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Messaggi - maral

#466
Apeiron, l'ipotesi è interessante, ma, secondo me non è interessante per il fenomeno che vorrebbe spiegare, ma per il significato che dà al fenomeno, significato che può aiutarci a capire non come erano i primi uomini (e chi potrà mai dircelo! uno psicologo dei giorni nostri forse? con una conoscenza psicologica che non riesce nemmeno a dare ragione di ciò che siamo noi, uomini attuali, concretamente ed effettivamente!), ma i contesti che determinano i nostri pensieri e la nostra credulità. Credulità che, a dispetto dell'affermarsi delle cosiddette "scienze oggettive", è diventata enorme, basta suggestionare con un certo linguaggio para scientifico e subito lo si trova eccitante, soprattutto per chi brancola tra le "scienze umane" e vorrebbe tanto farne una sorta di fisica ma non può. Si sono cancellati i miti per tradurli in favolette per bambini a cui credere.
Chissà, magari tra tremila anni qualche psicologo del futuro formulerà qualche suggestiva ipotesi di come doveva essere combinato il nostro cervello per farci pensare in questo modo, o magari (speriamo) non nutrirà più finalmente pretese di questo genere.
Che poi dalle ipotesi apparentemente più strampalate saltino fuori descrizioni indubitabili che dettano il significato comune e condiviso delle nostre esistenze è certamente vero, ma questo non ha nulla a che fare con l'adeguamento dell'intelletto alla realtà delle cose.
#467
Apeiron, perdonami, ma come si fa ad argomentare pro o contro una teoria del genere? su che basi oltre un certo modo di sentire collettivo stimolato da qualche riferimento neurologico che oggi va tanto di moda? Certo non si parla di folletti che abitano nel cervello, ma solo perché nel contesto attuale l'ipotesi dei folletti non funziona più. Per credere abbiamo bisogno che si parli di neuroni ed emisferi cerebrali, non di spiriti, ma il risultato è esattamente lo stesso. Poi da qualsiasi cosa si possono trovare spunti, qualsiasi "narrazione" ha qualcosa di vero nel suo modo di significare, ma che cosa? Il punto è che siamo letteralmente sommersi dalle teorie pseudo scientifiche più strampalate che assomigliano alle favolette per i bambini ma con tante pretese in più su come stanno le cose e che trovano magari pure un Dennett che ci crede, solo perché invece di parlare di Cappuccetto Rosso che incontra il Lupo si fanno vaghi riferimenti alla neurofisiologia.
Se l'ipotesi in questione fa appello a qualcosa di scientifico deve essere valutabile in questi termini, non basta che si proponga una soluzione ad hoc, perché allora qualsiasi favola o leggenda va ugualmente bene. Tutto quello che si può dire è questa idea mi piace oppure no e giustamente tu sollevi un'obiezione sulla base del tuo modo di sentire e credere alla precedenza della coscienza sul linguaggio. Ma a parte i gusti personali mi chiedo in che modo si potrebbe mai dimostrare la validità o meno di un'ipotesi simile. Poi è evidente che sotto qualsiasi favola un fondo di verità c'è sempre e se la si vuole interpretare nei significati sociali e psicologici che esprime e da cui viene espressa va bene, ma sicuramente no se la si prende alla lettera pensando in essa di trovarvi il vero e oggettivo motivo per cui tremila anni fa si dice si sentisse la voce divina, mentre oggi non la si sente più. Che sia perché oggi sentire le voci lo si può vedere appropriato solo per una mente schizofrenica? Chissà, magari un giorno una sorta di follia collettiva, ci farà identificare pure la parte del cervello dove risiede Dio (ops, dimenticavo che qualcuno pensa già di averla identificata  ;) )
#468
La  teoria che presenti si basa su un presupposto strettamente fisiologico (e questo la rende orecchiabile nel contesto pseudo scientifico a cui fa riferimento), ma è totalmente arbitraria e quindi, come giustamente dice Angelo Cannata non vale nulla. Se fa riferimento a un contesto scientifico di significato dovrebbe infatti essere supportabile da prove scientifiche, non da intuizioni ad hoc del tipo se gli antichi prima del 1000 a.C. sentivano voci avevano una mente divisa, così tutto si spiega. Non vedo nemmeno come potrebbe essere verificabile un'idea del genere. Vale quanto affermare che prima del 1000 a.C. le pietre emettevano vibrazioni sonore che gli antichi percepivano come ordini dall'Alto (la qual cosa spiegherebbe egregiamente ad esempio il decalogo ricevuto da Mosé sul Monte Sinai). E' evidente che con affermazioni di questo genere si può spiegare tutto e il contrario di tutto, esattamente come con un'intuizione mistica del tutto soggettiva, salvo che qui l'autore non la intende presentare come intuizione mistica, ma vuole supportarla con una parvenza di scientificità oggettiva che tiene conto del modo di pensare e di sentire attuale. Ed è proprio questo modo di pensare attuale su cui gioca per conferire alla sua soluzione ad hoc una accattivante credibilità.
