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Messaggi - iano

#5236
Se l'Italia è terra di mezzo la sua regione più rappresentativa è la Sicilia e qualcuno mi ha fatto notare che esistono due tipi di siciliani completamente diversi fra loro , pur parlando lo stesso dialetto.
Da Siciliano ci ho pensato un po', e poi ho dovuto ammettere che è vero.
Se si capisce come ciò sia potuto avvenire si potranno fare previsioni per il futuro , ma a naso non vedo profilarsi alcuna omologazione.
La globalizzazione ha effetti potenti, ma forse diversi da quelli previsti .
Diciamo un villaggio globale tipo Italia , dove tutti saranno diversi , pur parlando la stessa lingua.
Siamo noi il modello a cui il mondo si conformerà.
#5237
Tematiche Filosofiche / Re:ANTIGONE
03 Luglio 2019, 19:06:56 PM
Ciao Eutidemo.

Il mio problema oggi è che vengo invitato continuamente al non rispetto delle leggi nell'ambiente di lavoro , dove si crea un sistema , chiamiamolo andazzo , che gli altri colleghi stessi ti invitano a seguire .
Infatti non seguire l'andazzo non solo mette in forse il tuo quieto vivere , ma anche il loro ,  e sono loro i tuoi primi censori.
Mi chiedo se gli antichi Greci vivessero anche questa tragedia fra le tante.
Se dovessi scrivere io questa nuova tragedia la intitolerei SCHETTINO.
O forse è stata già scritta?
#5238
Adelphi 2019.
Sono a un terzo del libro.
Seppur promette di farsi leggere velocemente , nonostante l'argomento ostico ( o almeno così sembrava potenzialmente) , non posso aspettare nel consigliarvi questa meraviglia di saggio sulla località e non località in fisica.
È così scorrevole e chiaro per me , oltre che di piacevole lettura , che mi chiedo quanto ciò sia dovuto all'autore e quanto all'aver partecipato io a diverse discussioni in merito sul forum.
Libri e discussioni sui forum , e internet in genere , sono cose lontane mille miglia , sebbene molti si ostinino a giudicarli con lo stesso metro , ma la piacevole sorpresa di questo libro mostra per me quanto siano complementari.
L'aver potuto riflettere e scrivere sul forum a ruota libera in libero confronto, soprassedendo sulla coerenza (da parte mia ) e riportando così  i pensieri così come venivano deve avermi ben predisposto evidentemente a digerire questo libro.
Sia come sia , questo mi appare come il miglior libro di divulgazione scientifica mai letto.
Ma forse il maggior pregio del libro non è il farti capire tutto con uno schiocco di penna , ma quello di farti capire perché finora non lo avevi capito.
Quasi vi consiglierei di iniziare da secondo capitolo , perché quello che viene prima potrebbe scoraggiare un po'.
Ma solo un poco.
E sarebbe un peccato abbandonare questa lettura.
Inoltre la filosofia qui ha il giusto posto.
Se filosofia e scienza fossero due oggetti distinti separati da uno spazio , al modo della località,qui si mette in dubbio questa località perché, almeno in parte ,in questo libro sembrano occupare lo stesso spazio , o fanno parte se preferite della stessa storia , dove si dice che si passano la palla vicenda e nessuno dei due può giocare da solo , che poi non sarebbe neanche bello giocare col muro.
Magnifico.
#5239
Una deviazione del corrente flusso dei pensieri , se non la strada maestra verso la spiritualità, mi sembra il minimo comun denominatore della spiritualità su cui tutti possono convergere.
Poi c'è chi entra in quella dimensione del pensiero spinto da pulsioni non controllabili , e che non c'è nessun buon motivo di censurare comunque , facendovi tanta strada quanta basta e chi va' oltre.
Rifiutare la propria dimensione spirituale , quale che sia la sua dimensione, significa rifiutare se stessi , e ridurre questa dimensione al minimo comun denominatore , come mi pare si faccia qui , aiuta certamente a non rifiutarla e quindi è cosa buona e giusta , perché aiuta ad essere se' stessi.
Avere paura di noi stessi è la cosa peggiore che possa capitarci e il rifiuto preconcetto della dimensione spirituale è parte di questo danno.
Visto che oggi viviamo in un mondo in cui tutti fanno leva sulle nostre paure , deviare il flusso perverso di queste paure correnti entrando in una dimensione spirituale mi sembra quanto di più utile oggi possiamo fare.
Chiamiamola pure preghiera.
#5240
Citazione di: Freedom il 24 Giugno 2019, 09:38:14 AM
La preghiera ha tanti vantaggi ed uno di quelli, a mio avviso, più importanti, è purificare i pensieri.

