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Messaggi - daniele22

#511
Citazione di: bluemax il 18 Marzo 2024, 14:16:21 PMUn continum è un qualsiasi fenomeno, materiale od immateriale, dotato di un istante precednte, uno attuale, ed uno futuro. In pratica una sequenza di Cause che generano effetti che a sua volta diventano cause di effetti e via all'infinito. In poche parole la BASE su cui discutere del Karma.

Il coninum MENTALE è quella sequenza di fenomeni "MENTALI" (scusami le virgolette visto che per definire una MENTE ci vorrebbe una ampia descrizione) dove in poche parole ogni "pensiero" (Anche pensiero è del tutto limitante ma non ho trovato sinonimi) nasce da una CAUSA della stessa NATURA (un pensiero precedente) e genera un EFFETTO della stessa natura (un pensiero successivo). Dato che per il buddismo il karma "Materiale" segue il suo corso mentre quello "Immateriale" seque il suo corso (anche se materiale ed immateriale si influenzano in entrambi i sensi) è evidente che all'atto della NASCITA non puo' esistere un Primo pensiero (effetto) SENZA una causa, ed all'atto della morte (materiale) non puo' esistere una cause senza che vi sia un effetto successivo (immateriale) e da qui il continum mentale senza inizio e senza fine.

Tutto questo è estremamente logico. Non ci ricordiamo delle passate "vite"  (scusatemi le virgolette ma anche qua bisognerebbe definire il concetto materiale vita) perchè i ricordi sono "materia" e la mente continua ad esperire grazie a nuovi corpi (materia).

Quel che non mi torna è che non ho alcuna prova LOGICA o TANGIBILE secondo la quale la "mente" non sia generata dalla materia (come il suono da un violino). Secondo il buddismo (ed aggiungo giustamente) non puo' esistere un EFFETTO immateriale GENERATO da una causa MATERIALE ma... ahime... non vi è alcuna prova di questo... è solo un atto di fede. E nel buddismo la fede... non ha alcun senso...

(PS. Spero di essermi spiegato ma scrivo di fretta...  perdonami)
Ti sei spiegato, certo. Prima di proseguire vorrei disambiguare una questione. Premesso intanto che "vite precedenti" implica una fede, la mia ignoranza pensava che il buddhismo stesse all'induismo così come la filosofia greca si pose nei confronti del panteismo greco. Cioè una sorta di rivolta poi sedata dal contaminarsi con ciò che preesisteva.
Vorrei quindi chiederti: le vite precedenti di cui si dice sarebbero state vissute dal tuo io o dal tuo carattere? 
#512
Per il valore che può avere il termine sacro, per me la vita dell'individuo non è sacra. Perché io la consideri sacra (degna di rispetto) l'altro deve quantomeno meritare che io lo possa considerare individuo degno di rispetto. Ma questo non c'entra proprio nulla. O meglio, c'entra solo qualora vi riteniate liberi almeno in parte di scegliere, poiché un individuo che pensa di non essere libero essere libero è comunque assestato in una posizione e agirà di conseguenza a prescindere dal fatto che per lui la vita sia sacra oppure no. Per ciò che riguarda la compassione ognuno ha la sua misura penso e secondo quanto detto sopra ciascuno la applicherà nei termini in cui egli decide di concederla. Certo che se quello che ti piscia sul muretto magari ti sputa pure in faccia non so dove vada la compassione ... certo ci potrà essere ancora.
Vedo comunque che continuate a non rispondere e ad aggirare la storia sempre spezzando lance spuntate in nome di una non chiara libertà di scelta.
I casi sono quattro penso;
1 Siete convinti di essere liberi
2 Siete convinti di essere liberi in parte.
3 Siete convinti del contrario.
4 Siete convinti che non sia possibile affermare l'una o l'altra delle ipotesi.
5 Siete convinti che sia un'illusione necessaria.
6 Di contro io sono convinto della tesi del falso problema. E il falso problema è il grande problema ... Insomma, saremmo tutti convinti, certi. Forse solo il caso 4 riesce a sottrarsi, altrimenti penso si cadrebbe in una sofisticazione.
Domanda: siamo tutti assolutisti, o no?
Vi invito ad una risposta chiara e breve nell'argomentazione
#513
Citazione di: iano il 16 Marzo 2024, 16:34:07 PMScrive Daniele 22.
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Il problema posto sarebbe infine un falso problema per una impossibilità gnoseologica tale e quale a quella che la fisica quantistica ha messo in evidenza per il mondo subatomico.
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Mi sembra improprio mettere a confronto una sensazione con una teoria verificata.
La fisica quantistica non pone un problema di conoscenza, ma di comprensione.

