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Messaggi - Il_Dubbio

#496
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
23 Marzo 2018, 20:57:36 PM
Citazione di: iano il 23 Marzo 2018, 20:44:51 PM
@ Il dubbio.
In che senso la funzione d'onda non ha una controparte reale?

perche la funzione d'onda (ammesso di non considerare interpretazioni come quelle everettiane) non può descrivere un mondo reale.
Descrive però, in senso probabilistico, ciò che può succedere quando esso interagisce con uno strumento di misura.
Ma deve succedere qualcosa, ovvero deve interagire con qualcosa. Fino a che rimane fuori da qualsiasi interazione rimane una descrizione matematica di enti non reali.
#497
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
23 Marzo 2018, 19:27:32 PM
Citazione di: epicurus il 23 Marzo 2018, 09:46:53 AM
Citazione di: Il_Dubbio il 22 Marzo 2018, 18:30:33 PM
Su quella riguardante la meccanica quantistica un po' meno. Credo che l'idea di far fluttuare in modo indeterminato lo spazio/tempo sia solo una buona idea. Ma le idee rimangono tali se non si produce qualche tipo di fonte autorevole che le sostenga. Attualmente io non conosco alcuna fonte autorevole. Cioè se chiedo alla comunità scientifica se quella fa parte di una teoria consolidata mi aspetto di ricevere solo una risposta ovvero NO!
Pero mi lascio nel dubbio... come al solito  :D magari hai ragione tu.
Considera un elettrone in sovrapposizione di posizioni. L'elettrone ha una massa. Quindi in base a dove si trova, il tempo può rallentare o meno nelle posizioni vicine... ma se la posizione è indeterminata, anche il rallentamento del tempo lo è. E' più chiara ora la cosa?
Sinceramente per rispondere a questa tua affermazione ci vorrebbe aperion  ;)
Io parto da un presupposto, ovvero che la massa è (o sarebbe, cerco di fare il fisico da pochi soldi) un vettore e no un operatore. Ovvero la massa (lo dico magari in modo diverso avendo il dubbio di aver detto una fregnaccia matematica) non è un'osservabile. Per cui la parte che ignoro è: se l'elettrone è in sovrapposizione di stati dell'osservabile posizione, cosa possiamo dire della sua massa? Ma senza scomodare l'osservabile posizione, visto che la massa è uguale all'energia e sapendo che anche l'osservabile energia può essere in sovrapposizione di stati, anche dopo questo ultimo dilemma che cosa si può dire della sua massa?

Direi che questo argomento andrebbe spostato nella sezione delle "curiosità scientifiche"  :D

Io comunque ti do una spiegazione (ma non so se sarebbe quella che darebbe un fisico): partendo dal presupposto che ciò che definisce la sovrapposizione di stati (ovvero la funzione d'onda) non ha una sua controparte reale (altrimenti avremmo una somma di energie e quindi un aumento di masse, oltre all'impossibilità che lo stesso elettrone si trovi in piu punti nello stesso momento) allora se un elettrone o meglio la parte di funzione d'onda che definisce la sua energia è in sovrapposizione di stati vuol dire che in questo stato misto non ha alcuna influenza (anche minima...se fosse rilevabile) per i rallentamenti degli orologi.
Per cui se la posizione (o forse sarebbe meglio) e l'energia fosse indeterminata non ci sarebbe alcuna influenza sulle masse localizzate.
Poi se non è cosi avrò imparato una cosa nuova... ma mi gioco un buon caffe, almeno  ;D
#498
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
22 Marzo 2018, 18:30:33 PM
ciao epicurus  :)

penso tu abbia messo troppa carne a cuocere  ;D

Sulla prima parte riguardante la relatività io sono abbastanza d'accordo. Dico solo abbastanza perche non si può mai sapere, magari ho letto male  ;D

Su quella riguardante la meccanica quantistica un po' meno. Credo che l'idea di far fluttuare in modo indeterminato lo spazio/tempo sia solo una buona idea. Ma le idee rimangono tali se non si produce qualche tipo di fonte autorevole che le sostenga. Attualmente io non conosco alcuna fonte autorevole. Cioè se chiedo alla comunità scientifica se quella fa parte di una teoria consolidata mi aspetto di ricevere solo una risposta ovvero NO!
Pero mi lascio nel dubbio... come al solito  :D magari hai ragione tu.



