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Messaggi - doxa

#496
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
09 Giugno 2023, 21:49:42 PM
Genius loci e paesaggio



genius loci =  nume tutelare di un luogo, di una città, di un paesaggio.

Genius è il nome proprio della divinità, oggetto di culto nella religione romana.

Locus in latino veniva utilizzato per indicare un luogo riconoscibile nello spazio  per la sua peculiare forma, le sue caratteristiche che lo delimitano e lo identificano.



"Nullus locus sine genio est" (= Nessun luogo è senza un Genio) sostiene nel IV sec. a. C.  il retore latino Servio Mario Onorato nei "Commenti all'Eneide" di Virgilio.

Oggi, nel linguaggio dei paesaggisti, architetti ed artisti il "genius loci" è un concetto che riassume il carattere tipico di un luogo, la sua essenza, l'architettura e le tradizioni.

L'architetto norvegese  Christian Norberg-Schulz (1926 – 2000) fu docente di teoria dell'architettura all'università di Oslo e scrisse numerosi saggi, fra i quali "Genius loci. Paesaggio ambiente architettura". In questo libro riflette sull'architettura, il suo modo di inserirsi in un territorio e le modalità con le quali questa può trasformarlo in un luogo con una precisa identità, sempre riconoscibile.

Come conciliare la bellezza e la protezione di un paesaggio?

Argomentare sul paesaggio significa confrontarsi con la storia e la geografia, l'economia e la cultura, il modo di vivere delle persone in una località.

I paesaggi riflettono estetica ed etica, l'operosità umana, l'attiva interazione tra ambiente e società.

L'invadenza selvaggia dell'urbanizzazione e della cementificazione hanno trasformato o stanno, trasformando il paesaggio della nostra penisola, alterando, irrimediabilmente, non solo il suo aspetto, ma anche il rapporto fra individuo e natura instaurato in millenni.

Dalla concezione del paesaggio in senso soggettivo (vedutistica e pittorica) al paesaggio oggettivo, inteso come identità ambientale trasformata dall'attività umana. Identità bisognosa di essere salvaguardata da stravolgimenti.

segue
#497
Nel 1763  Voltaire pubblicò il suo "Trattato sulla tolleranza", nel quale espone le sue riflessioni sui concetti di tolleranza e libertà.

Per questo filosofo "La tolleranza è la necessaria conseguenza della comprensione della nostra imperfezione umana. Errare è umano e a noi questo capita continuamente. Perciò perdoniamoci gli uni gli altri le nostre follie. Questo è il primo principio del diritto naturale".

Noi dobbiamo ammettere i nostri errori, la nostra imperfezione, la nostra ignoranza.

Egli è consapevole che i fanatici esistono, perciò osserva che alla tolleranza ci sono dei limiti.

Se si concede all'intolleranza il diritto di essere tollerata, si distrugge la tolleranza e diventa confuso "pluralismo" che favorisce la violenza, come quella religiosa, causata dal fanatismo. 

Quando Voltaire scrisse il suo trattato, in Francia erano presenti nella popolazione forti contrasti ideologici e religiosi. Con facilità si praticava l'incriminazione giudiziaria e la tortura di persone poi risultate innocenti, con conseguenti ritorsioni violente verso gli esponenti della parte avversa.

In quell'ambiente culturale Voltaire si batteva contro il fanatismo religioso, l'incapacità di pensare alle conseguenze del ricorso alla violenza, la sopraffazione, la diffamazione, che spesso spazzava via intere famiglie.

Nel trattato c'è anche la  sua "Preghiera d Dio":

"Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo; ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi:

se è lecito che delle deboli creature, perse nell'immensità e impercettibili al resto dell'universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato,
a te, i cui decreti sono e immutabili e eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori che derivano dalla nostra natura.

Fa' sì che questi errori non generino la nostra sventura.

Tu non ci hai donato un cuore per odiarci l'un l'altro, né delle mani per sgozzarci a vicenda;

fa' che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera.

