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Messaggi - doxa

#526
Riflessioni sull'Arte / Re: Consolatrix afflictorum
11 Maggio 2023, 18:19:49 PM
Reggio Calabria e la "Mater consolationis".

Nella seconda domenica di settembre Reggio Calabria celebra la  "Consolatrix afflictorum", patrona della città.

La festa comincia la mattina del secondo sabato del mese di settembre con la processione della sacra immagine: dalla Basilica dell'Eremo viene portata nella basilica cattedrale.

Il martedì una seconda processione accompagna il ritorno dell'icona nella basilica dell'eremo, gestita  dal 1532 dai frati cappuccini. In quel tempo nella zona dell'eremo c'era una piccola cappella dedicata alla "Madonna della Consolazione".


Questo dipinto, realizzato nel 1547 dal pittore reggino Nicolò Andrea Capriolo, appartiene alla tipologia della Odigitria dexiocratousa: la  Theotokos  indica la via, ma ha la particolarità di sorreggere il Bambino con la mano destra e indicarlo con la mano sinistra. Tale variante, comune nel tipo ortodosso,  è rara rispetto alle normali tipologie delle Odigitrie cattoliche. 
Inoltre, il volto di Gesù è rivolto verso il frate anziché solitamente  verso la Madre. Anche lo sguardo di Maria non è diretto al Figlio, ma si volge, assorto, in direzione opposta.

E' assisa in trono, nella posizione centrale,  e sorregge il Bambino.

Maria indossa la tunica di colore rosso (simbolo del potere) e il mantello blu, che evoca il trascendente; è ornato ai bordi con pietre preziose rosse e blu, che richiamano i colori della veste e del manto.

Rosso era il colore delle vesti degli imperatori bizantini. Fu utilizzato  anche per l'abito mariano quando si  diffuse l'uso di raffigurarla in trono, come regina.

Ai  lati  della Madonna ci sono due frati. Guardando l'immagine,  quello sulla destra rappresenta  Sant'Antonio da Padova, riconoscibile perché regge nella mano destra il bianco giglio, simbolo che lo contraddistingue, nella mano sinistra ha il libro della scienza; il frate sulla  sinistra è  San  Francesco d'Assisi che  con la mano sinistra sorregge una croce,  sulla mano destra  ha la Bibbia, aperta.

Sulla pagina è possibile leggere (con l'ingrandimento):  " In principio creavit Deus c(a)elum, terra autem  erat inanis et vacua" (In principio Dio creò il cielo, la terra era senza vita e vuota).

Storicamente lo schema compositivo che comprende due figure ai lati  della Madonna venne diffuso  nel X secolo (912-913): nel vestibolo del nartece di Santa Sofia a Costantinopoli (= Istanbul) fu riprodotta la Madonna in trono, con ai lati le figure di Giustiniano e l'imperatore romano Costantino I.


Interessante è la fibula che sostiene i lembi del mantello di Maria, ma non capisco perché avvolge anche il collo del divin pargolo.

In alto due angeli incoronano la Vergine con in mano una palma.

Le corone: quella sul capo del Bambino e quella sulla testa della Theotòkos furono collocate il 15 settembre 1936 dal cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, alla presenza di vescovi, "basso clero", autorità e tanta folla.

Le due corone furono realizzate con l'oro raccolto tra la popolazione di Reggio e realizzate  a Napoli. Nella fascia di base ci sono incastonati rubini e zaffiri, le parti terminali  sono formate da stelle di perle e brillanti di diversa grandezza, disposte a raggiera.

Sul gradino del trono ove è assisa la Vergine c'è la data di esecuzione del dipinto: 1547.

Nel cartiglio alla base del trono della Madonna si legge ancora la data  del restauro del dipinto:  1947.

La vara



è una macchina processionale composta da una struttura metallica, disposta per il trasporto a spalla per mezzo di barre di legno, su cui poggia una cornice d'argento, che accoglie il cinquecentesco dipinto della Madonna della Consolazione.

La cornice è decorata da altorilievi ed ex voto del XVIII secolo.

La base è arricchita da due candelieri a sette bracci digradanti e da quattro agli angoli, mentre la sommità accoglie lo stemma di San Giorgio ed una corona in argento.

Pesa 12 quintali; è alta 5 metri + m. 1.00 (altezza spalla portatori) = m. 6.00.

la Vara viene  trasportata "a braccia" dai portatori dall'Eremo dei Cappuccini fino alla Basilica Cattedrale in un tripudio di folla che si ripete nel ritorno  santuario.

The end
#527
Riflessioni sull'Arte / Consolatrix afflictorum
11 Maggio 2023, 18:15:32 PM
L'invocazione "Consolatrix afflictorum" è desunta dalle "Litanie Lauretane", anche dette "litanie della Madonna". Sono suppliche a Maria che vengono recitate la sera dopo il "Rosario". Enunciate da un sacerdote, da un diacono o da una delle signore che la sera frequentano la chiesa. Proclama il titolo attribuito a Maria (es. consolatrice degli afflitti) e l'assemblea coralmente risponde "Prega per noi".

