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Messaggi - doxa

#481
Riflessioni sull'Arte / Re: Urbano VIII
27 Aprile 2023, 19:05:13 PM

Veduta aerea del Palazzo del Quirinale

Nel '400 e all'inizio del '500 intorno alla piazza del Quirinale  e lungo l'antica via Alta Semita (oggi via del Quirinale)  vennero costruiti palazzi e ville di nobili e prelati, come la villa con vigna del cardinale Oliviero Carafa. 

Nel 1550 la villa Carafa venne presa in affitto dal cardinale Ippolito d'Este, proprietario anche di Villa d'Este a Tivoli.  Fece trasformare la vigna in un bel giardino con fontane, giochi d'acqua e sculture antiche.

La bellezza e amenità del luogo indussero papa Gregorio XIII (che pontificò dal 1572 al 1585) a far ampliare a sue spese la piccola villa. Nel 1580 affidò  l'incarico del nuovo fabbricato all'architetto Ottaviano Mascarino, che  realizzò tra il 1583 e il 1585, un elegante edificio  con facciata a portico e loggia, collegate internamente da una scala elicoidale.

Gregorio XIII è il papa che fece riformare il calendario giuliano, nome che deriva da Giulio Cesare, e introdusse il calendario riformato, a  lui intestato: Calendario gregoriano. E' quello che dal 1582 viene usato e oggi  utilizzato in quasi tutto il mondo.

Il successore, Sisto V nel 1587 acquistò dai Carafa  l'edificio con i giardini per farne la sede estiva del pontificato. Ma non era sufficiente per accogliere la corte pontificia e a soddisfarne le esigenze di rappresentanza. Questo pontefice affidò all'architetto Domenico Fontana l'incarico di ampliare il fabbricato.

Ulteriori ampliamenti vennero apportati da Clemente VIII (1592 – 1605).  Nel 1596  nel grande giardino  palatiale fece costruire la Fontana dell'Organo, inserita in una nicchia con stucchi policromi che raffigurano alcune storie della Genesi e di Mosé. 

L'architettura del grande complesso immobiliare  fu completata  nell'aspetto che ancora oggi vediamo durante il pontificato di Paolo V: dal 1605 al 1621. 

Papa Urbano VIII  fece proseguire i lavori di ampliamento, in particolare del giardino,  diede ordine di costruire il muro di cinta difensiva nel perimetro del Quirinale. Per la difesa del palazzo  fece erigere volle nei pressi del portale d'ingresso  un basso torrione con feritoie per le bocche dei cannoni.

Inoltre,  fece riallestire l'appartamento estivo, corrispondente all'area dove c'è  lo Studio del Presidente della Repubblica.

Collegato all'appartamento del papa c'era il "Passaggetto di Urbano VIII": un corridoio che collegava l'appartamento papale estivo con quello invernale.

Nel 1638 a Gianlorenzo Bernini fu affidato il disegno della Loggia delle Benedizioni, collocata sopra il portale principale  della facciata del Palazzo.

Il Quirinale racchiude al suo interno un giardino di circa quattro ettari, la cui storia è connessa con l'evoluzione del complesso monumentale.



Parziale veduta dei giardini del Quirinale



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#482
Riflessioni sull'Arte / Re: Urbano VIII
27 Aprile 2023, 16:44:16 PM

 
Palazzo Barberini, entrata in via delle Quattro Fontane, a circa 200 metri da piazza Barberini (fermata metro A). 

L'edificio è  un emblema del barocco romano. Voluto da papa Urbano VIII per i suoi familiari, venne costruito dal 1625 al 1633 ampliando il precedente edificio della famiglia Sforza.

Autore del progetto originario fu Carlo Maderno, noto "archistar" dell'epoca. Successivamente partecipò Gian Lorenzo Bernini e ci furono pure interventi  di Francesco Borromini. 

L'interno fu decorato da vari artisti, fra i quali Pietro da Cortona, che  dipinse  in affresco con i suoi collaboratori la maestosa volta ( circa 600 metri quadri) del salone grande nel cosiddetto "piano nobile" o di rappresentanza.   Nel soffitto raffigurò il "Trionfo della Divina Provvidenza e il compiersi dei suoi fini sotto il pontificato di Urbano VIII", noto nella forma abbreviata "Trionfo della Divina Provvidenza". 



