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Messaggi - cvc

#481
Tematiche Filosofiche / Cos'è un sofisma?
22 Giugno 2016, 09:33:20 AM
Nella storia della filosofia i sofisti hanno sempre avuto un'accezione negativa. Sebbene con spirito revisionista si può osservare che i sofisti hanno introdotto Socrate e, in un certo senso, il nuovo approccio scientifico che rileva l'importanza della discrezionalità umana nell'osservazione dei fatti; tuttavia i sofisti sono quelli che hanno fatto condannare Socrate. Kant aborriva l'uso sofistico della filosofia in quanto arte della parvenza. Seneca che prese da Cicerone il termine cavilliones per indicare i sofismi, fece dell'attacco alla parvenza di verità uno dei suoi capi saldi. Parlando dell'uso sconsiderato del sillogismo ne cita uno volutamente ingannevole: "Non puoi perdere ciò che non hai, non hai le corna; dunque non puoi perdere le corna: hai le corna". Questo modo di esprimersi volutamente ambiguo ed equivoco, è riscontrabile in molte cose attuali. Si pensi alla pubblicità, alla politica, ma c'è anche chi lo usa per il puro piacere di essere un buon schermidore della parola, un bravo spadaccino verbale che ha a cuore non tanto la profondità dei temi trattati, quanto la soddisfazione di aver dato una bella stoccata. Soddisfazione che magari viene anche amplificata dal consenso di un pubblico televisivo o virtuale. Peccato che come sottofondo non si possano udire le parole di Seneca: "Quanto è insensato l'uomo che si allontana soddisfatto per gli applausi di un pubblico ignorante! Perché rallegrarsi di essere elogiati da chi non può essere a sua volta elogiato?"
#482
Tematiche Filosofiche / Re:Cartesio aveva ragione?
16 Giugno 2016, 15:40:39 PM
Cartesio volle portare lo scetticismo alle estreme conseguenze, sfidò se stesso ricercando un qualcosa 'che si rivelasse in maniera talmente chiara e definita da non poterne dubitare'.  Penso sia naturale che se uno presuppone che tutto sia dubitabile e poi cerca in tutti i modi un qualcosa che sfugga a tale scetticismo, la prima cosa che trova la trova in ciò le gli sta più vicino: il proprio io. Poi, se esiste il pensante dovrà esistere anche il pensato. Ma è irrilevante che si deduca il pensato dal pensante o viceversa, in quanto in ogni caso si presume che esistono entrambi. Ma la cosa più rilevante dal punto di vista della storia della filosofia, come rileva Severino, è che il pensiero avverte la differenza fra verità e certezza. Pur essendo considerato un moderno, Cartesio si colloca ancora nella prassi della filosofia antica, basata sulla meditazione. Nella prassi meditativa verità e certezza coincidono. L'esercizio razionale, nella prassi della filosofia antica, è un esercizio meditativo e non la ricerca di un principio astratto. Però Cartesio esplicita anche tale scissione fra realtà e certezza, in quanto la realtà comincia a presentarsi prepotentemente come contro-intuitiva. Immaginiamo quanto dovesse essere stato difficile, ad esempio, accettare l'eliocentrismo.
#483
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'è la verità?
14 Giugno 2016, 13:42:37 PM
Citazione di: sgiombo il 14 Giugno 2016, 08:21:39 AM
Citazione di: cvc il 13 Giugno 2016, 19:50:13 PM
Che la ricerca della verità si sia concentrata sul metodo e non sull'essere credo non sia solo una mia opinione.  Kahneman e Smith vinsero entrambi il Nobel sostenendo tesi opposte in quanto entrambe le loro metodologie furono giudicate corrette. Che poi lo scienziato possa avere le sue tesi esistenziali, chi lo nega? Ma a chi interessano le tesi esistenziali dello scienziato? Semmai ai filosofi, non certo o comunque molto meno agli altri scienziati. La mia opinione è che le scoperte scientifiche poco o nulla dicono sull'essere, in quanto sono sempre una parte di un tutto che nulla dice sulla sua totalità, nulla dice sulla coincidenza fra universo osservato e senso dell'umanità. Se il senso dell'uomo è quello di poter prendere decisioni sul suo destino, questo senso si è perso poiché si delega ogni decisione alla scienza. Persino quando le sue teorie risultano inconsistenti, come nel caso delle teorie di mercato che dovrebbero valere partendo da dei presupposti: concorrenza perfetta, simmetria informativa, assenza di esternalità. Presupposti che di fatto non si verificano mai o quasi.