Io avrei detto invece che per la meccanica quantistica il tempo è un parametro.  E non mi sembra della stessa sostanza e rilevanza data al tempo,assieme allo spazio, in relatività che definiscono invece delle dimensioni.

Poi dovremmo intenderci a cosa ci stiamo riferendo quando parliamo di meccanica quantistica.

Ad esempio se un sistema quantistico evolve lo fa in riferimento al parametro t il quale non essendo una dimensione simile a quella della relatività, non causa i problemi che ci ritroviamo nel mondo classico. Ad esempio la cosa piu importante (secondo me) è che l'evoluzione di un sistema quantistico non fa aumentare l'entropia. Per cui se anche fosse vero che la freccia del tempo è regolata dal secondo principio della termodinamica, questo non varrebbe per i sistemi quantistici.



Ma non voglio mettere altra carne a cuocere altrimenti poi aperion appena ci legge si metterà le mani nei capelli non sapendo da dove incominciare a graffiare  ;D



Io invece, nelle mie riflessioni sul tempo e sulla relazione fra i due pilastri (relatività e m.q.) ho trovato un altro problema. Forse un poì troppo sofisticato che andrebbe spiegato nei minimi dettagli. Io cercherò di farlo invece come meglio posso.
Riguarda l'entanglement (due sistemi quantistici praticamente uguali su cui poi si faranno gli esperimenti).

In meccanica quantistica ci sono vari modi di guardare ai problemi che partorisce. Ad esempio se un fisico misura lo stato di un sistema questo sistema, precedentemente in soprapposizione, collassa. Vuol dire che il sistema quantistico formato da due stati in sovrapposizione, nel momento della misura (o se vogliamo dell'interazione con uno strumento di misura) mostra solo uno dei due stati. La domanda che ci si faceva: ma l'altro stato che fine fa? La risposta un po' laconica era: collassa. Vuol dire che sparisce. Questa è solo una delle risposte. Molti invece ritengono che non sia necessario fare mensione del collasso.  Cosa abbiamo allora? Abbiamo una probabilità che esca uno stato e la probabilità che esca il suo opposto. A questo punto l'idea che il sistema quantistico sia una entità fisica reale decade. Ci rimane però la misura di uno stato dedotto a priori solo da una probabilità...giusto?

Ora prendiamo due sistemi entangled e li misuriamo a distanza facendo valere la questione dei tempi non sovrapponibili. Cioè, come dicevi tu, io sto facendo una cosa ora, posso sapere cosa stai facendo tu nel mio preciso istante? No, è come se mi domandassi cosa sto facendo io al posto tuo. Siccome non siamo sovrapponibili ognuno vive nel suo spazio/tempo e la questione del confronto fra i due eventi non si pone nemmeno.

Però ora io e te abbiamo tra le mani (per modo di dire) due sistemi quantistici uguali, e la questione di cosa faccio io su quel sistema o cosa ne hai fatto tu può non riguardarci, ma come fanno i sistemi a rimenere con gli stati coordinati se il loro stato dipende da quello che noi nei nostri rispettivi tempi, gli facciamo?


Un fisico (non tutti per carità, giusto alcuni che ho interpellato) darebbe questa risposta (la riporto con altre parole, io ci ho messo un bel po' per comprendere il loro linguaggio  ;D e alle volte non sono nemmeno sicuro di averlo capito bene bene): lo stato mostrato da un sistema non dipende dal tempo. Ovvero non dipende da quando è stato misurato (da chi o da chi per primo). L'unica cosa a cui si può far riferimento è la probabilità che un evento accada.



