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Messaggi - daniele22

#496
Tematiche Filosofiche / Re: A Caccia...ri trita
29 Aprile 2024, 09:19:34 AM
Autocitazione:
"Qui si entra nei terreni del solipsismo andando innanzitutto a rilevare che Heidegger sulla scia di Hegel si è inventato "l'esserci" tirando fuori di fatto dall'indagine sul reale "l'essere dell'individuo" e qui compie l'errore, il quale si manifesta eclatante tanto in questo forum, quanto nelle piazzole degli autogrill in autostrada dove, oltre a Re-Enzi, c'è chi ancora appronta (intendi riesce ad approntare impunemente) tavoli di gioco clandestini per il gioco delle tre carte. E non parliamo di altri luoghi, non ce n'è proprio bisogno. Mica sono scemo!! ......[omissis]............ Mi son reso conto che la personalità, in combutta con l'io che ne modula l'onestà o la disonestà governa il mondo intero. E io dovrei tenere fuori dalla disamina del mondo in cui vivo il problema di come e quanto il conoscitore possa influenzare i campi di indagine del conosciuto? In tutta sincerità mi sembrerebbe una cosa da fuori di testa. L'ho già detto, il metodo scientifico funziona, ma ci è dato di sapere chi c'è dietro i selezionatori delle ricerche che sono da farsi o non farsi?"
Non posso pertanto che essere d'accordo col pensiero di Cacciari riportato in questa breve intervista. E ancor più sono d'accordo, ricordando quando introdussi il concetto di "dogmatismo negativo" poi corretto in "dogmatismo invisibile", quando il professore dice: "Se viene meno questo atteggiamento radicalmente antidogmatico è chiaro che viene meno l'anima stessa della nostra filosofia, viene meno la capacità di criticare l'ordine scientifico dei saperi, ma anche quello politico in cui si vive".
Non mi è noto se nel suo testo venga dipinto in qualche modo ciò che sarebbe inquantificabile, ma quando in biblioteca troverò il suo libro svincolato dal prestito penso che gli darò senz'altro un'occhiata
#497
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
29 Aprile 2024, 08:14:24 AM
Dato che Dubbio mi chiese cosa intendessi col termine "significante":
Significante: In linguistica, l'immagine acustica o visiva, ossia l'elemento formale, la "faccia esterna" del segno (quella interna è il significato).
Dopodiché sempre Dubbio mi chiese se potessi spiegare meglio questa seguente mia affermazione:
"Tutto ciò che accade nel mondo può considerarsi potenzialmente linguaggio per un eventuale osservatore. Il manifestarsi del dialogo apparterrebbe quindi alla sfera delle possibilità che il monologo del mondo offre agli eventuali osservatori interessati. Cioè, al fine di inquadrare l'emersione di ipotetici dialoghi intraspecie (errore corretto: avevo scritto interspecie) molto inciderebbe quanto sia pregnante l'attenzione che un ente appartenente a quella determinata specie dedica ai gesti dei propri simili."
Detto diversamente e togliendo dal discorso reazioni chimiche o esplosioni di stelle, tutti sanno a grandi spanne cosa sia una lingua. Molto schematicamente, a mio giudizio vi sarebbero dei passaggi fondamentali per cui una lingua possa costituirsi. Premesso che un segnale non esiste di per se stesso come segnale, ma in virtù del fatto che un individuo lo ritenga tale, perché possa realizzarsi una lingua il primo passo consisterebbe, da parte di una popolazione di individui, nel riconoscerlo come tale (il segnale). Il secondo passaggio consisterebbe del fatto che gli individui si accorgano che gli appartenenti al gruppo producono uno specifico comportamento in relazione al segnale. Il terzo e definitivo passaggio è che ciascun individuo si accorga di sé stesso, ovvero che quando lui produce quel comportamento specifico in concomitanza del segnale gli altri reagiscono a tale emissione allo stesso modo. In questo sistema si produrrebbe quindi un segnale intraspecifico e codificato connesso al segnale proveniente dal mondo esterno al gruppo; si verrà cioè a creare un coacervo di razionalità collettiva, ovvero condivisa.
Tutto ciò corrisponde infine alla mia visione di come un qualsiasi linguaggio possa strutturarsi. Tale visione ovviamente si oppone a quella che considera la lingua come frutto di convenzioni tra significante e significato a cura degli individui appartenenti a quella specie, visione a mio giudizio fantasiosa. Degno di nota sarebbe che il portatore del segnale si attesta certamente come immagine di un segnale, ma si affermerebbe nella vita del gruppo esclusivamente per la significatività dell'azione di cui sarebbe portatore. Per noi umani il fuoco fu galeotto
#498
Citazione di: Athena il 24 Aprile 2024, 12:32:59 PMBuongiorno a tutti e piacere di conoscervi. Avrei voluto aprire un nuovo topic sul libero arbitrio ma ho notato che c'è già. Purtroppo non ho ancora avuto modo e tempo di leggere con calma gli interventi, lo farò quanto prima.
