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Messaggi - Ipazia

#5311
Concordo con entrambe le puntualizzazioni dell'ultimo post di viator. C'è una sinistra contiguità tra questo delitto e la sessuofobia. In entrambi i casi è la felicità, inclusa quella subdolamente subliminale offerta da mamma natura, la vittima.

E trovo pure umiliante delegare il male (e il bene) ad entità sovrannaturali, sgravando il reietto, trattato come un minus habens, dalle sue colpe. Non riconoscendo, al contrario, al santo i suoi meriti. Il tutto va scalato nell'immanenza della condizione umana, con le sue medie, mediane e mediocrità. Ma pure coi suoi eccessi di benignità e malvagità il cui DNA non può essere ricercato che nel nostro ethos evolutivo con il quale quotidianamente, come in questo caso, ci troviamo a fare i conti.
#5312
Citazione di: bobmax il 30 Settembre 2020, 08:14:15 AM
Pensare che il tema qui sarebbe l'Assoluto... ma tant'è.

D'altronde è emblematico come sfugga ai più l'assurdità di considerare l'Assoluto a prescindere dall'Etica.

La non dualità è più facile trovarla negli umili che negli eruditi.
Sebbene la non dualità sia nel cuore pulsante dell'autentica filosofia di ogni epoca.

Buona continuazione.

Grazie. Qui il tema è la postulazione aporetica dell'Assoluto, rispetto al quale la non dualità orientale e il monismo teologico occidentale sono varianti locali di una comunemente diffusa aspirazione ad un Tutto non meglio identificato, ridondante di lettere maiuscole la cui efficacia apotropaica e taumaturgica nel contrastare il dualismo etico pare piuttosto inconsistente.

Invece a me sembra che il fato degli umani sia irreducibilmente duale. Lo è archetipicamente nel doppio canale dell'ereditarieta specista per via genetica e culturale. Lo è nella condizione et(olog)ica della via culturale, immersa - solo lei - nel bene e nel male. Il dualismo etico è inesistente nella via genetico-naturalistica totalmente aldiqua del bene e del male. L'aldilà (del bene e del male) è una scommessa tutta da verificare.

Il prosieguo del discorso in altra discussione che si occupa di questioni etiche, maligne, e per necessario contrappunto, benigne.
#5313
Scienza e Tecnologia / Re:Etere
30 Settembre 2020, 14:41:55 PM
Il mio non è un richiamo all'autorità ma all'autorevolezza di chi studia una vita ricerca fondamentale. Dubito di poter elucubrare qualcosa che non sia stato pensato e/o testato da qualcuno dei 18000 collaboratori del Cern (dato fornito in diretta da Fabiola Gianotti).

Ti consiglio la lettura di Helgoland, ultimo lavoro del fisico-filosofo e sapiente divulgatore Carlo Rovelli. Vedrai che i fisici di rango sono aperti a tutte le stranezze teoriche possibili, perchè nulla è più strano di ciò cui si assiste facendo ricerca sui fondamenti della realtà fisica.
#5314
L'unico maligno di cui, usando un topos in voga, abbiamo contezza, è l'homo sapiens. Il maligno siamo noi che, oltre ai motivi di uccidere e distruggere propri della "fallacia naturalistica", abbiamo inventato infinite altre motivazioni assassine attraversanti l'intero spettro dei vizi capitali.

Questo delitto è certamente affetto da modernismo nella declinazione social che tutto riduce all'infima coppia dialettica godere & rodere, ma il modernismo, legato all'apparire e alla fama, è vecchio come il cucco e ne abbiamo in Erostrato un antesignano divenuto, secondo i suoi inconsulti desiderata, celebre, e in un certo senso immortale come gli dei e i personaggi famosi che invidiava.

Nell'invidia della fama e/o della felicità ricade pure l'assassino di John Lennon cui, giustamente, la vedova non concede il perdono. Anche la fama criminale ha un prezzo che è giusto pagare. A tal proposito attendo la levata di scudi dei "nessuno tocchi Caino" che rendono la giustizia italiana indegna di tale nome. Tra le tante piaghe USA, almeno questa se la risparmiano.