E' bene tuttavia intendersi su cosa intendo per "purificazione" dei pensieri. Se una persona osserva il flusso dei propri pensieri rileva che esso scorre ininterrotto da mane a sera. Si dipana in una miriade di associazioni che scaturisce da fatti esterni ed interni. Questo flusso, tranne quando siamo chiamati a soddisfare bisogni e/o risolvere problemi (troviamo qui una parziale pausa) ci porta a spasso per le strade della vita. L'intensità emotiva di questi fatti gioca un ruolo fondamentale ma, tuttavia, non propriamente decisivo. Si può tentare un governo di questa dinamica e dunque dare un minimo di direzione ai propri pensieri.

https://it.wikipedia.org/wiki/Preghiera
Non riesco a rinunciare del tutto alla preghiera , perché evidentemente come ben dici al minimo svolge la funzione di proporre un diversivo al flusso dei pensieri ,quando ciò si sente il bisogno di fare, ne' ad eliminarne del tutto là ritualità in tali frangenti ,  così devo giungere le mani , pur non credendo.
Se si sente il bisogno di accedere a una altra possibile dimensione bisogna almeno mimare l'apertura di una porta e perciò le mani servono.
Si accede a un altra dimensione del pensiero che possiamo chiamare anche pura , perché no ?
Bella comunque la riflessione che apre questa discussione.
Ma la preghiera non è l'unico modo per distrarre il flusso dei pensieri e anche leggere un libro lo è, e le mani giunte mi pare simulino proprio un libro.
#5241
Ci sono cose che riusciamo a simulare bene , come ad esempio la nostra memoria attraverso la memoria di un computer , e questo ci consente di darle il giusto valore.
Altre invece , come la coscienza ,no , per cui c'e sempre il rischio di sopravvalutarle o sottovalutarle , entrando in questa valutazione inevitabilmente fattori estranei.
La coscienza per noi è un fattore tendenzialmente con funzione distintiva nell'ambito del regno animale e perciò credo la sopravalutiamo.
Non sappiamo se esistono una o più sostanze irriducibili ,
ma la nostra capacità di ridurre tutto in pezzi e di ricomporre diversamente, non si ferma neanche di fronte alle presunte irrudicibilita' . L'io e il me sono alcune di queste costruzioni certamente non gratuite , ma senza che ciò garantisca una loro sostanziale esistenza.
Sarebbe utile esercizio attribuire a tutti questi termini valori vari per vedere l'effetto che fa'.
Sospetto che l'abbassare il valore che diamo alla coscienza ci restituirebbe un quadro meno inutilmente artefatto della situazione.
La distinzione fra azioni coscienti e istintive ha certamente un senso operativo e a quello dovremmo limitare le nostre considerazioni credo.
Le riduzioni della realtà in termini di io e di me , nella misura in cui sfumano l'uno nell'altro mostrano la loro natura artificiosa , alla quale comunque non possiamo in genere rinunciare dal punto di vista funzionale.
Il saper comunque che ci si possa astrarre da essi , almeno in linea teorica , mi pare fonte di saggezza e armonia fra gli esseri viventi , perché mi sembra ovvio che la loro divisione è utile quanto artificiosa , mentre una sopravvalutazione della coscienza mi sembra fonte solo di artificiose inutili distinzioni.
#5242
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
14 Giugno 2019, 14:15:42 PM
@Sciombro.
Lo spazio è nella coscienza e non viceversa.
Mi piace.Ok.
#5243
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
12 Giugno 2019, 23:22:07 PM
Citazione di: sgiombo il 12 Giugno 2019, 12:15:18 PM
X Iano

