@Green Demetr.
Tu scrivi:
A livello di percezione l'errore sta proprio nell'impossibilità di immaganizzazione di tutti i dati.
Credo non sia facile capire cosa si intenda per " tutti i dati" , perché non credo si possano individuare ed enumerare di modo che si possa fare poi la conta dei mancanti al processo percettivo , e quindi calcolare il grado di errore
Quindi non parlerei neanche di errore.
Ma questo è vero anche quando percepiamo attraverso la scienza dove ogni singolo dato è affetto da errore prestabilito , ma non c'è un ammanco di dati , essendo comunque questi , in questo caso calcolabile , in numero potenzialmente infinito.
L'errore sarebbe allora sempre di grado infinito e la scienza sarebbe totalmente inesatta.
I dati sono quindi sempre necessariamente in numero finito , e perciò discreti , in quanto , almeno teoricamente , numerabili .
Il limite maggiore poi non è neanche il grado di accettazione / capienza del sistema , ma il fatto che occorre un tempo finito per processarli l e quindi adeguatamente finiti devono essere i dati.
Inoltre il sistema deve decidere come ripartire le sue energie a disposizione , fra acquisizione dati e processamento relativo.
Nel nostro caso l'evoluzione ha deciso di dare molte risorse al processamento (cervello) e poche all'acquisizione ( sensi).
Quindi , essendo i dati in numero finito , almeno presumibilmente ,si può scegliere solo di limitarli , se c'è un buon motivo per farlo.
Ma dare un numero a questi dati mi pare rimanga comunque problematico.
Quindi , non è tanto che noi abbiamo più fantasia rispetto a uno scimpanzé, ma è che noi siamo costretti a lavorare di fantasia , posto che comunque , nel suo piccolo , anche la scimmia va' di fantasia.
Il risultato di questo processo è ciò che noi impropriamente chiamiamo realtà.
Impropriamente perché conosciamo la relatività, più che la imperfezione del processo.
In effetti non credo sia definibile un processo in tal senso perfetto , di modo che si possa immaginare esservi fra realtà è percezione una scala uno a uno.
Lo scimpanzé, come possiamo immaginare , non si pone il problema.
Per lei è come se la scala fosse uno a uno.
Quel che percepisce è.
Ma in parte è stato così anche per noi fino a ...ieri.
Tu scrivi:
A livello di percezione l'errore sta proprio nell'impossibilità di immaganizzazione di tutti i dati.
Credo non sia facile capire cosa si intenda per " tutti i dati" , perché non credo si possano individuare ed enumerare di modo che si possa fare poi la conta dei mancanti al processo percettivo , e quindi calcolare il grado di errore
Quindi non parlerei neanche di errore.
Ma questo è vero anche quando percepiamo attraverso la scienza dove ogni singolo dato è affetto da errore prestabilito , ma non c'è un ammanco di dati , essendo comunque questi , in questo caso calcolabile , in numero potenzialmente infinito.
L'errore sarebbe allora sempre di grado infinito e la scienza sarebbe totalmente inesatta.
I dati sono quindi sempre necessariamente in numero finito , e perciò discreti , in quanto , almeno teoricamente , numerabili .
Il limite maggiore poi non è neanche il grado di accettazione / capienza del sistema , ma il fatto che occorre un tempo finito per processarli l e quindi adeguatamente finiti devono essere i dati.
Inoltre il sistema deve decidere come ripartire le sue energie a disposizione , fra acquisizione dati e processamento relativo.
Nel nostro caso l'evoluzione ha deciso di dare molte risorse al processamento (cervello) e poche all'acquisizione ( sensi).
Quindi , essendo i dati in numero finito , almeno presumibilmente ,si può scegliere solo di limitarli , se c'è un buon motivo per farlo.
Ma dare un numero a questi dati mi pare rimanga comunque problematico.
Quindi , non è tanto che noi abbiamo più fantasia rispetto a uno scimpanzé, ma è che noi siamo costretti a lavorare di fantasia , posto che comunque , nel suo piccolo , anche la scimmia va' di fantasia.
Il risultato di questo processo è ciò che noi impropriamente chiamiamo realtà.
Impropriamente perché conosciamo la relatività, più che la imperfezione del processo.
In effetti non credo sia definibile un processo in tal senso perfetto , di modo che si possa immaginare esservi fra realtà è percezione una scala uno a uno.
Lo scimpanzé, come possiamo immaginare , non si pone il problema.
Per lei è come se la scala fosse uno a uno.
Quel che percepisce è.
Ma in parte è stato così anche per noi fino a ...ieri.