Nell'attuale versione delle litanie lauretane ci sono 52 invocazioni, distribuite in sei gruppi, che non mi dilungo a specificare.

Furono i frati dell'Ordine mendicante di Sant'Agostino, detti "agostiniani", a diffondere il culto per la Consolatrix afflictorum, che nell'ambito pittorico fa parte di una delle tipologie di icone mariane, con varianti e/o simboli che specificano il suo titolo. Per esempio Madonna del melograno, Madonna del cardellino ecc..

Descrivo due diverse icone della Mater Dei Consolatrix Afflictorum: una nel  santuario mariano di Torino, l'altra a Reggio Calabria. 

Comincio con quella di Torino


Torino: santuario della Beata Vergine della Consolata. Viene celebrata il 20 giugno.

La facciata, realizzata nel 1860,  è in stile neoclassico. La torre campanaria è dell'XI secolo.



Sul pronao del portale c'è la scritta: "Augustae Taurinorum Consolatrix et patrona".

L'edificio ha la planimetria complessa e variegata,  risultato di numerosi interventi nel corso dei secoli. 

La basilica di Santa Maria della Consolazione viene comunemente denominata "Santuario della Consolata", "la cunsulà" in torinese, come se fosse la Mater Dei ad essere consolata e non lei la consolatrice.



Una curiosità. All'esterno della chiesa, su una parete laterale è possibile vedere in alto l'epigrafe commemorativa sulla quale c'è scritto: "PROIETTILE ASSEDIO 1704". Si riferisce all'assedio della città da parte delle truppe francesi durante la "Guerra di successione spagnola". Ma l'assedio avvenne nel 1706 e non nel 1704.

Si formarono due schieramenti, Francia e Spagna da una parte e Impero Asburgico, Portogallo, Inghilterra, Paesi Bassi e Danimarca dall'altra.

La Lombardia era sotto il controllo spagnolo, quindi per evidenti motivi strategici il re francese Luigi XIV impose  al Ducato di Savoia, l'alleanza con Francia e Spagna.
Invece Vittorio Amedeo II si alleò con gli Asburgo, gli unici che in caso di vittoria potevano garantire l'indipendenza del Piemonte.
Luigi XIV  fece invadere il Piemonte che all'epoca era "tra due fuochi", a ovest la Francia e ad est la Lombardia controllata dagli spagnoli.

Per farla breve, il 7 settembre 1706  Vittorio Amedo II ed il principe Eugenio entrarono a Torino, ormai liberata e si recarono al duomo per assistere ad un Te Deum di ringraziamento per la vittoria.

Come ricordo vennero lasciati diversi pilastrini con incisa la data 1706 oltre all'effige della Madonna della Consolata, poiché il santuario  fu evitato dai bombardamenti.


Questa è l'immagine di Maria, consolatrice degli afflitti (la "Consolata") venerata nell'omonimo santuario di Torino.

L'effigie appartiene alla  tipologia "Odigitria", dal greco-bizantino "Odighìtria": significa "colei che mostra la direzione",  il Figlio: "via, verità e vita",  che indica con la mano destra.

Con il braccio sinistro la Madre sorregge il Bambino benedicente nella modalità degli ortodossi, raffigurata nelle icone bizantine.



La Theotòkos  (= Madre di Dio) indossa il maphorion: mantello con copricapo, sul quale sono raffigurate tre stelle (una è coperta dalla spalla del Bambino),  antico simbolo siriaco di verginità (veniva ricamato sul velo nuziale delle principesse). Esse hanno due significati:

è segno della castità di Maria (Aeiparthenos), la sua verginità perpetua prima, durante e dopo il parto;

è  simbolo della Trinità. In molte icone la figura di Gesù bambino copre una delle stelle, come nell'immagine della "Consolata" di Torino.

Il divin pargolo indossa il chitone (tunica di stoffa leggera) ed un pregevole mantello.



Il dipinto è racchiuso entro una cornice circondata da raggi e nuvole frequentate da piccoli angeli. 

Sul coronamento ci sono altri due piccoli angeli sotto il baldacchino.

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#528
Riflessioni sull'Arte / Re: Carro della sposa
02 Maggio 2023, 17:52:33 PM
Dopo le  "iustae nuptiae" (legittimo matrimonio, basato sulla reciproca volontà dei contraenti di considerarsi marito e moglie)  si dava inizio ai festeggiamenti con la cena nuptialis.  Alla conclusione di questa i "novelli sposi" salivano sul carro da cerimonia, il pilentum,  trainato da muli o da cavalli per andare nella casa maritale (deductio in domum), seguiti dalla "processione" formata dagli invitati  e aperta da  cinque tedofori,  da suonatori di flauto e l'accompagnamento di canti, come quelli dedicati al dio Talasius, la divinità romana protettore delle unioni matrimoniali , corrispondente al greco Imeneo. 

Durante il tragitto, di solito breve,  gli sposi lanciavano dolcetti o noci ai bambini. 

All'arrivo del corteo davanti la casa maritale lo sposo  prendeva  in braccio la moglie (uxor)  e senza farle toccare i piedi in terra la poggiava al di là della soglia della casa, ornata con paramenti bianchi e verdi fronde. 