Poiché mi sembri molto affascinato de ciò che di controintuitivo la scienza ci fa scoprire (di quanto la realtà -fenomenica materiale - naturale scientificamente conoscibile- sia "diversa da come appare" immediatamente al senso comune, vorrei invitarti a considerare quanto sia ben più antiintuitivo e contrario alle "apparenze immediate del senso comune" il fatto (di cui a mio parere bisognerebbe rendersi conto filosoficamente) che non é che le coscienze siano (e dunque non sono da cercarsi) nello spazio (dei fenomeni material), ma invece lo spazio (dei fenomeni materiali) é nelle coscienze.
Mi sembra qualcosa di ben più controintuitivo che la rotondità della terra, l' eliocentrismo, la relatività del tempo ai sistemi di riferimento, l' indeterminismo e la non-località quantistica!
Sono d'accordo.E' ciò che ho scritto.
Se non possiamo per nostra natura fare a meno di divedere il mondo in parti , tipo noi e il resto del mondo , a questi occorre aggiungere un parte di interfaccia ,quella che contiene lo spazio , il tempo  etc...
Per alcuni studiosi spazio e tempo hanno i giorni contati.
Intendono con ciò che qualcosa di più fondamentale e/o reale li sostituirà.
Questo gioco di bocciature e promozioni non sembra avere fine, e anche se non porta in nessun posto è difficile pensare che non vada da qualche parte.
È possibile che sia così, ma non giova al raggiungimento di questa possibile metà il sapere che stiamo andando da qualche parte , ma non sappiamo dove.
Mi sembra sia più utile vedere dove mettiamo i piedi perché a guardare troppo in la' si rischia di finire dentro un disastro ambientale.
Non è pensabile che noi si possa giungere al senso e all'essenza del mondo .
È vero, le nuove scoperte scientifiche ci sorprendono e possono appassionare con la loro controintuita' i bastian contrari come me , ma come si dice , e vale anche per la natura , uno scherzo è bello se dura poco e forse è arrivato il momento di smetterla di giocare al gioco dell'eterna sorpresa.
Stiamo distruggendo il distributore di noccioline.


#5244
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
11 Giugno 2019, 14:59:01 PM
Citazione di: Ipazia il 11 Giugno 2019, 14:04:58 PM