#469
Tematiche Filosofiche / Re:Come vi tenete aggiornati?
15 Dicembre 2016, 19:52:18 PM
Segnalo "Noema", http://riviste.unimi.it/index.php/noema/ . sito fondato da Carlo Sini e gestito da docenti in filosofia dell'università statale di Milano (e non solo), con finalità interdisciplinari di notevole spessore. Puoi trovarci molti articoli interessanti, link ad altri siti (di impronta pragmatica), e a riviste on line. L'iscrizione è gratuita. E' anche possibile pubblicare saggi (se accettati dalla redazione), o (preferibilmente se non si è pratici dell'argomento), brevi note e commenti sugli argomenti trattati.
Da un gruppo di docenti che ruota intorno a Noema è poi nato, sempre presieduto da Sini, Mechrì http://www.mechri.it/ , qui però l'associazione è a pagamento e consente la consultazione della documentazione in archivio. Il gruppo promuove incontri periodici e seminari (con particolare riguardo al seminario di filosofia di Sini e a quello di arti dinamiche). L'impostazione, come si può vedere nel sito è molto trans disciplinare. Io ho partecipato al seminario di biologia e filosofia, estremamente interessante. Ci sono poi incontri di argomento sociologico, di poesia, di teologia. Gli incontri con Sini sono poi sempre particolarmente interessanti, anche grazie alla sua disponibilità. E' possibile partecipare a Milano ai suoi seminari che tiene ai Frigoriferi Milanesi alla domenica mattina nelle date indicate nel programma di "Mechrì", anche se non iscritti. Sono incontri sempre particolarmente affollati nonostante si paghi una quota di 20 euro a volta per parteciparvi. Nei seminari si svolge un lavoro di gruppo a cui i frequentatori sono chiamati a partecipare attivamente scrivendo e dialogando. 
#470
Citazione di: green demetr
Sei anche tu con Maral, o pensi come me che sia la teoria a dover controllare la prassi? e non la teoria derivare dalla prassi (perchè sennò Maral, se la gente è veramente quello che è, il razzismo diventa legalizzato, e non protetto dalla netiquette).
Perché secondo te Green la teoria da dove nasce? O non nasce? E' scritta da sempre nell'alto dei cieli?
Le teorie nascono dalle prassi e generano nuove prassi facendosi a loro volta prassi (modi di fare). Il problema (o meglio la benedizione) è che da sempre dai genitori nascono figli che i genitori non si aspettavano, prodotti da molteplici intrecci sui quali nessun controllo è mai stato possibile, anche se il tentativo di garantire il controllo è sempre presente con tanto di istitutori e governanti che volentieri si offrono. E a volte dal modo di vedere le cose che ha prodotto un Obama può persino nascere (terrore e meraviglia!) il modo di vedere le cose che produce un Trump.
Alla fine tutti siamo sempre quello che siamo, comunque la si cerchi di mettere o di nascondersela.