Mi chiedo da un po' se il libero arbitrio sia sempre e comunque esercitabile anche in condizioni-limite ad estreme. Mi riferisco al nascere, ad esempio, in un contesto che mina profondamente l'integrità, il senso di identità, l'autonomia decisionale, il pensiero critico e la volontà. Per esser più specifica, un luogo dove la propria mente è bombardata costantemente da informazioni incoerenti provenienti da più persone che producono, come effetto fisiologico di difesa, un suo congelamento. Se per strutturare la realtà bisogna affidarsi a propri schemi interni di riferimento quando questi vengono indeboliti e/o distorti, con assiduità, si viene a determinare una radicale e totale impotenza. Il nostro sistema di credenze ci permette di interpretare le informazioni, prendere decisioni e agire secondo ciò in cui crediamo. La privazione alla base (dalla nascita) della capacità di pensare, parlare ed agire secondo la propria volontà toglierebbe qualsiasi margine di manovra ed eliminerebbe del tutto il libero arbitrio. Voi che ne pensate? Dove non c'è possibilità di azione non potrebbe neanche esserci reazione quindi, in questo caso, non si può parlare di scelta soggettiva, di variabili individuali ma di posizione di incastro.

Se ci sei ancora, benvenuta nel forum. Penso che il libero arbitrio sia una nostra fantasia, ma non ne sono certo. Sarebbe un falso problema a mio vedere, ma se uno ci crede troppo, ad avere facoltà di libera scelta intendo, si trasformerebbe in un problema. Comunque sono d'accordo sul modo in cui poni la questione. Un saluto
#499
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
24 Aprile 2024, 11:46:12 AM
Citazione di: Il_Dubbio il 22 Aprile 2024, 17:43:22 PMNon è facile correggersi, ma non è nemmeno difficile accorgersi di non essere stati chiari. A me, anche nel periodo scolastico, lo dicevano anche gli insegnanti. Oggi cerco di starci piu attento.
Poi scrivere tanto aiuta, soprattutto se c'è qualcuno che lo legge e magari ti risponde.
Per quanto riguarda l'opinione che uno può avere e il motivo per cui si tenta di conservarlo e di difenderlo, dipende dal grado di conoscenza che si ritiene avere su quel tipo di opinione. Per questo il dialogo è uno sforzo verso la conoscenza dell'altro. Si metteno a confronto non solo due (o piu) tesi ma anche due (o piu) ragionamenti diversi sullo stesso argomento che sicuramente hanno punti in comune ma da qualche parte divergono. Tutto sta a capire dove e in che modo, per quale conoscenza o mancanza di conoscenza, siano diventate due tesi completamente differenti.

Ad esempio se io parlo di linguaggio a cosa mi sto riferendo? Se il termine fosse piu specifico, cioè ad esempio si riferisse a quello scritto o verbale tra due esseri umani, allora dovrei essere specifico.
Mentre piu in generale il concetto di linguaggio (ed è a quello che mi riferivo) può essere ben piu profondo e quasi del tipo "immanente" ovvero è già nella natura stessa delle cose. Nulla potrebbe funzionare se non ci fosse un linguaggio tra le cose o all'interno stesso delle cose. Senza che questo faccia pensare a niente altro, cioè non voglio assolutamente dire che all'interno della natura esista qualcosa che assomigli ad un linguaggio umano. Il linguaggio umano è invece solo una conseguenza, specifica per quel tipo di essere vivente, di un processo o evoluzione fra vari tipi di linguaggi. 
 
Per quello che dici nella prima parte avrei un'obiezione da porre. In linea teorica il motivo per cambiare o no opinione in un confronto dialogico dipenderebbe dalla conoscenza che si possiede in merito a un dato argomento, sempre escludendo comunque i fatti per cui sia quasi impossibile determinare una data verità. Però mi sembra che in pratica intervengano altri fattori già esposti nei precedenti post su questo tema.
Nella seconda parte rilevo invece che nel tuo primo intervento in questo topic hai espresso questo pensiero:
"Il linguaggio è il trasferimento di un segnale nello spazio e nel tempo.
Il segnale può essere piu o meno complesso."
Lì per lì quando lo lessi mi ha detto poco, ma a fronte di quanto hai esposto ora ti propongo quello che già dissi e che potrebbe se ho ben inteso ricalcare in modo più articolato il tuo sintetico pensiero:
"Tutto ciò che accade nel mondo può considerarsi potenzialmente linguaggio per un eventuale osservatore. Il manifestarsi del dialogo apparterrebbe quindi alla sfera delle possibilità che il monologo del mondo offre agli eventuali osservatori interessati. Cioè, al fine di inquadrare l'emersione di ipotetici dialoghi interspecie molto inciderebbe quanto sia pregnante l'attenzione che un ente appartenente a quella determinata specie dedica ai gesti dei propri simili."
Ed è per questo modo di intendere il linguaggio come movimento del mondo che penso che lo sviluppo dei vocaboli della lingua non avvenga per convenzione tra significante e significato, ma per accettare (cogliere) "al volo" il significante che, a prescindere dall'intenzione di un gesto linguistico a segnalare qualcosa verrebbe comunque realizzato dall'osservatore come segnale, sonoro o visivo che sia, in virtù della vicinanza spazio-temporale tra questo e un evento importante la cui realtà sarebbe già presente alla sua mente. Il fenomeno emergerebbe e si assesterebbe infine come condivisione pubblica (linguistica appunto) di qualcosa che a livello individuale si conosce già
#500
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
24 Aprile 2024, 11:08:17 AM
Citazione di: Ipazia il 22 Aprile 2024, 20:26:32 PMSiamo gli unici animali che hanno formalizzato e codificato il linguaggio, con le note varietà linguistiche "nazionali", per cui penso che la comunicazione delle altre specie sia in parte istintiva ed in parte appresa nel branco per "convenzione orale", integrata da una consistente dose di linguaggio corporeo, molto specista.