Poi tre  amiche di lei entravano in casa. Due di esse le recavano un dono, ognuna un oggetto simbolico:  la conocchia e il fuso, allusione alle future attività casalinghe della moglie (da mulier, che in latino significa "donna");  la terza amica l'accompagnava al letto nuziale,  dov'è l'attendeva il marito. Le toglieva il mantello e le scioglieva il triplice nodo della cintura che fermava la tunica,  mentre tutti gli invitati entravano nella casa per continuare i festeggiamenti. Spesso  duravano fino a tardi. Dopodiché la coppia si ritirava per la notte nelle loro stanze. Infatti le coppie benestanti dormivano in stanze separate,  quelle economicamente disagiate dormivano insieme nello stesso letto. 



The end
#529
Riflessioni sull'Arte / Re: Carro della sposa
02 Maggio 2023, 17:10:10 PM
Il matrimonio (matrimonium) era fondato su un "patto" (foedus) tra gli sposi.

Le modalità per contrarlo erano quattro, sulle quali sorvolo.

Veniva scelto il giorno fastus (fasto, propizio, favorevole); in quello precedente la fanciulla si recava in un tempio di sua scelta, si toglieva la toga pretexta e la offriva alla dea Fortuna Virginalis, protettrice delle giovani.

La cerimonia nuziale  avveniva di solito nella casa della sposa. Per l'evento la ragazza indossava una tunica senza orli (tunica recta), fissata con una cintura di lana con un nodo doppio (cingulum herculeum), poi si metteva un mantello (palla) color zafferano, ai piedi sandali dello stesso colore, al collo una collana e sulla testa un'acconciatura, come quella delle vestali, formata da sei cercini posticci separati da piccole fasce (seni crines), avvolta in un velo colorato (flammeum) di colore rosso o arancione; sopra il velo, una corona intrecciata di maggiorana e verbena, in seguito di mirto e fiori d'arancio.

Prima del matrimonio il rituale stabiliva il sacrificio di un animale (maiale, pecora o bovino) nell'atrium della casa (se persone benestanti) altrimenti in un apposito spazio fuori dal tempio.  Il sacrificio veniva "officiato" da  un auspex, che doveva esaminare i visceri dell'animale sacrificato per vedere  se erano graditi agli dei. In caso contrario la cerimonia veniva rinviata.  Generalmente l'esito era sempre positivo, e di fronte al flamine (sacerdote che accendeva il fuoco sull'ara dei sacrifici)  lo sposo sollevava  da sopra la testa della sposa una parte del velo rosso (flammeum,  lemma che deriva da "flamma" = fiamma) e se lo posava sul suo capo.  Poi lei diceva la rituale frase:  "Ubi tu (+ nome dello sposo) ibi ego (+ nome della sposa), significa:  "ovunque tu sarai (+ nome del giovane), io sarò (+ nome della ragazza)". 
Con tale formula la sposa si impegnava ad assumere il nome dello sposo e a coabitare con lui. Nel contempo i due giovani esprimevano il loro consenso al matrimonio; si scambiavano l'anello nuziale,  denominato  "vinculum" (=legame). Inizialmente solo  in ferro e indossato solo dagli uomini, successivamente l'uso fu esteso anche alle donne.

L'usanza delle fedi nuziali in oro venne diffuso dalla religione cristiana, che considera l'oro giallo simbolo di eternità.

Il sostantivo fede (dal latino fides) allude alla fedeltà; la forma sferica dell'anello rappresenta la perfezione dell'unione e la continuità.

Con la presenza di dieci testimoni, venivano firmate  le tabulae nuptiales, il contratto di matrimonio.

La cerimonia si concludeva con l'intervento  della "pronuba": donna sposata amica di famiglia (una sorta di madrina) che prendeva la mano destra degli sposi (dextrarum iunctio) e le congiungeva come atto simbolico di reciproca fedeltà.



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#530
Riflessioni sull'Arte / Re: Carro della sposa
02 Maggio 2023, 16:48:54 PM
Nel post precedente abbiamo visto la foto del carro usato per le cerimonie in epoca romana.

Ma qual era l'iter per arrivare al matrimonio di due giovani "pubescenti" ?

Alle nuptiae (nozze) gli sposi non sempre ci giungevano per libera scelta: rientrava nella patria potestas del padre  la facoltà di promettere la figlia in matrimonio e decidere  chi doveva essere il marito, accordandosi con la famiglia del promesso sposo.

Le ragazze potevano sposarsi (= nubêre,  significa velarsi,  infatti nella cerimonia religiosa la sposa si velava) già a  12 anni, dodici anni mentre i ragazzi potevano sposarsi a 14 anni.

Al matrimonium si arrivava dopo un lungo periodo di "fidanzamento" (sponsalia), necessario anche perché gli accordi tra i genitori potevano essere presi quando i figli erano ancora bambini.

Il fidanzamento  iniziava quando i padri dei due giovani (se minorenni)  procedevano alla "stipulazio", un contratto formale della promessa di matrimonio (sponsalia).

