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Messaggi - doxa

#526
Riflessioni sull'Arte / Re: Amedeo Modigliani
09 Marzo 2023, 18:25:17 PM

Jeanne Hébuterne (1898 – 1920).  la modella e pittrice  francese compagna di Amedeo Modigliani.

Il pittore la incontrò per la prima volta nella primavera del 1917 a Parigi nell'Accademia di pittura,  e tra i due fu "colpo di fulmine".  Jeanne, aveva 15 anni in meno dell'artista livornese. 

Li immagino nella loro vita quotidiana come  bohémiens, mentre discutono per motivi economici.

Fu la sua modella preferita e madre di sua figlia, nata nel mese di novembre del 1918.

Prima  di questa ragazza  Amedeo ebbe altre amanti, ma in quella giovane timida e gentile trovò la compagna per il resto della sua vita, purtroppo breve.

Modigliani morì all'età di 35 anni, causa la tubercolosi.

A Jeanne la prospettiva di una vita senza Amedeo le sembrò intollerabile. E  circa  48 ore dalla morte dell'artista livornese,  lei – incinta di nove mesi del secondo figlio – si gettò dal quinto piano. Morì sul colpo a 20 anni.

La ragazza espresse il desiderio di esser sepolta accanto ad Amedeo, ma  la famiglia  della ragazza decise per un altro cimitero, quello di Bagneaux, fuori Parigi.

Solo dieci anni più tardi la salma venne spostata al piccolo cimitero monumentale Père-Lachaise, a Parigi, dove sono sepolti l'uno accanto all'altro.

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#527
Riflessioni sull'Arte / Amedeo Modigliani
09 Marzo 2023, 17:59:54 PM
Amedeo Modigliani nacque a Livorno il 12 luglio 1884.

Nel 1909 si trasferì a Parigi e visse a Montparnasse, il quartiere degli artisti in quell'epoca.

Nella capitale francese morì il 24 gennaio 1920, all'età di  circa 36 anni.



Il tratto distintivo dell'arte del pittore sono i quadri che ritraggono donne col collo lungo, il volto ovale e occhi a mandorla, celati.


Jeanne Hèbuterne con grande cappello, 1918, olio su tela; collezione privata

La donna è ritratta col  viso ovale, lo sguardo celato e il collo lungo.  Indossa un cappello a falde larghe.  I colori sono netti e contrastanti.


"Dipingerò i tuoi occhi, soltanto quando avrò conosciuto la tua anima"
, disse alla sua giovane amata, Jeanne Hébuterne.

Infatti si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, perciò Amedeo decise di dipingerli  soltanto a Jeanne in alcuni ritratti.

"L'amore è visibile agli occhi".

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#528
Ultimo libro letto / Re: Mi ha visto, mi ha amato
09 Marzo 2023, 11:56:55 AM
Citazione di: bobmax il 09 Marzo 2023, 06:59:55 AML'amore è l'ago della bilancia, è il discrimine.
Con il suo comparire, sconfigge l'orrore del Nulla mutandolo in beatitudine.


Buongiorno Bob, 

condivido la tua affermazione: "L'amore è l'ago della bilancia , è il discrimine".

Ti faccio leggere cosa scrisse Jorge Luis Borges:

"E' l'amore".

È l'amore. Dovrò nascondermi o fuggire. 

Crescono le mura delle sue carceri, come in un incubo atroce. 

La bella maschera è cambiata, ma come sempre è l'unica. 

A cosa mi serviranno i miei talismani: l'esercizio delle lettere, la vaga erudizione, le gallerie della Biblioteca, le cose comuni, le abitudini, la notte intemporale, il sapore del sonno? 

Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo. È, lo so, l'amore: l'ansia e il sollievo di sentire la tua voce, l'attesa e la memoria, l'orrore di vivere nel tempo successivo. 

È l'amore con le sue mitologie, con le sue piccole magie inutili. 

C'è un angolo di strada dove non oso passare. Il nome di una donna mi denuncia. Mi fa male una donna in tutto il corpo".