Nella prima parte del tuo discorso sarebbe proprio come dici; sembra cioè che siamo gli unici ad avere prodotto un'analisi formale della lingua umana, ma anche in molte altre cose sembra che siamo gli unici, nel bene e nel male. Non abbiamo però prodotto una teoria della conoscenza, o, riferendoci alla lingua, una teoria del significato. Per me allora, da convinto eretico, l'analisi formale della lingua (Chomsky) corrisponderebbe al giocare a scacchi di cui al mio intervento precedente, mentre produrre una teoria del significato e/o conoscenza corrisponderebbe ancora sì ad un gioco umano all'interno del suo "speciale" e naturale campo di gioco squisitamente linguistico, ma almeno potrebbe prendere le dovute distanze dall'universo antropocentrato che grava da millenni sulle nostre spalle e che per certo non può non influenzare il nostro giudizio, il nostro porsi. Come dire: ci siamo liberati da Dio, ma non dalla nostra elezione. Chiaro sarebbe, che la mia critica all'elezione ingiustificata sorge soprattutto riscontrando le malefatte che tale tipo di forma mentis produsse e produce sulla condotta etico/morale umana. A parte questo comunque, mi sembra che l'inferenza che trai per distinguere il linguaggio degli "altri" dal nostro attribuendo al loro comunicare un carattere istintivo non poggerebbe per conto mio su grandi fondamenta, tanto che potrei ribaltarti la frittata e suggerirti di non essere troppo certa che le nostre comunicazioni non conservino un carattere istintivo nonostante che i contenuti di queste siano formulati attraverso messaggi razionali. Basta infatti guardarsi attorno nel nostro ambiente quotidiano e valutare la "logorroicità" di certe persone rispetto ad altre per rendersi conto di come la lingua si manifesti anche attraverso usi palesemente "istintivi", non propriamente mediati dalla ragione; e questo carattere di "istintività" all'uso della lingua si manifesta inoltre quando si alza la voce per sostenere una propria ragione a prescindere che questa sia buona o zoppa. Oppure nei tolc-sció quando parlano in due o tre assieme .... Insomma, ci sarebbe senz'altro materia per chiedersi almeno qualcosa sulla natura emotiva della lingua.
Da ultimo, sulla varietà delle lingue: è stato acclarato sul campo, tramite forniture abituali di cibo, che scimmie della stessa specie, viventi in zone geografiche separate, producessero un fonema diverso per ciascuna zona all'atto della fornitura di cibo; se questa varietà nel significante non desta motivo di grosso scandalo potrebbe invece dare da pensare il fatto che gruppi separati apostrofino con un suono specifico la fornitura di cibo. Una domanda infine: sinceramente mi ha fatto un po' sorridere la tua espressione "convenzione orale" in uso specifico agli animali. Di cosa si tratterebbe?

#501
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
22 Aprile 2024, 08:31:41 AM
@Ipazia
Estremizzo spesso, che farci. Volevo solo dire che è difficile cambiare radicalmente opinione quando un'informazione di natura verbale pretenda di mettere in discussione il proprio impianto emotivo/cognitivo. La verbosità, da sola, possiede i suoi tempi. Più facilmente può accadere, un cambio radicale intendo, quando si venga scossi da informazioni "fattuali" che ci piovono addosso durante il nostro vivere quotidiano ... le famose esperienze che possono cambiare in molti sensi la tua vita. Alla risposta che dai sulla divergenza di opinioni circa il riflesso riferito nel pensiero di Ivo Nardi direi che se la divergenza sta nel momento in cui si inizia un dialogo sarebbe cosa più che normale; se perdura dopo anni si può anche rischiare di dare ragione alla mia tesi
@Phil
Mi incuriosirebbe sapere i motivi e le finalità per cui uno, sicuramente protetto da un certo anonimato, giunge a scrivere in un forum, ma penso che l'informazione nella sua autenticità risulterebbe impossibile da ottenere. In generale comunque, per come la penso, se uno ha una buona ragione, non strettamente personale intendo, per far cambiare idea ad altri è più che giusto che si spenda per tale fine. La sua eventuale ingenuità, idiozia, caparbietà, sarà comunque determinata da vari fattori. Certo è che se avessero ascoltato chi diceva che il monte Toc era pericoloso non si sarebbe sicuramente consumata la tragedia del Vajont. Concludendo, ci sono almeno tre buone ragioni se fino ad oggi non ho ancora abbandonato il forum
@InVerno
Penso di avere già dato in parte risposta al tuo intervento con quello che ho detto qui sopra a Ipazia e a Phil. Per quello che riguarda la forma delle mazze penso che i numeri mi squalifichino senza ombra di dubbio ... chissà, magari l'anno prossimo verrà istituito un premio nobel per la sprovvedutezza e/o scemenza; in tal caso confiderei senz'altro in una vostra segnalazione agli organismi deputati alla selezione. Scherzi a parte, penso che se l'idea è buona, ben fondata, prima o poi si farà strada a prescindere dal sottoscritto che l'ha buttata lì in modi sicuramente poco maieutici e accademici
@Il_Dubbio