In politica ed economia funziona effettivamente così, ma nella ricerca scientifica la conoscenza si basa sulla nostra capacità di dimostrare i teoremi e nessuno può permettersi di non vedere quello che ha visto ma non vuole vedere; il che non ha nulla di paradossale ed è pienamente in linea col funzionamento della natura. Il topolino che impara ad azionare la leva che gli procura il cibo non si limita a credere, ma sa. E quando lo sperimentatore cambia le regole del gioco il topolino impara presto a sapere che quello che credeva prima non vale più.
La storia dell'uomo e quindi della scienza è piena di cose che non abbiamo voluto vedere e non v'e' motivo di pensare che non continuerà ad esserlo , a meno che non si pensi che noi viviamo in un tempo privilegiato .
Il topolino in effetti bada al sodo e quindi  ha meno difficoltà nel cambiare paradigmi all'occorremza rispetto a noi che su una corrispondente storia di noccioline umana proviamo sempre a intravedere  l'essenza del mondo .
La dimostrazione dei teoremi di Euclide ci ha fatto credere , e quindi vedere , un mondo Euclideo , che però oggi sappiamo non essere.
La dimostrazione corretta di un teorema altro non è che dire la stessa cosa , le ipotesi , in modo diverso , di modo che i teoremi possono prendere il posto delle ipotesi e queste quelle dei teoremi.
Il mondo è Euclideo o iperbolico se ci pare , il che significa che in se' non è ne' questo ne' quello se non nella misura in cui ne siamo parte.
Alla fine però è sempre una questione di noccioline , e se questo può essere deprimente , mi sembrano invece esaltanti gli stratagemmi con cui riusciamo ad ottenerle.
E siccome il dispiegarsi di queste strategie dipende anche dalle nostre filosofie la mia filosofia è quella che tende a potenziarle , cercando di vederle per quelle che sono,senza caricarle di compiti impropri e quindi ostanti alla loro funzione.
Quando dimostriamo un teorema stiamo solo cambiando punto di vista a partire dal diverso punto di vista delle ipotesi , il che non è poco quando dobbiamo inventarci nuove strategie.
Se dico che vale il postulato delle parallele o il teorema di Pitagora sto dicendo la stessa cosa come si può dimostrare anche se non sembra , ma per noi , animali visivi , ciò che sembra e' essenziale e fa' la differenza fra mangiare e non mangiare la nocciolina.
Si potrebbe dire quindi che nulla cambia , se la stessa cosa ci appare diversa , se non fosse che noi e ciò che ci appare facciamo parte di questo mondo.
#5245
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
11 Giugno 2019, 12:16:20 PM
Citazione di: Ipazia il 11 Giugno 2019, 10:31:38 AM
La cosa più incomprensibile dell'universo è l'emergere di una mente che cerchi di comprenderlo. Però esiste e dobbiamo prenderne atto. Col che inizia la discesa: decisamente meno faticosa, ma attenzione ai precipizi. Le ali che possediamo non sono tarate sulla forza di gravità del reale.
Una mente che ne fa' parte , e diciamo così, parte , perché come altro potremmo dire?
Questo modo di dire comporta però complicazioni , come il chiedersi dove sta esattamente la mente.
Potremmo trovargli ragionevolmente un confine di massima che la contiene , ma avremmo comunque difficoltà se volessimo precisare meglio i suoi confini.
Il fatto è che la trattiamo , non sapendo come altro trattarla come un oggetto , dandogli quindi la proprietà della località.
Sono d'accordo con te.Bisogna prenderne atto e allo stesso tempo prendere atto che essa può non avere il carattere della località, anche se non riusciamo a pensarla senza.
La mente potrebbe essere parte del mondo diremmo meglio, perché fino a prova contraria le parti sono solo un'idea della mente , così come lo sono lo spazio , gli oggetti , il tempo è in genere tutte quelle idee che sembrano essenziali per interfacciarmi con la realtà.
Ma se proprio per nostra natura (pregiudizio visivo ) non possiamo fare a meno di parlare di parti sarebbe arrivato il momento di frapporre fra mente e realtà propriamente detta (fisica) quella parte di interfaccia popolata da utili e indispensabili fantasie e visioni , che sono pura creatività vitale , svincolandola in questo modo da attributi non propri e rendendola così meglio libera di esprimersi , e quindi più efficace.
Se la mente è parte del mondo, e lo spazio il tempo e la località e le parti sono parte della mente , allora sono parte del mondo , e se in ciò si scorgesse un qualche paradosso anche quello lo mettiamo da parte e ce lo teniamo in conto .
Ci dovrà pure essere nello spazio delle possibilità un paradosso insuperabile per sua natura , o no?
Se riusciamo a immaginarlo allora c'è.
Parte del mondo è ciò che crediamo esso sia , posto che tale credenza non è mai gratuita anche quando tale ci appare.
Perché vale la pena aggiungere che ci sono credenze che restano negli archivi della storia e altre di cui si è persa ogni memoria.In altri termini....
Una credenza intersoggettiva ha più valore , ma resta pur sempre una credenza a cui dobbiamo imparare a dare il giusto valore positivo.
La conoscenza si basa sulla nostra capacità di credere , e questo è il nostro paradosso insuperabile e fondante ,  da cui tutto si spiega , o meglio si dispiega compresa la nostra spiritualità , basata che sia sulle visioni o sulla loro negazione, su ciò che vediamo perché vogliamo vedere o su ciò che non vediamo perché non vogliamo vedere.
#5246
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
11 Giugno 2019, 09:05:28 AM
Citazione di: odradek il 11 Giugno 2019, 01:27:04 AM