Lo ius connubii, la capacità di contrarre matrimonio, inizialmente era rivolto solo ad individui della stessa classe sociale.  Tale diritto fu poi esteso durante il principato di Caracalla.

Dopo la stipula del contratto i due fidanzati si scambiavano un bacio sulle guance, seguito  dal reciproco scambio di doni, che dovevano essere restituiti se il fidanzamento veniva interrotto. 

Poi il giovane dava alla ragazza l'anulus pronubus: l'anello  di fidanzamento, di solito in oro o argento, che la donna indossava nel dito anulare della mano sinistra.

In latino sponsus e sponsa indicavano rispettivamente il "fidanzato" e la "fidanzata", mentre in italiano "sposo" e "sposa" significano "marito" e "moglie".




anulus pronubus



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#531
Riflessioni sull'Arte / Carro della sposa
01 Maggio 2023, 19:30:16 PM
A Roma, nel Museo Nazionale Romano, nella sede delle antiche Terme di Diocleziano, dal 4 maggio al 30 luglio di quest'anno, in occasione della grande mostra titolata "L'istante e l'eternità". Tra noi e gli antichi", verranno esposti circa 300 pezzi tra opere greche, romane, etrusche, italiche, e l'atteso "carro della sposa", che veniva usato dalle persone benestanti per le cerimonie di matrimonio.



Fu  rinvenuto nel 2021 a sei metri di profondità in un ambiente che faceva parte di un portico a due piani aperto su un cortile nella bella villa di Civita Giuliana, a nord del complesso archeologico di Pompei.

Nella stessa area, nel 2018, furono rinvenuti nella stalla i resti di tre cavalli con le loro bardature. Erano pronti per portare in salvo delle persone presenti nella casa, ma queste non fecero in tempo. Furono sopraffatte  dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d. C., descritta da Plinio il Giovane in due lettere in cui raccontava le tragiche circostanze della morte dello zio, Plinio il Vecchio, partito con una nave dal porto militare di Miseno (Campi Flegrei) per portare soccorso agli abitanti di Pompei.

Chissà se quel giorno di festa la giovane sposa l'abbia vissuto oppure le fu impedito dall'eruzione vulcanica.





Questa tipologia di carro, che i Romani chiamavano "pilentum" , era conosciuto dagli  studiosi soltanto dalle immagini su mosaici, bassorilievi e dal racconto delle fonti antiche: Livio, Virgilio, Claudiano.

Dopo il lavoro archeologico per il recupero, durato un anno,  il carro è stato  studiato, ricostruito,  restaurato in ogni suo pezzo e assemblato con un lavoro che non ha precedenti.

Quando fu rinvenuto c'erano impresse nella cinerite le tracce delle corde, delle stoffe, dei legni. Nella cenere anche l'impronta delle due spighe di grano lasciate sulla seduta. Tutte cose che il tempo ha dissolto.

Era una lussuosa carrozza, con lo stretto cassone di legno, dipinto, ornato con medaglioni in bronzo e in argento, sui quali ci sono impressi amorini, scene erotiche con abbracci e amplessi, figure femminili. 



I restauri che hanno reso leggibili i decori riportando alla luce centinaia di particolari, confermano il legame di questo carro con il mondo femminile e con le nozze.

Il deperito legno del cassone è stato ricostruito con elementi in plexiglass per indicare le parti mancanti. Le grandi ruote del carro erano in legno di faggio e cerchioni in ferro.

Il fenomeno della mineralizzazione ha mantenuto in parte i tronconi dei mozzi in legno, il lungo perno in ferro che garantiva il movimento delle ruote anteriori ancora  funziona.

Della spalliera della seduta è rimasta soltanto la parte in ferro, ma è facile immaginarla coperta di cuoio e di comodi cuscini, con i due braccioli per rendere più agevole il percorso alla sposa e a chi l'accompagnava verso la casa dello sposo.

Con la ricostruzione delle parti mancanti, il carro è diventato visibile non solo nella sua grandezza, ma anche nei suoi colori e nell'estetica complessiva.

Un carro simile a questo fu rinvenuto  anni fa nell'antica Tracia, in una tomba appartenuta a una famiglia di alto rango. Per non danneggiarlo si decise di lasciarlo nel tumulo senza restaurarlo né rimontarlo.

Post scriptum: il sito archeologico della villa di Civita Giuliana fu scoperto  dagli archeologi e  parzialmente  indagato nei primi anni dello scorso secolo. Purtroppo fu trovato anche dai cosiddetti "tombaroli", che scavarono numerosi cunicoli  per cercare  manufatti artistici e monili da vendere clandestinamente all'estero. 

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#532
Riflessioni sull'Arte / Re: Urbano VIII
27 Aprile 2023, 22:41:45 PM
Ciao Ipazia, sempre arguti i tuoi commenti  :D

Ho cominciato il topic per dire soltanto che a Roma in occasione del quattrocentesimo anniversario della "salita al soglio pontificio"  del cardinale Maffeo Vincenzo Barberini sono stati organizzati due eventi  per commemorarlo, invece l'egiziana dea Seshat, patrona della scrittura, dell'aritmetica e dell'architettura  mi ha obbligato a continuare, mi considera uno scriba prono al suo volere.
 