Fa' sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi,

tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole,

tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate,

tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te,

insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati "uomini" non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione.

Fa' in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole;

che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera;
che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.

Fa' che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo,
e che posseggono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza inorgoglirsi di ciò che essi chiamano "grandezza" e "ricchezza",
e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste cose vane non c'è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi.

Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli!

Abbiano in orrore la tirannia esercitata sulle anime,
come odiano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell'attività pacifica!

Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri nei periodi di pace,
ed impieghiamo il breve istante della nostra esistenza per benedire insieme in mille lingue diverse,
dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante".


 [RM1]El suo
#498
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
02 Giugno 2023, 22:50:55 PM
 
Tu ce l'hai un luogo dell'anima ?

 
Brisighella, torre dell'orologio
 
 Un bel panorama suscita emozioni, influenza il nostro stato d'animo.
 
 Il panorama che amo è anche il mio metaforico paesaggio o luogo dell'anima, in cui ci sono punti di riferimento significativi della mia vita.
 
 La poetessa milanese Alda Merini (1931 – 2009) nella sua poesia titolata: "Tra le tue braccia", così lo descrive:
 
 
"C'è un posto nel mondo dove il cuore batte forte,
 dove rimani senza fiato,
 per quanta emozione provi;
 dove il tempo si ferma e non hai più l'età;
 quel posto è tra le tue braccia
 in cui non invecchia il cuore,
 mentre la mente non smette mai di sognare...
 Da lì fuggir non potrò
 poiché la fantasia d'incanto risente il nostro calore e no...
 non permetterò mai ch'io possa rinunciare...
 a chi d'amor mi sa far volare".
 (Alda Merini)

 
 "Quel posto è tra le tue braccia" dice la Merini. E' vero, abbracciarsi è un atto di affetto, di amore, ci permette la connessione tattile con chi si vuole bene.
 Le braccia della persona amata è il luogo che ci permette di dimenticare il resto del mondo, anche se per pochi secondi.
 
 Il luogo dell'anima non si sceglie, si riconosce, fa stare bene, dona la sua bellezza, suscita piacevoli ricordi.
 
 La descrizione di un paesaggio è un metodo di scrittura che permette di esporre le proprie emozioni e sentimenti, la dimensione dell'immaginario.

 
 


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#499
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
01 Giugno 2023, 18:35:07 PM
Paesaggio o panorama?


Lago Carezza, in Val d'Ega: è un lago alpino in provincia di Bolzano

In un precedente post ho scritto che il paesaggio è formato dall'insieme degli elementi che caratterizzano un luogo.  Sono elementi  sia naturali (mare, laghi, fiumi, montagne, ecc.)  sia antropici (abitazioni, strade, ferrovie, ecc.).

Invece il panorama è ...., un nome di origine greca, composto da "pan" (=  tutto ) + "hòrama"  (= visione); allude alla veduta  di un luogo, che può  offrire un'emozione e un'esperienza estetica.

Da quanto detto è evidente che paesaggio e panorama non sono sinonimi, eppure spesso li usiamo come tali, forse perché nel panorama  è insito il paesaggio ?

Esistono panorami brutti o belli, ma non paesaggi brutti o belli, perché  ogni paesaggio rappresenta un'identità culturale e territoriale.

Tutti vediamo le cose nella stessa maniera, ma le percepiamo in modo personale, spesso diverso gli uni dagli altri.


Vasto, faro di Punta Penna e la chiesa di Santa Maria di  Pennaluce su un promontorio davanti il Mare Adriatico

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#500
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
31 Maggio 2023, 16:01:28 PM
Non bisogna confondere il paesaggio con l'ambiente:  questo sostantivo deriva dal latino "ambiens", participio presente del verbo ambire (= andare attorno, circondare).

L'ambiente naturale  è tutto ciò che ci sta intorno, che ci circonda, come l'ambiente subacqueo circonda un pesce.  E'  un sistema complesso, formato da fattori fisici, elementi chimici e biologici, che permettono  l'interazione tra gli esseri viventi.

