Non credo che "natura" sia un termine astratto, lo è se depurata con l'intento classificatorio delle scienze "oggettive". La natura è ciò che accade (il terrore, l'angoscia profonda e la meraviglia) nel momento in cui qualcosa in essa prende coscienza di tutto quello che c'è sentendosene contemporaneamente inclusa ed esclusa. La natura è il mondo che ci presenta la sua immane e irriducibile resistenza, ma che proprio in virtù di questa resistenza ci consente di sentire la nostra possibilità di costruire in esso una possibilità di resistenza ove poter per un po' progettare di abitare rimanendo. Essa nutrendoci ci distrugge e distruggendoci ci nutre. Questa è la sua ambiguità e la sua profonda contraddizione, una contraddizione che si risolse originariamente nell'immagine di un immane ciclo cosmico o nell'oscillazione di una pulsazione che sempre si ripete inghiottendo e generando continuamente ogni sua parte. La natura è il tema del racconto mitico dell'esistenza che ci tramandiamo per poter in esso sopravvivere.