Sono d'accordo che si debba scrivere in modo semplice e chiaro, ma non è facile autocriticarsi per quel che riguarda la propria chiarezza espositiva. C'è da considerare inoltre che, soprattutto quando si scrive, non si trasmette la pienezza di quello che si intende esporre. In un certo senso in un qualsiasi discorso, essendo necessariamente direzionato fin dal principio, si manifesterebbero delle omissioni per forza di cose, ed è per questo che la forma dialogica risulterebbe più efficace nelle sue possibilità di far emergere un pensiero più informativo. Ma occorre che il dialogo si svolga assecondando uno sforzo di reciproca comprensione e non come spesso accade, non solo qui, prediligendo il fissarsi unicamente sulla contrarietà tralasciando l'interezza dell'intervento. Per quello che attiene invece al significato delle parole bisognerebbe in primo luogo fare un distinguo in merito al piano in cui si dipana un dialogo. A mio giudizio la nostra lingua non sarebbe proprio nata per fare teologia o filosofia. Sarei piuttosto propenso a dire che l'abbiamo costretta noi a giocare pure tali ruoli. In tal senso ricordo che un giorno scrissi un raccontino in un paio di fogli narrando di un nervoso stato emotivo in cui ero preso dalla smania di scrivere senza sapere bene cosa scrivere per poi giungere a tuffarmi in una digressione sui verbi dovere e volere senza riuscire a scorgere una netta distinzione tra i due e concludendo infine che quei due verbi mi stavano facendo impazzire. Eppure nelle usanze comuni del linguaggio la differenza sarebbe ben palese. Pensa poi, sempre sul significato e per finire, a un termine come "evoluzione". Se guardi ad esempio la pubblicità capita che il termine abbia un'accezione di miglioria; ma se guardi un vocabolario tale accezione non trova chiari riscontri, o meglio, se ne parla al più in termini di raggiungimento di un fine. Eppure, quante volte si sente parlare dell'essere umano o del nostro cervello come "più" evoluti mettendo appunto in mostra tale accezione migliorativa. Ma in conseguenza del fatto che nell'evoluzione di un organismo non vi sarebbe finalità alcuna sorgerebbe subito una domanda: con quale metro misuriamo un vivere "più" evoluto, un vivere "meglio"? Con quello della tecnologia? Col fatto che viviamo più a lungo? O per il fatto che giochiamo a scacchi? Beh, per certo queste sarebbero sentenze opinabili. Naturalmente ho fatto a bella posta quest'esempio per dire che secondo me il problema maggiore nella comprensione della natura del linguaggio e di altri problemi ben più gravi sarebbe posto proprio dall'atavica concezione che l'essere umano possiede di sé stesso, specie eletta, essere umano che finisce poi a proiettare, senza saperlo, la sua propria conoscenza individuale ad emblema di una "maggiore" evoluzione di un individuo rispetto ad altro individuo nell'ambito della propria specie ... cosa che per me sarebbe assolutamente falsa e ai limiti dell'inconcepibile se non per via di questi atavici condizionamenti
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Insomma, al di là dagli ostacoli mentali impostici da un'elezione divina, o casuale senza ben sapere per quest'ultimo caso come si attui il processo di apprendimento ed eventuale trattenimento di informazioni, per affrontare seriamente il tema del linguaggio si dovrebbe, a mio modesto parere, iniziare a comparare il nostro linguaggio con quello di altre specie, meglio con quelle più prossime a noi, e cercare intanto di sbrogliare se sia verosimile attribuire la strutturazione della nostra lingua attraverso convenzioni tra significante e significato; nel senso: ¿le scimmie si mettono d'accordo sul significato dei loro "vocaboli"?
#502
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
18 Aprile 2024, 09:41:59 AM
@inVerno
@Ipazia
@Phil
Autocitazione:
"Tutto ciò che accade nel mondo può considerarsi potenzialmente linguaggio per un eventuale osservatore. ¿Non osservano forse le scienze il linguaggio dei loro enti?
Il manifestarsi del dialogo apparterrebbe quindi alla sfera delle possibilità che il monologo del mondo offre agli eventuali osservatori interessati. Cioè, al fine dell'emersione di ipotetici dialoghi molto inciderebbe quanto sia pregnante l'attenzione che un ente di una determinata specie dedica ai gesti dei propri simili."
Fermo restando questo pensiero riparto da alcuni vostri spunti. InVerno dice:
"Assumere che la funzione primaria del linguaggio sia quella comunicativa è come assumere che la funzione primaria di una mazza da baseball sia difendersi dai ladri." ... etc.
Senz'altro condivisibile. Ipazia dice:
"Che senso avrebbe scrivere qui se bastasse il monologo interiore ? Anche il più autoreferenziale dei partecipanti lo fa per diffondere il suo verbo ad altri, non certo a se stesso, per cui non ha bisogno di questa via traversa. Anch'egli vuole un feedback, se scrive qui. E attraverso il feedback riscontra l'efficacia della sua comunicazione, che non avrebbe nel monologo interiore."
Giusto, ma per il noto teorema di viator secondo il quale almeno per ciò che attiene ai massimi sistemi nessuno nel forum ha mai cambiato la propria idea, viene il dubbio che i nostri dialoghi risultino essere in realtà dei monologhi; ovvero l'efficacia della propria comunicazione risulta sempre nulla. Mi chiedo infatti e inoltre, evocando Ivo Nardi, per quale motivo si possano dare infinite interpretazioni a un riflesso confuso nell'acqua quando l'immagine che dà origine a quel riflesso è soltanto una (almeno in teoria).
In tal senso, monologo vs dialogo, Phil, rispondendo a inVerno, a un dato punto dice:
"... tuttavia quando parlo con il fornaio probabilmente è dialogo ..." e prosegue con "... direi che il linguaggio è la tecnica delle parole ..."