Non salgo su facili carri di vincitori. Però se un evento accade ma non abbiamo alcun motivo di ritenere responsabile (la causa) una misura fatta nel tempo...cosa può voler suggerire?

Io mi sono fatto delle idee...ma sono ancora in elaborazione  ;)
#499
Citazione di: Il_Dubbio il 14 Marzo 2018, 00:00:37 AM
Le ipotesi scientifiche o meglio dire le teorie scientifiche, sono tali se possono essere messe alla prova sperimentale.

La questione è semmai stabilire a quali domande risponde la teoria ed innanzitutto il motivo per cui si arriva a certe risposte invece che ad altre.

Una volta stabilito la domanda ed il motivo per cui si arriva ad una certa risposta resta da accertare se le risposte possono essere messe alla prova sperimentale, solo a questo punto si può dedurre se si è alla presenza di una teoria scientifica o magari solo ad una speculazione  pseudoscientifica.

Ad esempio, alla fine ottocento la teoria della luce alla domanda cos'è la luce dava come risposta secca: un'onda. Si usavano le equazioni di Maxwell.
Pare che la teoria (usando quelle equazioni) spiegasse bene tutti i fenomeni luminosi tranne uno. Per spiegare anche quello è nata la meccanica quantistica.

spiego meglio (spero)

la domanda cos'è la luce ha una risposta secca: un'onda. Il motivo è dovuto alle equazioni di Maxwell. Può essere verificata (o falsificata)? Certamente. Infatti in taluni casi si comporta diversamente. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo gettato via le equazioni di Maxwell? No, dopo tutto quelle equazioni spiegano al meglio un sacco di fenomeni luminosi. Per cui, la risposta alla domanda (con la meccanica quantistica) qual è?
Sicuramente ora avremo una risposta un tantino piu complessa, quasi incomprensibile. E' falsificabile una risposta incomprensibile?

Quello a cui volevo arrivare comunque è che la falsificazione (o la verifica) dipende dalla domanda e dalla risposta.
Possiamo ad esempio verificare che l'universo morirà? Non mi pare. Il secondo principio della termodinamica può essere verificato? No se la domanda posta fosse la morte dell'universo in conseguenza al tale principio. Per cui tale principio è un principio ma non è una teoria. Come non può essere una teoria scientifica la risposta alla domanda: l'uomo si è evoluto da un'ameba. Dipende dalla domanda, dipende dalla risposta e dal motivo per cui si ha una certa risposta e in che modo è possibile falsificare l'asserzione.  Se uno di questi elementi mancasse non avremmo piu una teoria scientifica, ma in caso un assioma, oppure un principio o una risposta indecifrabile (tipo la risposta alla domanda cos'è la luce).
#500
Le ipotesi scientifiche o meglio dire le teorie scientifiche, sono tali se possono essere messe alla prova sperimentale.

La questione è semmai stabilire a quali domande risponde la teoria ed innanzitutto il motivo per cui si arriva a certe risposte invece che ad altre.

Una volta stabilito la domanda ed il motivo per cui si arriva ad una certa risposta resta da accertare se le risposte possono essere messe alla prova sperimentale, solo a questo punto si può dedurre se si è alla presenza di una teoria scientifica o magari solo ad una speculazione  pseudoscientifica.

Ad esempio, alla fine ottocento la teoria della luce alla domanda cos'è la luce dava come risposta secca: un'onda. Si usavano le equazioni di Maxwell.
Pare che la teoria (usando quelle equazioni) spiegasse bene tutti i fenomeni luminosi tranne uno. Per spiegare anche quello è nata la meccanica quantistica.

La risposta alla domanda (cos'è la luce) si è arricchito quindi di un altro capitolo.  Ora, alla domanda cos'è la luce, cosa risponderebbe uno scienziato post-ottocento?
Io non me la sento di rispondere  ;D poichè non sono uno scienziato, tanto meno post-ottocento, anche perche non sono ancora risucito, sinceramente, a comprendere l'eventuale risposta che viene data (ne potrei dare però forse una dimostrazione scientifica a cui mancherebbe sempre la comprensione).

