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Messaggi - Sariputra

#511
Varie / Re:Pranzo di Natale
22 Dicembre 2018, 10:15:16 AM
@Everlost
Sì, un ricco buffet  nell'androne della Villa è un'ipotesi che avevo preso in considerazione. Ma poi, sopraffatto dalla logica, viziosità che subdolamente entra spesso in me da quando frequento codesto forum, mi son detto:  un buffet non è un pranzo!...E ( di solito) quando si pensa ad un pranzo, che è per forza di cose limitato  dal numero di posti disponibile e dalle capacità produttive della cucina, si devono fare delle scelte. Ora, credo che tutti noi, chiamati ad organizzare un pasto desidereremmo invitare tutti i nostri amici...salvo poi capire che, come sempre capita, qualche nostro amico è incompatibile con qualche altro. Quanti momenti conviviali vengono rovinati da questa incompatibilità che noi, come amici, dobbiamo tenere in considerazione? Quanti musi lunghi, quanta freddezza...quanti parapiglia, a volte, rovinano l'atmosfera natalizia e la necessità istituzionale dell'"esser buoni" in questo giorno? E' veramente avvilente per il padrone di casa, che magari ha passato lunghe ore ai fornelli, pieno di gioia altruistica e desideroso di trasmetterla agli invitati, vedere che si finisce per 'beccarsi' o addirittura insultarsi mentre, in sottosfondo,  canti natalizi come "Tu scendi dalle Stelle" si diffondono tra le fiamme del caminetto e il presepe, o l'albero luccicante.
Mettere il Pierini e Sgiombo fianco a fianco potrebbe essere interessante da vedere  se fossimo organizzatori di un possibile match pugilistico, ma se siamo oganizzatori di un pranzo natalizio dovremmo considerare tutte le possibili conseguenze di un simile gesto...
E poi, Everlost, dici che tuo marito non ti dividerà mai con nessun altro...quindi, visto che non verrai al pranzo, ti devo sostituire. Ho pensato a Jean, se non fosse che Lou resta da sola e al centro delle attenzione...ma forse questo potrebbe addirittura farle piacere...
Con simpatia  ;D
Un saluto
#512
Tematiche Culturali e Sociali / Re:L'istinto paterno.
22 Dicembre 2018, 00:18:54 AM
Citazione di: viator il 21 Dicembre 2018, 22:48:57 PMSalve. Argomento di taglio sociobiopsicologico. Vediamo di inserirlo qui. Che l'istinto materno costituisca pulsione reale inestirpabile (almeno per qualche centinaio di migliaia di anni a venire), io lo credo convintamente. Sono invece altrettanto convinto che non esista affatto il suo corrispondente maschile. Naturalmente assisteremo all'ingolfamento di esempi di dedizione, di responsabilità, di orgoglio, di sacrificio etc. da parte di padri, nel tentativo di mettere in dubbio o falsificare una simile tesi. Attraverso la vostra opinione spero però di poter leggere anche qualche analisi un poco più distaccata dalle casistiche particolari generate da fattori poco o per nulla istintuali quali i sentimenti, l'etica, la morale. In attesa di repliche costruttive, essendo avaro ed egoista non vi regalo nulla per Natale, limitandomi a farvi avere poco dispendiosi ma veramente sinceri auguri sia di circostanza che di extra circostanza.

Ma... solo una domanda: sei un padre, Viator?
#513
Varie / Pranzo di Natale
20 Dicembre 2018, 22:41:36 PM
Assumendo le mie responsabilità di 'buffone'  voglio lanciare una nuova discussione, che forse proprio discussione non è... qualcosa di molto faceto. Quasi un sondaggio inverosimile.Come sapete ogni tanto mi diletto a far questo sul nostro forum, spesso così serio, freddo e apparentemente distaccato. Sento la necessità di farlo proprio a ridosso di quei periodi dell'anno che vengono definiti come 'ferie' o riposo.  Ora, come spero ne siate al corrente, siamo in prossimità di quella festa cristiana chiamata Natale, ultimamente  diventata festa di Amazon...e cosa si fa di solito il giorno di Natale, persino nelle case degli atei anticlericali più incalliti?...Ma il pranzo di Natale, ovviamente! (Oppure il cenone, a seconda delle consuetudini...).
Cosa c'entra il pranzo con questo serio e rispettabile forum filosofico? Direte voi...Ecco, mentre stavo pensando a cosa preparare per deliziare il Natale a Villa Sariputra, osservando un cestino pieno di grosse cipolle novelle bianche, ho naturalmente riflettuto su chi potrei invitare tra i pochi amici che ho...e subito...da una parte insondabile di quella che chiamo 'mente' , mettendola spesso tra virgolette, è sbucata un 'insana idea...che si può riassumere così: chi inviterei al pranzo natalizio alla Villa tra gli utenti del forum ?...
Tenete presente che ho solo sei posti in tavola ed uno, a capotavola, è riservato al padrone di casa...
Allora subito, malignamente, ho pensato di proporre a tutti voi il quesito che, naturalmente, potrebbe sfidarvi assai, se ci riflettete. Considerate che, per un pranzo come si deve, come Dio...ops Amazon comanda...ci vuole ovviamente anche la presenza di qualche signora, così da avere una discussione più varia e frizzante,
Naturalmente, per rendere attraente l'invito, dovrei almeno avvisare che tra i commensali ho invitato anche un personaggio filosofico, religioso o altro ( vivo oppure ormai totalmente decomposto...)per ravvivare e rendere profonda la discussione che seguirà le varie pietanze. Al momento conviviale dello snocciolar bagigi insomma...
All'inizio potrebbe esserci dell'imbarazzo perché sembrerebbe di aver delle preferenze ( anche se queste,  se non siamo ipocriti, ci sono...). Quindi nessuno deve aversene a male se non viene citato dal sottoscritto o da altri. Anche perché sarebbe auspicabile, se possibile e gradito, fornire le motivazioni per la scelta effettuata....
Sarebbe poi veramente interessante se anche i famosi utenti 'silenziosi', quelli che ci leggono e dicono di non aver l'ardire di scrivere, fornissero la loro personale lista degli invitati. Così, alla buona...in libertà...senza paura, suvvia!...E' solo un gioco natalizio...

