Citazione di: Eutidemo il 26 Giugno 2019, 07:24:50 AM
Ciao Anthony.
Sinceramente, non riesco a capire bene la differenza tra "legittimità morale" e "legittimità pratica"; semmai io parlerei più che altro di "liceità morale" e di "opportunità pratica".
Quanto al fatto che "...le tasse (rectius: le imposte dirette) sono correlate al reddito, ma spesso il reddito è una determinazione formale che non tiene conto di tanti costi", questo è vero solo in parte, in quanto occorre distinguere tra:
- i lavoratori dipendenti, i quali non possono dedurre analiticamente NESSUNA delle spese effettivamente sostenute, al posto delle quali viene loro concessa una detrazione forfetaria dall'imposta lorda;
- gli imprenditori e i lavoratori autonomi, i quali, invece, possono dedurre analiticamente TUTTE le spese effettivamente sostenute per la produzione del reddito, ad eccezione soltanto di POCHE ritenute fiscalmente indeducibili.
A determinate condizioni, comunque, anche questi ultimi possono optare per regimi che qui (molto genericamente) defineremo "forfetari"; i quali, peraltro, fruiscono di una ESTREMA SEMPLIFICAZIONE sia contabile, sia dichiaratoria.
In ogni caso, "criteri più semplici" o addirittura di "esenzione da determinate formalità", esistono sin dallo scorso secolo per le imprese di piccola entità; soprattutto se sono nei primi anni di attività.
Una completa "esenzione dall'imposizione" per le imprese di piccola entità, invece, sarebbe una vera ASSURDITA' morale e giuridica, peraltro in contrasto con:
- l'art.3 della Costituzione, in quanto, a parità di reddito, sarebbe iniquo sperequare tra "piccoli imprenditori" e "piccoli lavoratori dipendenti";
- l'art. 53 della Costituzione, in quanto tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, in base a criteri di progressività (per cui, una "autentica" flat tax sarebbe incostituzionale).
Fermo restando che al di sotto di un determinato reddito, NESSUNO VIENE COMUNQUE ASSOGGETTATO A TASSAZIONE.
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A parte quanto ho scritto sopra, se si escludono per determinate "PRESUNTE" attività marginali sia le dichiarazioni dei redditi sia puntuali controlli di veridicità del dichiarato, "...per incentivare lo sviluppo di quelle imprese, che vivono in una realtà economica difficile e che con buona probabilità si ritrovano a competere con altre imprese completamente illegali che gli fanno concorrenza sleale", io ti chiedo: COME SI FA A DISTINGUERE TRA LE UNE E LE ALTRE?
Voglio dire, esonerandole completamente sia da obblighi tributari sia da controllo fiscale, come fai a sapere:
- se si è DAVVERO in presenza di "imprese minime, che vivono in una realtà economica difficile";
- ovvero se si è in presenza di "imprese estremamente reddituali, e che FINGONO soltanto di essere minime, e di vivere in una realtà economica difficile"?
E' ovvio che, per effetto di una ipotetica esenzione, anche queste ultime potrebbero scegliere di uscire dall'illegalità rendendo il sistema economico più trasparente; ma a che scopo, se poi non pagano lo stesso un euro di tasse (per giunta senza più correre rischi)?
Sarebbe una ulteriore presa in giro per chi le tasse le paga, o no?
Un saluto!![]()
Ciao Eutidemo, noi due ragioniamo su paradigmi differenti. Il tuo è un paradigma giuridico, mentre il mio è un paradigma economico e sociale. Partendo da questa premessa ti spiego cosa intendo con "legittimità pratica", cioè un assetto legislativo fondato su ragioni di convenienza per lo stato. Lo stato per tassare una certa situazione sostiene dei costi di controllo, a questo poi si aggiungono i costi economici degli effetti distorsivi della tassazione e eventuali costi sociali, dall'altra parte ci sono le entrate che la tassazione produce. E' possibile che, a conti fatti, tutti questi costi che la tassazione produce siano superiori agli stessi introiti per cui tassare non conviene allo stato.
Poi vorrei riprendere la tua osservazione sull'art. 3 della Costituzione, ti faccio osservare che la piccola flat tax fatta da Salvini, che oltretutto allarga un meccanismo che era già stato introdotto dal PD, sarebbe per te incostituzionale eppure non mi pare che la consulta sia della tua stessa opinione.
La verità è che il reddito per un lavoratore autonomo o imprenditore ha un significato differente di quello che ha per un lavoratore dipendente che ha comunque dei punti di riferimento certi, e che non ha su di se il carico di una serie di scelte economiche che ha in carico l'imprenditore.
Naturalmente lo so che nei sistemi finanziari ci sono tante semplificazioni, e ci mancherebbe. Quello che però tendo a far notare è quel meccanismo culturale, quella sensazione che il sistema fiscale sia vessatorio, nasce perché ci sono molti cittadini che sentono il peso di questa vessazione. Questo meccanismo culturale, poi, alimenta culture liberiste sull'onda del "meno tasse per tutti", cioè non solo per coloro che sarebbe opportuno detassare, perché hanno piccole imprese, ma anche per tutti quelli che di pagare le tasse sul serio potrebbero permettersi.
Un saluto