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Messaggi - Kobayashi

#511
Tematiche Filosofiche / Re:Lati oscuri
11 Gennaio 2018, 12:53:28 PM
Se la persona in questione fosse posseduta veramente da qualcosa di mostruoso, anche se è sempre stata in grado di trattenersi dal passaggio all'atto, e se dovesse decidersi a intraprendere un percorso psicoanalitico per capire meglio da dove venga quell'elemento demoniaco, io temo che il rischio non sia tanto quello di "liberare il mostro", ma di dover accettare che alla domanda "chi sono?" la risposta possa essere: uno stupratore, un pedofilo, un assassino, etc. (anche se solo potenziale).
La questione è: il nostro desiderio più grande ci qualifica per quello che siamo?
Se la risposta è sì, forse è meglio morire piuttosto che vivere sapendo di essere un mostro...
Seppure avere passato un'intera vita ossessionato da tentazioni perverse e criminali ed essere riuscito a mantenersi innocenti ha qualcosa di eroico.
#512
Tematiche Spirituali / Re:greggi e pastori
09 Gennaio 2018, 16:58:07 PM
Angelo: "Non ha alcun senso quindi reclamare come più autentica o più sensata la disposizione in cui il celebrante volta le spalle all'assemblea. Purtroppo i tradizionalisti presentano le cose come se la Messa e tutta la fede cristiana fossero cose nate nel medioevo, piuttosto che create da Gesù".

Qualsiasi cambiamento che permetta di non presentare la Messa come uno spettacolo diretto da un sacerdote va nella direzione di una maggiore autenticità.
Sai benissimo meglio di me che la maggior parte delle persone partecipa alla liturgia con l'aspettativa di essere trascinata emotivamente dal carisma del prete. Proprio come si trattasse di un evento di intrattenimento.
#513
Tematiche Spirituali / Re:greggi e pastori
09 Gennaio 2018, 14:23:38 PM
In effetti hai ragione, il pastore si nutre delle sue pecorelle... Non ci avevo mai pensato.
Chiaramente nella tradizione giudaico-cristiana è stata enfatizzata la capacità del pastore di condurre il gregge verso i buoni pascoli, insomma la sua capacità di guidare, di orientare etc.
Capacità che inizialmente spettavano al Signore.
I religiosi poi via via si sono identificati con Lui...
Questo discutibile protagonismo lo si può notare anche nell'evoluzione della liturgia. Tutti a rivolgere lo sguardo verso un sacerdote che è al centro della scena quando invece tutti, compreso lui, dovrebbero guardare in direzione del crocifisso (il vero protagonista).
#514
Sono d'accordo con quanto scritto da InVerno, ma pensare all'Ue come a un'entità politica che abbia maggiore vicinanza a idee affini al welfare (idee diciamo genericamente progressiste e socialdemocratiche) temo sia solo un'illusione e lo stupefacente apprezzamento popolare di quasi tutto ciò che viene dall'Ue è il prodotto di un colossale fraintendimento.
I trattati fondativi dell'Ue riflettono infatti per lo più i principi costituzionali della Repubblica Federale Tedesca: i quali esprimono la necessità di difendere il libero mercato da qualunque intromissione della politica e di stabilizzare i prezzi (dopo Weimar e il Terzo Reich questa ossessione è comprensibile).
Tant'è che gli organismi europei si fanno sentire soprattutto quando qualche governo nazionale tenta di salvare un'azienda la cui chiusura mette a rischio migliaia di posti di lavoro.
Questi organismi comunitari, badate bene, non intervengono quando in un paese emerge che il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il valore assurdo del 35%.
Così come il mandato politico della Bce è esclusivamente legato ai valori dell'inflazione: cioè tutto il lavoro della Bce di Draghi ha come unico obiettivo il raggiungimento del valore ottimale dell'inflazione.