#471
Citazione di: memento il 11 Dicembre 2016, 00:20:36 AM

Temo che parli la nostalgia,ovvero il disprezzo verso il presente,in questo tuo discorso: in realtà una "filosofia degli atti" costituirebbe un regresso e un pericolo mortale per la vera filosofia,mentre quella supposta se ne andrebbe in giro nelle piazze e di fronte al grande pubblico a dimostrare che il suo fare vale più di mille ragioni e di discorsi su di esso. Ma con un atto non si dimostra alcunchè. E chi sa a quali presunti esaltati possessori di verità daremmo in mano il diritto di stabilire quel che è giusto e quel che è sbagliato sulla base delle loro azioni. È stato necessario un processo lungo millenni e numerose scuole di pensiero solo per arrivare a mettere a punto delle metodologie,in tutti i campi del sapere,che frenassero la tendenza a accettare le prime impressioni e ad affidarsi a intuizioni personali,ed è questo e SOLO questo che chiamiamo Scienza,e vorremmo tornare a credere alle doti predittive di nuovi santoni. Pensavo che su questo punto fossimo un po' più accorti.

Oltretutto Maral,mi fai partire questa tua riflessione dai Greci,proprio da coloro che prima di tutti posero i presupposti del sapere scientifico. I Greci poi adoravano il teatro,la grande mimica e le belle parole,l'estetica e la semplicità delle forme quale bene più alto. Mentre il significato che dai alla parola aletheia sembra porsi in antitesi a ciò che è esteriore; forse per i Greci il disvelamento è qualcosa di totalmente diverso da come potremmo concepirlo noi,forse per loro è il momento in cui l'eroe entra in scena e pronuncia la sua battuta migliore,in cui l'uomo si fa più stupendamente espressivo e la realtà pittoresca. Non andrebbe quindi inteso come la rivelazione di un senso (in chiave cristiana),ma come perfetta sintesi estetica della propria interiorità.
Non credo di aver parlato di santoni o di una accettazione acritica di suggestioni di verità, l'esatto opposto.
Santoni sono semmai coloro che predicano di assoluti: logici, empirici o mistici, ma comunque feticci di cui richiedono l'adorazione incondizionata, senza alcun riscontro nella prassi coerente delle loro concrete esistenze, santoni sono quelli della teoria perfetta, del "fate come dico, ma non come faccio". E trovo anche sorprendente che proprio Platone, padre del misticismo ideologico, proponga non solo nel "Lachete", ma anche nei dialoghi che trattano la morte di Socrate, la figura di un Socrate la cui verità è comprovata da ciò che dimostra di fare vivendo e morendo e di questa salutare coerenza alla fine rende grazie ad Esculapio.
Semmai la nostalgia per la superstizione la nutre chi ancora crede che la teoresi dei principi possa risolvere tutto, a priori, come in una formula matematica, chi pensa (scienziato o logico o metafisico che sia) che basti la definizione del principio, la regola e chi ingabbia la complessità del reale nelle sue formulette oggettive con cui crede di poter controllare perfettamente un mondo in oggetto, come se lui nulla centrasse con questo oggetto, come se lui, il mondo, lo vedesse tutto intero da fuori per come è, da un fuori che dove sia non si sa proprio, tanto sta in alto per consentire così vasti panorami.
Questi della Verità con la maiuscola assomigliano a quei buoni missionari gesuiti andati a predicare tra gli indios contro i loro feticci superstiziosi, carichi di santini e reliquie.
Forse non sappiamo granché dei Greci, forse li confondiamo con quello che siamo diventati noi partendo da loro, perché siamo noi ad avere il culto dell'eroe, l'eroe che risolve tutto e tutto finisce bene. In realtà il primo e fondamentale personaggio della tragedia greca fu il coro, mentre dai nostri drammi sempre più penosi e assurdi il coro è scomparso, restano solo voci scompaginate in cui ciascuno si crede l'assoluto incontestabile protagonista e qui di sicuro tutta la macerata interiorità cristiana ha combinato i suoi grandi sfracelli.