Che ne pensi ?
#529
Ultimo libro letto / Re: Mi ha visto, mi ha amato
07 Marzo 2023, 18:51:42 PM
Ciao Bob, un bel saluto. Aiutami a "personificare" quel "maestro"..., detto il "Nulla".

Debbo interpretare la frase come auto-educazione all'amore ? In caso affermativo, in che modo ?
Senza neanche leggere i cosiddetti "romanzi rosa" o i libri di Alberoni ed altri psicologi ?


Buonasera Daniele. E' interessante la tua riflessione sulla "costante presenza di una mancanza".
Da cosa dipende ? Dall'insoddisfazione perché non ha ciò che vuole ? Oppure non è contento di ciò che ha ?

Hai scritto che nella nostra società sarebbe "più importante una liberazione sessuale".

Mi sembra che per le donne la liberazione sessuale sia cominciata all'inizio degli anni '60 dello scorso secolo con la commercializzazione della pillola anti-concezionale.

Ma forse tu ti riferisci ad altro quanto da me capito. Puoi spiegarmelo per cortesia, in modo da poter dialogare con cognizione ?
#530
Ultimo libro letto / Mi ha visto, mi ha amato
07 Marzo 2023, 08:43:12 AM
Lo scrittore e poeta americano Wendell Berry nel suo romanzo "Hannah Coulter", fa dire ad Hannah:  "Quando consegni te stessa all'amore per una persona non puoi evitare di consegnarti anche alla sofferenza". Il consiglio attinge al realismo della vita. Infatti quando  t'innamori devi accogliere l'altro non solo per le sue virtù e qualità, ma anche nei suoi limiti. Ogni idealizzazione e illusione sono rischiose nel fluire della convivenza.  L'amore non è soltanto sentimento e passione, ma anche raziocinio, confronto, verifica.

Il personaggio Hannah Coulter: si è sposata due volte ed ha tre figli.

Hannah e Nathan (il secondo marito) desiderano che i figli studino, ma sanno che proprio quella formazione istituzionale che riceveranno li allontanerà per sempre da loro. Infatti tutti e tre i figli lasceranno presto quel piccolo centro di uno Stato del Sud per stabilirsi nelle megalopoli del grande business.

Hannah e Nathan li vedono cambiare: i figli vengono di rado a trovarli, hanno tutti situazioni familiari complicate a causa dei ritmi di vita, della frammentazione sociale che subiscono, del lavoro che sconvolge tutto: affetti, amicizie, parentele.

E alla fine non resta più niente: si sfilacciano i rapporti logorati dal non detto, dal non poter dire, perché non c'è tempo, e non c'è perché "il tempo è denaro".

Muore anche Nathan, il secondo marito, e Hannah, ormai anziana e stanca trascorre la vecchiaia nella sua fattoria del Kentucky ricordando le vicende della propria esistenza: "È stata lunga, è stata dura, è stata bella". Sempre in campagna, a contatto con la terra. È questo un po' il fulcro del romanzo, il legame con la terra e tra le persone che vi sono legate.

Invece lo scrittore drammaturgo  francese Pierre du Ryer (1605 – 1658), nella tragi-commedia del 1636  titolata  "Cleomedonte",  fa dire ad Argire (regina, madre di Celiante e Cleomedonte): "... e come un cuore giovane è presto infiammato, / mi ha visto, mi ha amato, ho visto lui, l'ho amato. / Si avvicina a me, mi parla con altrettanti incantesimi / che ha nascosto con finta e mi ha preparato con le lacrime. / Ma non ha avuto difficoltà a conquistare il mio cuore, / dal momento che già il suo occhio era il vincitore" (atto I, scena I, versi 171 – 176).

In altre parole, ti amo da molto tempo. Da quando ti ho visto ho cessato di essere me stessa. Mi sembra che fin dal primo momento ti avrei seguito, se tu mi avessi chiamata. 