Se io non comprendo la risposta posso benissimo pensare di essere ignorante e che ignorare passaggi cruciali  di una teoria comporta la non comprensione della stessa. Da un certo lato però non comprendere le risposte scientifiche rende la scienza incomprensibile. Dopo tutto la scienza da delle risposte, ma se sono incomprensibili a che servono o a chi servono? In che modo un filosofo potrebbe entrare nel discorso scientifico se non comprendere le risposte scientifiche?
Nemmeno è possibile cercare di falsificare qualcosa che non è comprensibile.



Il quadro quindi è ancora piu complesso di quello che ci si raffigura in queste pagine.



"Tutti gli uomini sono mortali" è una asserzione verificabile (avviene ormai da un bel po di tempo che verifichiamo la morte degli uomini) e se fosse una conseguenza di una teoria piu generale avrebbe un senso piu completo. Ad esempio questa asserzione potrebbe essere la conseguenza del secondo principio della termodinamica. Anche quel principio non sembra essere verificabile (o falsificabile), ma è la migliore teoria del calore che conosciamo e spiega bene perche gli uomini sono mortali. In un certo senso è quel principio all'origine dell'asserzione: tutti gli uomini sono mortali. Certo, perchè è lo stesso universo che per via di quel principio è destinato a morire. Ma come facciamo a verificare che per davverso l'universo morirà in virtu di quel principio? E' come pensare di verificare che l'uomo sia evoluto da un'ameba... chi mai potrebbe verificare che questa risposta sia quella giusta?
#501
Citazione di: baylham il 12 Marzo 2018, 11:55:05 AM
 Se addirittura la singola asserzione, come "la velocità della luce è costante nel vuoto" o la sua contraria, è infalsificabile ed è una delle ipotesi fondamentali della teoria allora a maggior ragione l'obiezione è inconsistente.

quella asserzione non è un'ipotesi ma un postulato.
#502
Tematiche Filosofiche / Re:Cosa significa capire?
08 Marzo 2018, 15:52:25 PM
Citazione di: iano il 02 Marzo 2018, 23:12:15 PM
Significa comprendere ,  possedere dentro se ?
Se costruisco una teoria certamente la possiedo.
Perché allora nessuno ha mai detto di aver capito la fisica quantistica , compresi i suoi padri fondatori?
Alla luce di ciò forse è arrivato il momento di aggiornare il significato che diamo al termine capire.
Cosa ne pensate?
In che senso voi dite di capire una cosa , quando lo dite ?

la comprensione si ha quando una certa informazione viene decodificata da un programma.
Il programma piu semplice è l'associazione fra due elementi.
Se prendo la parola albero e la associo con una foto di un albero il programma d'ora in avanti comprenderà che un albero (dalle sembianze della foto) è sia la parola che il concetto che essa esprime nella foto. Le associazioni diventano però sempre piu difficili. Se ad esempio mettiamo 2 accanto alla foto di due mele, il 2 non rappresenta piu la foto in se (come nel primo esempio) ma la quantità che essa esprime. Per cui nel nostro programma dovrà esistere una differenza fra le parole che esprimono concetti astratti e le parole che usiamo per indicare cose concrete. Ma come facciamo a far comprendere cose astratte?
Per caso ill concetto astratto nasce da un programma che fa risalire cose astratte da cose concrete? Dovrebbe essere piu veritiero il contrario, i concetti astratti dovrebbero essere stati avviati da dalle associazioni tra cose concrete. Ma se il 2 non è una parola che possiamo associare ad un albero, in quanto il 2 non è una parola che contiene un messaggio identificativo dell'oggetto mostrato nella figura, come nasce la quantità che essa esprime?