Ovviamente deve iniziare il sottoscritto, che ha avuto questa bella (sigh!) idea :

Allora, considerando che ho soli quattro posti per gli utenti e uno per l'ospite famoso direi:

1-Sgiombo (motivazione: è sicuramente un buongustaio e un appassionato di motorsport, questo è sufficiente a farmelo sentire quasi un fratello...).

2-Everlost  (motivazione: amo quella ragazza e ci vorrei provare, dopo averle fatto assaggiare il mio prosecchino...)

3-Apeiron  ( motivazione: è un genio il giovane, è l'unico che può intrattenere l'ospite famoso mentre io faccio il galante con Everlost...).

4 -Lou        ( motivazione: perché sarei molto curioso di vedere che volto ha e perché ama l'arte e poi...se con Everlost...sempre che Sgiombo...).

Ospite famoso :  Nisargadatta Maharaj  ( perché, essendo un'asceta, mangia poco...).

Ora a voi, se avete il coraggio di mostrare la vostra lista di invitati per Natale...
E , prima che lo pensiate, vi dò io stesso la conferma: Sì, sono un pò scemo e burlone a volte... :-[

Ciao e Buon Avvento, vado a cantar la stella...si tira su sempre qualcosa... ;)
#514
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
20 Dicembre 2018, 17:53:53 PM
 cit::mentre la selezione naturale fa riprodurre tutti tranne i brocchi estremi "a la Pedrosa" (per i non appassionati di motociclismo, un pilota che per più di dieci anni ha avuto a disposizione moto estremamemente competitive senza vincere un solo titolo mondiale, mentre i suoi compagni di squadra ne vincevano in media un anno si e uno no: il "perfetto avversario di Valentino Rossi" per quelli che vorrebbero ridurre il motociclismo a una specie di wrestling motorizzato, che infatti lo rimpiangono molto; finalmente quest' anno si é ritirato, lasciando spazio e opportunità  a piloti -si spera- più dotati).

E' decisamente fuori tema ma devo fare un pò l'avvocato di Dani che, nei primi anni di MotoGp, non era affatto quel brocco che dipingi. Ha avuto poi una serie incredibile di incidenti ( uno anche provocato dal povero Simoncelli se non ricordo male...) che ne hanno minato in parte il fisico. Però ricordo dei GP in cui , partendo a razzo per il vanataggio di peso rispetto agli altri piloti, imponeva un ritmo inarrivabile per tutti, Rossi compreso...Certo, poi è arrivato Marquez e lì...è finita un pò per tutti. Credo poi che la Honda sia ormai in tutto  (anche giustamente...) schierata dalla parte di MM e che  abbia prodotto una moto, negli ultimi anni, progettata sulla caratteristiche del pluricampione, snobbando il piccolo Dani, le cui prestazioni infatti sono andate sempre più in calando.
Comunque quest'anno era evidente che non ne aveva più voglia...
Non so se Dani sia già riuscito a riprodursi...in compenso una cronista spagnola ha chiesto ad un Rossi imbarazzato se voleva essere il padre dei suoi figli... :o. Ma come si fa?...
Ciao
#515
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
20 Dicembre 2018, 17:02:22 PM
Citazione di: viator il 20 Dicembre 2018, 16:49:20 PMSalve: "E' curioso che in questo forum , ormai da tempo, si cerchi di dare un fondamento logico e filosofico all'egoismo e si cerchi di screditare l'altruismo..............". Per quanto mi riguarda, mi sento coinvolto a proprosito della prima parte e del tutto estraneo alla seconda. Ho espresso qualche valutazione circa l'altruismo e gli altruisti ? Mi sembra di essermi limitato a citarne l'esistenza. "..............Un quesito interessante potrebbe essere: perchè sentiamo il bisogno di dimostrare di essere tutti inevitabilmente egoisti? Autogiustificazione? Se lo siam tutti ed è "inevitabile"...posso rimanere egoista?". Vedete, quando tratto un argomento cerco sempre di escludere riferimenti e giudizi riferibili a me stesso od ad altri specifici soggetti o categorie. Sono alcuni dei lettori che non riescono a spersonalizzare una qualsiasi tesi attribuendogli invece un coinvolgimento PERSONALE dell'autore. Costoro non sono in grado di tener separata la logica dalle opinioni e dal (presunto) vissuto di chi scrive le proprie tesi. Sarebbero certo degli ottimi giornalisti ma si rivelano dei mediocri pensatori. Saluti.