Il cardinale Gianfranco Ravasi in un suo noto articolo pubblicato più volte su vari giornali riflette sulla frase "mi ha visto, mi ha amato, ho visto lui, l'ho amato", ed ha scritto:
"È il cosiddetto "colpo di fulmine" che travolge due persone che fino a quel momento si ignoravano e che ora divengono 'una sola carne, come si dice nella Genesi (2,24).

La donazione d'amore, totale, pronto a giungere a quell'apice che Gesù ha tratteggiato in modo folgorante nel Cenacolo, nell'ultima sera della sua vita terrena: 'Non c'è amore più grande di chi dà la vita per la persona che ama' (Giovanni 15,13).

"L'amore perfetto va anche oltre la legge dell'amare il prossimo come se stessi (Levitico 19,18), perché ama l'altro  con dedizione.
Questo antico ideale è così diverso dal comportamento contemporaneo
".

Inoltre, il cardinal Ravasi evidenzia che ormai "l'innamoramento è un incontro superficiale, un contatto di pelle e non certo un dialogo di anime. Tutto si consuma ben presto e si riduce a una fra le tante 'esperienze'. Oppure si rivela un mero possesso che scatena non passione, ma solo gelosia e persino violenza, come spesso accade. È necessario, allora, educare ancora all'amore autentico perché, quando lo si incrocia nell'esistenza lo si scopra in tutto il suo fascino e bellezza, in tutta la sua pienezza vitale".
#531
Riflessioni sull'Arte / Re: Camera del podestà
06 Marzo 2023, 10:01:10 AM

Sauna ("stufa"), miniatura dal "De Universo" di Rabano Mauro, Montecassino, X sec.

La maggior parte delle persone non aveva la possibilità di prepararsi un bagno caldo in casa propria.
Dal XII secolo, le città si dotano di balnea pubblici e privati detti stufe, molto frequentati perché il costo per l'accesso era esiguo.


"Stufa", miniatura del "Regime dei Corpi" di Aldobrandino da Siena, XIV secolo

Nel 1380 in un balneum di Parigi  si pagava 2 denari per usufruire del bagno di vapore (sauna alimentata con secchi d'acqua gettata su pietre roventi; per il bagno caldo volevano  4 denari,  anche perché per scaldare l'acqua in continuazione  serviva molta legna o carbone; sauna e bagno insieme, 8 denari; 1 denaro per l'asciugamano. Erano previsti sconti: ad esempio moglie e marito che insieme  usufruivano di sauna e bagno pagavano 12 denari anziché 16. 

Alcune "stufe" offrivano ai clienti anche il servizio di ristorazione: essi potevano mangiare e bere in modo frugale su una piccola tavola di legno pur rimanendo in piedi nella piscina per il bagno.

Il balneum era diviso in ambienti:

nel sotterraneo c'erano le caldaie in terracotta per scaldare l'acqua o per mandare al piano superiore aria calda e vapore acqueo;

al piano terra, la zona spogliatoio, collegata con un corridoio alla grande sala con piscina in muratura, o vasche di legno; un'altra area era adibita alla sauna, il "bagno di vapore"; la struttura aveva il soffitto a cupola  con foro centrale per la fuoriuscita dell'aria calda; all'interno gradinate o sedili petrosi.

In quell'epoca non usavano il costume da bagno e spesso non c'era un settore maschile ed un altro femminile, perciò uomini e donne facevano il bagno in comune e nudi. Nel Medioevo la concezione del pudore era diversa.

Nei luoghi con balnea le autorità comunali vietavano l'accesso a chi non abitava nella città e alle prostitute, ma invano. Allora alcuni "stabilimenti balneari"  venivano riservati agli uomini, altri alle donne; oppure nello stesso balneum  donne e uomini erano ammessi ma in giorni diversi.

Rammento la novella dell'ottava giornata del Decameron di Boccaccio, in cui la cortigiana siciliana Jancofiore seduce il mercante fiorentino Salabaetto proprio in una "stufa" per poi svuotargli le tasche.