Ma forse ancora oggi è possibile sentire che un atto d'amore vitale vale infinitamente di più di qualsiasi teoria che definisca l'amore (magari come una sorta di incresciosa nevralgia nell'abituale conto delle convenienze) e la vita (magari come prodotto di una sequenza genomica), proprio come nel "Lachete", l'atto di coraggio di cui Socrate si è dimostrato capace sul campo di battaglia vale infinitamente di più di qualsiasi teoria sul coraggio che pretenda di definire razionalmente, come il risultato oggettivo di un conto esatto con tanto di "prova del nove" per star sicuri, cosa sia il coraggio e cosa no. Basta farlo vedere nel modo concreto di condurre la propria esistenza a chi ha gli occhi per vederlo (letteralmente: "aletheia", verità).
#472
Attualità / Re:Migranti
13 Dicembre 2016, 22:05:14 PM
Provenire dall'Europa dell'Est è cosa assai diversa che provenire dai paesi dell'Africa sub sahariana, senza contare che paesi come la Polonia o la Romania fanno già parte dell'Unione Europea per cui arrivare e stabilirsi in modo regolare è assai più semplice (per quanto gli ostacoli e le assurdità burocratiche che sa produrre lo stato italiano soprattutto verso i meglio intenzionati non siano mai da sottovalutare, oltre alla macchinosa quanto penosa inefficienza delle nostre ambasciate e consolati).
#473
Attualità / Re:Migranti
13 Dicembre 2016, 16:46:55 PM
Citazionec'è una emergenza. in nigeria, senegal, ghana non c'è alcuna emergenza
Certo che c'è un'emergenza, in tutta l'Africa subsahariana è da decenni che ci sono emergenze continue e gravissime, in particolare in Nigeria c'è uno stato di guerriglia permanente e ferocissima, oltre alla depredazione che riduce quelle popolazioni alla fame e alla disperazione.
"Medici senza frontiere scrive": "Nello Stato di Borno, in Nigeria, è in corso una vera catastrofe sanitaria. Oltre 500mila persone  hanno urgente bisogno di cibo, acqua, cure mediche e ripari.  I livelli di malnutrizione, soprattutto tra i bambini, sono altissimi e molte persone muoiono ogni giorno." E Save the children denuncia che: "Two hundred children could die each day from hunger in northeastern Nigeria as a result of the ongoing conflict in the country... Up to half of all children under the age of five are acutely malnourished," Se questa non è emergenza...
La badante di tuo padre è Nigeriana? Senegalese? Ghanese?
#474
Attualità / Re:Migranti
12 Dicembre 2016, 23:41:05 PM
Quindi secondo te questo dimostrerebbe inequivocabilmente che i Nigeriani e i subsahariani in genere (comprese donne e bambini) che rischiano la morte nel deserto, che subiscono i peggiori ricatti e violenze nei paesi di transito, che pagano un occhio della testa per attraversare il Mediterraneo su barconi fatiscenti anziché prendere un biglietto aereo in business class con visto turistico, come farebbe qualsiasi persona onesta e civile, fanno tutto questo con il sogno di venire qui in Italia a fare il pappone, la prostituta ai bordi delle strade e smerciare droga al dettaglio? 
Il ragionamento assomiglia tanto a quello che fa chi osserva che negli USA (notorio paese di delinquenti, dato che ha, il secondo più alto tasso di popolazione carceraria al mondo, dopo le Seychelles), il fatto che statisticamente in rapporto alla popolazione, in galera e sul patibolo ci finiscono molto più i neri dei bianchi dimostra inequivocabilmente l'innata propensione a delinquere dei primi.
#475
In merito agli assiomi o alle assunzioni a priori vorrei precisare che anche se non possono essere messi razionalmente in discussione non per questo vanno lasciati inesplorati, anzi, proprio in quanto derivano da un modo di sentire collettivo di portata enorme, penso sia quanto mai opportuno interpretarne il significato emergente contestualizzandolo. Certamente questo non si potrà fare che alla luce delle assunzioni a priori che dettano le nostre attuali prospettive e per questo ci restano invisibili, tuttavia penso che proprio solo da questa analisi interpretativa, sempre incompleta e in qualche modo distorta, possa aprire qualche spiraglio di visione utile a comprendere ciò che siamo (e di conseguenza a mutare ciò che siamo).