Nessun coinvolgimento personale, caro Viator. La mia era una domanda rivolta in generale a tutti i frequentatori del forum, visto la prevalenza di riflessioni che tendono a sminuire o addirittura ad escludere l'esistenza di qualunque forma di altruismo nell'uomo. Mi spiace che tu l'abbia letta come una valutazione personale ( in realtà, mentre la scrivevo non mi ero nemmeno accorto che eri tu ad aver iniziato il nuovo topic...) . Per quanto ne so potresti essere la persona più altruista di 'sto mondo.  :)
Sul mediocre pensatore concordo... ::)
Ciao
#516
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
20 Dicembre 2018, 12:24:19 PM
L'altruismo fa bene a chi dona e a chi riceve ( si può donare di tutto: tempo, ascolto, interesse, cibo, soldi, ecc.): chi dona libera la mente e chi riceve allevia la sofferenza.
L'egoismo sembra far bene solo a chi non dona ( ma in realtà fa male anche all'egoista perché la sua mente non è libera ma 'aggrappata' alle sue cose che le danno una parvenza illusoria di 'sicurezza' in mondo che non offre alcuna vera sicurezza...).
E' curioso che in questo forum , ormai da tempo, si cerchi di dare un fondamento logico e filosofico all'egoismo e si cerchi di screditare l'altruismo. Un quesito interessante potrebbe essere: perchè  sentiamo il bisogno di  dimostrare di essere tutti inevitabilmente egoisti? Autogiustificazione? Se lo siam tutti ed è "inevitabile"...posso rimanere egoista?  :-\


"Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore." (Luca 12,34)
#517
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
19 Dicembre 2018, 15:19:23 PM
cit.Phil: L'aporia a cui accennavo, quella fra l'aspetto sociale e quello individuale del buddismo, è proprio il contrasto fra l'esigenza (e l'urgenza) di un'etica pre-illuminazione e lo svanire dell'etica nell'illuminazione (lasciando posto ad una benevola spontaneità "impersonale").

La spontaneità personale dell' "illuminato" è la manifestazione piena di un'etica che nella pre-illuminazione è solo un seme. Seme che, non coltivato dalla pratica di sila, non fiorisce, sommerso dall'attaccamento e dall'illusione/ignoranza della propria natura verso il 'mondo'...nell'"illuminazione" la pratica di una vita etica non è più qualcosa da coltivare o perseguire, diventa lo stato normale della mente.

Se la pratica è fondamentale per raggiungere la consapevolezza adeguata (che ci renda compassionevoli), è anche vero che tale pratica sarà guidata da precetti e concetti.

Infatti si parla di Dhamma, ossia di Insegnamento. Per ottenere un risultato bisogna esercitarsi (anche per imparare a scrivere bene, per esempio o per vendemmiare...infatti da piccolo mi veniva spontaneo staccare tutti gli acini dal grappolo, uno ad uno, e riporli nella cesta; poi qualcuno mi ha "fatto vedere"...). L'insegnamento  è qualcosa di vivo, che passa 'da cuore a cuore'...non è una bella formuletta scritta in qualche famoso testo; quelle non funzionano e non sono convincenti, alla lunga...

Se la via per l'illuminazione è lastricata di buone intenzioni, di regole e concetti canonizzati, di fatto è questa l'etica che viene generalmente praticata (fra una sesshin e l'altra), e non accade per spontaneità, ma per applicazione e studio di un culto.

Dipende. Come in tutte le cose ci sono varie gradazioni. Ci sono individui che hanno bisogno di praticare poco e altri moltissimo ( e per molte vite, secondo il Buddhismo...). L' etica praticata per imposizione sociale e culturale non ha valenza  simile all'etica che si nutre di consapevolezza e comprensione.

Se mi metto d'impegno ad imparare a dipingere, «dopo, molto dopo» (quasi tardi?) nella peggiore delle ipotesi, smetterò per insoddisfazione dei risultati o per eventi avversi...

Infatti moltissimi abbandonano e lasciano la pratica perché ritenuto troppo difficile...

...nella migliore delle ipotesi, acquisirò una pennellata spontanea... perché tale pennellata era da sempre "in me" (buona natura innata) o perché l'ho "costruita" io ("educazione" alla benevolenza)?

Era da sempre in me, il mio sforzo è stato solo quello di 'liberarla', ma per liberarla seguire un insegnamento è più semplice che far da sé...Se devo vangare l'orto sarà meglio che qualcuno mi insegni ad usare la vanga adatta o grattare  la terra con le unghie?...Scavo anche con le unghie, ma mi stancherò prestissimo e 'mollerò' tutto, così l'orto resta incolto e pieno di erbacce... (l'orto è la 'mente' ovviamente...).

Secondo me, l'intenzione e l'applicazione plasmano più di quanto rivelino (pur partendo da una base minimamente compatibile).

L'importante è ciò che ottieni. Forse sarei arrivato da solo a staccare tutto il grappolo dalla vite, anche senza essere 'plasmato' dal nonno...ma così ho sicuramente imparato più in fretta. Insegnare non è negativo. Bisognerebbe riscoprire il grandissimo valore dell' Insegnamento ( volutamente con la I maiuscola ) , soprattutto in quest'epoca di stipendiati dell'insegnamento...
l' Insegnamento "fa vedere", non impone... (infatti adesso ho escogitato un sistema più rapido di quello insegnatomi dal nonno per vendemmiare...)  

Prendendo per le corna il toro, anzi il bue (quello della parabola): i praticanti dell'etica buddista, la praticano in quanto etica indotta da cultura, lettura, etc. (il che non è un peccato) o in quanto spontaneo risultato dell'illuminazione?

Pensi ce ne siano tanti di "illuminati" ? Ce ne sono molti che dicono di esserlo forse...
Penso che , domande che investono il vissuto e le convinzione etiche delle persone, tendano  sempre a generalizzare e a fare di tutta un'erba un fascio. C' è sicuramente un pò di tutto anche nei paesi influenzati dalla cultura buddhista: tutta la scala dei colori...

Quando mi riferivo all'aporia del «proporsi in chiave etica ai popoli della terra» mi riferivo a questo; per pochi (quasi nessuno?) e non per tutti

Si, ma consideriamo che l'intenzione buddhista non è carica di aspettiative che verranno inevitabilmente deluse dalla poca accoglienza nelle masse, le quali forse si accontenteranno di "seguire" senza convinzione profonda. Adesso siamo in periodo natalizio e le luci e lucette variopinte del 'mondo' attraggono gli orientali come gli occidentali...

