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Messaggi - iano

#5026
Ciao Viator.
Forse non è il progresso , forse è solo la vita , la quale non contempla barriere fra gli esseri viventi , e , che questi siano più o meno contigui è solo un dettaglio della storia.
Uno ne nasce e uno ne muore per quel che sappiamo , ma magari non sappiamo tutto.
Lo spazio e le risorse sono davvero finite?
Noi abbiamo sempre contrastato i virus , anche quando non ne conoscevamo l'esistenza , perché non è necessaria la coscienza per combatterli ,ma come in tutte le guerre nessuno ha veramente vinto alla fine , e i contendenti si sono sempre aggregati in una nuova vita.
Adesso usiamo coscienza , mentre i virus continuano a combatterci come sempre , senza sapere cosa combattono ne' come , ma la sostanza non cambia.
Insomma ho provato a smontare la tua meraviglia , che però confesso è anche la mia.
I virus comunque continuano il loro lavoro senza mostrare meraviglia .😊
In fondo non sembrano neanche tanto furbi ,come qualcuno prova a dipingerli ,  ma , come si dice?
La mamma dei virus è sempre incinta.
#5027
Riassumendo.
Fuori dall'ambito religioso , essendo le fedi mai perfettamente ben fondate , la nostra scelta sarà sempre affetta da un errore che pone un limite alla nostra libera volontà.


Dentro l'ambito religioso , laddove solo è possibile una perfetta fede , potendosi a causa della libera volontà, fare la scelta sbagliata ( non errata ) , quindi perfetta espressione di libera volontà , e in possesso delle proprie piene facoltà, perché là si fa'?
Non lo sappiamo. Non lo sa' neanche chi fa' quella scelta.
L'unica possibile risposta è che facendo quella scelta egli ha voluto mettere la propria volontà, in modo plateale , al di sopra di ogni cosa.
Al di sopra di Dio.
Ma si può davvero dire allora , contro le nostre ipotesi , che esso goda di una perfetta fede , oltre che di una buona sanità mentale?


Se il paradiso è degli ultimi deve trattarsi degli ultimi in fatto di coscienza , perché non sanno di scegliere , e quindi non esercitano volontà .
Il peccato è quindi nella capacità di esercitare la libera volontà.
Si salverà solo chi vi rinuncia con l'espressione della sua ultima volontà , scegliendo di non scegliere.

Non fa' per me.
Io scelgo di scegliere , e pazienza se è solo un illusione.
Ma , se chi fa' questa scelta , spesso si trova a nuotare controcorrente , forse qualcosa di vero c'è.
#5028
Proviamo a riscrivere questo paradosso in modo diverso.
Non tutti credono , ma se uno crede , seppur dotato di volontà libera , si direbbe però che la sua scelta sia di fatto obbligata , a meno di errori di valutazione.
Ma se uno erra , quali possono essere le cause del suo errore?
Esse non dipendono dalla sua volontà .
Uno dei motivi per cui si può sbagliare strada, è una non buona conoscenza della strada.
Ciò potrebbe equivalere ad una fede incerta.
Una fede certa e sicura come fa' a portarti fuori strada?
Se la tua fede è certa non puoi sbagliare.
Quindi non c'entra qui la volontà , ma quanta fede hai.
Ne' la fede ha come causa la volontà libera,
Si crede , ma non si sceglie di credere.
Ma io sono un non credente .
I credenti possono smentirmi su ciò.
Mi pare allora che in tutta questa storia l'arbitro , o volontà che dir si voglia, è quantomeno marginale.
In teoria , solo chi ha una perfetta fede , cioè una chiara visione della strada , non può sbagliarla.
Solo chi ha una perfetta fede ha perciò una completa possibilità di scelta.
Solo lui può esercitare la volontà
Possiamo trasformare adesso il nostro paradosso nel seguente.
Se chi ha il completo controllo della sua volontà e distingue perfettamente le alternative di scelta , non potendo di fatto sbagliare , perché decide per l'alternativa sbagliata?


Ciò restando nell'ambito della fede certa.
Poi c'è la fede incerta , soggetta ad errore.
Poi c'è la mancanza di fede che rende impossibile la scelta , perché a chi non crede non può essere chiaro cosa deve scegliere.