Ciao iano. Ti chiedo come fai a sapere tu, osservatore, quale sia la causa che determina un dato comportamento umano. ¿Non ti sembra di fatto un limite gnoseologico più che una sensazione?
Se ci pensi un poco e tracci un'analogia con la fisica scopri che la fisica ha superato il problema, ma la fisica manipola particelle mentre gli esseri umani si fanno manipolare autoimponendosi di avere un minimo di libertà nella scelta. Gli esseri umani cioè obbligano se stessi imponendo la loro interferenza che corrisponde appunto che noi si sia in un certo senso liberi. Il risultato è quello che vedi
#514
Come possa essere la vita umana il fondamento dell'etica proprio non lo capisco. Nel nostro attuale tessuto sociale "il fine giustifica I mezzi" è quasi d'obbligo e il "Dio lo vuole" è stato espresso velatamente in forma di consiglio dal Papa dicendo a Zelensky di arrendersi. Certo non è un Dio lo vuole, ma più che altro, la vita umana come fondamento dell'etica c'è pure ora solo che non dice proprio nulla, e infatti si vede. In ogni caso se una vita umana mi mette alle strette me ne infischio del fondamento etico e giustamente dal punto di vista della mia etica cerco di eliminarla. Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te è più che giusto fino a quando qualcuno non ti fa del male. Altro che episteme, scientismo e fesserie varie ed eventuali. L'episteme va interpretato e ad oggi siamo proprio fuori strada. Avanti ancora allora, si continui a difendere la libertà di scelta, questo sì un grande mostro, ma più che altro il non rendersi conto del falso problema, problema dei problemi
#515
Citazione di: Pio il 17 Marzo 2024, 10:07:23 AMIn effetti sembra un po' pasticciato e contraddittorio. Mi premeva più che altro mettere l'accento sul l'alibi che verrebbe usato da molti per prendere decisioni senza più alcun scrupolo morale. In un mondo privo di l.a. e rigidamente determinista (" da questo consegue quello") dove potrebbe trovarsi la morale? Solo nella Legge, che però sarebbe in piena contraddizione : ti punisco non perché sei responsabile , ma solo per toglierti dalla circolazione. Ma chi "toglierebbe dalla circolazione " il legislatore ?
Probabilmente la persona che vuole il bene non agirebbe per il male, ma chi vuole il male non avrebbe un'arma in più senza la presenza e il pungolo della responsabilità morale nell'atto che vuole compiere? 😎
Ottimo. È chiaro che la morale debba trovarsi attraverso una riflessione sul bene e sul male. Tutti sappiamo cosa sia il nostro dolore fisico e il nostro piacere fisico. E sappiamo pure cosa sia la nostra sofferenza psichica e il nostro piacere psichico. In fondo si tratta delle uniche conoscenze vere, certe, a cui diamo veramente credito; oltre cioè a quello che ci offre la scienza che di fronte a tali verità viene giustamente messa in secondo piano, almeno per ciò che riguarda la sofferenza. Dato che mi ritengo non libero nelle scelte, pur tuttavia il mio senso etico/morale mi impone di cercare di non fare agli altri quello che non vorrei fosse fatto a me. Questa base di consapevolezza dovrebbe da sola condizionare le mie scelte da qui al futuro. Certo, essendo un animale irrazionale può capitare che mi faccia travolgere dall'emotivitá, dal mio orgoglio, ma non accade così spesso. Chi agisce per il male invece, cosa che non viene garantita dal semplice fatto di trasgredire una norma legislativa, agirà sempre e comunque con intenti "malvagi" a prescindere dalla convinzione di avere o no libertà di scelta poiché costui agirebbe comunque assecondando una sua base di consapevolezza per quanto distorta possa sembrare ai miei occhi. Ricorda infine e in questo senso generale del mio dire cosa dissi nel mio post 339 chiedendo: "Cos'è il male? Come si fa a stabilirlo? È quello che sentite voi e di riflesso cercate di reagire, oppure è quello che giudicate nel vederlo compiuto da altri?"
.
#516
Citazione di: bobmax il 16 Marzo 2024, 22:20:04 PMÈ a mio avviso interessante notare come vi sia chi nega il libero arbitrio individuale, senza mostrare però di esserne toccato esistenzialmente.
Cioè si nega il l.a. ma senza alcuna riflessione etica né su se stessi né sul mondo.