Gian Lorenzo Bernini, ritratto del papa Urbano VIII, 1632
 
Allora aggiungo come nota informativa che quando il Barberini fu eletto papa, già da cinque anni c'era la "Guerra dei Trent'anni" (1618 – 1648), suscitata da varie cause,  ma la principale fu l'opposizione religiosa  tra cattolici e protestanti. Una serie di conflitti armati dilaniarono l'Europa centrale. Fu una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea.
 
La guerra ebbe inizio quando il cosiddetto "Sacro Romano Impero" cercò d'imporre l'uniformità religiosa (cattolica) sui suoi domini.
 
Gli Stati con religione protestante del nord Europa, indignati per la violazione dei loro diritti acquisiti nel 1555 con la "Pace di Augusta" ( Augsburg in tedesco: è una città della Germania situata nella parte Sud-Ovest della Baviera) si unirono formando l'unione evangelica.
 
L'impero contrastò quell'unione di Stati, considerandola  un tentativo di ribellione, ma  suscitò le reazioni negative dei popoli che avevano scelto la religione protestante.
 
Negli scontri belligeranti intervennero la Svezia, la Spagna, l'Olanda, l'Austria, la Francia: questa entrò nella coalizione dei territori protestanti tedeschi per contrastare l'Austria.
 
La guerra fu caratterizzata da gravissime e ripetute devastazioni di centri abitati e campagne, da uccisioni di massa, da operazioni militari condotte con spietata ferocia da eserciti mercenari spesso protagonisti di saccheggi, micidiali epidemie e carestie. Fu una catastrofe, in particolare per i territori dell'Europa centrale.
 
Secondo lo studioso italiano Nicolao Merker la "Guerra dei Trent'anni" provocò 12 milioni di morti.
 
Il "Sacro Romano Impero" fu una confederazione di Stati dell'Europa centrale e occidentale. Traeva il nome dall'Impero romano e voleva essere la continuazione dell'Impero romano d'Occidente, dissolto nel 476.
 
Il 25 dicembre  dell'anno 800,  a Roma, nella basilica di San Pietro, papa Leone III incoronò il re franco  Carlo Magno come "imperator Romanorum" (= imperatore dei Romani),  ripristinando il titolo in Europa occidentale.
 
Alcuni storici si riferiscono all'incoronazione di Carlo Magno  come origine del "Romano Impero",   altri come inizio  preferiscono l'incoronazione di Ottone I di Sassonia, detto "Ottone il Grande" (912 – 973), formalmente "imperator Romanorum" dal 962 alla morte.
 
Il potere imperiale era legato alla religione cristiana e doveva considerarsi voluto da Dio; perciò doveva essere il papa ad incoronare l'imperatore.
 
Trono e altare solidarmente insieme per non essere sopraffatti.
 
L'aggettivo "sacro" a "Romano Impero" fu aggiunto da Federico I Hohenstaufen, noto come Federico Barbarossa (1122 – 1190), imperatore del Sacro Romano Impero, che fu formalmente dissolto con la "pace di Presburgo" (l'odierna Bratislava, capitale della Slovacchia), firmata il 26 dicembre 1805 tra l'imperatore Francesco I d'Austria e Napoleone I Bonaparte.
 
The end
#533
Riflessioni sull'Arte / Re: Urbano VIII
27 Aprile 2023, 19:05:13 PM

Veduta aerea del Palazzo del Quirinale

Nel '400 e all'inizio del '500 intorno alla piazza del Quirinale  e lungo l'antica via Alta Semita (oggi via del Quirinale)  vennero costruiti palazzi e ville di nobili e prelati, come la villa con vigna del cardinale Oliviero Carafa. 

Nel 1550 la villa Carafa venne presa in affitto dal cardinale Ippolito d'Este, proprietario anche di Villa d'Este a Tivoli.  Fece trasformare la vigna in un bel giardino con fontane, giochi d'acqua e sculture antiche.

La bellezza e amenità del luogo indussero papa Gregorio XIII (che pontificò dal 1572 al 1585) a far ampliare a sue spese la piccola villa. Nel 1580 affidò  l'incarico del nuovo fabbricato all'architetto Ottaviano Mascarino, che  realizzò tra il 1583 e il 1585, un elegante edificio  con facciata a portico e loggia, collegate internamente da una scala elicoidale.

Gregorio XIII è il papa che fece riformare il calendario giuliano, nome che deriva da Giulio Cesare, e introdusse il calendario riformato, a  lui intestato: Calendario gregoriano. E' quello che dal 1582 viene usato e oggi  utilizzato in quasi tutto il mondo.

Il successore, Sisto V nel 1587 acquistò dai Carafa  l'edificio con i giardini per farne la sede estiva del pontificato. Ma non era sufficiente per accogliere la corte pontificia e a soddisfarne le esigenze di rappresentanza. Questo pontefice affidò all'architetto Domenico Fontana l'incarico di ampliare il fabbricato.

