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Messaggi - Jacopus

#481
Tematiche Filosofiche / Re: Il tragico
29 Aprile 2024, 01:19:57 AM
CitazioneFuori dal "pantragicismo", che si condanna a non slacciarsi dalla tragicità destinale (profezia autoavverante, direbbe qualcuno), la democrazia in atto ha una gerarchia chiara e distinta, quella che pone la scelta della maggioranza al vertice; quella della "quantità orizzontale", che non risulta impossibilitata a decidere sulla cosa pubblica (di fatto decisioni vengono prese, talvolta persino direttamente dal popolo).
Ma proprio in ciò sta la valenza tragica della democrazia. Che la maggioranza decida è una posizione funzionale ma di certo non democratica, o meglio è democratica ma la democrazia non è possibile descriverla solo attraverso elezioni e maggioranze, sarebbe una visione davvero molto naive. Proprio per questo, nelle democrazie sono tutelate le minoranze, sia etniche che politiche e vi sono tutta una serie di stratagemmi, di pesi e contrappesi come li chiamava Montesquieu, o in certi casi vi è la democrazia diretta.
Ad ogni buon conto, l'esito tragico della democrazia non è necessariamente un dramma per piagnistei. Semplicemente, avendo presente il suo sempre possibile esito tragico, il politico democratico deve essere sempre consapevole che la sua decisione è condizionata da una serie contrastante di interessi, posizioni, diritti che vanno il più possibile mediati. Se invece si ritiene la democrazia come il gradino più alto nella speciale classifica dei regimi politici, si dimentica il suo lato oscuro e si rischia di rovesciarla nuovamente nella demagogia o nella tirannia. Sarebbe bello  vivere in un mondo dove tutti sono megadirettori galattici, ma visto che questo non è possibile, occorrerebbe costruire un mondo dove il megadirettore galattico non sia "ereditario", come qualche volta si ascolta nei film di Fantozzi, ma che sia scelto come "migliore". Ma decidere chi è il migliore ci fa tornare di nuovo nel dilemma del tragico. Non considerare questa peculiarità della democrazia, significa farla decadere a semplice ornamento o a una sorta di rito (le elezioni), il che è ben comprensibile in un mondo che ha sostituito il politico con l'economia (oikos, era in greco il luogo del privato, ciò che non afferiva al mondo della polis, ma chi non si occupava della polis ed era solo attento al suo oikos era considerato idiotes. Oggi i greci antichi darebbero dell'idiotes alla maggioranza degli occidentali).
#482
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
29 Aprile 2024, 01:03:39 AM
Hai ragione, Dubbio. E' un campo estremamente scivoloso, come ho già scritto precedentemente. Non a caso i linguisti si accapigliano su queste dispute da secoli e noi siamo solo dei dilettanti che si divertono a scrivere (almeno io mi ritengo così). Linguaggio e comunicazione in campo linguistico definiscono una cosa, in campo informatico un'altra, in campo sociologico un'altra ancora. In un forum poi ognuno ci mette il suo e alla fine si fa una gran confusione.
In questo contesto linguaggio è sicuramente un tipo di comunicazione ed entrambi (linguaggio e comunicazione) sono connessi al mondo dell'umano (quindi in questo ambito, non è comunicazione e non è linguaggio un corpo celeste attratto da un altro corpo e neppure un Computer che scambia dati con un server). Il linguaggio, inoltre presuppone una simbolizzazione che la comunicazione non ha necessariamente, ma solo se è realizzata attraverso il linguaggio. Ed è questo l'aspetto interessante, perchè attraverso la simbolizzazione non solo abbiamo "nominato il mondo" ma ci è stato possibile anche "pensarlo diversamente" o pensare fatti e avvenimenti mai accaduti (ad esempio gli hobbit non esistono). Questo carattere del linguaggio è fondamentale per descriverci e per descrivere il formidabile successo in quanto specie organica del pianeta Terra. Questa è la mia tesi (spicciola).
