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Messaggi - Ipazia

#5371
Scienza e Tecnologia / Re:Scienza ed incoscienza
08 Settembre 2020, 21:32:01 PM
In questa ultima opera del fisico-filosofo Carlo Rovelli, di cui raccomando l'ascolto dell'interessante podcast di Radio3 Scienza,  si racconta com'è nata la quantistica, il cui contributo ad una annosa questione filosofica riguarda la debolezza teoretica di un approccio osservatore-osservato (soggetto/oggetto) in un universo in cui tutto è relazionale. Anche l'universo psichico non può pertanto che essere studiato dall'interno. Così come l'universo Tutto.
#5372
Scienza e Tecnologia / Re:Scienza ed incoscienza
08 Settembre 2020, 14:34:53 PM
Mi sovviene il dubbio che in due secoli abbondanti le neuropsicoscienze si siano evolute un pochino e si sappia qualcosina di più di come funziona l'ambaradan psicosomatico umano nella sua composizione fisico-chimico-biologica e nelle sue manifestazioni comportamentali.

La scienza, a differenza del pourparler, necessita di riscontri sperimentali i quali soli ci possono disvelare la materia complessa di cui siamo fatti. Psiche compresa.
#5373
Citazione di: Lou il 07 Settembre 2020, 17:43:24 PM

Per quanto mi riguarda ogni comunicazione, e quella verbale non fa eccezione, è dotata di un aspetto relazionale. Questo aspetto non è del tutto sussumibile a razionalità, ma presenta aspetti che esulano da la predetta sfera e competono a un piano dove entrano in gioco elementi  affettivi, valoriali, emotivi, personali, come lo stile unico che contraddistingue ognuno di noi. Come il passo, un sorriso, uno sguardo. Di questi elementi ne possiamo essere più o meno consapevoli, ma essi agiscono in ogni atto comunicativo. Che è un processo sociale e Inter soggettivo, per essenza.
Data questa premessa, che può ovviamente esser discussa, in merito al contenuto della comunicazione, nel caso specifico di questo forum, è verbale - ed esso puó veicolare sia razionalità che emotività, entrambe le componenti, nel loro intreccio e, a tratti, sconfinamento o sodalizio. Una invettiva  non dotata di un contenuto di verve e pathos risulterebbe quantomeno insipida.

Anche la psicologia scientifica la pensa come Lou. La comunicazione non verbale (postura del corpo, tono della voce, mimica ed espressività del viso) può arrivare ad occupare più del 50% del messaggio e spesso tradisce la falsità di quanto comunicato verbalmente. Ma anche il medium dice la sua nel messaggio. E il medium di cui ci stiamo servendo obbliga, tanto la riflessione che la provocazione, nel teatro della verbalizzazione scritta, supportata eventualmente da emoticon, immagini e video, che però in questo serioso forum dedicato al logos sono severamente controllati e non possono prevaricare più di tanto sul logos medesimo. Il che mi trova assolutamente d'accordo.
#5374
Citazione di: anthonyi il 06 Settembre 2020, 08:32:00 AM

Riflettendo su un interessante dibattito che sembra essersi sviluppato nella sezione nuovi iscritti mi sono reso conto di un fatto.
La costruzione delle idee sicuramente si realizza nella mente per effetto di opportune riflessioni. Perché la mente si attivi, però, è necessaria una scossa di energia emotiva e questa può essere data da comunicazioni di tipo provocatorio che sollecitano la riflessione stessa e che quindi sono parte attiva nel dibattito razionale.
In altri termini la dicotomia Comunicazione razionale/Comunicazione emotiva è molto più labile di quanto convenzionalmente si pensi.

Se intendiamo per provocazione l'effetto induttivo di un forte impatto emotivo nell'attivare il grano salis mentale, sono perfettamente d'accordo. Anche nel mio piccolo ho potuto sperimentare l'effetto po(i)etico dell'innamoramento. E penso che in grande questa cosa ci abbia offerto il meglio dell'arte e della letteratura.

Se invece intendiamo l'attività consapevole della provocazione, questa ha certamente spinte emotive, ma pure razionali (come mezzo adeguato al fine) e stabilire cosa sia prevalente talvolta è molto arduo; in particolare di fronte a provocazioni che intenzionalmente hanno saputo incidere a fondo sulla realtà sociale.
#5375
Basta una rapida occhiata alle voci psiche e mente in wp per rendersi conto della difficoltà di definire in maniera rigorosa e definitiva l'ambito semantico di ciascuna di esse e quella "determinatio est negatio" che ne dovrebbe sancire la differenza epistemologica.