Il naturalismo americano è caratterizzato da correnti di pensiero che negano il l.a. attraverso una logica stringente, ma le successive loro riflessioni hanno soltanto un carattere pratico.
Come la conseguente conclusione che non  vi può essere alcuna colpa individuale, nessuno è davvero responsabile. A cui segue però la considerazione, che comunque chi sbaglia deve essere punito lo stesso! Perché se no la società...

Manca perciò la percezione della dirompente questione esistenziale, sollevata dalla non esistenza del l.a.

Con costoro è pressoché impossibile discutere delle implicazioni etiche, perché sono convinti che l'etica sia comunque secondaria rispetto alla logica.

Ma vi sono pure alcuni, che negano il l.a., senza neanche considerare le implicazioni logiche di questa non esistenza.
Perciò per costoro la responsabilità individuale vi è comunque, sebbene logicamente impossibilitati a dire il perché...


All'età di diciassette anni un mio amico scappò di casa lasciando una lettera in cui diceva ai genitori di non preoccuparsi, che lui andava a Roma alla ricerca di sé stesso e poi sarebbe tornato. Le forze dell'ordine, allertate, lo colsero nella città eterna appena sceso dal treno. Rispedito a casa uscì poi di notte e scrisse in un muro ben visibile alla popolazione e ben in grande: ambiguo Berlinguer, tu mi sembri un ravanel, rosso per fuori e bianco nel cuore. Verrebbe quasi da chiedersi perché le brigate rosse non abbiano sequestrato lui. Non mi meraviglierebbe comunque se destrossi e sinistrossi, moderati o no che siano si accordassero spartendosi i poteri: la materia alla destra e il pensiero alla sinistra. Ovviamente da buon filosofo piglio quel che passa il convento e mi adeguo, ma che non si appellino alla ragione per affermare quest'ultimo potenziale atto di arroganza mentale che si potrebbe compiere.
Tempo fa hai detto che il comunismo rappresentasse l'ideale di giustizia. Sì dico io, se l'ideale di giustizia corrisponde ad una società a caste. E chi sarebbero allora i nuovi paria? I violenti, i clochard, i drogati, gli ammalati psichici, gli zingari, il sottoscritto e chi altri? Per certo non ci sarebbero i furbi, come sempre del resto da che Ulisse comparve in scena. Beh, a me non va bene e tu sei un disonesto. Mi sembra cioè assai strano che la tua intelligenza non si dia conto che nella nostra società regolata da persone che pensano di avere una certa facoltà di scelta sia invece tutto regolato dalla ragione e dalla logica strafottendosene del senso etico/morale nel subordinarlo al rispetto delle regole. E infatti, quale grande occasione per un disonesto cultore della ragione e della logica per aggirare con vari stratagemmi le regole etico/morali imposte. E allora gli altri cretini, sedicenti persone oneste, continuano a macinare regole per intrappolare il disonesto senza rendersi conto che stanno soffocando l'intera società senza peraltro intrappolare i disonesti ... diciamo comunque che qualcuno lo prendono. E infatti i risultati sono tutti sotto ai nostri occhi. Complimenti, non c'è che dire ... continua pure con le tue vacue rappresentazioni
.
P.s. per tutti:
Massimo Bubola nella canzone "Un uomo ridicolo" esordisce con:
"Sei solo un uomo ridicolo
Un uomo che non sa immaginarsi un miracolo o una perplessità
Vivi di piccoli calcoli e grandi vanità
Non hai amici, ma complici della tua infedeltà."
E poi c'è il resto della canzone.
.
Questa è la vostra condizione ai miei occhi. ¿Perché non fate emergere dunque una perplessità facendo almeno qualche domanda invece che incaponirvi a darmi contro e in modo maldestro peraltro?
#517
Citazione di: Ipazia il 16 Marzo 2024, 18:32:21 PMIl fato sta a chi nega il libero agire come la responsabilità individuale sta a chi lo afferma.