La scienza non é la filosofia.

Le teorie scientifiche possono veracemente parlare solo di ciò che é scientificamente indagabile, conoscibile (in quanto intersoggettivo e quantitativamente misurabile), la "res extensa", l' ambito materiale - naturale della realtà (e qui sono assolutamente imbattibili da qualsiasi preteso "sapere alternativo").
Non possono parlare di (ovvero: non possono che dire castronerie se prenedono di farlo) ciò che non é intersoggettivo e quantitativamente misurabile, la "res cogitans", il mondo mentale, sentimentale, etico, estetico, ecc.; oppure anche la realtà in quanto considerata nella sua generalità e non limitatamente alla res extensa (ontologia, metafisica: vedi le sciocchezze ripetutamente propalate da fior di scienziati su "multiverso", "principio antropico", ecc.).

Quanto poi alla economia (borghese-capitalistica) si tratta solo di pessima ideologia reazionaria, pressocché l' esatto conrario della scienza (chiunque non abbia chili di fette di salame sugli occhi può quotidianamente constatare che "bocconiani e affini", oltre ad essere miserabili nemici del popolo al servizio delle vampiresche -insaziabili di sangue umano- e criminalissime caste usuraie dominanti sono anche del tutto sprovveduti scientificamente, "non ne imbroccano mai una che é una, nemmeno per isbaglio"; un esempio per tutti: la megera Fornero).
Se il dominio delle classi sfruttatrici e parassitarie si fondasse, anziché sulla forza bruta e su un sofisticatissimo e potentissimo e monopolistico -assoltamente antidemocratico- sistema di disinformazione e inganno di masa, sulla loro perspicacia e la loro pretesa "scienza" sarebbe già miseramente crollato da un bel pezzo! .
Il problema penso stia proprio nel campo di applicazione della scienza. I successi del metodo sperimentale soprattutto nel campo della meccanica, della chimica e della fisica in generale hanno dato l'illusione, sulla scorta del positivismo e del sentimento di fiducia nel progresso illuministico e ottocentesco, che gli stessi risultati potessero essere replicati nelle scienze sociali, una volta dette umanistiche. Il problema è tutto qua visto che, parlando di verità, le verità che emergono dalle scoperte scientifiche, che d'altra parte alimentano l'illimitata fiducia nel progresso, sono verità che incontrano forti limitazioni quando vengono applicate nella sfera delle scienze sociali o umane. Questo perché emerge prepotentemente il problema della libertà. La libertà è tanto importante per l'uomo che viene protetta con le leggi. Ma le possibilità di manipolazione che ha raggiunto, ad esempio, la biologia si sono sviluppate ad una velocità tale per cui le leggi non riescono più a stargli dietro. Si è raggiunta la possibilità di attuare la procreazione assistita ma non si riesce a trovare una legge soddisfacente che la regoli. Lo stesso vale per le cellule staminali e altre problematiche che conosci meglio di me. In definitiva si è creato uno scarto per cui le leggi dell'uomo, il nomos, non riesce più a stare dietro alle leggi di natura, la physis. Tanto che oramai, secondo me, la tendenza è quella di ignorare il problema delle leggi in quanto dibattito sulla libertà, perché l'illimitata fiducia nel progresso spera che anche la soluzione di questo problema si possa trovare studiando la physis.
#484
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'è la verità?