#483
Tematiche Filosofiche / Re: Il tragico
28 Aprile 2024, 23:29:02 PM
Citazione di: Phil il 26 Aprile 2024, 14:47:22 PMIn realtà il pensatore tragico polarizza: la sua consapevolezza della tragicità della vita si oppone infatti ad una inconsapevolezza altrui, non ad una differente consapevolezza. Il pensatore tragico sa che la vita è tragica, quasi fosse una verità che alcuni colgono e gli altri, gli inconsapevoli, non colgono, ma per lui la verità è una ed è quella della tragicità dell'umano esistere. Egli è impossibilitato a concepire che la vista possa non essere tragica, proprio perché «La condizione tragica dell'uomo è una condizione universale»(cit.) è un assioma vero e assoluto; così egli si chiede, tragedia nella tragedia, come mai gli altri non lo capiscano (proprio come il religioso si chiede come mai gli altri non capiscano che la divinità c'è).
La democrazia è invece l'antitesi della tragedia, in quanto possibilità collaborativa di un "lieto vivere" (un "lieto fine" inteso teleologicamente), addirittura condiviso con gli altri, "alla faccia" del sentimento tragico individuale. La democrazia non è nemmeno semplicemente una risposta alla tragicità, perché tutto ciò che rende tragica la vita, rimane perlopiù tale anche in democrazia.
(Poi, se proprio vogliamo parlare davvero "tragichese", la tragicità più radicale per il soggetto sarebbe se fosse la sua vita ad essere tragica, in quanto sua, non in quanto vita umana in generale... e qui direi che il tragico Fantozzi docet).
Questa visione del tragico e delle democrazia mi sembra classicamente rieccheggiare una visione "borghese" sia del tragico che della democrazia, ovvero una descrizione da "migliore dei mondi possibili". Polarizzazione e tragico sono antitetici, a mio parere, poichè il tragico ha il senso dell'errore nella propria azione e già la critica nel momento in cui la compie. La condanna del tragico è infatti quella di agire comunque in modo errato e da quell'errore trarre insegnamento. Porre il concetto di polarizzazione al "tragico" è lo stesso errore che si fa, quando si denuncia il razzismo di chi si oppone al razzismo (essendo razzista verso i razzisti).
La democrazia è sicuramente un percorso di collaborazione, ma al di là delle parole più o meno enfatiche usate da tutte le Costituzioni democratiche del mondo, è anche un percorso che attraversa la condizione tragica. Una per tutti (tanto per cambiare): il dissidio fra Creonte e Antigone è un dissidio di rottura democratica di stampo tragico, poichè entrambi hanno ragione ed entrambi hanno torto. Il tragico della democrazia sta nella sua natura nascosta, che è anarchica. La democrazia nasce dalla demistificazione di ogni potere fondato sulla tradizione, sugli antenati, sulla religione. L'uomo democratico dice come Kant, che vuole superare lo stato di minorità (in questo caso dato da poteri fondanti - Grundnormen - che si scoprono non aver alcun fondamento). Superarlo però significa vivere sempre in equilibrio precario ed instabile, poichè la vera democrazia implica l'assenza di gerarchia oppure la messa in discussione continua di ogni gerarchia. Una situazione tale, però, implica l'impossibilità di decidere sulla cosa pubblica, e pertanto il tragico della democrazia consiste proprio in questa consapevolezza di dover agire in contrasto con la sua stessa concezione più profonda.
La consapevolezza di doverlo fare con questi limiti, può lenire il contrasto, così come sarebbe potuto accadere fra Antigone e Creonte se avessero concordato una sorta di mediazione fra le loro rispettive posizioni, nessuna delle due così identificabile nel bene o nel male, come invece vuole qualsiasi concezione politica o filosofica o religiosa o psicologica, fondata sulla polarizzazione.
