Citazione di: acquario69 il 16 Maggio 2016, 10:35:29 AMSi può dire che la cultura dominante sia quella tecnologica (sul lavoro mi hanno imposto l'uso dell'iphone), e che noi stiamo facendo controcultura, perché la cultura dominante non ci soddisfa. Ma a me viene in mente un'altra cosa, non è che l'assenza di valori che spesso si lamenta non sia altro, e cioè un non riuscirsi a scrollare di dosso i vecchi valori dominanti di questa società, che hanno fallito e andrebbero superati? Mi riferisco al valore assoluto dato al benessere ed a tutto il suo corollario. Perché deve essere tutto indirizzato al benessere superfluo (c'è anche quello necessario), alla ricerca di piaceri stucchevoli, alla vanità di suscitare finto benessere, all'emotività teatrale e affettata o a quella iperrealistica e brutale? Ma non vi si interroga più su quali debbano essere i bisogni naturali dell'uomo? Chi produce decide di cosa ho bisogno, perché sa già di cosa ho bisogno: benessere, sentirmi come un re, avere un trattamento esclusivo, sentirmi importante, e altre str........anezze simili. Per ritrovare i valori occorre una controcultura che individui i valori dominanti, li sdogani e ne proponga il superamento. L'ideologia del benessere di presenta come un freno per la nostra evoluzione, perché ci lascia abbarbicati ai falsi bisogni. È anche vero che è difficile individuare i bisogni autentici e separarli da quelli inutili, però almeno provarci.....Citazione di: cvc il 16 Maggio 2016, 09:10:47 AM
Su cosa sia la cultura, tutti quanti ne abbiamo un'idea più o meno chiara. Ma la controcultura? Il termine suona piuttosto bizzarro, qualcuno potrebbe pure averne sentito parlare poco o niente. Eppure è un concetto che circola già da tempo. Non è una di quelle parole chiave che riempiono a dozzine i discorsi quanto, piuttosto, una presenza più sfuggente e strisciante. Un qualcosa che si è infiltrato nelle nostre coscienze e il cui effetto imita un po' quello dello scoperchiamento del vaso fi Pandora. La mia è una pura ricerca mentale, non mi sono documentato prima di scrivere (forse avrei dovuto). Vediamo un po', da dove si può partire per parlare di controcultura? Forse da Socrate, sicuramente dai cinici, magari dall'inizio della filosofia stessa. Si perché controcultura dovrebbe indicare un sovvertimento dei valori riconosciuti socialmente dalla civiltà. Io però non farei partire il discorso così indietro, perché fino ad un certo tempo della nostra storia, nonostante gli esempi citati, la concezione dell'opinione pubblica era piuttosto chiara: ci sono i colti e gli ignoranti. Ma a partire dalla modernità e dal positivismo, qualcuno ha iniziato ad insinuare l'idea che era ormai inutile studiare la letteratura classica, i greci con le loro guerre e mitologie, che le scuole avrebbero dovuto anzitutto formare i giovani per il lavoro (industriale s'intende). Io personalmente non ci trovo niente di male se un operaio lavora pensando ad Achille o Ulisse, chi dice che non possa invece trovare l'input per lavorare al meglio? E dopotutto, l'organizzazione scientifica del lavoro non è forse un cane che si morde la coda? Perché devo migliorare la mia efficienza se poi sarà quella stessa efficienza a lasciarmi senza lavoro? Mi accorgo che forse per controcultura si intende altro, e forse sono riuscito nell'impresa, non da poco, di andare fuori tema in una discussione di cui propongo il tema. Ma il concetto è che se non esistono più solo colti e ignoranti, ma anche fra i colti c'è distinzione fra una cultura vera e una falsa, come ci si raccapezza? Si studia per anni per poi ritrovarsi più stupidi di prima? Prima di pubblicare vado a leggere su Wikipedia cosa dice riguardo al termine controcultura...........
............ "Chiunque fa controcultura, quando non si accontenta del sapere istituzionalizzato e si prefigge una comprensione "altra" della vita e quindi della società in cui abita" (Wikipedia)
ome risposta ti ripropongo quello che ho scritto poco fa..
anche secondo me l'aver coscienza non puo non prescindere dal senso del tempo...e pensare che nel nostro di tempo,nella nostra epoca attuale si fa di tutto perché del passato non venga coltivata nessuna memoria,nella scuola esistono ancora le materie formative in tal senso? non mi sembra.
tutto e' indirizzato ad un indottrinamento iper specialistico adatto per forgiare atomi tecnologici idonei al mercato,iperflessibile quanto precario,perché cio che si vuole e' appunto un uomo sradicato,senza identità e per l'appunto privo di coscienza.
ma non solo la scuola...tutto e' ormai vissuto e concepito all'insegna dell'istante.
aggiungo che secondo me esiste una chiara e precisa intenzione atta a far si che le persone non debbano più pensare e sopratutto non debbano più avere senso critico (io credo che ci stanno riuscendo)
tutto deve essere solo basato sul criterio dell'utilità,dell'efficienza come dici anche tu e del calcolo..insomma macchine che producono..il sub/post-umano che avanza