l'agente patogeno della pesta raggiunge al massimo i 2.5μm (ma credo più 2 che 2.5) e non riesco a darmi conto di come un microscopio costruito tra il 1580 ed il 1620 potesse arrivare alla risoluzione necessaria a individuare una entità lunga due milionesimi di metro al massimo. C'è qualcosa che non va.
Non hai torto.
Ho tralasciato di riportare che ciò che si vedeva a quel microscopio nato per caso andava poi disegnato e ricostruito cn un po' di fantasia.
Il tutto è descritto nel libro di Paul G.Falkowski, I motori della vita.Come i microbi hanno reso la terra abitabile.
Ancora in edicola credo , allegato alle "Scienze".
L'autore ipotizza che proprio la deficienza del mezzo abbia congiurato , nonostante la scoperta rivoluzionaria di un nuovo mondo microscopico , al ritardato sviluppo della biologia , a causa cioè, come io ho indicato , di un pregiudizio visivo.
Pregiudizio che io credo essere ancora attuale , se allarghiamo il campo della vista anche alle visioni , cioè a ciò che possiamo immaginare.
Quando associamo una immagine ad illustrazione di una teoria fisica in fondo stiamo facendo un lavoro di ricostruzione di fantasia simile a quello fatto da Galilei , e quando questo lavoro dovesse risultare poco soddisfacente  , come avviene a mio parere nel campo della MQ quantistica,  ciò può avere qualche effetto sulle dinamiche di sviluppo e di applicazione della teoria.
La MQ in particolare mette in dubbio un caposaldo della fisica tradizionale , la localita' , e mi chiedo quanto questo caposaldo sia debitore della vista.
Il fatto è che possiamo non ipotizzare la località nella teoria , ma non possiamo farne a meno quando dobbiamo approntare gli esperimenti che la confermino.
Cosa sia la località non è facile da capire , nonostante gli encomiabili sforzi esplicativi fatti da Apeiron in questo forum , ma i suoi sforzi uniti alla lettura di "Inquietanti azioni a distanza" di George Muster forse riusciranno a farmi capire.
Al momento mi chiedo e vi chiedo quanto questa località, che non sembra essere cosa  a fondamento della realtà secondo la nuova fisica , possa essere un prodotto della nostra predilezione al senso della vista , e più in generale alla tendenza a manipolare visioni.
Nella introduzione del libro vengono riportate due dichiarazioni di Einstein che prese imsieme fanno riflettere molto:
1.I concetti della fisica fanno riferimento a un mondo reale esterno...oggetti che devono avere una "esistenza reale" indipendente dall'osservatore...oggetti che esistono indipendentemente  uno dall'altro , in quanto "giacenti in punti diversi dello spazio".
2.La cosa più incomprensibile dell'universo è la sua comprensibilità.