Anche in merito al "tragico" considerato come status "privato" ci sarebbe molto da scrivere. Fantozzi è davvero un "singolo" che tragicizza la sua vita a causa della sua indole, oppure la sua condizione tragica proviene da una storia, personale e sociale che è sempre una storia collettiva?
#484
Se vuoi aggiungere all'elenco Freud, puoi farlo, visto che era cocainomane conclamato. Il rapporto dell'uomo con le sostanze psicoattive è lungo quanto la storia dell'uomo, e quindi? Qual'è la tesi della discussione? Che, considerato il largo uso di droghe dell'uomo, l'uomo è indegno?

CitazioneSe anche solo la metà di quello che sta scritto in ciò che vi propongo fosse vero, come io penso( e come minimo)....gli esseri umani e la compagnia che li ...umanizza alla sua maniera farebbero bene a fare molti passi indietro e liberarsi menti e corpi prima di diventare del tutto....???
 
Ovvero? In realtà, io penso effettivamente che il largo uso di cannabis dagli anni '60 in poi, abbia avuto effetti deleteri sulla popolazione nel suo complesso, visto che potenzialmente slatentizza tratti di personalità persecutori o deliranti, che possono presentarsi poi in mezza età o in vecchiaia, molto difficili da valutare a causa del contemporaneo declino cognitivo dovuto all'età.
#485
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
27 Aprile 2024, 23:38:47 PM
Premesso che il post riguardava il linguaggio, cercherei di circoscrivere almeno il significato di comunicazione, che non riguarda mai le relazioni fra entità fisiche (lo so Iano che ti piace avvicinare mondo fisico e mondo organico...) ma le relazioni fra soggetti viventi, e quindi riguarda uomo, animali, piante e secondo alcuni anche macchine intelligenti (computer e tutto il resto). La comunicazione avviene fra un mittente e un destinatario: produce un mutamento in entrambi in termini di aspettative, progettualità, sentimenti, conoscenze, rapporti di potere, riconoscimento reciproco, ostilità. La comunicazione è insomma connessa con i nostri stati emotivi e con la nostra memoria (sia in quanto uomini, che animali o piante) e prepara all'azione nell'ambiente, favorendo la sopravvivenza (con qualche eccezione).
#486
Varie / Re: Camminate
27 Aprile 2024, 17:38:41 PM
Praticamente tutti i giorni. Lavorando a Genova, usare l'auto è un suicidio e non ho più l'età per la moto. È però una passeggiata "necessaria", ben diversa da una passeggiata fatta per il piacere di passeggiare. Da questo punto di vista sono deficitario, ma fra tutto gli impegni della vita (lavoro, figli, genitori anziani,gestione casa, rapporti sociali) è difficile ritagliarsi uno spazio anche se talvolta è solo pigrizia.
#487
Tematiche Filosofiche / Re: Il tragico
26 Aprile 2024, 14:21:18 PM
Citazione«La condizione tragica dell'uomo è una condizione universale»(cit.) solo nel senso che il pensatore tragico la proietta epicamente su tutti e compatisce coloro che non se ne rendono conto, proprio come il credente compatisce coloro che non credono, sostenendo che «l'essere creature che saranno giudicate è una condizione universale», e tapini coloro che non se ne avvedono. 
Non ritengo le due "fedi" allo stesso livello. Se il pensatore tragico compatisce gli "inconsapevoli", lo fa, appunto, tragicamente: iniziando a porsi la domanda del perché di quella distanza di percezione, magari sentendosi responsabile lui stesso per quella inconsapevolezza. Scienza e religione sviluppano invece una modalità di pensiero polarizzata: non c'è spazio per la difformità o per il dilemma. La verità è una e solo una. Non a caso, a mio parere, l'invenzione della tragedia classica coincide temporalmente con una altra invenzione: quella della democrazia. La democrazia infatti apre al "poli" e chiude al "mono", aprendo per prima le porte al nichilismo/relativismo.