Questo ragionamento , se corretto , possiamo proiettarlo anche fuori dall'ambito religioso , e concludere che per poter esercitare la libera volontà, condizione necessaria , ma non sufficiente , è che  bisogna avere fede in qualcosa.
Se ,fuori di metafora , vedo chiaramente e perfettamente un bivio sulla mia strada , posso veramente scegliere quale strada prendere , solo se credo , ho fede , che ciò che vedo sia reale.
Questa fede è un sottofondo inconscio che guida i nostri passi.
Quindi l anche quando sia possibile fare libere scelte , queste sono comunque condizionate , per non dire rese possibili , da fedi di cui non abbiamo a volte coscienza .
La coscienza quindi è comunque centrale.
Solo chi sa' di poter sbagliare può sbagliare.



#5029
Citazione di: Ipazia il 23 Marzo 2020, 19:58:13 PM
I virus sono prodotti evolutivi collocati sul confine tra materia inanimata e animata in quanto sprovvisti della capacità di riprodursi e alimentarsi in assenza di una cellula biologica che infettano. Già questo parassitismo archetipico può indurre riflessioni metafisiche sul senso della vita e su come essa funzioni all'origine della sua evoluzione.

Ma più interessante è un'altra questione: la virulenza con cui il coronavirus ha impattato sulla nostra vita attualizza un dibattito ricorrente nel meta-evoluzionismo su chi, tra noi e i virus, sia il vero vincitore al vertice della catena alimentare e di dominio del pianeta. Stavolta dobbiamo riconoscere che il virus ha marcato parecchi punti a suo vantaggio, esibendo impietosamente la nostra vulnerabilità nei suoi confronti, malgrado i potenti mezzi biotecnologici che la rivoluzione scientifica ha prodotti dai tempi in cui eravamo in sua totale balia e l'unica difesa che potevamo opporre si collocava ai livelli metafisici più bassi dove diventa superstizione.

Tanto più grande è dunque lo scotto di fronte all'attuale arretramento, che fino a due mesi fa avremmo ritenuto fantascientifico, convinti di aver relegato quel medioevo in archivio per sempre, possedendo, anche per i casi letali ancora in essere, capacità di contrasto e confinamento a prova di pandemia. C'eravamo supponentemente illusi di potercela fare pure di fronte alle drastiche misure che la Cina ha dovuto attuare per contrastarlo ed anche alla fine di febbraio i nostri metafisici occidentali, forse non saggi, prestati alla virologia, ci assicuravano con nonchalance che si trattava di una influenza solo un po' più complicata che, come ogni anno, avrebbe dato il colpo di grazia a qualche vegliardo comunque giunto al suo fine vita.
Sembra che una sperimentazione a livello internazionale ( Cina compresa) avesse dimostrato , costruendo un virus in laboratorio , che un potenziale virus , come il virus che ci sta impestando , potesse passare dai pipistrelli agli umani ,come sembra sia successo n effetti.
Ci si poteva munire quindi delle armi per prevenire e /o combattere il possibile nemico , ma i nostri arsenali si sono nel frattempo attrezzati aggiornandosi solo contro i possibili nemici umani.
Evidentemente temiamo più l'uomo dei virus.
Siamo sopravvissuti finora senza combattere i virus , non avendo armi.
Oggi abbiamo armi e tempi di reazione potenzialità sempre più rapidi.
Sembra quindi naturale usare queste armi , anche se al primo colpo abbiamo fatto cilecca. La seconda volta faremo centro.
E questo mi sembra un punto di svolta.
Nulla sarà più come prima , ma in un senso molto più lato , e le cui implicazioni non mi appaiono del tutto chiaro.
Tutti gli esseri viventi sono parassiti a vicenda in modi più o meno diretti , in una catena che oggi sappiamo di poter alterare.
Per mia ignoranza non capisco il ruolo della metafisica in ciò.
Mi viene in mente un paragone , non so' quanto opportuno , e forse cervellotico , con la immigrazione.
Quelli che chiudono le porte agli immigrati sono immigrati di vecchia data.
Noi che chiudiamo , o almeno ci stiamo attrezzando per farlo , la porta ai virus ,siamo anche una accozzaglia di vecchi virus.
Non sto dicendo che non dobbiamo combattere il virus.
Abbiamo scelto una strada e la percorriamo fino in fondo.
Non sarebbe male però riflettere dove porta.
Se comporta una svolta rivoluzionaria nella storia della vita , oppure no.
A me sembra di sì , anche se rientra nell'elenco più ampio di tutte le rivoluzioni che un essere vivente che fa un uso massiccio di coscienza , mai visto prima , sta mettendo in atto.
È l'uso di questa coscienza che farà' si che nulla sarà  più come prima , uscendo dalla contingenza pur tragica del momento.
Ma come sarà' ?
#5030
Citazione di: Gyta il 20 Marzo 2020, 20:09:06 PM
CitazioneNon è certo il singolo ad incidere sul futuro dell'umanità, e tanto basterebbe a relegare la questione del libero arbitrio nella pura Accademia , almeno agli effetti pratici.

