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Messaggi - cvc

#526
Citazione di: paul11 il 02 Maggio 2016, 18:26:04 PM
Personalmente ritengo che storicamente l'orientale è legato più a come il pensiero ha pensato il reale, noi occidentali ci siamo invece approcciati alla realtà fisica mettendo in dubbio i nostri pensieri: per noi il focus è la realtà fisica poichè e descrivibile e logicamente falsa o vera e scientificamente dimostrabile nelle sue reiterazioni fenomeniche.
Quindi per noi il razionale e vero equivale al mondo là fuori, per l'orientale il vero equivale al suo pensiero ed è falsa la realtà.
E di nuovo ritorna la filosofia del reale metafisico greco  contro il reale sperimentale della scienza moderna , il mondo del deduttivo contro l'induttivo.
Per quel poco che ne posso dire nella filosofia orientale l'essere è un qualcosa di interiore da cui scaturiamo noi stessi, pensieri compresi. Il mondo esterno è l'ingannatore velo di Maya, ed anche per la filosofia greca il senso è ingannatore, quindi ciò che proviene da fuori. Perciò aveva senso la metafisica, perché solo della ragione ci si può fidare, si pensava. Da Aristotele in poi, credo, lo strumento (organon) della ragione è diventato più importante della ragione stessa. La ragione non è più un entità ma un criterio, meglio se esprimibile in modo formale, così da eliminare possibilità di equivoci. Questo è l'inganno della nostra cultura (almeno secondo il mio miserrimo punto di vista): i mezzi sono diventati più importanti del fine. Tutta questa scienza per cosa? Per vivere di più? Per vivere meglio? Purtroppo è già parecchio tempo che la nostra civiltà ha smesso di interrogarsi su ciò che è meglio. È meglio il benessere, su questo non abbiamo dubbi. Ma la filosofia del benessere porta all'egocentrismo e, in ultima analisi, all'indifferenza verso tutto ciò che non serve ad alimentare il piacere. E ancor peggio, l'egoismo o individualismo porta a smettere di interrogarsi su quell'essere inconoscibile e indefinibile da cui scaturiamo. Detto questo, se sto male vado dal medico e non dal santone.
#527
Nel sentir discorrere intorno alle scienze mi par di capire che la conoscenza sia diretta verso orizzonti sempre più vasti, ma non tanto estesi da poter comprendere il sapere della cosa in sé. Il metodo sperimentale per sua natura non può allontanarsi dal fenomenico ma, dal mio punto di vista almeno, un universo che fosse solo fenomenico sarebbe assurdo. Se si considera la materia solo nel suo agire e non anche in ciò per cui agisce, allora noi assistiamo solo a delle manifestazioni, ma manifestazioni di cosa? Essendo la materia in ultima analisi energia, e non avendo l'energia una forma che permane nel tempo, dovremmo quindi giungere alle medesime conclusioni di Cratilo. Ossia che non possiamo dare un nome a nessuna cosa ma, al massimo, possiamo riferirci ad essa soltanto indicandola. Perché non appena diciamo che x è un bambino, x è già diventato uomo. E quando diciamo x è un uomo, è già un cumulo di ossa. Ciò che ha senso per noi lo ha solo in virtù che qualche manciata di anni a noi pare un'eternità, ma nella prospettiva dell'eternità noi nasciamo, viviamo e moriamo in un granello insignificante di tempo. Il punto di vista dell'eternità potrebbe corrispondere al noumeno, all'essere in sé che noi non siamo nemmeno in grado di definire con precisione. Quindi facciamo lunghe disquisizioni sul sapere tralasciandone l'essenza stessa. Forse è questa la differenza fra la nostra cultura e quella orientale: per noi ciò che pensiamo intorno alle cose è la loro essenza, per la cultura orientale invece il pensiero e funzione dell'essenza. La quale è inconoscibile e indefinibile.
#528
Tematiche Spirituali / Re:Oggi, qui da noi...
29 Aprile 2016, 20:32:25 PM
Citazione di: Duc in altum! il 29 Aprile 2016, 20:15:32 PM**  scritto da Sariputra:
CitazioneNel caso dell'osservazione dello spettacolo della Natura cosa diresti Duc...è buona o è cattiva? O non è né buona né cattiva? Non sospenderesti il giudizio ?...
Non sto parlando di un giudzio che parte da una fede. Un giudizio così come ti viene...a sensazione...su quello che hai potuto osservare nella tua vita. Che effetto ti fa questa Natura?...