#488
Tematiche Filosofiche / Re: Il tragico
26 Aprile 2024, 12:34:43 PM
Se gli svizzeri non sono tragici, dovrebbero leggere di più Durenmatt, lui era svizzero e piuttosto tragico. Ci sono uomini e società meno tragiche di altre, è possibile. Ma la condizione tragica dell'uomo è una condizione universale. Possiamo anche fingere che non ci sia, vivere il momento, come insegnavano gli epicurei ma il "basso continuo" della nostra morte e ancora prima della difficoltà di conciliare la nostra soggettività con quella degli altri, il nostro egoismo con il nostro senso di giustizia, sono tutte situazioni invalicabili e non risolvibili. Freud scrisse che vi sono tre professioni impossibili, il politico, il medico e l'educatore. Ancor prima di lui, i grandi commediografi greci si sono interrogati su questi dilemmi, al punto da inventare un tipo specifico di arte teatrale: la tragedia. Non si vive la tragedia, forse, se si vive in modo non autoriflessivo, oppure se ci si affida alla religione o ai superpoteri attuali o futuri della scienza.
#489
Tematiche Filosofiche / Re: Il tragico
26 Aprile 2024, 12:22:01 PM
È vero. Potremmo aggiungere anche l'arte. Ma l'arte non è cieca, come la religione o piena di hybris, come la scienza. L'arte consola in un modo diverso. Ci dice che il tragico è superabile solo (e parzialmente) creando bellezza. L'arte in qualche modo fa parte della tragicità dell'uomo e ne condivide l'esperienza ma non lo accetta e questa sua non accettazione è però umana e tragica anch'essa. Come se fosse uno spiraglio che si vede nel cielo temporalesco e che mantiene accesa la speranza. L'arte peró procede con il passo e lo spirito di un bambino, religione e scienza no, procedono sicuri e si ammantano di vestiti preziosi, almeno fintanto che  quello stesso bambino non grida "il re è nudo".
#490
Tematiche Filosofiche / Il tragico
26 Aprile 2024, 10:56:26 AM
Pensiero del tardo mattino.
L'uomo è un soggetto tragico, che si oppone alla sua tragicità. Due sono i modelli che l'hanno aiutato in questa opposizione, la religione e la scienza, in questo caso unite nello sforzo di superare la condizione tragica dell'uomo.
#491
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
25 Aprile 2024, 22:16:32 PM
La penso come te, Dubbio. Il linguaggio umano non è comparabile con quello animale per le ragioni che hai detto ed anche per altre, ma non è possibile neppure comparare la caduta della mela con l'agire comunicativo di un animale. Quello che volevo sottolineare è la differenza, che spiega il nostro successo straordinario come specie, ma il "substrato" è identico. Non a caso siamo mammiferi esattamente come il cane e il gatto e quindi ci attraversano gli stessi neurotrasmettitori, le stesse cellule, le stesse risposte affettive/emotive, anche causate dal particolare tipo di gestazione (un corpo che cresce dentro un altro corpo). Il fatto che noi abbiamo un linguaggio sofisticato ecc., non deve far  credere di essere qualcosa di assolutamente diverso dal resto del mondo animale. L'evoluzione ha fatto di noi un esperimento con gli stessi mezzi con cui crea un batterio, caso e necessità. La nostra singolarità sta nel fatto che ora siamo in grado noi stessi di creare batteri. Siamo fuori misura, "esseri ancora non del tutto ben funzionanti", diceva Nietzsche, proprio a causa di questa fuoriuscita dell'uomo dal ciclo della Natura. Eppure dobbiamo essere consapevoli anche di farne parte, di non essere l'apice della creazione, e dobbiamo essere responsabili della natura stessa, magari anche attraverso quegli strumenti tecnici che siamo bravi a gestire. Tenere insieme le differenze (ovvero in questo caso, difformità dal mondo animale/uniformità del mondo animale-uomo compreso). È questo il difficile, che mediamente non osservo praticare fra i miei simili. Altrimenti da un lato vi è il rischio di credere nell'ubermensch o in visioni religiose consolatorie e dall'altro quello di ritenere homo sapiens come un "primate" di successo, il che non è.