Per esemplificare il fatto che il credere i Dio (o nella necessità a priori di un ordine universale) non possa essere messa in discussione logica da chi non vi crede, non esime dal tentare di comprendere cosa significa l'emergere della fede in Dio (e in quale Dio) nel contesto socio culturale attuale, rispetto a quello che significava in passato, in un mondo pre tecnologico e in altri ambiti relazionali.
Se non conosci Husserl ti consiglio vivamente la lettura de "La crisi delle scienze europee", è un testo fondamentale proprio all'introduzione del concetto di "Io trascendentale" al quale mi pare tu sia particolarmente legato. Il pensiero di Husserl (che fu maestro di Heidegger) si presenta spesso di notevole complessità, ma nella "Crisi"  (rimasta incompiuta) è più facilmente approcciabile. Ricordo che quando lo lessi rimasi affascinato dal suo grande rigore e lucidità. Resta certamente un testo cardine per tutta la filosofia del '900.
#476
Citazione di: Apeiron il 11 Dicembre 2016, 19:08:23 PM
In linea di massima concordo con te ma non del tutto. Se ammetti il dubbio devi ammettere che il dubitare abbia senso, quindi d'altronde non stai dubitando su tutto. A mio giudizio è impossibile fare nessuna attività filosofica senza un "fondamento", un assioma di partenza. Il dubbio è un'attività quindi non si può dubitare che si sta dubitando, quindi la completa sospensione del giudizio è anch'essa un dogma. Per quanto riguarda però i problemi di Dio e dell'anima secondo me non si può dimostrare la loro esistenza. Quindi devi in questo caso accettarli o non accettarli per fede. Si può fare certamente una verifica sulla "ragionevolezza" di queste ipotesi però dopotutto non otterremo mai quello che desideriamo, cioè una prova razionale. Tant'è vero che Kant postula l'esistenza di Dio e dell'anima nella Critica della Ragion Pratica. Ed essenzialmente il suo "io formale" della ragion pura se non erro non lo considerava un ente ma semplicemente l'insieme delle varie forme (ad esempio spazio, tempo, causalità, quantità ecc). In sostanza l'io di Kant non era di certo un "io personale" ma semplicemente il "fondamento" (l'assioma) con cui si deve partire per fare affermazioni dimostrabili. Fuori dall'"isola dei fenomeni" la ragione non poteva esprimersi perchè non poteva più dimostrare alcunché.
Non solo non è possibile fare alcuna attività filosofica senza un fondamento da cui partire, ma non è possibile pensare alcunché senza assumere un fondamento sulla base del quale iniziare a pensare (e qui concordo con te sulla necessità di chiarire agli altri e a se stessi su quali fondamenti di senso si basa il proprio pensiero) e sui fondamenti non si può discutere razionalmente, sono razionalmente incommensurabili l'uno all'altro, a meno che non si dimostri che al loro interno generano autocontraddizioni, in tal caso essi si dimostrano da se stessi nulli. Come ho detto l'io kantiano non è un io psichico, ossia l'io personale, ma l'io trascendentale, quell'io trascendentale che Husserl nella "Crisi delle scienze europee" mette alla base del suo progetto fenomenologico (quello che lui stesso, in punto di morte considerò solo "un piccolo inizio"). Concordo nel mettere Dio tra le assunzioni indimostrabili, ma questo non significa a mio avviso poter solo scegliere se credervi o non credervi (fatto salvo che questo credervi o non credervi è determinato da condizioni di contorno, da tutta quella storia universale che si manifesta in ogni soggetto determinando il suo modo specifico di sentire), si può anche, ragionevolmente, sospendere il giudizio in merito, anche se questo per lo più rende invisi sia a chi crede che a chi non crede.