Se si vuole parlare di "tecnica delle parole" bisognerebbe distinguere le due classi di sostantivi che agiscono nella nostra lingua: quelli che possiedono un referente "là fuori ", la struttura (in un certo senso rappresentativi del dialogo col fornaio) e quelli la cui referenza si riferisce all'esistenza della prima classe di sostantivi, la sovrastruttura (in un certo senso i nostri dialoghi/monologhi). La "tecnica delle parole" può esercitarsi specialmente grazie alla sovrastruttura
#503
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
16 Aprile 2024, 09:59:56 AM
Riprendo uno stralcio di pensiero di nico esposto in altro tema: "... e' molto piu' metafisico considerare l'ordine umano separato dall'ordine naturale, o eccedente rispetto ad esso, che non tutta la perniciosa metafisica ... etc".
Considerare il linguaggio come un'invenzione che si è sviluppata attraverso convenzioni sulla corrispondenza tra significante e significato corrisponde senz'altro a metafisica non ben ponderata. Mi rendo conto che l'argomento "linguaggio" sia un tabù, ma prima o poi le paure debbono essere affrontate.
Tutto ciò che accade nel mondo può considerarsi potenzialmente linguaggio per un eventuale osservatore. ¿Non osservano forse le scienze il linguaggio dei loro enti?
Il manifestarsi del dialogo apparterrebbe quindi alla sfera delle possibilità che il monologo del mondo offre agli eventuali osservatori interessati. Cioè, al fine dell'emersione di ipotetici dialoghi molto inciderebbe quanto sia pregnante l'attenzione che un ente di una determinata specie dedica ai gesti dei propri simili. Arrivederci
#504
Citazione di: iano il 21 Marzo 2024, 21:42:07 PMIl punto di partenza è l'innegabile sensazione di libertà, che  però sembra contemplare quantomeno un eccezione, se è vero che non ho la sensazione di essere io a scegliere di pensare, come se questo io pensante non fosse fondamentale, anche se questa è la nostra sensazione.
Manipolare la realtà viene prima del comprenderla, quindi la comprensione della realtà non è strettamente necessaria alla sua manipolazione.
Ma chi è il manipolatore?
Non sembra essere propriamente l'io pensante se non può neanche scegliere di pensare, ma qualcosa che sta dietro, e che si manifesta come libero arbitrio, del quale, al pari della realtà di cui è parte, non è necessaria la comprensione.

 


Se vuoi trovare ciò che dà origine alla sensazione, che come già dissi sarebbe la fonte della conoscenza, dovresti usare i sensi e i sensi in questo caso di cui si tratta troveranno solo parole: libertà, volontà, scelta, volere, dovere, pensare.....etc.
Facciamo finta che siano vere dato che tutti le riteniamo tali: io non ho mai detto che non posso scegliere, né tantomeno dissi che non posso scegliere di pensare. Anzi, in uno dei miei primi post da quando sono qui dissi pure che noi umani d'istinto "sappiamo" di poter ricorrere al pensiero per risolvere i nostri problemi. Dico solo che non posso sapere con certezza se la mia scelta è libera oppure no. Propendo per la seconda ipotesi, ma non ne sono certo.
Manipolare la realtà viene prima del comprenderla ... ¿vero, ma che senso ha questo tuo pensiero quando il fatto di manipolarla poggia su di una certa comprensione che si ha di essa? Il manipolatore sei tu iano che non ti interessi di politica e continui a dire delle stupidaggini senza senso. Se tu non ti interessi di politica, come anche Phil, sappiate intanto che vostro malgrado o buongrado, la politica la fate comunque con le vostre chiacchiere vuote, almeno in questo tema. Sappiate inoltre che se a voi non interessa la politica la politica manipola voi. Ma la manipolatrice più grande è l'attuale filosofia, scienza da ranocchi. Quella stessa filosofia che rinunciò a ricercare il fondamento della conoscenza, idea tanto idiota e tanto cara a Ipazia ... rinunciò cioè a sforzarsi di capire da dove saltano fuori quelle parole sopra citate. Chissà come mai. Io penso di saperlo ... si tratta di istinto animale, di un animale il cui territorio è soprattutto centrato su di un territorio linguistico.
Mi è stato anche detto che il solipsismo è una scorciatoia. A me sembra invece che la scorciatoia l'abbia presa proprio la filosofia ... e per tale motivo divenne appunto scienza da ranocchi. In ogni caso la fossa su cui stendere il vostro assolutismo (solipsismo inconsapevole) ve la siete scavata da soli. Non vi sono più in questo tema, tanto è semplice e banale, i vari Marx, Hegel, Nietzsche, Platone o Aristotele che tanto amate chiamare in causa quasi fossero degli dei.
Ora vi saluto perché  in questi giorni ho cose più importanti e più terra terra da sbrigare. Forse potrei rispondere ad eventuali messaggi privati qualora fossero indirizzati a delle curiosità, ma visto che fino ad oggi me ne sono giunti solo tre in tre anni, e vista pure la vostra postura mentale, non penso che ciò possa accadere. Ci rivedremo più avanti, voglia sempre la buona sorte
#505
Citazione di: Phil il 20 Marzo 2024, 15:04:19 PMQuel «perlopiù» è dovuto all'impossibilità (per me) di ritenere il libero arbitrio un falso problema anche considerando chi lo imposta in un certo modo (teologia e dintorni), ottenendo così un vero problema, almeno dalla sua prospettiva. Se di fronte al suo porlo come problema, io affermassi che è solo un falso problema, significherebbe che non ho compreso la sua prospettiva. Per questo «per me il libero arbitrio è perlopiù un falso problema», perché il «per me» non esclude la comprensione e la sensatezza di alcune posizioni differenti della mia (con altri fondamenti, altre categorie, etc.), che dunque quando mi risultano comprensibili e sensate, danno vita a quel «perlopiù» (chiaramente in altri ambiti, meno opinabili, o che faccio più fatica a comprendere, tale «perlopiù» diventa molto più raro).