La descrizione che Boccaccio fa della stufa di Palermo in cui avviene l'incontro è fin troppo eloquente: è composta da stanze che possono esser prese in affitto da singoli clienti, stanze in stile moresco, con la grande piscina e una lettiera per il bagno di vapore su cui possono esser stesi materassi e lenzuoli, in un'atmosfera di sapone aromatizzato al muschio e al garofano, e di asciugamani alla rosa, ed essenze orientali che creano un'atmosfera esoticamente erotica.
#532
Riflessioni sull'Arte / Re: Camera del podestà
06 Marzo 2023, 09:50:11 AM
I balneum  erano piccoli impianti termali nati per iniziativa privata nelle zone più popolose delle città,  aperti al pubblico pagante.

Di solito i  balnea (plurale di balneum) non seguivano lo schema edilizio delle grandi terme e non avevano la palestra o gli spazi per gli esercizi ginnici.

Per il proprietario  del balneum altre fonti di guadagno erano le rendite ricevute per la locazione di botteghe e appartamenti annessi al fabbricato in cui al piano terra c'era il l'impianto termale.

Dal I sec. a.C.  le persone ricche cominciarono a farsi edificare il balneus privato nelle domus in città ma anche nella "villae" al mare o in campagna. Veniva usato dalla propria famiglia e dagli ospiti.

Anche Marco Tullio Cicerone (106 a. C. – 43 a. C.)  volle il balineus (anziché balneus)  nella sua domus sul Palatino. Nel dicembre del 60 a. C. invitò il suo amico finanziere e scrittore Tito Pomponio Attico (110 a. C. – 32 a. C.) a festeggiare insieme la vigilia dei Compitalia e a godere il caldo balineum ("balineum calefieri iubebo" = "ordinerò che il bagno venga riscaldato"). Vedi Cicerone:  "Epistulae ad Atticum", 2, 3 e 4).

Nel 33 a. C. Marcus Vipsanius Agrippa, militare, politico, amico e genero di Cesare Ottaviano Augusto, fu eletto alla carica di edile,  come tale aveva il ruolo di "curator aquarum", il controllo sulla gestione  degli acquedotti e dell'approvvigionamento idrico nell'Urbe.

In quell'anno Agrippa ordinò il censimento dei balnea a Roma: erano 170. Nel IV sec.  erano circa mille; ad essi, da aggiungere le grandi terme fatte costruire a Roma da alcuni imperatori.

#533
Riflessioni sull'Arte / Re: Camera del podestà
04 Marzo 2023, 11:22:46 AM
La tinozza per il "lavacro" degli sposi nel precedente  post fa volare il mio pensiero alle terme di epoca romana e ai balnea medievali.

Nel Medioevo ed oltre in Europa  soltanto gli aristocratici  e i ricchi borghesi avevano in casa la stanza dedicata al balneum per lavarsi il corpo.



Gli altri per detergersi completamente usavano le tinozze di legno che venivano riempite d'acqua, ovviamente  calda nei mesi invernali, scaldata in grandi pentoloni. Ma in genere le persone si lavavano poco. Per essere pulite anziché abluirsi completamente cambiavano gli indumenti. Pensavano che la "biancheria" assorbisse lo sporco.

I benestanti possedevano molte camicie per cambiarsi. Le ostentavano come segnale di pulizia e ricchezza. Si usavano anche ciprie e panni intrisi di profumo contro gli odori corporei, come quello emanato dal sudore.

Nel XII secolo in Europa furono realizzati  numerosi "balnea", i bagni pubblici, di solito gestiti da privati.

A Lucca (Toscana) all'interno della cerchia muraria c'è un odonimo che allude: "via della Stufa". Il nome di questa strada evoca il passato, la presenza di una "stufa", termine che veniva usato  come sinonimo per indicare un balneum, bagni caldi pubblici.

A volte essi erano accessibili a maschi e femmine e le norme igieniche lasciavano molto a desiderare...
Inoltre, non era raro che diventassero luoghi considerati scandalosi, perché usati per appuntamenti clandestini e per amplessi.  Perciò venivano chiusi dalle autorità.


miniatura del  XV secolo: un bagno pubblico medievale in Borgogna. Sono presenti uomini e donne.