Sul non-attaccamento come indifferenza alla mondanità e alla socialità (e al prossimo, anche se suona male  ;) ), forse sono eloquenti le scelte di alcuni maestri (illuminati?) di ritrarsi in solitudine, prendendo rifugio nella solitudine dei boschi più che nello sangha. Sempre che non si tratti di leggende, non sono molto informato in merito.

Come fa un seguace del Dhamma ad essere indifferente al prossimo e alla sua sofferenza? Ricordo che l'imperatore Asoka, convertitosi al Buddhismo, faceva costruire ospedali lungo le vie carovaniere e persino luoghi per la cura degli animali (2.300 anni fa circa...).
È stato detto che «l'apporto teorico più originale prodotto dal Buddhismo consiste nella formulazione  di  una  prospettiva  che,  in  termini  moderni,  potremmo  chiamare  "modello  a rete" (Pasqualotto). Il 'mondo' infatti non viene visto come un insieme di enti a sé stanti che entrano in relazione, ma come il frutto di un insieme di relazione sincroniche e di trasformazioni diacroniche che generano l'esistente momento per momento.
In siffatta visione l'affermazione dell'"assenza del sé" è proprio ciò che permette l'apertura all'empatia compassionevole con gli altri, venendo radicalmente superata la concezione dualistica che oppone un "io" ad un "tu" esterno a se stesso. La compassione buddhista nasce infatti dall'interazione e interdipendenza tra due "non sé- in sé" ( vedere sopra la logica buddhista, diversa da quella aristotelica...) i quali, avendo superato finalmente l'illusione di essere distinti, si possono 'incontrare' veramente ( e non artificiosamente , con maschere protettive...).

La ricerca della solitudine (relativa, perché l'interazione con la natura è potentissima e ci ha dato pagine di poesia incredibili, a parer mio...) nei boschi o in luoghi appartati è anche un bisogno di "essenzialità"...

cit.Ipazia:
In ambito giapponese (buddista-scintoista) l'altruismo va dosata per non porre in una vergognosa (haji) condizione di obbligo (on) il beneficiato. Il che sarebbe ancora peggio dell'indifferenza.

Trovo molto bello questo. E' una forma di rispetto che l'altruismo deve avere. 

Namaste-Ciao-forse arriva la neve per Natale

Son sempre troppo 'lungo' vero? Portate pazienza , è tutto lungo qui a Villa sariputra... ;D
#518
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
18 Dicembre 2018, 21:28:44 PM
Non-attaccamento non è indifferenza o neutralità. E' vero che il Buddhismo  tiene in massimo conto il fattore detto 'equanimità', ma questo non ha il significato di 'sterilizzare' la mente. La compassione e la benevolenza sbocciano spontaneamente da una mente che si è affrancata dalla brama, dall'avversione e dall'illusione ( di essere un'individualità distinta..). La mente non s' impone di provare compassione  ( per seguire un precetto buddhista...), è la sua natura  il provarlo quando è libera dalle radici nocive presenti in essa. Si parla infatti, in questo caso, di una mente praticante che "segue la legge della propria specie". Questa legge( "di specie") è la virtù (sila). Nel Buddhismo questo processo di distacco, di affrancamento non costituisce una sorta di 'violenza contro natura'; è un legittimo processo di crescita, di superamento di ciò che non è più oggetto di attaccamento, come un serpente che lascia la vecchia pelle consunta (Uraga Sutta). Pertanto non ha senso parlare di affrancarsi dall'attaccamento alla compassione verso l'altrui sofferenza in quanto non esiste una cosa simile.  Può esistere l'attaccamento all'idea di essere una persona distinta che prova compassione per l'altro e pertanto di sentirsi 'speciali', autogratificando l'io illusorio e contribuendo al suo 'solidificarsi', ma questa non è autentica compassione.  Quando il serpente si libera della vecchia pelle logora, si libera di un 'peso', così è per la mente quando si libera di tutte le cose riconosciute come 'estranee' e allora risplende nella sua purezza il diamante, che riflette quelli che nel Buddhismo sono definiti come i quattro stati mentali sublimi: l'amore o benevolenza, la compassione, la gioia altruistica e l'equanimità. Ed è proprio il fattore equanimità che preserva la mente dall'attaccamento alla risposta che può ricevere in cambio del suo 'dono', sia di accettazione che di rifiuto.
Questi quattro stati mentali, detti 'salutari', sono incompatibili con una mente in preda alla brama, all'odio e alla soddisfazione di sentirsi 'io' distinto dall'altro. Una mente 'risvegliata'  dimora costantemente nei quattro stati salutari non provando alcun attaccamento verso di essi ma bensì lasciandoli fluire liberamente. E' la 'natura di Buddha' ...Se non c'è più l'"io barriera" che separa, la mente non è diminuita dal suo dare, e non diviene povera quando dona agli altri le ricchezze del suo cuore.
L'equanimità viene vista come il perfetto, incrollabile equilibrio della mente, naturalmente fondato sulla visione profonda. Questo non significa che l'equanimità, per rispondere alla tua domanda, se l'ho ben intesa, sia indifferente, fredda e 'senza cuore'. La sua perfezione non è dovuta ad un vuoto emotivo, ma ad una 'pienezza' di comprensione, nata dal vedere la sofferenza nella sua vastità, e al fatto che essa è completa in se stessa. La sua natura, con un esempio, non è quella della fredda pietra insensibile e senza vita, ma bensì la manifestazione della massima forza mentale. Infatti qualunque causa di 'ristagno' viene distrutta, ogni muro mentale abbattuto. Svaniscono i tumulti delle emozioni e le divagazioni intellettuali. Il 'flusso' della coscienza scorre senza impedimenti, come un placido e maestoso fiume, limpido e splendente. L' attenzione si armonizza con l'acume della saggezza; la volontà si rafforza nella calma mentale (samadhi)e la fede nell'Insegnamento trova continuo alimento. Queste 'forze interiori' emanano dalla mente libera dall'attaccamento e agiscono sul 'mondo', ma poco potrebbero senza la vigile costanza della presenza mentale...
Come un fiore emana la sua essenza, così la mente emana benevolenza, gioia e compassione quando sono rimossi gli ostacoli al dispiegarsi della sua 'natura'. Questo non impedisce ai pensieri e ai desideri di sorgere ( di tutti i tipi perché il kamma continua la sua azione anche se la mente perviene al distacco...) ma, visti ora con equanimità,  si possono 'lasciar andare'...questo , con la pratica, diventa spontaneo. La presenza mentale è fondamentale. Non esiste seria pratica buddhista che possa fare a meno della coltivazione costante di essa. Non si può comprendere il Buddhismo leggendo solo i discorsi  o i commentari filosofici. Questi vengono SEMPRE dopo la pratica. Alcuni maestri della tradizione della foresta arrivano a considerarli quasi accessori, irrilevanti...Io condivido la loro opinione.
Come certi riflessi spontanei proteggono il corpo automaticamente, così la mente necessita della protezione di una "difesa spirituale", chiamiamola così; quasi come una vacca scorticata che viene inesorabilmente attaccata da innumerevoli insetti e animali, senza una difesa. La presenza mentale è questa difesa. Fondamentale. In una mente impreparata i più nobili sentimenti vengono spesso assaliti dallo scoppio improvviso di passioni e di pregiudizi che li sotterrano sotto un cumulo di brama o  di avversione. La pura attenzione aiuta a non farsi travolgere e 'condurre' da questi, spesso dove non vogliamo andare...
Sull' "intenzione " nel Buddhismo dobbiamo aiutarci con una bella , secondo me, definizione che si trova nel "Mistero del fiore d'oro" : "Raggiungere intenzionalmente l'assenza di intenzioni, ecco la giusta via". Questa affermazione è anche un famoso detto in Pali: Sasankharena asankharikam pattabbam, ossia "La spontaneità può essere ottenuta tramite uno sforzo intenzionale premeditato". La spontaneità della pennellata dell'artista arriva sempre dopo, molto dopo, l'intenzione di imparare a dipingere... :)