Contrariamente a quello che tu pensi, il problema della libertà, ben antico, l'avrebbero fatto diventare un problema gli atei più che i credenti. Più che giustamente direi, ma le classi sacerdotali si sono presentate nella storia, in termini di rapporti di forza all'interno della società, esercitando un potere pari a quello dei sovrani ... quindi assoluto. Erano quindi preesistenti all'ateismo, almeno sulla carta. Cos'hanno fatto gli atei? Hanno semplicemente copiato la loro idea abolendo però Dio. Classico trucco di bassa lega, infatti hanno generato proprio un grosso problema. Comunque, se hai la sensazione che esista la volontà, il compito di un pensiero corretto che voglia indagare è quello di trovare la causa che determina la sensazione
#506
Citazione di: anthonyi il 19 Marzo 2024, 10:29:20 AME' sempre cosa positiva fare outing. Per quanto sia nettamente contrario al tuo putinismo, ti considero certamente meglio di quegli ipocriti pacifinti che non fanno altro che ripetere ossessivamente che bisogna rispondere con i fiori e con "parole di pace", a chi ti punta contro i cannoni. In Italia siamo in democrazia, puoi starne certo, politici e giornalisti di opposizione qui non vengono né uccisi, né arrestati. I cittadini votano per candidati politici che forse non saranno granché, ma non sono criminali (a parte qualche soldino arraffato, che é comunque poca cosa rispetto alla mole di crimini della dirigenza russa). Se comunque sei incline ad accettare il rischio non si capisce perché non sei ancora partito per la Russia, il tuo amico Putin ha bisogno di te, ha bisogno di carne da mettere sul braciere della sua guerra, e guarda che paga bene, in rubli sonanti, non con quella schifezza di dollari e di euri che si usano da queste parti e che sono il segno della nostra sudditanza ai poteri finanziari occidentali.
Ciao anthonyi, come va? Il presunto nemico numero uno bussa alla mia porta e io non gli apro? Non sia giammai, proprio perché debbo rimproverarti anthonyi ... grazie per la considerazione comunque. Vedi, io non leggo tutti i tuoi post, ma in tre anni che ti frequento mi sono fatto un'idea di te, di cosa pensi, ma dicendo quello che hai detto quasi mi offendi perché significa che in tre anni tu non abbia capito proprio nulla di me. ¿Io dovrei andare a dare una mano a Putin? Ma scherzi? Io sono un pacifista italiano e cerco di stare alla larga dalle armi proprio perché le lascio all'esercito e alle forze dell'ordine ... e non vado per certo a dare una mano a uno che ha invaso l'Ucraina. Dovrei darla agli ucraini semmai, ma siccome mi sono fatto una ragione per cui la Russia avesse avuto i suoi buoni motivi per farlo, non è che questo basti per far sì che io mi fidi dei russi. Si tratta infatti solo del mio punto di vista ... ¿che ne so io del loro e che cosa vogliono fare? ... anthonyi, io non sposo il motto "il nemico del mio nemico è un mio amico". Si rischia poi di fare la fine degli spagnoli che forse si fidarono troppo, fatalità, proprio dei russi.
Per quello che riguarda i soldi, questi non sono la mia attrazione primaria e pertanto non mi vendo a basso prezzo ... tanto per darti un'idea, sarei uno più incline, penso, come diceva realisticamente sempre Jünger, ad assecondare il comportamento più alle minacce che alle mie idee. Buona giornata anthonyi
#507
Citazione di: Phil il 20 Marzo 2024, 11:09:01 AMCome (forse) avrai già letto, anche per me il libero arbitrio è perlopiù un falso problema e, come già scritto altrove, «libertà» è una parolaccia più pericolosa che sensata (so che molti non concordano, ma poi basta leggere i loro discorsi o semplicemente i libri di storia, per farsi una buona idea di cosa intendo quando la connoto come "parola meretrice"...).
Non mi sbilancio minimamente in diagnosi di altrui "malattia mentale" né mi interesso di politica, quindi con il tuo "paso doble", che chiama in causa Putin, i francesi e l'atomica, mi hai egregiamente dribblato (e onestamente ancora non ho inteso cosa ti aspetti io ti "faccia sapere": come diceva qualcuno, «so di non sapere»).
Beh, dovresti ammettere che siamo messi assai male e in parte l'hai fatto. C'è però ancora quel "perlopiù" che ti squalificherebbe almeno ai miei occhi.
La supponenza sarebbe un "peccato ", ma le dinamiche della vita ti impongono a volte di dover supporre, quindi la malattia mentale corrisponde per me alla mia supponenza; diversamente resterebbero mancanza di intelligenza oppure malafede. C'è però un problema che per me attualmente resta irrisolto e che potrebbe giustificare il tuo "perlopiù". Quindi ti chiedo: perché hai usato il "perlopiù"?
#508
Citazione di: Phil il 07 Marzo 2024, 21:26:40 PM.......
