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Messaggi - Freedom

#526
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 21:26:54 PM
Perchè forse è più umano permettergli di scegliere tra la morte e quel che gli rimane da vivere dentro una gabbia.
Questo discorso, a mio giudizio, vale per un malato terminale non per un omicida.
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 21:26:54 PM
Non gli si dà la morte per punizione, bensì la possibilità di scegliere. Come nella clinica svizzera. Se è cristiano sceglierà la vita, se non lo è ha tutto il diritto di scegliere lui di che morte morire. Con tutti i supporti psicologici (e religiosi se lo desidera) del caso.
Questo è un altro caso ancora e mi dà una gran tristezza. Penso a Lucio Magri, vicenda che ho seguito e che mi ha turbato molto. E' dunque questo il degno finale di un uomo che ha dedicato la vita alla rivoluzione? Può darsi. Non sta a me giudicare ma, ripeto, mi intristisce tantissimo. Pur tuttavia non è di questo che stiamo parlando. Stiamo trattando l'argomento pena di morte che è tutta un'altra cosa.
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 21:26:54 PM
Mi pare arrivato il momento di superare il tabù della morte e guardarla in faccia per quel che è.
Non so esattamente cosa vuoi trasmettermi però ti esprimo che, per quanto mi riguarda, non lo so cos'è la morte.
#527
Chiedere la morte per il male che si è fatto può dimostrare un reale pentimento ed è umanamente....come dire....onorevole. Penso al Bushido giapponese.

Resta tuttavia il fatto che, anche in questa prospettiva, la morte non è appropriata. Non solo per quanto ho affermato prima e ribadisco e cioè che non è nelle prerogative/facoltà umane dare la morte come punizione. Esula, ripeto, dal senso di umanità. Ma anche volendo accettare questa cosa e volerla vedere da altri punti di vista; perchè non dare al reo la possibilità di soffrire per tutto il resto della sua vita? Senza ratio vendicativa ma affinchè egli mediti in profondità sul male che ha fatto. Magari, chissà, nel futuro potrebbe anche fare qualcosa di buono: che so, aiutare i compagni di cella a rivedere in questa luce di pentimento le cose sbagliate che hanno fatto. Essere di esempio, insomma, di ciò che non si deve fare. Mi pare più giusto, saggio ed equo per tutte le parti in causa.

In una prospettiva cristiana, poi, l'ho già detto ma vorrei, senza essere pedante, invitare a riflettere nuovamente su alcuni aspetti. Per esempio mi pare importante la storia di Giuda Iscariota che, pentitosi amarissimamente del tradimento fatto a Gesù, si impicca. Non è forse, cattolicamente parlando, il peccato più grande disperare del perdono di Dio? E rinunciare ad un faticosissimo percorso di redenzione?

Per non parlare del semplice comandamento mosaico: "non uccidere".  E' semplice, chiaro, immediato.
#528
Giusto per precisare. La legge del taglione, oggi superata e ritenuta, e a ragione, molto dura, quasi barbara; quando fu costituita, rappresentò un grande salto in avanti della giurisprudenza primitiva. Prima, la pena era sproporzionata e, per un furto per esempio, si poteva invocare la pena di morte.
#529
Il tema è certamente controverso ma non gioverà addentrarsi negli arzigogoli mentali più appropriati ad un azzeccagarbugli che ad un serio ricercatore della verità.

Da un punto di vista umano, al di là delle pur condivisibili argomentazioni proposte da Jacopus e, nonostante la pancia possa negarlo (il classico esempio di chi viene ferito "mortalmente" dall'assassinio, magari efferato, di una persona cara), uccidere è inaccettabile per una questione intuitiva: togliere la vita è semplicemente disumano. A volte comprensibile ma inumano. Chi lo fa, quale che sia la ragione che lo spinge a farlo, perde, per sempre! la sua umanità. Non mi sento, in tutta franchezza, di spendere altre parole per un concetto così naturale, così profondamente iscritto nei cuori e nelle coscienze di ognuno di noi. Chi non lo comprende, spero di non apparire superbo, se ne assume la responsabilità.