Perché dovrei sospendere il giudizio sulla Natura?  :o    ...per me è meraviglioso lo spettacolo della Natura, mi fa un effetto di sentirmi  sempre più consapevole che la mia speranza è certa...  ;)




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**  scritto da cvc:

CitazioneIo penso esattamente il contrario, ad auto ingannare sono i pregiudizi, non la sospensione del giudizio,

I pregiudizi, forse, ma non il giudizio; quello non solo non si può sospendere (giacché diventerebbe già in esso un auto-giudizio), ma è inevitabile nei propri confronti.
Senza contare che io non parlo di pregiudizi ma di giudizio.
CitazioneAncor di meno sono d'accordo con la tua opinione che il kamikaze avrebbe sospeso il giudizio, è esattamente il contrario

Ma io non ho detto che il kamikaze (o un gimnosofista) ha sospeso il giudizio, ma che l'ha perso completamente, che è diventato pazzo da legare, non è più in grado di giudicare, così come quando si rinchiude, purtroppo, qualcuno nel manicomio.


CitazioneE' proprio il suo giudizio profondo e radicato di odio (verso di noi) a spingerlo a suicidarsi pur di sterminare quanti più infedeli possibile.


...come volevasi dimostrare !!  :-[
Ma i giudizi sono viziati dai pregiudizi. Se poi uno vuole auto convincersi della incontrovertibilità dei propri giudizi, questo è certamente possibilissimo. Secondo me sulle cose che non si possono conoscere come Dio o cosa c'è dopo la morte, la sospensione del giudizio è l'opzione migliore.  Sempre meglio che dire' Dio ha detto questo', 'Dio ha detto quello'. Ma che ne sappiamo noi?!?!
#529
Percorsi ed Esperienze / Re:L'autunno della psiche
29 Aprile 2016, 20:23:05 PM
Citazione di: acquario69 il 29 Aprile 2016, 03:19:02 AM


come già mi e' capitato di dire la Natura e' secondo me la rivelatrice per eccellenza,attraverso la sua osservazione che sia pero libera dal giudizio razionale possiamo cogliere l'essenza e trovare tutte le risposte che sono intuibili e che quindi non si riducano a qualcosa di individuale e percio circoscritto.
l'errore a mio avviso e' quello di considerarci "fuori" da queste dinamiche come fossimo cosa a parte ed e' da li che viene fuori la distorsione.
anche la stessa natura in senso biologico,attraverso questa distorsione viene considerata come oggetto separato,non che logica conseguenza come qualcosa da utilizzare e da sfruttare e dovremmo sapere bene cosa ha e sta comportando in termini di disastri ambientali e la stessa cosa vale per l'uomo che ha subito identica sorte anche dal punto di vista psicologico...infatti si e' alienato
la Natura ci insegna che non esiste contrapposizione ma che tutto e' un processo che si svolge in perfetta armonia.

