Potente è il legame fra paesano e paese, non solo nella nostra cultura; è questione di identità. Per coglierlo, basta riflettere sul significato della domanda, forse in declino nell'uso, «di dove sei?». Non è una domanda che chiede l'attuale residenza o la pro-venienza (come il "moto da luogo" di «da dove vieni?»); quel «di» sembra invece richiamare un'appartenenza (anche come partenza: il punto da cui si è partiti come esseri viventi), quasi un possesso da parte del proprio paese originario: «io sono di [paese]», come nel senso di «io appartengo a [paese]».
Si tratta di un "marchio" che segue l'individuo (anche sotto forma di codice fiscale) per tutta la vita al punto che anche un apolide o ogni abitante del "villaggio globale" può sempre affermare «sono di...». Già: «un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via» (cit.).
Si tratta di un "marchio" che segue l'individuo (anche sotto forma di codice fiscale) per tutta la vita al punto che anche un apolide o ogni abitante del "villaggio globale" può sempre affermare «sono di...». Già: «un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via» (cit.).