13 Giugno 2016, 19:50:13 PM
Che la ricerca della verità si sia concentrata sul metodo e non sull'essere credo non sia solo una mia opinione.  Kahneman e Smith vinsero entrambi il Nobel sostenendo tesi opposte in quanto entrambe le loro metodologie furono giudicate corrette. Che poi lo scienziato possa avere le sue tesi esistenziali, chi lo nega? Ma a chi interessano le tesi esistenziali dello scienziato? Semmai ai filosofi, non certo o comunque molto meno agli altri scienziati. La mia opinione è che le scoperte scientifiche poco o nulla dicono sull'essere, in quanto sono sempre una parte di un tutto che nulla dice sulla sua totalità, nulla dice sulla coincidenza fra universo osservato e senso dell'umanità. Se il senso dell'uomo è quello di poter prendere decisioni sul suo destino, questo senso si è perso poiché si delega ogni decisione alla scienza. Persino quando le sue teorie risultano inconsistenti, come nel caso delle teorie di mercato che dovrebbero valere partendo da dei presupposti: concorrenza perfetta, simmetria informativa, assenza di esternalità. Presupposti che di fatto non si verificano mai o quasi.
#485
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'è la verità?
13 Giugno 2016, 16:31:27 PM
Citazione di: davintro il 13 Giugno 2016, 15:43:47 PM
La metodologia è un mezzo, uno strumento da utilizzare, per un fine, che è, in sede filosofica, la scoperta della verità, ma non può mai essere fine a se stessa. Io teorizzo epistemologicamente un metodo di ricerca perchè ho l'obiettivo di arrivare ad un risultato che è la conoscenza della verità. Se avessi perso la fiducia nella possibilità di raggiungere tale conoscenza,a che pro affannarmi a definire un metodo migliore di ricerca? La necessità del metodo sorge non dalla perdita di fede (o fiducia) nell'obiettivo, ma dalla coscienza di difficoltà ed ostacoli che vanno rimossi, e la rimozione presuppone il superamento di una condizione esperienziale meramente ingenua, spontanea, premetodica. Non si può dire che la riflessione sul metodo sostituisca quella sulla verità o sul sul senso delle cose, perchè si tratta di due aspetti correlati. Se io in sede epistemologica prediligo la logica deduttiva a quella induttiva ciò ha dirette implicazioni sulla visione ontologica: se per me  il metodo di ricerca della verità è deduttivo è perchè pongo come punto di partenza della ricerca un'apriorità del discorso (da cui poi dedurre) che colgo perchè a tale apriorità corrisponde una verità e un senso delle cose, appunto, "a-priori", trascendente la realtà contingente, vale a dire il riconoscimento di un livello dell'essere metafisico. Mentre una metafisica su base induttiva è assurda. In pratica per ogni metodologia è sempre sottesa, magari implicitamente e senza piena consapevolezza da parte dell'epistemologo stesso che teorizza il metodo, un'opzione ontologica, cioè una tesi sulla verità delle "cose stesse". Per ogni metodo corrisponde un aspetto, un livello della realtà all'interno del quale considerare la verità
Sono d'accordo che la metodologia non è fine a se stessa. Ma la metodologia oggi sporge di gran lunga sulla filosofia, perché tante piccole verità certe sono preferite ad una grande verità non verificabile. La scienza avanza al motto di 'dividi et impera'. Tanto è vero che il concetto di grandezza oggi si è perso tranne che nell'accezione di valore relativo.
#486
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'è la verità?
13 Giugno 2016, 16:16:37 PM
Citazione di: maral il 13 Giugno 2016, 13:50:06 PM
Citazione di: CVCL'episteme di è spostata dall'essere alla metodologia. La   conoscenza non è più rivolta alla ricerca di una realtà assoluta che spieghi il tutto, ma si pone degli obbiettivi particolari, e ciò che conta è la verità nelle metodologie che portano al raggiungimento di tali obiettivi.
Ma questo non fa che spostare il problema senza risolverlo. Se ormai siamo giunti a pensare che non c'è più la pretesa di una realtà assolutamente vera, c'è pur sempre la pretesa di un metodo assolutamente vero. E su che cosa si basa tale pretesa? Sul fatto che l'applicazione tecnica a cui quel metodo dà luogo funziona. Dunque la verità assoluta è il funzionare della tecnica. Ma davvero funziona o è lecito dubitarne?