Vi è qualcosa di simile pure nell'accanimento con cui la barbarie, spesso ad alto tasso religioso, si accanisce contro i simboli, e i loro portatori in carne ed ossa, di culture diverse dalla propria.

L'invidia, che Nietzsche riconduce al ressentiment, non è nè naturale nè sovrannaturale. E sociale e, per quel che ne sappiamo, specifica dell'universo antropologico.
#5315
Scienza e Tecnologia / Re:Etere
29 Settembre 2020, 21:13:33 PM
Credo che sulle ipotesi di campi, materie oscure, radiazioni, particelle più o meno di Dio, granuli di spaziotempo,... al CERN abbiano considerato cose che noi umani ... E' il loro mestiere fare ipotesi e testarle e sulla materia (in tutte le accezionii) ne sanno molto più di noi. Non mi pare che l'etere ottocentesco sia tra le ipotesi più gettonate. E poi come la mettiamo col vuoto ? ... che è un soggetto privilegiato di sperimentazione sulla navetta spaziale.
#5316
Scienza e Tecnologia / Re:Etere
29 Settembre 2020, 20:09:11 PM
Se qualcosa corrispondente all'etere esistesse, o avesse qualche possibilità di esistenza, penso che al CERN di Ginevra gli avrebbero dedicato tutti gli esperimenti del caso. Son tutte belle le teorie fisiche, ma tali rimangono finchè non vengono dimostrate a livello sperimentale. Il riscontro ontologico è obbligatorio per il metodo scientifico.
#5317
Perchè l'assoluto di ogni vivente è lo spazio tra la sua nascita e la sua morte. Lo spazio della sua esistenza. Che, metafisicamente, diviene anche il luogo in cui si possono fondare sostrati, "sostanze" e punti di vista stabili. Comunicabili e scambiabili intersoggettivamente.
#5318
Il volo, alto o basso che sia, è posto dalla natura nei termini più assoluti - della fisica e della metafisica - nello spazio che separa la nascita dalla morte di ogni (assoluto) vivente. Quello spazio è il fondamento di assoluto più solido, a prova di illusioni e fantasticherie, che ci sia. Una filosofia che abbia il conatus di volare sempre alto finisce come Icaro. Io preferisco Dedalo, che sa attrezzarsi per volare, conosce i pericoli del volo e alla fine sa pure atterrare.
#5319
Nessun principio assoluto è in grado di sostenere coi suoi mezzi l'universo, il tutto, o qualsiasi altra metafora di assoluto. Qualsiasi presunzione di assoluto funziona solo sulla base della persuasione, che non a caso Parmenide pose al vertice delle virtù filosofiche. Il fallimento di tutti gli assoluti, cominciando da quelli altisonanti partoriti dal fantastico religioso (fallimento ben più devastante dei pirati della strada), ne dimostra la debolezza ontologica e la necessità di una radicale autocritica.

Le leggi naturali, coi loro inderogabili must, sono l'unico fondamento solido degli assoluti possibili, sempre limitati al contesto (etologico) in cui sono produttivi di esistenza e valore, come l'ossigeno per gli esseri viventi aerobici, simili a noi.
#5320
Come risulta dal mio post di apertura di questa discussione, poi sdoppiatasi, non sono una assolutista del relativo, ma piuttosto una relativista dell'assoluto, da isolarsi nel contesto limitato in cui l'assoluto relativo può dispiegare tutta la sua assolutezza. Tipo il codice della strada, nelle situazioni in cui è vigente, sul cui opportuno fondamento e prescrittività penso nessuno abbia alcunchè da contestare. Fatto salva qualche limatina sempre necessaria nel divenire della realtà in cui esso esercita la sua giurisdizione.
#5321
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
28 Settembre 2020, 08:38:12 AM
Citazione di: Jean il 24 Settembre 2020, 23:13:17 PM
La posizione di Ipazia sulla "scoperta" appare meno (o affatto) relativista, ipotizzando (o credendo?) che il metodo scientifico sia in grado di discriminare cosa sia fede e cosa scienza, in virtù della capacità di compiere misure all'interno di un sistema di riferimento univocamente  (ma non universalmente) interpretabile.