 Il concetto di quantità è un concetto astratto, anche se per incominciare a  comprenderlo iniziamo ad apprenderlo attraverso le figure.
Ma il 2 non identifica gli alberi ma il solo fatto che siano due. Come è possibile incominciare a comprendere le quantità partendo dalle associazioni fra cose? Dovrebbe essere innato un programma che renda comprensibili concetti astratti, ma se esistesse questo programma potrebbe mai girare in un mega computer? Si se si riuscisse a sapere come funziona.

Secondo me, però, un programma del genere non può esistere.

p.s.
per quanto riguarda la meccanica quantistica ed il fatto che è incomprensibile questo è dovuto al fatto che parte  (come molta, se non tutta, roba di fisica) da concetti astratti e quando finisce la sua cosa verso la nostra comprensione sembra scontrarsi con una serie di nostre elaborazioni precedenti che la rendono appunto incomprensibile. In buona sostanza li abbiamo un programma (la m.q.) che gira male all'interno del programma che ci siamo fatti noi per circa 2000 anni di storia. Buttare a mare 2000 anni di storia non è facile... e siccome ogni teoria che si rispetti ha sempre qualche falla, si spera che sia proprio quella falla a renderla cosi poco digeribile.
#503
Citazione di: baylham il 01 Marzo 2018, 09:43:46 AM


Presento un'altra obiezione, che parte dalla famosa proposizione ""Tutti gli uomini sono mortali".
Questa proposizione può essere considerata un'ipotesi scientifica secondo il criterio falsificazionista, può essere falsificata?
Secondo me no perché la verifica che un uomo sia immortale richiede un tempo infinito.
Poiché questa proposizione infalsificabile è estensibile a ogni essere vivente e ad ogni cosa, a cascata il falsificazionismo come criterio di demarcazione non è valido per la biologia e per la scienza in generale.

Io la vedo molto piu semplice: "tutti gli uomini sono mortali"  non è una teoria o ipotesi scientifica ma solo una evidenza dell'osservazione. Per cui al limite può essere un postulato di una teoria.
La tua deduzione, poi, è secondo me errata. Non ci vuole un tempo infinito perchè si evidenzi la mortalità degli uomini. Sei saltato infatti ad una proposizione diversa dalla prima. Infatti la proposizione è "tutti gli uomini sono mortali" e no "gli uomini sono immortali" cosa ben diversa.
#504
sono d'accordo con quel che vuole dire viator (o meglio con quello che presumo voglia dire, o per lo meno con quel che io penso sia il nocciolo del suo pensiero):

quali sono i criteri del viaggio nel tempo? Se io in carne ed ossa volessi tornare indietro nel mio passato ci tornerei con tutta la mia coscienza di una vita svolta nel futuro?
Perche mai dovrebbe essere possibile? Come dice Viator, se potessi tornare in dietro, la mia coscienza sarebbe esattamente quella del passato. Come sarebbe possibile quindi un omicidio volontario il cui mandante è nel futuro, mentre la coscienza dell'omicida è nel suo presente?

La questione della coscienza non è banale
#505
@epicurus
ciò che sta dicendo Eutideno è esattamente ciò che stavo dicendo io, ma lui è stato piu chiaro di me  ;) 

La domanda infatti non è se si possa andare nel passato (anzi sarebbe meglio dire nel tempo, poiche si dovrebbe riuscire anche a viggiare nel futuro)), ma ipotizzando che si possa fare viaggi temporali quale modello di universo lo permetterebbe e con quali criteri. E secondo me l'unico modello accettabile è un modello statico a molti mondi.
Sono d'accordo anche con Eutideno quando ritiene che il paradosso del nonno non è un paradosso ma più semplicemente una cosa impossibile.