un altra considerazione e' che questo processo di allontanamento porta con se una "solidificazione" sia dal punto di vista umano (interno) che si irriggidisce,circoscrive,cataloga,limita,calcola,considerando la natura stessa in questi termini, e in ultimo si meccanizza a sua volta perdendo sensibilità e comprensione,e sia dal punto di vista (esterno) dalle stesse conseguenze di prima,dove lo spazio si riduce sempre di più costringendo l'uomo ad una "fissazione" caratteristica che può venir intesa meglio nella vita di citta in un processo che diventa a sua volta sempre più restringente e meccanico,tanto quanto espansivo dell'artificiale che sostituisce il naturale e inoltre sempre secondo me se fino a due tre generazioni fa vi poteva ancora essere un possibile collegamento,oggi viene a mancare del tutto perché la sapienza di coloro che ancora avevano relazione con la terra e la natura oggi non ci sono più e non sono stati più ne sostituiti e ne tramandati...io direi che la psiche attualmente e' nel pieno e rigido inverno ma come sappiamo dopo l'inverno non può che venire la primavera e non saremo certo noi ad impedirlo
Siamo talmente abituati ad interferire con gli eventi da non accorgerci che certe volte la cosa migliore da fare è non fare nulla. E siamo talmente abituati ad edulcorare la vita da aver perso l'effetto catartico che ha su di noi l'inevitabile drammaticità della natura.
#530
Percorsi ed Esperienze / L'autunno della psiche
28 Aprile 2016, 13:13:15 PM
Lessi una volta, in un libro di psicologia, che dovremmo essere meno ostili verso quei nostri stati di malumore temporaneo che sembrano, almeno all'inizio, non avere una causa ben precisa o comunque non un'unica causa. L'autore usava la metafora dell'albero che in autunno si spoglia delle foglie e si prepara ad assumere i colori dell'inverno. Ma questa fase è indispensabile perché possa poi tornare a fiorire in primavera, ed in quel passaggio che a noi appare di sofferenza, si sta in realtà svolgendo il ciclo della natura che ha bisogno di ritirarsi e ripiegarsi in se stessa per poi tornare a tendere rami e foglie verso il cielo.
Trasferendo questa immagine alla realtà della nostra psiche, possiamo considerare anche la vita mentale una sorta di ciclo in cui si susseguono varie stagioni, sebbene non così ben individuabili e circoscrivibili come quelle della natura osservabile. In tale prospettiva dovremmo essere più cauti ad etichettare subito come assolutamente negativi e da evitare alcuni stati temporanei di tristezza, solitudine, negatività. La scienza moderna tende ad isolare i problemi, considerandoli malfunzionamenti isolati e alla peggio tumori da estirpare. Si cerca sempre il benessere immediato, così vengono meno la capacità di sopportazione, la resilienza. A me viene da domandarmi se non sia un passaggio obbligato quello di dover combattere con i propri demoni. Oppure dobbiamo sempre pensare che i demoni non esistono ma esistono solo malfunzionamenti isolati, tumori da recidere che non hanno né una funzione né un perché.
#531
Tematiche Spirituali / Re:Oggi, qui da noi...
28 Aprile 2016, 08:44:37 AM
Citazione di: Duc in altum! il 27 Aprile 2016, 11:34:08 AM

Penso, secondo me, che non esista, a meno che uno non decida di auto-ingannarsi, la sospensione del giudizio. Perché se fosse possibile sarebbe come sedersi a bere un caffè con Dio al bar.

Se all'uomo fosse stato consegnato, metafisicamente, la facoltà di sospendere il giudizio, ossia di fermare la personale decisione su qualcosa o qualcuno in particolare, automaticamente esisterebbe, sempre metafisicamente, la sospensione, la rimozione dall'essere giudicato a sua volta per il giudizio espresso.
Quindi la probabilità dell'esistenza del noumeno (che io definisco lo Spirito Santo) sarebbe zero: 0.