Da un punto di vista cattolico ed ebraico uccidere è semplicemente disobbedire ad un comandamento mosaico. Forse il più importante dopo il primo. Con buona pace del catechismo cattolico che, con piroette dialettiche degne di miglior causa, arriva, in casi particolarissimi e rarissimi (sic!) a giustificarlo. Una roba che grida vendetta al cielo e di cui, temo, qualcuno dovrà rendere conto.
#530
Citazione di: giogio il 03 Maggio 2016, 20:01:14 PMMa per esempio la tua chiesa insegna la Trinità?..... Non è quello che insegnano le scritture, di conseguenza quelli che sostengono questa dottrina non possono adorare lo stesso Dio della Bibbia e avere la sua approvazione.
Perchè dici che la Trinità non è insegnata dalle scritture?

«Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.»
(Vangelo di Matteo III, 16)
«Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.»
(Vangelo di Giovanni XIV, 11)
Se non compio le opere del Padre mio non credetemi, ma se le compio anche se non volete credere a me credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre.»
(Vangelo di Giovanni X, 37-38)
La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi»
(Seconda lettera ai Corinzi XIII, 14)
#531
Citazione di: odradek il 04 Maggio 2019, 19:42:44 PM
Quindi, la resurrezione della carne è una pirlata per i sempliciotti o c'è davvero ?
Perchè qua sta la faccenda; si o no, ed invece sempre parole su parole su parole.
O credi nella resurrezione dei corpi o non sei un cattolico.
Punto e basta; le parole servono qua, non in chiesa.

Cattolicesimo = resurrezione della carne.  Chi non ci crede è fuori. Anche se scrivessi 1000 pagine.
Chiedi una risposta che nè la teologia nè il buon senso possono darti. Hai certamente ragione quando affermi che la resurrezione della carne è il dogma cristiano fondamentale, di gran lunga il più importante. Infatti non è il Natale ma la Pasqua la festa cristiana per eccellenza. Ma cosa si intende per resurrezione della carne? Questa sarebbe già una domanda leggermente più appropriata la cui risposta, tuttavia, come tenterò di dimostrarti, è tutt'altro che semplice.

Mi domando, per esempio, quale dovrebbe essere l'età giusta della resurrezione della carne. Intendo: si resuscita con lo stesso corpo che si aveva al momento della morte? Magari con il corpo di un novantenne consunto dalla vecchiaia oppure di un trentenne che è deceduto devastato e reso orribile da una malattia degenerativa tremenda? E se fossimo morti da bambini o, addirittura, da neonati? Oppure affetti da malformazioni congenite o mutilazioni occorse durante la nostra vita?

Quelle appena elencate sono perplessità, forse banali, che tuttavia ci esortano a riflettere sul senso che può avere la resurrezione della carne. Riflessioni da farsi senza l'aiuto della teologia, del magistero della chiesa o dei santi che hanno vissuto dalla morte di Cristo sino ad oggi.

Per quel poco che vale la mia opinione penso che con la resurrezione della carne si voglia intendere che, dopo morti e risorti, si abbia una vita che, in qualche modo, si avvalga delle stesse facoltà di cui disponiamo da vivi.
#532
E' del tutto evidente che capitalismo e dittatura sono imprescindibili. Solo che il capitalismo è cresciuto intellettualmente e non applica più la forza bruta per esercitare il suo dominio unilaterale, dittatoriale. Con intelligenza, ahimè gli va riconosciuta, è riuscito e riesce a modificare le coscienze creando, in estrema sintesi, schiavi consenzienti. O, quando va bene, riluttanti ma incapaci di vera resistenza.