Mi sono dilungato un pò... :(
Namaste e Buon Avvento
#519
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
17 Dicembre 2018, 16:09:18 PM
Il bosco della Marcesina non esiste più. Un vento artificiale, frutto di un inganno orribile dell'uomo, l'ha spazzato via. Distruggere un bosco è come annientare un intero popolo, perché ogni albero è vivo come un popolo, più che come un individuo, e abbatterlo dovrebbe essere compito solo del fulmine. Passeggiando mesto e melanconico sul sentiero che solo pochi mesi fa  era un'ombra ristoratrice ed ora è solo una ferita luminosa di questa gelida luce invernale, osservo le migliaia di vittime di questo popolo, adagiate sul terreno. Sono spezzate, ma con le radici ancora disperatamente abbarbicate, quasi incredule...
Mia figlia è silenziosa. L'ho quasi costretta ad accompagnarmi, nonostante il freddo intenso di questi giorni d'avvento del Natale. E' molto colpita dalla dura realtà, ben diversa da ogni video e da ogni foto sull'evento. Perché nella realtà senti la diperazione del bosco... La senti nell'odore ferito della linfa degli abeti; la senti nel silenzio mortale dello spirito che vive nel bosco. Spirito di rigenerazione che ti solleva l'animo quando cupi pensieri affollano la mente. Quello spirito che ha la voce fatta di vento e di piccoli canti d'uccelli. Ora si sente soltanto il rumore delle motoseghe in azione e dei camion di trasporto del legname...Sembra quasi che, questo bizzarro e fastidioso rumore di metallo, rumore dell'uomo onnipresente (perchè l'uomo è una creatura di metallo e non di legno...) sia paragonabile al tonfo della terra sulle nostre  bare, nella fosse. E' il suono del commiato definitivo anche per questo vecchio bosco...
 Alcuni abeti, che adesso mi sembrano nudi e pieni di vergogna, sono rimasti in piedi. Forse si sentono dei sopravvissuti che però presto condivideranno la sorte del loro popolo, perché l'essere fatto di metallo  vorrà 'rifare il bosco'...come se si potesse veramente rifare un bosco... Così appoggio la mia mano sul tronco di un albero nudo e solitario davanti il quale passo, come sono solito fare d'estate nei boschi del Primiero e del Rolle, sotto l'amato Cimon della Pala, anche loro, come questo bosco, stravolti e feriti, non per assicurarmi dell'esistenza dell'albero,  di cui io non dubito.. ma della mia.