Credo di aver capito cosa intendi con «filosofia»; non mi resta dunque che tenerne conto, anche se non ho compreso esattamente su quale questione mi proponi di rispondere. Sul libero arbitrio, non ho particolari osservazioni e, come detto, la mia opinione in merito è già altrove (da pagina 2 a pagina 8, circa); se lo intendi come un falso problema, significa che lo hai già decostruito a sufficienza; se ora vuoi ricostruirlo o giocare con chi non lo ha ancora smontato, la (libera?) scelta è tua.

Ciao Phil. Nel momento in cui non si può dimostrare in modo analitico la veridicità di nessuna delle due proposizioni antitetiche mi sembra ovvio che si tratti di un falso problema. Se pertanto qualcuno vuole portare avanti la veridicità di una qualche libertà cadrebbe nel fallo di essere un assolutista pur autoproclamandosi un relativista. Cosa assai sconcertante, proprio per la semplicità della soluzione. Ma siccome poi, prima o dopo, uno deve prendere una decisione, io decido che costoro abbiano un io smisurato, decido quindi per la malattia mentale ¿e cosa faccio?. Dato che posso solo parlare dico che se fossi il signor Vladimir, tenendo conto però che lui possiede informazioni che io non ho e che comunque potrebbero morire altri innocenti, sarei quasi quasi tentato di tirare una bella bomba atomica a 42°nord e 6°est e vedere poi l'effetto che fa ... specialmente a quei cornuti di francesi e a tutti questi incontinenti "io" che ammorbano l'aria divenuta ormai asfissiante. Se magari mi fai sapere qualcosa, giusto così che sappia pure io, te ne sarei grato
#509
Citazione di: bluemax il 19 Marzo 2024, 08:59:31 AMBeh... sulla questione "io" dovremmo prima stabilire cosa si intende per "io". Nel buddismo la parola "io" corrisponde ad una illusione o falsa interpretazione della realtà. L' IO è un concetto astratto come puo' essere il concetto Italia o Toscana ecc... ecc...

L'IO serve all'organismo unicamente per rapportarsi al mondo che lo circonda. L'io inteso come "ego" si crea verso un anno di età quando le mappe mentali sono state create. Prima di allora il cervello osserva delle luci che si muovono (il mondo esterno), suoni, odori, ecc... ecc... ma non sa se le luci che si muovono è perchè si muove il mondo esterno o la propria testa... e per farla breve si crea un IO per confronto. (Se vi è la sensazione di movimento, si muove la testa, altrimenti il mondo esterno [in pochissime parole]). Se intendi quell' IO no. Non puo' passare di vita in vita perchè non esiste. E' un concetto... un concetto molto molto molto forte, oserei dire vitale, che pur di non cessare si inventa vite dopo la morte, divinità, paradisi ecc... ecc...

Se per carattere invece intendi l'Indole... beh... su questo possiamo discuterne... ma prima dovremmo comprendere cosa è l'indole.

Durante le prime lezioni di buddismo ricordo che la mente immateriale passa di vita in vita come il fuoco di una candela da una ad un'altra. La candela che si consuma è la materia (il corpo) mentre la luce è la mente. Ed è proprio qua il dubbio... è vero che la luce che passa di candela in candela è IMMATERIALE e segue il suo KARMA ma è anche vero che tale luce esiste solo grazie alla materia (il corpo). Cessata questa la mente svanisce. E' qui il dubbio della mente che passa di vita in vita...


Ciao, io ho un modo particolare di vedere l'io. Non ho competenze riconosciute, ma ho vissuto la follia toccandola con mano. Secondo me l'io è già in potenza fin dal concepimento e giungerebbe a maturazione attraverso la manifestazione del "carattere" quando il bambino, pur in modo linguisticamente sgrammaticato, comincia a fare uso di congiuntivi e condizionali ... insomma, comincia a dominare il tempo.
Per carattere intendo grossolanamente le maschere della commedia dell'arte, o i personaggi di Alan Ford, o i Peanuts e via dicendo... si potrebbe cioè parlare di "tipi umani". ¿Si possono categorizzare i tipi umani in modo scientifico? Boh! Forse si potrebbe fare una ricerca, ma per certo ci sarebbe chi ti ride in faccia ... non io di sicuro.
Però solo così si potrebbe uscire dalla fede pura e far rientrare le vite precedenti riscontrando la presenza costante nei millenni di un numero limitato di tipologie dell'individuo. Un po' come gli aminoacidi che quando studiavo io erano venti. Poi questi venti sono diventati ventidue e fanno ora parte di un sottoinsieme.
Citandoti:
"L'io inteso come "ego" si crea verso un anno di età quando le mappe mentali sono state create. Prima di allora il cervello osserva delle luci che si muovono (il mondo esterno), suoni, odori, ecc... ecc... ma non sa se le luci che si muovono è perchè si muove il mondo esterno o la propria testa... e per farla breve si crea un IO per confronto"
Non penso che un bambino acquisisca la comprensione del mondo come tu sostieni ... sarebbero cioè i problemi reali a farlo crescere mentalmente e non quelli astratti come quello da te esposto e che secondo me da neonati sarebbero inconcepibili. Pertanto egli apprenderebbe in modo naturale le esperienze che vive e che serba in ricordo.
Quindi, se tu vedi le cose come le ho esposte, il primo pensiero verrebbe indotto dallo sviluppo del sistema nervoso (e di qui la mente come strumento del cervello/corpo) mentre l'ultimo pensiero si perderebbe nella morte
#510
Citazione di: Eutidemo il 18 Marzo 2024, 09:12:03 AM
Ammesso e non concesso che nel mondo esistano delle "vere" democrazie (cosa di cui dubito fortemente), non c'è dubbio alcuno che Putin ci tiene a far sapere al mondo che la sua è senz'altro la democrazia più "fasulla" di tutte quante; o meglio, che la sua è una pura e semplice "dittatura" autocratica, malamente mascherata da democrazia!