E, secondo ragione, in tribunale si segue ancora la scemenza seconda linea di pensiero.

Concordando pure con Pio in sede non teologica, ma esistenziale umana.
Lo stesso discorso l'ho fatto pure a anthonyi. Sono solo contro tutti. La mia linea di pensiero è stabile fin dal mio ingresso nel forum. È evidente che io sia un idiota quindi come mai sprechi il tuo fiato per le mie corbellerie?
Mi stai prendendo in giro o che?
Devo veramente rispondere a quest'ultima tua idiozia, o malafede, o malattia mentale? Perché se questo è il tuo pensiero solo una delle tre è la risposta ... ah no! dimenticavo che c'è pure quella che il fine giustifica i mezzi ... c'è però da vedere quale sia il fine.
¿Dovrei dunque credere che solo per il fatto che io creda di non essere libero di scegliere la mia vita sarebbe quindi già scritta dal signor Fato, uno che pretende di sapere quel che non è possibile sapere? Bell'idiota che sarei. Tra l'altro, il signor Dio sarebbe molto meno arrogante
#518
Citazione di: Pio il 16 Marzo 2024, 08:45:55 AMNon ho cambiato idea. Per me il problema del l.a. è una riflessione teologica , mentre quello della libertà in generale non è risolvibile con un semplicistico "ON-OFF", c'è o non c'è. È un illusione pensare di non essere condizionati, ma lo è anche il pensare di essere delle semplici  marionette ( teoria che avrebbe molti punti in comune con quella antica del FATO). Nella seconda mi sembra ci sia addirittura qualcosa di -pensiero magico- . La riflessione sul l.a. è intrigante ma è chiaramente una di quelle che non può approdare a certezze. C' è anche da chiedersi se è una scelta tra la nostra percezione naturale( di volere liberamente) o il ragionamento logico (che però non è un assoluto): "Ragione o/e Sentimento" 😶 ?
Ciao Pio. Al post 402 contrariando la mia tesi del falso problema dicevi:
"Più che mettere in crisi il sistema, che anzi potrebbe avvantaggiarsene da minori scrupoli morali ("se ti licenzio è perché non posso fare diversamente, non ho scelta"), mette in crisi l'etica."
Al post 407 riferendomi più che altro alle osservazioni tue di Bobmax e di Il Dubbio risposi che la vostra tesi non reggeva.
Sono seguiti altri interventi miei, tuoi e di altri fino ad arrivare alla mia autocitazione nel post 427, molto significativa, alla quale è seguito il tuo post 428 nel quale hai detto ".... è vero che non cambierebbe nulla, visto che non possiamo conoscere tutte le cause ....etc".
Secondo me c'è un cambio radicale di opinione dal 402 al 428 e, annusando nell'aria la possibilità di invalidare il teorema di viator ... la buona sorte sia sempre con lui ... ti chiesi se fossi sicuro di avere cambiato idea. Tu hai risposto che non è cambiata invocando un problema più teologico che filosofico. Ti dirò nel frattempo che il problema è filosofico e psicologico proprio per essere un falso problema; non so se cogli il distinguo, ma sarebbe proprio questa consapevolezza a cambiare il vostro comportamento in meglio e in allegria e non in peggio; un problema dunque profondamente umano, ma non orrido come qualcuno lo dipinge, anzi, direi tutt'altro. Se per te non fosse un problema filosofico dovresti pertanto rispondere al mio post 407, altrimenti saresti in contraddizione. Post 407 che Ipazia di sicuro non ha letto altrimenti non si capirebbe per quale motivo abbia tirato in ballo il fato e l'omicidio in tribunale; qui non è in discussione il principio di responsabilità. Mi risparmio per ora un'ulteriore critica ad altre scemenze dette da altri nel nome della ragione. Un saluto
#519
Citazione di: Pio il 15 Marzo 2024, 13:52:57 PMCiao Daniele 22. Ti rispondi da solo ? O:-) a parte le battute, è vero che non cambierebbe nulla, visto che non possiamo conoscere tutte le cause, interne ed esterne, sia interne che esterne, che determinerebbero le nostre scelte. Per questo, qualche post fa ho scritto che il libero arbitrio è un problema teologico, più che filosofico. Infatti la presenza di un libero arbitrio rende l'essere umano responsabile di accettare o rifiutare la fede in Dio. L'assenza di l.a. significherebbe che Dio crea anime destinate a salvarsi e altre no. Cosa che non ha molto senso. Per un non credente .nel Dio abramitico non  è un problema sapere se il l.a. esiste, non esiste o esiste solo in parte.