Mi pare che il termine chiave qui sia "comprensibilità" che richiama un po' l'abbracciare il mondo in un "colpo d'occhio".
Dal nostro "punto di vista" il mondo è certamente fatto di oggetti distinti e separati che occupano un punto dello spazio .
È ovviamente un punto di vista limitato che la scienza sta cercando di allargare , senza che ne possa fare a meno.
Così abbiamo teorie locali che convivono con teorie non locali e la località sembra essere un mezzo relativo più che un fondamento della realtà.
Siccome però la localita' a me sembra legata al mezzo relativo della vista , fondamentale per noi , ciò ci crea non pochi problemi.
Certamente i nostri sensi allargati agli strumenti di misura servono a interfacciarci con la realtà, ma il poterla comprendere nella sua essenza è solo una illusione sensoriale in senso lato.
Parafrasando Einstein direi che " e' sorprendente come facciamo a interfacciarci con la realtà in modo sempre più efficace senza comprenderla " .
Il punto focale filosofico rimane comunque il significato che vogliamo dare al termine comprendere.
#5247
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
11 Giugno 2019, 00:49:49 AM
Riassumendo , per cercare di reindirizzare la discussione ai suoi intenti originari.
Continuaiamo a comprendere il mondo anche attraverso la vista, nonostante i suoi limiti e lacune evidenziati dalla scienza.
La scienza stessa però sembra non poter fare a meno di creare immagini a sostegno delle sue teorie , in modo da "farci vedere " la teoria, ciò che per noi vale comprenderla.
Questo circolo , virtuoso o vizioso che sia , sembra entrare in crisi con la MQ.
È ovvio che la comprensione della teoria , nel senso sopra detto , non è essenziale all'applicaziome della teoria.
Eppure a noi sembra che ci manchi qualcosa.
Siamo a un punto di svolta evolutivo?
Forse , ma il problema è che non riusciamo a rinunciare a una visione del mondo, perché cercarla è nella nostra natura , ma non nella natura delle cose a quanto pare.
Volendo complicare la questione, e non dovrei , ma i pensieri come vedete vengono da se' in diretta forum , mi chiederei se la località altro non sia che un "difetto della vista".
#5248
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
10 Giugno 2019, 23:58:35 PM
Citazione di: viator il 09 Giugno 2019, 17:09:10 PM
Salve odradek. Stupefacente coincidenza (ma forse abbiamo teste che hanno qualcosa in comune) : Dà un'occhiata a ciò che ho scritto da poco (senza aver prima letto te) a Sgiombo in "Materia e sostanza" !. Saluti.
Se indicavi il numero del post era meglio.
Come si fa' a districarsi fra critiche punto punto e critiche punto punto di critiche punto punto se non si pone un limite a questi punti?
Ci sono cose in cui il forum è insostituibile a mio parere .
Ne dico una.
Quando leggo uno scritto filosofico o un libro di divulgazione scientifica non pretendo di capire tutto.
Se però l'argomento è interessante cerco di riportarlo comunque in una discussione sul forum , e solo quando faccio ciò mi rendo conto di aver invece digerito bene l'argomento come se , parafrasando un famoso scienziato , il mio scritto fosse più intelligente di me.
Se non dovessi scrivere su un forum mi sentirei un idiota a scrivere ame stesso e non lo farei.
Sarei curioso di sapere cosa di buono vi dia questo media a voi oltre alla possibilità di una critica puntuale punto punto.
A volte poi l'impressiome è che questa critica punto punto venga attuata mentre si legge il post , e non dopo averlo letto tutto.
Leggendolo tutto il concetto che si vuole esprimere , pur fra tant'è comtraddizioni , a volte viene fuori lo stesso , rendendo evidente che le contraddizione sono l'imefitabile prodotto di un pensiero nel suo divenire.
Naturalmente si potrebbe obiettare che un pensiero va' espresso solo quando maturo , come si fa' quando si scrive un libro. In questo modo però si rinuncerebbe alla specificità di questo media , che non è un libro , e lo si snaturerebbe diversamente.
Se parola è una cosa , se stampo un altra , se posto un altra ancora, e cosa sia quest'ultima , vista la nostra esperienza lunga , potremmo iniziare a confessarci su cosa sia , e forse la possibilità di una critica punto punto , specificità di questo media , non apparirebbe al primo posto.
Il media , che resta comunque un mezzo relativo che siamo liberi di scegliere ,influenza pesantemente nel bene e nel male ciò che si esprime , allo stesso modo che la vista influenza pesantemente il modo in cui il mio mondo si "esprime a noi " attraverso essa , essendo sempre un mezzo relativo ma con la differenza che la sua scelta sembra più obbligata che libera.
Il fatto che la scelta sia obbligata mi pare ci faccia dimenticare quanto il mezzo sia relativo , dando alla nostra conoscenza un valore forse falsato.
Questo è il nocciolo della discussione detto in pochi punti criticabilissimi sempre e comunque.
Rinuncio ai collegamenti che ho fatto con là spirituali che qualcuno ha usato per sviare il forum.
Troppa carne al fuoco non si dovrebbe mai mettere se si meditasse più quello che si scrive non lasciandosi prendere dal corso dei pensieri.
Mea culpa?😅
#5249
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
10 Giugno 2019, 22:13:58 PM
Spesso ci si dimentica della relatività e delle potenzialità e dei limiti che ogni media regala e pone.
Di solito critico la filosofia di una persona che desumo dai suoi scritti e non i suoi scritti punto per punto , anche se questo desumere che non chiede delucidazioni punto per punto ha dei limiti .
Mentre lodo l'originalita' dei concetti, o quella che a me pare tale, come fossero nati lì per lì .
Questo mi pare il bello di questo media.