(Salve!)


Tengo a precisare che tale metafora esula nel mio caso dalla volontà di un parallelismo tra i due ambiti di ricerca -tengo a precisarlo per il numero pressoché illimitato di interpretazioni che sconfinano dai relativi campi di indagine col risultato a mio avviso di creare solo pseudo scienza o pseudo consapevolezza mentale.


A mio avviso il singolo individuo in un certo senso è l'umanità medesima
pertanto il libero arbitrio -sempre da questo punto di vista- gli appartiene.


Ciao Gyta.
Sono d'accordo.
È difficile e paradossale non ammettere il libero arbitrio , quindi ammettiamolo pure ,ma questo fa' perdere poi di vista quanto questa libertà sia limitata da condizionamenti che non sono stati liberamente scelti.
Inoltre la fede , come ad esempio quella nella reincarnazione , non può catalogarsi come effetto del libero arbitrio (inteso come scelta consapevole e motivata ) , ma anzi come il più potente dei condizionamenti.
Volendo essere più radicali , la fede , più che un condizionamento , è una necessità all'esercizio del libero arbitrio.
Infatti grazie a questo trovandosi ad un bivio , puoi scegliere l ma è la fede a creare i bivi.
Se devi scegliere fra il bene e il male , puoi farlo solo se lo vedi il bivio perché ben illuminato , ed è la fede che fa' luce.
Questo discorso non è limitato solo all'ambito religioso.
Si potrebbe decidere di non credere a nulla , se non fosse che non abbiamo piena coscienza di tutto ciò a cui crediamo.
Il fatto stesso che un mondo ci appare è conseguenza di molte fedi non esplicitate.