Ulteriori ampliamenti vennero apportati da Clemente VIII (1592 – 1605).  Nel 1596  nel grande giardino  palatiale fece costruire la Fontana dell'Organo, inserita in una nicchia con stucchi policromi che raffigurano alcune storie della Genesi e di Mosé. 

L'architettura del grande complesso immobiliare  fu completata  nell'aspetto che ancora oggi vediamo durante il pontificato di Paolo V: dal 1605 al 1621. 

Papa Urbano VIII  fece proseguire i lavori di ampliamento, in particolare del giardino,  diede ordine di costruire il muro di cinta difensiva nel perimetro del Quirinale. Per la difesa del palazzo  fece erigere volle nei pressi del portale d'ingresso  un basso torrione con feritoie per le bocche dei cannoni.

Inoltre,  fece riallestire l'appartamento estivo, corrispondente all'area dove c'è  lo Studio del Presidente della Repubblica.

Collegato all'appartamento del papa c'era il "Passaggetto di Urbano VIII": un corridoio che collegava l'appartamento papale estivo con quello invernale.

Nel 1638 a Gianlorenzo Bernini fu affidato il disegno della Loggia delle Benedizioni, collocata sopra il portale principale  della facciata del Palazzo.

Il Quirinale racchiude al suo interno un giardino di circa quattro ettari, la cui storia è connessa con l'evoluzione del complesso monumentale.



Parziale veduta dei giardini del Quirinale



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#534
Riflessioni sull'Arte / Re: Urbano VIII
27 Aprile 2023, 16:44:16 PM

 
Palazzo Barberini, entrata in via delle Quattro Fontane, a circa 200 metri da piazza Barberini (fermata metro A). 

L'edificio è  un emblema del barocco romano. Voluto da papa Urbano VIII per i suoi familiari, venne costruito dal 1625 al 1633 ampliando il precedente edificio della famiglia Sforza.

Autore del progetto originario fu Carlo Maderno, noto "archistar" dell'epoca. Successivamente partecipò Gian Lorenzo Bernini e ci furono pure interventi  di Francesco Borromini. 

L'interno fu decorato da vari artisti, fra i quali Pietro da Cortona, che  dipinse  in affresco con i suoi collaboratori la maestosa volta ( circa 600 metri quadri) del salone grande nel cosiddetto "piano nobile" o di rappresentanza.   Nel soffitto raffigurò il "Trionfo della Divina Provvidenza e il compiersi dei suoi fini sotto il pontificato di Urbano VIII", noto nella forma abbreviata "Trionfo della Divina Provvidenza". 



Questo ciclo pittorico mostra tramite allegorie e temi mitologici quelle che sono le virtù del casato Barberini per il buon governo.

Il Cortona realizzò prima la parte centrale della scena, quindi la cornice centrale e la Divina Provvidenza, che interviene per l'elezione di Urbano VIII a pontefice, e ordina alla Fama di incoronare con la tiara papale  (sorretta dalla dea Roma) lo stemma Barberini con le tre api,  circondato da una corona d'alloro retta dalle virtù teologali Fede, Speranza e Carità.

Il concetto è anche evidenziato dalla raffigurazione delle chiavi di San Pietro (sorrette dalla Gloria) che sormontano lo stemma. Il putto che s'intravede nell'angolo sulla sinistra, dietro il cornicione, porge una corona d'alloro per sottolineare le virtù di Maffeo Barberini.

Dopo la parte centrale Pietro da Cortona procedette alla realizzazione dei quattro angoli, definendo anche la scansione del finto fregio marmoreo con telamoni.

Nel 1949 Palazzo Barberini  con l'ampio giardino interno fu acquisito dallo Stato italiano per adibirlo a sede della Galleria d'arte antica, con opere dal  '200 al '700.

A Roma le "Gallerie di Arte Antica" sono due, questa in Palazzo Barberini e l'altra, la Galleria Corsini, è all'interno del  Palazzo Corsini, edificato alla fine del XV secolo dai Riario (nobile famiglia originaria di Savona) nipoti di Sisto IV (Francesco della Rovere). Nel grande giardino c'è l'orto botanico, che s'inerpica fino al Gianicolo.

Le due grandi esposizioni conservano oltre 5000 opere d'arte fra quadri, sculture, bozzetti, arti decorative dal Duecento al Settecento.

Il nucleo originario delle Gallerie Nazionali venne formato  nel 1883.

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#535
Riflessioni sull'Arte / Urbano VIII
27 Aprile 2023, 08:41:38 AM
Quest'anno ricorre il quattrocentesimo anniversario della "salita al soglio pontificio" del cardinale Maffeo Vincenzo Barberini, che assunse il nome "Urbano VIII". Fu eletto nel 1623 e pontificò fino al 1644, anno della sua morte. Era nato a Firenze nel 1568.

Durante il suo pontificato nacquero e vennero diffuse l'architettura e l'arte barocca, in concomitanza con l'attuazione della Controriforma cattolica come risposta alla Riforma  protestante.  Nell'arte si tradusse col distacco dal manierismo della fine del '500 per assumere nuove caratteristiche.