Il metodo scientifico è adatto per dirci cosa c'è nel nostro ambiente e come funziona, ma non è in grado di darci indicazioni sul valore. Almeno secondo il mio limitato punto di vista.  Ha senso dire che la nostra vita ha più valore di quella di un uomo primitivo? Sono due momenti diversi di una stessa evoluzione, ma il valore dell'evoluzione non cambia a seconda dello stadio che consideriamo, perché il conseguente esiste in virtù del precedente. Quando capiamo, ma forse sarebbe meglio dire intuiamo e poi verifichiamo, il senso della vita e dell'esistenza, è allora che percepiamo la verità. Ma la verità non può essere rinchiusa in un metodo, contrariamente a quello che oggi, secondo me, si pensa. La verità è forse più uno stato d'animo che un concetto oggettivo.
#487
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'è la verità?
13 Giugno 2016, 08:59:43 AM
La ricerca della verità porta alla conclusione che la certezza assoluta non esiste, così come non esiste l'incertezza assoluta. Ci si muove nello spazio di gradi di certezza e quindi di gradi di verità. Le decisioni vengono prese in condizioni di incertezza più o meno alta.  L'episteme di è spostata dall'essere alla metodologia. La   conoscenza non è più rivolta alla ricerca di una realtà assoluta che spieghi il tutto, ma si pone degli obbiettivi particolari, e ciò che conta è la verità nelle metodologie che portano al raggiungimento di tali obiettivi. Non esiste più la filosofia intesa come contemplazione disinteressata, come osservazione di ciò che emerge dal superamento di una visione contingente del reale. Le scoperte della scienza sono il raggiungimento di obiettivi prefissati. Ciò che è vero è tale in quanto sono esatte le metodologie che portano a quella tale conclusione. Non esiste più la verità in quanto non esiste più la fede nella verità. La verità è diventata un qualcosa che deve sempre essere messo alla prova dalla verificazione del metodo, e non qualcosa in cui credere. Ciò che conta è che il metodo sia esatto, e non la verità in quanto portatrice di un senso. Se esiste una verità portatrice di un senso (Dio, il bene assoluto, la giustizia cosmica,...), allora la nostra vita risulta vincolata ad esso, occorre comportarsi in vista di tale senso. Invece il metodo ci libera da ogni legame col vincolo, se il metodo è esatto null'altro conta più. La certezza nel metodo ha sostituito la certezza nel senso. Siamo liberi dalla necessità di dare un senso alla vita perché sappiamo che in ogni caso abbiamo delle metodologie che ci permettono di raggiungere degli obiettivi. Peccato non esista anche una metodologia che ci permetta di dare un senso alla vita, quando questo bisogno emerge al di la di ogni apparente necessità. Le metodologie non scavano nel profondo delle persone, nei labirinti della psiche.
#488
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
10 Giugno 2016, 10:36:48 AM
Citazione di: HollyFabius il 10 Giugno 2016, 09:51:06 AMAttenzione che l'altruismo non è un sentimento, bensì un atteggiamento. Con atteggiamento intendo un qualcosa di più complesso del solo sentimento e che coinvolge anche la parte razionale dell'individuo.
Il sentimento può essere quello di amore verso gli altri e che poi si traduce in un atteggiamento altruistico ma tutti noi siamo contemporaneamente sia altruisti che egoisti, la misura della quota altruista od egoista varia nel tempo e nelle situazioni.
La persona più altruista di questo mondo può diventare egoista se posta nelle condizioni di doverlo fare, per esempio per difendere il suo altruismo.
Non esiste nessuno che sia altruista a prescindere, senza una ragione biologica o razionale.
Attenzione a parlare di altruismo ed egoismo del singolo in forma disgiunta dal gruppo perché questi concetti non hanno nessun senso se non coinvolgono gli 'altri'. La predisposizione all'atteggiamento egoistico o all'atteggiamento altruistico non è innata ma viene maturata nel rapporto con gli altri nei primi anni della nostra vita, sono convinto che si possa poi solo parzialmente modificare radicalmente in età più matura. Questa è forse la distinzione tra l'influenza razionale e quella emotiva verso l'antonimia egoismo/altruismo.