C'è un fraintendimento molto pericoloso che non ci fa vedere con chiarezza la distinzione tra ciò che è la nostra visione culturale dell'Europa e ciò che invece è l'Ue.
Come si spiegherebbe altrimenti quello spettacolo osceno organizzato dal PD di Milano nella scorsa festa della liberazione: bandiere blu dell'Ue anziché bandiere rosse...
#515
Se la selezione del politico avviene in base a criteri che non hanno niente a che fare con l'espressione di qualità utili alla comunità, con il sorteggio si ha almeno una possibilità su dieci di reclutare una persona saggia.
#516
Io sarei tentato da un'elezione puramente casuale. Diciamo trecento deputati scelti attraverso sorteggio tra la popolazione non analfabeta di età compresa tra i 30 e i 60 anni.
Una volta riuniti in assemblea avranno qualche settimana di tempo per conoscersi a fondo, così quando saranno chiamati a scegliere la formazione del governo lo potranno fare con cognizione di causa.
Dal momento che gli aspetti tecnici del governare sono risolti dai funzionari dei ministeri, quello che occorre nel politico è onestà, lealtà nei confronti dei cittadini, dedizione, saggezza.
Mentre fare carriera in un'organizzazione politica implica possedere qualità completamente diverse (furbizia, ambizione, capacità nel mentire, fedeltà al leader del partito – non alla comunità – etc.).
Dunque avremmo solo da guadagnarci da un sistema del genere...
#517
Tematiche Filosofiche / Re:Un motivo per vivere
01 Gennaio 2018, 09:49:10 AM
Sono d'accordo con Sariputra quando dice che porsi interrogativi del genere fa parte della natura dell'uomo. La metafisica non c'entra nulla con la domanda. Al limite, alla domanda può essere data poi una risposta metafisica.
Ma dover stare continuamente attenti al linguaggio che si utilizza per non incorrere nell'infrazione di "uso di concetti metafisici" mi sembra anche a me una specie di auto-castrazione.
Per non parlare poi del fatto che alla fine rimane talmente poco spazio consentito alla riflessione che l'elogio delle piccole cose che fa il presunto filosofo non-metafisico sembra essere semplicemente l'apologia della vita privata...

Sono d'accordo con Socrate78 quando si ribella all'idea che porsi interrogativi come quello oggetto di questo topic sia sintomo di depressione.
Di fatto la filosofia e ogni tradizione spirituale nascono da domande del genere.

Ma non solo l'uomo è legittimato a farsi delle domande del genere: l'uomo deve farsi domande del genere se non vuole tradire se stesso!

Certo, non manca all'essere umano la capacità di tradire ogni cosa (le proprie promesse, i patti con l'altro, i legami con la propria comunità): questo è del resto, secondo me, il vero motore di tutti i dubbi sulla possibilità di trovare delle buone ragioni per vivere.
Anche la morte non farebbe così paura se vivessimo nella convinzione che la fedeltà a certe alleanze è più importante della propria esistenza (o meglio, se fossimo convinti che la vita del singolo al di fuori della fedeltà a se stesso, all'altro e alla comunità, non vale nulla).
Che sia il tradimento, e non la violenza, l'esperienza che mette in crisi l'uomo e che lo costringe alla riflessione radicale su ogni forma di civiltà?
#518
Tematiche Filosofiche / Re:Un motivo per vivere
30 Dicembre 2017, 10:19:12 AM
Gli direi che non c'è nessun motivo per cui dovrebbe vivere.
Al contrario ci sono ottime ragioni per preferire la morte alla vita.
Ma dal momento che non ha intenzione di uccidersi, non sarà difficile trovare qualcosa di interessante da fare in attesa della fine: l'incanto dell'arte, il fascino della conoscenza, la bellezza della natura, etc.