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Ed infatti in nessuna democrazia, più o meno "vera" che essa sia, un candidato riuscirebbe mai a prendere quasi il 90% dei voti! :D
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La cosa è talmente ovvia, che non necessiterebbe di alcuna dimostrazione; tuttavia, poichè ci sono dei "troll" (venduti o completamente babbei) i quali, nonostante l'evidenza, continuano a sostenere che il regime russo è "il più democratico del mondo", ritengo che alcune considerazioni generali vadano comunque fatte al riguardo.
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Innanzittutto occorre distinguere tra:
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1)
Consenso "effettivo" della popolazione russa; quello, cioè, di coloro che condividono spontaneamente, consapevolmente e volontariamente la politica di Putin.
Tale tipo di consenso certamente esiste; anche se, almeno in buona parte, tali fautori del regime lo sono soprattutto in quanto:
- o "direttamente complici" degli abusi del regime (così come gli  "apparatčiki" -aппаратчик- cioè i funzionari dell'apparato politico di Putin, che si contano a milioni);
- ovvero, più o meno "indirettamente beneficiari" degli abusi del regime, per le più svariate ragioni (a cominciare dai cosidetti "oligarchi" con i milioni di loro dipendenti, fino a tutti gli innumerevoli membri della "Solncevskaja Bratva" -Солнцевская братва-, cioè la sterminata mafia russa, in gran parte collegata o alle dirette dipendenze, dello stesso Putin).
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2)
Consenso "indotto" nella  popolazione russa; quello, cioè, di coloro che, pur non traendone nè vantaggi collettivi nè vantaggi personali, ma avendo una soglia critica molto bassa, vengono subissati e persuasi dalla pervadente propaganda putiniana a senso unico e senza rilevanti voci in senso contrario.
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3)
Consenso "estorto" alla  popolazione russa; quello, cioè, di coloro che non condividono affatto la politica di Putin, ma che, tuttavia,  pur non essendo affatto persuasi dalla propaganda di regime,  "si adeguano" per la paura di ritorsioni, più o meno gravi, sulle loro persone e le loro famiglie (e che non credono affatto alla "segretezza del volto").
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Ciò premesso, anche se (per ipotesi del tutto irrealistica) quelle svoltesi in Russia fossero da considerarsi "votazioni ineccepibili" e "senza il minimo sospetto di brogli" ( ;D ), ci sarebbe comunque lecito affermare che il loro risultato non corrisponderebbe comunque al consenso "effettivo" della popolazione russa (1);  corrisponderebbe, invece, alla somma di tale consenso più quello "indotto" da una propaganda unilaterale ed univoca (2), e più quello "estorto" con l'intimidazione, più o meno diretta o indiretta, di un regime di polizia, basato sullo spionaggio e la delazione (3).
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Tuttavia, i sospetti di brogli non sono isolati, bensì una sono una vera VALANGA; in buona parte senza neanche il tentativo di dissimularli. :D
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                                    CONCLUSIONE
Quindi, a coloro i quali sostengono che i risultati elettorali confermano l'autorevolezza di Putin quale leader democratico della Russia, in quanto "gode dell'appoggio di quasi tutta la popolazione russa", rispondo con il seguente videoclip di Totò:
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Ciao Eutidemo, condivido per sommi capi la tua analisi, ma per certo non la tua conclusione. Per me infatti il risultato ottenuto direbbe poco sull'autoritarismo o l'autorevolezza. Questo soprattutto perché vivo qui, non sono mai stato in Russia e poco mi fido delle interviste ai passanti. Essendo comunque l'unico nel forum, immagino, ad essere espressamente filo Putin, penso di non sapere con certezza se la Russia sia una democrazia o una falsa democrazia. O meglio, penso che in Italia si stia vivendo di fatto in un regime di anarcocapitalismo pseudodemocratico. A me verrebbe comunque da pensare che la Russia sia una falsa democrazia, ma nonostante questo auguro al signor Putin, tuo acerrimo nemico, di vincere la sua guerra così almeno potrò vedere infine quale sia la sua maschera o il suo volto; sarebbe proprio l'ora ... come ti è noto infatti sono uno incline ad accettare il rischio (vedi nostro recente dialogo sulle armi). Seguendo comunque il tuo discorso ti riporto un pensiero di Ernst Jünger (uno dei pupilli di Adolf e uno che indirettamente concorse al famoso attentato contro il führer) che compare nel terzo capitolo del suo trattato del ribelle (1952):
"Nei luoghi in cui la dittatura ha ormai consolidato la propria posizione, il novanta per cento dei consensi sembrerebbe un risultato troppo modesto. Un uomo su dieci sarebbe in cuor suo un nemico: non si può pretendere che le masse accettino una cosa simile. E invece, un totale di schede nulle o di voti contrari che si aggiri attorno al due per cento sembra non solo tollerabile, ma addirittura vantaggioso.....etc"
Alla fine Putin, secondo Jünger, avrebbe ottenuto un risultato modesto. Ora io penso di sapere che tu consideri la Russia una falsa democrazia, come me del resto, e so pure che andremmo fuori tema se tu rispondessi alla mia domanda su cosa ne pensi della democrazia italiana, però sono costretto a chiedertelo. Un saluto