Gli alberi sono le colonne del mondo. Quando tutti gli alberi saranno stati tagliati, il cielo cadrà sopra di noi. (Detto dei nativi americani)

E già il cielo di dicembre sembra incombere, ora che milioni di colonne sono sdraiate sui fianchi delle montagne. Sembra più basso e minaccioso. Iniziamo a sentirlo forse, anche noi?...Dopo che tanti altri l'hanno già visto  e sofferto nei luoghi del mondo contaminati, distrutti, violentati dall'essere di metallo?...
 Wittgenstein diceva degli alberi che la loro tragedia consisteva nel fatto di non piegarsi, ma di spezzarsi. Un abete spezzato, e già questo sentiero ne è immerso, emana un profumo intenso,  che però già ha in sé l'odore del marciume...Come noi esseri di metallo che, mentre emaniamo il profumo luccicante di una festa in arrivo, da banchettare sopra questo popolo di cadaveri insepolti, inadatti persino a scaldare, sentiamo sempre più vicino uno strano rumore di metallo spezzato...
#520
Certe donne, seguendo i canoni e gli stereotipi della bellezza femminile, non sono né belle e neppure piacevoli come altre. Però possiedono un fascino 'invincibile' che attrae moltissimo gli uomini (in particolare quelli inadeguati.. :-[ .). Questo fatto risulta incomprensibile e a volte fa letteralmente sdegnare le altre donne, perché ovviamente esso agisce soltanto sugli uomini...Come tra due bottiglie di prosecco delle stesse dimensioni una contiene più aroma ed essenza della nobile bevanda di un'altra, perchè frutto di un settembre più dorato e di una più sapiente vendemmia, così in una siffatta donna affascinante c'è molta più 'femminilità' che in un'altra...( con l'illusorietà del tutto sempre sullo sfondo, ovviamente, quale convitato di pietra... :( ).
#521
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
17 Dicembre 2018, 11:40:29 AM
Rispolvero questo vecchio topic silente per aggiungere una brevissima riflessione sull'etica buddhista...
Gli studiosi della logica buddhista hanno messo in evidenza la netta differenza tra questa logica e quella aristotelica. L'elemento discriminante é proprio la mancanza del principio di non-contraddizione. La logica buddhista si fonda sul superamento del principio di non-contraddizione proprio in conseguenza di come questa dottrina concepisce il reale. Il reale é solo apparenza e rappresentazione, per giunta un'apparenza non definitiva, ma in continuo divenire. Così si nega che qualcosa sia, perché tutto é in divenire e si dissolve; ma, nello stesso tempo, non si può nemmeno dire che non sia, perché vi é un'apparenza con cui ci si deve confrontare. Non vi é la categoria dell'essere, ma non vi é nemmeno la categoria del non-essere. Così nel Buddhismo occorre evitare i quattro estremi considerati errati: dire che qualcosa sia, che qualcosa non sia, che qualcosa sia e non sia, che qualcosa né sia né non sia.
Il Buddhismo parla di "intenzione", riferendosi ad una volontà che deve spingere l'uomo a porsi in un rapporto di solidarietà, di benevolenza con tutti e con il tutto. Però questa intenzione alla benevolenza e alla compassione è diversa dall'agape cristiano per la presenza di due motivi inerenti al Dhamma buddhista stesso: la negatività del desiderio, che porta inevitabilmente all'attaccamento, e la negazione dell'individualità. Naturalmente un'intenzione deve basarsi su qualcuno che la scelga; quindi su una 'individualità'. Questa individualità nel Buddhismo è più simile ad una 'costruzione' fatta con mattoncini Lego mai stabili, sempre in divenire, impermanenti. Si può dire allora che l'intenzione ha il fine di rendere consapevole il buddhista che l'altro é se stesso, e quindi di far conoscere la dimensione di non-individualità . Mentre l'agape cristiano necessità di un 'altro' posto dinnazi a noi, sostanzialmente altro da noi, per poter amarlo, la religiosità buddhista è come riconoscere e accogliere nell'altro la propria immagine riflessa in uno specchio...
Perché dunque, non riconoscendo la sostanziale individualità degli esseri, l'etica buddhista insiste così tanto nello sforzo per coltivare benevolenza e compassione? Perché chi si é 'distaccato' dall'idea di un sé permanente e sostanziale  non ha più nulla in sé che lo isoli dalle altre creature e lo eriga contro di esse ostile e nemico: nulla c'é più al mondo a cui essere unito gli sia particolarmente discaro (ma nemmeno nulla a cui essere unito gli sia particolarmente caro...a cui valga la pena di attaccarsi). La benevolenza del buddhista non distingue, non predilige, non s'inchina di qua più che di là: é indifferente e neutrale. Essa é sostanzialmente compassione e pietà per chi, ancora travolto dall'ignoranza, si dibatte tra le onde del `Samsara'. Ora, compatendo , benevolendo e praticando il distacco il  buddista non entra veramente in rapporto con la risposta che riceve in cambio , gli è in fondo indifferente.  Per questo il Buddismo può in pari tempo invitare a non commuoversi di nulla e di aver somma compassione di tutti...Perciò il Buddismo ha creato un ordine, non una chiesa...
#522
A proposito di grotte...Bisogna dire che c'è grotta e grotta. Un tempo si costruivano grotte nei giardini signorili, come sfondo per delle statue di marmo o gesso e come luoghi freschi e ombreggiati per  ripararsi dal caldo. Ecco, sostare in simili grotte artificiali è dilettevole, salutare e invitante alla meditazione. Invitare a uscirne sarebbe come invitare l'accaldato a tornar sotto i raggi del sole. Di solito chi invita gli altri ad uscire dalla loro grotta è il 'furbo' che se ne sta sotto il sole dichiarando: "Sentite come si sta bene qui, sotto il sole"... ::)
#523
James Hillman scriveva:

«Man mano che conosco i miei sogni, conosco meglio il mio mondo interno, divento amico dei miei sogni. In altre parole la profonda connessione con l'inconscio porta nuovamente ad un senso dell'anima, all'esperienza di un vuoto interiore, un luogo dove i significati sono a casa»...