Il massimo che si può concedere a viator è che la sua tesi è assai antica e rimane valida anche oggi a livello descrittivo. Ma, appena ci si avventura oltre la fenomenologia apparente e la semplificazione linguistica, l'ontologia comincia a presentare il conto e le osterie epistemiche si moltiplicano nella loro specializzazione e promozione del brand epistemologico proposto, ciascuna con ottimi argomenti disgiuntivi, congiuntivi, ciclici, sinergici, locali, etc.

Resterei pertanto, in ontologia, alla comune definizione di una psiche primigenia e onnicomprensiva (non è un caso se la scienza "generalista" che ne tratta si chiama psicologia) di cui la mente rappresenta la parte consapevole e razionale piuttosto che emotiva. Senza imbastirci sopra una crociata.
#5376
Bergoglio è un gesuita che ha voluto diventare il primo papa francescano. Già questo ne delinea la storicità e forse la grandezza. Istinto o piano, cambia poco. Che l'istituzione CCAR avesse bisogno di un bel po' di adrenalina per evitare l'mbalsamazione era noto anche all'altro grande papa polacco cui l'agonia del socialismo reale offrì una sponda di prestigio internazionale non più disponibile per Bergoglio. Non gli restava che giocare la carta del papa venuto dalla periferia del mondo e l'ha giocata. Mettere insieme Ignazio e Francesco non è impresa da poco, richiede molto relativismo teocratico, ma la teologia cristiana fin dalle sue origini paoline si è strutturata sul relativismo purchè in hoc signo vinces: Dio e Cesare, i due Soli, pentimento e confessione. Il margine di relatività cristiana è ottimo e abbondante.

L'evoluzione multireligiosa del cattolicesimo è inevitabile in un'epoca in cui la secolarizzazione erode margini a tutte le religioni. In gioco non vi è la sopravvivenza del cristianesimo, ma della religione in generale e se in Italia non si fanno processioni non pare che Allah ci abbia messo la pezza laddove governa, come in Iran. Anche l'integralismo islamico pare già datato e gli sceicchi stanno scoprendo i vantaggi della collaborazione con Israele. Solidarietà già presente in Israele tra i gerarchi dell'ortodossia ebraica e musulmana. Perchè anche loro hanno capito che la minaccia vera non è il dio dell'altro, ma nessun dio. Escluso il Capitale, ma è un dio secolare la cui teologia è difficilmente integrabile nelle religioni del Libro. Mentre funziona egregiamente come opera di Satana, aggregando contro i fedeli di tutte le religioni. Contro si fa per dire. Il Capitale ha dimostrato di potersi comprare anche la religione attraverso la pratica dell'obolo. Inoltre: il gioco del poliziotto buono e cattivo paga sempre in una società in cui il politicamente corretto liberal-liberista resta un must.
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#5377
Scienza e Tecnologia / Re:Bob e Alice che stanno dicendo?
02 Settembre 2020, 19:28:32 PM
L'arte sopravviverà anche alla sua estrema mercificazione perchè, come l'umano, mantiene in sè qualcosa di antagonistico che permette la resurrezione.

Non so invece se sopravviveranno a lungo Bob e Alice coi loro discorsi allineati lungo una serie di bit tenuti in vita eternamente da un pò di corrente elettrica. A condannarli all'estinzione saranno i qbit dell'A.I. quantistica, che esauriscono la loro vita in tempi che vanno dal microsec a qualche secondo. Tempo nel quale bisognerà catturarne il responso con una velocità poco compatibile con i loop di Bob e Alice. E dei frequentatori di questo forum e dei social in generale.
#5378
Personalmente non ho nulla contro il fatto che (ex) padroni e schiavi stiano allo stesso tavolo. Quello che mi interessa e se ci stanno in una società egualitaria, nel qual caso hanno vinto gli schiavi, o in una classista, nel qual caso hanno vinto i padroni.

Il nucleo della critica di FN al cristianesimo e alla sua morale allora dominante è di avere demonizzato la natura e quanto di piacevole essa offre e di avere santificato il sacrificio, ascesi, castità. E' questa constatazione che gli spalanca le porte dell'ateismo e su questo si incentra il suo "immoralismo" che a ben guardare è piuttosto una morale alternativa a quella cristiana. Essa pure è contaminata da contraddizioni e affetta da bias non sottoscrivibili in maniera acritica e dogmatica. Concordo con niko che il bersaglio "Socrate" non può essere che Platone e il suo idealismo confluito nella parte metafisica della teologia cristiana attraverso il neoplatonismo (Plotino) diffusosi in tutta l'area ellenistica all'epoca dell'avvento del cristianesimo. Paolo è il vero fondatore della dogmatica morale cristiana e pertanto il bersaglio di FN è più che giustificato.
#5379
Scienza e Tecnologia / Re:Bob e Alice che stanno dicendo?
01 Settembre 2020, 08:04:00 AM
La moneta, come dicevano i padri fondatori, è equivalente universale delle merci (uomo incluso), unità di misura del valore (economico). In quanto tale non scomparirà anche se i redditi bilionari di chi opera nell'informazione digitalizzata mostrano che il centro di gravità dell'economia si sta spostando in quell'area, moneta inclusa, sempre più smaterializzata e sottratta al controllo dei suoi signori storici esclusivi, le autorità statali, come dimostrano i bit coin.