Ciao Pio, avendo già detto che qui parlano tutti da soli (nessuno scambio di informazione tra I due dialoganti) è quasi implicito che prima o poi uno che se ne renda conto si informi presso se stesso ascoltando appunto se stesso e quello che al tempo stesso dicono gli altri; tale ascolto, in questo caso particolare ha fatto sì che informassi pubblicamente me stesso e gli altri di una imprecisione abbastanza significativa. Insomma, me le faccio e me le godo, come si suole dire. Avrebbe quindi un bel da dire Ipazia che i riscontri oggettivi in tante pagine di discussione hanno portato all'emersione di una libertà relativa. Quasi tutti credono infatti di avere una libertà relativa e pure scontrandosi aspramente l'uno contro l'altro sembra infine che si sia giunti ad un accordo quando invece l'accordo c'era già ... ah ah ah ah aaaaah!.
Il problema posto sarebbe infine un falso problema per una impossibilità gnoseologica tale e quale a quella che la fisica quantistica ha messo in evidenza per il mondo subatomico.
Sei davvero sicuro di avere cambiato idea?, perché è questo che avresti fatto. Non dico che non ci credo, ma sarebbe la prima volta da che sono nel forum che uno cambi idea su questioni fondamentali. Un saluto
.
Ps: a proposito di dottrina della predestinazione e di elezione ti segnalo questo breve  romanzo inglese dei primi dell'ottocento
#520
Citazione di: daniele22 il 07 Marzo 2024, 20:29:14 PM
Grazie per la chiara risposta. Essendo in netto contrasto con quello che comunemente si intende, dirò appunto che la filosofia sarebbe per me la scienza madre di tutto lo scibile umano. Pertanto, la scienza coincide con la filosofia.¿Cos'è allora la filosofia, dato che sarebbe abbastanza chiaro cosa sarebbe la scienza? La filosofia, la scienza, sarebbe chiaramente il pensiero stesso, che è necessariamente individuale, e solo in successione diviene pubblico, tramite la lingua, in forma di scienza del pensiero (filosofia). Questo paso doble temporale è importante perché può essere ingannevole, tanto che lo usano i toreri e i calciatori per ingannare toro (poveretto) e difensore; e lo fu, secondo il mio pensare, ma sorvolo. Come accade per tutte le scienze anche la scienza del pensiero può essere fallace. Il fallo evidente che io trovo sarebbe dunque fallo solo perché esso può compararsi con un fine, altrimenti che fallo sarebbe? Il fine del pensiero sarebbe dunque quello di essere corretto. La correttezza gli verrebbe data a due livelli: il primo è la sua condivisibilitá e il secondo conferito dalla logica così come può essere applicata agli sviluppi del pensiero condiviso. Tanto per fare un esempio di errore del pensiero nella teoria dell'evoluzione è implicata la nozione di mutazione genetica. Nella mutazione genetica, un tempo si parlava di casualità. Probabilmente la cosa era insostenibile, dato che si era a conoscenza di mutazioni indotte da vari agenti; il concetto migrò quindi ad "errore di copiatura". Ora, non so se nel frattempo si sia evoluta la faccenda, ¿ma cosa autorizzava a parlare prima di caso e poi di errore? Chi ci autorizza a dire che il DNA deve essere copiato pari pari, dato pure che il cosiddetto errore di fatto  mette in mostra tanto le mutazioni favorevoli quanto quelle sfavorevoli? Bisognerebbe quindi correggere tale errore di pensiero. In seno quindi ai criteri che definiscono cosa debba essere scienza, la teoria dell'evoluzione sarebbe sicuramente portatrice di ampie lacune di predittività ... come la scienza filosofica lo sarebbe per gli esseri umani. Forse sarebbe il caso di dire che la scienza dovrebbe essere intesa semmai come una constatazione di cose innanzitutto e quindi considerare riproducibilità e predittività come condizioni che non tutte le scienze consentono più che altro perché la loro predittività sarebbe alquanto limitata e/o poco interessante.
Se poi scendiamo a rimirare la mondanità un altro errore di pensiero ben riscontrabile ovunque è quello di coloro che pensano di sapere il pensiero di un altro. Certo serve per litigare soprattutto ... quale idiozia! E deriva di quest'ultimo ci sarebbe infine quello di parlare del pensiero altrui, intendi quello dei filosofi, senza che questi possano dire la loro sull'interpretazione del loro pensiero ... e qui non può che affiorare il sottocitato pensiero di Kant, giusto per rimarcare il mio percorrere tale brutto vizio:
"L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo."
Alla fine però i nodi vengono al pettine. Spero che tu mi risponda, giusto così che sappia pure io e soprattutto per definire la questione del falso problema del libero arbitrio ... saluti
.
P.s.: Le neuroscienze dovrebbero confermare la teoria filosofica