#5250
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
10 Giugno 2019, 21:56:05 PM
Citazione di: odradek il 09 Giugno 2019, 12:44:16 PM
a iano:

cit:
a- Non mancheranno parti criticabili nel mio scritto , per mie lacune ,
b- ma spero arrivi comunque il concetto nella sua essenza ,
c -e su questo sopratutto attendo critiche e "visioni" alternative eventuali.

o:
inizio da qua.
Parlare è difficile, scrivere lo è ancora di più.
A quasi tutti risulta fastidioso che il proprio scritto venga sezionato e analizzato parola per parola ma è la unica strada per capire cosa lo scrivente intenda.

Quando si fa questo non è per "inchiodare" l' interlocutore, ma per "inchiodare" i concetti esplicitati di post in post.
Fissando i concetti definitivamente -almeno nell'ambito di un 3d- sapremo entrambi sempre e precisamente di cosa stiamo parlando ed eviteremo incomprensioni in seguito.

Tu chiedi in -c un confronto sul concetto,
ma per fare questo si deve prima capire le basi su cui si fonda il tuo concetto.
Se le basi su cui si fonda differiscono, di conseguenza differirà l'interpretazione del concetto di cui si vuol discutere e risulterà quindi del tutto inutile farlo se prima non si sono esaminate le basi su cui si fonda.

Discutere le basi però significa esaminare una per una le "parti criticabili" di cui dici in -a.
Quindi si dovrebbe contraddire in qualche modo (spesso o sempre) quel "sopratutto" di cui poi dici in -c.

Per la mia maniera di impostare i discorsi risulta però indispensabile verificare l'"accordo" che esiste su ognuna delle specifiche frasi scritte, perchè quelle compongono il concetto.
Non si tratta  di "demolizione" si tratta di una ricerca di chiarezza reciproca.

Mi son reso conto questa cosa essere sgradita ai più quindi chiedo -prima di iniziare il "discorso"- se sei disposto ad accettare questa maniera di discorrere (reciproca) che chiede conto di ogni parola, ogni frase, ogni concatenazione, ogni metafora, qualsiasi assunzione nascosta si possa trovare e qualsiasi cosa possa essere inferita da ogni singola affermazione.
Sono disposto ad accettare questa maniera di discorrere , perché poco criticabile , non perché mi piaccia , cosa che senza volere è evidentemente trapelata.
Però mi dai l'occasione per abbozzare quelle critiche che finora non ho osato esternare.
Non credo sia difficile parlare o scrivere , posto che si possono avere diverse abilità nel farlo e che ci sono diversi modi di usare il linguaggio la stampa , ma in genere dalla seconda ci si attende concetti meglio meditati e non contraddittori , come di solito avviene.
Questo evita di dover stampare infiniti altri libri dove si critichi punto per punto un dato libro.
Se possiamo farlo nel forum è perché il mezzo lo permette.
Quindi più che una metodologia da considerare come desiderabile, se non necessaria , è prima di tutto una possibilità nuova che la "una modalità di scrittura nuova" ci mette a disposizione.
Ma non è l'unica.
Abbiamo anche una nuova chance che somiglia più al parlare che allo stampare libri: esprimere per iscritto i propri pensieri mentre nascono , cosa che sarebbe paradossale in genere fare attraverso la stampa.
Mi pare che le diverse potenzialità offerte dal nuovo mezzo vengano utilizzate su questo forum , come è bene che sia , ma non v'è dubbio che le due cose collidano massimamente.
Criticare un concetto nel suo divenire è come sparare sul pianista mentre sta improvvisando rinunciando a comprendere e giudicare la melodia.
Ecco questo è quello che volevo dire , ma non avevo il coraggio di dire , temendo di fare la figura di quello che si infastidisce alle critiche.
Inutile dire che la critica è sacrosanta, ma non esente da malcostume.
Se contiamo quante parti isolate di post (quindi non sempre l'intero post punto per punto )vengono postate per criticarle a confronto di quante per sottolinearne l'interesse il rapporto ci dice che sembra più facile criticare che lodare.
Se nella mia testa nasce un nuovo concetto (nuovo per me) mi piacerebbe condividerlo e farlo crescere insieme a voi ciò che raramente sembra seguire al pur sacrosanto diluvio di critiche.
Nel caso di questa discussione ho tratto una frase da un libro che occasionalmente ben descrive un concetto mio.