Inoltre, e non per fare polemica, ma solo per esprimere la mia opinione, una persona che si dà fuoco senza emettere un lamento potrebbe anche non aver sospeso il giudizio, ma averlo perso completamente, più o meno come un kamikaze militare o terrorista.
Io penso esattamente il contrario, ad auto ingannare sono i pregiudizi, non la sospensione del giudizio, che è possibilissima e rappresenta un atto di umiltà: sapere di non sapere. Anche bere un caffè con Dio al bar è in un certo senso possibile. Primo, perché Dio è ovunque. Secondo, uno può benissimo pensare a Dio mentre beve il caffè al bar, quindi in un certo senso sta bevendo un caffè con Dio al bar. Ancor di meno sono d'accordo con la tua opinione che il kamikaze avrebbe sospeso il giudizio, è esattamente il contrario. E' proprio il suo giudizio profondo e radicato di odio (verso di noi) a spingerlo a suicidarsi pur di sterminare quanti più infedeli possibile.
#532
Potremmo accontentarci del "penso, dunque sono" cartesiano. Però da questa rivelazione non scaturiscono corollari. Cartesio ha tentato, partendo da questo punto, di dimostrare l'esistenza di Dio e del mondo, ma tali ulteriori argomentazioni gli vennero confutate a differenza della prima. Quindi dove ci porterebbe la dimostrazione rigorosa e formale dell'esistenza della coscienza? E poi, lo sappiamo già, almeno per absurdum. Un essere senza coscienza non si interrogherebbe sulla coscienza. Anzi, un essere senza coscienza non potrebbe interrogarsi su nulla, a meno che si pensi che un computer che rovista nella sua memoria si stia interrogando. Allora si potrebbe pensare che anche un sasso che cade si stia interrogando se continuare a cadere o no. Agire secondo necessità non significa avere coscienza.
#533
Tematiche Spirituali / Re:Oggi, qui da noi...
27 Aprile 2016, 09:58:06 AM
Citazione di: acquario69 il 27 Aprile 2016, 09:29:25 AMl'etimologia della parola ascesi e' esercizio,allenamento
e questo significato ha poi assunto connotazioni negative e pregiudiziali col cristianesimo,come sinonimo di sacrificio legato alla mortificazione e rinuncia del mondo

assolutamente nulla di tutto questo!

se si riporta al suo autentico significato e valore,l'ascesi non ha nulla di così straordinario,come se fosse qualcosa fuori dal mondo (questo e' il pregiudizio di prima) ma un più semplice approccio anche quotidiano e delle cose più semplici,ed e' infatti un concentrarsi sulle cose essenziali,tralasciando cio che al contrario non ci rende liberi
Quoto in pieno questa tua precisazione, l'ostentata ascesi del cristianesimo è stata più probabilmente un mezzo per conquistare l'egemonia da parte delle varie correnti interne al movimento. Il male non è nelle cose ma nei nostri giudizi riguardo alle cose. Viene da dentro, non da fuori. E questo lo disse anche Gesù, non è male ciò che entra nell'uomo ma ciò che esce dall'uomo.
#534
Tematiche Spirituali / Re:Oggi, qui da noi...
27 Aprile 2016, 08:59:18 AM
Citazione di: Sariputra il 26 Aprile 2016, 10:44:39 AM