#533
Citazione di: InVerno il 28 Aprile 2019, 12:07:41 PMl'obiezione mia rimane in piedi, le assurdità stanno nella biografia, non negli insegnamenti trasmessi e che i cristiani dovrebbero emulare nella propria epifania, e che dovrebbero essere il fondamento del loro credo.
Gl' insegnamenti della religione cristiana sono, per larga parte, i 10 comandamenti. E già il primo comandamento e cioè di amare Dio sopra ogni cosa non è proprio facilissimo. La questione si complica ulteriormente quando devi amare il tuo prossimo come te stesso che non è proprio istintivo. Ma le cose diventano veramente difficili, direi difficilissime quando si deve cominciare a porgere l'altra guancia. Che è propedeutico al morire in croce. Che è infine la somma perfezione cristiana. Magari qualcuno se la può cavare con una morte metaforica ma certamente non finta, almeno a livello psicologico. 

Non mi sembrano insegnamenti facili.
#534
Citazione di: InVerno il 27 Aprile 2019, 21:47:47 PM
Citazione di: Freedom il 27 Aprile 2019, 12:44:34 PMA me pare invece che non ci sia nessuna parabola, nessun insegnamento, nessun detto, che richieda un "credo quia absurdum". Anzi la maggior parte sono perfettamente logici, sensati e sensibili, alcuni persino banali, altri magari espressi in maniera ambigua, ma non mi pare esistano parole o significati attribuiti a Gesù che richiedano un interruzione della razionalità per essere compresi, un balzo della fede. Sono sempre e comunque i dettagli biografici e le azioni di Gesù, a necessitare una sospensione della razionalità per poter essere accettati. Quindi c'è questo personaggio doppio, che da una parte cammina sulle acque, e dall'altra suggerisce ad un padre di perdonare il figlio, da una parte è irrazionale, e dall'altra è perfettamente razionale. Qualcosa non torna. Ma soprattutto, Cristo è importante nella vita delle persone come rabbi, o come metodo per attraversare i laghi? E' Cristo per ciò che ha detto o ciò che ha fatto?
Per cosa è importante Cristo? Cristo è importante perchè ci dà la vita eterna. Anzi la gioia eterna perchè c'è anche caso che una vita come questa qua possa non interessare a tutti. Il cristianesimo è tutto qua. Il resto è secondario. Ed è per questo che questo thread è così importante, direi decisivo.

Per le altre domande che fai se leggi tutta la Bibbia rilevi la stessa dicotomia che hai evidenziato in questo tuo post. In alcuni libri cosiddetti sapienziali (specialmente in Siracide e Proverbi) trovi suggerimenti "terreni" che indicano una maniera intelligente e saggia di condurre la propria esistenza. Il buon senso all'ennesima potenza. Poi, leggi di neonati sfracellati contro la roccia facendo bene attenzione a non farsene sfuggire nemmeno uno. E se non chiedi aiuto all'interpretazione di non ricordo chi (i neonati sono i cattivi pensieri portatori di vizio e peccato che vanno uccisi sul nascere per evitare che ti portino alla rovina) non ti ci raccapezzi più. Ma sarà una corretta interpretazione? Sarà cioè quello che Dio vuol trasmetterci? E c'è forse qualcuno che ha il coraggio di alzarsi in piedi e spiegarci l'Apocalisse attribuita a Giovanni? E che dire di qualcuno che di fronte alle voglie schifose di una moltitudine offre la verginità della propria figlia per salvare degli ospiti sconosciuti? E ancora che dire di fronte alle numerosissime battaglie con stragi aberranti, intere città con vecchi, donne e bambini passati a fil di spada con il beneplacito anzi il fattivo impegno del Signore? Ed il sacrificio di Isacco? Si può chiedere ad un padre di uccidere un figlio? Tra l'altro senza una ragione plausibile? Si, si può chiedere se il figlio non è il figlio ma il simbolo di ciò che ami di più nella vita. E se non sei pronto a rinunciare a ciò che ami di più nella vita (carriera, sesso, etc.) allora non sei pronto per il mistero cristiano.

Insomma quale può essere il senso che ci vuole trasmettere la scrittura?

Potrei scrivere un libro denso di contraddizioni, quesiti insanabili, esagerazioni, orrori raccapriccianti, etc.