Ciao daniele22, premetto che pure per me il discorso è chiuso con la tua ultima risposta nel post nr 417 e quindi, come hai sentenziato in successione non farebbe alcuna differenza nell'azione individuale il sapere o non sapere se si sia liberi o ingabbiati. Sono pure d'accordo che potrebbe fare invece la differenza il rendersene conto, cosa che non sembra affatto recepita da alcuni ... forse tutti. Pur tuttavia questo tuo pensiero che ho citato e che avevi postato in precedenza mi sembra impreciso. Giustamente hai detto che quella successione temporale, definendola un paso doble, è ingannevole ... e in parte pure tu saresti rimasto ingannato. È cioè vero che la filosofia sarebbe la madre di tutto lo scibile umano compresa la scienza, però è altrettanto vero che la filosofia ebbe a disposizione ben due modi differenti per esprimersi: il linguaggio verbale e quello matematico. E infatti, pur se recente, la filosofia greca evidenziò sin dall'inizio personaggi come Talete e Pitagora. Pertanto la filosofia avrebbe intrinsecamente questa natura duale (numerica e verbale). Allora, siccome a me piace fantasticare e visto pure che io di matematica so quel poco che so a differenza di Bobmax, rilevo che anche nella serie di Fibonacci compare proprio all'inizio quel paso doble, ... 1 - 1 - 2 - 3 - 5 - 8 ..... e poi penso al Vangelo di Tommaso quando dice " In questi giorni in cui voi vi nutrite di cose morte (0) e le rendete cose di vita (1). (e si continua a restare 1 fino a ...) Quando sarete nella luce (2) cosa farete? Cosa nel giorno in cui, essendo uno, diverrete due? Quando diverrete due, cosa farete?".
Bisognerebbe forse pensare a cosa sia il (3), e penso che il tre dovrebbe coincidere con la risposta alla domanda "Quando diverrete due cosa farete?" ... cioè l'etica. Quindi, a Bobmax dico che quelle cose morte di cui parla Gesù per bocca di Tommaso sarebbero 0 solo metaforicamente giacché nella realtà nuda e cruda corrisponderebbero probabilmente alla materia
#521
Questo è il nucleo di un pensiero filosofico delirante che nemmeno val la pena di commentare:
".... E poiché solitamente si ritiene che la vita (almeno quella umana) abbia tra le sue prerogative una qual libertà, ne consegue che ciò che è totalmente condizionato non è vivo.
Cioè non è qualcosa che vive, ma più semplicemente è una espressione di qualcos'altro senza confini che lo co.mprende annullandolo in sé, e che potremmo chiamare Vita.