Infatti la componente emotiva più forte si configura da bambini dall'esempio dei genitori e dalle persone vicine a noi, la componente razionale più debole si configura in età più matura. Questa può essere la spiegazione per cui è appare più autentico l'atteggiamento maggiormente basato sulla emotività rispetto a quello a prevalenza basato sulla ratio. Bisogna però essere consapevoli che esistono sempre entrambe queste componenti, altrimenti parliamo del nulla.
Altro aspetto è parlare di egoismo/altruismo sociale (non individuale), in questo caso le discussioni si spostano su un livello diverso, sociologico, storico, filosofico.
A mio giudizio, questo può essere più interessante per questa discussione, importante però è sapere che si parla di questo e  non del atteggiamento del singolo.
Personalmente non ho capito se state parlando dell'atteggiamento a livello di singolo o dell'atteggiamento a livello di gruppo, ritengo però che la prima cosa sia più pertinente nella sezione delle tematiche spirituali e qui (sezione tematiche filosofiche) mi sembrerebbe più pertinente concentrare le riflessioni sui livelli diversi, consapevoli che questi diversi livelli sono il risultato 'medio' degli atteggiamenti dei singoli appartenenti al gruppo. Lasciamo però perdere la teoria dei giochi oppure dedichiamo a quello un apposito 3D perché in quel caso si parla in maniera parziale e distorta di queste cose. Non esiste solo il calcolo quando si parla di atteggiamento di gruppo, esistono anche gli idealismi, le disquisizioni filosofiche, per esempio credo sia lecito parlare di contrapposizione di economia di mercato ed economia comunista come comportamenti sociali, legati alla coppia egoismo/altruismo, senza parlare di teoria dei giochi.
Il tuo intervento non mi cita esplicitamente ma penso sia riferito a me. Premesso che io non sono un chissà quale professore che espone una sua qualche teoria, mi sento libero di poter esprimere la mia opinione, in questo forum, spaziando, se mi va, dalla sociologia alla psicologia alla teoria dei giochi per quel che posso dire dei relativi argomenti. Non sono uno che cerca di millantare conoscenze che non ha, non ho nessuna vergogna nel dire di avere una cultura anche forse inferiore a quella che può essere la media di questo forum. Detto questo non vedo perchè qualcuno, seppure nella veste del dotto utente Hollyfabius, debba dire a me o ad altri come si debba o non si debba condurre un'argomentazione. Non vedo nessuna necessità di questo tuo intervento per mettere ordine nelle varie materie, anche perchè non penso che qualcuno qui ignori la differenza che c'è fra le varie discipline. Personalmente ho sempre pensato che l'importante sia quello che emerge dal dialogo, ciò che si ottiene scavando nella coscienza attraverso il batti e ribatti dei vari interventi. Se tu vuoi farne una questione deontologica delle varie materie sei liberissimo di farlo, ma io ti consiglierei di scendere anche un pò dalla cattedra e magari di goderti anche un pò di quello che emerge da interventi che possono essere anche un pò concitati e imprecisi, ma che proprio per questo riflettono lo spirito del linguaggio e risultano più veri.
#489
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
10 Giugno 2016, 08:44:52 AM
Viviamo in un mondo dove domina l'ossimorico altruismo egoista della mano invisibile. L'interesse capitalista è talmente efficiente da diventare altruista suo malgrado. Tutti vogliamo lo sviluppo, e perché ci sia lo sviluppo occorre che chi lo promuove abbia degli incentivi. Occorre che il miliardario desideri una villa ancora più grande, una Ferrari più costosa, magari un'isola tutta sua o un appezzamento sulla luna o su Marte. Quando il capitalista ha abbastanza fame, allora mette in moto la macchina dello sviluppo per cui di tale sviluppo beneficerà per riflesso anche chi ha poco o niente. Come dice Adam Smith l'ultimo cittadino di un paese sviluppato è più ricco di un re di un popolo di selvaggi. È ovvio che questo tipo di altruismo non è autentico. L'altruismo vero dovrebbe consistere nell'atto spontaneo, nel superamento dell'ego, laddove la prigionia dell'ego, come disse Russell in un libro, porta alla megalomania, all'esaltazione, all'infelicità.
