Ciao Bob.
Hai ragione nel rilevare che: "...la distinzione tra noumenico e fenomenico può essere necessaria per una prima analisi, ma diventa fuorviante se intesa come un'effettiva differenza tra due modi distinti di dubitare...il dubbio, infatti, è uno solo."
Ed infatti, la differenza;
- non è tanto nel "modo" di dubitare tipico del "soggetto", che può essere più o meno titubante o deciso nell'affrontare il dubbio a seconda del suo carattere e modo di ragionare, ma che, però, sempre quello caratterialmente e intellettualmente rimane;
- quanto, piuttosto, nell'"oggetto" del dubbio, in quanto è molto più difficile dubitare del fatto che domani sorgerà ancora il sole (cosa che, comunque, non è certa), di quanto sia difficile dubitare dell'esistenza di Dio; salvo rare eccezioni è così -quasi- per tutti, a prescindere dal loro diverso carattere e modo di ragionare.
***
E' anche vero che il cosiddetto sapere altro non è che una continua vittoria contro il dubbio; in cui si vince sempre una battaglia, ma mai la guerra.
***
Molto interessante anche la tua successiva considerazione, per la quale il pensiero è essenzialmente un dialogo, che io instauro con me stesso, per cui devo scindermi in due proponendo e dubitando.
Ed infatti, è proprio così!
***
Quanto alla fede, secondo me, le più belle definizioni al riguardo sono:
a)
"Fides est sperandarum substantia rerum, et argumentum non apparentium" (Lettera agli Ebrei XI, 1), che Dante traduce "Fede è sustanza di cose sperate, ed argomento de le non parventi" (Paradiso XXIV, 64) .
Cioè, detto in soldoni: "Non ho alcuna prova che ciò sia vero, ma ci voglio credere lo stesso, perchè spero ardentemente che lo sia!"
b)
"Credo quia absurdum", frase incertamente attribuita a Tertulliano, è invece di molto più difficile interpretazione, perchè di primo acchito sembra addirittura autocontradditoria; al riguardo occorrerebbe aprire un apposito TOPIC.
Secondo me (sebbene io ci debba riflettere ancora "molto" sopra), se traduciamo "absurdum" con "non credibile", si tratterebbe davvero di una affermazione autocontradditoria; ed infatti suonerebbe: "Ci credo perchè non è credibile!".
Il che non ha senso!
Per cui:
- o si interpreta "absurdum" nel suo senso etimologico latino di "stonato", (der. di surdus "sordo"), cioè di cose o fatti in sè non contraddittori, ma "quasi" incredibili per la loro stranezza o eccezionalità, come, per esempio la resurrezione di Cristo;
- oppure si interpreta "absurdum" in senso "metaforico", ed allora ci si può davvero sbizzarrire.
Ma non è questo il luogo.
Un saluto!

Hai ragione nel rilevare che: "...la distinzione tra noumenico e fenomenico può essere necessaria per una prima analisi, ma diventa fuorviante se intesa come un'effettiva differenza tra due modi distinti di dubitare...il dubbio, infatti, è uno solo."
Ed infatti, la differenza;
- non è tanto nel "modo" di dubitare tipico del "soggetto", che può essere più o meno titubante o deciso nell'affrontare il dubbio a seconda del suo carattere e modo di ragionare, ma che, però, sempre quello caratterialmente e intellettualmente rimane;
- quanto, piuttosto, nell'"oggetto" del dubbio, in quanto è molto più difficile dubitare del fatto che domani sorgerà ancora il sole (cosa che, comunque, non è certa), di quanto sia difficile dubitare dell'esistenza di Dio; salvo rare eccezioni è così -quasi- per tutti, a prescindere dal loro diverso carattere e modo di ragionare.
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E' anche vero che il cosiddetto sapere altro non è che una continua vittoria contro il dubbio; in cui si vince sempre una battaglia, ma mai la guerra.
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Molto interessante anche la tua successiva considerazione, per la quale il pensiero è essenzialmente un dialogo, che io instauro con me stesso, per cui devo scindermi in due proponendo e dubitando.
Ed infatti, è proprio così!
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Quanto alla fede, secondo me, le più belle definizioni al riguardo sono:
a)
"Fides est sperandarum substantia rerum, et argumentum non apparentium" (Lettera agli Ebrei XI, 1), che Dante traduce "Fede è sustanza di cose sperate, ed argomento de le non parventi" (Paradiso XXIV, 64) .
Cioè, detto in soldoni: "Non ho alcuna prova che ciò sia vero, ma ci voglio credere lo stesso, perchè spero ardentemente che lo sia!"
b)
"Credo quia absurdum", frase incertamente attribuita a Tertulliano, è invece di molto più difficile interpretazione, perchè di primo acchito sembra addirittura autocontradditoria; al riguardo occorrerebbe aprire un apposito TOPIC.
Secondo me (sebbene io ci debba riflettere ancora "molto" sopra), se traduciamo "absurdum" con "non credibile", si tratterebbe davvero di una affermazione autocontradditoria; ed infatti suonerebbe: "Ci credo perchè non è credibile!".
Il che non ha senso!
Per cui:
- o si interpreta "absurdum" nel suo senso etimologico latino di "stonato", (der. di surdus "sordo"), cioè di cose o fatti in sè non contraddittori, ma "quasi" incredibili per la loro stranezza o eccezionalità, come, per esempio la resurrezione di Cristo;
- oppure si interpreta "absurdum" in senso "metaforico", ed allora ci si può davvero sbizzarrire.
Ma non è questo il luogo.
Un saluto!