Perciò il totale condizionamento lo si può eventualmente constatare negli altri. In tutti gli altri. Ma non è una constatazione facile da affrontare. Perché richiede di affrontare lo stupore (che può tramutarsi in amore ma anche in orrore...) che attorno a noi non vi sia in realtà proprio  ....".
Fatevene una ragione: sapere o non sapere nulla cambia ... anzi no, cambierebbe qualcosa se si conoscesse tale fatto
#522
Citazione di: Eutidemo il 14 Marzo 2024, 07:18:00 AM
Solo chi ha il cuore in pace, può avere una mente che ragiona bene; ma solo chi ha una mente che ragiona bene può avere il cuore in pace!

Ostia! Ciao Eutidemo ... Non è che poi compare il temutissimo principe Rastislav? 
Il cuore batte e la mente pensa. Vorresti insinuare che se la mente funziona bene anche tutto il corpo lo fa? Giovenale a suo tempo disse "mens sana in corpore sano", ma non sarebbe proprio la stessa cosa. Un saluto 
#523
Citazione di: Il_Dubbio il 13 Marzo 2024, 09:33:06 AMSe le condizioni le hai anche create tu coscientemente cercando di informarti, il tuo condizionamento è libero rispetto a quello dove tu hai dovuto subire e basta.
Io non ho mai detto che si è liberi incondizionatamente. D'altronde ci si potrebbe immaginare di essere degli Einstein, ma se non lo siamo ciò non è dovuto al fatto che siamo condizionati da non esserlo. Non lo siamo e basta.
Siamo quello che siamo e le condizioni servono altrimenti non avremo da fare alcuna scelta possibile.
Ciò che fa del tuo comportamento un comportamento libero è la consapevolezza che puoi migliorare la tua situazione ed infatti la migliori volontariamente proseguendo il tuo cammino verso nuove conoscenze. Le nuove conoscenze, prima che queste vengano assorbite, sono potenziali nuovi condizionamenti. Perchè vai incontro a questi nuovi condizionamenti? Questo è un punto importante, in quanto essere consapevoli di non sapere non è una condizione dovuta ad un meccanismo (almeno non è ancora noto tale meccanismo). Sei cosciente e basta. E' un nuovo inizio che prima non c'era. I tuoi condizionamenti precedenti ora possono essere disposti un un modo che prima non era possibile fare e in piu ti rendi conto che puoi allargare le tue conoscenze superando i tuoi attuali condizionamenti.
Per me questa è libertà, perchè ora mi rendo conto e posso tentare di fare qualcosa in più rispetto a ciò che le mie condizioni precedenti mi permettevano di fare.     