#492
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
25 Aprile 2024, 14:36:51 PM
Fissare una terminologia esatta in campo linguistico è una scommessa persa, dovuta alla polisemanticità del linguaggio. Ogni autore definirà in modo diverso interazione, comunicazione, linguaggio, e così via. All'inizio di questa discussione mi premeva sottolineare come il linguaggio "umano" sia alla base dello sviluppo tecnico e culturale dell'umanità. Inoltre come esso sia connesso con il corpo e il cervello umano. Senza l'uso libero delle mani, la visione prospettica e un SNC ipersviluppato, il nostro linguaggio sarebbe diverso e probabilmente più semplice. Lo sviluppo della cultura, dalle prime schegge di selce in poi, ha contribuito a strutturare il linguaggio, prima in termini funzionali e poi in termini descrittivi ed infine in termini prescrittivi o " desideranti". Il mondo sotto i colpi della tecnica e del "pensiero parlante", poteva essere progettato diversamente. Penso che proprio di questo processo si parli, in modo metaforico, attraverso molti miti religiosi, come quello dell'albero della conoscenza del bene e del male.
Ma va anche detto che il nostro statuto di esseri umani, anche se ci distingue dagli altri esseri viventi, personalmente lo intendo come un continuum. I mammiferi superiori comunicano, per molti aspetti, con le nostre stesse modalità. Ad esempio, alcuni primati se scoprono un bel casco di banane e non vogliono condividerlo con il resto del branco, emettono il verso di pericolo, così i suoi colleghi scappano e lui si mangia tutte le banane. Già in questo comportamento ci sono le basi della comunicazione umana, così come nei cetacei, portatori addirittura di specifici dialetti che vengono parlati dalle diverse comunità. Per non parlare degli atteggiamenti affettivi, aggressivi, competitivi, ludici, sessualizzati che i mammiferi superiori manifestano. Noi semplicemente abbiamo avuto delle fortune (casuali) contemporanee che si sono affinate nel corso di almeno centomila anni (non dimentichiamolo): SNC, Forma della laringe, posizione eretta, visuale prospettiva e non bilaterale, forte senso della socialità. Tutto questo ci ha reso, nel corso dei millenni, quello che siamo, molto diversi da ogni altro essere vivente, eppure  affini, con gli stessi stati affettivi e neurologici di tutti gli altri mammiferi.
In altri termini, la nostra differenza nasce dal potenziamento autogenerante e reciprocamente condizionante della tecnica materiale e simbolica, entrambe sostenute da un hardware (cervello umano) che non è paragonabile per potenza a nessun altro cervello conosciuto in natura.
#493
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
25 Aprile 2024, 10:55:59 AM
Ciao "Il dubbio". La differenza fra linguaggio e comunicazione la sottolinei nel tuo stesso post. Prendendo in prestito Damasio, il linguaggio umano è "incarnato" . Queste sono, a mio parere le fondamenta, altrimenti si fa scientismo o riduzionismo (o qualche altro "ismo"). Intendo dire che il linguaggio umano va letto insieme al corpo umano e alla cultura umana. Un computer potrà comunicare con un altro computer e calcolare perfettamente la rotta di un missile o scrivere una tesi di laurea, ma lo farà sempre sulla base di ciò che è e non sulla base di ciò che "potrebbe essere". Il linguaggio, con la sua capacità di costruire mappe, anche rispetto a ciò che non c'è ancora o che non ci sarà mai è uno strumento etico prima ancora che descrittivo o funzionale. In questo sta il suo ruolo fondamentale in ciò che noi umani siamo. Che poi anche altrove si usino linguaggi, comunicazioni, interazioni, ben venga ma occorrre anche distinguere laddove queste distinzioni servono per chiarire le nostre interpretazioni del mondo e qui, il linguaggio serve per chiarire chi siamo noi e che relazioni abbiamo con il mondo. Se usassimo un linguaggio informatico avremmo comunque una relazione con il mondo ma sarebbe estremamente diversa, un po' come quella che hanno gli autistici e se comunicassimo come i primati, sapremmo trasmettere affetto ma non avremmo mai pensato il mondo "altrimenti" ed ora staremmo mangiando banane. Con questo non voglio vantare alcun primato antropologico, poiché questa nostra capacità può rovesciarsi contro di noi così come è evidente. Basta dare un'occhiata alla storia.