Paul 11 sottolinea giustamente che l'altruismo esce dalle logiche delle teorie dominanti, come quella dei giochi, che non funzionano in certi ambiti, come nel terrorismo. Un kamikaze se ne frega del maximin e del minimax. È la forza del sentimento, l'odio in questo caso, che fuoriesce da questi schemi. L'altruismo dovrebbe essere un sentimento e non il risultato di un calcolo. Io credo che se uno non prova alcun senso altruistico né per una persona né per un cane, una qualche domanda dovrebbe farsela. La normalità mentale, se esiste, dovrebbe riguardare tanto il ragionamento che i sentimenti. Ci sono assassini efferati che ragionano in modo estremamente lucido. Il concetto di psiche comprende pensiero e sentimento. Invece si giudicano le persone in base a quello che fanno o dicono e pensano, ma la cosa più importante rimangono i sentimenti.
#490
Riflessioni sull'Arte / Re:Un termometro per l'Arte
04 Giugno 2016, 16:20:39 PM
Artista è colui che riesce a comunicare valori estetici che sono poco o nulla canonizzabili o esprimibili in forme circostanziate che possano essere oggettivate o replicate. È colui che rende possibile l'impossibile, se pensiamo a quante volte abbiamo intuizioni che sembrano svelarci il senso della vita e dell'essere ma che poi si disperdono senza che possiamo far nulla per trattenerle o ritrovarle. Non credo che l'artista sia colui che abbia l'illuminazione. Penso che le illuminazioni di tanto in tanto capitino a tutti, ma solo lui ha la capacità di trattenerle, di intrappolarle nel suo gesto. Fare una foto ad un'idea o ad una sensazione, questa è la sua abilità. Ma perché sia un genio la sua idea o sensazione deve essere grande, deve quindi avere intuito per la grandezza. Oggi il senso della grandezza si è perso perchè per grandezza si intende quantità in senso stretto, numerico, e non estensione della qualità. E perdendosi il senso della grandezza si perde anche il senso dell'arte. Lessi di un artista riconosciuto che invitò il pubblico ad osservare la sua ultima opera d'arte. Dopo di che, giunti sul luogo gli spettatori, spense e riaccese la luce: ecco l'opera d'arte. Ben altra impressione ebbero gli spettatori rinascimentali che assistettero alla scoperta della prospettiva. Bisognerebbe stabilire se sia possibile una convivenza fra arte e tecnologia o se le scuole di fine '800 e inizio '900 abbiano semplicemente cantato le esequie dell'arte.

P.S.
Spero di non aver dato troppo l'impressione di essere un intenditore d'arte, qualora fosse necessaria tale precisazione, non è così.  Ho semplicemente racimolato quel poco che so per dire che, secondo me, nell'epoca attuale c'è ben poco che abbia a che fare col senso della grandezza dell'arte. Quel senso che coglie chiunque,   non solo gli esperti. Quel senso che coglieva i visitatori di una città quando vedevano il palazzo del re. Per quanto esecrabile sia il fatto che ci fossero dei re, è comunque da rimpiangere che si sia perso il senso della grandezza e che insieme ai re siano scomparsi anche i grandi artisti. Abbiano gettato il bambino assieme all'acqua sporca.
#491
Un più bel esempio di libertà di parola è quello di Diogene che ad Alessandro Magno che gli disse di chiedergli qualunque cosa volesse rispose: "Spostati che mi fai ombra". E ancor prima al padre di Alessandro, Filippo, alla domanda "Chi sei tu?", rispose "Uno che osserva la tua insaziabile avidità".
In Italia la vedo dura, ci hanno classificato al 77esimo posto nella classifica della libertà di stampa, e i giornalisti silurati per antipatie politiche stanno diventando una consuetudine.