Un testo fondamentale del buddhismo antico , il Milindapanha, riporta proprio il famoso dialogo tra un monaco di nome Nagasena e il re Milinda, vissuto nel II sec. a.C.,identificato con Menandro che regnò intorno al 155-130 a.C. a Sagala.[font='Times New Roman', Times, serif]Le domande del re appaiono motivate da un sincero desiderio di conoscere il punto di vista buddhista sulle principali questioni filosofiche, relative alla natura dell'essere, del kamma, del Nibbana, delle virtù che devono essere sviluppate, ecc. E' uno dei testi più moderni a livello stilistico della letteratura antica buddhista. Ma le influenze della cultura greca sono riscontrabili soprattutto nell'architettura e nell'arte indiana antica , soprattutto nella regione del Gandhara. C'è un testo molto interessante di Rossana Delmastro "I contatti tra India e mondo classico" che si trova sul web (www.latinovivo.com).[/font]
[font='Times New Roman', Times, serif]La saggezza antica incarnava una felicità e una gioia data dall' esser liberi dalle cose del mondo. Concetto ribaltato nell'uomo attuale che invece persegue la felicità e la gioia proprio nel possesso delle cose del mondo e nel possesso delle persone. Pertanto il pre-giudizio appare come un giudizio sull'appetibilità delle cose con cui veniamo a contatto, se appaiono in grado di dare gioia e felicità se ce ne impossessiamo (fisicamente e mentalmente). Poi, una volta ritenute in nostro possesso, avviene la famosa catalogazione e l'importanza nel catalogo personale è data dalla maggiore o minore gioia che riteniamo ci diano.[/font]
[font='Times New Roman', Times, serif]Anche osservando la Natura, per tornare in tema col topic, pre-giudichiamo in base all'aspettativa di felicità che pensiamo ci possa dare. E allora...tutti al mare d'estate e tutti  a sciare d'inverno.[/font]
[font='Times New Roman', Times, serif]Ma quanti la osservano veramente?...[/font]
E' la questione fra essere e avere. L'avere tende a farla da padrone perché l'istinto di sopravvivenza è forte. Però mette in luce anche gli aspetti più egoistici dell'uomo che concentrandosi sul possesso diventa un po' come l'animale che marca il suo territorio. Visto che nati per viver come bestie non siamo, dovremmo concentrarci più sulla nostra vita morale e spirituale. Il che secondo me non significa assoluto ascetismo e disprezzo dei beni materiali, ma semplice consapevolezza di goderne sapendo di potersene separare da un momento all'altro. Che detto così sembra facile, in pratica poi...
Sui legami fra filosofia greca ed orientale trovo molto suggestiva l'immagine di Pirrone che, al seguito del grande Alessandro, osservò in India un gimnosofista darsi fuoco rimanendo impassibile, senza emettere un lamento. Da qui ebbe l'ispirazione per fondare lo scetticismo, la sospensione del giudizio. Ciò che ci fa soffrire non è il dolore in sé, ma il nostro giudizio riguardo alla tal cosa. 
#535
Tematiche Filosofiche / Che cos'e' la Liberta'?
26 Aprile 2016, 10:30:34 AM
Credo sia praticamente impossibile dare una definizione di libertà che metta d'accordo tutti. In primo luogo perché abbiamo diverse forma mentis che ci suggeriscono diverse concezioni di libertà. Poi la psiche umana è in continuo movimento, e ciò che ci rende liberi in un dato momento potrebbe  essere la nostra prigione in un tempo successivo. Infine, anche la storia cambia le condizioni di vita umane. Ad esempio, una volta essere schiavi significava lavorare a suon di frustate ed essere incatenati e rinchiusi per il resto del tempo, mentre oggi ci sentiamo schiavi per molto meno. Riconducendosi al topic di Sariputra "Oggi, qui da noi..." da cui ha preso spunto questa riflessione e in cui si parlava dell'ambivalenza del valore della natura (bella nello splendore di una chiara giornata primaverile, terribile nella crudeltà del predatore), anche la libertà non ha unicamente accezione positiva. Il fatto che un serial killer sia libero non è una cosa positiva, la rottura di una diga che libera milioni di metri cubi di acqua non è positiva. La libertà ha valore positivo quando libera la parte migliore dell'uomo.  E la parte migliore dell'uomo è una continua ricerca che si adatta ai cambiamenti, una perenne lotta fra l'effimero ed il duraturo da cui si esce, seconde me, solo con la meditazione.
#536
Tematiche Spirituali / Oggi, qui da noi...
26 Aprile 2016, 07:17:08 AM
Citazione di: acquario69 il 26 Aprile 2016, 05:53:04 AM
Citazione di: cvc il 25 Aprile 2016, 17:42:32 PM
vero..siamo esseri giudicanti,del resto non potrebbe essere altrimenti e ancor prima del giudizio e' inevitabile avere pure un pre-giudizio,le complicazioni giungono nel momento in cui la funzione del pregiudizio rimane ancorato su se stesso e a quel punto viene meno la possibilità di aprirci a nuove idee e a nuove interpretazioni dove poter vedere con occhio distaccato e poter cogliere aspetti diversi senza per questo separarli e/o catalogarli in maniera dicotomica (mentale),bensi complementare ed io ritengo che la natura (qui intesa come il manifestarsi spontaneo - e non meccanico - dei fenomeni) in tal senso e' la massima svelatrice ma appunto andrebbe a mio avviso osservata senza le nostre soggettive interferenze.