Il sostantivo "barocco" fu coniato nel XVIII secolo per definire l'arte e l'architettura del '600.  Originariamente veniva usato come dispregiativo, per indicare in una composizione artistica  la mancanza di regolarità, di ordine. Infatti le caratteristiche  fondamentali  dell'architettura barocca sono le forme curve, gli andamenti sinuosi, come le ellissi e le spirali, la teatralità,  il tutto per destare meraviglia.

Quel nuovo stile dinamico oltre l'architettura coinvolse anche la scultura e la pittura.

Lo stile Barocco nacque a Roma con i lavori dell'architetto e pittore Pietro da Cortona e del pittore  Giovanni Lanfranco, che raccolsero e svilupparono alcuni fermenti culturali presenti in lavori precedenti: i dipinti di Rubens e del Guercino, e nei lavori artistici di quel tempo:  le sculture e le architetture di Gian Lorenzo Bernini, le architetture di Francesco Borromini, ecc..

Nel nostro tempo il termine "barocco" non ha più la valenza negativa.

Pietro da Cortona elaborò grandi scenografie e fu maestro di riferimento per altri pittori.

Al pontefice Urbano VIII fece questo bel ritratto.


Pietro da Cortona, ritratto del papa Urbano VIII, olio su tela, 1627, Collezione Sacchetti.

Il pontificato  di Urbano  VIII ha lasciato un'impronta indelebile a Roma, perciò in questa città viene commemorato con due eventi:

La grande mostra titolata : "L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini": fino al 30 luglio a Palazzo Barberini;
 
"Il Quirinale di Urbano VIII" è il titolo dell'iniziativa promossa dalla presidenza della Repubblica.

Il percorso di visita è dedicato ai luoghi e alle opere del Palazzo del Quirinale collegati alla figura del pontefice Urbano VIII.

Dal 29 aprile al 23 luglio ogni sabato e domenica alle ore 9.45 il pubblico potrà usufruire della visita in lingua italiana di un'ora e venti al costo di euro 1,50 a partecipante (prenotazioni sul sito https://palazzo.quirinale.it).

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#536
Riflessioni sull'Arte / Re: Biblica manna
20 Aprile 2023, 21:56:58 PM
Nella Bibbia ebraica (Tanakh) la manna è descritta due volte: nel Libro dell'Esodo (16, 1 – 36) e nel Libro dei Numeri (11, 1 – 9).

Il mitologico  racconto della manna  dal cielo  deriva dalle peripezie del popolo d'Israele che uscito dall'Egitto, guidato da Mosè, si trovò nel deserto del Sinai senza cibo e senza la possibilità di procurarselo. Esausti per la fame, invocarono l'aiuto del Signore. E la manna cominciò a scendere dal cielo.

Dal Libro dell'Esodo: "E, evaporato lo strato di rugiada, apparì sulla superficie del deserto qualcosa di minuto, di granuloso, fine come brina gelata in terra. A tal vista i figli d'Israele si chiesero l'un l'altro: «Che cos'è questo?» perché non sapevano che cosa fosse. E Mosé disse loro: «Questo è il pane che il Signore vi ha dato per cibo. Ecco ciò che ha prescritto in proposito il Signore: ne raccolga ognuno secondo le proprie necessità, un omer a testa, altrettanto ciascuno secondo il numero delle persone coabitanti nella tenda stessa così ne prenderete". Così fecero i figli di Israele e ne raccolsero chi più chi meno. Misurarono poi il recipiente del contenuto di un 'òmer; ora colui che ne aveva molto non ne ebbe in superfluo e colui che ne aveva raccolto in quantità minima non ne ebbe in penuria; ciascuno insomma aveva raccolto in proporzione delle proprie necessità" (Esodo 16, 14 – 18).

(la parola ebraica omer allude all'antica unità di misura israelita, corrispondente al peso di 1,3 kilogrammi circa).

La manna scendeva tutti i giorni dal cielo,  eccetto il sabato. Ogni ebreo, la mattina, ne raccoglieva la quantità necessaria per  nutrirsi nel corso della giornata.

Dio  ne donava una doppia razione ogni venerdì affinché bastasse anche per il sabato,  giorno di riposo, lo shabbat.

Gli Israeliti la macinavano e impastavano facendone focacce. 

La manna  deriva  dalla secrezione di alcune piante (arbusti e alberi), come il "Fraxinus ornus" (Frassino di manna), che viene estratta facendo piccoli tagli nella corteccia.


Albero di Fraxinus ornus e la linfa solidificata che viene stratta dalla corteccia dell'albero
 
Nel Sud della penisola del Sinai la resina viene estratta dagli alberi di tamerice (Tamarix gallica). Tale resina è simile alla cera, si fonde al sole, è dolce e aromatica come il miele.

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#537
Riflessioni sull'Arte / Re: Biblica manna
20 Aprile 2023, 21:52:17 PM
Del pittore Ercole de' Roberti vi faccio vedere questa immagine, dipinta sullo scomparto di una predella di pala d'altare, realizzata per la chiesa di San Domenico, a Ferrara.

La predella è la parte inferiore di un polittico o di una pala d'altare; a volte è divisa in riquadri, dipinti con immagini che hanno relazione con il soggetto o la scena della tavola centrale.