Miniatura tratta dal "De Balneis Puteolanis" di Pietro da Eboli (Roma Biblioteca Angelica).

Non era semplice lavarsi e lavare. l'acqua doveva essere presa da pozzi, torrenti, fiumi, cisterne o fontane, oppure comprata dagli "acquaioli".

Per lavare  gli indumenti le donne andavano sui greti dei corsi d'acqua o nei pubblici lavatoi, perché non avevano l'acqua  in casa. Chi poteva pagare affidava il bucato a lavandaie e lavandai.

Per il bucato si usava soprattutto il ranno, una miscela di acqua e cenere di legna per estrarne le sostanze detergenti. Vi si immergevano i panni prima di strofinarli con il sapone, che era un prodotto costoso per la plebe, cioè la moltitudine delle persone, che spesso usavano anche l'orina perché produce ammoniaca e può "pulire" i tessuti.

Le macchie dagli abiti venivano tolte con l'allume,  vari olii, succo di limone, crusca.
#534
Riflessioni sull'Arte / Camera del podestà
03 Marzo 2023, 11:10:54 AM
A San Gimignano (provincia di Siena) sulla piazza del duomo prospettano, tra gli altri,  la chiesa collegiata, il Palazzo comunale, detto anche "Palazzo del popolo" o "Palazzo nuovo del podestà", e il Vecchio Palazzo del Podestà. 


San Gimignano, piazza Duomo, sulla destra  la chiesa collegiata, al centro il Palazzo comunale, con a fianco la "Torre grossa" (sulla destra) e la "loggia del Comune" (sulla sinistra).

Il Palazzo comunale fu costruito nel 1288 ed ampliato nel 1323. Ospita il museo civico con numerose opere d'arte.

Nell'edificio c'è anche la cosiddetta "Camera del Podestà",  con dipinti in affresco.


"Camera del Podestà"


"Camera del Podestà"

Ci sono affreschi dedicati a scene di caccia e tornei cavallereschi, eseguiti nel 1290 circa dal pittore Azzo di Masetto.

Un ciclo di affreschi è invece dedicato all'iniziazione amorosa di un giovane, realizzato tra il 1305 e il 1311 dal pittore senese Memmo di Filippuccio, suocero del più noto pittore Simone Martini, che nel Palazzo pubblico di Siena dipinse in affresco la "Maestà" (che occupa tutta la parete Nord della "Sala del mappamondo"). 

La narrazione pittorica è articolata in due settori:

sulla parete sinistra  sono rappresentati episodi amorosi dagli esiti infausti, nelle quali sono riconoscibili alcuni personaggi:  il filosofo Aristotele, innamorato della cortigiana Fillide;  i danteschi Paolo e Francesca,  mentre leggono il "libro galeotto".

Sulla parete destra, in contrapposizione,  ci sono scene di vita coniugale, in un ambiente domestico tipicamente medievale.

Interessanti gli ultimi due ultimi riquadri.

Nella prima scena la giovane coppia è nella tinozza  per l'abluzione. I due si guardano e si carezzano, alla presenza di altre persone.



Nella scena successiva la  donna è già distesa nel talamo,  il marito scosta le coperte per mettersi a letto, la fantésca (= domestica, oggi detta collaboratrice familiare) chiude la tenda per celare ad altri sguardi l'intimità della coppia.


Il letto nuziale

Nel Medioevo non dormivano distesi, come avviene oggi, ma in posizione quasi seduta, con alti cuscini che sorreggevano il busto e la testa.

Il termine "testata" del letto  deriva dal fatto che vi si poggiava la testa; idem "spalliera" del letto: cosiddetta perché  il/ la dormiente vi poggiava le spalle.

Quelle abitudini avevano  motivazioni sia culturale  sia pratica.

Culturale per il riferimento alla morte: ai superstiziosi la posizione distesa, supina, evocava quella della salma, e la morte veniva esorcizzata.