Questo ciclo pittorico mostra tramite allegorie e temi mitologici quelle che sono le virtù del casato Barberini per il buon governo.

Il Cortona realizzò prima la parte centrale della scena, quindi la cornice centrale e la Divina Provvidenza, che interviene per l'elezione di Urbano VIII a pontefice, e ordina alla Fama di incoronare con la tiara papale  (sorretta dalla dea Roma) lo stemma Barberini con le tre api,  circondato da una corona d'alloro retta dalle virtù teologali Fede, Speranza e Carità.

Il concetto è anche evidenziato dalla raffigurazione delle chiavi di San Pietro (sorrette dalla Gloria) che sormontano lo stemma. Il putto che s'intravede nell'angolo sulla sinistra, dietro il cornicione, porge una corona d'alloro per sottolineare le virtù di Maffeo Barberini.

Dopo la parte centrale Pietro da Cortona procedette alla realizzazione dei quattro angoli, definendo anche la scansione del finto fregio marmoreo con telamoni.

Nel 1949 Palazzo Barberini  con l'ampio giardino interno fu acquisito dallo Stato italiano per adibirlo a sede della Galleria d'arte antica, con opere dal  '200 al '700.

A Roma le "Gallerie di Arte Antica" sono due, questa in Palazzo Barberini e l'altra, la Galleria Corsini, è all'interno del  Palazzo Corsini, edificato alla fine del XV secolo dai Riario (nobile famiglia originaria di Savona) nipoti di Sisto IV (Francesco della Rovere). Nel grande giardino c'è l'orto botanico, che s'inerpica fino al Gianicolo.

Le due grandi esposizioni conservano oltre 5000 opere d'arte fra quadri, sculture, bozzetti, arti decorative dal Duecento al Settecento.

Il nucleo originario delle Gallerie Nazionali venne formato  nel 1883.

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#483
Riflessioni sull'Arte / Urbano VIII
27 Aprile 2023, 08:41:38 AM
Quest'anno ricorre il quattrocentesimo anniversario della "salita al soglio pontificio" del cardinale Maffeo Vincenzo Barberini, che assunse il nome "Urbano VIII". Fu eletto nel 1623 e pontificò fino al 1644, anno della sua morte. Era nato a Firenze nel 1568.

Durante il suo pontificato nacquero e vennero diffuse l'architettura e l'arte barocca, in concomitanza con l'attuazione della Controriforma cattolica come risposta alla Riforma  protestante.  Nell'arte si tradusse col distacco dal manierismo della fine del '500 per assumere nuove caratteristiche.

Il sostantivo "barocco" fu coniato nel XVIII secolo per definire l'arte e l'architettura del '600.  Originariamente veniva usato come dispregiativo, per indicare in una composizione artistica  la mancanza di regolarità, di ordine. Infatti le caratteristiche  fondamentali  dell'architettura barocca sono le forme curve, gli andamenti sinuosi, come le ellissi e le spirali, la teatralità,  il tutto per destare meraviglia.

Quel nuovo stile dinamico oltre l'architettura coinvolse anche la scultura e la pittura.

Lo stile Barocco nacque a Roma con i lavori dell'architetto e pittore Pietro da Cortona e del pittore  Giovanni Lanfranco, che raccolsero e svilupparono alcuni fermenti culturali presenti in lavori precedenti: i dipinti di Rubens e del Guercino, e nei lavori artistici di quel tempo:  le sculture e le architetture di Gian Lorenzo Bernini, le architetture di Francesco Borromini, ecc..

Nel nostro tempo il termine "barocco" non ha più la valenza negativa.

Pietro da Cortona elaborò grandi scenografie e fu maestro di riferimento per altri pittori.

Al pontefice Urbano VIII fece questo bel ritratto.


Pietro da Cortona, ritratto del papa Urbano VIII, olio su tela, 1627, Collezione Sacchetti.

Il pontificato  di Urbano  VIII ha lasciato un'impronta indelebile a Roma, perciò in questa città viene commemorato con due eventi:

La grande mostra titolata : "L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini": fino al 30 luglio a Palazzo Barberini;
 
"Il Quirinale di Urbano VIII" è il titolo dell'iniziativa promossa dalla presidenza della Repubblica.

Il percorso di visita è dedicato ai luoghi e alle opere del Palazzo del Quirinale collegati alla figura del pontefice Urbano VIII.