Sull'incitazione alla violenza credo sia una questione di educazione, l'irresponsabile lassismo cui assistiamo tutti i giorni non può che portare all'abbandono progressivo dei freni inibitori. E' la somma ignoranza che ci fa scambiare la libertà per assenza di disciplina e controllo.
#492
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
02 Giugno 2016, 06:50:27 AM
Condivido ciò che dice maral, che riporta all'uomo come animale razionale e sociale di Aristotele: "Stare soli è proprio o di un Dio o di una bestia". Ma condivido anche i dubbi di baylham per almeno due motivi. Il primo è che non si ha più idea di chi sia l'altro, se un picconatore di persone, uno che ti da fuoco se lo contraddici o uno che con la scusa di far risparmiare sulla bolletta svaligia la casa di tua mamma. Quindi, e questo è il secondo punto, meglio rifugiarsi nel rassicurante tecnologico virtuale . Tanto più che grazie all'automazione progressiva non c'è più il benzinaio o la cassiera del supermercato on cui cui fare due chiacchiere e nemmeno il tizio a cui chiedere un'informazione. Oramai ci sono i self, i tom tom, i telegiornali in tempo reale. Perché dovremmo comunicare quando diamo bombardati di notizie e informazioni h24 e sappiamo già tutto su tutto e tutti? Tornando ad Aristotele, l'uomo sempre più solo tra la folla è un Dio o una bestia?
#493
Citazione di: paul11 il 01 Giugno 2016, 18:56:58 PM
Citazione di: cvc il 01 Giugno 2016, 18:44:36 PM
Citazione di: paul11 il 01 Giugno 2016, 18:28:20 PM
Citazione di: DeepIce il 01 Giugno 2016, 17:29:49 PMPremetto che sono sempre stato affascinato dal pensiero di Hobbes, ne condivido l'antropologia, molto meno la politica. Andando al succo del topic vorrei sottoporvi una questione. Hobbes parte dal presupposto che gli esseri umani sono come bestie, per questo motivo hanno bisogno di devolvere i propri diritti ad un sovrano che garantisca poi la pace e la convivenza civile. Fin qui ci siamo. Ora la mia domanda è la seguente, il sovrano di Hobbes non è un essere umano? Non rientra anche lui nel "bellum omnium contra omnes"? Tra l'altro Hobbes sostiene che il potere deve essere illimitato e centralizzato. Dovrei quindi accettare di essere governato da una belva come me? :)
Hobbes è nella corrente della filosofia politica cosiddetta giusnaturalismo, ovvero il diritto di natura. Hobbes è pessimista sulla natura umano ,teorizza l'"uomo lupo", al contrario Rousseau che fu antesignano del romanticismo è influì sulla rivoluzione francese soprattutto in Robespierre, credeva nella natura buona dell 'uomo, teorizzerà il "buon selvaggio".Hobbes crede nel tiranno,,Rousseau nella democrazia repubblicana. Se si crede che l'uomo sia conflittuale di natura ,la società per stabilire l'ordine sociale e poterlo garantire deve essere di mano stretta in colui che comanda.Il re deve garntire l'ordine affinchè gli uomini possano convivere pacificamente nella legalità stabilità dal monarca. I grandi pensatori dell'Umanesimo hanno praticamente tutti teorizzato la società e iniziavano dal fondativo: l'individuo umano. La correlazione uomo buono=democrazia o uomo cattivo= tirannia è abbastanza lineare, coerente internamente. Se l'uomo è buono ,gode di una fiducia di poter gestirsi le relazioni sociali.Se l'uomo è di indole conflittuale significa che le relazioni sociali, affinchè una società esista, per poter essere governata deve invece essere gestita dal potere costituito,attraverso la legge e la sanzione .
Si, l'illuminismo e il positivismo hanno istillato la fiducia nell'uomo e nel progressi. Forse prima si esagerava col pessimismo e ora con l'ottimismo.

Quì stiamo dimenticando però la forma economica che accompagna il pensiero politico: è determinante.