Se chiedessero al derelitto Sari dove vorrebbe vivere e abitare gli  verrebbe da rispondere: "Dove  spariscono i sogni al risveglio".
Forse in quel luogo dove spariscono i sogni un bravo vaishnava cercherebbe la pietra preziosa nascosta da Vishnu. Il culto di Vishnu ha dato luogo a esperienze devozionali, o sampradaya ("tradizioni"), che hanno avuto un grandissimo impatto su tutto l'hinduismo in senso lato. Una delle più antiche correnti del vishnuismo (vaishnava-dharma...) è quella dei pancharatra (le "cinque notti", a proposito di sogni significativi...) dal nome di un sacrificio ricordato nei Veda. Sua caratteristica è spiegare la relazione fra il Dio supremo, al quale è rivolto l'amore dei devoti, e il cosmo con una serie di cinque emanazioni (vyuha); al si sotto di queste il mondo si dispiega negli stessi aspetti enunciati dalla filosofia del samkhya, visione fondamentale nella cultura indiana che contempla due principi di realtà, lo spirito e la materia.

Ciao
#524
Caro @Sgiombo,
 le tue obiezioni sono perfettamente logiche, ma un cristiano ferrato  le obietterebbe con le parole messe in bocca dall'autore ad Isaia: "I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri (la mia logica sovrasta la vostra logica...)".
La 'logica' di un Dio non avrebbe molto a che fare con la logica umana, suppongo (altrimenti che 'Dio' sarebbe?..). Vani e assai contraddittori sono stati storicamente i tentativi di capire quel che non si può logicamente capire (dal punto di vista umano...) e che diventa per questo 'motivo di un'oscura fiducia e desiderio', come direbbe il biblista Alberto Maggi il quale, rincara la dose,  poiché.." Le scelte di Dio vanno da sempre in direzione contraria a quelle degli uomini, poiché il suo è uno sguardo differente"...e a corroborare la sue tesi  mostra come questo Dio valorizza quel che gli uomini disprezzano, fa fiorire la vita là dove sembra ci siano solo rovine, e quel che il mondo scarta il Creatore lo adopera per realizzare il suo progetto sulla creazione ("La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo", Sal 118, 22). Progetto assai oscuro per noi invero, come giustamente fai notare...E l'inadeguatezza...questo criterio che ha indubbiamente il suo fascino su un altro inadeguato come il sottoscritto... sembra essere stato il criterio del Dio biblico nello scegliere i suoi profeti, cominciando da Geremia, troppo giovane per essere credibile, timido e balbuziente ("Ahimè, Signore  Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane", Ger 1,6). E il cornuto Osea? Era risaputo che la moglie, gran baldracca, lo tradiva ripetutamente, eppure scelse proprio lui per essere il profeta che doveva testimoniare al popolo un perdono più grande della colpa . Per denunciare le malefatte della casta sacerdotale e della corruzione del culto, non chiamò un fine teologo, ma un rude pecoraio, tale Amos, che con il suo linguaggio schietto e per nulla diplomatico, suscitò l'ira furibonda dei sacerdoti che lo cacciarono in malo modo dalla sua terra . Per non parlare di Giona, che non aveva alcuna intenzione di fare il profeta, e invitato di andare a predicare a Ninive , s'imbarcò in direzione contraria... ;D  Le scelte di Yeoshwa poi non sono da meno. Per la realizzazione del 'regno di Dio' non si rivolse a pii farisei e devoti sacerdoti osservanti delle leggi divine, uomini di indiscussa moralità e rettitudine. No, Yeoshwa costituì un  gruppo di dodici persone totalmente inadeguate al compito,  scarti della società. Chiamò Simone Pietro, il caparbio discepolo che lo rinnegherà, spergiurando ("Cominciò a imprecare e a giurare: Non conosco quell'uomo!", Mt 26,74), e Giuda l'Iscariota, il traditore, che per denaro venderà il suo maestro; Giacomo e Giovanni, i due fanatici fratelli che per la loro ambizione rischieranno di far naufragare il gruppo; un intoccabile, il pubblicano Matteo. Per non parlare di quell''altro Simone, detto  'Zelota' , inadeguato appartenente al partito armato che voleva liberare Israele con la forza. 

cit.:Ma innanzitutto contraddittoria é la pretesa che l' uomo, creato da Dio e dunque inevitabilmente incline a scegliere ed agire a seconda di (conseguentemente a) come Dio l' ha creato, sia dotato del libero arbitrio (dal momento che, da onnipotente, avrebbe dovuto necessariamente -che sarebbe stato logicamente impossibile che non lo facesse- crearlo tale da agire deterministicamente, e non certo tale da agire indeterminatamente, aleatoriamente (liberoarbitrariamente), dal momento che in tal caso il -mannaggia il gioco di parole!- caso proprio dell' agire umano, da Dio non dominabile, avrebbe costituito una contraddittoria limitazione della sua onnipotenza).

Ma così , privandolo della libertà di scelta tra accettarlo o rifiutarlo, non avrebbe creato degli "amici" ma degli automi, degli schiavi...che non avrebbero potuto far altro che amarlo essendone condizionati deterministicamente a questo. Tu, che sei padre (come me...) vorresti essere amato per libera scelta dai tuoi figli o perchè sono costretti a farlo e non possono far altro ? Sarebbe un ben misero 'amore'...forse non sarebbe nemmeno 'amore', a ben pensarci...Quindi, a perer mio, seguendo la 'logica' biblica, direi che una possibilità di scelta doveva lasciarla, avendo questa possibilità la propria causa in Dio stesso, quindi non indeterministica. In Genesi abbiamo questa immagine di un Dio che 'soffia' il suo spirito sull'uomo materiale e questo soffio vivifica l'argilla impastata. Infatti l'uomo non è semplice creatura, per la visione biblica, ma 'immagine e somiglianza' , in quanto 'portatore' del soffio divino. E può il soffio non essere 'libero' ("aleggiava sull'abisso"...)?

cit.
(Mi sembra evidente che queste sono obiezioni alla chiesa cattolica, a san Paolo e a Sant' Agostino e non a Sariputra, che, dimostrando un' ottima conoscenza -anche- delle religioni cristiana e islamica, le riferisce come tesi "altrui"; se non l' ho frainteso).