Dal 29 aprile al 23 luglio ogni sabato e domenica alle ore 9.45 il pubblico potrà usufruire della visita in lingua italiana di un'ora e venti al costo di euro 1,50 a partecipante (prenotazioni sul sito https://palazzo.quirinale.it).

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#484
Riflessioni sull'Arte / Re: Biblica manna
20 Aprile 2023, 21:56:58 PM
Nella Bibbia ebraica (Tanakh) la manna è descritta due volte: nel Libro dell'Esodo (16, 1 – 36) e nel Libro dei Numeri (11, 1 – 9).

Il mitologico  racconto della manna  dal cielo  deriva dalle peripezie del popolo d'Israele che uscito dall'Egitto, guidato da Mosè, si trovò nel deserto del Sinai senza cibo e senza la possibilità di procurarselo. Esausti per la fame, invocarono l'aiuto del Signore. E la manna cominciò a scendere dal cielo.

Dal Libro dell'Esodo: "E, evaporato lo strato di rugiada, apparì sulla superficie del deserto qualcosa di minuto, di granuloso, fine come brina gelata in terra. A tal vista i figli d'Israele si chiesero l'un l'altro: «Che cos'è questo?» perché non sapevano che cosa fosse. E Mosé disse loro: «Questo è il pane che il Signore vi ha dato per cibo. Ecco ciò che ha prescritto in proposito il Signore: ne raccolga ognuno secondo le proprie necessità, un omer a testa, altrettanto ciascuno secondo il numero delle persone coabitanti nella tenda stessa così ne prenderete". Così fecero i figli di Israele e ne raccolsero chi più chi meno. Misurarono poi il recipiente del contenuto di un 'òmer; ora colui che ne aveva molto non ne ebbe in superfluo e colui che ne aveva raccolto in quantità minima non ne ebbe in penuria; ciascuno insomma aveva raccolto in proporzione delle proprie necessità" (Esodo 16, 14 – 18).

(la parola ebraica omer allude all'antica unità di misura israelita, corrispondente al peso di 1,3 kilogrammi circa).

La manna scendeva tutti i giorni dal cielo,  eccetto il sabato. Ogni ebreo, la mattina, ne raccoglieva la quantità necessaria per  nutrirsi nel corso della giornata.

Dio  ne donava una doppia razione ogni venerdì affinché bastasse anche per il sabato,  giorno di riposo, lo shabbat.

Gli Israeliti la macinavano e impastavano facendone focacce. 

La manna  deriva  dalla secrezione di alcune piante (arbusti e alberi), come il "Fraxinus ornus" (Frassino di manna), che viene estratta facendo piccoli tagli nella corteccia.


Albero di Fraxinus ornus e la linfa solidificata che viene stratta dalla corteccia dell'albero
 
Nel Sud della penisola del Sinai la resina viene estratta dagli alberi di tamerice (Tamarix gallica). Tale resina è simile alla cera, si fonde al sole, è dolce e aromatica come il miele.

the end
#485
Riflessioni sull'Arte / Re: Biblica manna
20 Aprile 2023, 21:52:17 PM
Del pittore Ercole de' Roberti vi faccio vedere questa immagine, dipinta sullo scomparto di una predella di pala d'altare, realizzata per la chiesa di San Domenico, a Ferrara.

La predella è la parte inferiore di un polittico o di una pala d'altare; a volte è divisa in riquadri, dipinti con immagini che hanno relazione con il soggetto o la scena della tavola centrale.



Facciata della chiesa di San Domenico, Ferrara. La costruzione nelle forme attuali  è del 1726.Della precedente chiesa restano il campanile del XIII secolo e la Cappella Canani, del XV secolo, che fu l'antica struttura absidale. In questo complesso con annesso convento dei domenicani c'era la sede il tribunale dell'Inquisizione e si svolgevano i procedimenti giudiziari, si sentenziavano le condanne, spesso seguite dalle esecuzioni.



Ercole de' Roberti, Gli Israeliti raccolgono la manna, 1493-96, tempera su tavola, Londra, National Gallery

Sullo sfondo si vede un villaggio di capanne. Alcune hanno il tendaggio per coprire la porta d'entrata. Lo spazio in primo piano con i protagonisti evidenzia la teatralità della scena.

L'autore del dipinto ha messo in rilievo le connessioni di questa immagine con l'ebraico rituale della Festa delle capanne: la festa di Sukkoth, che in ebraico significa capanne. Esse evocano la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, tende e capanne.