#494
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
25 Aprile 2024, 07:13:03 AM
Scava scava, possiamo trovare analogie e similitudini ovunque ma con il rischio di perdere la peculiarità dei fenomeni. Il linguaggio "umano" è un fatto culturale che non può essere ridotto a fatto fisico. Probabilmente è forte il desiderio in questo periodo di relativismo, di trovare dei punti fermi, un linguaggio universale, privo di fraintendimenti, di significati ambigui. Io penso invece che la forza del linguaggio stia proprio nella sua imprecisione, oltre che nella sua capacità di aprirci al "possibile", mentre un linguaggio "naturale" non farebbe altro che registrare ciò che è. Il mondo umano, lo abbiamo dimostrato negli ultimi diecimila anni, non è ciò che è, ma ciò che che progettiamo che sia e in questo processo il linguaggio è fondamentale.
#495
CitazioneNel mondo animale da quel che so, a parte le eccezioni, si nasce già dotati di capacità di adattamento alla realtà circostante.
Per i mammiferi superiori è vero solo in parte. Carenza di cure materne possono portare a gravi disfunzioni e perfino alla morte per molte specie animali. I primati usano strumenti come canne, rami, bastoni o pietre ed hanno un linguaggio, come molti cetacei. Non credo sia una differenza qualitativa fra noi e i mammiferi superiori ma solo quantitativa. Quando è poi subentrata la cultura, il passaggio verso strutture che richiedono più "istruzioni per l'uso" è diventato inevitabile.

CitazionePer quanto riguarda la tua citazione della malattia mentale come rovescio della medaglia del libero arbitrio, a me sembra piuttosto una costruzione per giustificare determinati comportamenti che, come spiegavo sopra, possono essere indotti. Se c'è induzione e manipolazione mentale, per non parlare del lavaggio del cervello che riguarda i processi coercitivi, ne deriva che certi modi di pensare, sentire ed agire non possono esser frutto di una malattia.
Putroppo la malattia mentale proviene spesso da manipolazione, coercizione, messaggi contraddittori, violenze e abusi innominabili, ma anche semplicemente dalla povertà o dall'indifferenza o dal non aver trovato un posto nel mondo. La malattia mentale è una dimensione molto complessa. Volevo semplicemente sottolineare come una propensione molto e quasi solo umana (L.A.) possa essere collegata ad un'altra propensione quasi solo umana (malattia mentale). È solo una ipotesi, ad ogni modo, difficile da dimostrare.

Infine, a proposito del dualismo. È molto più elegante un mondo con unità di tempo, luogo ed azione, come insegnavano i tuoi devoti Sofocle o Eschilo e quindi il dualismo, qualsiasi dualismo, ci fa alzare le antenne. Ma anche il monismo non scherza in quanto a pericoli.Il dualismo o se preferisci, il politeismo di cui sei degna rappresentante, è meno elegante ma preserva la diversità delle opinioni e delle credenze. Al di là di ciò non vedo davvero come conciliare le azioni umane con il determinismo. Vorrebbe dire che viviamo nel migliore dei mondi possibile e che siamo quello che siamo e che non possiamo essere diversamente. C'è chi la pensa effettivamente così (ad esempio Churchland) ma anche chi pensa che l'uomo sia programmato per attuare strategie libere e di ricerca, come tra l'altro ci ha insegnato il tuo eroe prediletto: Ulisse.