E' quello cui allude Eraclito quando dice che saggio non è colui che conosce tante cose, ma colui che sta in ascolto del logos. Stare in ascolto del logos significa liberarsi dai pregiudizi, dalle convenzioni sociali che fanno si andare avanti il mondo, ma che instillano nel nostro intimo falsità che ci impediscono di sentirci del tutto liberi. Questo è il dramma e il conflitto del filosofo: intuire che la via è la saggezza, la quale è contraria alle convenzioni pregiudiziali del mondo, ma, al tempo stesso, essere cosciente di fare parte di quello stesso mondo. Credo ci siano grandi analogie fra la filosofia classica, ed ellenica in particolare, e la filosofia orientale. Esiste anche una letteratura in proposito, che avrei letto se non fossi così pigro.
#537
Non conosco l'autore citato ma credo, sperando di essere inerente al tema, che il consumismo, tramite la pubblicità, abbia gonfiato l'ego collettivo. Dobbiamo sentirci tutti delle star, avere mille capricci che ci spingano ad aver sempre bisogno di qualcosa e, quindi, a consumare. Se questo consumismo sia una commedia o una tragedia, ai posteri (eventuali) l'ardua sentenza.
#538
Tematiche Spirituali / Oggi, qui da noi...
25 Aprile 2016, 17:42:32 PM
Citazione di: Sariputra il 21 Aprile 2016, 23:12:56 PM
Oggi, qui da noi, è stata una bellissima giornata di Primavera. La natura si risveglia timidamente, quasi con pudore. Tutto si riempie di luce nuova, a volte abbagliante. Ogni anno succede eppure è sempre così nuovo. Cercavo dell'erba per i conigli ed esausto, come spesso mi capita, mi sono lasciato cadere su una panchina sotto un vecchio noce. C'è una bellezza incredibile nella vita, quando l'uomo se ne sta lontano. Una pienezza che fugge da noi. Che si nasconde. In questi giorni, anche per quello che scrivo sul forum, mi ritornano alla mente vecchie letture. E, sotto il noce, ho ripensato al sospiro di Gotama Siddharta, poco prima di morire, davanti alla bellezza maestosa del parco, credo di Lumbini, che appariva sfolgorante nella primavera di 2500 anni fa. L'uomo totalmente distaccato dal mondo, l'asceta che aveva vinto in sé ogni desiderio, poteva aver vinto anche questo supremo desiderio ? Questa Bellezza?  Eppure mi sembra che non siamo dentro a questa Bellezza. Che anche davanti al vero e al bello giudichiamo, valutiamo, temiamo. Siamo sempre staccati dal tutto che ci circonda, non ne facciamo parte.
Questa mente mi appare molte volte come una gabbia. C'è un universo intero dentro di lei eppure è sempre staccata dal reale. Si rifugia in grotte dorate e rifugge la luce del Sole.
Sì...credo che Siddharta infine abbia vinto anche questa suprema illusione. La Bellezza della natura è solo un'idea della mente, una sensazione. Il topo braccato dal falco non si riempie l'animo di pace, ma fugge disperato verso la tana. E anch'io, dopo un po', mi sentivo molto stanco...
La bellezza della natura è un nostro giudizio, c'è chi vede la bellezza anche nella crudeltà del rapace, chi la vede in un sorriso, chi nella tristezza, ci sono i fiori del male baudelairiani. Non solo la bellezza ma anche il bene e il male, la paura e il coraggio, la speranza e la disperazione: tutto avviene nei nostri giudizi.  Questa è la differenza fra noi ed il resto della natura: siamo esseri giudicanti.
#539
Citazione di: Freedom il 23 Aprile 2016, 15:07:49 PM
Citazione di: cvc il 23 Aprile 2016, 14:39:49 PM
Citazione di: donquixote link=topic=58.msg873#msg873!
L'equivoco di fondo, sotteso a tutto ciò che accade nel mondo moderno, è che essendo scomparso il concetto di verità ed essendo rantolante quello di giustizia che da quello dipende direttamente l'unica ragione, ormai, per fare qualcosa è che questa produca denaro. L'informazione non sfugge ovviamente a questa regola di base per cui i "produttori" di informazione lavorano al solo scopo di venderla e quindi non si preoccuperanno di informare in maniera corretta e veritiera ma tenderanno sempre più ad offrire un prodotto che sia attraente per il pubblico pagante, che nella grandissima maggioranza vuole essere blandito nelle proprie convinzioni e nei propri sentimenti (anche quelli più bassamente inconfessabili).  L'informazione quindi non è più (e forse non è mai stata) un modo per aumentare la sapienza di un popolo ma uno specchio, formalmente più attraente perchè apparentemente più "colto" ed educato, delle pulsioni di questo popolo. Una versione moderna dello specchio della strega di Biancaneve.
È la conseguenza della diffusione dell'istruzione,
Quoto integralmente donquixote poiché ne condivido totalmente l'analisi. Mi sembra che tu faccia altrettanto e tenti di andare avanti cercando di spiegare perché siamo giunti a questo punto.