Il metodo scientifico viene dopo. Dopo avere logicamente discriminato le "verità di fede" dalle verità, dimostrabili e falsificabili, che chiamiamo scienza. Il metodo scientifico semmai scava il solco tra le due verità e di fronte al reale costringe a scegliere or l'una or l'altra. Mettendoci la scommessa nella zona grigia scavata.

CitazioneVolendo  fare un po' d'umorismo... i centimetri son centimetri anche per watussi e pigmei, nonostante il fabbisogno di tessuto per coprirsi sia differente...

Se sbagli metro puoi fare tutto l'umorismo che vuoi ma sempre nell'errore rimani: aver confuso il campione di Sèvres con la mappa genetica.
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#5322
Citazione di: viator il 27 Settembre 2020, 13:57:47 PM
Salve. Vedete (Vedi, Ipazia ?) quanta fatica e quante parole occorrano per cercare (vanamente) di charire ciò che si mostra complesso, incompleto, relativo e contradditorio................mentre è in realtà evidente, ovvio, naturale ?

Riscrivere i testi altrui non è quasi mai una buona idea perchè si rischia di aggiungere agli altrui errori i propri:

CitazioneForse meglio riscriverla così  : Rousseau diceva: tutti nascono in pari in dignità (non in eguaglianza ! Vedete che anche i Grandi sbagliano ?) benchè notevolmente diversi in opportunità e circostanze. Non scrisse in quest'ultimo modo poichè stava pensando solamente a come si viene concepiti e non a agli eventuali sviluppi esistenziali del concepimento, anche se alcuni, secondo me sbagliando, gli hanno poi attribuito idee poco chiare sulla differenza essenziale tra nascere in una baracca o in una reggia.

Rousseau avrebbe dovuto anticipare di 9 mesi la sua affermazione limitandosi all'aspetto naturale del concepimento, perchè l'aspetto sociale di esso avrebbe comunque ribadito la essenziale differenza tra l'ingravidamento di una regina e di una contadina.

Chiamare in causa la dignità ci allontana ancor più da una pretesa essenza umana universale, tant'è che da sempre i dignitari sono una elite poco rappresentativa dell'intera società. Anche se il termine è desueto, continua a funzionare ancor meglio per i cortigiani ammessi alla Versailles dell'attuale re Sole, il Capitale. Con poche parole il concetto è espresso nella magistrale interpretazione di Sordi del marchese del Grillo, che pone una pietra tombale su ogni illusione di essenza umana.

CitazioneAnche oggi è difficile trovare una comunanza essenziale tra un padrone e un salariato durante la timbratura del cartellino. Ciò viene affermato da Ipazia la quale finge di considerare l'obbligo di timbratura del castellino una discrepanza essenziale tra padrone e salariato, mentre invece basterebbe una volgarissina rivoluzione marxista planetaria (evento in sè trascurabile all'interno  delle specificità ed essenzialità umane) per sovvertire tale pretesa essenzialità.

Essenzialità che rimane tale negli aspetti contrattuali del lavoro salariato nel modo di produzione capitalistico.

CitazioneSe andiamo in oriente l'essenza umana proprio non esiste, dissolta com'è nel ciclo delle reincarnazioni e illuminazioni. (Afferma secondo me giustamente Ipazia). Infatti nelle società, culture, filosofie orientali l'essenzialità e la specificità umane sono sempe state poco valutate dal momento anche che il protocapitalismo di quelle civiltà mai si è occupato di discerne tra risorse , energie e disponibilità umane ed animali (vista anche la mancanza del'annuncio monoteistico occidentale nel quale un Dio stranamente umaneggiante proclamò l'essenza umana come superiore a quella animale)..