I paragoni con la scienza in voga , per cui ad esempio al tempo dell'informazione , il mondo è fatto di bit , è cosa inevitabile.
Non esistono parole adatte a descrivere la realtà, e siamo costretti ad usare quelle che abbiamo  , aggiornando la descrizione man mano che nuove parole nascono.
Non abbraccio nessuna fede in religione in chiaro , ma chissà quante fedi nascoste guidano le mie scelte.....e scoprirle è pane per la filosofia.
Sicuramente la fede nella reincarnazione crea un grosso bivio sul nostro percorso di vita.
E questo è un fatto certo che mette in moto il libero arbitrio, ma basato su un fatto che certo non sarà mai.
E , per quanto riguarda la memoria?
È un semplice strumento .
Quella fotografica mi serve per riconoscere la strada quando ci torno.
Ma portarsela in altra vita a che serve?
Certo dipende dalle strade che ci creiamo , bivi compresi , e le,strade della fede sono infinite.
Il problema affrontato in questa discussione , la fede nascosta , è che noi crediamo di essere la nostra memoria.
Presa coscienza di ciò si potrebbe pensare che questo sia un modo di sminuirci , in fondo.
Una vita l almeno una , c'è l'abbiamo di sicuro.
Ma se per accidente in questa vita perdiamo la memoria , è come viverne due.
Diversamente serbando memoria è come se tutte le vite che viviamo si riducano a una.
Meglio vivere tante vite oppure una sola?
E così abbiamo ribaltato il problema.😅
#5031
La reincarnazione è pura poesia , una fra tante , più o meno evocative .
Alcune  ci riempiono il cuore , altre no.
Non farebbero lo stesso se seguissero logica rigorosa , ma è un rischio che non corriamo , perché non c'è ne è una che lo fa' , di modo che gli argomenti a Dubbioso non mancheranno mai , con nostro diletto.😊
#5032
In effetti Green , non era ben chiaro neanche a me , prima di scrivere il post.
Sto cercando di sondare gli effetti della coscienza da un diverso punto di vista , non considerandola un bene in se' , ma un accidente che caratterizza noi uomini.
Senza questo accidente nessuno si chiederebbe chi siamo e dove andiamo , abbiamo un anima , è immortale , ci reincarneremo o cosa?
In effetti non lo sapremo mai , ma allo stesso tempo non possiamo a fare ameno di dare una risposta , e questa risposta ha effetti sul nostro presente e prefigura il nostro futuro.
Facciamo ciò usando diverso grado di coscienza , e ciò differenzia Occidente ed Oriente ma alla fine poi tutti andiamo a parare dalla stessa parte.
Il fatto che si diano risposte diverse ai quesiti esistenziali , infatti , fa' passare in secondo piano il fatto che non si può fare ameno di dare una risposta , in oriente come in Occidente .
Diciamo che in Occidente abbiamo perso un buon grado di consapevolezza su ciò, distratti dalle meraviglie della scienza ,ma la sostanza non cambia un gran che'.
L'esigenza di avere una risposta , e la conseguente risposta ,influenzano il nostro presente e prefigurano il nostro futuro.
Le tecnologie che la scienza può metterci a disposizione sono potenzialmente infinite l ma non tutte avranno successo.
Chi lo decide ?
I tanti io cosmici che si aggrumano attorno a improbabili e insostenibili giustificazioni dell'io cosciente.
Non è certo il singolo ad incidere sul futuro dell'umanità, e tanto basterebbe a relegare la questione del libero arbitrio nella pura Accademia , almeno agli effetti pratici.
#5033
Chii potrebbe negare ,in piena coscienza ,che in noi non sia presente l'anima di Leopardi , e tutte le altre che hanno provato ad andare oltre ?
#5034
@ Bluemax
Grazie per la tua breve e chiara esposizione .
Sembra strano che poi ci vogliono migliaia di testi per svilupparla.
Ma , in sostanza , la preoccupazione per il futuro e il passato del corpo ed eventuale anima , è proporzionale al grado di coscienza posseduta ed annessa memoria.
Questa preoccupazione genera quindi un quadro giustificativo del nostro essere presente , che incide sul presente e futuro di ogni società in relazione alla giustificazione abbracciata.
Questo pur ipotetico ( non dimostrabile ) quadro giustificativo ,col quale si tenta di dare uno sguardo oltre la siepe del presente , in quanto condiviso , diventa in effetti causa del futuro.
Quindi , in definitiva , la presente coscienza di se' possiamo annoverarla fra le cause di ciò che accade e del come accade.
La preoccupazione del futuro si fa' futuro.
Nella reincarnazione è il nostro io cosciente che naviga oltre i confini delle generazioni , rigenerandosi , seppur non assistito da memoria.
Dal punto di vista del non io , il mondo , l'io , in forma di ipotesi del futuro , entra nella catena di cause ed effetti , superando quindi in qualche modo la gabbia del presente .
E questo probabilmente è un effetto neanche voluto ,cercato , e quindi non del tutto cosciente , degli effetti della coscienza.
La coscienza qui gioca lo stesso ruolo delle nuove tecnologie , costruite prefigurandosi uno scopo , ma che però non si sa' mai poi dove andranno a parare , e che , al pari di quelle , in modo più o meno imprevedibile ,determina il futuro .
Forse dovremmo prendere coscienza anche di questo fatto.
Che la nostra libera adesione a una fede è causa di futuro.
Al minimo l'io si proietta come un ombra nel futuro , alla luce della coscienza.
I mondi che il poeta si figura oltre la siepe stanno davvero li , con anima più o meno annessa.
#5035
Tematiche Filosofiche / Re:Discontinuità.
18 Marzo 2020, 21:35:43 PM
Ciao Green Demetr.
Purtroppo non ho solido testi e studi su cui fondare i miei discorsi.Ma la fantasia è voglia di filosofare non mi manca. Se va' bene , faccio poesia.