Nel Levitico (23, 41-43): "E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all'anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d'Egitto".

La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torah, feste durante le quali nel passato gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, prima che fosse distrutto dall'esercito romano nel 70 d. C..


dettaglio



dettaglio

La mitica storia degli Israeliti che raccolsero la manna come nutrimento durante il loro quarantennale viaggio verso la "terra promessa", veniva spesso interpretata dai cristiani come precursore del "pane celeste" del corpo di Cristo.

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#486
Riflessioni sull'Arte / Biblica manna
20 Aprile 2023, 21:32:37 PM
Fino al 19 giugno 2023 a Ferrara, nel Palazzo dei Diamanti, c'è una mostra di dipinti  provenienti da alcuni musei nazionali e internazionali), in particolare quelli realizzati da due pittori rinascimentali  ferraresi: Ercole de' Roberti (1450 – 1496) e Lorenzo Costa (1460 – 1535).

L'esposizione costituisce la prima tappa del progetto dedicato al "Rinascimento a Ferrara 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d'Este", periodo compreso tra l'elevazione della città a ducato e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio.

Borso d'Este (1413 – 1471, figlio illegittimo di Niccolò III d'Este. Questo Niccolò viene ricordato per la sua intensa attività sessual-amorosa. Il vescovo e novelliere Matteo Bandello (1485 – 1561) lo definisce "il gallo di Ferrara": "in Ferrara e nel contado non c'era cantone dove egli non avesse alcun figlio bastardo".

Nella popolazione era diffuso il detto: "Di qua e di là dal Po son tutti figli di Niccolò". Si dice che abbia avuto oltre ottocento amanti, la più nota delle quali fu Stella de' Tolomei, dalla quale ebbe tre figli: Ugo (1405 – 1425), Leonello (1407 – 1450) e Borso (1413 – 1471).



Francesco del Cossa, ritratto in affresco di Borso d'Este, dettaglio, (1469-1470), Ferrara, salone dei mesi, mese di Aprile, Palazzo Schifanoia

L'1 ottobre 1450 Borso venne nominato signore di Ferrara. Il 18 maggio 1452 ricevette il titolo di duca di Modena e Reggio dall'imperatore Federico II d'Asburgo.

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#487
Pensarbene ha scritto
CitazioneIo non capisco gli atei,se uno è scientificamente e personalmente convinto della ragione e della logica, perchè mai si occupa di religioni e di fede?
Citazione
 Io ho fede e credo in Dio,mi basta così,non ci penso neanche, non cerco ragioni,conferme,
 non mi interessa discuterne con atei e agnostici,lo trovo tempo sprecato e lana caprina.

Una domanda "mi sorge spontanea": se non t'interessa discutere della tua convinzione religiosa con gli atei perché hai scritto il post ? Non ti sembra di essere in contraddizione ?

Perché gli atei si occupano di religione e di fede ? Per cultura personale.

In ambito militare ogni stato maggiore studia i piani strategici del nemico per poterlo fronteggiare.

Per dimostrare che la vostra fede è fondata sulla sabbia e non sulla roccia.

Comunque  i credenti vanno in Paradiso, luogo noioso e continuamente orante, tra nuvole d'incenso.
   
Gli atei vanno all'Inferno, luogo vivace con possibilità d'incontrare persone simpatiche.  ;D  O:-)
#488

Freedom ha scritto:
CitazioneBè, questa battaglia per fare "rinsavire" i credenti mi ha sorpreso.
Citazione
 Ti posso chiedere da cosa è animata?


Buon pomeriggio Freedom.

Far rinsavire i  veri "credenti" ? No ! Non è possibile !  Hanno bisogno di credere. Non si può togliere loro l'ancora di salvezza, specie nel credere la continuazione della vita nell'aldilà.

Il nostro invito a rivolto alla "plebe" intrisa di religiosità popolare, a quella massa dedita alle genuflessioni, al "do ut des" con i santi, alle processioni. In quella folla ci sono gli "atei devoti" e i credenti "tiepidi" che hanno bisogno di istruzioni extra-clericali.

Un bel saluto
#489
Buongiorno Pensar bene.

Hai scritto a Taurus:
CitazioneSe te ne freghi della ragione, perchè ragioni su cose di cui non ti importa niente?