Più che di macchina della luce il digitale sta diventando macchina di denaro e la merce più pregiata di riferimento di quel mercato è sempre più l'oro umano, il nostro vissuto di consumatori, elettori o banale gossip, laminato in una inedita alienazione che va ad aggiungersi a quella del cartellino. Il tutto pesato dall'A.I., deus ex machina del processo che, FN non me ne voglia, ha laminato, ma rigorosamente al di là del bene e del male (considerati i ritardi e inadeguatezze dello strumentario etico vigente), pure l'ultima Thule: l'arte.
#5380
La natura ci insegna a sussumere la morte nell'ambito della vita, non del bene. Il bene - pure ontologico - riguarda noi ed è la nostra vita, individuale e collettiva, perchè quando c'è la vita ci siamo e quando c'è la morte non ci siamo più. Riportare la morte nell'ambito della vita è non solo rispettare la "fallacia naturalistica" ma pure assumere l'atteggiamento spirituale ed etico/estetico della buona/bella morte, la cui bontà e bellezza risiede nel renderla un momento, per quanto terminale ed estremo, della vita.
#5381
Ma infatti Edipo viene duramente punito dalla sorte e su di lui si accanisce la profezia di Sileno

Ripensando alla firma di Lou, quella citazione del tardo Nietzsche (1888) riafferma l'impostazione giovanile del suo pensiero sul conflitto tra la tragedia implicita nella condizione mortale umana e il logos che cerca di esorcizzarla per via razionale o religiosa. Va però detto che nel mezzo vi è tutta l'esperienza intellettuale del filosofo che cercherà altre strade nella gaia scienza e accanto ai frammenti sull'arte, celebrerà pure il buon cibo e la salute dei pensieri all'aria aperta, come ingredienti decisamente poco tragici del dionisiaco. Allontanandosi dalla critica ai progenitori ellenici i suoi strali si conficcheranno sempre più contro la rielaborazione cristiana del logos indotta dall'impatto con il fondamentalismo morale ebraico, pur senza scadere mai nell'antisemitismo dei suoi epigoni e riconoscendo, qua e là, la superiorità morale dell'ebraismo sul cristianesimo.

Il suo campo finale di battaglia fu la questione morale e non risparmiò critiche neppure al pensiero orientale. A questo punto non gli rimase che la superiorità dell'arte quale unico territorio al di là del bene e del male. Il cannoneggiamento dei Buddah afghani da parte dei talebani e la demenza iconoclasta islamica paiono dargli ragione.

Un altro contributo alla discussione.
#5382
Citazione di: niko il 30 Agosto 2020, 22:45:14 PM
La vita non può essere il bene supremo, perché la vita non è niente in sé... la vita è differire di un qualcosa di indefinito dall'inorganico e dalla morte, essendo essenzialmente differenza dalla morte, la vita deve necessariamente assumere vita e morte, se stessa ed il suo opposto complementare, come due beni, è una struttura se vogliamo trinitaria: laddove un bene è a ben guardare nient'altro che una differenza, si compone giocoforza di due sotto-beni che sono i termini che nella differenza differiscono, pensare che uno dei due termini che differiscono sia il sommo bene, è un tipico errore prospettico: il sommo bene è che si dia ad ogni costo la differenza, e quindi che i due beni non-sommi, vita e morte, ci siano entrambi...

Citazione di: Phil il 30 Agosto 2020, 13:26:34 PM
Una volta che ci facciamo carico della debolezza dei fondamenti di ogni etica secolare (il discorso religioso è differente), debolezza che emerge anche dall'elaborazione delle eccezioni proposta da Ipazia, in cui l'eticità assume le forme del "mors tua" e/o "mors mea", concedendo alla morte l'accesso all'ambito del bene (falsificando dunque la concezione della vita come bene assoluto), allora si può scendere dal piano metaetico a quello etico, individuale e sociale, con adeguata consapevolezza filosofica per declinare la propria "etica su palafitte" (parafrasando Popper).

"L'accesso della morte all'ambito del bene" si dà tanto in natura che in metafisica ed etica, sussumendo la morte all'ambito della vita. In natura nel rispetto dei cicli vitali che liberano spazio per nuove vite individuali, in metafisica attingendo al pensiero di Epicuro sulla morte nella lettera a Meneceo, e in etica attuando le tecniche corrette di contrasto senza accanimento.