Ci sono cose che percepiamo di cui pensiamo di poter dire qualcosa , e altre l come il tempo , di cui non sappiamo dire nulla.
Immagino la differenza dipenda dall'uso della coscienza , senza che questo determini secondo me una diversa qualità percettiva.
C'è una realtà che è causa d ciò che percepiamo.
Possiamo azzardare , inducendola , la natura della realtà, ma purtroppo usando solo parole adatte a descrivere ciò che percepiamo , e quindi non adatte a descrivere la realtà.
Così quando uso termini come continuo e discontinuo non posso esser certo che questi siano possibili attributi della realtà , ma solo della percezione .
Conscio di questi limiti , io azzardo che il tempo , o meglio la sua percezione , abbia come causa il carattere continuo della realtà.
Immagino cioè si tratti di una percezione più "diretta" se così si può dire , rispetto alla percezione della massa che ha origine più mediata.
Questo diverso percorso percettivo lo si può esprimere col concetto di solidità.
Il tempo tutto è meno che solido ,mentre solido e l'attributo della discreta materia , perché certo il mondo non appare come un unico solido blocco.
Ma se solido fa' rima con discreto , allora questo è un indizio sulla continuità del tempo.
Nel balbettare ciò,sto implicitamente e colpevolmente , ammettendo che la percezione è parecchi passi avanti rispetto alla scienza , e che questa arranchi dietro ad essa , facendo null'altro che tentare di esplicitarla.
Il metodo scientifico in se' è la migliore ipotesi che possiamo fare su come funzioni la percezione.
Non c'è quindi fra scienza e percezione una differenza sostanziale , ma la differenza che c'è fra alunno e maestro.
Se vogliamo azzardare di indurre la realtà  , essendo questa una operazione cosciente ,  dobbiamo prima prendere piena coscienza delle modalità con cui ci interfacciamo con essa , consci del fatto che la coscienza non è in se' necessaria a questo interfacciamemto , ma che il suo intervento  lo caratterizza.
Ciò che distingue la scienza dalla percezione è l'uso di un mucchio di simboli e parole , in se' non necessari , e fra queste vi sono i termini continuo e discontinuo .
Io scommetterei su una realtà continua , se così si potesse dire , e non perché lo dice Einstein , ma perché la nostra nuova coscienza (scienza) ci suggerisce che
PER POTER SCOMPORRE A PIACERE LA REALTÀ , col massimo grado di libertà, la sua natura non deve avere una "scomposizione" primaria di base l come ipotizzato dagli atomisti.
Non so' se sono autorizzato in questo caso a chiamare in causa il rasoio di Occam , ma mi pare più facile ridisegnare la natura senza cambiargli i connotati ogni volta.
Quindi in definitiva dovremmo considerare le diverse teorie scientifiche , e il fatto che esse siano basate su ipotesi diverse di continuo discontinuo e altro , una necessità di ridisegnare in continuo la realtà, perché tale necessità deriva dal fatto che il rapporto fra osservatore e osservato e dinamico , di modo che' la loro distinzione è netta , ma solo per un istante.
Siccome però nel continuo non esiste l'istante successivo ad un istante , fuori dall'istante , in un normale intervallo di tempo finito , osservato e osservatore sono parte di un continuo , semmai che se ne possa parlare , dato che un istante a ciò non basta.
Discreto quindi fa' rima con istante , secondo questo indiscreto poeta.
#5036
Possiamo scegliere fra bene e male solo se lo crediamo.
#5037
Citazione di: Dubbioso il 14 Marzo 2020, 18:57:20 PM
Secondo la Chiesa Cattolica esiste il libero arbitrio e possiamo scegliere fra il bene e il male e alla fine decidere la nostra salvezza  eterna o la dannazione.


In estrema sintesi ogni aspetto dell'agire e del pensare si riduce in un puro atto di volontà.