Ma poi chi l'ha detto che la Bibbia sia parola del Signore? Ed i Vangeli sono veri o artefatti? Ed i miracoli di Gesù Cristo? Addirittura persino l'ombra di Pietro era miracolosa mentre oggi, nonostante le avventure spaziali, di miracoli nemmeno l'ombra. Non parliamo poi dei Santi che sono quasi spariti.

Cosa succede? Dov'è ma soprattutto cos'è la verità?

Non ho queste risposte InVerno. So solo che non si può leggere la Bibbia e pensare di interpretarla come un libro "normale".

Posso solo riportare le parole di uno che ne sa più di me (Matteo il Povero) al secolo Yusuf Iskandar (1919 – 2006)) e che trovo estremamente convincente:

La Bibbia è un libro diverso da tutti gli altri: gli altri libri sono scritti dall'uomo, la Bibbia invece non solo contiene le parole e i comandamenti di Dio, ma è anche stata interamente scritta sotto ispirazione divina. Perciò possiamo dire che è il libro di Dio, quello che egli ha dato all'uomo per guidarlo fino alla vita eterna.

Nell'Antico e nel Nuovo Testamento, sebbene il discorso, gli eventi, la storia e tutti i racconti si concentrino sull'uomo, in realtà chi è nascosto in essi è Dio. La Bibbia infatti ci descrive Dio e ce lo rivela attraverso gli eventi. Ma una descrizione completa di Dio non ci è data nello spazio di una generazione né di un libro e nemmeno di un intero periodo storico. È con grande difficoltà che la Bibbia si sforza di darci un'immagine mentale semplificata di Dio, narrando il suo rapporto diretto con l'uomo lungo un arco di cinquemila anni. Questo perché nessuno, in nessuna epoca, sia privato della possibilità di percepire riguardo a Dio qualcosa che appaghi la sua sete, a tal punto che ciascuno può sperimentare un tal fiume di gioia da credere di essere arrivato a conoscere Dio e di averlo compreso in pienezza.

Chiunque invece ha l'audacia intellettuale di tentare di mettere da parte i propri limiti umani cercando dentro di sé di percepire un'immagine perfetta di Dio, è destinato a fallire e perde la capacità di raggiungere anche i più piccoli risultati compatibili con la sua statura umana.

[font="Open Sans", sans-serif]Esistono due modi di lettura: il primo si ha quando uno legge e pone se stesso e la propria mente come padroni del testo e cerca di sottometterne il significato alla propria comprensione, che confronta poi con quella di altri; il secondo si ha quando uno legge ponendo il testo al di sopra di sé e cercando di rendere sottomessa la propria mente al suo significato, o anche ponendo il testo come giudice su di sé, considerandolo come il criterio più alto.[/font]

[font="Open Sans", sans-serif]Il primo metodo è adatto per qualunque libro al mondo, sia che si tratti di un'opera di scienza che di letteratura; il secondo è indispensabile nel leggere la Bibbia. Il primo metodo porta alla signoria dell'uomo sul mondo, che è il suo ruolo naturale; il secondo porta alla signoria di Dio come Creatore onnisciente e onnipotente.[/font]

[font="Open Sans", sans-serif]Ma se l'uomo confonde i ruoli di questi due metodi, viene a perdere le potenzialità di entrambi: se infatti legge le opere di scienza e di letteratura come dovrebbe leggere l'Evangelo, rimpicciolisce la sua statura, la sua abilità accademica diminuisce e scema la sua dignità in mezzo al resto della creazione; se d'altro canto legge la Bibbia come dovrebbe leggere le opere di scienza, comprende e sente Dio come qualcosa di piccolo, l'essere divino appare limitato e il timore di Dio si spegne. L'uomo acquista una falsa sensazione di superiorità sulle cose divine: è esattamente l'azione proibita commessa da Adamo agli inizi.[/font]
#535
Citazione di: anthonyi il 27 Aprile 2019, 18:58:09 PM