#477
Citazione di: Angelo Cannata il 11 Dicembre 2016, 13:33:21 PM
Quanto vale una ricerca che già prima di partire si prefigge dei limiti intoccabili? Se io ho perso le chiavi di casa, che senso ha stabilire in anticipo che devo limitarmi a cercarle esclusivamente nella stanza da pranzo, con divieto di cercare nelle altre stanze? Se c'è stato un delitto, che senso ha escludere in partenza una persona dalle indagini, semplicemente perché quella persona è intoccabile? Che senso ha parlare del dubbio stabilendo in anticipo che però dell'ente in sé non si deve dubitare? L'ente in sé ha l'immunità parlamentare? ;D
No, non è che non si deve dubitare, non si può dubitare, poiché l'ente è e di per sé è esattamente quello che è, sempre identico a se stesso. Ciò di cui si dubita e si può e si deve dubitare (e, nel mio intervento mi pare di essere stato chiaro in merito) è di ciò che l'ente è per noi, ossia del manifestarsi nel segno che lascia e in cui crediamo di conoscerlo dicendo cos'è.
#478
Attualità / Re:Migranti
11 Dicembre 2016, 14:53:16 PM
Citazione di: cvc il 10 Dicembre 2016, 15:26:33 PM
Che le multinazionali sfruttino i paesi sottosviluppati è un fatto esecrabile che andrebbe fermato. Ma se le città sono al collasso perché non si sa più dove mettere questa gente, che significa appellarsi allo sfruttamento delle multinazionali? A parte che le multinazionali sono in gran parte straniere e di stati che non aiutano affatto l'Italia a gestire l'emergenza, vorrei sottolineare che qui il punto non è che l'Italia non sia un paese accogliente o razzista o non disposto ad aiutare gli altri, il fatto è che arrivano molti più migranti di quanti se ne possano gestire, assolutamente spropositati nel numero di quanti ne possa accogliere un solo paese, e che la situazione è fuori controllo. Si fa presto a dire "si tanto siamo ricchi cosa ci vuole ad integrare qualche milione di profughi". I profughi non di vanno a distribuire omogeneamente nelle zone a seconda della densità demografica, si ammassano tutti nelle grandi città andando a ghettizzare interi quartieri. Si fa presto ad essere accoglienti quando non si ha un ghetto sotto casa. Non ci sono i mezzi per accogliere tutti (non sono fra quelli che dicono che non si deve accogliere nessuno in ogni caso). Se voi avete soluzioni ditele. La situazione è al collasso, l'Italia è lasciata sola a gestire l'emergenza, nessuno sa cosa fare, l'Europa ha sborsato miliardi alla Turchia per non farli entrare, in pratica non li vuole nessuno. Li volete fare entrare tutti in Italia? Benissimo, vedremo come andrà a finire. Io penso di migrare.....
CVC, il fatto è che non esiste alcun serio piano politico per gestire la faccenda che è di portata mondiale. Ognuno per conto suo, a cercare penosamente e farsescamente di chiudersi nei propri confini, deviando il flusso quanto più possibile verso la casa del vicino. Ma questa volontà di affrontare il problema (che è enorme) nel suo vero, evidentissimo significato manca, perché metterebbe in discussione il presupposto irrinunciabile su cui si basa il sistema economico mondiale che è quello dello sfruttamento dei popoli all'osso a vantaggio di gruppi di potere sempre più ristretti e assoluti, sfruttamento che sta sempre più coinvolgendo inesorabilmente anche noi in nome della crescita calcolata dal PIL, ma la colpa non è dei poveracci che arrivano e che troveremo sempre più difficile da accettare, mentre certamente cresceranno intolleranze reciproche, guerre, violenze e terrorismo pure in casa nostra. Loro sono il risultato e insieme il capro espiatorio che permette di deviare il nostro risentimento di modo che la vera causa, per quanto evidente e sotto gli occhi di tutti, non sia per nulla considerata; essa veste in giacca e cravatta ai piani alti dei grattacieli, non negli scantinati o nei sottopassaggi delle stazioni o nei quartieri suburbani lasciati al completo degrado fisico e morale e il cui degrado torna perfettamente utile ai gestori del grande baraccone globale. I muri che si vogliono costruire servono soprattutto a questo: non a fermare quello che non si può fermare, ma a tenere nascosto quello che ci sta dietro.