Ciao Dubbioso.Ricambio tuo abbraccio.
Ma adesso prova ad andare oltre il primo post e dammi una risposta?
Se aderisco alla Chiesa Cattolica con un atto di fede sto facendo una scelta libera oppure no?
Credo ne l'uno né l'altro.
Solo con la fede distinguo il bene dal male con certezza, ed essa è quindi premessa necessaria ad attivare la potenzialità di scelta fra bene e male.
Quindi il libero arbitrio nel nostro esempio , e limitatamente ad esso, avrebbe una causa.
Volendo generalizzare direi che la libera scelta sarebbe completamente tale se avessimo sempre a noi chiaramente presenti le alternative della scelta , ma ciò è vero solo se "crediamo" di distinguere con certezza le alternative.
Non c'è da sorprendersi dunque se il libero arbitrio ci appaia paradossale in quanto esso è un modo approssimativo di descrivere un processo del quale non abbiamo piena coscienza.
#5038
La solidarietà , che si appella al buon cuore ,dura 365 giorni all'anno , in condizioni normali.
Ma in casi eccezionali come quello che stiamo vivendo potrebbe essere utile appellarsi al senso di responsabilità
A fronte delle agevolazioni previste dal governo a favore di chi potrebbe risentire pesantemente della crisi economica che deriva dall'attuale emergenza , chi questi problemi non avrà, potrebbe anticipare una quota a piacere delle future tasse ,inevitabili multe etc... , cui riattingerr una volta superata l'emergenza sanitaria.
Sarebbe un modo di impiegare l'enorme quantità di risparmio nelle tasche degli italiani in modo solidale senza bisogno di fare appello al buon cuore , ma al senso di responsabilità, al senso di appartenenza a questa nazione.
Un modo per non lasciare fuori i cittadini buoni , ma non buonisti.
Una soluzione che non vuole sostituirsi al normale mercato finanziario , da usare in casi di emergenza.
Cavalieri dell'emergenza , magari con tanto di spillina.😄
#5039
Tematiche Filosofiche / Re:Discontinuità.
11 Marzo 2020, 21:13:33 PM
Il tempo quindi esiste ed è continuo , e l'orologio è fatto di atomi , e il tempo è scandito dal ticchettio infinitesimo del loro divenire continuo.Ma discontinua è l'esistenza che si declina in atomi nel presente , cioè  laddove solo è' possibile l'esistenza.
Ciò che percepiamo non è, se non percezione , ma c'è un collegamento fra ciò che percepiamo e ciò che è altro dalla percezione.
Se percepiamo il tempo c'è una causa , una corrispondenza nel reale , di cui purtroppo non possiamo che parlare se non facendo riferimento improprio alla percezione stessa.
Possiamo indurre la realtà a partire dalla percezione perché in effetti ciò che ci appare ingenuamente come realtà altro non è che questa induzione continua, i cui limiti sono la causa della percezione di un mondo che ha elementi di costanza sui quali il mondo si fondi.
L'essere esiste , ma ha esistenza effimera , l'unica possibile.
#5040
Tematiche Filosofiche / Re:Discontinuità.
11 Marzo 2020, 20:12:45 PM
Citazione di: paul11 il 11 Marzo 2020, 19:46:15 PM
Già con Kant,ma anche prima, si parla di intuito, intelletto e rappresentazione.
Il tempo segna il mutamento e lo spazio la coesistenza.
E' come se in ogni attimo scandito dal tempo tutta la sostanza vi passi  e in questo passaggio nel mutamento temporale vi sono parti che non mutano, costanti, e altre che variano mutando.
L'intuito riceve le percezioni empiriche, secondo Kant, aprioristicamente e l'intelletto le rappresenta
nella ragione  in categorie omogenee.
La continuità e discontinuità è il passaggio temporale della sostanza che coesiste spazialmente (potremmo dire che resiste al progressivo incedere del tempo) e muta temporalmente.
Il risultato è una rappresentazione della realtà empirica costruita dall'intelletto.
Se il mondo fosse fatto di materia ( e aggiungiamoci pure lo spirito per buon peso) ,
spazio e tempo , allora sarebbe certamente discreto , perché tre o quattro cose riusciamo a contarle. 😊
Se però il mondo è continuo , e quindi uno, allora due o tre di quelle cose se le inventa la percezione .
Però se ciò è possibile questo uno deve avere una proprietà, che non ne intacchi l'unicità, la quale genera come causa quelle due o tre cose , alla nostra percezione.
E  da quello che scrivi si può trarre spunto su come queste di generino.
Chiameremmo questa proprietà divenire , se potessimo.
Ma non possiamo senza girare in tondo.
Se invece il mondo è discreto , la fisica sembra dirci che non riusciamo a contarne i pezzi, e non perché troppi ma perché quando ne sondiamo i limiti , questi sembrano diventare diversamente discreti.
Ma questo forse conferma solo il loro essere prodotti di fantasia , da non intendere come prodotti di arbitrarietà, derivando dall'interazione con la realtà.
Quindi alla fine mi pare che l'ipotesi del discontinuo sia la più gettonabile perché al minimo giustifica la presenza di un osservatore.
Questa ipotesi però non ci garantisce che noi possiamo giungere agli atomi  dell'universo.
Inoltre non è paradossale pensare che essi non siano  "immutabili" e anzi potrebbero essere in continuo divenire , pur se in discontinua esistenza.
Così si uniscono l'ipotesi del continuo e del discontinuo, come suggeriva Green Demetr.
Quindi ciò che appare stabile , quando stabile appare, semplicemente appare tale, senza esserlo.
Gli atomi sono quindi tali solo se continuamente instabili , e non possono essere separabili perché non esiste il tempo per farlo..Perché sono se stessi solo per un attimo.
Esistono come atomi solo nel presente , diremmo , se il tempo esistesse.
Che poi chi può dirlo. Magari esiste davvero.😊
Se il mondo è discontinuo , possiamo contarci su'.