Il punto non è trovare una buona ragione su cui basare la propria esistenza, ma è riuscire o meno a dare forza all'illusione che rende questa ragione così importante da essere, diciamo, il tema fondamentale della propria vita.
E questa capacità di illudersi temo abbia a che fare con un livello psico-biologico di base. Per cui o ce l'hai o non ce l'hai.
Se ce l'hai puoi anche esercitarti a fare il nichilista ma alla fine, concretamente, continuerai ad appassionarti a tante cose, continuerai ad avere un certo gusto per il gioco.
Se non ce l'hai, farai ogni sforzo per vivere l'incanto dell'ideale, ma alla fine dovrai ammettere che tutto è nient'altro che una tua disperata autosuggestione.
#519
Voglio sentirmi libero di poter dire che molta cultura postmoderna si perde in questioni non essenziali, ma non per questo disprezzo qualcuno che magari passa tre anni della propria vita a scrivere una storia della masturbazione (per esempio J. Stengers e A. Van Neck, nel caso tu sia interessato).

La questione Big Data è un po' più complessa e, francamente, incentrare il tutto sulla pigrizia del singolo che così si lascia colpevolmente manipolare è un approccio semplicemente ridicolo.
#520
Autocompiacimento? Critica i contenuti e lascia perdere le presunte motivazioni narcisistiche che si celerebbero dietro i nostri interventi.
Altrimenti qualcun altro potrebbe parlare della tua supponenza e via dicendo e non ne usciremmo più.
Grazie.
#521
Su ciò che green demetr scrive intorno a orizzontalità-verticalità:

Verticalità non significa solo guardare in cielo verso un Dio trascendente, ma anche rivolgere lo sguardo nella direzione della propria interiorità.
Per essere semplice in modo imbarazzante: nei termini presentati da Thomas Merton nel suo ultimo scritto ("L'esperienza interiore"): c'è un io esteriore (la dimensione sociale, pubblica, mondana, legata al potere, alle cose etc.) e un io interiore (semplice, povero, umile, vitale, universale etc.).
Il repertorio delle religioni (simboli, liturgie, testi sacri...) serve a risvegliare l'io interiore.
Fatto questo il soggetto prende coscienza di non essere solo quell'intreccio di desideri, di "possessioni" subite, di schiavitù. Ma di essere anche libertà, una creatura che basta a se stessa, che non ha bisogno di giustificazioni.
Trova in questo io interiore quel Dio di cui la propria religione descrive come Creatore potentissimo etc.
Oppure trova in questo io interiore solo un'immagine di questo Dio.
Ma qui non ci interessano distinzioni teologiche.

Ora, tutto questo per dire che, secondo me, non può esistere una comunità autentica che non sia costituita da persone almeno parzialmente "risvegliate"; ma non può nemmeno esserci un certo numero di "risvegli" se non all'interno di un'autentica comunità...

Sì lo so, a qualcuno sembrerà un'idiozia, eppure questo è il grande problema dei nostri tempi e il fatto che sia attualmente insolubile ci condanna a quella particolare immobilità che è la specifica declinazione della disperazione della nostra contemporaneità.

Così quando facevo l'esempio della saggezza antica mi riferivo a un repertorio simile a quello delle religioni, un repertorio comunque finalizzato a educare il soggetto alla libertà – ma in modo concreto, perché sono stufo dei giochi di parole di tanta cultura postmoderna (per non parlare del nanerottolo della Foresta Nera...).

E comunque con tutti gli sforzi che continuo a fare non riesco a diventare ateo (tra l'altro, detto tra noi, la dichiarazione di ateismo di Angelo mi ha abbastanza sorpreso), il che significa che inevitabilmente finisco per attingere a tradizioni spirituali piuttosto lontane dalla postmodernità...
#522
Alla domanda posta a titolo del topic, ovvero se solo una piccola parte dei nostri pensieri raggiunga la coscienza, direi che la psicoanalisi ha dimostrato che effettivamente è così, e questo indipendentemente dall'avere fede o meno nelle sue capacità terapeutiche (io per esempio ne ho poca... A mio giudizio c'è un vero e proprio mito della guarigione che le discipline che ruotano attorno alla psicoanalisi continuano a veicolare, per legittimare la propria sopravvivenza – ma questo è un altro discorso).