Taurus, ed anche io, non crediamo nell'esistenza di Dio, ma culturalmente ci interessa moltissimo la religione. Ci piace constatare le "anomalie" nei cosiddetti "libri sacri" e condividere il nostro pensiero con i credenti, con la speranza di far vacillare le "certezze", specie nei "credenti tiepidi" o negli "atei devoti". Con i "credenti convinti" è inutile il dialogo.
 
Sono oltre duemila anni che il cristianesimo ci viene propinato dal clero come  un tutto dogmatico: questo è, questo devi credere e se contesti sia anatema, sia eresia::)

L'Inquisizione, anzi la "Santa Inquisizione" non c'è più. Nel 1908 venne denominata "Sant'Uffizio", successivamente "Congregazione per la dottrina della fede". Anche questa riciclata nell'attuale"Dicasterium pro doctrina fidei".

In Vaticano,  o meglio nella "Santa sede"  troppe cose vengono definite "sante", ma sante non sono.

La Chiesa cattolica sopravvive perché si adatta ai tempi.  Nei hai l'esempio  anche con le modifiche alle preghiere.


Sono d'accordo con te riguardo la problematica "salute mentale" di Paolo. Però aveva un'intelligenza superiore alla media e un'ampia cultura, in particolare filosofica e teologica, tale da permettergli di essere il "fondatore" della religione cristiana. Non ci sono prove, ma mi piace pensare che la sua formazione culturale sia avvenuta nell'ambito del rabbinato giudaico.


Lieta giornata
#490
Riflessioni sull'Arte / Re: Conversione di Saulo
17 Aprile 2023, 21:22:35 PM

Caravaggio, "Conversione di San Paolo (particolare), 1601

Il cardinale Gianfranco Ravasi sulla rivista cristiana "Jesus" dello scorso mese di gennaio ha scritto: "E' significativa una nota apparentemente marginale ma forse allusiva: Saulo rimane accecato per tre giorni (9,9) e quando viene battezzato si dice che i suoi occhi si illuminano ed egli 'si alza': il verbo greco anastàs, l'"alzarsi", è lo stesso che viene usato nel Nuovo Testamento per la risurrezione di Cristo. Ai tre giorni oscuri del sepolcro subentra il levarsi luminoso della risurrezione-rinascita: non si dimentichi che nella Lettera ai Romani Paolo descrive il battesimo in modo analogo, secondo lo schema della 'sepoltura-risurrezione' di Cristo (6,3-9).

Ai cristiani di Corinto Paolo evidenzia che Cristo, dopo le apparizioni pasquali alle pie donne e ai discepoli, "apparve anche a me".

Comunque, il racconto di questa esperienza è negli Atti degli Apostoli, scritti dall'evangelista Luca. Per tre volte è narrato l'evento della conversione del persecutore Saulo nell'apostolo Paolo.

La prima relazione è nel capitolo 9. Luca presenta quel momento come una visione: mentre Saulo sta recandosi a Damasco per arrestare i discepoli della nuova setta cristiana, "all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: 'Saulo, Saulo, perché mi perseguiti ?' Rispose: 'Chi sei, o Signore ?' E la voce: 'Io sono Gesù, che tu perseguiti' " (At 9, 3 – 5).

In questo racconto è evidente che non c'è la caduta da cavallo ma di una folgorazione che acceca Saulo per tre giorni
 (At 9, 9).

Quell'evento induce Saulo a cambiare nome in Paolo.

Il secondo resoconto dell'incontro col Risorto è nel capitolo 22 degli Atti.

La narrazione è in prima persona. Siamo nel tempio di Gerusalemme e Paolo sta per essere linciato dai suoi correligionari. Ma il comandante della coorte romana di stanza in quell'area lo sottrae alla folla e lo conduce nella fortezza Antonia (sede del governatore imperiale), ove gli concede di parlare alla folla a lui ostile, rievocando la storia della sua conversione al cristianesimo.

Mentre nel primo racconto solo Paolo fu il destinatario della visione divina, i suoi compagni "Sentivano la voce, ma non vedevano nessuno" (At 9, 7), nel secondo, anche i suoi compagni di viaggio "videro la luce, pur non udendo la voce di colui che mi parlava".

Quindi per Paolo fu un'esperienza personale e interiore. Alcuni critici definiscono quell'esperienza un'allucinazione.