Citazione di: Eutidemo il 19 Febbraio 2018, 16:06:10 PMALTERNATIVA Caro Epicurus, hai ragione, forse non mi sono espresso bene; anche perchè, specie con riguardo all'ipotesi 2), il linguaggio simbolico, soprattutto con riguardo all'uso dei "tempi verbali" diventa quasi impraticabile. :( Io intendevo formulare la seguente alternativa: 1) O il tempo è una mera sequenza "indiscreta" di eventi, nel qual caso quello che noi definiamo "passato" è una realtà che non esiste più (cioè, una "non realtà"), e quello che noi definiamo futuro non esiste ancora (e, quindi, è una "non realtà" anche lui); nel qual caso, così come non è possibile visitare un "isola che non c'è", così pure non è "logicamente" possibile visitare un periodo temporale che "non esiste" (o "più" o "ancora" non fa differenza). Nel qual caso gli ipotetici paradossi non potrebbero verificarsi, perchè un viaggio nel tempo non sarebbe neanche logicamente ipotizzabile. 2) Oppure il tempo non è una mera sequenza "indiscreta" di eventi, ma è lui stesso un unico evento, o meglio, un'unica realtà, anche essa "indiscreta"; nel qual caso quello che noi definiamo "passato", quello che noi definiamo "presente" e quello che noi definiamo "futuro" esistono, per così dire, "contemporaneamente" in un'unico "continuum" immodificabile. [/size]

la 1) non può essere giusta, secondo le nostre attuali conoscenze, e a mio modo di vedere, poiche l'esistenza di un evento dello spazio/tempo è relativa per ogni osservatore. Diversi osservatori non concorderanno mai sulla contemporaneità di un evento. Per cui dire che il mio passato non esiste più solo perche io non posso ripercorrerlo all'indietro non vuol dire che non esista in senso assoluto. Per questo motivo mi sembra piu giusta la 2).
#506
Citazione di: epicurus il 16 Febbraio 2018, 15:16:21 PMTEORIA MOLTI-MONDI
Siamo d'accordo che non ha un vantaggio esplicativo sulla teoria del unico-mondo per quanto riguarda l'origine e la spiegazione dell'universo?

In merito ai viaggi nel tempo, non credo neppure qui abbia un grande vantaggio di consistenza. Mi spiego meglio.

La teoria dei molti-mondi ipotizza che il nostro universo si ramifichi, semplificando, ad ogni evento casuale. Semplifico ancora: ieri a mezzogiorno ho tirato un dado, e lì l'universo si è ramificato in 6, in ognuno c'è un esito diverso del dado. Ma ieri a mezzogiorno non c'è alcuna ramificazione in cui io arrivo dal futuro... quindi la versione del mio io attuale non potrà esserci in nessuna di queste (non potrò andarci con la macchina del tempo), seguendo il tuo ragionamento.

Quella che tu proponi è un'altra teoria dei molto-mondi (quindi non è quella non ufficiale della fisica, quella di Everett per intenderci), in cui il viaggio nel tempo stesso crea una biforcazione. Ma se già la teoria di Everett la trovo fantasiosa, quella proposta da te la trovo superfantasiosa.  :D

Come ho detto qualche post fa, trovo più ragionevole che in realtà siano possibili solo viaggi nel passato in regioni spaziotemporali estremamente lontane dalla regione di partenza. Dico "più ragionevole" anche se in realtà trovo anche questa teoria poco ragionevole, perché pare troppo arbitraria e ad hoc.

TEORIA MULTIVERSO

Ma perché non considerare il multiverso semplicemente un universo. Cos'è che discrimina un universo dall'altro? Che cambiano le leggi della fisica?