Il motivo pratico: la posizione quasi seduta favoriva la digestione e scongiurava gli effetti  del reflusso gastro-esofageo, di cui soffrivano molte persone in quei secoli a causa di diete alimentari disordinate, oltre che dall'assunzione di cibi non sempre di buona qualità.
#535
Riflessioni sull'Arte / Re: Rainbow
22 Febbraio 2023, 21:29:41 PM
Nel precedente post ho scritto
Citazione"L'Iris è un bel fiore, che gli antichi Greci usavano piantare vicino le tombe perché l'omonima dea dell'Olimpo era connessa anche con la morte. Accompagnava le anime delle donne defunte  nel regno dei morti. Infatti fu lei a prendere l'anima della regina Didone di Cartagine, suicida per amore di Enea che l'aveva abbandonata, come racconta Virgilio nell'Eneide (versi 688-705)

Di solito il suicidio causato dall'amore non corrisposto avviene nell'età adolescenziale.

Poi l'individuo matura, entro di sé riesce a creare la "corazza psicologica" ed affronta altre relazioni di coppia, altre delusioni, abbandoni, periodi di lutto psicologico, successivamente si apre di nuovo alla vita e a nuovi amori, senza pensare al suicidio.

Il mito e l'antica letteratura greca narrano che la fenicia Didone o Elissa (altro nome di quella sovrana) non era una pùbere quando incontrò il troiano, Enea.


Prima di diventare regina di Cartagine (fondata secondo il mito nell'814 a. C.), Didone era stata regina di Tiro (città nell'attuale Libano) ed aveva un marito, di nome Sicheo.

ll fratello di Elissa, Pigmalione, desideroso del trono di Tiro, fece uccidere Sicheo e prese il potere.

La donna, con altri fuggiaschi, dopo varie peripezie sulle coste del Nord Africa, dal re dei Getuli (popolo nomade nell'antica Libia), di nome Jarba o Giarba, ebbe il permesso di insediarsi nel territorio dove fondò la città di Cartagine.

Durante la propria vedovanza, Didone venne insistentemente richiesta in moglie da alcuni capi tribù della Numidia, ma scelse di sposare in seconde nozze Barca, uno dei suoi seguaci fuggiti con lei da Tiro.

Dopo aver finto di accettare le nozze, Didone si uccise con una spada, invocando il nome di Sicheo, il suo primo marito.

La mitologia riguardante Didone venne rielaborata da alcuni storiografi romani per dare la giustificazione all'origine delle guerre tra Roma e Cartagine. Successivamente il poeta Virgilio scrisse la sua versione del mito, diventato celebre nei secoli.

Nella versione virgiliana, Cupido istigato da Venere fa nascere l'amore tra Didone ed Enea, giunto naufrago a Cartagine con i suoi seguaci (I e IV libro dell'Eneide).

"Improbe amor, quid non mortalia pectora cogis! (= Amore ingiusto, a cosa non spingi i cuori dei mortali !)
(Virgilio, Eneide, IV, 412). Questo verso riassume il dramma raccontato nel IV libro dell'Eneide, che narra la triste vicenda dell'amore della regina Didone per Enea.




Enea e Didone, affresco nella "Casa del citarista", Pompei, III stile: 10 a. C. – 45 d. C..

Dopo un po' di tempo il fato volle l'interruzione di quel rapporto d'amore.

Giove, tramite Mercurio, impose all'eroe troiano la partenza da Cartagine per giungere con i suoi compagni sulla costa laziale.

Enea lascia Didone. Lei prima lo supplica, poi lo maledice ed infine, disperata, si trafigge con la spada che l'eroe troiano le aveva donato e si getta nel fuoco di una pira sacrificale, questa la versione dell'Eneide virgiliana.
#536
Riflessioni sull'Arte / Re: Rainbow
16 Febbraio 2023, 18:16:02 PM
La dea Iris della mitologia greca è denominata "Iridis" nella mitologia  di epoca romana,  e nella lingua italiana Iride: questo nome  è usato nell'oculistica per indicare la parte colorata dell'occhio con al centro la pupilla; nella fisica per definire lo spettro solare; nella botanica per designare le iridacee .


