegia o GB si vive meglio, il punto è che si può fare anche così, esiste un'alternativa. L'UE rischia di diventare una struttura vecchia appartenente ad una visione del passato oramai superata. Visione che considera la globalizzazione come un fenomeno ineluttabile, cui bisogna adeguarsi rimanendo uniti e mantenendo perennemente l'ordine attuale. La brexit ha dimostrato che si può dire di no alla globalizzazione, che si può pensare di reagire alla crisi in altri modi che non siano l'uniformarsi di tutta l'Europa al modello dominante. Non bisogna essere economisti per capire che non si reagisce alle crisi solo contenendo il debito e bloccando la possibilità di investire a chi ne ha bisogno. Paradossalmente so può pensare che l'Inghilterra uscendo dall'UE si conferma popolo guida dell'Europa. Prima contri Napoleone, poi contro Hitler, ora contro la globalizzazione.