In realtà, la menzione dei personaggi coinvolti (anche con nomi propri, come Giuda che ospita Paolo a Damasco nella sua casa sulla "via Dritta" o come il citato Anania) attesta il realismo dell'evento.

La terza testimonianza conferma quell'evento.

L'apostolo è agli arresti presso il governatore romano Festo nella città di Cesarea Marittima, la residenza degli alti funzionari imperiali in Palestina (qui si svolge anche la vicenda del centurione Cornelio, descritta nel capitolo 10). In visita ufficiale in quella città costiera si presenta la coppia principesca di Agrippa II, discendente del re Erode, e di sua sorella Berenice che era anche la sua compagna incestuosa.
Ebbene, Paolo davanti a loro – in attesa di essere trasferito a Roma per il processo d'appello da lui richiesto come cittadino romano – ripete la storia della sua conversione al cristianesimo (At 26, 12 – 23).

La sostanza dell'evento è sempre la stessa, ma appaiono anche alcune variazioni e novità.

Non è citato Anania; a terra oltre a Saulo cadono pure i suoi compagni di viaggio verso Damasco; Cristo cita un proverbio greco, attestato anche dagli scrittori Euripide e Pindaro, che è però detto, secondo l'affermazione dell'apostolo Paolo, in lingua ebraica: "Duro è per te recalcitrare contro il pungolo" ( At 26,14). Questo detto è desunto dal mondo agricolo: il contadino stimola l'animale da soma con un bastone chiodato in punta.

Comunque in questo racconto le parole di Cristo vanno oltre e delineano la futura missione dell'apostolo Paolo, "ministro e testimone": quella di «aprire gli occhi (a ebrei e pagani, proprio come era accaduto allo stesso Paolo) perché passino dalle tenebre alla luce, dal potere di Satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità» della salvezza (26,18). Sono queste le ultime parole di Cristo, negli Atti degli Apostoli, come suggello alla storia di un convertito, che per tutta la sua vita e con tutta la sua stessa esistenza ripeterà le prime parole di Gesù citate dai Vangeli: "Convertitevi e credete! (Marco 1,15).
#491
Riflessioni sull'Arte / Conversione di Saulo
17 Aprile 2023, 21:20:23 PM
L'apostolo Paolo in una lettera indirizzata ai cristiani residenti a Filippi (attuale Kavala, in Macedonia), narra la sua vicenda, accaduta mentre percorreva la strada per Damasco, ed usa il verbo greco katelémften (= fui afferrato, conquistato) da Cristo (3,12).

 In altri passi del suo epistolario allude alla divisione tra un "prima" e un "poi", linea di demarcazione tra il Saulo persecutore e Paolo apostolo di Cristo.
 
 Nella prima lettera ai Corinzi Paolo chiede con una domanda retorica: "Non ho io visto Gesù, il Signore?" (1Cor 9,1) e conferma: "Ultimo fra tutti apparve anche a me" (1Cor 15, 8).
 
 Per saperne di più di ciò che accadde su quella strada per Damasco dobbiamo leggere gli Atti degli Apostoli, scritti da Luca, che per un periodo fu con Paolo nei suoi viaggi missionari.
 
 In quel testo l'evangelista per tre volte narra la conversione che fece di Paolo un missionario di quella "setta" cristiana, che egli in precedenza voleva contrastare fin nel territorio della Siria.
 
 La prima narrazione è nel capitolo 9 degli Atti degli Apostoli: l'incontro di Paolo con Gesù e poi con un membro della comunità cristiana di Damasco di nome Anania, che non solo gli va incontro accogliendolo come un fratello, ma che lo libera anche dalla cecità causata dal bagliore della visione, che Luca così descrive: "All'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Rispose: Chi sei, o Signore? E la voce: Io sono Gesù, che tu perseguiti!" (Lc 9,3-5).
 
 Questa frase evidenzia che Saulo non cadde da cavallo, come invece fanno immaginare i dipinti dedicati a quell'evento (ad esempio quello celebre di Caravaggio nella chiesa Santa Maria del Popolo a Roma), ma di una folgorazione che lo fa inciampare e cadere a terra.