L'Iris è un bel fiore, che gli antichi Greci usavano piantare vicino le tombe perché l'omonima dea dell'Olimpo era connessa anche con la morte. Accompagnava le anime delle donne defunte  nel regno dei morti. Infatti fu lei a prendere l'anima della regina Didone di Cartagine, suicida per amore di Enea che l'aveva abbandonata, come racconta Virgilio nell'Eneide (versi 688-705). Perciò l'Iris nella simbologia dei fiori significa la fine di un amore. Ma può finire l'amore passionale ?
#537
Riflessioni sull'Arte / Re: Rainbow
16 Febbraio 2023, 17:52:29 PM


Marco Tullio Cicerone nella teologica "De natura deorum" (= La natura degli dei):
"... Perché allora non porre fra gli dèi anche la figura dell'arcobaleno; bello è il suo aspetto e appunto per questo, quasi a significare ch'esso è provocato da una causa che desta stupore, è detto figlio di Taumante. Ora, se l'arcobaleno è un dio, che farai con le nubi; è un fatto che l'arcobaleno è costituito dalle nubi assumenti determinati colori; e si dice che una di esse abbia generato i centauri. Ma divinizzare le nubi significa divinizzare i fenomeni meteorologici consacrati nei rituali del Popolo Romano. Di conseguenza le piogge, le bufere, le tempeste, gli uragani saranno da considerarsi alla stregua di altrettante divinità: del resto i nostri comandanti quando si mettono in mare sono soliti immolare una vittima ai flutti. ..." (3, 51)

Virgilio nel suo poema epico "Eneide": "... come sulle nuvole l'arco (arcobaleno) mille colori diversi proietta contro il sole..." (5, 88).

Ed ancora nell'Eneide:  Giunone invia Iris verso la flotta iliaca. La messaggera scende veloce dall'arco multicolore per incitare le troiane a dare alle fiamme la flotta di Enea ((V, 604 – 610).

segue
#538
Riflessioni sull'Arte / Re: Rainbow
16 Febbraio 2023, 17:29:56 PM


Arcobaleno: parola composta da "arco" + "baleno".
Il sostantivo baleno deriva dal verbo balenare,  sinonimo di lampeggiare; in questo caso si riferisce al fenomeno luminoso che accompagna le scariche elettriche nell'atmosfera, cioè alla breve e rapida emissione di luce intensa che accompagna il fulmine.

Fin dall'antichità l'arcobaleno è  fonte d'ispirazione per poeti, narratori e pittori, nell'antichità fu oggetto di  miti e leggende.

L'antico scrittore greco Esiodo (VIII – VII sec. a. C.) nel suo poema mitologico "Teogonia" dice che la dea Iris è messaggera degli dei e personificazione dell'arcobaleno. Come abito indossa il chitone con gocce iridescenti di rugiada, ha calzari alati ed ali d'oro. Suo attributo,  il bastone araldico. La mansione: annunciare all'umanità messaggi funesti;  per quelli propizi da parte degli dei era addetto il dio Hermes.



La dea Iris è citata nell'Iliade: Zeus ..."Subito spediva con un messaggio Iris dalle ali d'oro: / 'Vai, Iris! Falle tornare indietro, non lasciare / che mi vengano davanti! Non sarebbe bello, se combattessimo! ... (VIII, 397 e segg.).

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#539
Riflessioni sull'Arte / Re: Rainbow
16 Febbraio 2023, 09:22:56 AM
Negli anni 1912 – 1913 il pittore futurista Giacomo Balla, durante il suo soggiorno in Germania, a Dusseldorf, frequentò l'ambiente artistico tedesco e fece degli esperimenti con la rifrazione della luce, il cui archetipo è il "prisma di Newton": un disco composto da sette comparti colorati secondo i colori dell'arcobaleno. Facendolo ruotare, il disco mescola la luce riflessa da diversi colori e si ottiene l'illusione che tendano alla "fusione" tra loro e generare un'unica luce bianca.