#479
Attualità / Re:Migranti
11 Dicembre 2016, 14:31:40 PM
Citazione di: mchicapp il 10 Dicembre 2016, 18:53:03 PM
ho fatto notare che arrivare illegalmente dalla nigeria costa molto, ma molto di più che arrivarci legalmente. un viaggio in canotto, peraltro pericolosissimo, costa più di un viaggio in business class ed è molto meno confortevole. arrivano in italia in maniera regolare la maggior parte dei nigeriani e la totalità dei sudamericani. i nigeriani non stanno scappando dalla guerra. le donne e i bambini che arrivano in canotto arrivano principalmente dalla siria e da altri paesi con cui non ci sono più collegamenti regolari.
sulla questione che arrivare dalla nigeria in maniera regolare - e infatti la maggior parte dei nigeriani arriva in maniera regolare - è molto meno costoso che arrivare in canotto non ho ricevuto alcuna risposta
Risposte in merito ne hai già ricevute, ma se vuoi te le riassumo: sul fatto che arrivare in business class sia più comodo e anche più economico non ci sono dubbi, ma il punto è:
1- è praticabile per un profugo emigrare con un visto turistico? (e su questo ti invito a provarci da europea a emigrare ad esempio in Australia con un visto turistico, o, se l'Australia è troppo lontana, anche in Svizzera, tenendo conto che sarebbero in migliaia a richiederlo).
2- Cosa dimostra inevitabilmente che chi attraversa il Sahara, chi patisce la violenza e i ricatti delle autorità pubbliche e delle varie milizie brigantesche in Nord Africa, i rischi dell'attraversata in mare su barconi fatiscenti pagando a peso d'oro, donne e bambini compresi, non possa che essere automaticamente un delinquente? A mio avviso solo il pregiudizio che lo considera tale a priori. Secondo me è esattamente il contrario: i delinquenti sanno trovare strade ben più comode per venire qui.
3- Qui comunque si ragiona sul nulla e sui presupposti: quanti sono, dati alla mano, i nigeriani che arrivano in modo regolare e quanti no? Sempre ammesso che di quelli che arrivano in modo irregolare se ne possa tenere conto attendibile?
Quanto al filmato dell'intervista a "Bello Figo" è evidente che il ragazzo che ci dà tanto fastidio, si sta perfettamente integrando in quello che esige il nostro mondo occidentale e che costantemente promette. Le sue richieste sono quelle del consumatore ideale, il suo modo di pensare ha colto perfettamente il come dover essere nel mondo del libero mercato per far crescere il PIL, in fondo non chiede altro che di partecipare alla promessa sempre ribadita del baraccone globale delle meraviglie. Forse ci dà fastidio proprio perché il suo atteggiamento fa emergere in tutta evidenza la nostra ipocrisia.
Lascerei invece da parte la nostalgia per il mascellone di Predappio. Nell'Italietta dei suoi tempi non c'erano immigrati, semmai molti, tanti che per sopravvivere dovevano emigrare e lui pensò bene di fare l'impero d'oltremare per facilitarli (seguendo l'esempio di francesi e inglesi che con ben maggiore successo se l'erano già fatto, trovando chi lavorasse per loro), cosicché gli emigranti partivano cantando "faccetta nera" e magari inneggiando al Duce e al re, con dietro gas, cannoni e bombe per aprirsi spazio. La sua era una soluzione per emigrare, non certo per gestire un'immigrazione che allora, verso questi lidi, non c'era proprio.
#480
Ciò di cui si dubita presuppone comunque una sua prima assunzione in significato, è del significare dell'ente che è possibile dubitare non dell'ente in sé, ossia del suo presentarsi come un segno che si pone in relazione con altri segni per accadere. Il dubbio è quindi il prodotto diretto di una situazione relazionale tra segni che accadono, è il prodotto di un dialogo (con gli altri e con se stessi) che consente il confronto per trovare un terreno pubblicamente condivisibile per l'accadere effettivo del proprio sentire.