Invece è paesaggio anche  un locus amoenus: frase usata in letteratura con riferimento ad un  luogo ameno, piacevole, fra piante, alberi, vicinanza di una fonte o di un ruscello, il cinguettio degli uccelli.


Thomas Cowperthwait Eakins, Arcadia, olio su tela, 1883, Metropolitan Museum di New York.

Nel bucolico (= pastorale)  paesaggio il giovane in piedi suona il doppio flauto; il bambino sdraiato suona il flauto di Pan; la ragazza dai lunghi capelli raccolti sulla nuca è distesa di spalle, poggiata sul fianco destro sopra un lenzuolo sul prato e ascolta la musica.

Arcadia è il toponimo di un territorio montuoso della Grecia, nel Peloponneso. Era ed è  frequentata dai pastori  per la transumanza  degli ovini.

Nella  trasfigurazione letteraria e nella poesia l'Arcadia è considerata un luogo idilliaco: questo aggettivo fa riferimento  al vivere con serenità nella natura agreste e generosa che dona il necessario per vivere.

Secondo la mitologia greca, l'Arcadia era possedimento di Pan, divinità non dell'Olimpo, dall'aspetto di satiro, protettore della pastorizia ed altro.  Era compagno di Dioniso e  di ninfe,  amava la danza e la musica, era un "viveur": gli piaceva la vita mondana, i divertimenti e le  avventure amorose con le ninfe: divinità immortali di vari tipi, collegate alla natura,  per esempio,  Oreadi (= ninfe di montagna);  Nereidi (= ninfe di mare); Naiadi (= ninfe delle fonti) Driadi (=  ninfe degli alberi).  Compagne della bella dea Artemide (dai Romani denominata Diana), quando Pan suonava il flauto le ninfe danzavano e cantavano in modo melodioso. Spesso partecipavano ai cortei di  Dioniso,  ma anche di Hermes, di Pan e della cacciatrice Artemide.

La mitologia greca narra che le ninfe erano bellissime, eternamente giovani, corteggiate da uomini mortali e da eroi.

Tornando all'Arcadia, debbo dirti che è soggetto artistico sin dall'antichità, sia nelle arti visuali, sia in letteratura.

Le immagini di bellissime ninfe che giocano e corrono in una rigogliosa foresta sono state frequenti fonti di ispirazione per pittori e scultori.



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#501
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
30 Maggio 2023, 15:22:11 PM
Cos'è il paesaggio?

È l'insieme  degli elementi  che caratterizzano un luogo.

Il paesaggio varia  nel tempo come conseguenza dei fenomeni naturali e dell'intervento dell'uomo.

Il paesaggio è composto da elementi naturali (laghi, fiumi, montagne, ecc.) e da elementi antropici (città, abitazioni, strade, ecc.). Infatti è possibile distinguere due distinte tipologie di paesaggio: paesaggio naturale e paesaggio antropico.

Il paesaggio naturale è quello plasmato dalla natura, dove l'uomo non ha costruito, non è stato modificato dall'azione dell'antropos (= uomo), come il deserto, la foresta tropicale, ecc..
La sua forma e le caratteristiche sono il prodotto dell'interazione dei suoi componenti climatici, geologici ed ecologici.


Columbia River Gorge (Pacific Northwest, Stati Uniti). La gola del fiume Columbia è uno spettacolare canyon fluviale


Il paesaggio antropico (o antropizzato = umanizzato) è quello modificato  dall'uomo: case, ponti, gallerie, fabbriche, paesaggi rurali, industriali, urbani (città).


paesaggio antropizzato della costiera amalfitana



Milano,  zona Portanuova, sulla destra la torre Unicredit. Questo grattacielo nel centro direzionale è alto 231 metri alla guglia. E' il più alto in Italia.

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#502
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
29 Maggio 2023, 11:53:54 AM
Gli studiosi  attribuiscono a  Francesco Petrarca (1304-1374) la prima descrizione di un paesaggio, dedotta da una sua lettera: "Ascesa al Monte Ventoso", indirizzata  a Dionigi di Borgo San Sepolcro, teologo e frate agostiniano che gli aveva donato una copia delle "Confessioni" di Sant'Agostino.