Mi pare che, al contrario, il punto di vista fisico e metafisico orientale sia post, piuttosto che pre, rispetto alle pacchianate antropomorfiche e utilitaristiche della koinè occidentale.

Citazione"Alla fine della licenza non rimane di riscontrabile concretamente null'altro che un'essenza umana variabile, faticosamente conseguita per via storico-evolutiva (che viator chiama coscienza, ma.....)  che phil non riconosce, considerando comunque egli il concetto "essenza (umana)" superato e meglio sostituibile da concetti antropologici più adeguati benchè non definiti anche se vagamente descritti. Saluti.

Ci vuole poco per descrivere l'inadeguatezza di concetti (reificati) universalistici come essenza (umana). Sconfessati dalla loro stessa storia semantica.

Mi auguro di aver rispettato l'invito alla concisione  ;D
#5323
Citazione di: Aumkaara il 27 Settembre 2020, 16:36:50 PM
Ho cercato di seguire le 3 pagine, più le 6 dell'argomento di partenza, ma di sicuro mi sono perso molto, però vorrei chiedere: se il problema iniziale si può riassumere con "l'Assoluto è solo un concetto e per di più inutile", si dovrebbe concludere che il relativo è l'unica realtà?
Se è così, stiamo assolutizzando il relativo.
Come si fa ad abbandonare un concetto, tenendo come valido il suo opposto?

I postulanti dell'Assoluto lo postulano in quanto ente, non come concetto logico. O meglio: amano fare slalom tra i due livelli, concreto e astratto, del reale (come stai facendo tu   :D ) per sottrarsi  alle contraddizioni connesse all'entificazione (reificazione) del concetto di assoluto.

Il relativo non contrappone se stesso, ma la realtà così com'è, alle pretese assolutistiche sulla realtà.
#5324
L'ottica immanente sarà pure ristretta ed autoreferenziale, ma rimane la migliore in termini di corrispondenza tra intenzioni e fatti non essendo contaminata da fantasie  illusionali che, alla prova dei fatti, hanno dato e stanno dando (anche ieri in Francia) pessima prova di sè. (...non capisco proprio dove, al di fuori dell'umano, si dovrebbe trovare una misura dell'umano...)

Il percorso etico immanente non si fonda su verità trovate sotto i funghi o nelle stravaganze di cervelli individuali ma sui bisogni e beni comuni, oggettivamente scalabili e razionalmente confrontabili e contrattabili. O, come dicono antichi saggi, storicamente (e naturalmente) determinati.

Va poi aggiunto che l'essenza umana, metafisicamente anteposta, è andata a farfalle relativiste mica poco: Aristotele non avrebbe mai scambiato la sua essenza umana con quella di uno schiavo, essenzialmente diversa e più prossima all'animale da soma. Platone la collocava nell'iperuranio a priori. E, come Nietzsche, pensava riguardasse una infima minoranza di privilegiati a metà strada tra guerrieri e filosofi. Rousseau diceva: tutti nascono uguali. Ma forse aveva le idee poco chiare sulla differenza essenziale tra nascere in una baracca o in una reggia. Anche oggi è difficile trovare una comunanza essenziale tra un padrone e un salariato durante la timbratura del cartellino. Se andiamo in oriente l'essenza umana proprio non esiste, dissolta com'è nel ciclo delle reincarnazioni e illuminazioni.

Alla fine della licenza non rimane di riscontrabile concretamente null'altro che un'essenza umana variabile, faticosamente conseguita per via storico-evolutiva, il che rende il concetto "essenza (umana)" superato e, come piace a phil, meglio sostituibile da concetti antropologici più adeguati.
#5325
Volendo usare il concetto metafisico di essenza, nel modo in cui lo declina davintro, esso nella migliore ipotesi coincide con l'esistenza fisica di un individuo umano e non la può anticipare.

La responsabilità é epifenomenica dell'esistenza e si manifesta nel mettere in gioco la propria esistenza individuale aldilà (e aldiqua) di ogni ipotetica, idealisticamente platonica, postulazione di essenza umana.
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