In altri termini c'è una fede strumentale, come quella per la risurrezione, e poi c'è la vera fede, che è quella nel fatto che saremo vivi dopo la nostra morte. La risurrezione non è altro che un'allegoria, che agisce sul mondo fisico (resuscitare fisicamente un corpo morto) per rappresentare un fatto spirituale (Lo spirito di quel morto che continua a vivere oltre la morte).
Può essere che sia come dici tu. Il cristianesimo insiste, insiste e ancora insiste sul fatto che Gesù Cristo risorge con il corpo fisico. Mangia, beve, fa toccare a Tommaso le sue ferite, etc. C'è tuttavia un fatto che mi ha sempre lasciato e mi lascia tutt'ora perplesso: c'è qualcosa di nuovo nel Risorto. Qualcuno lo scambia per il giardiniere, le pie donne ci mettono un attimo a metterlo a fuoco, i discepoli di Emmaus ci parlano e camminano a lungo insieme ma lo riconoscono solo allo spezzare il pane, addirittura Pietro e Giovanni non lo riconoscono al volo come ci si aspetta da discepoli che hanno vissuto anni insieme a lui. Cosa gli è successo? Ecco questa mi pare sia una buona domanda. Ed in qualche modo si affianca alle tue perplessità.

A me piace pensare, salomonicamente parlando :), che il corpo di risurrezione, che sia di carne o meno, consenta di esercitare funzioni legate, in qualche modo, ai cinque sensi.  Insomma di vivere una vita non troppo dissimile da quella che viviamo attualmente.

Ma sono questioni, almeno a mio avviso, di secondo piano. Quello che conta è vivere pienamente e con gioia eterna. Tutto il resto è poesia! :D
#536
Citazione di: anthonyi il 27 Aprile 2019, 14:07:45 PM
Citazione di: Freedom il 27 Aprile 2019, 12:44:34 PM
E' del tutto evidente come una verifica logica, razionale, fattuale della vicenda di Gesù Cristo non possa che dare un esito non definitivo, non certo. .


Io non condivido l'idea che gli argomenti di fede non possano essere discussi razionalmente, certo è più difficile, perché la fede, positiva o negativa che sia, ti condiziona, ma sono proprio le cose più difficili quelle che danno maggiore soddisfazione.
Un saluto
No, per carità, gli argomenti di fede possono anzi devono essere discussi razionalmente altrimenti il fanatismo è dietro l'angolo.......

Volevo solo umilmente sottoporre all'attenzione di tutti i partecipanti al Topic che la via cristiana per arrivare a fare propri certi "dogmi di fede" non è la creduloneria o la cieca! fede. Non bisogna essere nè sciocchi nè stolti nè, tantomeno, convinti senza riserve.

Il dubbio ci è maestro e compagno. Ahimè o per fortuna non ci abbandona mai o quasi mai.

Ma la fede, la vera fede (che non è mai cieca, al contrario è disseminata di dubbi e incertezze) è la via, che sappia io, l'unica via che ci può portare da qualche parte. E l'unico mezzo per credere, per "sentire" ripeto per "sentire" la realtà della resurrezione di Cristo.
#537
E' del tutto evidente come una verifica logica, razionale, fattuale della vicenda di Gesù Cristo non possa che dare un esito non definitivo, non certo. Non è che la questione si debba dirimere con la fede perché non c'è altro modo. E' che è la fede il sistema corretto di avvicinarsi al mistero cristiano. E' la fede il modo con il quale si comunica, si interpreta, si vive il cammino cristiano. Tutte le discussioni che non approfondiscono questo tema non giungono, almeno a mio avviso, a nessuna conclusione soddisfacente.