Durante la lettura di questo libro meditò sulla seguente frase: "Et eunt homines admirari alta montium et ingentes fluctus maris et latissimos lapsus flumininum et oceani ambitum et giros siderum, et reliquunt se ipsos" (= E vanno gli uomini ad ammirare gli alti monti e le alte onde del mare, i lunghi corsi dei fiumi, la grandezza dell'oceano e i movimenti degli astri,   ma dimenticano sé stessi" ).  

La suddetta  proposizione  invita alla riflessione e a dare poca importanza alle cose terrene,  fa capire al poeta l'importanza del cambiamento interiore e dell'impegno necessario per vincere "terrenis impulsibus appetitus", i "desideri suscitati dalle passioni terrene".

L'allegorica lettera narra la scalata del Mont Ventoux, in Provenza, compiuta dal poeta e dal fratello Gherardo tra il 24 e il 26 aprile 1336.

E' un monologo interiore, suscitato dalla scelta del fratello di diventare monaco. Petrarca s'interroga sul significato simbolico e metaforico della sua esperienza di salire sulla cima della montagna e  sul paesaggio che ha visto durante l'ascesa, come forma esteticamente rilevante.


Veduta del Monte Ventoso

La contemplazione di un paesaggio, l'ascolto di una sinfonia, la  bellezza di fiore, l'ammirazione suscitata da un dipinto, sono esperienze che determinano in noi il godimento, perché piace.  Ma non tutto ciò che piace  può essere definito bello.

Il sociologo e filosofo tedesco George Simmel  (1858 – 1918). Nel 1913 pubblicò  un libro titolato "Filosofia del paesaggio": è una raccolta di suoi  saggi pubblicati tra il 1911 e il 1913 dedicati al paesaggio.

Le sue riflessioni sono un tentativo di definire il paesaggio, la sua dimensione estetica, il  rapporto tra l'attività creatrice dell'uomo e quella della natura, che nel paesaggio assume forma visibile e cristallizzata, e sul rapporto tra il paesaggio reale e quello artistico nei dipinti.

Per Simmel nel paesaggio  non sono  i singoli elementi (l'albero, una montagna, il mare, la costa ecc.) a creare il paesaggio, ma la sua visione complessiva, che viene percepita ed elaborata mentalmente dall'osservatore.

Infatti il paesaggio è una costruzione mentale, una organizzazione di elementi. Ognuno di noi compie questa operazione spontaneamente tramite la percezione del paesaggio, ma è solo nella pratica artistica che tale operazione raggiunge l'optimum.

Il pittore paesaggista in modo consapevole  evidenzia nella composizione i tratti più  salienti della veduta,   ne sintetizza le qualità, compone paesaggi anche immaginari,  come esito  della costruzione  mentale  estetica e non di una pittura dal vero.

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#503
Jean, complimenti ! Sei bravissimo.

"e prosciugata la fonte della voglia
non guardi avanti né ti volti indietro".

Si messer Giovanni, degno discendente dell'Alighiero....

"Quasi ammiraglio che in poppa e in prora
viene a veder la gente che ministra
per li altri legni, e a ben far l'incora".

....

"Tutti dicean: 'Benedictus qui venis!' 
e fior gittando e di sopra e dintorno,
'Manibus, oh, date lilïa plenis!'". 


Grazie per avermi segnalato il dipinto del Veronese: "Annunciazione", con la presenza del cagnolino in basso a destra. Lo inserisco nei miei documenti virtuali.

Non approfondisco le mie ricerche perché sono un clericus vagans, ??? costretto dalla peregrinatio academica. Mi guadagno il vitto e l'alloggio quotidiano facendo l'amanuense  ;) ma non sono capace di versificare, perciò Jean accontentati di quel che ti posso donare.