A parte questo, tu dici che il multiverso darebbe anche una ragione del perché esisterebbero queste leggi e non altre... Ciò può essere vero (o anche no), ma sicuramente non ci sarebbe una ragione del perché esisterebbero le leggi che esistono nel multiverso e del perché esiste il multiverso. Abbiamo solo spostato il problema, non risolto (come quando qualcuno pensa che invocate la divinità sia una spiegazione dell'origine dell'universo).


divido in tre
1) si siamo d'accordo che quello che ci stiamo dicendo non risolve l'origine dell'universo

2) molti mondi. Come ho gia detto in anticipo ieri la teoria di everett non risolve la questione. Secondo me non risolve parecchie questioni, comprese quelle a cui mi riferivo io.
Mi sembra di aver detto all'inizio (rispondendo ad apeiron) che ricordavo una teoria (probabilmente speculativa) che facesse riferimento a queste due regole:
a) assenza di tempo
b) universo statico
Tecnicamente bisognerebbe fare riferimento all'equazione di Wheeler-De Witt quale sarebbe la funzione d'onda dell'universo in assenza del tempo.
@p.s. andrebbe fattra una piccola ricerca su internet su storie coerenti. Io non l'ho fatta, le cose che ho detto sono ricordi di letture di vari libri.
se vuoi dare uno sguarda qua ma non ho ben capito che sito sia e se sia affidabile:
https://rispostequi.com/q/L-interpretazione-delle-storie-coerenti-di-qm-una-interpretazione-di-molti-mondi-sotto-mentite-spogl-33732491216

3) la terza, sul multi universo, è contenuta nella prima risposta. Siccome non mi interessava (al momento) la questione sulle origini dell'universo non era mia intenzione includere quell'argomento. Rimane secondo me interessante la motivazione di aumentare gli universi per rendere meno speciale il nostro. Però mi rendo conto che le argomentazioni sulla specialità del nostro universo potrebbero essere solo di natura altamente speculativa se come giustamente fai notare tu, non sappiamo nemmeno come si sia sviluppato il nostro di universo. Questioni di punti di vista... :)
#507
giusto per essere veloci, poi magari ti rispondo con piu argomentazioni caso mai ne trovassi di validi da presentare come contro risposta, volevo dire si, la mia non è esattamente quella di Everett. Non lo è perche credo (poi apeiron che forse è piu addentro con tali questioni se vorra dire la sua a riguardo ben venga) non è propriamente una valida teoria. Non è possibile cioè creare un mondo ogni volta che si fa una misura parziale. Non ha senso cioè avere un mondo dove abbiamo una particella localizzata e altri mondi dove abbiamo infiniti quantità di moto.  Però siccome qui si entra in un discorso troppo tecnico per le mie possibilità lascio stare magari a qualcuno piu esperto. Comunque sono sicuro che quella di Everett non può portare a mondi paralleli e cooerenti.
#508
al limite per farmi zittire dovresti farmi questa domanda: se ci sono altri me in giro per l'universo perchè io ho coscienza di essere integrato in una sola storia?
A questa domanda non saprei rispondere, almeno al momento non ne ho proprio idea  ;)
#509
Citazione di: epicurus il 16 Febbraio 2018, 11:10:19 AM
Vantaggi nel senso: in che modo avere più universi (anziché uno solo) renderebbe più sensato e/o logico e/o comprensibile il discorso sui viaggi nel tempo?

Come ho già detto, il grande problema è che io posso chiamare l'intero multiverso 'universo' e ora ho un unico universo, un universo particolare, e ora mi sarei ricondotto al caso originale: come mi spiego l'unicità di questo universo (che tu chiami 'multivero')?