Però la questione sembra essere stata posta, soprattutto a partire dagli interventi successivi, in questi termini: e se esistessero dei processi di pensiero inconsci che lavorano alla salute del soggetto, il quale prende delle decisioni in base alle conclusioni di questi processi, senza saperlo, come la scelta di evitare persone che successivamente si dimostrano pericolose?

Se è questa la domanda io rispondo che purtroppo l'esperienza ci dice che è vero il contrario, ovvero che se un ragionamento cosciente ci mostra ciò che è conveniente alla nostra esistenza, noi, spesso, facciamo tutt'altro, spinti dal semplice gusto dell'arbitrio o, restando in ambito psicoanalitico, mossi dal nostro immaginario...
#523
La filosofia aveva inizialmente promesso una felicità diversa da quello stato di beatitudine tanto simile all'ottundimento del fumatore di oppio di cui parla Socrate78. Una felicità più vera, diciamo così, autentica. Il che comportava la capacità di distinguere i veri beni dalle illusioni distruttive. Dunque implicava la conoscenza. 

Le cose sono cambiate dopo la condanna a morte di Socrate.
Se la polis aveva lasciato che venisse ucciso il suo cittadino più saggio, il filosofo per eccellenza, che cosa ne conseguiva?
Che era guerra aperta tra comunità e filosofo.
Da qui la necessità di mettere in piedi, da parte del filosofo, strategie difensive dirette alla realizzazione di una certa autarchia.
L'ascetismo, che prima veniva esercitato moderatamente con il fine di evitare di essere posseduti da passioni distruttive, diventava così un sistema per la riduzione al minimo dei bisogni (vedi il cinismo).

Quello stato di impassibilità così disumano è cioè una condizione difensiva. Il massimo che si può ottenere in uno stato di guerra.
Del resto quando si è in guerra quello che conta è subire meno ferite possibili...
#524
Angelo, molto interessante il commento che hai pubblicato. Grazie.
#525
APEIRON scrive:
Riassunto: Perdonate il lungo post. Però sinceramente quando leggo che il problema è la "teoria" (o la metafisica) "mi cadono le braccia". Mi sembrano critiche completamente fuori luogo che nascono dal pretendere in modo poco "relativistico" di poter "giudicare" le epoche passate con i concetti di oggi.
Come se Platone, Aristotele, Plotino, Niccolo Cusano, Spinoza (nomi a caso...) andassero contro alla filosofia? La metafisica NON è solo imposizione. A mio giudizio è proprio il contrario: è il rifiuto incondizionato della metafisica e della trascendenza (con i loro aspetti "sublimi" e "tremendi") a rendere impossibile un ritorno alla saggezza antica. Forse è proprio la metafisica, la teoria, l'etica, la trascendenza ecc che servono per far ritornare la saggezza. 
O forse lo farà l'arte (che ormai è l'unica a mantere il "numinoso" in vita, ovvero come "esperienza sentita dall'interiorità") a "salvare il mondo". D'altronde "la bellezza salverà il mondo"  ::)  ::)  e l'arte spesso è una disciplina solitaria!

Vedetela così: la metafisica è una zattera (metafora presa dal buddhismo). Una zattera per attraversare il fiume... uno strumento. La metafisica non serve per assoggettare la vita ma è al servizio della vita. Serve per arrivare all'eudaimonia, la vita autentica. O almeno così la pensava, per esempio, Plotino.

La metafisica non è uno strumento che conduce alla vita autentica semplicemente perché quella vita autentica rimane in piedi finché rimangono in piedi le idee contenute in quel particolare sistema metafisico che hai utilizzato.
E non è una zattera, la quale una volta arrivati sull'altra riva puoi abbandonare, ma qualcosa che ti devi portare sempre dietro, pena il crollo della tua beatitudine sublime e tremenda.