Oggi ti offro due lavori artistici:

i "Carmina Burana" del compositore tedesco Carl Orff

Clicca sul link

Carl Orff - O Fortuna - Carmina Burana - YouTube

e  un dipinto del Veronese (anch'io)

Paolo Caliari, detto il "Veronese", ritratto di Daniele Barbaro, olio su tela, 1565 circa, Rijksmuseum, Amsterdam

Gli somigli ?
#504
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
28 Maggio 2023, 13:02:58 PM
Estetica del paesaggio


Capri vista da Punta Campanella


Nei post precedenti vi ho proposto la visione di dipinti con paesaggio, adesso voglio argomentare sull'estetica del paesaggio.

Cos'è l'estetica e cos'è il paesaggio.

Gli antichi Greci non conoscevano il sostantivo estetica.

Usavano la parola "àisthesis", che significa sensazione,  da cui l'aggettivo "aisthetikòn" = capace di sentire.

Il termine "estetica" che oggi usiamo nacque  come neologismo ideato dal filosofo  tedesco Gotlieb Alexander Baumgarten (1714 – 1762)  per il suo elaborato titolato: "Meditationes philosophicae de nonnullis ad poema pertinentibus" (= Meditazioni filosofiche su argomenti concernenti la poesia), pubblicato nel 1735.

Si dedicò  anche all'elaborazione di un trattato filosofico (rimasto incompiuto) che titolò  "Aesthetica". Il primo volume lo pubblicò nel 1750, il secondo nel 1758.

Ebbe  la necessità di definire la "teoria della conoscenza" ed introdusse il termine "gnoseologia".

La "cognitio sensitiva" (= conoscenza sensibile) ha una sua specificità, è poliedrica e polisemantica.

La "sensibilità estetica" denota  sia l'esperienza sensibile del bello sia la teoria che ne codifica i criteri tramite il giudizio estetico, incentrato sulla conoscenza della bellezza naturale e artistica.

Baumgarten  nel primo paragrafo del suo trattato definisce l'estetica l'arte del pensare bello. La bellezza è connessa all'arte, alla percezione del bello, all'immaginazione.

L'estetica è lo studio del bello nelle sue varie forme, la teoria dell'arte.

Sul termine estetica argomentarono successivamente altri filosofi, a cominciare da Immanuel Kant, che usò il sostantivo "giudizio" in ambito estetico (giudizio estetico)   per giudicare "bello" uno spettacolo della natura o una visione.

Tralascio gli altri filosofi per non annoiarvi; i filosofi oltre che noiosi sono mentalmente contorti; rendono difficili i concetti facili per considerarsi "intellettuali" ....

Accenno soltanto al sociologo e filosofo tedesco George Simmel  (1858 – 1918). Nel 1913 pubblicò  un libro titolato "Filosofia del paesaggio": è una raccolta di suoi  saggi pubblicati tra il 1911 e il 1913 dedicati al paesaggio.

Le sue riflessioni sono un tentativo di definire il paesaggio, la sua dimensione estetica, il  rapporto tra l'attività creatrice dell'uomo e quella della natura, che nel paesaggio assume forma visibile e cristallizzata, e sul rapporto tra il paesaggio reale e quello artistico nei dipinti.

Per Simmel nel paesaggio  non sono  i singoli elementi (l'albero, una montagna, il mare, la costa ecc.) a creare il paesaggio, ma la sua visione complessiva, che viene percepita ed elaborata mentalmente dall'osservatore.

Infatti il paesaggio è una costruzione mentale, una organizzazione di elementi. Ognuno di noi compie questa operazione spontaneamente nel suo apprezzamento del paesaggio, ma è solo nella pratica artistica che tale operazione raggiunge il massimo grado.

Il pittore paesaggista compie ciò in maniera consapevole, evidenziando nella composizione i tratti più  salienti, giungendo a sintetizzarne le qualità al punto da comporre paesaggi anche immaginari,  come esito  della costruzione  mentale  estetica e non di una pittura dal vero.