 

Michelangelo Merisi, detto il "Caravaggio", Conversione di San Paolo (particolare), dipinto a olio su tela, Cappella Cerasi nella basilica di Santa Maria del Popolo, Roma
 
 La Cappella Cerasi è a fianco del presbiterio. Ma chi era Cerasi ? Il tesoriere del pontefice Clemente VIII. Fu quel Cerasi nel 1600 a commissionare due dipinti a Caravaggio: la "Crocifissione di Pietro" e la Conversione di Paolo". Questa fu realizzata dall'artista nel 1601: l'immaginaria scena si svolge sulla strada per Damasco. Saulo (è il nome ebraico dell'apostolo prima della sua conversione) stava andando in quella città per far incarcerare i discepoli di Gesù.
 
 
3 "E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4 e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». 5 Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! 6 Adesso alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». 7 Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. 8 Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, 9 dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda" (At 9, 3 – 9).
 
 Nel dipinto di Caravaggio Paolo è riverso a terra con le braccia spalancate, mentre ode la voce di Gesù Cristo che gli appare nella forma di luce folgorante.
 
 Il palafreniere regge le briglie di un cavallo nell'atto di alzare la zampa anteriore destra per non calpestare Saulo.
 
 E' il momento della conversione di Paolo, descritto negli Atti degli Apostoli (Atti 26, 12 – 18).
 
 L'audacia di Caravaggio è stata quella di far invadere la tela dal cavallo (non citato negli Atti degli Apostoli), trasformando la veduta quasi in un incidente di scuderia che preoccupa il palafreniere.
 
 segue
#492
Questo arazzo esposto alla mostra è il dossale del baldacchino del pontefice Clemente VII.

Il sostantivo dossale deriva da "dorsale", indica il  ricamato telo (o altri materiali) usato nel passato per coprire la parte posteriore dell'altare nelle chiese cattoliche, ed anche la parte posteriore del baldacchino papale.

Questo dossale, e l'altro descritto nel precedente post, per  secoli  sono stati usati nelle più importanti cerimonie religiose  che si svolgevano  in occasione della Pasqua, in particolare la Coena Domini e la Lavanda dei piedi.
 
Pieter van Aelst, Bruxelles,  Musei Vaticani, Città del Vaticano.

L'autore di questo arazzo nel 1502 fu scelto come maestro arazziere alla corte di Filippo il Bello, padre del futuro imperatore Carlo V.

Nel 1515 papa Leone X  gli dette l'incarico di realizzare 11 arazzi per la Cappella Sistina. I disegni  preparatori su cartone furono realizzati da Raffaello Sanzio e dai suoi collaboratori, traendo ispirazione dagli Atti degli Apostoli.
Il pittore Barent van Orley sorvegliava l'esecuzione.

Gli arazzi furono realizzati  tra il 1517 e il 1520.

Nel 1530 circa  altri arazzi con scene della vita di Gesù furono commissionati a Pieter van Aelst dal pontefice Clemente VII. I disegni su cartoni furono elaborati da allievi di Raffaello Sanzio. 

Nella parte alta dell'arazzo sono raffigurati due angeli, uno per lato.
Più in basso, le allegorie di tre virtù: al centro, la virtù cardinale della Giustizia, ai  due lati, due virtù teologali:  la Fede e la Carità.

La Giustizia è raffigurata come una solenne figura femminile: è assisa, ha la  testa coronata, i piedi poggiati sopra il globo terrestre.

Guardando la foto: la donna  con il dito indice della mano sinistra indica un putto alato vicino la sua gamba sinistra: è un angelo,  sorregge un gladio (?). La spada simboleggia la legge.

Con la mano destra  regge la bilancia con i due piatti: la bilancia è strumento e simbolo di valutazione e  di giudizio:  del bene e del male, di ciò che è giusto e di ciò che è ingiusto.

Per sorreggere il peso della bilancia la personificazione della Giustizia viene aiutata dalla mano sinistra della Fede, anche questa in posizione seduta: con la mano destra sorregge lo stendardo con il simbolo delle "chiavi del cielo" dette anche "chiavi di San Pietro", antico segno della Chiesa universale. 

La base dell'asta è tra le zampe anteriori del leone, simbolo della forza ma anche simbolo di Cristo.
Dietro l'animale, sullo sfondo si vede un castello.

Nel paesaggio agreste c'è anche un altro leone sulla destra. Pure questo sorregge l'asta con lo stendardo che raffigura le "chiavi del regno dei cieli": sono incrociate  e simboleggiano la missione di Pietro e della Chiesa.

Sul fianco del drappo è simboleggiata la Carità, la giovane è seduta ed intenta ad allattare il figlio.