E la fede non è roba da creduloni, da paurosi, da stolti, da insipienti, da sciocchi. La fede è un'altra cosa.
#538
Mi pare che Inverno abbia espresso in modo incontrovertibile cosa sia la bellezza esteriore. Partendo dalla sua viva esperienza. Supportata, per quel poco che ricordo, dalla biologia. La bellezza umana del maschio e della femmina, per esempio, nonostante alcuni mutamenti culturali prodotti dallo scorrere delle epoche, rimane sempre la stessa: simmetrie, rotondità, armonie, muscolature scolpite, insomma le giuste proporzioni. Perchè queste qualità denotano attitudine alla riproduzione nella prospettiva di evoluzione della specie! Con buona pace delle esegesi spirituali. Naturalmente sempre che si rimanga attinenti alla bellezza esteriore.

Per quella interiore (è verosimilmente a quella, almeno spero! che si riferiscono eminenti poeti e scrittori) parte tutto un altro discorso......
#539
Citazione di: Socrate78 il 24 Aprile 2019, 17:03:11 PM
Ovviamente in questo forum non immagino di trovare nemmeno un sostenitore vista l'altissima percentuale di atei/agnostici, ma vi spiego perché io credo nella resurrezione di Cristo e quindi ritengo di essere veramente cristiano, nel senso autentico (e non traslato) del termine. Secondo me il fatto di credere nella Resurrezione non è un mero fatto irrazionale di fede, ma esistono al contrario degli indizi che addirittura portano, dal mio punto di vista, a concludere che l'ipotesi della Resurrezione è ben fondata razionalmente, per quanto possa sembrare istintivamente impossibile. Partiamo da un primo fatto, la tomba vuota di Gesù. Il fatto che la tomba di Gesù fosse vuota traspare non solo dai Vangeli, ma anche da una fonte ostile al Cristianesimo, il Talmud babilonese: gli ebrei infatti nel Talmud (scritto nel I secolo D. C.) accusavano i cristiani di aver fatto sparire il corpo di Cristo per creare un falso mito, quindi se credevano questo è ben evidente che ammettevano che la tomba fosse vuota! Del resto se la tomba non fosse stata vuota chi metteva in giro la storia della Resurrezione sarebbe stato immediatamente considerato un impostore o meglio un malato di mente. Ma il problema allora è questo: ammettendo che la tomba era vuota siamo sicuri che si tratti davvero di un falso costruito ad arte? Secondo me la risposta è che davvero tutto era autentico. Infatti nei Vangeli è scritto che le prime persone a fare la scoperta della tomba vuota il mattino di Pasqua furono delle donne e ciò è significativo, poiché per la mentalità ebraica (come di molte civiltà antiche) la testimonianza di una donna valeva molto poco (in tribunale niente), mentre aveva un gran peso la testimonianza degli uomini. Di conseguenza, se gli apostoli avessero voluto davvero creare un mito, per dargli credibilità avrebbero fatto scoprire quel fatto straordinario a discepoli maschi, così la loro testimonianza sarebbe stata solida e credibile. O no? C'è un altro aspetto da considerare: nei Vangeli è scritto che Gesù apparve a molti discepoli nelle settimane seguenti alla sua morte. Ora, ammesso e non concesso che si fosse trattato di allucinazioni, come mai tutti hanno avuto la stessa identica allucinazione? Le allucinazioni sono un fenomeno individuale, non accade mai che diverse persone, in situazioni differenti tra l'altro, vedano e addirittura tocchino nell'allucinazione la stessa cosa, pranzino con l'oggetto dell'allucinazione e via discorrendo. Bisogna ammettere che è quantomeno insolita questa cosa, e oltretutto le presunte apparizioni avrebbero una prova materiale esterna a supporto di non poco conto, cioè la tomba vuota. I Vangeli e gli Atti degli Apostoli mostrano poi come i primissimi cristiani (ancora per molti aspetti ebrei) furono disposti ad essere derisi, perseguitati, uccisi e banditi dalla comunità ebraica per la loro fede nella resurrezione, ora ditemi: chi, sapendo di mentire, è disposto ad andare incontro a ostracismo, distruzione di legami affettivi, lapidazione per una menzogna consapevole? Direi che è quantomeno improbabile. Inoltre la narrazione evangelica canonica, nei punti in cui descrive la Resurrezione, non presenta stilisticamente particolari elementi mitici (esagerazioni, descrizione di miracoli, ecc.) che invece si riscontrano in testi successivi ed apocrifi, rifiutati dalla Chiesa: di conseguenza anche dal punto di vista stilistico siamo lontani da quelle iperboli, esagerazioni, che caratterizzano le leggende e l'agiografia. I Vangeli sono stati inoltre scritti presto, quello di Marco è databile nel tardo 50 D. C. , e il lasso di tempo è secondo me troppo breve per parlare della creazione di un mito, che guarda caso sembra invece spuntare nei testi apocrifi molto successivi a quelli canonici, poiché in quel caso il tempo era trascorso e si era avuta una proliferazione di narrazioni false ed esagerate sul fatto originario. Per queste ragioni io credo che effettivamente qualcosa di straordinario sia accaduto e che Gesù sia risorto veramente: anche Blaise Pascal affermò a questo proposito: "Che cosa è più incredibile? Nascere o risorgere? E' più incredibile che dal non essere venga l'essere o che ciò che era continui ad essere?" Il filosofo Pascal giunge quindi a sostenere che è solo l'abitudine a farci ritenere che la resurrezione sia per definizione impossibile e la credenza in essa folle.
Fai bene a servirti della ragione perchè senza di essa, la fede, può risultare insufficiente a guidare il pellegrino nella ricerca spirituale. Pur tuttavia, a titolo personale, ritengo che si sia giunti ad un livello di fede accettabile solo quando si è "sicuri" di una cosa senza essere in grado di dimostrarla. Quando dico "sicuri" non so esattamente spiegarlo; è un "sentire". Di più non so dire.