Sappiamo che la problematica del dubbio emerse con particolare evidenza filosofica con le meditazioni cartesiane, con cui, si potrebbe dire, che si inaugurò l'era moderna. Al termine della prima meditazione, Cartesio fece questa ipotesi: immaginiamo un Dio onnipotente e ingannatore che goda nell'ingannare le sue creature, una sorta di "Matrix" ante litteram, ebbene, osservò Cartesio, questo Dio non potrà tuttavia ingannare sul fatto, indispensabile affinché l'inganno si realizzi, che il soggetto (io che vengo ingannato) realmente esista. Con questo Cartesio fondò la posizione indubitabile del soggetto come soggetto che pensa e pensando dubita e aprì la strada alla "rivoluzione" kantiana che procede filosoficamente in senso opposto a quella copernicana, ponendo il soggetto trascendentale (non quindi psichico) come perno del mondo, colui che giungendo cartesianamente a dubitare del suo stesso dubitare, non può che affermare la sua indubitabile presenza pensante. Eppure, se è impossibile dubitare del proprio dubitare (dato che nel momento in cui lo si fa è indubbio che si dubiti),  qualcosa di cui originariamente dubitare e su cui fondare la propria incontrovertibile presenza dubitante, dovrà pur presentarsi: e questo qualcosa è il mondo, il mondo proprio in quanto dubitabile, fonda a ritroso l'assoluto indubitabile del soggetto, ne è il presupposto irrinunciabile. E con questo il pensiero cartesiano apre la strada alla scienza moderna che parte proprio da un mondo tenuto innanzi a sé in oggetto per dubitarne e risolverlo in ciò che a tutti i soggetti viene mostrato condivisibile, in quanto sperimentalmente e tangibilmente per tutti verificabile sulla base di presupposti universali e non soggettivi di metodo. Si potrebbe allora dire, seguendo Cartesio: io esisto nel mio dubitare, ma questo dubitare necessita di qualcosa di cui dubitare che non sono io stesso, necessita di un mondo che mi precede e di cui sono chiamato a risolvere il dubbio nel segno di una realtà che si presenta sempre più condivisibile in ogni dettaglio, ma in ogni dettaglio, tuttavia, ancora  dubitabile affinché si mantenga la certezza incontrovertibile del dubitare e sia con essa vanificata l'onnipotenza dell'inganno che sta proprio nel dire che "le cose stanno così" prima che possano apparire a ciascuno condivisibili secondo un criterio pubblicamente e oggettivamente condiviso.
Il dubbio con la sua necessità di risoluzione pubblica viene a questo punto a stabilire una nuova realtà metafisica che ovviamente si scontra con la realtà metafisica di chi trova necessario credere senza dubitare (o, si potrebbe dire, di chi non crede nella certezza fondante del dubbio), appellandosi alla incontestabile trascendenza della Verità rivelata (sia essa misticamente o razionalmente fondata) a cui aderisce con piena fede, ossia con assoluta volontà di credere. In questi termini evidentemente non ci può essere un dialogo che permetta un confronto tra posizioni, poiché qualsiasi confronto implica sempre un sentire fondamentalmente dubitabile la propria posizione in un pubblico confronto (implica sempre un "dubito quindi sono", una primarietà del pensiero dubitante che dubitando si autoconferma indubitabile). Fortunatamente, se vogliamo, non siamo noi a decidere delle nostre posizioni metafisiche, per cui anche tra le posizioni più inconciliabili per il fatto stesso che si presentino reciprocamente anche in modo del tutto ostile, si determinano sempre inaspettate risonanze in virtù delle quali esse mutano e mutano proprio in quanto comunque si fanno segno pur rifiutandosi. Mutano, senza che lo si voglia, nel proprio medesimo significare, a dispetto della resistenza che questo significare costruisce attorno a sé per mantenersi eternamente, ma illusoriamente, stabile in una incorruttibile purezza. Esse ci trascendono, ma proprio per questo non ci appartengono e, proprio nel loro trascenderci, restano comunque sempre dubitabili in ciò che manifestano nelle nostre volontà di credere.