La natura è il primo maestro di tale sussunzione e ancora una volta la fallacia naturalistica la vince sulla supponenza umana, dettando la via dell'ereditarietà genetica che bypassa l'individuo eternando la specie. Anche in ambito religioso la morte non è nient'altro che un passaggio verso una forma di vita più elevata. Occidente ed Oriente sono sostanzialmente d'accordo, pur con modalità diverse, su ciò. Ambito religioso peraltro molto più gravido di intenzioni umane che divine, esperite con un relativismo davvero satanico. Ma comunque convergenti tutte verso la vita eterna illuminata.

In ambito secolare integrale la debolezza è più apparente che reale, perchè anche l'umano ha affiancato la natura in un suo percorso razionale verso l'immortalità attraverso gli strumenti che hanno generato la vita culturale, patrimonio dell'umanità che si trasmette di progenie in progenie insieme al codice genetico. La cultura è debole o forte ? Ai posteri ... Per ora ci viviamo dentro. Noi, come i nostri maestri più antichi. Su questa cultura immortale si (ri)costituisce il nostro ethos e si conficcano i paletti di ogni etica esperibile, piramide o palafitta che sia.
#5383
In questo testo viene spiegata da un esperto della materia l'avversione di Nietzsche al binomio Socrate-Euripide e al loro ruolo nel disinnesco del pathos tragico nell'ethos greco e moderno. Quel pathos tragico che, ironia della sorte per FN, venne resuscitato proprio dalla mitologia cristiana, che scalzò per oltre un millennio l'utopia razionalista greca, poi ripresa dal razionalismo umanistico rinascimentale e illuministico.
#5384
Le eccezioni poste da phil al paradigma etico fondato sulla vita umana, se analizzate a fondo, non fanno altro che confermare la regola e la morte costituisce lo sfondo in cui tali eccezioni si muovono, giustificate da quanto ha già accennato anthonyi.

Il paradigma non si muove nell'olimpo immortale, ma nella dialettica vita-morte, in cui la morte individuale finisce sempre col vincere, per cui è un paradigma "relativo". Ma è la relatività più assoluta di cui disponiamo e i salti mortali che facciamo per tenercela stretta, valorizzarla, prolungarla, risalgono alla notte dei tempi.

Veniamo succintamente alle eccezioni: la pena di morte è a tutela della vita sociale, il seppuku è la massima autopunizione di chi ha fallito nella vita sociale e richiede un contesto etico particolarmente forte, il martire aspira ad una vita superiore: la vita eterna, suicidio/eutanasia ha molteplici motivazioni il cui comune denominatore è una sofferenza estrema che solo la morte può lenire, anche la guerra ha molteplici motivazioni: dallo "spazio vitale" (Lebensraum) alla legittima difesa della vita di una popolazione.

La morte in alternativa alla vita è sempre uno stato di eccezione che non può essere contrapposto alla vita come fondamento etico, ma posto come ultima ratio negativa laddove la vita, per motivi fisici, materiali, psicologici, spirituali, ideologici, non è più possibile. Va pure detto che nell'evoluzione civile si è operato molto, tanto a livello individuale che collettivo, teorico che pratico, per limitare l'estrema ratio mortale.

Non è che la vita, in generale e in particolare umana, abbia la vita facile - mi si scusi il bisticcio - e questo la rende fragile anche come fondamento etico, ma essendo il massimo bene (nel duplice senso del termine) di ogni organismo vivente (no life no party), ci si ingegna per offrirle le migliori opportunità. Il primo ostacolo è la morte: è un bene a tempo determinato. Il secondo è la conflittualità in cui si trova a vivere. Anche qui le strategie biologiche, fisiche, psicologiche e illusionali sono molteplici per ottimizzare la situazione. Tale ottimizzazione si chiama etica.

Mi fermo qui, ma il discorso sul bene - materiale ed etico - fondativo "vita" è ancora molto lungo.

(P.S. in topic: da questo punto di vista il male morale non può che derivare dalla morte. Del corpo, e pure dello "spirito")
#5385
Il potere della rete non è la parola, ma i capitali. Anche il dissenso diventa capitale nel web, così come si produce capitale anche vendendo il Capitale di Marx. Il capitale web si paga già con l'intrusione nella vita privata e la paccottiglia circense che ti appioppano. Ma dilaga pure togliendo risorse a tutto cio che non è capitale web. E schiavizzando ulteriormente chi entra nella rete del capitale web: da amazon ai rider ai smartworkers. Non ci sono solo le ciacole da forum o social nel potere che agisce dentro e mediante web.