Penso che la causa risieda nella perdita di un modello valoriale al quale fare riferimento. Anche il tramonto delle ideologie, salutato come l'inizio della liberazione dalla schiavitù dei fanatismi, non credo sia stato così carico di conseguenze positive come appariva in prima battuta.

Sono profondamente convinto che l'animo umano, senza un punto di riferimento ideale fisso e "positivo", si smarrisca nella volubilità e nell'inconsistenza. E dallo smarrimento affiori, inevitabilmente, la bassezza istintuale e morale che è una parte inestinguibile della nostra natura. Per promuovere, viceversa, la parte nobile della nostra natura è necessario "agganciarsi" ad ideali meritevoli.

Insomma qualcosa con cui "riempire" il nostro spirito bisogna trovarlo.

Mentre, nell'epoca attuale, per interessi che comprendiamo bene, l'hanno riempito di rifiuti.
Il concetto è quello anche se poi ognuno lo esprime a suo modo. Almeno finché c'è libertà di parola. Qui non c'è Erdogan, per fortuna. D'accordissimo che non ci siano più modelli né ideologie. Tutto sta nel capire se se ne potrà fare a meno o se si dovranno recuperare i valori perduti.
#540
Citazione di: donquixote link=topic=58.msg873#msg873!
L'equivoco di fondo, sotteso a tutto ciò che accade nel mondo moderno, è che essendo scomparso il concetto di verità ed essendo rantolante quello di giustizia che da quello dipende direttamente l'unica ragione, ormai, per fare qualcosa è che questa produca denaro. L'informazione non sfugge ovviamente a questa regola di base per cui i "produttori" di informazione lavorano al solo scopo di venderla e quindi non si preoccuperanno di informare in maniera corretta e veritiera ma tenderanno sempre più ad offrire un prodotto che sia attraente per il pubblico pagante, che nella grandissima maggioranza vuole essere blandito nelle proprie convinzioni e nei propri sentimenti (anche quelli più bassamente inconfessabili).  L'informazione quindi non è più (e forse non è mai stata) un modo per aumentare la sapienza di un popolo ma uno specchio, formalmente più attraente perchè apparentemente più "colto" ed educato, delle pulsioni di questo popolo. Una versione moderna dello specchio della strega di Biancaneve.
È la conseguenza della diffusione dell'istruzione, della possibilità di comunicare e reperire velocemente le informazioni. Dobbiamo immaginare che uno o due secoli fa il mondo fosse composto per la stragrande maggior parte da analfabeti e gente poco o mediamente istruita. Il resto doveva essere una élite di gente colta che sorvegliava strettamente le altrui nefandezze e la cui opinione era tenuto in conto dalla gente comune. Ora con il dilagare dei media chiunque può intervenire in una discussione su internet o in un talk show dando dell'ignorante ad un esimio professore o millantando conoscenze che non possiede. La profezia di Andy Warhol si è avverata: un quarto d'ora di popolarità per tutti. E tutto si dimentica e si confonde perché, come giustamente dici, non c'è più un'idea condivisa di verità e di giustizia. Ognuno è filosofo e onesto secondo la propria verità e la propria giustizia. Si avvera una utopia ancora maggiore rispetto a quella di Platone: una repubblica di soli filosofi. Bisognerebbe forse rivalutare il ruolo degli artigiani e dei custodi, ma anche quello dei filosofi. Perché se tutti sono filosofi, è probabile che non lo sia nessuno.