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#505
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
26 Maggio 2023, 18:17:05 PM
Tiziano Vecellio


Tiziano, Sacra conversazione Balbi (dal nome del precedente possessore: il marchese Balbi di Piovera, Genova), olio su tela, 1513 circa, Fondazione Magnani-Rocca, Traversetolo  (prov. di Parma).

Questo dipinto è una delle opere più significative di Tiziano in età giovanile. Raffigura la Madonna con il Bambino, santa Caterina di Alessandria, San Domenico,  un donatore.

La Vergine in trono, col Bambino in grembo, si volta verso il donatore, in ginocchio, con le mani giunte in preghiera,  introdotto da san Domenico,  con la tonaca bianca e la cappa nera.

Gesù bambino ha un panno bianco sulle spalle ed  ha il capo rivolto verso santa Caterina d'Alessandria.

La "michelangiolesca" Madonna indossa la  sontuosa veste rossa e il mantello blu.

Nell'iconografia il rosso simboleggia il potere, l'autorità, il sangue di Cristo sulla croce, invece il blu rappresenta la trascendenza (Maria portatrice della divinità, Gesù, nella sua umanità), è il colore del cielo.

La bionda e riccioluta santa Caterina d'Alessandria (d'Egitto) è seduta su un architrave, volta di profilo verso il donatore; sopra lo scollato camice bianco indossa una veste  color lilla e il mantello verde scuro che dalla spalla sinistra le scende fino a terra.

Il fondale è diviso in due parti. Quello sulla sinistra è una parete nera, mette in risalto le donne con il Bambino;

sulla destra, alle spalle di San Domenico, c'è un declivio con alberi, arbusti e case rustiche; 

all'altezza della fronte del donatore si vedono prati, un tratto del letto di un fiume; 

in lontananza alberi e una chiesa con il campanile, le montagne, il cielo leggermente velato dalle bianche nuvole.

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#506
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
26 Maggio 2023, 11:02:03 AM
Giorgione.


Giorgione, Mosè alla prova del fuoco,  olio su tavola, 1505 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

Questo dipinto fu realizzato dall'artista in età giovanile, ma ci sono discordanze sull'attribuzione dell'intera opera.
Furono da lui realizzati il paesaggio e le figure sulla sinistra, mentre le figure a destra sono di altra mano. Le differenze stilistiche rilevate sono da ascrivere a un suo collaboratore o forse ai restauri. 

L'episodio raffigurato non è nell'Antico Testamento ma desunto dalle medievali bibbie rimate di Geofroy de Paris e di Herman de Valenciennes che trattano della vita di Mosè.

La vicenda. Nell'Antico Testamento la figlia del faraone d'Egitto non è citata per nome. Il Midrash la chiama Bithia per la compassione con la quale salvò Mosè dal fiume Nilo. Viene descritta come una donna pia e affettuosa.

Bithia mentre era vicina al padre con in braccio il neonato, questo con la mano fa cadere la corona dalla testa del faraone. Turbato e timoroso che in futuro quel bambino potrebbe  usurpare la ricchezza e il potere, fa porre davanti al pargolo due contenitori: uno con i carboni ardenti, l'altro con le  monete d'oro. L'infante  deve scegliere cosa prendere. La sua manina prende un carbone e lo mette in bocca ma si si brucia la lingua. La scelta tranquillizza il faraone della sua innocenza.

La scena: Il faraone d'Egitto è seduto sull'alto trono, formato dal basamento rettangolare, sopra il quale c'è la marmorea base decorata con fregio. Un tappetto rosso è disteso su gran parte della struttura.  Intorno al faraone ci sono varie figure, anche con abiti esotici.

Davanti a lui, in basso,  c'è sua figlia  con il neonato Mosé che si protende verso uno dei due contenitori portati da due paggi.

Sullo sfondo il paesaggio: a sinistra alti alberi, a destra  un corso d'acqua, una torre con cinta muraria, alcune case, poi colline e la catena montuosa che chiude l'orizzonte.

segue
#507
Riflessioni sull'Arte / Re: Paesaggio
25 Maggio 2023, 22:35:39 PM
I pittori Giovanni Bellini e Giorgione  furono determinanti per la formazione artistica di  Tiziano Vecellio negli anni giovanili.