Penso che ogni tesi abbia la sua discreta 'dignità' e merita di essere raccontata, non fosse altro per il fatto che molti uomini hanno perso il sonno sopra di esse, lungo il corso della storia...è comunque un caleidoscopio oltremodo affascinante...spesso mi 'immergo' in quei 'mondi' e allora sono muslim in preghiera in un arido deserto, oppure vado profetando per le strade di Antiochia o ballo con le gopi nella foresta Vrindavana, un luogo al di fuori del tempo per coloro i quali riescono a vederlo ...forse ci sono stato davvero, chi lo sa?... :)
Namaste
#525
Essendo il 'libero arbitrio' sostanzialmente un concetto teologico cristiano bisogna dire, ad onor del vero, che nemmeno per la chiesa l'uomo è veramente 'libero' (l'unica libertà assoluta da cause e condizioni può dimorare solo nell' Incondizionato, in questo caso Dio...).  L'essere umano non può trarsi dalla sua condizione determinata dal 'peccato' (corrotta per il cristianesimo..cioè di 'separazione') se non per mezzo della Grazia. Infatti Agostino separa il libero arbitrio dalla libertà. Il libero arbitrio non è altro quindi che la possibilità data di scegliere tra due opzioni (bene o male...) in virtù di questa Grazia che Dio dona attraverso lo Spirito. Grazia che è quindi una volontà profonda ( un anelito disperato quasi ...) di andare verso il bene , continuamente  ostacolata dalla forza avversa che tende a separare la creatura dal Creatore. Pertanto ritengo piuttosto 'superficiali' certe affermazioni che si leggono , anche su Internet, nelle quali sembra che la teologia indichi nel libero arbitrio una sorta di 'libertà assoluta' data all'uomo, svincolata da cause e condizioni e poggiante unicamente in un'intrinseca volontà soggettiva. Non è così...Agostino stesso infatti si rifà in proposito alle parole di Paolo di Tarso: «C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; io infatti non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. " Paolo stesso s'accorge di non essere 'libero' ma determinato  nel suo agire da ciò che 'non vuole' ossia dalla sua stessa 'natura' d'uomo. Però anela al bene, che è il moto interiore della Grazia...anch'essa, in un certo senso, logicamente condizionante  l'aspirazione e l'agire stesso.
Agostino distingue dunque la libertà propriamente detta, definita come  "la capacità di dare realizzazione ai nostri propositi", dal libero arbitrio, da lui  inteso invece come la possibilità di scegliere, in linea teorica, tra opzioni contrapposte, ossia tra il bene e il male. Il libero arbitrio entrerebbe quindi in gioco solo nel momento della scelta, rivolgendosi ad esempio al bene. La "libertà" sarebbe però incapace di realizzarla proprio perché 'condizionata'.

Nell'Islam invece lo scontro, apparentemente irrisolvibile, tra i concetti di libera volontà, intesa come umano libero arbitrio, e di determinismo, ossia di divina predeterminazione, è da sempre oggetto di un grande interesse, ma soprattutto di accesa controversia, delineandosi non esclusivamente come un problema accademico o teologico-filosofico, ma anche politico, in virtù delle ripercussioni che tale dottrina possiede in ambito sociale. Secondo una serie di tradizioni, lo stesso Profeta Abū l-Qāsim Muḥammad ibn ʿAbd Allāh ibn ʿAbd al-Muṭṭalib al-Hāshim  :P   avrebbe scoraggiato le speculazioni in materia (in effetti appare anche a me una speculazione sterile... :( ).L'Islam, quale religione di legge rivelata, implica l'esistenza di un'intelligenza capace di cogliere il significato di tale legge e quindi la 'libertà' è sempre vincolata alla legge, anche se è presente la concezione di un'adeguata retribuzione all'azione umana («Iddio non imporrà a nessun'anima pesi più gravi di quel che possa portare. Quel che si sarà guadagnato sarà a suo vantaggio e quel che si sarà guadagnato sarà a suo svantaggio» (Cor. 2,286)
Nella teologia islamica la nozione dell'uomo come delegato di Dio diventa potenzialmente alternativa a quella di libertà (ed è interessante teologicamente il concetto...). L'uomo è chiamato a concorrere alla creatività divina secondo condizioni individuali. Il muslim, nel suo mettersi in rapporto con Dio, si riconosce con fierezza  quale Suo servo o 'abd, prendendo coscienza della trascendenza del suo Signore e della conseguente distanza esistente tra stato umano e divinità; riconosce in Allah quindi il proprio rabb, signore e maestro e nell'esercizio della divina rubūbiyya (signoria) riscopre l'onnipotente sovranità del Creatore. Corollario della condizione dell'uomo quale "servo" di Dio sarebbe il non aspirare a una normale forma di libertà (ikhtiyār).L'inferiorità di questo stato di 'servitù' sarebbe però ampiamente riscattato dall'investitura divina che lo rende Suo amministratore sulla terra. Tale "eredità", che per il credente è meccanismo insieme di riscatto e responsabilizzazione, viene affidata secondo l'Islam a ogni individuo all'interno del proprio campo d'azione.