Nella religione cristiana la Carità simboleggia l'amore nei confronti di Dio e degli altri.

The end
#493


Questo arazzo con la raffigurazione dell'Ultima Cena venne realizzato tra il 1516 e il 1524, evoca  il dipinto di Leonardo da Vinci nell'ex refettorio del convento domenicano adiacente la basilica di Santa Maria delle Grazie, a Milano,  ma ci sono alcune differenze, la più evidente, sullo sfondo, ci sono  tre archi rinascimentali, oltre i quali s'intravede un paesaggio dominato da antiche rocche.

Il manufatto, sontuosamente realizzato in seta con fili d'oro e d'argento,  è completato con un bordo in velluto cremisi. Su tutta la bordura ci sono dei simboli sabaudi.

Nel 1533  fu donato dal re di Francia, Francesco I, al papa Clemente VII in occasione del matrimonio celebrato il 28 ottobre di quell'anno a Marsiglia tra la nipote del pontefice, Caterina de' Medici, ed Enrico di Valois, secondogenito del re di Francia, ed erede al trono.  Dopo il "Sacco di Roma" nel 1527 da parte dei Lanzichenecchi (soldati mercenari di fanteria)  inviati dall'imperatore Carlo V,  quelle nozze regali del 1533 sugellarono l'accordo tra Francia e papato, in chiave anti-asburgica.

Invece il  papa donò al re Francesco I un corno di cetaceo, fatto indorare dall'orafo Tobia da Camerino. L'oggetto venne presentato come un "corno di liocorno", ritenuto secondo un'antica tradizione un antidoto per proteggersi dal cibo avvelenato.

Nel passato, il Giovedì Santo questo arazzo veniva esposto in occasione del rito della lavanda dei piedi.

Invece durante la processione del Corpus Domini era affisso su una parete  nella "scala "regia",  che dalla Cappella Sistina conduce nella basilica di San Pietro.

Per tutelare questo grande telo il papa, Pio VI, che pontificò dal 1775 al 1799, anno della sua morte, ne  fece fare una copia per essere esposta al pubblico in alcune cerimonie.

Dal 1931 l'arazzo originale è conservato  nell'ottava sala della nuova Pinacoteca Vaticana, insieme ai capolavori raffaelleschi. 

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#494
A La Venaria Reale, vicino Torino, c'è  la mostra titolata: "All'ombra di Leonardo. Arazzi e cerimonie alla corte dei papi", aperta fino al 18 giugno prossimo.


Veduta dei giardini e degli edifici della reggia di Venaria Reale

In una delle "Sale delle arti" sono esposti due grandi arazzi, che rispettivamente rappresentano l'Ultima cena (che abbiamo vista dipinta da Leonardo da Vinci nell'ex convento dei Domenicani adiacente la basilica di Santa Maria delle Grazie, a Milano) e sulla destra (vedi la sottostante foto,  il dossale del baldacchino per il  papa Clemente VII (tuo corregionale, appartenente  alla famiglia de' Medici, che pontificò dal 1523 all'anno della sua morte, nel 1534).



Per semplificare la lettura descrivo i due  arazzi in modo distinto, nei successivi due post.

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Buon pomeriggio PhiroSphera.
Per favore rendimi edotto. Tu ti chiami Mauro Pastore ed hai scritto il post oppure hai fatto il copia e incolla dell'articolo scritto da Mauro Pastore ?

Comunque, in entrambi i casi, ti sembra "normale" un post di tal guisa ?

In questo forum quanti sono gli "esperti" di fisica e chi sono ?

Qui abbondano i "filosofi" e i filosofi, si sa, sono noiosi, amano i contorcimenti, rendono difficili i concetti facili, per farsi considerare "intellettuali" ma io non riesco a considerarli tali. I bravi artigiani creativi sono più intellettuali di loro.

Se il post che hai allocato è farina del tuo sacco, allora debbo dirti che non potresti fare il giornalista. Per fare questo "mestiere" o professione la prima cosa che insegnano i magistri della carta stampata ai praticanti è quella di scrivere concetti complicati o argomenti difficili in modo semplice, per far comprendere il tema anche ai semi-alfabeti.

Io sono un semi-analfabeta. Per farmi capire il tuo involuto post potresti, per favore, riscriverlo in modo da farmi comprendere ed io ti possa rispondere ?  ::) ??? :)