Prima di Tiziano il paesaggio  non aveva una  propria connotazione,  invece con lui  diventa più di un semplice sfondo,  può avere un ruolo di primo piano.

Dei tre pittori citati pongo alla vostra visione tre dipinti: la "Crocifissione in un cimitero ebraico",  di Giovanni Bellini,  'La prova" di Giorgione,  'La sacra conversazione' di Tiziano.

Comincio con il  pittore veneziano Giovanni Bellini (1430 circa – 1516), considerato l'iniziatore del Rinascimento a Venezia.


Giovanni Bellini, crocifissione in un cimitero ebraico, olio su tavola - 1501-1503 circa, collezione della  Banca Popolare di Vicenza.

Fu realizzato in un periodo di controversie religiose, che indussero all'espulsione da Vicenza  della comunità ebraica.
E' un'opera simbolica con numerosi dettagli.

La crocifissione di Gesù avviene in un cimitero ebraico, non ci sono i due ladroni né persone dolenti, costituisce un unicum iconografico; la croce occupa totalmente il centro della composizione.

Il primo piano, dietro la croce, ci sono  teschi, lapidi con iscrizioni in ebraico disposte in un giardino brullo e roccioso. 


dettaglio

Al di là, il  declivio con prato, l'alveo di un fiume che alimenta la ruota di un mulino, alcune case, e alberi; dietro la croce si vede  un rigoglioso albero di alloro, simbolo di vittoria sulla morte e di resurrezione; un altro albero è  il salice, su un ramo c'è una colomba, simbolo di pace.


dettaglio

Il salice è una pianta molto cara agli ebrei. Ricorda loro l'esilio babilonese: "Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre" (Sal 137, 1-2), come segno di tristezza, ma  i salici diventano anche segno di ritorno in patria, di vittoria e di rinascita.



Nel sentiero tangente il cimitero  si vede un viandante che cammina verso  la composita la città: le mura difensive merlate,  le torri, le case;  alcuni edifici sono identificabili:  il duomo e la torre di piazza di Vicenza, il campanile di Santa Fosca a Venezia, la chiesa  veronese di San Zeno: fu vescovo della città, è noto per aver combattuto l'eresia ariana ed è famoso per aver fermato le inondazioni causate dal fiume Adige;  sul fondo  si vede il campanile e la cupola della cattedrale di Ancona, dedicata a San Cirillo.

E' un assemblaggio di vari monumenti  localizzati in luoghi diversi.

La sintetica  visione include la natura: ci sono  prati, alberi, le colline, l'azzurro cielo con  le nuvole in arrivo.

segue
#508
Buongiorno Jean, ho trovato la risposta sul dog.  :))

Nel mio precedente post ho scritto
 
CitazioneEbbene, in che punto del dipinto di Picasso quel cane può essere in primo piano ?

 
 
 
 Nella macchia nera  ondulata vicina al gomito della donna  vestita di nero ? Anche se in primo piano, non mi sembra possibile.

Invece è possibile ! Il cane è proprio quella macchia nera in primo piano !

Clicca sul link, c'è l'articolo con la risposta.
 
https://www.artribune.com/arti-visive/arte-moderna/2023/05/picasso-dipinto-cagnolino-raggi-x/

;D
#509
Gentile Jean,  col computer sono rimasto a livello di amanuense. Vorrei avere la capacità di disegnarti il cerchio nella zona  dove Picasso nascose il cane, ma non riesco ad essere anche "miniaturista".

Cerco di spiegare a parole.

Nel precedente post ho scritto: "Secondo Julie Barten, uno degli studiosi dei dipinti conservati al Guggenheim, "il pittore potrebbe aver considerato il cane una fonte di distrazione che avrebbe impedito agli spettatori di guardare più attentamente tutte le altre figure della composizione".

Ebbene, in che punto del dipinto di Picasso quel cane può essere in primo piano ?