Quasi tutti i pensatori umanisti sono per la proprietà privata, solo Rousseau è schierato contrariamente.

Nella nostra contemporaneità la democrazia è il contraltare alla competizione individuale basata sulla diseguaglianza..
Nel giusnaturalismo non si parla ancora di potere economico, saranno i fisiocratici ,ma soprattutto Adam Smith e poi Marrx ad analizzare la correlazione del potere economico e quello politico.Ma grazie anche alla dialettica idealista di Hegel che suggella il passaggio dal giusnaturalismo allo stato politico con la dialettica storica.
Forse è stato proprio il capitalismo nato in seguito alle scoperte geografiche a dare impulso all'emancipazione democratica, per la prima volta si è vista un po' di redistribuzione della ricchezza. Il popolo è stato il grimaldello della borghesia per uscire dall'assolutismo. L'illuminismo è culminato con la rivoluzione, la rivoluzione con napoleone.  Solo con l'altra rivoluzione, quella industriale, il popolo ha potuto un po' rifocillarsi per credere in se stesso. Il Leviatano ha fatto via via meno paura fino ad arrivare al nazismo e al fascismo, con cui ci si è definitivamente convinti che non c'è alternativa alla democrazia, almeno in occidente. Il che non significa che la democrazia sia esente da difetti.
#494
Citazione di: paul11 il 01 Giugno 2016, 18:28:20 PM
Citazione di: DeepIce il 01 Giugno 2016, 17:29:49 PMPremetto che sono sempre stato affascinato dal pensiero di Hobbes, ne condivido l'antropologia, molto meno la politica. Andando al succo del topic vorrei sottoporvi una questione. Hobbes parte dal presupposto che gli esseri umani sono come bestie, per questo motivo hanno bisogno di devolvere i propri diritti ad un sovrano che garantisca poi la pace e la convivenza civile. Fin qui ci siamo. Ora la mia domanda è la seguente, il sovrano di Hobbes non è un essere umano? Non rientra anche lui nel "bellum omnium contra omnes"? Tra l'altro Hobbes sostiene che il potere deve essere illimitato e centralizzato. Dovrei quindi accettare di essere governato da una belva come me? :)

Hobbes è nella corrente della filosofia politica cosiddetta giusnaturalismo, ovvero il diritto di natura.
Hobbes è pessimista sulla natura umano ,teorizza l'"uomo lupo", al contrario Rousseau  che fu antesignano del romanticismo è influì sulla rivoluzione francese soprattutto in Robespierre, credeva nella natura buona dell 'uomo, teorizzerà il "buon selvaggio".Hobbes crede nel tiranno,,Rousseau nella democrazia repubblicana.
Se si crede che l'uomo sia conflittuale di natura ,la società per stabilire l'ordine sociale e poterlo garantire deve essere di mano stretta in colui che comanda.Il re deve garntire l'ordine affinchè gli uomini possano convivere pacificamente nella legalità stabilità dal monarca.

I grandi pensatori dell'Umanesimo hanno praticamente tutti teorizzato la società e iniziavano dal fondativo: l'individuo umano. La correlazione uomo buono=democrazia o uomo cattivo= tirannia è abbastanza lineare, coerente internamente.
Se l'uomo è buono ,gode di una fiducia di poter gestirsi le relazioni sociali.Se l'uomo è di indole conflittuale significa che le relazioni sociali, affinchè una società esista, per poter essere governata deve invece essere gestita dal potere costituito,attraverso la legge e la sanzione .
Si, l'illuminismo e il positivismo hanno istillato la fiducia nell'uomo e nel progressi. Forse prima si esagerava col pessimismo e ora con l'ottimismo.
#495
Citazione di: DeepIce il 01 Giugno 2016, 18:21:18 PM
Il punto è che, a mio modo di vedere, se il pensiero riguardo al genere umano è impostato sul pessimismo, poi non si può affermare che un essere umano (nonostante sovrano) possa essere meglio degli altri esseri umani.
Infatti ai tempi di Hobbes non credo ci si preoccupasse tanto di spiegare ai sudditi il perché del loro stato.