1) ho parlato di multi mondo o come ho scritto nuovamente: multi-storie. Non ho parlato di multi universi. I multi universi li ho introdotti (come ho gia spiegato) per rispondere ad apeiron il quale sosteneva che aumentare gli enti non serve, o è una operazione fantasiosa. Io invece ho risposto che serve per rendere meno unico (o troppo particolare) il nostro universo.
Le molte storie dell'unico universo invece non aumenta gli universi, ma solo le storie all'interno di esso.
Per quanto riguarda invece ipotetici viaggi nel tempo in un universo con molte storie lo vedo piu fattibile di un viaggio in un unico universo con una sola storia. Lo vedo piu fattibile in quanto l'eventuale salto nel passato sarebbe possibile se quel salto rientra in una delle storie possibili e gia in essere. Per cui se tu in carne ed ossa decidi di tornare nel passato non puoi andarci con la tua storia in quanto la tua presenza nel passato sarebbe incoerente, ma se dovessi riuscire nell'impresa, dovrai inserirti integralmente con la storia gia in essere. A quel punto non cambiarebbe nulla perche le due storie sono integre.
Ora uso un po' di fantasia che piace tanto ad apeiron  ;D  per rendere coerente quel viaggio. Tu sei Marco1 e torni nel passato per uccidere tuo nonno. Torni nel passato, sei sempre Marco ma questa volta sei Marco2.  Marco2 uccide il nonno di Marco1, non il proprio. Praticamente tu sei sempre Marco, ma ci sono copie tue che vivono in modo diverso in quanto diverse sono storie in essere.

2) Il multi universo è composto da universi le cui storie sono separate. Anzi in quel caso cambiano anche le leggi della fisica. Ogni universo ha qualcosa di diverso da gli altri. Potrebbero certamente esistere universi simili..ma potrebbero anche esserci universi uguali ed identici se questo multi universo fosse composto da infiniti universi. Non puoi chiamare universo il multi universo. Il multi universo darebbe anche una ragione del perche esisterebbero queste leggi e non altre. Nel multi universo esisterebbe una raccolta indefinita di leggi fisiche che regolano a se ogni universo.
#510
Citazione di: epicurus il 15 Febbraio 2018, 14:01:19 PM
Citazione di: Il_Dubbio il 15 Febbraio 2018, 13:17:27 PM
Rispondo prima alla seconda: differenziare un universo dal multiuniverso non serve per spiegare le origini ma per spiegare perche noi viviamo in un particolare universo.
E come lo spiegherebbe? E in che senso la tesi "c'è un solo universo" e quella "ci sono più inversi" sarebbero tesi sostanziali diverse, e non solo (come sostengo io) una questione meramente linguistica?


Ma anche se avessimo un unico universo ("dove ogni storia è già scritta") si avrebbero gli stessi vantaggi nel caso di viaggio nel tempo. Giusto?

la seconda domanda non l'ho compresa. Quali sarebbero i vantaggi?

La prima domanda mi lascia perplesso. Probabilmente c'è sotto qualche  fraintendimento ma credo di aver gia spiegato i motivi per cui ho introdotto la questione del multi universo. Ora se tu vuoi dire che non serve supporre un multi universo per rendere conto del nostro particolare universo, dovresti darci tu delle motivazioni logiche per cui abbiamo solo un universo e cosi particolare.
In sostanza siamo piu o meno nelle stesse condizioni di quando si credeva che ci fosse solo la Terra e una serie di astri che circolavano attorno. All'epoca si credeva che il protagonista era la Terra e il resto erano comparse. Ora noi sappiamo che la Terra è solo uno dei pianeti che affollano l'universo e non è il protagonista, non sta al centro dell'universo, e forse non è nemmeno l'unico abitato da creature viventi. Ora possiamo dire che il nostro pianeta non è tanto particolare in quanto ce ne sono una infinità simili al nostro. Se fosse stato l'unico pianeta nell'universo ti saresti chiesto per quale motivo ci sarebbe solo un pianeta con tante stelle attorno? Oppure pensi che le cose particolari, per  cui uniche, non destano sospetti per cui sono naturali?
Se credi come me che le cose particolari, perciò uniche, destano sospetti, devi per forza di cose aumentare il numero di oggetti simili all'originale, per non creare sospetti.

Non mi vengono esempi originali; prendi in esame l'albero matematico che mi hai mostrato al posto del mio esempio sul labirinto. Secondo te quell'albero che mi hai mostrato ha qualcosa di sospettoso? Io dico di si, perche quello è solo uno degli alberi matematici possibili. Se fosse l'unico albero matematico potremmo sospettare che ci sia sotto qualche motivo per cui è l'unico?