Nella macchia nera  ondulata vicina al gomito della donna  vestita di nero ? Anche se in primo piano, non mi sembra possibile.

Guarda la scena. Al centro del dipinto c'è una donna con il cappello nero,  la camicetta viola e la lunga gonna verde. In fondo alla gonna si vedono due "macchie" gialle ed una bianca, più in basso.

Quella è la zona, se non sbaglio.

Alla prima osservazione quella "macchia bianca" mi sembrava la testa di un cane barboncino.
]

Che dici ? Ho scambiato lucciole per lanterne ?  ::)
#510
Jean ho ampliato il discorso: da Tiziano a Picasso, poi Renoir e di nuovo a Picasso. 

Oltre al cagnolino che  dipinse Tiziano, poi  obliterato  con vernice, e di nuovo svelato dopo il restauro del dipinto... , c'è l'occultamento artistico di un cane da parte di Picasso (1881 – 1973) nell'opera che hai segnalato, il quadro titolato "Le Moulin de la Galette",  si vede un cagnolino leggermente obliterato   da uno strato di vernice verde.

Prima di argomentare sul  dipinto di Picasso voglio brevemente descrivere su questo famoso locale parigino all'angolo di rue Lepic, nel quartiere di Montmartre.  

Oggi all'esterno ha questo aspetto
 
Nel XIX secolo era molto più ampio,  comprendeva il ristorante, il bar, la sala e lo spazio all'aperto  per il ballo, due antichi mulini a vento: il Moulin Radet,  e il più grande Moulin Blute-fin;  oggi il complesso è tutelato come monumento storico ed è adibito soltanto a ristorante.  

"Le Moulin de la Galette" divenne famoso perché assiduamente frequentato  da note personalità e da artisti, come  Van Gogh e Renoir.

Di Renoir  è interessante questo dipinto  realizzato nel 1876.
 

Pierre-Auguste Renoir, Bal au moulin de la Galette (Ballo al moulin de la Galette), olio su tela, 1876, Museo d'Orsay, Paris.

è considerato un capolavoro dell'Impressionismo.
 

 

"Bal au moulin de la Galette", dettaglio della coppia che danza, in secondo piano
 

Torno a Picasso. Anche lui ambientò un suo dipinto al Moulin de la Galette, questo


Pablo Picasso, Le Moulin de la Galette, olio su tela, 1900, Guggenheim Museum di New York.

L'artista ha raffigurato la famosa sala da ballo con persone in abito da sera, eleganti cappelli per le signore e cappelli a cilindro per gli uomini:  bevono, ballano, parlano; in primo piano, ci sono tre figure sedute a un tavolo.
Ma questo è solo quello che si scorge alla prima visione del dipinto.

Alcuni esperti del Guggenheim in collaborazione con altri del Metropolitan Museum of Art e della National Gallery of Art di Washington, D.C., hanno scovato anche un quarto ospite, coperto da un leggero strato di vernice verde.

Con la "spettroscopia a fluorescenza", i ricercatori sono stati in grado di generare un'immagine di come appariva originariamente il cane, 


L'immagine del cane nell'angolo inferiore sinistro di "Le Moulin de la Galette" 

forse della razza "Cavalier King Charles Spaniel", simile a questo.


 
Cavalier King Charles Spaniel, è un affettuoso  cane da compagnia di origine inglese; pesa dai 5 agli 8 kg.  E' un piccolo spaniel,  con pelo di lunghezza media, solitamente lievemente curvo  e con  lunghe orecchie. 

Non si sa perché Picasso  decise di  togliere il cane dalla scena.  Secondo Julie Barten, uno degli studiosi dei dipinti conservati al Guggenheim, "il pittore potrebbe aver considerato il cane una fonte di distrazione che avrebbe impedito agli spettatori di guardare più attentamente tutte le altre figure della composizione".

Picasso aveva un  cane bassotto di nome Lump, che significa  "birbante". Tra i due c'era rapporto esclusivo, l'animale  faceva compagnia all'artista rimanendo seduto in terra per ore vicino a Picasso intento a dipingere.