Facciata della chiesa di San Domenico, Ferrara. La costruzione nelle forme attuali  è del 1726.Della precedente chiesa restano il campanile del XIII secolo e la Cappella Canani, del XV secolo, che fu l'antica struttura absidale. In questo complesso con annesso convento dei domenicani c'era la sede il tribunale dell'Inquisizione e si svolgevano i procedimenti giudiziari, si sentenziavano le condanne, spesso seguite dalle esecuzioni.



Ercole de' Roberti, Gli Israeliti raccolgono la manna, 1493-96, tempera su tavola, Londra, National Gallery

Sullo sfondo si vede un villaggio di capanne. Alcune hanno il tendaggio per coprire la porta d'entrata. Lo spazio in primo piano con i protagonisti evidenzia la teatralità della scena.

L'autore del dipinto ha messo in rilievo le connessioni di questa immagine con l'ebraico rituale della Festa delle capanne: la festa di Sukkoth, che in ebraico significa capanne. Esse evocano la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, tende e capanne.

Nel Levitico (23, 41-43): "E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all'anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d'Egitto".

La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torah, feste durante le quali nel passato gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, prima che fosse distrutto dall'esercito romano nel 70 d. C..


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La mitica storia degli Israeliti che raccolsero la manna come nutrimento durante il loro quarantennale viaggio verso la "terra promessa", veniva spesso interpretata dai cristiani come precursore del "pane celeste" del corpo di Cristo.

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#538
Riflessioni sull'Arte / Biblica manna
20 Aprile 2023, 21:32:37 PM
Fino al 19 giugno 2023 a Ferrara, nel Palazzo dei Diamanti, c'è una mostra di dipinti  provenienti da alcuni musei nazionali e internazionali), in particolare quelli realizzati da due pittori rinascimentali  ferraresi: Ercole de' Roberti (1450 – 1496) e Lorenzo Costa (1460 – 1535).

L'esposizione costituisce la prima tappa del progetto dedicato al "Rinascimento a Ferrara 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d'Este", periodo compreso tra l'elevazione della città a ducato e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio.

Borso d'Este (1413 – 1471, figlio illegittimo di Niccolò III d'Este. Questo Niccolò viene ricordato per la sua intensa attività sessual-amorosa. Il vescovo e novelliere Matteo Bandello (1485 – 1561) lo definisce "il gallo di Ferrara": "in Ferrara e nel contado non c'era cantone dove egli non avesse alcun figlio bastardo".

Nella popolazione era diffuso il detto: "Di qua e di là dal Po son tutti figli di Niccolò". Si dice che abbia avuto oltre ottocento amanti, la più nota delle quali fu Stella de' Tolomei, dalla quale ebbe tre figli: Ugo (1405 – 1425), Leonello (1407 – 1450) e Borso (1413 – 1471).



Francesco del Cossa, ritratto in affresco di Borso d'Este, dettaglio, (1469-1470), Ferrara, salone dei mesi, mese di Aprile, Palazzo Schifanoia

L'1 ottobre 1450 Borso venne nominato signore di Ferrara. Il 18 maggio 1452 ricevette il titolo di duca di Modena e Reggio dall'imperatore Federico II d'Asburgo.

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#539
Pensarbene ha scritto
CitazioneIo non capisco gli atei,se uno è scientificamente e personalmente convinto della ragione e della logica, perchè mai si occupa di religioni e di fede?
Citazione
 Io ho fede e credo in Dio,mi basta così,non ci penso neanche, non cerco ragioni,conferme,
 non mi interessa discuterne con atei e agnostici,lo trovo tempo sprecato e lana caprina.

Una domanda "mi sorge spontanea": se non t'interessa discutere della tua convinzione religiosa con gli atei perché hai scritto il post ? Non ti sembra di essere in contraddizione ?

Perché gli atei si occupano di religione e di fede ? Per cultura personale.

In ambito militare ogni stato maggiore studia i piani strategici del nemico per poterlo fronteggiare.

Per dimostrare che la vostra fede è fondata sulla sabbia e non sulla roccia.

Comunque  i credenti vanno in Paradiso, luogo noioso e continuamente orante, tra nuvole d'incenso.
   
Gli atei vanno all'Inferno, luogo vivace con possibilità d'incontrare persone simpatiche.  ;D  O:-)
#540

Freedom ha scritto:
CitazioneBè, questa battaglia per fare "rinsavire" i credenti mi ha sorpreso.
Citazione
 Ti posso chiedere da cosa è animata?


Buon pomeriggio Freedom.

Far rinsavire i  veri "credenti" ? No ! Non è possibile !  Hanno bisogno di credere. Non si può togliere loro l'ancora di salvezza, specie nel credere la continuazione della vita nell'aldilà.

Il nostro invito a rivolto alla "plebe" intrisa di religiosità popolare, a quella massa dedita alle genuflessioni, al "do ut des" con i santi, alle processioni. In quella folla ci sono gli "atei devoti" e i credenti "tiepidi" che hanno bisogno di istruzioni extra-clericali.

Un bel saluto