Ciao Jacopus.
Ho molto apprezzato il tuo bellissimo e molto interessante intervento, che esamina la tematica in questione sotto un profilo eminentemente "psicologico".
***
Non sono molto esperto in tale materia, tuttavia lo struggente rimpianto con il quale Antigone si avvia ad abbandonare "l'adorata luce del sole", mi lascia molto dubbioso sul fatto che la sua scelta di Giustizia fosse ispirata da quella che Freud chiamava "Destrudo" o "θάνατος", cioè, l'"Istinto di Morte"; pulsione, questa, che attualmente mi pare non troppo condivisa dalla maggior parte degli psicanalisti.
***
Antigone, in realtà, desiderava vivere, ma si è rassegnata a morire per rispettare una legge che riteneva superiore a quella scritta della sua città; così come fu di quel soldato tedesco che si rifiutò di partecipare alla strage delle Fosse Ardeatine, e che per questo fu soppresso con un colpo alla nuca insieme alle altre vittime.
Più che l'affermazione della loro soggettività "ribelle", mi sembra che il comportamento di entrambi fosse ispirato semplicemente dall'obbedienza ad una legge non scritta, da loro ritenuta superiore a quella scritta, e per la quale valeva la pena di morire; cioè, da un contrasto normativo "coscienziale", più che meramente "psicologico".
Ovviamente, salvo a voler assimilare le due cose; il che è senz'altro lecito e possibile, sotto una prospettiva strettamente riduzionista.
***
Circa il fatto, poi, che Antigone e de Sade siano uniti dal superamento traumatico della legge del padre, in quanto entrambi perseguono un desiderio di trionfo della soggettività sugli "Altri/o", solo che Antigone lo fa nel nome di un padre tradizionale, quello dei costumi familiari, mentre Sade nel nome del padre pre-totemico, di cui parla Freud, quello che godeva delle figlie e sottometteva i figli, sinceramente, mi sembra una elucubrazione molto arzigogolata e poco convincente.
Però non mi azzardo ad aggiungere molto altro sotto tale aspetto, essendo io del tutto profano in tale ambito.
Un saluto!

Ho molto apprezzato il tuo bellissimo e molto interessante intervento, che esamina la tematica in questione sotto un profilo eminentemente "psicologico".
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Non sono molto esperto in tale materia, tuttavia lo struggente rimpianto con il quale Antigone si avvia ad abbandonare "l'adorata luce del sole", mi lascia molto dubbioso sul fatto che la sua scelta di Giustizia fosse ispirata da quella che Freud chiamava "Destrudo" o "θάνατος", cioè, l'"Istinto di Morte"; pulsione, questa, che attualmente mi pare non troppo condivisa dalla maggior parte degli psicanalisti.
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Antigone, in realtà, desiderava vivere, ma si è rassegnata a morire per rispettare una legge che riteneva superiore a quella scritta della sua città; così come fu di quel soldato tedesco che si rifiutò di partecipare alla strage delle Fosse Ardeatine, e che per questo fu soppresso con un colpo alla nuca insieme alle altre vittime.
Più che l'affermazione della loro soggettività "ribelle", mi sembra che il comportamento di entrambi fosse ispirato semplicemente dall'obbedienza ad una legge non scritta, da loro ritenuta superiore a quella scritta, e per la quale valeva la pena di morire; cioè, da un contrasto normativo "coscienziale", più che meramente "psicologico".
Ovviamente, salvo a voler assimilare le due cose; il che è senz'altro lecito e possibile, sotto una prospettiva strettamente riduzionista.
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Circa il fatto, poi, che Antigone e de Sade siano uniti dal superamento traumatico della legge del padre, in quanto entrambi perseguono un desiderio di trionfo della soggettività sugli "Altri/o", solo che Antigone lo fa nel nome di un padre tradizionale, quello dei costumi familiari, mentre Sade nel nome del padre pre-totemico, di cui parla Freud, quello che godeva delle figlie e sottometteva i figli, sinceramente, mi sembra una elucubrazione molto arzigogolata e poco convincente.
Però non mi azzardo ad aggiungere molto altro sotto tale aspetto, essendo io del tutto profano in tale ambito.
Un saluto!