Rispondo a te, ma valga per tutti. Citandoti:
"Quella di essere consapevole, non è una scelta ma un dato di fatto. Poi se sei consapevole di non sapere allora hai solo due strade, o rimani fermo e non fai niente o vai ad informarti."
Dovrei informarmi per scegliere un maglione?
Posso informarmi, come dici tu, oppure fregarmene nel momento in cui uno mi dice che non capisco un cazzo di fisica. Però prima di farlo giudico se sia attendibile la critica ... e qui nasce il problema. Ma dove posso informarmi se la Russia ebbe torto a invadere l'Ucraina? Dovrei ascoltare InVerno, o anthonyi, o Ipazia, o niko? Oppure dovrei informarmi dagli esperti? Oppure ancora dovrei limitarmi a dire che la Russia ha torto perché ha invaso? Certo, quello è un torto, ¿ma allora perché si cercano i mandanti delle stragi non accontentandoci del fatto che siano stati ingabbiati solamente i diretti responsabili?
Citandoti ancora:
"Se le condizioni le hai anche create tu coscientemente cercando di informarti, il tuo condizionamento è libero rispetto a quello dove tu hai dovuto subire e basta."
Primo, non capisco come un condizionamento possa definirsi libero rispetto a qualcos'altro; mi ricorda molto il "potresti essere condizionato" che già ti addebitai, e lo dico ora, come un arrampicarsi sullo specchio per tener fermo in qualche misura il credo nel libero arbitrio. Secondo, i condizionamenti, o le condizioni, posso modificarli o crearli io informandomi presso altri, ma in ogni caso sono già presenti di fatto alla mia coscienza/consapevolezza, e altrettanto di fatto succede, come nel caso in esame (giunto  alla trecentottantunesima riproposizione dando per buono il dato fornito dall'illustrissimo viator) che cercando di informarti solo informando l'altro del tuo pensiero alla fine, chissà come mai, il risultato è sempre un muro contro muro tra te che vorresti informarti solo informando, e l'altro che a sua volta vorrebbe informarti anche lui solo informando. Risultato: nessuno scambio di informazione tra i due.
E infatti voi aggirate puntualmente il problema posto continuando a spezzare lance assai spuntate a favore del libero arbitrio anziché dedicarvi al fatto che io dica che sapere o non sapere se siamo obbligati all'interno del determinismo, oppure se siamo liberi di scegliere, nulla cambi. E sí che vi ho pure suggerito qualcosa ... ma no! le teste dure come i paracarri. Testa dura cuore tenero vale anche per voi. Il vostro, ai miei occhi, è solo un esercizio di stile ... ahi! che disgrazia le questioni di stile, canta Fossati nel brano "Terra dove andare", consiglio la lettura del testo. La libertà, per concludere, è solo una sensazione meravigliante che a volte si prova vivendo. Trattare filosoficamente della libertà, almeno su questo tema, denota ignoranza filosofica allo stato puro. Devo farlo anch'io mio malgrado, ma per favore, raccontatela a qualcun altro
#524
La teoria è: non cambia nulla nella nostra azione nel mondo sapere o non sapere di essere obbligati e/o liberi nella scelta.
I casi concreti sono l'esperimento. Ad esempio, a fronte di quello che avevo detto a Pio, uno potrebbe chiedere: Se fosse come dici, cos'è allora la volontà?
#525
Citazione di: Il_Dubbio il 12 Marzo 2024, 20:07:30 PMno, a me non hai risposto e per dire il vero nessuno lo ha fatto. Io pongo la questione in modo differente.


Avevi detto:
daniele22@ scive:
Pertanto, quando si è consapevoli di scegliere sarebbe logico che c'è un motivo per cui si sceglie e quel motivo è quello che ci dà la prova matematica del nostro condizionamento di qualunque natura esso sia.

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E' un ragionamento fallace. Non si può scegliere se non ci sono opzioni di scelta.
Ovvio. Da dove desumi che io abbia detto il contrario?
La libertà non sussiste nel scegliere quale seguire, ma nel creare nuove possibilità o opzioni di scelta. E quelle te le vai a cercare solo se sei cosciente che hai questa possibilità. 
Ovvio anche questo e anche tale tua affermazione che in sequenza vorrebbe giudicare fallace il mio pensiero resta vuota.
Poi potresti anche essere condizionato nella scelta, e magari ti indirizzi verso quella che ti soddisfa maggiormente, ma te la sei andata a cercare volontariamente. Quella di essere consapevole, non è una scelta ma un dato di fatto.
E qui casca l'asino. Cosa significa "potresti essere condizionato?". Infatti per me sei condizionato e basta; sei condizionato dalla consapevolezza presente nel "qui e ora" rispetto alla scelta (appunto condizionata) che metterai in atto. Per scegliere un maglione, normalmente, non verrà a galla alla tua coscienza la crisi di Sigonella, e se per caso accadesse tale fatto, questo allargherebbe le tue opzioni di scelta (condizionate appunto)