E poi, siccome la fede non è una roba che una volta raggiunta è conquistata per sempre, mi viene da aggiungere che, probabilmente, la cosa più intelligente che un ricercatore spirituale cristiano può fare è chiedere di aumentare la propria fede.
#540
Citazione di: anthonyi il 12 Aprile 2019, 17:37:56 PM
Sinceramente Freedom, ho difficoltà a capire a cosa ti riferisci quando parli di questo cambiamento delle regole contabili, e quale rapporto abbia con il topic.
Ogni grande azienda finanziaria mondiale (case d'investimento vere e proprie/banche/assicurazioni/società finanziarie) acquistano asset finanziari (bond/equity/derivati) sia per fare trading che per fare cassetto. Quando arrivi al 31/12 e fai il bilancio questi asset sono valutati al prezzo di mercato. Criterio corretto e prudenziale. Nel 2011, FED/BCE/BANK OF ENGLAND e JAPAN + tutti i Governi relativi, si misero d'accordo di consentire la valutazione di questi asset al prezzo d'acquisto. Che, come è intuitivo, non è un criterio né corretto né prudenziale.

Se a questo sconsiderato e delinquenziale atto ci aggiungi la valutazione di tutti i derivati mondiali (che rappresentano un volume incalcolabile: c'è chi afferma che rappresentano 20 volte il PIL mondiale!) eseguita ad un prezzo che non è né quello di acquisto né quello di mercato (questi prodotti non sono quotati!) ma un prezzo ricavato da modelli matematici costruiti dalle case d'investimento stesse! Che sono anche le venditrici di codesti prodotti (e siamo alla farsa) tu comprendi bene come tutta la finanza mondiale è un gigantesco baraccone sostanzialmente FALSO. La verità è che comanda il più forte (in base alle armi, all'energia disponibile e all'economia sviluppata) e le regole rispecchiano semplicemente la volontà di chi comanda. E sono artatamente modificate ogni qualvolta si renda necessario.

La relazione con il topic si evince nella sintesi conclusiva e cioè che la debolezza italiana è solo apparentemente espressa dalla situazione finanziaria; la nostra fragilità è politica ed economica. Lo rilevi incontrovertibilmente dalla dinamica dei tassi che, infatti, ha sempre penalizzato, da tempi immemorabili, il nostro Paese. Contribuendo, solo come concausa ma in modo significativo, all'aggravarsi del debito pubblico.