Quel disco prende il nome dal suo inventore: Isaac Newton: il 16 febbraio 1672 scrisse un articolo sugli esperimenti che stava conducendo dal 1666 con la rifrazione della luce attraverso prismi di vetro. Riuscì a individuare i sette colori primari: rosso, arancione, giallo, verde, blu, viola e indaco. Sono detti primari perché non possono essere modificati da ulteriori rifrazioni.



Un prisma separa per rifrazione la luce nei colori che compongono lo "spettro visibile": è lo spettro elettromagnetico, compreso tra il rosso e il violetto ed include i colori percepibili dall'occhio umano.

segue
#540
Riflessioni sull'Arte / Re: Rainbow
16 Febbraio 2023, 09:16:36 AM
L'arcobaleno è un fenomeno naturale di rifrazione e riflessione della luce in rapporto alla posizione del Sole e alla dimensione delle gocce d'acqua; appare solo con determinate condizioni meteorologiche.

E' raffigurato con sette colori, e con significati culturali diversi: in Italia è simbolo di pace, negli U.S.A simboleggia la rivendicazione alla diversità sessuale.

In ebraico arcobaleno si dice qesher ed anche qesèt.

Nella Genesi, (9, 12 – 17) dopo la fine del "diluvio universale", Dio come segno di alleanza con l'umanità fa apparire l'arcobaleno.
 


Da quel mitico evento, venne assegnato all'arcobaleno un significato simbolico-religioso, anzi teologico: è il segno della riconciliazione divina con la terra, non solo con l'umanità ma con tutta la creazione. Ecco perché nella tradizione ebraica questo fenomeno naturale viene salutato recitando una speciale preghiera che benedice Dio perché "si ricorda del patto, è fedele e mantiene la Sua parola".

Per il profeta Ezechiele l'arcobaleno è il termine di paragone della luminosità che emana dalla gloria divina, che gli appare in una visione straordinaria tra fiamme di fuoco e creature angeliche, tra pietre preziose e lampi.

Ezechiele vide che Dio "Era circondato da uno splendore simile a quello dell'arcobaleno fra le nubi in un giorno di pioggia. Così percepii in visione la gloria del Signore" ( Ez 1, 27 – 28).

Nel Siracide, testo che fa parte della Bibbia cattolica (LXX e Vulgata) ma non di quella ebraica (Tanakh) né di quella protestante perché considerato apocrifo, ci sono due riferimenti all'arcobaleno:

1."Osserva l'arcobaleno e benedici colui che lo ha fatto: quanto è bello nel suo splendore !. Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, lo hanno teso le mani dell'Altissimo" (43, 11 – 12).

2. "Come un astro mattutino fra le nubi, / come la luna nei giorni in cui è piena, / come il sole sfolgorante sul tempio dell'Altissimo, / come l'arcobaleno splendente fra nubi di gloria,[...]" (50, 6 – 7).

L'evangelista Giovanni nell'Apocalisse dice che "Un arcobaleno simile nell'aspetto a smeraldo avvolgeva il trono" di Dio (4, 3). In seguito aggiunge: "Poi vidi un altro angelo potente, discendere dal cielo avvolto in una nube; sopra il suo capo c'era l'arcobaleno" (10, 1).
 


un solo arcobaleno rappresenta simbolicamente la realtà fisica, il secondo arcobaleno, invece, simboleggia la spiritualità:
i due arcobaleni insieme alludono alla fusione e l'equilibrio di Cielo e Terra, materiale e spirituale.

Il filosofo greco Alessandro di Afrodisia, vissuto tra la fine del II secolo d. C. e i primi decenni del III sec. d.C., descrisse il fenomeno che appare quando ci sono due archi di arcobaleno: la zona di cielo al di sotto dell'arco principale, l'inferiore, appare più luminosa di quella al di sopra.

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